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Autore: bambolinazzurra    15/03/2013    3 recensioni
Roxas ha una piccola "disavventura" che lo costringe ad abbandonare la sua prima palestra e a trovarne un'altra. Axel, il suo nuovo istruttore, si diverte a stuzzicarlo e metterlo a disagio.
Chi avrà la meglio?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Lexaeus, Roxas, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ecco il 17esimo capitolo per voi. Piccolo avvertimento: se possibile si astenga chi sostiene Xion in modo sfegatato e non accetta critiche a suo carico, perché in questa storia non ne esce bene. Io ve l’ho detto. Ora precisiamo, io non disprezzo Xion, ma nemmeno l’apprezzo particolarmente. Quindi la uso come più mi fa comodo, a seconda della storia.
Le parti scritte completamente in corsivo sono flashback.
Buona lettura!


Anche quel giorno l’allenamento era finito ma, per una volta, Roxas non si sentiva minimamente stanco. In ogni caso decise di non forzarsi con esercizi in più e si diresse verso gli spogliatoi.
Aprì allegramente il suo solito armadietto, tirò fuori il borsone e iniziò a spogliarsi, sibilando per il sollievo quando la sua schiena nuda fu accarezzata dall’aria fresca.
- Ehilà, bellissimo! – disse una voce alle sue spalle.
Era Terra e aveva attorno ai fianchi solo un asciugamano. Roxas distolse lo sguardo senza rimpianti: il corpo di Axel era molto, molto più bello.
- Ehi – rispose senza compromettersi, frugando nel borsone per prendere il cambio – Tutto bene? –
Terra, non visto, fece una smorfia.
- Di sicuro sto meglio di te. Quei raschi sulla tua schiena sono piuttosto brutti. E quello che vedo sulla tua spalla è il segno di un morso?! –
Roxas, anche lui non visto, ghignò in modo malvagio.
- Oh, sì, sono piccoli segni di affetto da parte di Axel. Non è carino? –
- Segni d’affetto, dici? –
- Mhm… esattamente –
- Ho visto Axel zoppicare, oggi. Tu c’entri qualcosa, per caso? –
Roxas ripensò al giorno prima e sorrise tra sé, arrossendo. La sensazione della pelle bollente e sudata di Axel contro la sua, i suoi gemiti, le parole appassionate che gli aveva sussurrato nell’orecchio con voce roca: “Prendimi, fammi tuo”; la vista del suo viso mentre Roxas lo penetrava lentamente, sentendosi affondare subito dopo i denti del rosso nella spalla, il calore opprimente all’interno del suo corpo, il ritmo quasi animalesco della prima volta, la dolcezza infinita della seconda…
- Roxas? Ehi, Roxas! –
Il biondo si voltò e si trovò davanti un Terra completamente vestito e vagamente preoccupato.
- Stai bene, amico? Sembravi imbambolato –
- Oh, sì… pensavo –
- A cosa, se posso? –
Roxas ghignò.
- Mi chiedevo semplicemente come sarebbe fare a te quello che ho fatto ad Axel per farlo zoppicare – mentì.
- E sarebbe? –
- Vuoi scoprirlo? – chiese Roxas in tono seducente, ma con espressione sadica.
- Uhm, scusa, Roxas, ma per quanto tu possa essere attraente io non sono interessato a quel genere di cose –
E se ne andò. Appena fu sicuro di essere solo, il biondo scoppiò in una risata fragorosa.
Qualcuno, dalla cima delle scale, iniziò ad applaudire e Roxas si voltò di scatto.
- Non dovresti essere qui, Ax – gli fece bonariamente presente il biondo.
- Oh, beh, me ne vado subito. Volevo solo sapere cosa hai detto a Terra per costringerlo ad avvicinarmi dicendo che siamo entrambi pazzi –
Roxas si strinse nelle spalle.
- Ha visto questi – indicò con il pollice i segni di unghie sulla sua schiena – E te che zoppichi –
Axel arrossì, ripensando anche lui al giorno prima. Quasi non riusciva a credere che fosse successo. Che proprio lui, tra tutti, avesse ceduto la dominanza ad un ragazzo più piccolo e inesperto. E, anche se i risultati erano stati decisamente soddisfacenti (inserire espressione sognante), si era sentito estremamente vulnerabile. Soprattutto quando Roxas aveva asciugato dolcemente con il pollice la lacrima solitaria che gli era scesa sul viso quando era entrato in lui, scusandosi per la propria inesperienza e goffaggine, nonostante Axel fosse sicuro che il morso che gli aveva dato fosse stato a sua volta piuttosto doloroso.
- Mhm… fai presto a farti la doccia, il mio turno è finito e sto per andar via – disse grattandosi la nuca, prima di sparire di nuovo, zoppicando in modo piuttosto vistoso.
Quella sera avevano appuntamento in un piccolo pub con il resto del gruppo, compresi Saïx e Demyx. Roxas si morse le labbra: aveva notato già il giorno prima quanto dolorante fosse il suo ragazzo e, sapendo che avevano appuntamento con gli altri, si era detto che doveva fare qualcosa per impedire ad Axel di sentirsi a disagio e, per così dire, sputtanarli clamorosamente.
Così, una volta arrivati a casa del rosso, tirò fuori una piccola pochette che conteneva alcuni dei trucchi di sua madre e costrinse Axel a sedersi (quest’ultimo fece una piccola smorfia), sfilandogli rudemente una scarpa e sollevandogli l’orlo dei pantaloni.
- Ehm… - fece il rosso – Non sapevo che avessi l’ossessione per le caviglie –
- Non ce l’ho, idiota. Lasciami fare e fidati di me, ok? Niente domande, capirai dopo –
Axel obbedì, per quanto strana gli sembrasse quella richiesta – e nonostante l’essere, sebbene affettuosamente, chiamato idiota gli facesse venire una certa voglia di fare l’esatto opposto di ciò che gli era stato detto. Incrociò le braccia dietro la testa e si rilassò, cercando di ignorare un lieve solletico dove il suo biondo stava “lavorando”.
- Sai – disse Roxas, senza incrociare il suo sguardo – sarà complicato nascondere la verità agli altri tutte le volte che facciamo… beh… una cosa del genere –
- Nascondere la verità? – ripeté Axel – Perché mai? Non siamo mica amanti clandestini –
- Ma tu sei troppo macho per fare la figura del sottomesso, no? E poi NON VUOI essere preso per i fondelli a vita dai tuoi due migliori amici, sentendoti chiamare “uke”, “mogliettina” e tutti gli altri nomignoli che gli altri già usano con me – disse il biondo, decisamente imbarazzato e anche un po’ mortificato.
Axel non rispose, a questo non aveva pensato affatto. Si sentì allo stesso tempo commosso e imbarazzato che Roxas volesse proteggere la sua dignità, nonostante il proprio orgoglio maschile fosse già piuttosto leso. E Axel aveva contribuito in parte.
- A proposito, il “dopo” è sempre così o zoppichi solo perché non stavi sotto da molto tempo? –
Il rosso si grattò la nuca.
- Uhm… Roxas… a proposito di questo c’è una cosa che forse dovrei dirti –
- Ti ascolto –
Il rosso mugugnò qualcosa di incomprensibile.
- Cosa? –
- Hai capito –
- Veramente no – obiettò Roxas – Ti dispiace scandire meglio le parole? –
- D’accordo. Devi sapere, caro mio, che io non sto mai sotto per nessuno
Roxas lo guardò arrossire furiosamente e piegò leggermente la testa di lato, confuso.
- Ma con me sei stato sotto –
- È proprio quello che ti sto dicendo –
Finalmente Roxas capì. E rimase a bocca aperta, mentre il suo stomaco cominciava a fare capriole senza apparente motivo.
- Mi stai dicendo che eri vergine, là dietro?! –
- Beh, non ero mai andato oltre alle dita, quindi… - Axel si grattò di nuovo la nuca.
E Roxas si sciolse all’espressione timida e imbarazzata del suo ragazzo. E il fatto che gli avesse donato la sua prima volta, che non aveva mai consumato prima dei suoi 26 anni? Quanto poteva essere dolce quel ragazzo dall’aspetto vagamente diabolico?
Il biondo mollò ciò che aveva in mano e iniziò a baciarlo con tutta la tenerezza del mondo, accarezzandogli il viso e i capelli e ignorando il lieve pizzicore che gli pungeva gli occhi dietro alle palpebre chiuse. Interruppe il bacio e lo abbracciò, sussurrandogli all’orecchio che lo amava. Non potè proprio farne a meno, in che altro modo avrebbe ancora potuto esprimere ciò che stava provando in quel momento?
Axel trasalì, ma quando Roxas si staccò da lui per guardarlo, leggermente preoccupato, si accorse che l’istruttore stava sorridendo timidamente, guardando altrove, le guance tutte rosa. Per non metterlo ulteriormente a disagio, si sedette di nuovo sul pavimento e riprese ciò che stava facendo. Alla fine si alzò e rimirò il suo lavoro, soddisfatto.
A quel punto anche Axel guardò in basso.
- Cos’hai fatto alla mia caviglia? Sembra gonfia ed ammaccata! – esclamò.
- Infatti – disse tranquillamente Roxas – Ti sei preso una storta, ieri sera, inciampando su una delle mie scarpe, ricordi? –
Axel ridacchiò.
- Sono proprio goffo, non è vero? –
- Decisamente –
Roxas sorrise di rimando.

Axel scostò la tenda che si trovava subito dopo il cancello aperto del ritrovo, segno che qualcuno era già all’interno.
- Salve, gente! Sentita la mia mancanza? Oh, e Roxas ha fatto un po’ tardi per un corso all’università, ma dovrebbe arrivare a momenti – esclamò allegramente.
- Roxas? Che bellezza, finalmente! –
Axel volse lo sguardo verso la nuova voce, perplesso. Apparteneva a una ragazza di bassa statura, con capelli a caschetto neri, grandi occhi azzurri e un seno che probabilmente non raggiungeva la seconda misura. Tuttavia aveva un bel visino, illuminato dall’enorme sorriso che gli stava rivolgendo.
- Tu sei un nuovo amico? Piacere di conoscerti… - cominciò, tendendogli la mano.
- Axel – rispose lui, stringendola – Piacere mio, ma… tu chi sei? Non per essere sgarbato, ovviamente, solo che è la prima volta che ti vedo –
- Ero fuori città. E sono Xion, la ragazza di Roxas –
Axel le mollò la mano, allontanando la sua di scatto, come se si fosse scottato.
- Tu cosa?! – sbottò, resistendo a stento all’impulso di afferrarle la gola.
Ex ragazza, Xion – la corresse freddamente Hayner – E vedi di non dimenticartene –
Axel si rese conto solo in quel momento che tutti i presenti – Hayner, Naminè, Sora, Kairi e Riku – stavano guardando male la ragazza.
- Esatto! – ribadì aggressivamente Naminè, cogliendo il rosso alla sprovvista – Pensavi veramente che Roxas ti avrebbe considerata ancora la sua ragazza dopo tutto quello che gli hai fatto passare?! –
- Non capisco di cosa tu stia parlando, Nami… -
- Smettila di fare la santarellina! – gridò la bionda – Lo abbiamo sempre saputo tutti, fin dall’inizio, che non andavi bene per lui e ci siamo anche sempre chiesti come facesse a stare con te in primo luogo. Tu che hai quell’aria da bambolina innocente e invece sei così esperta e navigata! –
Era il modo di Naminè di darle della poco di buono e Xion se ne rese conto. Strinse pericolosamente gli occhi, ma a parte quello il suo viso non tradì emozione alcuna.
- Perché non lasci che sia lui a decidere cosa fare? –
- Non illuderti, Xion, non sceglierà mai te. Non ora che ha finalmente trovato una persona che lo rende davvero felice. E che dimostra di tenerci a lui – si intromise Riku.
- E chi sarebbe la troietta? –
Axel scosse la testa, contrariato.
- Così sboccata, per una bella ragazzina… un vero peccato, direi – disse severo.
In quel momento entrò il “pomo” della discordia, togliendosi la borsa dei libri dalla spalla.
- Buongiorno. Cosa mi sono per… -
La borsa cadde con un tonfo sordo mentre l’espressione di Roxas passava a velocità impressionante da stupore a rabbia, per poi diventare una di puro disgusto e scivolare infine nella più totale indifferenza.
- Cosa fai qui, Xion? – chiese freddamente.
- Sono tornata, Roxas – rispose dolcemente lei – E sono tornata per restare –
- Bene. Ora sei pregata di uscire dal nostro ritrovo –
- Ma Rox… non sei contento di rivedermi? –
- Sei una ragazza intelligente. Guardami in faccia, somma la mia espressione con le mie parole e trai da sola le tue conclusioni –
- Ma io voglio tornare con te –
- Piccolo problema: anche se non fossi impegnato non ti vorrei comunque. Sei storia passata. Ora aria! Via! Sciò! –
Tutti rimasero sbalorditi della freddezza e della fermezza del ragazzo, di solito così affabile, anche se a volte un po’ brusco… Ma considerati i loro trascorsi…
- Sei proprio sicuro di ciò a cui stai rinunciando? – Xion tentò un piccolo sorriso seducente, spingendo appena in fuori il petto quasi inesistente.
Il biondo non fece una piega.
- Non so nemmeno cosa ci trovassi in te – disse indifferente.
- Sei un ingrato, Roxas! Sono stata io a renderti ciò che sei oggi! –
Un minuto abbondante di silenzio tombale, prima che si scatenasse una vera e propria esplosione di risate isteriche.
- Che diavolo avete da ridere! –
- Beh, Xion – fece Roxas, asciugandosi gli occhi su una manica – Ridiamo perché su questo hai proprio ragione. Credo che sia stata proprio tu a rendermi ciò che sono ora. Beh, forse non solo tu, ma in parte di sicuro –
- Che vuoi dire? –
Per tutta risposta Axel prese il suo biondo tra le braccia e lo baciò con abbandono, facendo sospirare Roxas di soddisfazione. Ignorando lo sguardo inorridito di Xion, i due andarono avanti ancora un po’.
- Ora lo sai – ghignò infine Axel – Roxas è il mio ragazzo. E non ho intenzione di lasciare che le cose cambino –
Tutti risero di lei e Xion corse via, decisamente umiliata.
Roxas fece per dire qualcosa, ma gli squillò il telefono. Ascoltò attentamente per un po’, mormorò un breve assenso e chiuse la conversazione.
- Vado a prendere Tidus da scuola, non sta bene –
- È un “non sto bene” per evitare l’interrogazione? – chiese Sora.
- Stranamente no. In effetti è il contrario. Ha i sintomi dell’influenza già da un paio di giorni, ma oggi è andato comunque per dare un’interrogazione per cui ha studiato per un paio di settimane. E ora che l’ha finita vuole tornare a casa, giustamente. Torno appena posso –
Quando il biondo fu lontano, Axel si voltò verso gli altri.
- Bene, ora chi ha voglia di spiegarmi questa faccenda di Xion? –
Gli amici si scambiarono un’occhiata.
- Sei proprio sicuro di volerlo sapere? – chiese Kairi.
- No, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. So una piccola parte della storia e se non ascoltassi il resto probabilmente non ci dormirei la notte –
- E non sarebbe meglio chiederlo direttamente a lui? –
Axel fece un sorrisetto triste e scosse la testa.
- Lo farei, se potessi, ma non voglio rischiare di perderlo, grazie tante –
Hayner, alle sue spalle, annuì con aria di approvazione. Riku lo guardò perplesso e il rosso cercò di spiegarsi meglio.
- Se inizio il discorso della sua ex, lui vorrà sapere delle mie storie passate. E non sono solo un paio, sapete. Rischierei solo di ferirlo: Rox è un po’ sensibile per quanto riguarda la mia esperienza. Cerca sempre di non farmelo pesare, ma si capisce –
Naminè prese Axel per un braccio e lo costrinse a sedersi su uno dei divanetti, prendendo posto accanto a lui, mentre Hayner si accucciava sul suo solito sgabello. Gli altri, con molto tatto, si scusarono ed uscirono dal ritrovo per andare a prendere qualcosa da mangiare.
- In un certo senso è iniziato tutto nel nostro primo anno di superiori – cominciò Naminè – Lei era già al terzo anno e l’abbiamo davvero notata solo dopo il terzo mese di scuola. Stava litigando pesantemente con il gruppo dei “popolari” del suo anno ed esponendosi al pubblico ludibrio perché quegli idioti avevano osato fare un commento malevolo su una ragazza costretta in una sedia a rotelle –
- Beh… rispetto assoluto –
- In quella circostanza sì – annuì Hayner – Tra noi esprimemmo apprezzamento per ciò che aveva fatto. Beh, fu da quel giorno che Roxas cominciò a guardarla sempre più spesso quando passava per i corridoi. E a cercare il suo sguardo. All’inizio si trattava solo di rispetto. Poi di ammirazione. Alla fine diventò una vera e propria cotta, ma lui era troppo timido per avvicinarla –
- Noi ragazze ci offrimmo di diventare sue amiche e presentargliela, ma lui rifiutò perché voleva farcela da solo –
- E ce la fece davvero con le sue forze? –
- Oh, sì. Ma passò un bel po’ di tempo. Gli capitò di conoscerla ufficialmente solo durante un’assemblea d’istituto del secondo anno e diventarono da subito buoni amici –
- Ma Roxas era talmente accecato dai suoi sentimenti da non accorgersi che lei stava cambiando, in peggio – mormorò Naminè – Xion iniziò a fare amicizia con gli stessi ragazzi con cui aveva litigato quel fatidico giorno, dicendo a Roxas che erano cambiati, che avevano capito i loro errori e ne erano pentiti –
- Cazzate, ovviamente – sbottò Hayner – Era stata lei, invece, ad assumente molti dei loro atteggiamenti e si sentiva in dovere di giustificare i suoi nuovi amichetti. Roxas per fortuna non ha mai frequentato quel gruppo, sebbene lei l’avesse invitato in qualche occasione. Intanto continuava a farsi coraggio per chiedere a Xion di uscire –
E ce l’aveva fatta. I due avevano cominciato a uscire insieme come amici durante l’estate, diventando praticamente inseparabili. Il che voleva dire che anche gli amici del biondo furono costretti a sorbirsi la ragazza piuttosto spesso. Poi, grazie al cielo, lei era andata in vacanza coi suoi per tornare appena prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
- E poi? – chiese Axel, affascinato dal racconto suo malgrado.
- E poi, finalmente, Roxas le confessò i suoi sentimenti. Un classico: lui timido e impacciato che balbettava dicendole di volere una storia con lei e lei che gli saltava addosso, abbracciandolo. Poco tempo dopo lei gli chiese di fare sesso –
Axel si morse le labbra e abbassò lo sguardo.
- Ecco, questo non lo volevo sapere – disse infine – Che importanza ha nella storia, comunque? –
- Tanta da non poter essere omesso – gli assicurò Naminè – E poi sei tu che hai chiesto di sapere –
- Ma perché è così importante?! – insistette il rosso.
- Perché sì! – sbottò Hayner. Poi sospirò e proseguì – E ovviamente, cos’avrebbe mai potuto rispondere un adolescente in preda agli ormoni la cui ragazza chieda una cosa del genere? Beh, lo sai meglio di me –
- E poi scoprimmo cosa c’era sotto, anche se per puro caso. Fu grazie a Olette, che purtroppo quel giorno aveva un forte mal di pancia che la relegò in bagno per gran parte della giornata –
- L’hobby di Xion era collezionare verginità maschili – disse furiosamente Hayner – E Rox era il suo “gioiello”. Probabilmente perché era il più appetibile che si fosse portata a letto –
- Cosa?! Come l’avete scoperto? –
- Olette era in bagno, giusto? –
Axel annuì.
Ebbene, Xion era entrata in bagno con un’amica durante l’intervallo e, tra una futile chiacchiera e l’altra, l’amica aveva cianciato allegramente.
- E così, Xion, hai un altro ex verginello per la tua collezione? –
- Sì, ed è anche uno dei più timidi – aveva ridacchiato lei – Si comporta proprio come un cucciolotto innamorato. È piuttosto tenero, in realtà, a quanto pare ci tiene davvero –
- Vuoi dire che ti dispiacerà doverlo piantare in asso, ora che l’avete fatto? –
Olette aveva trattenuto il respiro, inorridita. Come si poteva essere tanto meschini?
- Uhm… forse. Di sicuro è uno dei pochi che non mi farebbe fare brutte figure in pubblico. È oggettivamente carino –
Versetto d’assenso della cosiddetta amica.
- E ogni tanto è anche piacevole sentirsi amate e coccolate – confessò ancora Xion – Chissà, forse alla lunga potrebbe diventare noioso, ma per ora credo che me lo terrò. Anche se non è più vergine… -
A quel punto le due erano uscite dal bagno e Olette, furibonda e con gli occhi inondati di lacrime sia per la tristezza per Roxas che per il dolore che le trafiggeva ancora il basso ventre, si era precipitata a raccontare tutto agli amici, che poi avevano cercato il modo più gentile per riferire tutto al diretto interessato.
Roxas li aveva ascoltati attentamente, fissandoli con espressione vuota, senza battere ciglio.
- Devi esserti sbagliata, ‘Lette – aveva detto infine – Non penso che fosse Xion. Lei non è così –
I suoi amici sapevano per esperienza che insistere sarebbe stato inutile: il biondo sapeva essere straordinariamente testardo. E, d’altra parte, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma sorprendentemente non c’erano stati rancori da parte di Roxas per le “insinuazioni” fatte sulla sua ragazza.
E poi, un bel giorno, durante le vacanze di Pasqua, Xion era sparita completamente, all’improvviso. Inutili erano stati i tentativi del biondo di contattarla. Tornato a scuola Roxas, disperato, era arrivato ad avvicinare gli amici della ragazza, da cui si era sempre tenuto alla larga. Quando aveva chiesto informazioni, il gruppo si era fatto una sonora risata a sue spese, spiegando che Xion si era trasferita in un’altra città e che “Non penserai mica che fosse davvero innamorata di uno sfigatello come te?!”.
Per una settimana Roxas era stato davvero a pezzi, si era sentito  preso in giro, usato e infine gettato via dalla persona che aveva considerato la sua prima storia importante. Poi, tirato fuori il minimo di dignità e amor proprio che, sebbene stropicciati, possedeva ancora, il ragazzo aveva proseguito la sua vita a testa alta. Si era scoperto gay pochi mesi dopo ma, figura di merda a parte, era stato un sollievo sapere di non doversi più mettere in gioco con il “gentil” sesso.
- E il resto lo sai – concluse Naminè.
E Axel capì, capì molte cose. Per esempio la reazione del biondo al suo laconico andarsene di casa dopo quel primo “ti amo”. All’epoca l’aveva considerata un tantino esagerata, ma ora, alla luce di quelle nuove informazioni, tutto aveva più senso.
Il rosso di ritrovò a respirare pesantemente dal naso, le mani strette a pugno.
- Come ha osato quella… quella…!
- Sì, lo sappiamo – mormorò Hayner – Ma ora lei è davvero storia passata. Quindi con Roxas fai finta di non sapere niente e non parlare mai di lei, è il modo sicuro di farlo imbestialire –
Axel annuì.

- Naminè, spero tu stia scherzando –
- Nient’affatto! –
- Ma sai benissimo cos’ho deciso dopo lei. Dopo Xion. Che non avrei mai più fatto una cosa del genere con una ragazza. E poi… beh… Axel… -
- Già, Axel… Senti, nessuna pressione. Sei uno dei miei migliori amici e io… non ti obbligherei mai, ovvio. Ma è da un sacco che vorrei farlo e con te… sarebbe un sogno – Naminè arrossì e distolse lo sguardo.
- Nessun coinvolgimento sentimentale, vero? – chiese Roxas, teso come una corda di violino.
- Nessuno – gli assicurò la ragazza.
- Allora lo farò –
Naminè gli saltò al collo.
Nel frattempo, altrove…
- Posso ricordarti che sono il ragazzo di uno dei tuoi migliori amici? – fece Axel.
- E allora? I sentimenti non c’entrano niente, è un’azione puramente fisica –
- Sai, suona male detto così… -
- Conosci forse un altro modo per dirlo? –
Axel si strinse nelle spalle.
- Quello che sto dicendo è che non mi sembra giusto nei confronti di Roxas –
- E vuoi forse dirmi che non ti piace fare cose del genere? –
- No, anzi. Ma dovresti saperlo che preferisco i ragazzi –
Selphie ridacchiò.
- Vedrai che ti divertirai. Non fare il timido! –
- Oh, non me lo sognerei mai – ribattè il rosso, sfoggiando un ghigno lupesco – Accetto la tua proposta, gentil pulzella –

Continua… (anche se ancora per poco)
  
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