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Autore: crazjmofo    15/03/2013    5 recensioni
"be my zayn. i'll be your jess."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Faceva particolarmente caldo quella mattina, il sole la faceva da padrone nel celo. Così mi svegliai presto. Cosa che non era mia abitudine: la mia mattina iniziava alle 11 di solito.
Le ragazze erano sedute all’isola della cucina, facevano colazione. Mi unii a loro, non aspettarono due secondi di più per attaccare a parlare della serata scorsa.
 
“Jess, mi spieghi che cazzo stai combinando?” Attaccò Kim.
 
“Potevate svegliarmi, sarei venuta anche io da Starbucks.” Cercai di deviare il discorso.
 
“Non far finta di niente.” Mi ammonì Chanel.
 
“Cosa devo dirvi?!”
 
“Lo sai Jess!”
 
“Perché mi trattate sempre come una bambina?! Ho 18 anni porco cazzo!” Sbottai.
 
“Vogliamo solo che non ti faccia del male.”
 
“Ma cosa sto facendo che vi preoccupate tanto?!”
 
“Jess, Zayn!” Urlò Kim.
 
Rimanemmo per qualche secondo in silenzio, il tempo di contare fino a 10 e calmarci.
Kim prese un bel respiro, poi ri-iniziò a parlare.
 
“E’ lo scapolo più desiderato di tutta Manhattan, ma è una fottuta testa calda. E’ stato visto uscire ubriaco marcio dai migliori locali, e dagli stessi cacciato per le risse. Non si sa molto della sua vita privata, solo che è fidanzato con la più ricca dell’Upper East Side: Cassie Edwards. O almeno lo testimoniano le foto e copertine.”
 
“Non vedo chissà che di pericoloso.”
 
“Jess..” Continuò Chanel.
 
“..è ritornato proprio ieri a New York. Si dice sia scappato per uno scandalo di sangue, ma niente di più.”
 
“Scandalo di sangue?”
 
“Si. Ma nessuno sa di preciso cosa abbia fatto. ‘Gossip York’ ne ha sempre parlato come “la goccia che farebbe traboccare il bel vaso.” Finì Kim.
 
Se ieri sera ero probabilmente spaventata, ora lo ero sicuramente.
Non sapevo cosa pensare.. Fu come una doccia fredda. Il biscotto nella mia tazza di latte si era ormai dissolto.
 
“Jess, con questo non vogliamo spaventarti. Ma solo farti aprire gli occhi. Stai attenta.” Mi rincuorò Chanel.
 
Come potevo rimanere inerme dopo quello che le mie orecchie avevano ascoltato?
 
“C-come mai io non ne sapevo nulla?”
 
“Preferisci una partita di calcio ai siti di gossip Jess.” Disse Kim.
 
“Oh.” Continuai la mia colazione, spazzando via i pensieri che mi riempivano la testa.
 
Toccò a me togliere la sporcizia di torno, Kim a Chanel andarono a prepararsi per il lavoro: l’affitto non si sarebbe di certo pagato da solo. Tanto meno le bollette e tutto il resto.
Mentre l’acqua calda ripuliva lo sporco delle tazze dei Looney Tunes, la mia testa era occupata a capire, capire chi fosse Zayn. Perché si era comportato così con me la scorsa notte? Ha una fidanzata, non avrebbe dovuto. Perché è scappato? Cos’ha fatto? Che nasconde?
Mi scoppiava la testa.
Cosa poteva importarmene di lui? Decisi di allontanare lui ed il suo pensiero dalla mia testa.
 
“Ci vediamo oggi Jess!” Urlò Kim dal piano di sotto.
 
“E non dimenticarti di andare al Supermarket!” Proseguì subito dopo Chanel.
 
“Si!”
 
“Ti vogliamo bene!” Gridarono, prima di uscire e ed andare a guadagnare.
 
Il mio armadio era un caos, e per di più non avevo un aiuto per quell’impresa. Decisi di rinunciare a metterlo in ordine, come al solito. Tanto poi mi sarei ritrovata comunque punto e accapo.
Sfilai i vestiti e la biancheria dirigendomi verso la doccia. Un po’ d’acqua fresca non avrebbe fatto male.
Scavalcai la vasca, chiusi la tenda alle mie spalle e aprii il rubinetto. Il getto d’acqua dalla cornetta della doccia, scivolava sulla schiena poco prima asciutta. Amavo la sensazione di spensieratezza che si creava in quel contesto. Mi sfiorai il collo con la mano: il livido per il morso di Zayn faceva ancora male. Presi un bel respiro e buttai la testa all’indietro, il vecchio taglio di capelli iniziava crescere e le punte nere sfioravano il mio fondoschiena. L’acqua fresca cascava sul mio viso, mi ero totalmente distaccata da quello che mi circondava.
Chiusi il rubinetto e strizzai i capelli zuppi d’acqua, ancora gocciolavano quando li lasciai sulla schiena.
Arrotolai un asciugamano attorno al petto. Presi la spazzola di Kim dal cassetto e iniziai a spazzolarmi la chioma nera. Per fortuna erano già lisci di loro, non erano difficili da domare.
Ero così insicura di me stessa, che quasi non mi guardavo manco allo specchio. Capivo se il phon avesse asciugato i capelli col tatto. Ci avevo fatto l’abitudine a convivere con la sensazione di odio per se stessi, era diventata la mia “migliore amica” da tempo.
La camera era un disastro, ma poco me ne importava. Non ero il tipo da tenere tutto in ordine.
Presi delle mutandine ed un reggiseno: perfino quelli erano difficili da trovare dello stesso colore.
Richiusi il cassetto e, quando mi voltai per tornare in bagno, gli stessi mi caddero dalle mani.
 
“Ciao piccola.” Lui e il suo sorriso da “sono il re delle fighe” sulla soglia della porta di camera mia appoggiato allo stipite.
 
Verde, gialla, blu, azzurra, fucsia, rossa.. Non so di quanti altri colori sia diventata in quel momento.
Lui li calmo, ed io con solo un asciugamano addosso vicina al decesso.
Chanel aveva la brutta abitudine di non chiudere bene la porta. Un giorno di questi non so se mi avrebbero trovata viva a casa.
 
“C-che ci fai qua?” Riuscii a balbettare.
 
“Sono felice anche io di vederti Jess.” Scherzò.
 
“Non hai letto l’sms?” Continuò lui, poi ricordai: “a domani Jess. ;)
 
Pensavo fosse ubriaco! Non credevo facesse sul serio!
 
“Oh.” Spostò le braccia dal petto e infilò le mani alle tasche laterali del giubbottino di pelle, avvicinandosi piano.
 
“D-dove vai!?” La mia voce sembrò squittare fin troppo anche alle mie orecchie.
 
Rise.
Andavo a fuoco per l’imbarazzo.
 
“Volevo salutarti.” Inclino leggermente la testa di lato e sorrise.
 
Wow.
 
“Posso?”
 
“Credo sia meglio vestirmi prima.” Sgattaiolai in bagno.
 
“Peccato.” Lo sentii ridere.
 
Però, lo facevo ridere.. Forse non ero poi così inutile se facevo quest’effetto.
Che cazzo ci faceva a casa mia? Cos’era, uno stalker!?
Sciacquai la faccia con acqua fredda e tirai un bel sospiro. Cosa dovevo fare? Potevo solo trovare un modo per mandarlo via.
Infilai le mutandine, qualcosa mancava però.
 
“Dov’è il reggiseno?” Pensai a voce alta.
 
Doveva essermi caduto nella fretta dall’imbarazzo.
 
“Potres-“ Non ebbi modo di finire la frase: stava facendo penzolare di fronte alla mia faccia il reggiseno appeso alle sue dita.
 
“E’ questo che cerchi?”
 
“Si. Potrei riaverlo?”
 
“Vieni a prenderlo.” Che stronzo di sfacciato.
 
“Zayn!”
 
“Qual è la parolina magica?”
 
“Zayn.”
 
“L’altra.” Quel sorrisetto era maledettamente bello tanto quanto riusciva a darmi sui nervi.
 
“Per favore?”
 
“Brava piccola.” Rise.
 
Infilai il maglione di cashmere bianco, arrivava appena su alle ginocchia e teneva scoperta una spalla. Ed era così morbido..
 
“Ti serve una mano?” Urlò lui dall’altra parte della porta.
 
“No!”
 
“Sicura?” Insistette.
 
“No Zayn, non mi serve nessuna mano!”
 
“Mi sento solo qui!” Feci lo stesso con gli stivali borchiati neri.
 
Spazzolai i capelli e cercai di sentirmi un minimo bella mettendo un filo di trucco.
Uscii e lo guardavo mentre era incuriosito dalla mia scrivania.
Tossii e si girò di scatto.
Quei tre o quattro metri che ci dividevano, in men che non si dica, diventarono centimetri.
 
“Posso salutarti ora?” Gli sorrisi.
 
I suoi occhi fecero scomparire la “rabbia” di poco prima. Ma come faceva?
Posò con le labbra un leggero bacio di poco lontano all’angolo della mia bocca.
 
“Usciamo?”
 
Esco.” Sottolineai.
 
Lui rise. Dio, che bel suono.
 
“Posso accompagnarti?” Era seduto sulla sponda del letto, mentre facevo avanti e indietro cercando di far essere un caos “decente” quella stanza.
 
“Credo tu abbia di meglio da fare.”
 
“Il mio “di meglio” sei tu.” Avevo le guance che andavano a fuoco.
 
“Zayn.”
 
“Ok, rettifico. ...” Fermò il mio avanti e indietro: mi prese per un braccio e mi attirò a se.
 
“... Voglio venire con te. Voglio accompagnarti. E si accettano solo ‘si’, al massimo ‘ok’.” La sua prepotenza era asfissiante.
 
Cosa potevo fare? Avevo altra scelta?
 
“E se dicessi no?” Rise.
 
“Troveremo di meglio da fare, ne sono più che sicuro piccola.” Fermai la sua “mano curiosa” appena in tempo, avrebbe fatto perdere il lavoro a Dora l’esploratrice.
 
“Fermati.”
 
“Come?” Era come “inorridito” da cosa avevo detto.
 
Forse non se lo aspettava. Non gli sarei saltata addosso così facilmente.
 
“Accompagnami. Usciamo.”
 
No, quello stronzo non mi aveva lasciata via d’uscita. E per quanto mi era stato raccontato, non potevo rischiare di contrariarlo. Ero spaventata ad una sua possibile reazione. Zayn era la persona più pericolosa che avessi mai incontrato.
Recuperai il cappellino di lana sull’isola della cucina, insieme al cellulare, il portafoglio e le chiavi.
 
“Non ti servono quelle piccola.”
 
“Mmh?”
 
“C’è già la nostra carrozza fuori.” Erano le chiavi della Bentley che faceva roteare al dito.
 
“Senti, puoi anche andare. Me la sbrigo da so-“
 
“Vuoi davvero farmi essere cattivo?” Me lo ritrovai ad un millimetro dal naso.
 
Quegli occhi.. Quel profumo.. Quelle labbra.. Un miscuglio perfetto che otteneva una sola reazione: l’arrivo al paradiso per chi gli era di fronte.
 
“No.” Sputai d’un fiato.
 
“Brava piccola.” Gli feci una smorfia e lui rise.
 
“Pensi di uscire così?” Continuò poi.
 
“Problemi?”
 
“Io no, ma chi ti guarderà qualche problemino con le ossa rotte sicuramente.” Minacciò.
 
Scherzava. ‘Sicura?’ Strillò la vocina nella testa. Non mi sarei di certo cambiata per un suo capriccio, dargli vinta anche questa no.
Esasperato, forse dal fatto che non gli avrei obbedito come un cane, gettò la spugna.
Chiusi bene la porta di casa, a differenza di Chanel.
Pensavo che si sarebbe avviato alla macchina per poi seguirlo io, ma aspettò qualche secondo. Mi studiava attento, come suo solito. Si stacco dalla ringhiera che affiancava le scale, e come prima diventò nulla l’aria che ci divideva. Arrivavo al suo petto, la sua altezza copriva il mio scricciolo di corpo.
Accostò le labbra al mio orecchio, scoprendo la mia spalla dai capelli che vi si erano appoggiati.
 
“Scusa se non te l’ho ancora detto: sei bellissima piccola.” Le farfalle nello stomaco facevano a cazzotti.
 
Un brivido mi percorse l’intera spina dorsale: eravamo ai primi di Settembre.
Comparve la mia solita fossetta, le guance sembravano bruciare sempre di più mentre le accarezzava piano col pollice. Era dolce, come se fosse impaurito dal fatto di poter “stropicciare un delicato foglio di carta”. Mi sentivo.. Bene.
 
“Andiamo?” Intreccio la sua mano alla mia.
 
Avanti e indietro ne accarezzava le nocche.
 
“Si.” Risposi.
 
Gli sorrisi e lui contraccambiò con uno sei suoi bellissimi.
Io ero già volubile di mio, non poteva esserci anche lui a cambiarmi l’umore da un momento all’altro. Prima è il pervertito che si sente re del mondo e del controllo, poi diventa dolce e affettuoso. I suoi sbalzi d’umore mi facevano venire il mal di testa.
Fece rombare il motore della Bentley, poi mise la marcia. Mi squadrò per l’ultima volta prima portare lo sguardo alla strada e partire.
 
“La fortuna che ha quel sedile..” Sorrise.
 
Ecco: era tornato il pervertito Mr. Misentoilredellefighe.
Sarebbe stata una lunga mattinata quella.



***
allora? vi piace fino ad ora?
ci ho messo un po a scriverlo, lo so, ma spero ne sia valsa la pena. :)
ogni capitolo che scrivo l'ho sognato, e dato che non voglio ci siano errori lo leggo e rileggo. lol
mi raccomando: recensite. è importante per me.
vi voglio bene!

@crazjmofo

   
 
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