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Autore: RoseScorpius    15/03/2013    23 recensioni
"Draco Malfoy, nonostante avesse quarant'anni suonati e fosse indubitabilmente un Purosangue ossigenato, non era poi così male. Insomma, per essere un noiosissimo adulto che aveva sposato mia madre, avrebbe potuto andargli peggio.
Almeno, questo era quello che pensavo da quando era entrato a far parte ufficialmente della mia incasinatissima famiglia. Pensavo, in effetti, che Draco Malfoy fosse l'ultima persona sulla faccia della terra a cui sarebbe venuto in mente di farmi quel discorso. Così come, d'altronde, pensavo che tra me e Scorpius non ci sarebbero più stati malintesi e che a Hogwarts non sarebbe mai successo nulla di più pericoloso di una lezione del professor Rüf.
Me illusa.
È scientificamente provato che a Hogwarts deve per forza succedere qualcosa di oscuro e misterioso, almeno una volta ogni cinque anni. Quanto al discorso... sì, beh, quello magari si sarebbe potuto evitare..."
SEQUEL DI "PERCHE' SUL CAMPANELLO DI CASA MIA C'E' SCRITTO WEASLEY-MALFOY?!"
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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Un grazie enorme a tutti per l'entusiasmo con cui avete accolto questa nuova storia. Vi mandarei anche un bacio, ma sono piena di germi e raffreddore quindi cretetemi sulla parola: non lo volete xD
Spero che questo capitolo vi piaccia. Io, personalmente, ho adorato scrivere di Basta Siete Troppo Curiosi :)

 

Marghe


PS. La solita standing ovation per la Zuz, prego.
 


Capitolo 1

È una persecuzione!

 

Si può essere perseguitati da molte cose, nella vita: dalla sfiga, dalle persone moleste, dai Nargilli o anche dalle pulci, se ci si dimentica troppo spesso di lavarsi. Per quanto mi riguardava, non ero mai stata perseguitata da nessuno di questi, anche se – essendo imparentata con qualche centinaio di teste rosse Weasley – avevo una certa esperienza in materia di persone moleste. E me n'ero sempre lamentata con vigore, ovviamente.

Ma, beh, con il senno di poi gli scherzi di Jamie e Fred non mi sembravano più così male. Insomma, non da quando ero perseguitata da un modello di biancheria intima deciso a seguirmi in capo al mondo, né tantomeno da quando la mia vita sessuale era diventata affare di tutti.

Non che io avessi una vita sessuale, tra parentesi. 

Il che – come avrei presto scoperto – era il nocciolo della questione.

 

***

 

Ero così imbarazzata dalle parole di Draco che non ebbi nemmeno il coraggio di guardare Scorpius in faccia mentre salivamo su treno. Quando entrammo nello scompartimento dei nostri amici, sempre evitando rigorosamente di toccarci o di incrociare gli sguardi, Albus girò la testa dall'altra parte e cominciò a giocherellare con la bacchetta. Ci mancava solo che si mettesse a fischiettare e poi non avrebbe potuto essere più sospetto di uno schizofrenico insanguinato con una pistola in mano.

Combinato un casino, Cupido?

Marshall si staccò dalla faccia di Lily con un risucchio degno della Piovra Gigante e fece scorrere uno sguardo perplesso dall'espressione abbattuta di Scorpius alla scatola di preservativi che teneva ancora in mano.

« Che cosa...? »

Scorpius si affrettò a far sparire i preservativi nella tasca del giubbotto.

« Niente » borbottò con una smorfia.

Anche lui sembrava piuttosto sospetto. Anche io, in effetti – realizzai, incrociando il mio riflesso color melanzana nel vetro del finestrino. 

Mort, che negli ultimi minuti aveva rollato un piccolo esercito di sigarette e le aveva disposte sul sedile vuoto al proprio fianco, scoppiò in una risatina che trovai immensamente irritante.

« Sì, Scorp, niente... »

Marshall gli diede man forte: « Eh, voi due... fate tanto i pirla, ma poi... »

« Dai, lasciali stare » lo rimproverò Lily, tirandogli uno schiaffo sul braccio.

Stavo per innalzarla ufficialmente al rango di mia santa patrona e amatissima cugina a cui avrei fatto un regalo di compleanno stupendo quando Lily pensò bene di smentirmi con un cospiratorio: « Questa sera voglio sapere tutto, Rose ».

Scorpius emise un gemito disperato e sgusciò verso la porta.

« O-ok, io devo andare a pattugliare il treno... » balbettò.

« Oh, avanti, Scorp! » esclamò Mort. « E chi dice niente se vi divertite? Buon per voi ».

Ma prima ancora che finisse di parlare Scorpius gli aveva già sbattuto la porta dello scompartimento sul naso e si era dato a una fuga ben poco onorevole. Marshall lanciò un'occhiatina divertita alla porta, che tremava ancora per la malagrazia con la quale era stata sbattuta.

« Secondo me questa era un'ammissione di colpa... » commentò.

Di colpo, mi ritrovai tre paia di occhi puntati addosso con insistenza. Feci del mio meglio per non arrossire, ma per il successo che ebbi avrei potuto essermi appena lanciata addosso un incantesimo Mutacolore. 

Oh, certo, Scorp, pensa a salvarti la pellaccia e abbandonami pure qua, che mica mi offendo. Gran cavaliere...

Prima che la situazione potesse peggiorare ulteriormente, mi sembrò saggio sviare il discorso verso lidi più sicuri. Mi schiarii la gola, approfittandone per scoccare un'occhiataccia a mio cugino: « Allora... qualcuno di voi ha idea di perché James oggi ce l'ha con l'universo? »

Al continuò a fingere di essere sordomuto, mentre Mort scrollò le spalle e si accese una sigaretta con un colpo di bacchetta.

« Per niente. Dovrei? »

« Tu no » risposi, senza staccare gli occhi dall'espressione colpevole di mio cugino. « Ma magari Albus ne sa qualcosa, non è vero? »

Al, vistosi costretto a dimostrarsi un po' più interattivo, optò per un colpetto di tosse impacciato.

« Ehm... potremmo parlarne in privato? »

Aprii la porta dello scompartimento e gli rivolsi un inchino ironico.

« Dopo di te ».

Non parve troppo contento che lo avessi preso così alla lettera, ma, seppur con estrema riluttanza, mi seguì nel corridoio, borbottando qualcosa a proposito del suo diritto ad avere un avvocato in aula. Nei mesi precedenti avevo fatto di tutto per non finire coinvolta nelle sue perverse macchinazioni, ma a quel punto mi vedevo costretta a intervenire prima che la situazione degenerasse in un disastro di proporzioni cosmiche. Sempre che non fosse già degenerata a tal punto, chiaro. E poi, sì, beh, meglio l'agenzia matrimoniale che restare nello scompartimento a farmi fare domande sull'uso che io e Scorpius avremmo fatto dei preservativi.

Appena trovai un angolo sufficientemente appartato piantai i piedi per terra e mi voltai verso di lui con le braccia incrociate sotto il seno.

« Allora? » lo aggredii.

Sì, dà soddisfazione trovarsi un capro espiatorio, decisamente. Non che Al non se lo meriti a prescindere, s'intende.

Al controllò nervosamente fuori dal finestrino, nella palese attesa di un'esplosione, della fine del mondo o di un qualsiasi altro buon motivo per cambiare argomento. Ma la periferia scorreva in silenzio oltre i binari, con i graffiti e le case tutte uguali, senza che succedesse nulla di anche solo vagamente degno di nota. Appurato che la cosa più eclatante che poteva aspettarsi da quella visione era un cane intento a marcare la ruota di una vecchia Ford, Albus passò ad assicurarsi che i propri lacci non celassero qualche mistero non ancora svelato.

« Ehm... » cominciò, quando fu chiaro che nemmeno i suoi mocassini lo avrebbero salvato. « Non è che potremmo discuterne in un momento più... » 

« Allora?! » 

Al si riscosse dalla profonda contemplazione delle proprie scarpe.

« Va bene... d'accordo... non mi uccidere... » borbottò. « Ecco, ho parlato con James l'altra sera... e, ehm... il fatto è che potrei avergli detto qualcosa come “ehi, James, quando ti deciderai a farti avanti con Domi?” e lui potrebbe aver risposto qualcosa come “Cosa c'entra Domi?” e a quel punto io potrei aver detto qualcosa come “Ti muore dietro da una vita, idiota” e lui... ehm... » si mordicchiò il labbro inferiore con l'aria di chi sta cercando le parole migliori per annunciare che il mondo verrà a breve sommerso da una pioggia di letame, ma, ehi!, non c'era nulla di cui preoccuparsi, era tutto sotto controllo. 

« E lui? » incalzai.

Al deglutì.

« Beh, ehm... credo che al momento sia terrorizzato a morte dall'idea di restare solo in una stanza con Domi... »

« Oh, insomma, nulla di che » conclusi, senza risparmiarmi un'abbondante dose del sarcasmo più meschino.

Hai solo bloccato la crescita a James e confessato il più scabroso segreto di Dominique al diretto interessato... cosa vuoi che sia?

Evidentemente era una peculiarità genealogica dei Potter, quella di riuscire sempre a stupire il prossimo con qualche colpo di genio simile. Jamie ne era la prova vivente, ma nemmeno Al era da meno. Lo stesso Al che (come volevasi dimostrare) al momento stava facendo sfoggio di un ottimismo assolutamente fuori luogo, rispondendomi: « Ma non tutto è perduto. Credo che James sia solo sotto shock – sai quanto è troglodita. In realtà potremmo ancora avere delle ottime possibilità di riuscita se... »

Avevo tutte le sacrosante intenzioni ribattere qualcosa di molto poco gentile a proposito del fatto che se lo avessi squartato e dato in pasto a un drago forse James e Dominique avrebbero ancora avuto qualche possibilità, ma prima che potessi dar voce a quei pensieri cruenti fui placcata dal baule che qualcuno stava facendo svolazzare in mezzo al corridoio.

« Ouch, mi dispiace, non ti avevo vista » si scusò il proprietario del baule, nonché causa scatenante del mio attuale mal di testa.

Mi massaggiai la nuca, brontolando un paio di invettive confuse. Dovevo aver preso un colpo davvero forte, perché l'attimo dopo mi ritrovai a strizzare gli occhi davanti al sorriso smagliante del ragazzo più maledettamente figo che mi fosse mai capitato di...

No, aspetta un secondo, io questo qua l'ho già visto...

Il ragazzo continuava a sorridermi con l'aria vagamente ebete dei modelli Babbani, che se ne stavano fermi nelle loro foto e non cambiavano espressione nemmeno a punzecchiarli con la bacchetta. 

Soffocai un gemito disperato.

« Ca-Calvin... cosa ci fai tu qua? »

Albus mi lanciò un'occhiatina sospettosa e vagamente irritata, non capii se per la possibilità che avessi cornificato Scorpius o per il dubbio che lo avessi fatto con un essere così incommensurabilmente figo.

« Lo conosci? » s'informò.

Calvin – tanto per essere originali – sorrise.

« Oh, sì, ci siamo conosciuti qualche settimana fa e le ho lasciato il mio numero, ma poi non mi ha più chiamato... » Lo sguardo assassino che ricevetti da Al mi lasciò intendere che non averlo chiamato non costituiva un'attenuante sufficiente per le mie colpe. Calvin mi fece l'occhiolino, apparentemente ignaro degli Avada Kedavra che stavano sprizzando dagli occhi di mio cugino. « A proposito, come va col tuo ragazzo? »

Arrossii fino alla punta dei capelli (il che era più che comprensibile, visto il mio cognome) e riuscii a strozzarmi con la mia stessa saliva nel tentativo di rispondere più in fretta possibile.

« Io... sì... tutto bene... »

Mentre Al continuava a promettermi una morte lenta e dolorosa con lo sguardo, Calvin approfittò del mio momento di debolezza per tirarmi una gomitata complice tra le costole.

« Gli è piaciuto il tuo regalo? »

La mascella di Al si contrasse con un piccolo spasmo.

« Sì, ehm... » borbottai, ripensando con una discreta dose d'imbarazzo al modo in cui ero balzata addosso a Scorpius per impedirgli di aprire il regalo davanti ai miei nonni, e con un'immensa dose d'imbarazzo alla faccia che aveva fatto poco dopo, in soffitta, mentre scartava i boxer. Se avessi avuto una pala e della terra a disposizione, non avrei esitato a sotterrarmi.

Anche in quel momento, in realtà, con Calvin che continuava a farmi l'occhiolino come se stessimo parlando di chissà quale doppio senso sconcio, avrei pagato una cospicua somma per potermi sotterrare. Per fortuna – o tanto per peggiorare la situazione, a seconda dei punti di vista – in quel momento comparve Scorpius dalla fine del corridoio, con la spilla di Prefetto appuntata tutta storta sulla divisa e un occhio viola e gonfio che gridava “Tiri Vispi Weasley” da tutti i pori. Quando ci raggiunse potei constatare che stava imprecando tra i denti contro i Grifondoro, e anche in modo piuttosto colorito.

« I tuoi cugini sono molto spiritosi » commentò, sistemandosi un ciuffo di capelli che gli pendeva mollemente in mezzo alla fronte con la poca dignità che gli restava. « Immensamente spiritosi... » ritrattò, girando la spilla dal verso giusto tra un sibilo e l'altro. « La bella notizia e che ho tolto venti punti a Grifondoro » concluse, sollevando il mento come se ritenesse di aver appena fatto un grosso favore all'umanità.

Fui ben contenta di dargli ragione, se questo significava che avrebbe continuato a ignorare la presenza di Calvin e le smorfie di Al. Mi stavo giusto accingendo a professare quanto fossi d'accordo con lui e quanto fosse stato bravo e coraggioso a sottrarre punti alla mia Casa (motivo per cui me la sarei presa a morte con lui, appena si fosse presentato il momento opportuno), ma prima che potessi dire alcunché Albus lo prese sottobraccio e cominciò a trascinarlo lungo il corridoio.

« Stupendo, era da un po' che mi serviva un buon motivo per prendermela con James » dichiarò, mentre Scorpius tentava inutilmente di opporsi a quel sequestro di persona. « E comunque » aggiunse, voltandosi per lanciarmi un'ultima occhiata torva. « Non credere che sia finita qui, Rose. Ci attende una lunga discussione, appena avrò finito di Cruciare James ».

Scorpius, che ormai aveva rinunciato all'autodifesa, mi rivolse un'espressione interrogativa.

« Una discussione su cosa? » chiese.

Albus, dopo avermi trucidata con lo sguardo per l'ultima volta, fece un gesto noncurante con la mano e riprese a trascinarlo verso lo scompartimento dei nostri cugini.

« Oh, niente... biancheria intima... » rispose, vago.

A giudicare dal gemito strozzato che gli uscì dalle labbra, Scorpius non doveva aver scelto l'interpretazione giusta per quella frase. In effetti, detta così suonava anche peggio di come era in realtà.

« E tu cosa ci fai qua, comunque? » borbottai, voltandomi verso Calvin (che al momento stava lanciando occhiatine bollenti al proprio riflesso nel finestrino). « Pensavo che fossi un Babbano ».

Insomma, già trovarmelo davanti in un negozio di biancheria era stato un trauma, ma rivederlo sull'Espresso di Hogwarts era semplicemente surreale. E inquietante. Molto inquietante.

Per tutta risposta Calvin mi rivolse un sorriso a trentadue denti.

« Oh, no, non sono Babbano: i miei sono maghi Purosangue » disse. Poi, facendosi meditabondo, aggiunse: « Anche se credo che abbiano taroccato un po' l'albero genealogico all'altezza di un mio trisavolo... »

« Allora conoscerai Marshall Matthews: i suoi genitori frequentano tutti i Purosangue della Gran Bretagna » intervenni.

L'espressione ebete sul volto di Calvin si fece se possibile ancora più accentuata.

« Eh? No, non sono mai stato in Europa prima. I miei sono di New York ». 

Questo se non altro spiegava l'accento da cowboy che in precedenza avevo attribuito al suo essere una sottospecie di pornoattore camuffato da commesso, ma di sicuro non spiegava perché un mago americano avrebbe dovuto comparire in Gran Bretagna di punto in bianco e mettersi a lavorare in un negozio di biancheria intima Babbana. Specie se era figlio di Purosangue.

Aggrottai le sopracciglia, confusa, e chiesi: « Cosa ci sei venuto a fare in Gran Bretagna, allora? »

« Oh, niente » rispose Calvin, con una scrollata di spalle. « Non andavo molto d'accordo con i miei, così appena ho compiuto diciassette anni me ne sono andato ».

Il modo in cui lo disse, come se fuggire in un altro continente al compimento della maggiore età fosse una specie di viaggio di piacere, mi lasciò esterrefatta.

« E quindi sei venuto qua solo perché non ti piaceva la tua famiglia? » ripetei, sempre più perplessa.

Insomma, seguendo quella logica io avrei dovuto fuggire su Plutone l'estate precedente. 

« Diciamo che non ci piacevamo a vicenda » precisò Calvin.

Il suo sorriso non diede alcun segno di cedimento a quelle parole, la qual cosa non poté che rafforzare la mia bassa opinione delle sue facoltà mentali. Decisi di soprassedere al fatto che mi aveva appena parlato dei propri problemi familiari come se si trattasse dell'oroscopo settimanale e continuai con l'interrogatorio. 

« Ma cosa ci facevi in quel negozio Babbano? »

« Ci lavoravo » rispose lui con tono ovvio. « Un mio amico mi ha trovato un lavoro come modello di biancheria, e nel tempo libero stavo in negozio a dare una mano ».

Modello di biancheria...

Ormai non aveva nemmeno più senso scandalizzarsi, supponevo: avrei dovuto rassegnarmi al fatto che quello strampalato individuo era la copia sputata del Calvin delle mie seghe mentali e che aveva tutta l'intenzione di perseguitarmi ovunque andassi. Probabilmente era anche un mago della lap dance...

« A proposito, non ti sei offesa per la storia del numero, vero? » saltò su Calvin. « È che c'era un tipo appiccicoso che avevo conosciuto in un pub la sera prima e volevo togliermelo di torno... ».

L'immagine di Calvin che ballava la lap dance con i tacchi dodici e un boa di piume rosa attorno al collo si fece più nitida.

« Un tipo... un tipo maschio? » tossii, appoggiandomi al muro per non rovinare a terra.

Calvin mi rivolse un sorriso sconcio che lasciò ben poco spazio all'immaginazione.

« Decisamente maschio, credimi sulla parola » confermò.

Mi ci volle un po' per riprendermi dal soffocamento, ma quando fui di nuovo in grado di respirare ero relativamente tranquilla. In fondo, doveva pur esserci un motivo se aveva passato gli ultimi sei mesi a sbavare dietro a Scorpius nella mia testa.

« Ovvio » commentai, cercando di smettere di pensare alla scena della lap dance. « Avrei dovuto capirlo mesi fa che eri gay. Eri troppo perfetto… »

Calvin annuì con convinzione per un paio di secondi, poi si bloccò e mi rivolse un sorriso perplesso.

« Di che stai parlando? » chiese.

« Lascia perdere… » borbottai. « Oh, per la cronaca, il biondo di prima è il mio ragazzo. Non sei autorizzato a farti alcun genere di fantasia su di lui, tipo, che ne so, film mentali erotici, lap dance o simili… »

Calvin parve sinceramente deluso da quel divieto.

« Oh, d'accordo » disse, con voce mogia. « Peccato, era carino ».

Si consolò in fretta, comunque: erano passati a stento due secondi quando, con un nuovo sorriso, aggiunse: « Quello moro e tappo è tuo parente? »

« Sì, è mio cugino... » risposi, cauta. « Si chiama Albus. Perché? »

« Mh... Ha un bel culo. Posso farmi fantasie su di lui? »

 

***

 

La mattina dopo, alle otto, giacevo in stato di coma apparente con la testa abbandonata sul piatto vuoto dei toast: tornare a svegliarsi alle sette e mezza era sempre un trauma, soprattutto se la suddetta sveglia avveniva con il dolce peso di Carly Alcott che mi saltava addosso urlandomi a squarciagola nelle orecchie.

Quella ragazza a volte avrebbe seriamente bisogno di una Pozione Calmante...

Anche James ne avrebbe avuto bisogno, d'altro canto: era da dieci minuti che continuava a parlare a macchinetta di Quidditch e della nuova strategia di allenamenti in vista della partita contro Serpeverde, che si sarebbe tenuta a metà marzo.

« Ci alleneremo cinque volte a settimana. Anzi, dici che potremmo fare dieci? Credo che il campo sia libero alle cinque di mattina... » stava dicendo al momento, troppo preso dai suoi delirii per accorgersi della forchetta che teneva sospesa a mezz'aria e della strisciolina di pancetta che stava per cadergli nella tazza. 

« Forse Austin dovrebbe allenarsi anche durante le lezioni » aggiunse, meditabondo, mentre la pancetta dondolava pericolosamente. « Non possiamo permettere che Severus prenda il Boccino... »

Mi sollevai dal tavolo quanto bastava per lanciargli un'occhiata sarcastica e versarmi una tazza di caffè. Già che c'ero ne approfittai anche per commentare: « Non per smontarti, Jamie, ma è da tre anni che Al prende il boccino a ogni partita ».

Così, nel caso ti fosse sfuggito.

« Appunto! » esclamò lui, battendo il pugno sul tavolo. « Dobbiamo impedirglielo a tutti i costi, lo capisci? Non posso permettere che Severus mi batta! »

Dal lato opposto della Sala Grande, al tavolo di Serpeverde, Albus si girò per salutarci con un sorrisino angelico. In effetti James aveva urlato abbastanza da permettere a tutta la Sala Grande di sentirlo. Appena Albus tornò a voltarci le spalle, James fece una smorfia e si ficcò in bocca la pancetta.

« Idiota... » grugnì, sputacchiando.

Svuotai mezza zuccheriera nel mio caffè, stando ben attenta a tenerlo fuori dalla portata della sua saliva, e proposi: « Magari si potrebbe avvelenarlo ».

Almeno non mi avrebbe più perseguitata per farmi confessare che avevo fatto sesso selvaggio con Calvin nel magazzino di un negozio Babbano. Non doveva avermi presa troppo sul serio, quando gli avevo detto che Calvin era gay: il fatto che fosse stato smistato a Grifondoro e che si fosse seduto accanto a me per la cena erano una prova inconfutabile della nostra tresca, a detta sua. E anche il fatto che avessi continuato a sorridere come una scema durante il suo smistamento: la possibilità che stessi ridendo perché Calvin aveva attraversato la Sala Grande come una diva sul red carpet e aveva polemizzato con la McGranitt circa l'aspetto antiestetico del Cappello, chiaramente, non era stata nemmeno presa in considerazione. Alla fine, esasperata, avevo sbottato: « Ma sei geloso o cosa? » riuscendo nell'intento di offenderlo e scollarmelo di dosso. Ma non ero così ottimista da pensare che avrebbe desistito tanto facilmente.

Sì, decisamente, dovremmo avvelenarlo.

Nel frattempo James stava continuando a blaterare a proposito del Quidditch e dello schema a V dei Cacciatori, intercalando occasionali « Sev è un minchione » tra una frase e l'altra. Stava appunto rimarcando con passione l'idiozia di suo fratello, spiegandomi nel mentre come dallo schema a V si poteva passare a quello allineato per confondere la difesa, quando Dominique si sedette di fronte a noi, salutandoci con un timido: « Come va? »

Prima che potessi anche solo pensare di rispondere, la faccia di James aveva attraversato tutta la scala cromatica e la sua tazza era caduta sotto il tavolo, sfracellandosi al suolo.

« Benissimo » rispose automaticamente.

Poi si alzò in tutta fretta e, dopo aver rovesciato una seconda tazza e un piatto di uova in camicia, si diede alla fuga. Dal tavolo di Serpeverde, Al (perché era superfluo dire che aveva seguito tutta la scena con attenzione maniacale) non sembrava più tanto in vena di ridere. Domi, dal canto suo, aveva l'aria di star meditando il suicidio.

« Mi odia, non è vero? » constatò con voce depressa.

« Ma no, non ti odia, figurati... » la rassicurai, come da copione.

E, sempre come da copione, Domi allontanò da sé il piatto che aveva appena riempito e sospirò.

« Non vuole nemmeno vedermi ».

Feci del mio meglio per non guardare verso il tavolo di Serpeverde, dove Al stava chiacchierando con una sua compagna di Casa in modo un po' troppo rumoroso e ostentato.

Tossicchiai.

« Ehm... beh... è un po' preso dal Quidditch ultimamente... »

Poi può anche darsi che Al l'abbia traumatizzato a vita, ma questi sono dettagli...

Mentre pensava che non la vedessi, Domi fece Evanescere il cibo dal piatto. Poi si pulì le labbra con un tovagliolo e raccolse da terra la borsa dei libri.

« Dovrei lasciarlo perdere » disse, prima di alzarsi. « Ci sto provando, lo giuro ».

Non avevo la più pallida idea di cosa risponderle, perciò mi limitai a ricambiare il suo sorriso mesto e rimasi ad osservarla mentre si allontanava, china sotto ai libri che probabilmente pesavano molto più di lei. Avevo sperato che con il Natale e la cucina di nonna Molly avrebbe ripreso un po' di peso, ma al contrario doveva essere dimagrita ancora. Di quel passo si sarebbe trasformata in un fantasma senza nemmeno accorgersene, come il professor Rüf.

Sospirai e bevvi il mio caffè, che ormai si era trasformato in una poltiglia fredda di zucchero semisciolto. Dominique depressa era sempre stata un lavoro a tempo pieno per me, visto che ero la sua unica amica: avevo pensato che James sarebbe stato un “Dominic Nott due, la vendetta”, con tutte le paranoie e i pianti annessi, e all'inizio ero stata ben felice che Domi preferisse non parlare troppo di lui. In fondo io avevo Scorpius e un sacco di altre cose per la testa, al momento, e lei probabilmente doveva pensare ai MAGO e non ci si deprimeva troppo. Insomma, era comodo pensare che le cose stessero così, quando a me andava tutto bene.

Solo da qualche settimana avevo cominciato a chiedermi se in realtà Domi non passasse la maggior parte del suo tempo a piangere da sola, mentre io me ne stavo a divertirmi con Scorpius e gli altri nella Sala Comune di Serpeverde. Avevo cominciato a notare che i suoi jeans taglia trentotto le andavano più larghi del solito, che si truccava troppo poco per nascondere le occhiaie, che spesso aveva gli occhi rossi e gonfi. Avevo cominciato a rendermi conto che forse avrei dovuto essere un po' meno egoista e preoccuparmi un po' di più per lei.

Sì, Domi, te la devi proprio far passare questa cosa per James.

Adocchiai un Tassorosso del quinto anno che la guardava allontanarsi con aria rapita, mentre la ragazza seduta accanto a lui si sistemava i capelli con l'espressione scocciata di chi si sta rodendo dall'invidia. Se Domi non avesse avuto l'ossessione maniacale di innamorarsi sempre di chi non la ricambiava, avrebbe potuto trovarsi il ragazzo in men che non si dica.

Studiai il Tassorosso con più attenzione: era piuttosto carino e sembrava grande, per essere solo del quinto anno.

Quasi quasi...

Al mi avrebbe squartata viva, ma se mi fossi rinchiusa nella torre di Grifondoro e non ne fossi più uscita per i prossimi cinquant'anni potevo avere qualche pallida speranza di sopravvivenza...

...forse.

 

***

 

Qualche ora più tardi la doppia ora di Trasfigurazione del lunedì mattina si protraeva nella noia più totale, come ogni settimana. In più, quel giorno, giusto perché non ci saltasse in testa di divertirci al rientro dalle vacanze, Ferguson aveva deciso di dedicare la lezione a un esperimento a gruppi sugli effetti collaterali delle Trasfigurazioni Animali. Il che, di base, significava starsene seduti a fissare un rospo trasfigurato in coniglio nell'attesa che desse segni di vita. Sorvolando sul fatto che il nostro coniglio continuava a gonfiare il petto e gracidare (ragion per cui Scorpius aveva giurato che non mi avrebbe mai più fatto metter bacchetta nei suoi esperimenti), la cosa più esaltante nell'ultima ora e mezza era successa quando il coniglio aveva mangiato il tema di Erbologia di Marshall. Sbadigliai e lanciai un'occhiata distratta a Ferguson, che era chino sul banco di Tessa ad osservare con aria rapita quella che aveva tutta l'aria di essere una chiazza di vomito di coniglio.

« È disgustoso... » commentai, lasciando cadere una manciata di Zellini in mezzo al tavolo.

« Assolutamente » convenne Marshall, e rilanciò con una Falce. « Stai bluffando di nuovo, non è vero? »

Inclinai un po' di più le carte, in modo che Mort non riuscisse a sbirciare la coppia di quattro, il due, il nove e il sette che avevo in mano.

« Te l'ho detto, ho un full. Liberissimo di non credermi » sbuffai, con quella che mi sembrava una degna espressione di spregio.

Mort sghignazzò.

« Un full, come no ».

E lanciò sul tavolo un Galeone. Il coniglio zampettò verso la moneta, l'annusò con perplessità e poi si allontanò gracidando allegramente. Al si ficcò una mano in tasca e piazzò un secondo Galeone sotto il naso di Mort, sogghignando.

« Scommettiamo duro, eh? Spero per te che tu abbia una scala reale ».

Per tutta risposta Mort si grattò il mento con la sommità delle carte e posò il Galeone di Al sopra il proprio. 

« Forse... » rispose, evasivo.

Il suo sorrisetto, però, era piuttosto eloquente. Lanciai uno sguardo allarmato alle mie carte e soppesai le monete che mi restavano in tasca. Al mi rivolse un sorrisino denigratorio.

« Allora, sei sempre sicura di avere in mano un full? »

« Oh, andate al diavolo, lascio » sibilai.

Al inarcò le sopracciglia in direzione delle mie misere carte, che ora giacevano a faccia in su sopra il tavolo.

« Mi aspettavo almeno una doppia coppia... » commentò con sufficienza.

Marshall scosse la testa.

« Grifondoro... sono così teneri quando cercano di dartela a bere ».

Scorpius, che aveva passato gli ultimi quaranta minuti a documentare minuziosamente il comportamento del coniglio, alzò uno sguardo infastidito dalla pergamena. 

« Ora capisco perché voi quattro non siete capaci di Trasfigurare un ago in un fiammifero » borbottò. « E comunque hanno ragione, Rose: anche il coniglio si era accorto che stavi bluffando ».

Incrociai le braccia sotto al seno e misi il muso, senza degnarmi di rispondere.

Stupidi Serpeverde.

Recuperai un pezzo di pergamena spiegazzato dal fondo della borsa e cominciai a scarabocchiarlo distrattamente, fingendo un interesse del tutto fittizio nei confronti del coniglio e dei suoi tentativi di mangiare la bacchetta di Mort. Quando Ferguson mi passò accanto assunsi immediatamente una postura più professionale e picchiettai il dito con aria saputa su un paragrafo a caso del libro di Al.

« …naturalmente la perdita d'identità da Trasfigurazione accidentale è un'opzione da tenere in considerazione » proclamai a voce alta.

Albus nascose il gruzzolo di monete (che ormai aveva raggiunto le dimensioni di un piccolo patrimonio) sotto la manica dell'uniforme e annuì con fin troppa convinzione, mentre Ferguson si sporgeva sopra la sua testa per controllare la sua pergamena intonsa.

« Certo, certo, e come ti dicevo il coniglio potrebbe aver riportato dei danni cerebrali dovuti a... »

« Non sono d'accordo » s'inserì Marshall, aggiustandosi la cravatta con fare da grande intellettuale. « Trovo che lo stato confusionale dell'esemplare preso in considerazione sia da reputarsi una banale conseguenza del meccanismo di sostituzione organica operato dalla Trasfigurazione, che come ben saprete non va ad intaccare i meccanismi legati al funzionamento delle reti neuronali dell'animale ». Ferguson gli rivolse uno sguardo vagamente confuso ma compiaciuto, senza accorgersi che Marshall aveva appena fatto scivolare due Galeoni sotto la manica di Al, che ne aggiunse a sua volta altri due. « Ma credo che il disorientamento dell'esemplare non sia direttamente legato a... »

« Di che accidenti stai parlando? » lo interruppe Mort non appena Ferguson fu fuori portata d'orecchio.

Poi, senza fare una piega, lasciò cadere tre Galeoni sul tavolo. Marshall gli rivolse un sorriso serafico e si strinse nelle spalle.

« Non ne ho la più pallida idea ».

« Reti neuronali... » sghignazzò Al, seppellendo il viso tra le braccia per soffocare le risate.

« Ne parlavano due studenti di Babbanologia in Sala Comune, stamattina » rispose Marshall, gettando un tris e una coppia sul tavolo. « Mai sentite nominare... Ah, tra parentesi, lascio. Scommetto che voi due schifosi avete truccato le carte ».

« Questo esperimento è l'apoteosi dell'inutilità... » sbuffai.

Al posò tre Galeoni sul tavolo, lanciando uno sguardo di sfida a Mort.

« Scopriamo le carte? » propose questi.

Al gli rivolse un sorriso innocente e calò un tre, un cinque, un sette, un nove e un quattro. Per tutta risposta Mort calò una regina, un otto, un sette, un due e un cinque.

« Fate schifo » sibilai, mentre Mort si appropriava del bottino e Al imprecava sottovoce.

« È che noi sappiamo bluffare, tesoro » disse Mort, battendomi una pacca sulla spalla.

Scorpius intinse la penna nel calamaio con ferocia.

« No, davvero, fate schifo. Tutti e quattro. Il primo che prova a chiedermi gli appunti lo Crucio... »

Al cominciò a protestare, ma in quel momento Ferguson comparve alle sue spalle con una pila di pergamene tra le mani.

« Oh, avanti, Scorpius... » mimai la decapitazione con un dito, fingendo di grattarmi il collo. Al si schiarì la voce e aprì il primo libro che gli capitò sottomano. « Sì, ehm... non credo proprio che il comportamento del coniglio possa dipendere dal fattore di cui stavi parlando poco fa. Se devo dire la mia... »

Ferguson gli posò davanti una delle pergamene, con l'aria di credere alla sua messinscena tanto quanto credeva all'esistenza di Babbo Natale.

« I temi per casa » annunciò, arcigno.

Marshall fece sparire le carte con un colpo di bacchetta e prese atto del proprio (del tutto immeritato) Oltre Ogni Previsione con un sorriso discreto. Mort lanciò uno sguardo distratto al proprio Scadente, come se si trattasse dell'Oroscopo sull'ultima pagina della gazzetta del Profeta, mentre Al accolse il proprio Accettabile continuando a imprecare per i soldi persi al gioco.

L'ultimo tema a venir consegnato fu il mio. Incrociai le dita sotto il banco, improvvisando una preghiera a tutti i grandi maghi del passato.

Ti prego, Merlino, fa' che sia sufficiente... 

Ferguson fece una smorfia orrenda e mi posò davanti la pergamena, voltata in modo che potessi vederne solo il retro. Sperai che la sua espressione da Troll sotto tortura fosse un buon segno e sollevai un angolo pergamena, sbirciando con timore reverenziale nello spiraglio che si creò tra il foglio ed il banco. In fondo alla pergamena, scritta più in piccolo che gli era riuscito, si distingueva a fatica una minuscola O rossa. Sorrisi, trionfante. 

« Facile così » grugnì Mort. « Chiederò anche io a Scorpius di uscire con me ».

Non feci il minimo tentativo di negare che avevo copiato tutto spudoratamente da lui.

« Lo so » sogghignai. « Scorpius non è del tutto inutile, in fin dei conti ».

« Ah, non sono del tutto inutile. Grazie, che onore » sbuffò il diretto interessato, che a quanto pareva era ancora parecchio offeso per la questione del poker e del coniglio e del fatto che chiaramente poi lo avremmo costretto a passarci gli appunti.

« Sì, sì, vi amo tanto anche io » intervenne la voce canzonatoria di Marshall. 

Mi voltai verso di lui per fargli una boccaccia. 

« Parli tu, non è vero? »

Marshall mise su la propria migliore espressione neutra, ma non riuscì a camuffare del tutto il rossore che gli salì alle guance. 

« Io cosa? »

Mort, dalla parte opposta del tavolo, tentò con scarsi risultati di soffocare un attacco di risate. 

« Lo sai, vero, che Lily ha fatto leggere più o meno a tutta la scuola la lettera che le hai scritto per il suo compleanno? » chiesi.

Era stato il pettegolezzo più succulento della scuola per tutto il mese di ottobre. D'altronde, Marshall Matthews che scrive parole smielate a una ragazza o lo vedi dopo che qualcuno lo ha messo sotto Imperius o non lo vedrai mai più per il resto della tua vita. 

« James voleva buttarti nel Lago Nero » ritenni necessario informarlo. 

La faccia imbarazzata di Marshall si trasformò in una decisamente preoccupata. Era da settembre che se la faceva sotto ogni volta che qualcuno menzionava il fratello maggiore della sua ragazza. D'altronde Jamie non ci era andato per il sottile con la storia del “fratello maggiore protettivo che ti ammazzerà e darà il tuo cadavere in pasto alla Piovra Gigante”.

« Non ti preoccupare: ha minacciato di farlo anche con me, un paio di volte » intervenne Scorpius, con quello che doveva sembrargli un tono incoraggiante. « I Weasley sono gente strana ».

« Voi tutti siete gente strana » brontolò Mort, abbandonando la conta dei Galeoni vinti per unirsi alla conversazione. « Rose, se hai un minimo di pietà per me, piantalo ». 

« Così potrai chiedergli di uscire? » lo prese in giro Marshall.

« Chiaramente » convenne Mort. « E se la nobile causa di alzare il mio rendimento scolastico non ti basta, Rose, pensa a questo: hai una vaga idea di cosa voglia dire dormire in stanza con tre invasati, di cui due non fanno che parlare di quanto sono meravigliose le loro ragazze, mentre il terzo gongola e li monta ulteriormente? »

Al sbatté le ciglia con un'espressione innocente che sarebbe stata di gran lunga più credibile in faccia a Giuda.

« State parlando di me, per caso? »

Da quando sua sorella e sua cugina uscivano con due dei suoi compagni di stanza, il livello di esaltazione di Al era cresciuto esponenzialmente: un paio di settimane prima l'avevo sentito vantarsi con dei ragazzi del quarto anno, arrogandosi tutto il merito di averci accoppiati. 

Alzai gli occhi al cielo.

« No, figurati, Al, il mondo è pieno di pazzi assatanati che se ne vanno in giro a predicare la pace e l'amore. »

« Infatti stavamo parlando di Gesù » mi diede man forte Mort. 

« Ah, beh, allora è tutto a posto. Salutatemelo quando lo vedete » replicò Al, sarcastico, prima di tornare a scarabocchiare distrattamente sul libro di Mort. 

Marshall ridacchiò. 

« Comunque, Mort, se avere tutti questi compagni di stanza accoppiati ti fa sentire single e infelice sono sicuro che Rose potrà liberarti dalla compagnia di Scorpius per un paio di notti, non è vero, Rose? » disse, strizzandomi l'occhio con aria complice.

Scorpius, al mio fianco, emise un verso strano, e le mie guance presero letteralmente fuoco. Stavo per rispondergli qualcosa di molto volgare, ma prima che lo potessi fare la bacchetta di Ferguson mi picchiettò sulla spalla. 

« Weasley, smettila di disturbare: i tuoi compagni stanno cercando di imparare qualcosa. Fuori dalla porta ».

Sul fatto che i miei compagni stessero cercando di “imparare qualcosa” avevo dei dubbi molto consistenti, ma reputai che fosse più saggio non farglielo notare. Anche perché non vedevo l'ora di battermela in ritirata, prima che qualcuno avesse la brillante idea di approfondire i dettagli della mia (inesistente) vita sessuale.

Al diavolo! Che gliene frega a tutti di cosa facciamo io e Scorpius?

Mi alzai e feci scattare la mano verso la fronte, simulando un saluto militare.

« Agli ordini, prof ».

Mentre attraversavo l'aula, diretta alla porta, incrociai per un attimo lo sguardo di Tessa MacMillan.

   
 
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