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Autore: Moon Angel    16/03/2013    1 recensioni
Un amore impossibile,
Una ribellione che sconvolgerà le regole dell'universo,
Un cigno innamorato dell'angelo sbagliato:
Il paradiso e la terra non sono mai stati così vicini.
Sopratutto se ad unirli è solo una semplice ragazza
_________________________________________
Ditemi cosa ne pensate, grazie!
Moon Angel
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE

 
Sophie riuscì ad entrare nel cortile della scuola un attimo prima che la campanella suonasse. Quella mattina era iniziata, per un verso, in modo sbagliato, ma l’incontro con quel ragazzo era stata come vedere un raggio di sole invadere il buio di una stanza vuota, apparentemente insignificante. Si sistemò lo zaino sulle spalle, e si avviò, con la neve scricchiolante sotto le scarpe, verso le scale dell’edificio. Percorse la prima rampa, e si ritrovò nel lungo corridoio del monotono marrone, invaso dalla folla di liceali. Guardò passivamente la folla, in cerca di Lorenzo; il viso le si illuminò appena vide i capelli scuri di Lorenzo. Li avrebbe riconosciuti tra mille. Gli si avvicinò, scostando le persone che intralciavano la sua via. Voleva il suo conforto, la sua comprensione, ma soprattutto il suo appoggio morale. Gli toccò la spalla, e si avvinghiò al suo braccio. Aveva disperatamente bisogno di lui. Doveva pur raccontargli ciò che le era accaduto quella mattina. Gli occhi verdi del ragazzo incrociarono quelli azzurri di lei. Una sensazione strana l’attanagliò, facendola percuotere da un grande brivido. Lo stesso che aveva provato quando gli si era attaccata addosso. Che stava succedendo tra lei e Lorenzo?
Ma preferiva non scoprirlo, voleva lasciare che rimanesse un mistero, per entrambi.
–Ciao, come mai sei arrivata così tardi?–Chiese lui, premuroso come sempre. lei abbassò lo sguardo.
–Ti hanno tagliato la lingua?–disse lui, scherzoso. Ma capì che il suo umorismo non era stato gradito, così le scostò una ciocca di setosi capelli neri dietro le orecchie. Sophie rialzò lo sguardo verso di lui, anzi, dietro di lui. Dei capelli del color dell’oro attrassero il suo sguardo come dei magneti. La figura dai capelli biondi s voltò di scatto, interrompendo la trance in cui era caduta. Aveva l’impressione di averlo già visto. Scosse la testa, per scacciare quel pensiero assurdo. Ma, come al solito, Lorenzo se ne accorse.
–Ehi, che ti è successo? Mi sembri più strana del solito...
–Strana io?–disse, prima di sprofondare in una fragorosa risata. L’amico era certo che la ragazza stava cercando di cambiare argomento. Lorenzo sapeva che c’era certamente qualcosa di diverso in Sophie, qualcosa era cambiato, ma non sapeva cosa. –Buon giorno ragazzi–sentenziò il Prof. di italiano entrando dalla porta.                 
–Spero che abbiate studiato, perché oggi c’è un’interrogazione ad arazzo–disse, pensando di sdrammatizzare l’incombente volo di quattro con una battutina. I ragazzi si lanciarono occhiate interrogative, inarcando le sopracciglia. Sophie non fu da meno. L’humor del prof era stato un mistero sin dal primo giorno di scuola. Era un uomo di mezza età, con i capelli bianchi corti sul cranio. Due occhi consumati dal tempo erano accerchiati da occhiali dorati fin troppo simili a quelli di Harry Potter. Anche il suo senso estetico era un grande mistero, pensandoci bene. Metteva sempre quelle odiose polo o maglioncini stinti, tutti uguali tra loro. Nonostante sembrava avere raggiunto i cent’anni era ancora ad insegnare nella loro classe i medesimi argomenti.
L’uomo si sedette sulla cattedra, e prese dal tavolo il registro. Lo aprì a caso, e disse il verdetto finale. L’interrogato o l’interrogata–disse enfatizzando la “o” e la “a”.
–È…–  prosegui creando molta ansia e suspense                    
 –Il numero quindici–Un sospiro di sollievo si alzò dalla classe, mentre il professore guardava ardentemente l’innocente viso dell’interrogata.                                                                                                            
 –Signorina Sophie, credo proprio che questa volta tocchi a lei. E credo che non ci possano essere scusanti–. Sophie avrebbe voluto sprofondare nel pavimento. Sentiva lo sguardo di tutti i suoi compagni seguire ogni suo minimo movimento. Nonostante ciò continuò a fissare negli occhi il professore, anche quando la voce di Lorenzo spezzò il silenzio attanagliante che la circondava.
–Mi offro io come volontario–disse Lorenzo, alzandosi in piedi.
–Non avevo accennato al fatto che non accetto volontari?–chiese il prof, con quella domanda retorica.
–A dire il vero, no–Commentò il ragazzo, freddo.
–Okay, adesso lo sapete–gli rispose il vecchio, acido, facendo cenno a Lorenzo di sedersi. A mala voglia ,il giovane gli obbedì.
–E, adesso, se non ci sono altre interruzioni, che il divertimento cominci!” disse, con fare maligno, facendo un mezzo sorrisetto che aveva un non so’ che di sinistro. Sophie camminò titubante verso la sedia che il professore di italiano aveva preparato appositamente per il o la condannata. Si sedette lentamente, voleva guadagnare ogni secondo possibile. Ma non le fu dato neanche il tempo di sedersi che il professore l’aggredì con una domanda:                                      
 –Allora, parlami dell’ultimo brano che abbiamo fatto–Sophie ci pensò un attimo. Sentì un suggerimento alle sue spalle, ma era troppo distante per poter capire appieno tutte le parole.                                                                                           
–Ehm… può ripetere la domanda?–chiese. Ma non fece in tempo a darle una risposta che il fischio leggero ma esistente dell’allarme anti-incendio distolse l’attenzione dei ragazzi dall’interrogazione.
–Maledizione!–gridò il professore, sbattendo il registro sulla cattedra
–Su, usciamo…, disse rassegnato
–Ma ricordi, Signorina Sophie, se non sono riuscito ad interrogarla questa volta, stia pure certa che lo farò la prossima


  
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