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Autore: _Eriky_    15/03/2013    6 recensioni
Isabella è una ragazza cieca. E' discreta, accompagnata nella vita solo dalla sua unica amica Angela, nascosta dall'oscurità che sempre circonda la sua esistenza.
Edward fa parte di una prestigiosa famiglia ricca. E' famoso, circondato da ragazze, sempre incentrato sotto la luce dei riflettori.
Due destini così diversi, ma irreparabilmente uniti, come la luce e l'oscurità: divisi da quella invisibile linea che li legherà insieme per sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAPITOLO 1
 
Tra le più prestigiose famiglie che abitavano nella contea dello stato di Washington, i Cullen erano sicuramente i più famosi. Persone di origine aristocratica che avrebbero potuto mantenere loro e le prossime tre generazioni senza lavorare un secondo della propria vita.  
Malgrado la ricchezza, il Signor Carlisle Cullen e la sua rispettiva sposa, Esme Warren Cullen, non si erano dati all'ozio. La signora aveva fondato una ditta di arredamenti che stava prendendo piede in tutto il continente e il marito era uno dei più rinomati chirurghi degli interi Stati Uniti. Erano per la maggior parte del tempo impegnati, presi dalla loro occupazione, ma non per questo avevano trascurato la loro progenie.
 
Dal loro matrimonio erano scaturiti due ragazzi e una ragazza. Emmet, il maggiore, era sempre stato lo sportivo della famiglia. Era alto, muscoloso, con i capelli corti e neri, in totale contrasto con la chioma color miele del padre. La ragazza si chiamava Alice; aveva i capelli scuri come quelli di Emmet, era bassa di statura tant'è che i suoi fratelli si ostinavano a chiamarla "folletto" ed era un'appassionata dello shopping: aveva il vizio di non indossare più di due volte lo stesso abito.
Infine vi era l'ultimo in ordine d'età: Edward. Egli era particolare rispetto agli altri membri della famiglia. Come tutti gli altri era stato seguito da professori privati sin dai 3 anni d'età, che lo avevano aiutato ad acquisire un metodo di studio, che lo avrebbe poi portato, ad ottenere altissimi voti nella carriera scolastica. Era stato obbligato a seguire corsi di dizione e galateo, senza contare che aveva sviluppato un gran talento nel suonare il piano. Era un bambino modello, educato e compassionevole come suo fratello e sua sorella, finché non arrivò il momento di scegliere che posto occupare nella società che pian piano andava formandosi nelle classi delle scuole elementari.
 
Aveva 6 anni quando aveva compreso il delicato sistema che si creava tra le persone. Lui, durante i primi mesi scolastici, aveva osservato come contasse la supremazia, l'essere forti, e come per dimostrarlo fosse necessario scoraggiare gli altri. Non era stupido, sapeva che se fosse restato escluso dal gruppo di "forti" che andava via via formandosi, non  avrebbe più avuto occasione di farne parte. Fu una decisione sofferta.
 
La sua prima vittima fu un bambino affetto da un leggero "strabismo di Venere". Edward aveva controllato che l'èlite dei suoi compagni fosse abbastanza vicina da poterlo sentire, poi incominciò la recita.
<< Ehi tu! Ma da che parte guardi? Che ti è successo? Sembri un camaleonte! >> aveva gridato contro quel bimbo ormai con gli occhi lucidi, sul procinto di piangere. Una lacrima gli era scesa sulla sua guancia e per il piccolo Edward era stata la molla che fece scattare il senso di colpa. Embry, così si chiamava la sua vittima, non gli aveva fatto niente, eppure lo aveva insultato, fancendolo piangere.
Una pacca sulla spalla da parte di James lo aveva sollevato dal baratro dei rimorsi. Colui che lo aveva avvicinato non era altro che il "capo" di quel piccolo gruppo che tanto ammirava. << Hai proprio ragione >> gli aveva detto ridendo << Assomiglia proprio ad un camaleonte. Dai, vieni con noi. >> Così era entrato, così aveva cominciato ad andare sotto la luce dei riflettori.
 
La sua vita era diventata una lunga ed interminabile passerella. Non stava quasi mai da solo, in isolamento con se stesso. Quelle poche volte che gli capitava, trovava sempre il modo di non pensare troppo alla sua vita. Quando intorno a lui non c'era nessuno che gli potesse dare una "pacca sulla spalla" ristoratrice, i ricordi di quei sorrisi distrutti a causa sua tornavano alla vita, chiedendo vendetta. Ormai si era abituato, li considerava il prezzo da pagare per continuare a vivere nella sua felicità malata.
I suoi genitori si erano abituati alla sua assenza nei periodi non considerati speciali, come i compleanni ed anniversari. Quando vi era qualcuno in quell'abitazione, di Edward non vi era quasi mai traccia. Si rifugiava nei pub, nelle discoteche, a casa di amici ed amiche, come un drogato in cerca perenne della sua dose di importanza.
 
Edward aveva 16 anni quando fu espulso dall'ennesima scuola. I suoi buoni voti non erano bastati per risanare la grave lacuna che risultava nel comportamento. Bullismo, arroganza e continua maleducazione erano le cause delle ripetute visite dal preside. Bocciarlo non era stata una buona alternativa per la scuola, troppo timorosa della potenza che i Cullen detenevano.  Mandarlo via, lontano, sarebbe stato meno rischioso. Così era stato cacciato, ancora.
Carlisle ed Esme si erano infuriati, come sempre, con lui. Non accettavano l'idea di aver fallito, di aver cresciuto un figlio che disubbidisse ai criteri a lui imposti.
<< Edward, se ti farai espellere anche dal prossimo istituto, giuro che ti invio all'accademia militare! Lì non ci sono né donne né alcool, fai te i tuoi conti che non sei per niente stupido! >> Lo aveva ripreso suo padre, alzando la voce fino a raggiungere quel tono che significava la rabbia totale. Il ragazzo sapeva bene che cosa l'avrebbe aspettato in quel luogo che era destinato a essere la punizione più grande della sua vita. Si sarebbe dovuto rasare i capelli che tanto adorava, avrebbe dovuto strisciare nel fango, non avrebbe potuto bere e  intrattenersi con nessuno, ma soprattutto, sarebbe stato troppo vicino a se stesso.
 
Dopo poco tempo seppe il nominativo del luogo che sarebbe presto divenuto il suo nuovo teatro: Forks. Era un paesino insulso, sperduto da qualche parte in mezzo ai boschi, luogo lontano da ogni città fornita di pub e discoteche, luogo che i suoi genitori avevano scelto apposta per lui. Nessuno dei suoi amici si sarebbe spinto in una landa così desolata solo per godere della sua compagnia, poche persone lo avrebbero raggiunto per fargli una benché minima visita. Era sperduto, con la possibilità di ricominciare tutto da capo e dimenticare per sempre quei sorrisi che lui aveva infranto, ma si sa.. le brutte abitudini sono dure a morire.
 
Si sarebbe dovuto trovare una nuova compagnia ora che era rimasto solo, cosa che non doveva prolungarsi per molto. Il piano era semplice: trovare gente degna delle sue attenzioni, quella che già formava la classe vip dell'istituto e aggregarvisi. I modi per farsi notare erano così ben definiti che non ci fu neanche il bisogno di porsi il quesito, come non successe nemmeno il primo giorno alla Forks High School.
 
Si sentiva osservato mentre camminava con lentezza in direzione dell'entrata, ma non gli dispiaceva nemmeno. Con la coda dell'occhio analizzava tutti coloro che si trovavano nel parcheggio. Non ebbe il tempo di ammirare le distese verdi che lo circondavano, oppure il rosso mattone dell'edificio che, in contrasto con alberi sicuramente centenari, appariva come una parte di un antico castello: era concentrato su quella che considerava una vera e propria missione da fronteggiare.
Aveva affrontato le lezioni con noia, sonnolenza e indolenza. Non si era nemmeno accorto che i minuti passavano; come uno zombie senz'anima vagava per i corridoi, in attesa di quella gloria che gli avrebbe ridato vita.
 
Dovette aspettare fino all'ora del pranzo per poter intravedere la fama. Un gruppo di 2 ragazze e 3 tre ragazzi si faceva largo tra la calca di studenti, o meglio, gli studenti aprivano un varco per permettere ai 5 di passare, creando caos ai lati, dove persone si trovavano compresse tra i muri e la folla.
Aveva atteso che si sedessero a quello che molto probabilmente era il tavolo esclusivo, e vi si era avvicinato con fare baldanzoso.
<< Posso sedermi qui con voi? >> aveva domandato mostrando alle ragazze quel sorriso per cui molte cadevano ai suoi piedi. Mostrava apertamente solo metà dei suoi denti, lasciando l'altra quasi coperta. Si mise una mano tra i capelli ramati e inclinò la testa per trovare il suo profilo migliore.
<< Certamente.. >> sbavarono in coro le due ragazze, di cui non ricordò il nome fino a una settimana circa dal suo arrivo.
Gli altri non obbiettarono, anzi, sembrava che fossero contenti che qualcun altro avesse fatto la sua entrata nel gruppo, forse distogliendo da se l'attenzione da quelle adolescenti che parevano rapite da ogni parola pronunciata da Edward.
 
Egli sapeva che fra non poco avrebbe dovuto dimostrare chi veramente era, se avesse agito troppo tardi tutto si sarebbe smontato.
Le sue preghiere sembrarono essere esaudite quando due ragazze entrarono nella mensa. Una poteva essere definita normale, mentre al suo fianco l'altra portava davanti a se un bastone bianco, da cieco. Un piccolo senso di pena scavò nel suo cuore, ma appena capì che tutti si erano accorti del suo interesse verso quell'inusuale accoppiata, si sforzò per mettersi a ridere. Non fu una risata come quelle che si fanno tra amici, dopo una barzelletta o uno scherzo, fu come un allarme che gli permetteva di sentirsi meno in colpa verso chi tra poco avrebbe usato per i suoi scopi, per chi avrebbe sofferto per causa sua. Fu come un allarme che preparò l'orgoglio per essere soddisfatto e raggelò il cuore per non permettergli di distruggersi alla vista dello spettacolo che tra poco sarebbe avvenuto.
 

Angolino del manicomio dell'autrice

Buon venerdì a tutti!
Che dire.. Avete conosciuto l'Edward di questa storia: sensibile, ma dipendente dal giudizio altrui, dalla fama.
Penso che la fine vi abbia dato un indizio su cosa succederà nel prossimo capitolo.
 
Prima di lasciarvi vorrei ringraziarvi di cuore. Avere 10 recensioni e 33 persone che mi seguono al solo prologo.. mi commuove!
Grazie a tutte voi e al prossimo venerdì!
Un abbraccio a tutte e spero che vi sia piaciuto!
Eriky
 
 
 
 
 
  
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