Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: alaisse_amehana    15/03/2013    3 recensioni
C’è qualcosa di strano in me.
L’ho sempre saputo. Non è una cosa di cui si possa parlare. Non che debba vergognarmene, almeno non credo. E’ solo che non posso spiegarlo. Non più di quanto posso spiegare cosa c’è nella mia testa. Per quanto mi sforzi, le parole sono insufficienti.
L’ho sempre saputo.
Quando la gente parla non capisce mai davvero cosa vuole dire l’altro.
Con le parole si possono creare così tante realtà alternative, ma queste realtà non potranno mai superare quelle presenti dentro ciascuno di noi. Io lo capisco bene.
Mi chiedo se sono l’unica.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non ci speravate più, dite la verità! E invece... signori e signore... Habemus Capitolum \^O^/
*finge di essere sana di mente*
*fallisce miseramente*
Va bene, tornando a noi... è solo un capitoletto, ma spero vi piaccia ;) i prossimi arriveranno^^ 
Notare che non ho detto quando... perché non ne ho idea. Preferisco non darvi false speranze...
Nel frattempo, Enjoy!


«Compiti!» annuncia Gost, seduto al tavolo del salotto.
Ha tirato fuori il suo quaderno dallo zaino e l’ha aperto alla pagina dove ha segnato i compiti per domani. Non mi ricordo più quale delle nostre compagne si è gentilmente offerta di darglieli. In ogni caso devo ringraziare lei se ora Gost sa esattamente cosa farmi fare.
«Li ho già fatti quasi tutti» provo a mentire.
Lui mi guarda, il viso sereno ma fermo. Non se l’è bevuta. Non capisco come abbia fatto, ma so che ha capito che non ho aperto libro.
Diego è seduto a gambe incrociate al tavolino davanti il divano, dove l’avevo visto prima. Continua a lavorare su strani elementi elettronici per me privi di senso. C’è anche Morgana seduta su una poltrona che legge concentrata un libro dall’aria difficile. Il titolo è in inglese e non ho idea di cosa significhi.
«Dobbiamo proprio? » chiedo con tono lamentoso. Mi gioco la carta della vittima innocente, stanca e desiderosa di affetto. Potrei metterci gli occhi lucidi e un labbro tremulo, ma così sarebbe esagerato.
In ogni caso non funziona.
«Sì, domani correggiamo i compiti, certo che li dobbiamo fare» dice Gost, irremovibile.
Perché? Vorrei chiedere ancora. Ma ho la netta impressione che servirebbe solo a perdere tempo.
Non mi faranno uscire di lì finché non avrò fatto tutti quei dannati esercizi di matematica e latino. O erano inglese e scienze? Non ricordo nemmeno i compiti da fare, il che è esplicativo di quanto tempo ci perda di solito.
«Cominciamo con fisica» dice Gost allegramente.
Ecco appunto. Fisica. E chi si ricordava della sua esistenza?
Tira fuori il libro dallo scaffale e lo apre sul tavolo, in mezzo a noi due.
«Come fai ad avere già il libro?» chiedo indicandoglielo come se fosse la prova di un terribile delitto.
«E’ il tuo primo giorno di scuola. Non puoi avere il manuale! Non puoi e basta, è innaturale» dico con tono accusatorio. Gost mi restituisce uno sguardo perplesso, ma per nulla offeso. Sembra solo incuriosito dalla mia reazione.
«Ieri sera ho controllato la lista dei libri che usate e oggi Morgana e Diego sono andati a comprarli» mi spiega.
Scuoto la testa, poi mi affloscio sul tavolo, priva di ogni forza di ribattere.
«Sono tre mesi che è iniziata la scuola…» dico, la voce soffocata dalla tovaglia.
«E io non ho ancora tutti i libri. Tu sei nella mia classe da dieci ore e li hai già tutti. Questo non ti fa pensare?».
«Cosa?».
«Che ci troviamo di fronte a posizioni metodologiche assolutamente inconciliabili!».
Sento una risata soffocata alle mie spalle e sorprendo Diego a mordersi le labbra, trattenendosi a stento. Gost si stringe nelle spalle, per nulla turbato.
«Vuoi che ti aiutiamo con i tuoi poteri?».
«Sì» rispondo subodorando già dove vuole andare a parare.
«Vuoi essere in grado di gestire la tua vita da sola?».
«Sì» il sospetto sta diventando un certezza.
«Vuoi essere in grado di combattere gli Occulti?».
«Certo che sì! Allora?».
«Allora farai i compiti, ti allenerai e seguirai le nostre istruzioni. Anche se ritieni che siamo dei pazzi, magari affiliati a qualche strana setta. Noi possiamo aiutarti per il semplice motivo che abbiamo passato le stesse cose che hai vissuto te e adesso siamo in grado di difenderci e di combattere contro gli Occulti. Non ti deve piacere, ma è necessario».
Mi sento in parte umiliata per avere ricevuto una ramanzina da un ragazzo che dimostra meno dei miei anni. Sono abbastanza sicura che non sia nemmeno maggiorenne.
«Non le stesse cose…» sussurro, solo per non dargliela del tutto vinta.
La sua espressione si addolcisce, ma non perde fermezza.
«Forse no, ma ce la farai anche tu, come tutti noi».
Sento gli sguardi di Diego e Morgana perforarmi la nuca.
Mi sporgo sul tavolo a vedere il libro.
«Mmm, fisica eh?» chiedo rassegnata.
Gost prende una matita con aria trionfante. La fa scorrere sulla pagina alla ricerca degli esercizi da eseguire e li segna con un crocetta, poi prende il quaderno con un entusiasmo che non può essere definito se non come eccessivo. Una persona dovrebbe avere quell’espressione solo davanti al biglietto vincente della lotteria.
L’unica cosa positiva di tutto il pomeriggio è che riesco a far rimpiangere a Gost l’idea di fare i compiti. Impieghiamo due ore per fare fisica, perché è costretto a rispiegarmi tre volte il capitolo. Quando si accorge che non capisco perché non so praticamente nulla del capitolo precedente, comincia a spiegarmi anche quello.
In suo onore posso solo dire che è dotato di una determinazione incrollabile. Dall’impegno che mette nel svelarmi i misteri della fisica posso solo desumere che sia una materia che gli piace molto, o che ha deciso che la sua missione nella vita sarà salvarmi dal baratro di ignoranza in cui sono precipitata. O forse entrambe le cose.
Quando l’orologio segna le sei di sera mi sento autorizzata a entrare in sciopero. Poso la penna sul tavolo, lasciando a metà la traduzione di latino, a cui siamo passati per “rinfrescarci le idee” a sentire lui. Sono sempre più convinta che siano tutti dei pazzi furiosi e che Gost sia il loro capo.
«Devo tornare a casa» dico.
Lo uso come scusa per smettere di scrivere, ma è vero. Con ogni probabilità i miei saranno già tornati e saranno preoccupati. E non ho ancora trovato una scusa che possa reggere.
Gost guarda i libri aperti sul tavolo con aria dispiaciuta. Come se dovessimo interrompere un gioco avvincente. La cosa preoccupante è che probabilmente per lui è così.
Morgana si alza, sollevando le braccia sopra la testa per sciogliersi i muscoli.
«Ti accompagno io» si offre.
«Così ti spiego del modulo per i tuoi genitori».
Lasciamo Diego, ancora concentrato sul suo lavoro, e Gost nel salotto e usciamo dall’armadio nel camper. Nessuna traccia degli altri in giro.
«Dove sono Gabriele e Marianna?» chiedo.
«Credevo che fossero loro i capi».
Morgana sorride mentre usciamo in strada.
Mi stringo nella giacca. La temperatura è scesa e il buio è interrotto dalle luci regolari dei lampioni. Soffio in aria, guardando il fiato caldo condensarsi in una nuvoletta densa di vapore. E’ un gioco che faccio spesso. Mi sembra che possa nascondermi al mondo, e cancellare le immagini che ruotano attorno alle altre persone. Come una muraglia di nebbia a escludermi dal mondo anche se dura solo pochi istanti.
«Loro sono le nostre guide» dice Morgana. Si è presa alcuni secondi per rispondere, tanto che credevo non l’avrebbe fatto.
«Siamo una squadra. Ma ognuno di noi ha una vita indipendente».
«Un po’ come in una famiglia» sorrido mentre la seguo.
Ha ignorato la moto nascosta nel camper e ci dirigiamo alla fermata dell’autobus. La strada è quasi deserta a parte qualche raro passante che si muove ingobbito per ripararsi dal freddo. Metto le mani in tasca per riscaldarle, cercando di non battere i denti.
Alla fermata siamo da sole. Morgana tira fuori un foglio piegato dalla tasca.
«Per quanto riguarda il modulo che i tuoi devono leggere …» comincia.
L’ascolto attentamente e, mentre lei parla, divento sempre più scettica.
 
Apro la porta di casa cercando di fare meno rumore possibile, ma quella traditrice mi scopre subito con un lungo cigolio che sembra il verso di un animale morente.
«Alice? Sei tu? Dove sei stata?» è la voce acuta di mia madre che viene dalla cucina. Non è arrabbiata, non sul serio.
Entro in cucina dove la trovo insieme a mio padre, seduto al tavolo con una tazza fumante davanti.
Prendo un bel respiro. Poso sul tavolo lo zaino, quando si inclina dalla tasca esterna scivola un foglio piegato in quattro.
«Questo cos’è? » chiede mia madre. Non ha nemmeno aspettato che rispondessi alle altre domande. Beh, meglio per me.
Apre il foglio e legge le prime righe.
«E’ un modulo per un corso di recupero» mi stringo nelle spalle, fingendo indifferenza. Sento il cuore in gola che rischia di farmi soffocare. Una sensazione spiacevole.
Mia madre perde altri due minuti per leggere il foglio. Spero con tutto il cuore che Gabriele sappia scrivere in modo convincente. Ma a giudicare dalla facilità con cui è stato ammesso Gost posso stare tranquilla.
«Ti impegnerebbe tutti i pomeriggi fino alle sei …» mormora mia madre, pensierosa.
Mette il modulo sotto il naso di mio padre, costringendolo a leggere.
«Che ne pensi?» chiede secca.
Non aspetta la sua risposta, così come non aveva aspettato la mia.
«Mi sembra una buona idea un aiuto in più» dice annuendo tra sé.
Possibile che sia così facile?
«Quanto costa? ».
A-ah, domanda classica.
«Niente, è offerto dalla scuola» rispondo.
Lei sembra ancora dubbiosa, guarda alternativamente me e il modulo.
«Non mi interessa, ma’. Posso farcela da sola».
Sollevamento di un sopracciglio, labbra storte e naso arricciato. La sua espressione è offensivamente scettica.
«Per me è una buona idea! » dice firmando il modulo davanti ai miei occhi, come una sfida.
Ce l’ho fatta davvero.
Non ci posso credere.
«Consegnalo all’insegnante, mi raccomando! » mi ammonisce.
Il contributo di mio padre è nullo. Si limita ad annuire. Secondo me non sa nemmeno di cosa stiamo parlando. Finge di ascoltare agitando ogni tanto la testa per farci credere di essere partecipe.
«Voglio vedere dei miglioramenti» mi congeda mia madre.
Prendo il modulo firmato e filo in camera, dove trovo qualcuno ad aspettarmi.
« Blu. Non ti sei ancora stancato di entrare senza essere invitato? » chiedo sospirando.
Lascio cadere lo zaino sotto la scrivania e mi butto sul letto, distrutta.
Blu è appoggiato alla finestra. Deve avere acceso la luce sul comodino prima che arrivassi.
«Li hai convinti?» chiede, senza curarsi delle mie proteste.
Sbuffo rotolando sul letto per poterlo guardare.
«Ha fatto tutto da sola. Appena ha sentito “corso di recupero” ha cominciato a fare le fusa. A saperlo prima che bastava questo per essere lasciata in pace …».
Chiudo gli occhi e lascio cadere la testa sul copriletto. Mi sento sfinita.
Due dita leggere mi sfiorano la fronte, scivolando sulla tempia per finire la loro corsa sul mento, dove si fermano per un istante, indecise se accarezzare anche le labbra.
Mugugno qualcosa di incomprensibile. Un brivido mi scuote, ma tengo gli occhi chiusi.
«Se pensi che verrai lasciata in pace … allora non hai capito in che guaio ti sei cacciata» sussurra Blu. Il suo fiato caldo sul viso mi spaventa e mi rassicura allo stesso tempo.
Quando apro gli occhi lui è già sparito. Sospiro allungando una mano per spegnere la luce sul comodino. Resto al buio a fissare la luce dei lampioni che entra dalla finestra. Sento il rumore delle macchine che passano nella strada di sotto, l’acciottolio delle pentole in cucina, la tv accesa in salotto. Eppure ho l’impressione di essere immersa nel silenzio. Per la prima volta, incapace di sentire i pensieri di tutti quelli che mi circondano, sono davvero sola. Nessun estraneo nella testa che mi urla frasi che non posso comprendere.
Non mi accorgo di scivolare nel sonno.
Andrà tutto bene, mi ripeto mentre le palpebre si abbassano.
Sono le piccole bugie che ci raccontiamo a farci andare avanti.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: alaisse_amehana