Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: Yssis    14/03/2013    5 recensioni
{Se perdesse anche la finale del Football Frontier, correrebbe anche il rischio di essere cacciato di casa per sempre.}
Una frase.
Una frase pronunciata nei primi episodi di Inazuma Eleven.
Una frase spesso sottovalutata, e dimenticata.
Una frase considerata dall'autrice molto interessante.
Una frase... destinata a cambiare il resto della storia.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jude/Yuuto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~ Capitolo 11 { Un nuovo inizio} ~

Pioggia.
Pioggia che batte.
Pioggia che scende.
Pioggia che bagna.
Pioggia che lava.
Quando vedo la pioggia cadere, mi viene sempre in mente una storiella che avevo scritto da bambino.
A scuola ci avevano detto di scrivere un mito per dare una spiegazione alla pioggia.
Ebbene, io scrissi, con la fantasia e l’ingenuità di un fanciullino, che la pioggia non è che acqua che un grande Dio, il Signore della Pioggia, fa cadere sul mondo per innaffiare le pianure, le montagne, i deserti del Mondo e farle crescere rigogliose.
Con la caduta della pioggia, il Mondo pare lavarsi.
Togliersi di dosso tutte le impurità, la sporcizia che lo sommerge, e allontanarla da sé, come a volersene liberare.
L’atmosfera in casa era calda e pesante, così ho deciso di uscire.
Sono qui, sotto la pioggia.
Guardo in alto, permettendo alle gocce di solcarmi le guancie.
Sono lacrime?
O è semplicemente pioggia?
Chissà… Non sono mai riuscito a distinguere le due cose, quando mi sono ritrovato in situazioni come questa.
So solo che delle gocce fresche e scintillanti stanno scendendo lungo il mio viso, e io le lascio fare.
Ryoko se n’è andato.
Quando mi sono svegliato, non ho sentito nessun rumore.
All’inizio, pensavo che fosse mattina presto, così sono rimasto nel letto, aspettando che il tempo passasse.
Ma, poco a poco, ho cominciato ad avere freddo, ed anche fame.
Così mi sono levato dal letto.
Facendo il giro della casa, mi sono accorto che… no. Ryoko, non c’era più.
Una goccia di pioggia mi solca la guancia sinistra.
Ho cercato in tutte le stanze, chiamandolo prima silenziosamente, poi sempre più forte.
Non so nemmeno più quanto tempo c’ho passato, in quella casa, ad urlare.
Urlare forte il suo nome.
Il nome di Ryoko.
La persona che è riuscita a dare colore e serenità alla mia vita, l’unica.
L’unica che mi ha illuso, anche se per poco tempo, di poter essere un ragazzo normale… e felice.
Forse sono i miei sogni, ad essere sbagliati.
Forse sono loro che non vanno bene.
Le gocce di pioggia… Sono calde?
Ho urlato tanto a lungo, che adesso desidero solo il silenzio.
La mia voce… La mia voce mi ha spaventato.
Era terribile, soffocata, chiusa in una morsa che pareva stroncarla.
Mi sono sentito la gola in fiamme, mentre la mia voce urlava, agghiacciante.
Mi ha fatto male. Mi sono fatto male.
Non avrei dovuto illudermi così. Avrei dovuto sospettare, forse.
Ho sempre saputo, fin dall’inizio, che Ryoko sarebbe dovuto ripartire.
Perché mi sono permesso di ridurmi in questo stato pietoso?
Come possono delle gocce calde provocarmi tanti brividi?
Adesso, sotto la pioggia, ritrovo la pace.
Nel silenzio del primo pomeriggio, finalmente, un po’ di calma.
La città è lontana, e qui non c’è nulla.
Solo campi, alberi e una casa.
Una casa colorata, che fino a poco tempo prima ispirava allegria e gioia… Adesso, guardandola nel grigiore di una giornata di pioggia, sembra che i suoi colori siano sbiaditi.
O forse sono i miei occhi che non colgono più quelle calde tonalità che per giorni hanno acceso le mie giornate?
Me li ricordo perfettamente: tutte le tinte, tutte le sfumature… Ma adesso.
Adesso.
Adesso che Ryoko non c’è più, adesso che non c’è più la sua voce ilare a riempire quelle stanze, che senso hanno tutti quei colori?
Nessuno, appunto.
E i miei occhi, obbedienti, sfumano quelle vivaci tonalità, rendendole tutte uguali, scure e pesanti.
Sì, proprio pesanti.
Pesanti come i dubbi, come le paure che adesso attanagliano il mio cuore.
Sono oppresso, sfinito, stanco.
Stanco di tutto.
Un tuono… Un lampo. Un rumore dirompente… Una luce abbagliante.
Sta per cominciare un vero e proprio temporale.
Sento un rumore violento, in lontananza, mentre nella foschia intravedo una luce opaca.
Da qualche parte, più lontano da qui, saranno scoppiati il lampo seguito dal tuono.
Corro sotto la tettoia della casa ormai abbandonata, mettendomi al riparo, per il momento.
Non ho intenzione di stare qui; anche se non so dove andare, se restassi mi sembrerebbe di vivere in casa d’altri.
E poi, intanto, senza mio fratello, è insensato che io continui a stare qui.
Mi accarezzo il viso, cercando di eliminarne i residui di lacrime e pioggia il più possibile.
Indosso i miei famosi occhialini blu e, raddrizzato il mantello rosso, metto nuovamente piede nel giardino umido e livido.
Quando ormai sono fuori dal cancello, lancio uno sguardo al cielo cinereo; che tempaccio, oggi…
E pensare che nemmeno una settimana fa siamo andati al mare, e c’era un sole tanto bello…
Che clima imprevedibile.
Con un sospiro, mi avventuro sul marciapiede inumidito dalle gocce di pioggia che, lente e impassibili, cadono giù dal cielo plumbeo.
La luce del lampo… Il trambusto del tuono…
Per rendere bene l’idea, immaginatevi di camminare con me.
Lentamente attraversare quel marciapiede spoglio, senza avere idea di cosa fare, dove andare, a chi rivolgersi… E all’improvviso vedere una luce. Opaca, lontana, ovattata, trasparente…
E di sentire un suono. Anonimo, tetro, rimbombante, anch’esso lontano…
Non è una situazione piacevole, vero?
Ebbene, camminando anch’io sono d’accordo con voi.
Ma si sa, a volte accadono delle cose inaspettate, che fanno cambiare opinione.
E, personalmente, a me capitano spesso situazioni del genere.
Ad un tratto, ad una velocità folle -considerato il tempo che ci aveva messo ad arrivare-, una macchina mi sfreccia accanto, e una mano forte ed energica mi trascina all’interno della vettura.
Non oppongo la benché minima resistenza; non ho neppure il tempo per accorgermene…
All’interno dell’auto, sbatto due o tre volte gli occhi, come quando ci si sveglia alla mattina: proprio come se tutto quello che avessi vissuto prima fosse stato solo un sogno dal quale adesso mi sono destato.
-Ehi! Bello mio, sei sveglio o no??
-RYOKO!
-Ciao!- sorride quello, seduto al posto di guida
-Dove caspita eri finito… Tu…! Io… Ecco…-
Lo guardo, sbalordito.
E’ lui, proprio lui.
Mi ha afferrato e portato in macchina come molti mesi fa, quando ci siamo conosciuti.
Per me, allora era ancora un estraneo… Adesso che lo conosco fin troppo bene, la situazione mi pare ancora più assurda – se possibile.
-Ecco, parliamo un po’ di te. Che caspiterina ci facevi sotto l’acqua, fuori casa!?- esclama alquanto scettico il ragazzo al mio fianco – sì, questa volta, sono seduto sul sedile posteriore.
-Mi volevi raggiungere a piedi, per caso?! Anche se non te l’avevo lasciato scritto, mi sembrava alquanto logico che ripassavo a prenderti…- sbuffa allora il verde, notando il mio silenzio.
Dal canto mio, tengo lo sguardo basso, troppo imbarazzato per proferir parola, tormentandomi le mani.
Ryoko si volta, osservandomi: sento il suo sguardo posato su di me, ma non riesco ad alzare il mio.
-Ehi, piccolo…!- Con un sorrisetto, stacca le mani dal volante, prendendomi il mento con le dita tiepide e costringendo i miei occhi ad incontrare i suoi.- Guarda che non vado da nessuna parte senza di te…-
-Oh Ryoko…!- lancio le braccia intorno al collo di mio fratello, ormai rilassato e commosso. – Io… Io pensavo che…-
-Oooooooohh!! Il est très super!! C’est… C’est… C’est l’amour fraternè!-
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!! –spaventato, lancio un urlo, e, facendo un balzo, sbatto con forza la testa contro il tettuccio dell’auto.
-Tu ne dois pas avoir peur! Je suis François!-
-Urlo proprio perché sei François! Che… Che ci fai tu qui??
-Non sono solo…!- esclama allora il ragazzo dai corti capelli violetti, spuntando dai sedili anteriori.
-Ci siamo anche noi!- segue a ruota tutto il gruppetto di ragazzi sorridenti.
-Ma…. Ma… Voi…! Cioè, loro… Noi…-
-Che cosa credevi? Che saremmo potuti partire senza tuo fratello? Siamo venuti con lui…. E con lui ce ne torniamo a scuola!- afferma con enfasi Matt, con i suoi occhietti scuri ma brillanti come due pietruzze in riva al mare.
Sbalordito, non trovo parole per chiarire quel che provo, così mi limito ad un silenzio di pura sorpresa.
-Certo che, anche tu Ryoko, potevi invitare tuo fratello a salire in modo più gentile, ti pare?- esclama allora Kito; la sua, più che una domanda, sembra un rimprovero.
-Beh… Sai… A Yuuto piace questo genere di imbarcamenaggio…-
-Imbarcamenaggio?! Ma come parli?- sbotto allora io, mostrandomi in qualche modo presente fra i ragazzi.
-Io sono troppo avanti…- si loda allora Ryoko, con gli occhi splendenti- Il linguaggio di voi comuni mortali è troppo inferiore a me… E così mi devo inventare dei miei vocaboli personali…!- conclude con veemenza il verde.
-Sì sì… Certo Ryoko. La verità è che non sei nemmeno capace di parlare giapponese!- interviene nuovamente François – Io ho imparato un sacco di lingue, tu invece non sei neanche in grado di parlare la tua lingua madrepatria!-
-Kito! Prendi il mio posto alla guida. Quel ragazzo merita una lezione…- sibila allora Ryoko, frenando di colpo la corsa dell’auto.
Kito, da parte sua, si slaccia le cinture e, il tempo che mio fratello apra la portiera, si siede al mio fianco, facendo ripartire l’auto.
Mentre i due, dietro, si azzuffano – come, giustamente, è ovvio fare durante un viaggio in macchina- e Kito fischiettando ignora quello che succede dietro di lui, volgo lo sguardo fuori dalla finestra.
Davanti ai miei occhi, si apre uno spettacolo di colori come non ne avevo mai visti.
Ha smesso di piovere, o quantomeno piove in maniera molto più tenue di prima, e il sole inizia a calare.
I suoi raggi accendono il cielo, infuocandolo con un rosso meravigliosamente intenso e scuro, ma che viene sfumato dalle nuvole chiare, le quali prendono le tinte degli arancioni più improbabili e casuali.
La palla di fuoco che lentamente cala, disperde i suoi infuocati raggi dipingendo nel cielo una tonalità infinita di rossi, arancioni e gialli da far invidia ad una tavolozza di colori caldi.
Nell’auto è calato un silenzio incantato, tutti attaccati ai finestrini per godersi questi unici istanti di bellezza pura ed incontaminata.
-Whoaaaaaa… Che meravigliaaaaaaa!- sento esclamare mio fratello, completamente su di giri.
-Meno male che non sei alla guida, Ryoko, altrimenti a quest’ora saremo finiti chissà quante volte fuori strada, considerato il tuo quoziente intellettivo, attualea!- nota Hänsel, beccandosi anche lui un bel pugno in testa.
Con un sospiro, pongo nuovamente lo sguardo al cielo, e in quel momento la vedo.
Alta, scura, maestosa, ecco appare la Teikoku Gakuen in tutta la sua imponente figura.
L’edifico dà le spalle al tramonto di fuoco, che ne esalta l’immagine cupa, facendo risultare ancora più lucenti i colori del cielo.
La mia attenzione viene a focalizzarsi solo sull’aitante scuola, dalla quale vedo uscire alcune figure in divisa da calcio.
Improvvisamente, perdo il completo controllo di me, e senza conoscere esattamente le mie intenzioni, spalanco la portiera dell’auto, balzandone fuori.
Sento la macchina inchiodare, e forse voci chiamare il mio nome, ma sono troppo agitato per voltarmi.

Riesco solo a correre, sfidando il tempo.
Devono vederli… Devo parlare con loro, ancora una volta.
Non posso partire così, e rimuovere tutto quello che è stato.
Sarò capace di dimenticare ogni cosa… Ma loro no.
Sono troppo importanti per me.
Non posso volare via e lasciarmeli alle spalle.
Devo parlare con loro, salutarli, far sapere che non li scorderò mai; solo dopo potrò partire serenamente.
-SAKUMAAAAAAAAAAAAAAAA!!-
Il gruppetto fa appena in tempo a voltarsi, che io salto addosso a Jirou, rotolando insieme a lui per terra.
Non sono riuscito a frenare la mia corsa - andavo troppo veloce- e così non ho potuto evitare lo scontro.
-Scusa…- Tutto tremante dall’emozione e dall’imbarazzo, mi levo in piedi, porgendogli poi una mano per rialzarsi.
In quel momento, i nostri sguardi si ricongiungono, dopo tanto tempo...

-Kidou? Sei… Sei tu…?!-
La mia squadra mi accerchia, abbracciandomi con veemenza.
Io mi faccio stringere, commosso e inebriato dalla loro presenza.
Eccoli, finalmente, di nuovo. La Teikoku. La mia squadra.
Quanto tempo è passato…
-Ma si può sapere dov’eri finito?- mi chiede Genda, una volta sciolto l’abbraccio collettivo.
-Beh ecco… E’ una lunga storia…- sospiro, senza sapere precisamente da dove iniziare.
Il clacson. Un rumore distante, ma fin troppo vicino…
Mi volto, completamente preso alla sprovvista; dalla macchina mi stanno facendo dei segni. Forse mi conviene tornare…
L’idea di partire con mio fratello per la prima volta vacilla.
-Kidou. Chi sono quelli? Cosa vogliono? Dove… Da dove vieni? Dove vai?- chiede allora Sakuma, stringendomi convulsamente il lembo del mantello.
Gli volgo un sorriso. Un sorriso tenero, ma chiaro.
Nei suoi occhi, come in quelli dell’intera squadra, leggo insicurezza e paura.
E’ comprensibile, dopo tanto tempo hanno ritrovato il loro capitano ma…
-Mi dispiace ragazzi, non sono venuto per restare. Devo partire.-
Questo è quello che ho deciso. Questo è quello che devo fare. Sarà doloroso, ma mai sono stato così convinto di dover fare una cosa come adesso.
-Ma… Ma come partire?! Dove vai? Quando? Perché…?-
-Non posso più stare qui. Partirò… Vado in America. E…-
-Tornerai?-
La voce timida e pacata di Narukami lacera il mio cuore come una freccia acuminata.
La domanda trabocchetto. Quella alla quale per il momento non ho una risposta.
Abbasso lo sguardo, sorridendo debolmente…
La presa di Sakuma è ancora presente, e sento gli sguardi di tutti quei ragazzi su di me.
-Uhm!- una mezza risatina, sommessa ma incisiva – Sono domande da fare? E’ chiaro che non starò via per sempre.- affermo con decisione, reggendo gli sguardi dei miei compagni.
Spero che la mia frase risulti credibile… In effetti, desidererei crederci davvero, a quello che ho detto.
Sorrido a quei ragazzi, mentre ai più piccoli già le lacrime iniziano a pizzicare le guancie.
Mi avvicino la mano sinistra al viso, sfilando gli occhialini.
Vedo i loro occhi spalancarsi, mentre i miei sbocciano come due rose rosse…
-Tenete questi- esclamo con decisione, porgendoli a Genda fra lo stupore generale – Così ricorderete che io sono con voi, e potrete sempre contare su di me, anche quando sarò lontano.-
Come gocce di rugiada che scivolando, inumidiscono i petali di una rosa rossa, così delle lacrime argentate scivolano dai miei occhi cremisi lungo la mia guancia, imporporata dal freddo e dall’emozione.
Con mano tremante, il portiere della Teikoku afferra i miei occhialini, per poi ritrarre il braccio e portarli all’altezza del petto.
Sakuma allenta la presa sulla mia mantella, e, dopo aversi velocemente sfregato entrambe le guancie intirizzite, richiama l’attenzione su di sé, porgendomi a sua volta una mano serrata a pungo.
Quando è abbastanza vicina al mio viso, la dischiude, mostrando la fascia di capitano della Teikoku.
La fascia rossa… La mia.
-Conserva questa – afferma a sua volta, combattendo contro le lacrime che minacciano ancora una volta di inondare il suo volto – Così saprai che nessuno qui prenderà il tuo posto, né ora, né mai, e ti aspetteremo, anche quando sarai lontano.-
I più piccoli piangono ormai senza ritegno, mentre i più grandi cercano vanamente di nasconderlo.
Le lacrime scorrono libere sul mio volto, e senza far rumore cadono per terra.
Afferro la fascia che l’attaccante mi porge, e così facendo ci stringiamo con forza le mani.
Entrambe sono infreddolite, ma vischiose di sudore.
Lentamente allentiamo la presa, e quando la sua mano scivola dalla mia, sento il cuore perdere qualche battito.
Di nuovo il rumore del clacson. Lontano, insensibile ai miei sentimenti, suona monotono, desideroso di avere un po’ di attenzione.
Con un sospiro rassegnato, faccio qualche passo all’indietro, distanziandomi dal gruppo.
Quelli, ormai capita la situazione, si mettono sull’attenti, portandosi la mano destra alla fronte.
Gli sguardi puntati su di me, gli occhi lucidi e i muscoli tesi, i miei compagni vogliono salutarmi come si addice ad un vero "capitano".
-ARRIVEDERCI, KIDOU YUUTO!-
Il coro delle loro voci, chiaro e rimbombante, risuona nelle mie orecchie in modo violento e insopportabile.
Alzo di scatto la mano sinistra, con impeto e aggressività, come facevo qualche tempo fa dopo ogni vittoria.
La loro reazione è immediata, e mi scalda il cuore: lanciano i cappelli in aria, urlando con forza il mio nome e, ridendo, si allontanano. Hanno voluto sfogarsi, in qualche modo, e evitare di lasciarmi una loro immagine piangente e rassegnata: hanno preferito un bell’urlo liberatorio, come ricordo.
Anche io credo sia meglio così: in fin dei conti, desidero ricordarmeli come una squadra unita e vigorosa, disciplinata ma capace di commuoversi.
Rimango così, solo davanti all’imponente scuola, con il braccio sinistro levato verso il cielo e un nodo in gola da non riuscire quasi a respirare.
Non urlo, perché intanto non mi sentirebbero più.
Non parlo, perché non ho voce sufficiente a farlo.
Sussurro. Come un leggero soffio di vento che stacca dal ramo le foglie ormai secche ed ingiallite, un sussurro esce dalle mie labbra riarse e si spegne subito dopo, lasciandomi il tempo di donare il mio saluto alla squadra che rimarrà sempre nel mio cuore. –Addio… Teikoku Gakuen.-

Mi volto di scatto, ricominciando a correre verso l’auto in modo ancora più svelto e sfrenato di prima.
Gli alberi intorno sono immobili e l’erba fresca non è scossa se non dai miei passi svelti e cascanti.
Sento gli occhi bruciare, sono le lacrime che scottano, scendono lungo le mie guance, ustionandole senza che io possa fare nulla per impedirlo.
E’ orribile dover rinunciare a qualcosa per avere qualcos’altro… Ma, d’altro canto, sarebbe troppo semplice, così, la vita.
Ormai il sole è tramontato, e le ombre della notte dominano già il cielo, dove compaiono le prime stelle lucenti.
Rallento il passo, scendendo cautamente verso la macchina.
Mi sfrego gli occhi lucidi, illudendomi di poter nascondere l’evidenza.
Quando entro in auto, mi accorgo che ne regna un rispettoso silenzio.
Sento gli sguardi di tutti puntati su di me, e con difficoltà riesco comunque a tenere alto il mio.
Non voglio mostrarmi così debole, ma d’altro canto non riesco nemmeno a parlare, rompendo questo silenzio che comincia a diventar pesante…
Mi pare che la gola sia stretta in un nodo talmente forte da impedirmi quasi di respirare… Devo assolutamente trovare una soluzione…

-Senti Yuuto; io non ci ho capito un bel niente! Eravamo in macchina, ed ad un certo punto sei scattato fuori. Abbiamo provato a chiamarti, ma non c’è stato verso. Hai parlato con quei ragazzi, loro si sono messi sull’attenti… E tu hai alzato un braccio… Adesso ritorni… E gli occhialini? Che fine hanno fatto?!- sbuffa mio fratello: non è arrabbiato. O non ha seriamente capito cosa sia successo, ma ne dubito; mio fratello può sembrare ingenuo, me ne rendo conto, ma in verità è ben consapevole dei miei sentimenti e stati d’animo, e più di una volta ne ho avuto la prova. Starà cercando di alleggerire la cosa, come è un po’ suo copione fare.
Io scrollo il capo, rivolgendogli un sorriso di scuse.
-Aaaaaaaahhhh…! Io continuo a non capirci nulla.- esclama ancora il verde, meritandosi un bel pungo in testa da parte di Barry.
-Va tutto bene piccolo?- mi sussurra dolcemente Kito, mentre dietro hanno ricominciato ad azzuffarsi.
Io sorrido asciugandomi col dorso della mano entrambe le guance.
Il ragazzo dai grandi occhi smeraldo mi accarezza dolcemente le ciocche castane, per poi strizzarmi l’occhiolino.
-YUPPI YUPPI DUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!- esclama Ryoko, accompagnando Kito che, enfaticamente, preme sull’acceleratore, facendo ripartire l’auto sulla strada diretta all’aeroporto.
-Wow Ryoko… Sembri così felice di ritornare in America… Sei sicuro che non ti mancherà il Giappone?- chiede Matt incuriosito dall’allegria del verde.
A quella domanda mi volto anch’io, interessato a conoscere la risposta.
-Se ritornare in America significa non vedere mio padre per qualche anno ancora… Sinceramente posso considerarmi la persona più felice del mondo, partendo…!- esclama mio fratello, con suo modo di fare inconfondibilmente brioso e coinvolgente, mentre il resto del gruppo scoppia in una fragorosa risata.
Ah Ryoko… Che buffo che sei.

-Ryoko, non pensi che, com’è iniziata, questa storia dovrebbe finire con una frase d’effetto?-
-Cosa intendi di preciso?-
-Non so… Qualcosa che lasci il lettore spiazzato, incuriosito, oppure soddisfatto, motivato...-
-Parli troppo e dici poco. Cosa vuoi!? Una frase per concludere!?
-Sì.-
-E cosa c’è di meglio del classico "THE END"?-
-Da te, sinceramente, mi aspettavo un tocco un po’ originale…-
-E’ sera… E’ stata una giornata faticosa…!-
-Ma cosa dici che sei stato praticamente tutto il giorno in macchina!-
-Dettagli, futili dettagli fratellino! Riguardo la tua frase… Kito?-
-Che c’è?-
-Puoi dare cortesemente una mano a mio fratello? Io c’ho provato, ma questo ragazzo non accetta i miei consigli, è pretenzioso, lui...!-
-Che cosa gli avresti consigliato, di grazia?-
-Di scrivere "THE END" alla fine di questa storia; non mi sembra ci sia niente di sbagliato...-
-"The End"? Starai scherzando!-
-In che senso?-
-Vedi Yuuto… Questa storia non è mica finita… Anzi, è appena cominciata!
-Okay okay…! Tutte queste parole complicate e dal significato profondo mi confondono…-
-Lascia perdere Ryoko, non capiresti lo stesso.-
-Farò finta di non aver sentito, okay Yuuto?-
-Come vuoi…-
-Bene. Visto che il viaggio sarà lungo… E sicuramente all’aeroporto ci sarà d’aspettare… Chi vuole un bel panino? Li ho preparati per tutti!
-Ah Ryoko… Non cambierai mai…!

 

Angolino di Yuuto Sissy ~
 

Ehm… Se vi state chiedendo dov’è Kidou e perché non è qui a salutare proprio nell’ultimo capitolo, ebbene sappiate che, scritta l’ultima frase, è volato giù dal balcone dalla felicità (?), ed ha iniziato a sparare fuochi d’artificio e lanciare coriandoli cantando "I belive I can fly"…!
*guarda fuori dalla finestra* Oh oh…!
Si dà il caso che, credendo di poter volare, Yuu-kun sia affettivamente volato giù dalla collinetta vicino casa mia…! O.o … Lo andrò a recuperare finito lo space.

Salve mondo! ^^
Come ho dato da intendere, questo è l’ultimo capitolo! *o*
Spieghiamo velocemente due o tre cosette che potrebbero non essere chiare, e poi passiamo ai ringraziamenti (oh, sono così emozionata; è il primo space di questa long che gestisco tutto da sola! ^^)
Bene, allora…

Nella prima parte, Yuuto pensa di essere stato abbandonato (deve essere proprio disperato per credere una cosa simile. O.o) ma poi Ryoko fa la sua grande entrata e stupisce tutti (se se, come no… -.-") Ci tenevo a specificare, come qualcuno di voi avrà forse, spero, notato, che il ragazzo appare e "afferra" per così dire, il fratello nello stesso modo che aveva utilizzato nel prologo/primo capitolo. Inoltre, sempre in questa prima parte, Yuuto usa la descrizione del paesaggio intorno a sé per spiegare i suoi stati d’animo; c’è un paragone, il cui significato si può apprendere proseguendo la lettura del capitolo oppure leggendo questo space (XD), e sarebbe quello del lampo/tuono che vede Kidou.
Quella luce e quel rumore che sente, sono infatti i fari dell’auto e il rumore del motore (certo, ovviamente adesso bisognerebbe chiedere a Yuuto come ha fatto a confondere il prorompente scoppio del tuono con il monotono e fastidioso suono prodotto dalle auto in moto… u.u)

Poi poi poi…! *sfoglia un’agenda*

Beh, i ragazzi non ho potuto non infilarceli di nuovo. Sto cominciando ad amarli anch’io, e non riesco a farne a meno. ^^"

Diana invece… Oh mamma, me la sono dimenticata! çOç …
Va boh, facciamo finta… Che questa volta hanno chiuso lei nel bagagliaio! ;D

I ragazzi della Teikoku… Secondo me, se lo meritavano uno spazietto… Kidou è così legato a questa squadra… *u*
Fudou: A proposito… Perché io non ci sono?! >o<
Fudou-chan! ^^ Ciao! … Tu?! E che c’azzecchi tu in questa long? u.u
Fudou: -o- Sono già passati diversi mesi, quindi la Raimon giocoforza ha vinto il FF e sta combattendo contro gli Alieni… Parlando in termini di "tempo", dovrei esserci io alla Teikoku, altro che "Nessuno qui prenderà il tuo posto, né ora né mai (…)" *u*
Uuuuuuuuuuffff… Sì. Hai ragione. Ma la tua presenza stonava assai, così ho deciso di tranciarla sul nascere, lasciando spazio a quei teneroni dei compagni di Yuu-kun. çOç
Fudou: Ma… Ma come…? *se ne va via, giurando vendetta*
^^ Mi piace far innervosire gli inazumiani. Akio a maggior ragione. *u*
E visto che a fare la parentesi spazio-temporale (?) ci ha già pensato lui, passo ai ringraziamenti.

… AH! Prima che me ne dimentichi (?)…
Verso la fine, c’è la scena dove Kito accarezza la testa di Yuuto.
E’ una scenetta cortissima, che potrebbe essere interpretata male (?) da alcuni di voi.
Invece, a contrario di tutte le aspettative possibili, un senso questo gesto ce l’ha.
… Ad essere sinceri, ha senso solo per me e per una certa Juddina4ever…
Questa ragazza ha scritto una long meravigliosa, ma che riporta alcune situazioni veramente angoscianti (a mio avviso); una di queste… >o< Aaaaaaah, ho la pelle d’oca al solo pensiero.
Fatto sta che c’è una certa persona che accarezza la testa di Yuuto in maniera assai inquietante… çOç
E io, per mettermi l’anima in pace, ho scritto questa mini-scena; così "accarezzare le ciocche castane" di Yuuto non sarà solo un gesto preoccupante. *o*
E’ dedicata a te Juddina, con tutto il cuore. +o+ (?)
No, ti voglio bene. <3 Considerala un mio modo per placarmi l’anima e lo spirito dopo aver letto quel capitolo vecchiotto (?) ma tutt’ora presente nei miei migliori incubi… ^^"

Detto questo… Passiamo alla parte più divertente del lavoro. ;D
Ringrazio:

-Arinne96

-Carliel

-Juddina4ever

-okiyo

-Inazuma Sisters

-_Slash

-AxelKyo

-CeleDayDreamer

-Kristen97

-Laughing Out Loud

-Maugrim

-SaraPallina

-_Girella_

Che hanno inserito la long nelle preferite/seguite/ricordate.

Ringrazio tutti i recensori, quelli che non si sono persi un capitolo e quelli che invece hanno recensito a random (?).

Ringrazio i semplici e pigri lettori (?), ma che si sono interessati e hanno comunque gradito il mio lavoro.

Ringrazio The End, perché questa long era inizialmente un gioco che facevamo insieme, ed è stata lei ad suggerirmi di buttar giù i primi capitoli.

Ringrazio la mia sacrosanta ispirazione, che mi ha permesso di scrivere una long del genere.

Ringrazio Kidou Yuuto, per la sua disponibilità (?) come narratore e protagonista della storia, nonché per il suo carisma e la sua pazienza. <3

Ringrazio Kidou Ryoko, che è riuscito ad ottenere un gruppetto di fangirleggianti che ci impazziscono dietro, perché senza di lui non ci sarebbe stata storia (?).

E sì, perché no, ringraziamo anche il loro papi (?), perché in fondo, senza la sua pazzia (sarà una cosa di famiglia… u.u), non sarebbe stato possibile nemmeno iniziare questa long. ^^"

Infine ringrazio me stessa, perché modestamente, sono proprio un genio. <3

Okay, mi sembra di aver sclerato abbastanza.
Ma prima di chiudere volevo dire ancora una cosa. (abbiate pazienza, non ci sarà più un "prossimo capitolo", è solo questione di sopportarmi fino alla fine dello space çOç)

E’ già da tempo che voci di corridoio annunciano un sequel.
Ebbene, io potrei anche scrivere un seguito a questa storia, ma a delle condizioni…

-La disponibilità della mia ispirazione; se lei mi abbandona, tanti saluti al sequel. Dx

-La disponibilità di Yuuto, Ryoko ed eventuali personaggi; ovviamente, devo prima consultarmi con loro. çOç

-Il tempo che avrò a disposizione; questa è banale e anche alquanto assurda, perché di tempo, per scrivere, ne avrò sempre. (certo, potrei morire anche domani se il gatto della vicina mi fa
cadere il vaso in testa quando esco di casa per andare a scuola, ma vediamo di pensare positivo. ^^)

-Il numero di richieste che avrò: dovranno essere un numero pari alla somma dei valori dispari compresi fra la radice di 2 e il pi-greco (?), e non farò approssimazioni, siete avvisati. u.u

-La qualità e la validità (?) delle richieste; sono accettate le armi ma, ragazze… Cercate di essere originali. *u* Almeno puntatemi alla tempia armi un po’ particolari, non il solito mitra… XD

E… Boh. Non mi sembra ci sia altro. *u*

… Vado a recuperare Yuuto – che, se ricordate, è caduto dalla collinetta. ;D
Ciaoooooooooooooooooooo!! ^^/
*salta su una gru (?) e sparisce all’orizzonte*

Sissy

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Yssis