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Autore: Give_me_only_kiss    15/03/2013    7 recensioni
Lui non era niente. Era nero. Questo pensava un piccolo Scorpius di appena undici anni, fissando le gocce di pioggia che bagnavano il vetro della finestra di camera sua. Si alzò sbuffando e si mise davanti allo specchio, scompigliandosi i capelli con la mano destra.
Tutto quello che vide fu la luce più assoluta: capelli biondi, quasi bianchi, da angelo e carnagione lattea, labbra sottili e lineamenti taglienti, occhi azzurro lucente eppure slavato, con picchiettature grigie.
Assomigliava ad un angelo.
Scorpius ghignò, ricordandosi un detto che aveva letto in un libro babbano.
L’apparenza inganna.
Perché per quanto Scorpius fosse bello fuori, dentro era marcio. Nero.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Salve salve salve! Diavolo, non solo la storia è piaciuta, ma sono arrivata a quota sette recensioni per il primo capitolo! Grandioso! Spero che questo riscuoterà altrettanto successo, e mi lasciate qualche commentino come nel primo. Naturalmente continuerò la storia, ma vi avverto. Sarà lunga. Tanto lunga. O almeno spero. Nella mia testa contorta si sta già formando la trama e spero di riuscire a portare questa storia alla fine, perché mi ci sono già affezionata. Un ultimo avvertimento: ho scritto che questa sarà anche una Dramione, perciò inserirò ogni due-tre capitoli un capitolo sui nostri piccioncini cresciuti, ma non descriverò attentamente il loro amore, anzi, lo farò sviluppare piuttosto velocemente.                                          
Infine, ringrazio tutte le persone che hanno gentilmente recensito, quelle che mi seguono e quelle che semplicemente leggono in silenzio.

Un bacione,
Selenakilla89

Capitolo 2

Scorpius tirò fuori dal baule il libro di Pozioni e iniziò a leggerlo, nel silenzio del suo scompartimento.

La lettura era da sempre una sua grande passione. I libri nascondevano segreti meravigliosi, a suo parere, che bramavano solo di essere scoperti da occhi assetati di sapere. Quando leggeva, Scorpius si immergeva in quei mondi meravigliosi, immaginando di esserne il protagonista, di viaggiare in mondi fantastici.

Di avere compagni di viaggio e di essere apprezzato, per una volta.

Aver praticamente divorato la biblioteca del Manor, tanto da aver ripiegato sui libri babbani, che aveva scoperto essere belli e fantasiosi quanto quelli magici.

Dovevano essere passate all’incirca due ore quando la porta dello scompartimento si aprì. Scorpius sollevò appena lo sguardo e ghignò sotto i baffi.
Sulla soglia c’erano tre bambini della sua età. Li riconobbe all’istante.

Paul Zabini, suo cugino di secondo grado, dalla carnagione scura e i capelli castani, in contrasto con un paio di occhi azzurro cielo, accesi da una luce maligna. 
Gli altri due erano Alex Tiger e Lucas Flitt. Due colossi senza cervello, entrambi castani e grossi.

Scorpius tornò con lo sguardo sul libro, schioccando la lingua con aria di sufficienza. Sentì Paul ringhiare, mentre si avvicinava.

-Malfoy, potresti anche degnarti di salutare, sai. O sua magnificenza mi ritiene indegno della sua regale voce? – lo punzecchiò suo cugino. Scorpius rimase in silenzio, girando pagina.
Paul serrò la mascella e lo spintonò.

-Parla, figlio di puttana! – Scorpius scattò. Si alzò in piedi e lo sovrastò in tutta la sua altezza, guardandolo con occhi omicidi.

-Non mi toccare. E non provare più a insultare mia madre – sibilò. Poi successe ancora. Una forza sconosciuta si impossessò di lui e avvolse i tre bulli in un vortice d’aria, per trascinarli fuori, lasciandoli inerti nel corridoio, pieni di graffi e ferite.

Scorpius chiuse le porte e le tende dello scompartimento. Poi si sedette e si prese la testa fra le mani.
Era successo di nuovo. Ogni volta che perdeva le staffe una magia sconosciuta si scatenava in lui, come attivata dalla rabbia dentro di lui che si dimenava nelle catene per uscire fuori, e faceva del male a colui che era la causa del suo malumore.

Un’ottima difesa, certo. Ma le origini di questo potere erano sconosciute al biondo, che semplicemente aveva finito per assecondarlo, lasciarlo fare. Non gli dispiaceva, avere un qualcosa che lo proteggeva dai bulli come Paul. 

Ma sapeva che Paul lo avrebbe raccontato in giro. E questo altro non avrebbe fatto che scavare un ulteriore solco tra lui e i suoi compagni. Altro non avrebbe fatto che aumentare la paura e il disprezzo che avevano le persone di lui. 

Sospirò e riprese a leggere. Dopo un po’, sentì un fischio e una potente frenata, segno che il treno aveva finalmente concluso la sua corsa.

Scese dal treno, mentre le persone facevano di tutto per non toccarlo ed evitare di incrociare il suo sguardo di ghiaccio. Scorpius scorse un gigante dalla barba maltenuta e i riccioli ribelli che gridava:

-Primo anno! Qui, primo anno! – Scorpius si avvicinò con una smorfia di disgusto e seguì gli altri bambini sulle barche che avrebbero attraversato il Lago Nero.

Hogwarts si stagliava in tutta la sua imponenza sulla riva opposta. Le torri svettavano nelle tenebre di quella notta senza luna, creando ombre che davano al castello un’aria inquietante, eppure stranamente irresistibile. Scorpius lo fissava a bocca aperta, proprio come tutti gli altri bambini.
Conclusa la traversata, il gigante li condusse nel castello, davanti a un immenso portone in quercia.

Lì attendeva una donna dai lineamenti duri e il volto anziano, solcato da numerose rughe. Aveva i capelli raccolti in una cipollina e indossava una svolazzante veste verde smeraldo.
La preside non che professoressa di Trasfigurazione, Minerva Mc Granitt. 

-Salve a tutti e benvenuti a Hogwarts.. tra poco avrà inizio lo Smistamento…
Tutto il resto non arrivò alle orecchie di Scorpius per due precisi motivi.

Primo, il ragazzo era troppo intento a fissare la ragazzina rossa davanti a lui, che ascoltava attentamente le parole della professoressa, con una luce decisa negli occhi.

Secondo, una domanda gli rimbombava nella mente, oscurando tutto il resto. Ecco, aveva sentito chiaramente la preside dire “Benvenuti a Hogwarts” giusto?

Allora perché io ho l’impressione che abbia detto benvenuti all’inferno?
 

I bambini vennero smistati uno dopo l’altro, chi a Grifondoro, chi a Tassorosso, chi a Corvonero o Serpeverde. Scorpius attendeva il suo turno, ma nei suo lineamenti non appariva né l’ansia che lo attanagliava, né il terrore di rimanere seduto lì per sempre.

Il giovane infatti sentiva di non appartenere a nessuna di quelle Case.

-Malfoy Scorpius! – chiamò il professor Paciock. La sala tacque e tutti gli occhi vennero puntati sul biondino che a passo esitante si dirigeva verso lo sgabello, digrignando i denti non appena sentiva un commento del tipo “è il figlio di Draco Malfoy… ”  “il figlio del Mangiamorte traditore e codardo” “ma con quale coraggio si presenta qui?”

Si sedette e si mise il Cappello. Questi si adattò perfettamente alla sua testa.
-Uhm, difficile, molto difficile. Sei molto diverso da tuo padre – e ne vado fiero – ma qualcosa di lui in te c’è. La sua grande ambizione, ad esempio, ma tu hai qualcosa di più… c’è tanto talento e un cervello niente male. Una passione per i libri inconsumabile e una saggezza pessimista che non avevo mai visto in un bambino. Ma anche una grande freddezza e un orgoglio senza limiti, uniti ad un modesto coraggio e ad un grande potere che ti porterà lontano, molto lontano.. ma dove ti colloco? – Scorpius non seppe dire per quanto tempo rimase lì seduto, in attesa del verdetto finale. Alla fine il Cappello parlò, senza decretare nulla. Si rivolse invece alla Mc Granitt, annunciando:

-Il ragazzo è uno di quelli difficili. Minerva, ti dispiacerebbe lasciarmici pensare un po’, mentre smisto gli altri? Intanto il signor Malfoy potrebbe attendere in piedi – Scorpius rimase impassibile e si alzò, rimanendo accanto allo sgabello. La Mc Granitt esitò un attimo mentre la stanza veniva percorsa da mormorii malnascosti. Non era mai successo che un bambino rimanesse senza verdetto.

-Potter Albus – chiamò il professor Paciock, ripresosi dallo shock. Il moretto si diresse allo sgabello, dirigendo uno sguardo al biondino. Scorpius lo ricambiò, cercando di dargli coraggio. Dopotutto, Albus gli era simpatico. Il Potter sorrise e si sedette. Il Cappello ci mise meno di un minuto.

-SERPEVERDE! – Albus tremò. Scorpius cercò il suo sguardo e lo incoraggiò con un lieve, quasi impercettibile movimento del mento. Albus annuì e si diresse al suo tavolo, accolto da un applauso incerto, che via via si fece più scrosciante.

-Weasley Rose – la rossa si fece avanti. Scorpius la fissò con aria ammirata. Il Cappello non sfiorò nemmeno la sua testa che gridò:
-GRIFONDORO! – Rose sorrise soddisfatta e venne accolta dai rosso-oro con calore. Tiger e Zabini vennero mandati a Serpeverde. Alla fine, solo Scorpius rimaneva senza bandiera. Si sistemò ancora sullo sgabello. 

-Niente da fare, non riesco a decidere. E allora, a mali estremi, estremi rimedi – disse il Cappello – Minerva, vai a prendere le pietre. Useremo l’altro metodo – annunciò infine.

La preside annuì con aria grave e si diresse fuori dalla Sala Grande, seguita da mormorii concitata. Scorpius deglutì rumorosamente, mentre coglieva impassibile gli sguardi di disprezzo di molti – compresa Rose – e gli occhi smeraldo di Albus che cercavano invano di trasmettergli un po’ di coraggio.
In realtà, Scorpius non era spaventato. Il coraggio era sempre stata una sua dote, e ne andava fiero. Perciò anche in quella situazione, rimase a testa alta, mentre attendeva seduto sullo sgabello, il ritorno della Mc Granitt.

Quando la preside tornò, era seguita da una scatola di legno chiaro, lunga e rettangolare. Arrivò al tavolo degli insegnanti e fece alzare Scorpius, appoggiando il Cappello su un cuscinetto rosso e la scatola sullo sgabello. Poi si rivolse a tutta la Sala.

-Ragazzi, quello che state per vedere è un rito che non si celebra da secoli, che veniva usato dai Quattro Fondatori per esaminare più attentamente i ragazzi da collocare nelle loro Case, prima che il Cappello venisse creato. È molto più preciso del Cappello Parlante,  in quanto le pietre non sono in grado di pensare. Signor Malfoy, la prego di avvicinarsi – Scorpius fece un passo avanti. Due. Tre.

La Mc Granitt aprì la scatola, rivelando quattro pietre di colori diversi – giallo, rosso, verde, nero – e le sollevò in aria. Le pietre si disposero intorno a Scorpius, splendendo di luci proprie. All’improvviso, quella rossa e quella verde si sollevarono, risplendendo. Poi solo quella verde rimase.                                                           

– Allora è deciso – disse la Mc Granitt – Serpeverde. Mi chiedo cosa ti abbia trattenuto dal metterlo nella Casa più ovvia, Cappello – il Cappello sbuffò e borbottò qualcosa. Scorpius sospirò e fece per dirigersi al suo tavolo, quando un boato fece tremare i muri della Sala Grande.

Il giovane Malfoy si voltò e rimase senza fiato. Dalla pietra verde stava scaturendo una luce nera, che si dissolse in fumo color carbone. Il fumo andò a formare una figura demoniaca, che gridò qualcosa, in sibili.

Scorpius sentì il suo cuore tremare di paura e di terrore, mentre qualcosa si risvegliava dentro di lui. Il fumo lo avvolse in un vortice nero. Scorpius sentiva l’aria mancargli. Si accasciò a terra, tenendosi la gola e tossendo. Si sentiva come se tutto il mondo intorno a lui stesse scomparendo. Vedeva il mondo farsi nero e la sua vista annebbiarsi, mentre ansimava per cercare di raccogliere aria.  

Cosa poteva fare se non arrendersi all’inevitabile?

Poi gli venne in mente quello che era successo sul treno. Chiuse gli occhi. Dentro di lui vide la sua rabbia dimenarsi nelle catene e lui che la liberava. Fu un attimo. La solita forza si impossessò di lui e gridò.
Gridò di dolore, di tristezza, di rabbia. E tutto si fece bianco.
  
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