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Autore: OverAgainxxx    14/03/2013    1 recensioni
La protagonista è una ragazza con una vita difficile, la quale sfoga tutto sugli altri, attraverso il bullismo. Viene a contatto con persone con realtà diverse, riesce a conoscerle e a diventarne amica, scegliendo di cambiare la sua vita. La storia è giocata tra il contrasto della protagonista e della realtà nella quale è inserita: dominano l'amore e l'odio, il bene e il male, la luce e il buio, pensieri profondi e azioni impulsive.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Troppo potente. Ecco com’è la luce che mi colpisce in questo preciso istante, proveniente da un sole irradiante come non mai. E intorno a me il nulla. Decido io come riempire il vuoto: musica, soltanto quella e niente altro.  Dio, sento melodie da ogni dove, è sicuramente il paradiso. Tutto è così perfetto. Ad un tratto mi accorgo che le note si fanno insistenti, si sovrappongono, girano vorticosamente, si confondono dando vita a gemiti, urla strazianti. Tutto questo girare mi fa andare in tilt il cervello, non capisco più nulla, non so dove sono, la testa mi gira e vedo solo del bianco candido davanti e di colpo il buio. Dov’è finita la luce del sole? Termina come finisce ogni momento di serenità nella mia vita, ovvio.
Apro di scatto gli occhi mentre l’ansia fa sussultare il mio corpo: stavo solo sognando la mia situazione, ancora una volta.
Dove sono? E’ la domanda che più mi prende in questo istante.
Mi metto seduta su quello che ha tutta l’aria di essere un comodo divano: è di un blu vivo, ha un paio di  bei cuscini bianchi di tela morbida ed è grande, immenso. Sembra un mare con la schiuma di una bellezza rara.
Da questa posizione posso guardar bene intorno a me e deduco di essere all’interno di un’ abitazione niente male, curata, pulita, accogliente e allo stesso tempo vissuta.
Ciò che mi colpisce di più, comunque, sono le enormi finestre, semicoperte con tende bianche, ma che lasciano trasparire un sacco di luce esterna.
Probabilmente l’abitazione è formata da più di un piano, penso mentre osservo con attenzione uno scorcio di scale che portano verso l’alto, prima di concentrarmi sulle porte chiuse di ogni stanza.
Non è casa mia di sicuro e non capisco come possa essere finita qui dentro.
Mi alzo titubante, pensando al da farsi e arrivo alla conclusione che è meglio andarsene prima che qualcuno si accorga della mia presenza.
Decido di radunare le mie cose: il cellulare è in tasca, ma il resto? Senza la mia roba io non me ne vado di certo.
Mi metto a frugare insistentemente sotto a cuscini, coperte, vasi  e perfino dentro ad un grazioso mobiletto, invano.
-Cerchi qualcosa?-   colpo al cuore. Mi giro di scatto fino ad incrociare i miei occhi con quelli di un ragazzo dall’aspetto dolce e per niente intimidatorio.
-Niente.- mi accorgo però che è evidente ciò che sto facendo, decido di rafforzare il senso della mia stupida e falsa frase con –Davvero.-
-Capisco, se comunque hai bisogno delle tue cose sono tutte di sopra, non ho toccato nulla.- risponde sorridendomi.
Sorriso? Dio è la prima volta di sicuro che ne vedo uno così sincero.
-Ah, perfetto, ragionevole. Po-posso prenderle?-  la mia voce esce con un tono di incertezza, come ma era successo fino ad oggi.
-Certo, vieni.- mi incita dirigendosi su per le scale.
Lo seguo con un misto di paura, mentre mille domande mi riempiono la testa.
Arriviamo in quella che probabilmente lui definirebbe la sua stanza, ma che a me pare un paradiso musicale: citazioni, foto, CD, dvd e chitarre sono gli oggetti più frequenti. Gli occhi mi luccicano davanti a tutto quello splendore e decido di avvicinarmi per vedere tutte le particolarità di quel posto. Scruto i poster e giro e rigiro un paio di CD tra le mani. E’ fantastico.
-          E’ bellissima. Dormi qui?-
-          Sì. La musica aiuta a fare sonni migliori ed è tutta la  mia vita. - ride
-          Non sai quanto hai ragione.- rispondo con un fondo di tristezza.
Mi passa la borsa e tutto il mio ciarpame. Quando tocco le sue mani provo un brivido inaspettato, facendo cadere tutto sul pavimento.
-          Dio , scusa- sussurro mentre penso di voler morire e mi chino a raccogliere il disastro.
-          Scherzi? – ride. -Forse sei ancora debole, prima o poi passa, ci vorrà ancora qualche ora.- mi riferisce, per nulla scocciato mentre mi aiuta.
-          Debole?-
Fa cenno di sì con la testa, mentre mi invita a sedermi sul letto.
-          Sei svenuta stamattina. – intima.
-          Sei tu che mi hai portato qui?- rispondo scioccata.
-          Già. Hai avuto un bel coraggio a lanciare pietre contro i passanti, che ti è preso?-  mi dice ridendo.
-          Non lo so, avrei potuto uccidere qualcuno in quel momento. Ero incazzata, incazzata con il mondo.- ribatto infastidita, voglio scappare da questa domanda.
-          Scusa ora vado. – dico mentre mi alzo con la roba sottobraccio e mi dirigo verso la porta senza guardarlo in faccia.
-          No. Potresti svenire un’altra volta.- dice di scatto.
-          Mi salveranno.- butto in modo ironico.
-          Sbagli, non lo faranno. – mi avverte mentre mi si avvicina.
-          Pazienza. –
-          No. – intima lui.
-          Non decidere per me. Devo andare.-
-          In questo caso sì, non sai ciò che stai facendo. –
-          Lasciami andare- urlo e mi lancio a capofitto sulle scale.
-          Il  tuo nome, dimmi prima il tuo nome – urla afferrandomi per un braccio.
-          Rissbel – rispondo mentre guardo il suo braccio appeso al mio.
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