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Autore: FannyBrawne    15/03/2013    4 recensioni
Guardando più volte Teen Wolf, mi è venuta voglia di farlo innamorare. Ho scelto una ragazza normale, in modo tale che chiunque potesse identificarsi con la protagonista, Valerie. è un'amica di Scott e Stiles che si innamora (anche se all'inizio non lo sa) del bell'alfa. Come andrà a finire? Lo scoprirete solo leggendo...
un grande grazie a Obsessed, mia beta e amica.
Una recensione non guasta mai, anche per farmi sapere cosa ne pensate ;) grazie e buona lettura!
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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 Capitolo XVI

         

Quando mi svegliai trovai l’altra parte del letto vuota è fredda.

Lui non c’era.

Possibile che avevo sognato tutto?

Mi alzai in preda alla disperazione. No, non c’era davvero. O sen’era andato o avevo immaginato ogni cosa. Guardai la gamba. Era veramente ingessata quindi non avevo sognato tutto, era davvero successo. L’unica spiegazione possibile era che se ne fosse andato.

Tentai di vestirmi perché dovevo andare a scuola. Mia madre entrò in camera dicendomi che non era necessario che andassi ma io volevo andare a tutti i costi. Non mi andava di restare a casa senza far nulla e poi non volevo perdermi spiegazioni importanti quindi decisi di compiere il mio dovere di brava studentessa. Mi aiutò a vestirmi e poi scese a preparare la colazione.

Bussò il campanello. Chi poteva essere a quell’ora del mattino?

Corsi di sotto per vedere e con mio grande stupore assistetti ad una scena incredibile: Derek stava parlando con mia madre ed indossava una maglietta a mezze maniche blu che gli faceva risaltare ancora di più il fisico mozzafiato.

O MIO DIO.

-Sei carino a preoccuparti per lei, ma posso accompagnarla io a scuola-.

Accompagnarla? Scuola?

Cosa?

-No, la prego, insisto. Voglio rendermi utile-.

“Vuole rendersi utile, vuole rendersi utile!”.

Ok. Mi calmo.

Scesi le scale per farmi vedere.

Come si accorse della mia presenza mi venne più vicino per aiutarmi.

-Ce la faccio, grazie- cercavo di non zoppicare.

Mamma ci guardava stupiti.

Era la prima volta che si presentava un ragazzo per me a casa nostra, eccetto Scott e Stiles ma loro non contavano, ovviamente.

-Allora buona giornata, signora McGuinness-.

-Oh, ti prego, chiamami Rebecca e dammi del tu!-.

Mia madre che si fa dare del tu da un perfetto estraneo e si fa chiamare per nome.

Il fascino di Derek Hale non ha limiti.

 

 

-Perché te ne sei andato stamattina?- gli chiesi una volta in macchina.

Mi fissò perplesso.-Dovevo almeno cambiarmi la maglietta, altrimenti tua madre si sarebbe insospettita vedendomi vestito uguale alla sera prima-.

Era chiaro. Aveva intenzione di farsi vedere anche il giorno dopo.

Lo osservai meglio. Indossava una maglietta bianca molto aderente, che lasciava decisamente poco spazio all’immaginazione. –Questa t-shirt non è la tua taglia- gli dissi.

Abbozzò un sorriso guardandomi con quella solita aria da si-lo-so-sono-sexy-lo-stesso.

-Me ne sono fatta prestare una da Scott, anche se non gli ho detto perché-.

Perché non glielo aveva detto che era stato con me tutta la notte? Aveva forse paura di qualcosa?

Decisi che era meglio non saperlo e gli chiesi come mai portasse la maglia a mezze maniche nonostante la giornata fosse abbastanza fresca.

-Era l’unica disponibile e poi la temperatura dei lupi mannari è molto più alta di quella degli umani, quindi io non sento il freddo come lo sentite voi-.

Ecco tutto quel calore che percepivo.

-Devi stare attento, Jacob Black, altrimenti la gente potrebbe insospettirsi vedendoti girare a mezze maniche mentre fuori nevica-.

Strinse più forte il manubrio. -Non mi importa ciò che pensa la gente- aggiunse poi. Ecco il Derek che conoscevo.

-Deve importarti, è per la tua sicurezza-.

-L’unica persona che voglio sia al sicuro sei tu, non mi importa di nient’altro-.

“Oh”.

-Siamo arrivati, vai a scuola da brava bimba-.

Cercai di farlo arrabbiare- Una volta dicevi che ero una ragazzina, sono tornata ancora più indietro con gli anni?-gli dissi mentre scendevo dalla macchina.

Allungò una mano per afferrarmi la maglietta e stamparmi un bacio sulle labbra.

Come feci a sopravvivere ancora non lo so.

-Le brave bambine non fanno questo- e dopo avermi lasciato senza parole e senza fiato se ne andò, facendo rombare la macchina.

Il mio cuore era impazzito e la testa mi girava, come se fossi appena scesa dall’ottovolante.

Mi voltai per andare in classe cercando di avere la mante lucida ma davanti a me non si prospettava niente di buono-

Stiles aveva assistito alla scena.

 

-Che cosa ci facevi con quello!?- mi urlò contro una volta entrati a scuola.

-Calmati, Stiles! Mi ha dato un passaggio perché mi sono rotta una gamba, è stato gentile-

-Gentile?!-sbraitò Stiles come un animale –Ho visto delle lingue che si incrociavano!-.

Mi feci tutta rossa per l’imbarazzo.

-Non c’è stata nessuna lingua, comunque-.

Il ragazzo mi si mise le mani in faccia per coprirsi gli occhi.

 

All’uscita Scott e Stiles se ne tornarono a casa assieme, con l’auto di Stiles. Feci una corsa perché volevo parlare con loro a tutti i costi ma, mi resi conto che non avevo tempo, altrimenti avrei perso il pulmino. Salii sul pullman, pregando che non fosse lento come il solito.

Ovviamente la macchina di Stiles arrivò prima. Fermo sul vialetto di casa mia c’era Derek, appoggiato alla sua macchina metallizzata.

 Cercai di correre verso di lui ma Scott scese dall’auto velocissimo per andargli incontro. L’afferrò prendendolo per la maglietta che gli aveva prestato e lo fece sbattere sul cruscotto dell’auto.

-Cosa vuoi da lei, Derek!? È mia amica, se le fai del male giuro che…-.

-Non le farei mai del male, Scott, credimi. È l’ultima persona che vorrei soffrisse-.

Scott lo guardò allucinato. -Vuoi dire che… no, non è possibile! Non puoi esserti innamorato di lei!-.

Innamorato di me? Ancora non riuscivo a crederci.

-Non te lo permetterò Derek!-.

Lo stava per assalire se non si fosse messo in mezzo Stiles a dividerli.

-Non posso farci niente. Non dipende da me, credimi-.

Scott gli afferrò un braccio e tentò di girarglielo.

Gli corsi in contro zoppicando (perché non mi ero fatta dare un paio di stampelle?) e poi mi misi in mezzo tra loro due e cercai di calmare le acque.

-Non mi sembra proprio il caso di dare spettacolo-.

In realtà non c’era nessuno a guardarci, ma conoscevo i vicini e avevo paura che potessero riferire qualcosa di spiacevole a mia madre.

-Sali in macchina- ordinò con la solita vecchia espressione da capo.

Scott non disse niente ma lo guardò con aria di sfida.

Salii in macchina con non poca difficoltà e poi sfrecciamo nuovamente in strada.

 

Non dicevo una parola. Non osavo. Non avevo neanche la più pallida idea di dove stessimo andando. Era arrabbiato con Scott e avevo paura lo fosse anche con me. Strinse forte le mani sul manubrio, come faceva quando era arrabbiato o preoccupato.

Alla fine mi feci coraggio e lo affrontai.

-Perché vi siete arrabbiati così tanto tu e Scott?-.

Cambiò marcia.

-Crede che io voglia farti del male-.

“Oh”.

Pensai a quello che mi aveva detto Stiles e che forse mi stava usando per arrivare a qualcosa.

-E tu potresti farmene?-.

Fermò l’auto di scatto.

-Scendi- disse sempre con la solita aria di comando.

Feci come aveva detto, sempre facendo attenzione a dove mettevo i piedi. Ormai ero diventata abilissima e zoppicare.

Davanti a me c’era la casa che avevo visto quella volta in sogno, quando l’avevo sognato per la prima volta.

Era vecchia e mal tenuta. Possibile che abitasse in un posto simile?

Entrammo e uno strano senso di inquietudine mi opprimeva.

C’erano alcuni scalini che feci senza difficoltà. Non riuscivo a capire perché non volesse aiutarmi.

Aprii la porta e vidi l’interno. Era esattamente come lo avevo sognato.

-Sono già stata qui- confessai.

-Quando?- domandò interrogativo.

-Non hai ancora risposto alla mia domanda- gli ricordai. Avevo bisogno di risposte più io che lui.

Abbassò la testa per poi rialzarla con quel solito sguardo che mi faceva impazzire.

-Lascia che ti dia una dimostrazione- rispose poi tranquillamente.

Non potevo crede a ciò che avrebbe fatto.

Iniziò a chiudere le mani e stringersele sempre di più. Indietreggiò con il piede sinistro e fece scricchiolare il collo. Poi iniziò ad ansimare. Non riuscivo a capire dove volesse arrivare finchè non mi resi conto: stava per trasformarsi.

Lanciò un urlo spaventoso, avrebbero potuto sentirlo a distanza di chilometri, o almeno così mi era sembrato.

Il suo volto cambiò completamente. Le orecchie erano più lunghe, così come i denti che erano decisamente più aguzzi. Avrebbe potuto strapaprmi la carne e rendermi in brandelli se avesse voluto.

Per la prima volta avevo paura di lui.

Non riuscivo a capire il perché di questa trasformazione proprio davanti a me. Forse aveva ragione Stiles, avevo qualche piano malefico in mente ma non volevo crederci. Quello che avevo conosciuto nell’arco dell’ultimo giorno era un Derek diverso.

Si avvicinò di più e io istintivamente arretrai.

Era vicinissimo ormai e io non potevo più muovermi perché avevo le spalle al muro. Ero impotente, piegata alla sua volontà.

La mia vita era nelle sue mani.

L’unica cosa che potevo fare era fissarlo. Guardai tutte le pieghe sul suo volto, il naso più schiacciato, le basette e i suoi occhi. Quelli erano sempre uguali. Sempre verdi e bellissimi.

-Questo sono io-.

Era diversa la sua voce, sembrava davvero il suono del male.

Spavalda alzai il braccio. Volevo toccare il suo viso e lo feci. Quello che non mi sarei mai aspettata fu la sua reazione. Si fece toccare.

Sentiva perfettamente il mio dito sul suo volto.

Chiuse gli occhi. Forse era più sensibile al tatto da trasformato rispetto che da umano.

Gli toccai le basette. Erano ruvide e pungevano, ma mi piacevano lo stesso.

-Tu non sei così. Sei stato costretto a recitare una parte che non ti appartiene-.

Passai il dito sul suo braccio, aveva sempre i muscoli tesi. Quando ebbi finito di percorrerlo, passai alle sue mani grandi, prendendole nelle mie. Mi resi conto solo allora che la temperatura del suo corpo era effettivamente più alta di quella di un umano.

Non rispondeva ma continuava a tenere gli occhi chiusi. Istintivamente mi venne da accarezzarlo ancora di più e poi pensai di fare quello che avrei dovuto fare molto tempo prima, perciò, noncurante delle conseguenze presi il suo volto e lo portai con verso il mio. Non sembrava dispiaciuto per quella mia decisione e quelli che erano iniziati come baci leggeri divennero sempre più passionali, fino a farmi venire in mente il mio sogno.

Con noncuranza iniziò a percorrere piccoli cerchi dietro la mia schiena, salendo sempre più su fino a miei capelli.

Mi mancava l’aria, anche se stavo respirando attraverso di lui. Mi staccai per prendere fiato.

Guardandolo vidi che non era più un lupo ma un umano. Erano le emozioni la sua cura e io volevo essere la sua medicina.

I suoi occhi verdi erano nuovamente fissi nei miei.

-Chi l’avrebbe mai detto, Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo- sussurrò sulle mie labbra.

-Tu non sei il lupo cattivo, sei il mio lupo-.

 

  
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