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Autore: FeraNoir    14/03/2013    2 recensioni
Med e Fera sono due streghe in gamba, hanno professioni soddisfacenti ma nessuna relazione sentimentale in corso. Però ognuna di loro ha un amico, che magari è la persona giusta per l'altra...
... o magari no?
Prima classificata al contest "King's Cross, 1 Settembre, ore 11, binario 9 e 3/4" di SeveraBartySha
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Laphroaig (dovevamo essere ubriache)
Capitolo II






 
 

– Riportalo in Romania.
Fera si voltò sorpresa verso Med, che aveva parlato subito dopo essersi chiusa alle spalle la porta del bagno. – Puoi ripetere?
Con un sospiro, Med si diresse verso i lavandini, controllando allo specchio il proprio aspetto: sì, decisamente era sprecata per uno come Charlie, ma non lo avrebbe mai detto in quei termini a Fera. Charlie era… rozzo. Non che si fosse messo a imprecare all’interno del pub o a rovesciare bicchieri di Burrobirra sul tavolo, ma non le aveva dato una buona impressione: sempre in mezzo ai draghi, con la barba probabilmente appena fatta dopo settimane, lo sterco dei suoi animaletti sotto le scarpe… Rabbrividì a quel pensiero.
Merlino salvi Fera, se resta ancora all’allevamento!
In realtà ciò che aveva fatto scattare nella testa di Med l’idea di “rozzo, primitivo, selvaggio” era stato il modo in cui Charlie si era rivolto a Oliver. Diamine, solo lei poteva trattarlo così!
– Starete qui ancora un po’ di giorni, vero?
– Sì, poi torneremo…
– Bene, fa’ in modo che quel selvaggio torni tra i suoi simili anche prima.
Selvaggio, sì: le piaceva quell’appellativo. Il selvaggio e la povera ragazza che finiva per affezionarsi a lui e tentava di insegnargli la civiltà… Dove aveva già sentito una storia del genere? Si voltò verso una Fera rossa-in-volto-e-prossima-a-urlarle-addosso-quanto-le-volesse-bene quando si rese vergognosamente conto che si trattava di roba Babbana.
– Se Charlie non è il tuo tipo, potevi dirlo in modo più gentile. E non è un selvaggio.
Mesi di lontananza, ecco il motivo per cui Fera era stranamente tanto calma. E per cui lei aveva ancora una testa. Mai parlare male dei suoi amici, soprattutto di lui, vista la loro “intesa”.
– Sarà come dici tu…
– Beh, allora chiariamo una volta per tutte: neanche a me piace il tuo amico, con quel… naso!
– Cos’ha che non va il suo naso? Di certo è meglio delle chiappone di Charlie!
– Charlie non è grasso!
– No, hai ragione, è molto peggio: è un Weasley.
– Sei tu che sei stata con due Weasley, non io!
– Beh, almeno uno di loro era Bill e… Oh.
Il silenzio scese tra di loro, sorprese e ferite. Erano mesi che Med non nominava il suo primo amore, la più grande cotta che avesse avuto fino a quel momento e che l’aveva fatta soffrire al punto di consolarsi tra le braccia del fratello. E adesso aveva tirato fuori entrambi per ferire la migliore amica: forse Percy non era il massimo della bellezza né della simpatia né della compagnia, però Fera lo aveva amato e paragonarlo a quel bastardo non era certo il massimo.
– Almeno uno di loro era Percy, – si corresse amareggiata.
Fera si lasciò cadere addosso al muro. – Si sono comportati male tutti e due, inutile cercare di capire chi sia stato il peggiore.
Bill mi ha tradita con un’altra donna e alla fine ha sposato lei, pensò Med.
La vocina fastidiosa (che per qualche motivo in quel momento era simile a quella di Fera) però le tornò a sussurrare nella testa.
Percy ha tradito l’intera famiglia, anche quel Charlie che a te sta tanto antipatico.
– Cerchiamo di fare il punto della situazione, – sospirò Fera. – Mi pare di aver capito che Charlie non ti piaccia…
– Non è che… Voglio dire… Un altro Weasley? Se mi sposassi con lui, finirei per incontrare di nuovo Bill e quella troietta, sai che rottura!
Fera sorrise e Med ne comprese subito il motivo: l’aveva nominato di nuovo, senza provare però alcun colpo al cuore.
– E a me non piace Oliver. Mi dispiace, Med, forse come amico non è male, ma non è proprio il mio tipo…
– No, per niente, tu mi sembri più attratta da quelli come Charlie!
– Cha… Charlie? – Fera arrossì e scosse la testa. – Ma come ti viene in mente?!
Med si strinse nelle spalle, lasciando la domanda priva di risposta. Si voltò verso l’uscita del bagno. – Che dici, torniamo da loro? “Appuntamento al buio” a parte, se evitassero di ringhiarsi di nuovo contro potremmo passare un bel pomeriggio.
– Già, sono d’accordo –. Fera annuì. – Secondo te, perché si odiano così…?
Mentre aprivano la porta del bagno, una voce maschile le raggiunse adirata dalla sala: – Beh, solo perché ti ho lasciato non mi pare il caso di trattarmi in questo modo!
 
 
 
Fera si bloccò sul posto, congelata. Cosa aveva appena sentito?
Guardò verso Med, ma lei aveva reagito nel suo stesso modo.
La lite, intanto, continuava. – Oh, giusto. Dimenticavo che Charlie Weasley può fare ciò che gli pare e piace senza subirne le conseguenze, vero?
– Non fare il ragazzino, Baston.
– No, tu non fare il ragazzino. Sei ridicolo.
– E allora tu cosa saresti? Ti sembra un comportamento maturo il tuo?
– Senti chi parla! Hai messo il muso da quando mi hai rivisto.
– Certo, perché speravo di non essere costretto a rivederti mai più!
La volete finire, voi due?!
La voce di Med tuonò in maniera così imperiosa che, per un momento, Fera si spaventò – ma solo per un momento, quello appunto che ci impiegò per ricordare la Casa da cui Med proveniva e il suo sentirsi la padrona del mondo in ogni momento.
Lo smarrimento di Charlie e Oliver, invece, durò più a lungo. I due tacquero subito e guardarono Med, e qualcosa sul viso di lei li fece arrossire di imbarazzo come due bambini.
– Scu-scusateci, – balbettò Baston. – Noi stavamo solo… solo…
– … comportandovi come due selvaggi, – completò Fera, ripensando alla parola usata da Med poco prima. – Ma dico, dove credete di essere?
Dovreste vergognarvi, – proseguì Med, con il suo miglior tono sprezzante. – Due uomini adulti che non sanno controllarsi. Si vede che siete maschi.
– Okay, Med, direi che va bene così.
– Solo due maschi potrebbero essere cos…
– Med, abbiamo capito.
La ragazza si riscosse. – Scusa, ci stavo prendendo gusto.
Fera sospirò e alzò gli occhi al cielo, poi si rivolse a Charlie. – Si può sapere che diavolo succede? È tutta la sera che vi comportate così, senza motivo!
– Oh, il motivo c’è eccome – sputò fuori lui, acido.
– Eh già, e tu lo sai bene, Weasley – lo provocò Oliver. Charlie si voltò, pronto a rispondergli nel peggiore dei modi, ma Fera lo prevenne: con passo svelto si avvicinò a lui, gli afferrò un braccio e lo tirò.
– Fuori, – ringhiò. – Adesso. Dobbiamo parlare.
– Io…
Adesso.
Anche Fera sapeva essere perentoria come e più di Med. Charlie deglutì e chinò il capo, pronto a seguirla.
 
 
Oliver sembrava mettere tutto l’impegno che solitamente avrebbe riservato per un derby di Quidditch nell’evitare di incrociare lo sguardo severo di Med; era imbarazzato, lei poteva capirlo dalla colorazione sempre più rosso fuoco che stava assalendo il suo viso, dal modo in cui si contorceva le mani, dal nervoso battito di ciglia. C’era un unico modo per trarlo fuori da quell’imbarazzo e Med sapeva bene che non sarebbe successo certo usando le maniere dolci.
– Sei gay?
Oliver sussultò sulla sedia, si guardò intorno, abbassò gli occhi a terra e infine si sporse sul tavolino verso la sua amica.
– Parla a bassa voce, – la pregò.
– Oh, io parlo come mi pare e piace! – ribatté Med alzando ancora di più il tono. – Almeno finché non ti degnerai di darmi una risposta.
Per tutta risposta, Oliver dimostrò di avere ancora un pizzico di virilità in corpo: afferrò il polso di Med (non curandosi della sua esclamazione di dolore) e la trascinò nel bagno degli uomini, sbattendo furiosamente la porta.
– Cosa c’è, vuoi vedere se qui trovi qualche bel ragazzo? – lo punzecchiò malignamente Med, avvertendo la rabbia ribollire nel petto. E anche qualcos’altro che non riusciva a identificare.
– Sta’ zitta, una buona volta! – la sgridò Oliver. La furia nella sua voce convinse Med a dimenticarsi, per qualche minuto, di essere un’orgogliosa Serpeverde. – C’è stato qualcosa tra me e Charlie, è vero, ma è finito male… decisamente male. Lui non era sicuro dei suoi sentimenti, io nemmeno, però è stato Charlie a fare il passo decisivo, partendo per la Romania senza lasciarmi altro che una lettera d’addio.
– Wow –. A quanto pareva, i Weasley stavano cessando di essere famosi solo per i capelli rossi e i vestiti di seconda mano.
– Ti dispiace?
Quella domanda sorprese Med più di quanto lo avevano fatto le parole precedenti. – Che? Per quale motivo dovrebbe dispiacermi?
– Perché sono stato con un ragazzo.
– Ah –. Fu il suo turno di sentirsi imbarazzata. – Allora avevi capito che ti avevo portato qui per Fera… – Sospirò. – Poco male, aveva già deciso che non eri il suo tipo!
Oliver sbatté le palpebre, aprì e richiuse la bocca un paio di volte, gonfiò le guance e infine scoppiò in una sonora risata divertita.
– Che ci sarebbe da ridere ora?! – lo rimbeccò Med, nonostante quella reazione stesse per contagiare anche lei. Un doppio appuntamento con due ex fidanzati… tra loro!
– E quindi… – cercò di dire Oliver tra le risate, – quindi tu ti… ti saresti dovuta mettere… con Charlie? Andiamo, siete così diversi!
– Mica lo sapevo io prima di oggi, non lo avevo mai visto!
– E quelle cose che hai detto prima su di me, su quanto fossi simpatico, carino e… com’era? Con dei pettorali fantastici… Le hai dette solo per “pubblicizzarmi” con Fera?
– Beh, sì.
– Non lo pensavi veramente? – Oliver smise di ridere e si limitò a rivolgere a Med un ultimo sorriso rattristato. – Peccato.
– Perché? – chiese Med, aggrottando la fronte alta come ogni volta che non capiva.
– Perché, – le rispose Oliver, toccandole con l’indice la punta del naso, – al Portiere sarebbe piaciuto invitare a cena la sua infermiera, dopo essersi sentito elogiare così.
Si allontanò da lei e si voltò per uscire dal bagno, ma in pochi secondi la voce di Med (guidata da una strana sensazione nel petto, nello stomaco e nella testa, sorretta da un’improvvisa consapevolezza e accompagnata da una decina di angioletti a forma di Fera che la incitavano) lo raggiunse.
– A me piacerebbe venire a cena con te!
 
 
 
– Che diavolo ti è preso? Sei impazzito?
Fuori dal pub continuava a fare un freddo cane. Charlie si sfregò rapido le mani per scaldarle.
– Mi dispiace, – rispose, senza guardarla. – Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Non avrei dovuto.
No, decisamente no.
Fera incrociò le braccia, arrabbiata. – Non ti ho mai visto così, Charlie. Mi spieghi che succede? E che significa che hai lasciato Baston?
Quella domanda ebbe l’effetto di pietrificare il ragazzo sul posto. Smise di sfregarsi le mani e si voltò lentamente verso di lei. – Hai sentito anche quello?
– Credo lo abbiano sentito tutti, lì dentro.
Gli occhi di Charlie si riempirono di imbarazzo mentre il suo viso diventava di un bel rosso acceso. – Oh, maledizione…
Dillo a me, pensò Fera. Tutto credevo tranne che ti piacessero i ragazzi. La mia solita sfortuna.
… mia? Di Med. È Med quella sfortunata. Certo.
– Diamine. Mi dispiace, – mormorò Charlie. – Non… non volevo che lo venissi a sapere così.
Fera sospirò. – No, nemmeno io. – Si morse un labbro e guardò altrove. – Credo di doverti anch’io delle scuse, a questo punto.
– Tu? E perché mai?
– Beh, – rispose, – se avessi saputo che tu, insomma… se l’avessi saputo non avrei fatto tutto questo.
– Questo cosa?
Stavolta era il turno di Fera di sentirsi imbarazzata. – Vedi… se stasera ti ho portato qui è perché speravo che tu e Med vi piaceste. Volevo combinarti un appuntamento, ecco. Lei è uscita da poco da una storia un po’ brutta, e speravo che con te… e anche tu sei sempre solo… ero in buona fede. Se avessi saputo che le ragazze non ti piacciono, non l’avrei mai fatto.
Charlie aggrottò la fronte. – Che stai dicendo, Fera?
– Beh, questo. Che se avessi saputo che sei…
– Io non sono. Ci conosciamo da mesi e non lo sai?
Fera scosse la testa, confusa. Di che stava parlando?
– Aspetta. Rallenta. Prima Baston ha detto che tu l’hai lasciato: implica che siete stati insieme.
– Ma non implica che non mi piacciano le ragazze. Soprattutto una.
Lei fece per ribattere, ma Charlie sospirò e chinò il capo. – Senti, davvero, mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo prima, ma… insomma, non pensavo che questa storia sarebbe venuta fuori tra noi. È stato uno sbaglio, uno…
– Ehi, tranquillo, – lo fermò Fera. – Non sono arrabbiata perché sei stato con Oliver, solo avresti potuto essere un po’ più… discreto, nel pub. E comunque, hai tutto il diritto di tenere certe cose solo per te e non andarle a dire alla prima estranea che incontri.
– Tu non sei un’estranea.
– No, ma ci conosciamo solo da qualche mese, ed è comprensibile che tu non venga a raccontarmi che a scuola ti sei preso una sbandata per un ragazzo. Nemmeno io, d’altronde… – cominciò a dire, ma si fermò in tempo.
Che fai? Non vorrai mica raccontargli “quella cosa”, vero?!
Troppo tardi: Charlie era stato attento alle sue parole, e anche le ultime non gli erano sfuggite.
– Nemmeno tu… cosa?
– Niente, – si corresse in fretta Fera. – Niente. Un lapsus. Non volevo dire nulla.
Il ragazzo sorrise, improvvisamente pieno di malizia. – Non dirmi che anche tu…
– No.
– Con una ragazza…
– Smettila.
– Smetterò solo quando mi dirai la verità. Il naso ti si è già allungato di qualche centimetro, sai?
– Oh, e va bene! – sbottò lei. 
 Avevo diciassette anni ed ero confusa, tutto qua. Ecco. Prendimi pure in giro, dai.
Charlie ghignò, poi le mise una mano sulla spalla. – Come posso prenderti in giro? Nessuno può capirti meglio di me. Davvero. – Si passò la lingua sulle labbra, poi continuò: – Con Oliver sembrava… giusto, ecco. Non mi ero nemmeno posto il problema se fossi etero o meno, non mi importava, era solo…
– … giusto. Ti capisco, per me era lo stesso.
Il ghigno si tramutò in un sorriso. – È bello, sai?
– Che cosa?
– Che abbiamo avuto un’esperienza simile. Che ci capiamo. Non mi era mai successo prima d’ora, con altre persone.
Al che Fera non poté impedirsi di arrossire. Abbassò lo sguardo, e d’improvviso la mano sulla sua spalla sembrò incredibilmente calda e piacevole da avere addosso – il che la fece arrossire ancora di più.
Charlie parve percepire questo suo imbarazzo, perché staccò la mano e la rimise in tasca. – Senti, – chiese, dopo qualche istante di silenzio, – tanto per curiosità, puoi dirmi con chi…?
Fera alzò il capo e trattenne una risatina. – Non credo che tu voglia saperlo davvero.
– No, sul serio, sono curioso! Avanti, – scherzò, 
 tanto di sicuro non la conosco!
– Oh, invece sì.
Charlie aggrottò le sopracciglia. – Sul serio?
– Già. Diciamo che te l’ho appena presentata.
Il ragazzo ci mise un po’ a capire, ma alla fine ci arrivò. – Piccola mente perversa, – borbottò, fingendosi inorridito, – volevi farmi mettere con la tua ex!
Fera fece spallucce. – Beh, lei voleva farmi mettere con il tuo ex. Direi che siamo pari.
Risero entrambi. La situazione, ora che tutti i sottotesti erano venuti a galla, sembrava davvero ridicola e incredibile; molto meno ridicolo, invece, sembrava essere lo strano groppo allo stomaco che Fera iniziava a percepire.
Ha detto che gli piacciono le ragazze. No, che gliene piace una in particolare. Ma…?
Come se le avesse letto nel pensiero, Charlie smise di ridere. – Ad ogni modo, Med è simpatica ma non è il mio tipo. Ti somiglia troppo poco perché possa piacermi.
La frase era stata pronunciata in fretta, come se Charlie non volesse che Fera la sentisse del tutto, ma lei arrossì lo stesso fino alla punta dei capelli. Le stava forse dicendo che…?
– Ch-che vorresti dire, scusa? – balbettò.
– Ehm… esattamente quello che ho detto, – rispose lui, arrossendo a sua volta.
Oh no. Oh no. Mi stai prendendo in giro, questa è la verità.
– Tu… ehm… – Fera distolse lo sguardo e iniziò a torcersi le mani, imbarazzata. – Io non pensavo che…
– Lo so che non lo pensavi. Credo tu sia l’unica in tutta la Romania a non essersene accorta.
– Beh, – replicò, piccata, – non che tu mi abbia dato indizi ragionevoli!
– Cosa?! – Charlie sgranò gli occhi. – Ma sei pazza?
Io? Se non sbaglio, non mi hai mai nemmeno chiesto un appuntamento!
Fera non sapeva perché quella frase le fosse uscita dalla bocca. Forse che lei volesse una cosa del genere? Ma no, figuriamoci, Charlie era un amico! Un vero amico! Come poteva desiderare che diventasse qualcosa in più?
Certo che no. Figuriamoci. Però, se davvero gli piaccio, avrebbe potuto sbilanciarsi un po’. Eh.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. – Oh, certo. E tutte le gite che abbiamo fatto, cosa dovevano essere secondo te?
Stavolta fu Fera a sgranare gli occhi. – … Gite?
– I Tatra, Oradea, la Transilvania… – snocciolò lui. – Saranno stati almeno una decina di appuntamenti. Pensavo te ne saresti accorta da sola, prima o poi.
Oh. Oh diamine.
– Io… in realtà io… – Fera si impappinò, sempre più imbarazzata. Merlino, quanto era stata stupida da uno a mille? Duemila? Troppo poco. Erano mesi che il suo amico ci provava con lei, e non se ne era accorta? Che diavolo aveva avuto in testa? E perché, per i Fondatori, perché una parte di lei si sentiva felice come una Pasqua nel sapere tutto ciò?
Deglutì e tacque, senza sapere cos’altro dire. Dal canto suo, Charlie sembrava invece deciso a dirimere la questione una volta per tutte.
– Ma tranquilla, eh, non c’è problema, – sbuffò infatti. – Insomma, posso capire che tu non trovi attraente una persona che invece della solita cena sceglie di portarti in giro per il mondo. Magari preferisci i ragazzi con i pettorali fantastici; mi sta bene, davvero. Per esperienza, però, posso dire che i muscoli di Baston non sono poi questo granché.
L’ironia in quella frase era troppo evidente perché Fera non la cogliesse; e infatti, nonostante l’imbarazzo, riuscì a riderci su. – Mi fiderò del tuo giudizio, non ho proprio voglia di controllare di persona, – rispose, rincuorata.
– Sicura?
– Sicurissima.
Tornarono a sorridersi, improvvisamente dimentichi della discussione di poco prima, del freddo e di tutto il resto. Fera si ritrovò a pensare che la situazione in cui si trovava era strana, stranissima, eppure non riusciva proprio a impedirsi di essere contenta della piega che aveva preso quella strana serata. Né lo voleva, d’altronde.
– Quindi, – disse alla fine, – non hai intenzione di invitarmi ad un appuntamento normale, tipo a cena, giusto?
– Giusto, – rise lui. – Ma puoi sempre farlo tu.
Il sorriso di Fera si allargò. – Questo è poco ma sicuro.
 
 
 
– Il Paiolo Magico.
– Vorresti cenare circondata da maghi di passaggio?
– La Luna Piena.
– Sarò pure un giocatore famoso, ma dovrei essere il Ministro della Magia per permettermi solo l’antipasto.
– Robert’s.
– Per la barba di Merlino, non mi infilerei mai in quel covo di matti!
– Beh, allora proponi tu un posto!
– Uhm… Mielandia.
– Ma non è un ristorante!
– Mi piacciono le caramelle.
Med sollevò un sopracciglio e rivolse a Oliver un’occhiata dubbiosa. – Ti ingozzi di caramelle e poi vai a giocare?
– È per questo che sono caduto dalla scopa.
Mano nella mano come erano arrivati, “il portiere e l’infermiera” uscirono dal pub e furono avvolti da una corrente d’aria fredda; si gelava all’esterno, ma a Med sembrava fosse più sopportabile rispetto a due ore prima. Strinse le dita di Oliver non appena avvistò Fera, stranamente rossa in volto; quando anche lei si accorse della sua presenza, sollevò una mano per salutarla e sorrise in modo stranamente soddisfatto. Dietro di lei comparve subito Charlie, che doveva essersi allontanato per comprare qualcosa, dato che si diresse verso Fera e le porse qualcosa molto simile a un paio di guanti blu. Per un istante Med si sentì in colpa per avere abbandonato il suo “appuntamento al buio”, ma durò molto poco: Charlie stava parlando a bassa voce con una Fera emozionata per chissà quale motivo e Med immaginò che anche loro avessero parlato della relazione tra Oliver e il secondogenito dei Weasley; a giudicare dagli sguardi che Charlie e Fera si lanciavano, inoltre, dovevano anche aver chiarito i propri gusti.
– Charlie, io… – esordì Oliver non appena si furono avvicinati.
– No, – lo interruppe Charlie, – sono io a dovermi scusare. Mi dispiace, non avrei dovuto comportarmi come un ragazzino, avremmo potuto passare una bella giornata se non avessi messo il broncio.
“Fagli capire che vuoi scusarti, ma lascia che sia lui a chiedere perdono. L’orgoglio è importante, ragazzo mio, e io ti ho appena svelato uno dei trucchetti da Serpe per mantenerlo”: Med sapeva che la sua frase rimbombava ancora nella mente di Oliver, perché il suo amico le scoccò una rapida occhiata ammirata. Forse lei non era intelligente come Fera, ma sapeva condurre le proprie battaglie a suon di maschere e finti piagnistei. Con Bill non avevano funzionato, però, e questo bastò a farle capire che non avrebbe dovuto comportarsi nello stesso modo con Oliver.
Che, a quanto sembrava, la preferiva così.
– Possiamo ancora passare una bella serata, – esclamò, facendo l’occhiolino a Fera quando la sua amica si accorse delle dita intrecciate a quelle di Oliver. – Andiamo a prendere qualcosa da bere?
– Med, sono le sette, – le fece notare Fera.
Med alzò gli occhi al cielo ormai scuro. – Va bene, vorrà dire che andremo a cena. E poi a bere. Abbiamo un sacco di cose da raccontarci, Fera, e per stare dietro a questi due non siamo ancora riuscite a farlo!
– Ehi, non parlare di noi come se non fossimo presenti! – esclamò Oliver fingendosi indignato. – Stiamo proponendo una cena a coppie, se ho ben capito?
– Oh, e non immagini nemmeno quante coppie siano… – osservò divertito Charlie, facendo sorgere sul volto di Oliver un’espressione interrogativa.
– Voi due, muovetevi, non vorrete rischiare di non trovare tavoli alla Luna Piena! – gridò loro Med, allontanandosi con Fera in un vicolo nascosto per potersi smaterializzare.
La Luna Piena? Ma sai quanto cavolo costa quel posto? – esclamò Fera sorpresa.
Med le ammiccò di nuovo. – Non preoccuparti, mettiamo tutto sul conto di Percy e lo spediamo al Ministero!



 











... fine? No! Manca ancora un piccolo epilogo!
Per adesso, Med e Fera vi salutano e vi lasciano - e in fretta, visto che sono in ritardo per l'appuntamento coi loro ragazzi...


Grazie a chiunque abbia letto questo piccolo delirio, a chi l'ha recensito, a chi si è pur minimamente appassionato alle vicende di quelle due capoccione delle protagoniste e, insomma, a chiunque non abbia storto a prescindere il naso di fronte alla presenza di "self-inserction": speriamo che vi siate divertiti a leggere questa storia come noi ci siamo divertite a scriverla!
A presto, con l'epilogo!

FeraNoir
  
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