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Autore: Kary91    16/03/2013    8 recensioni
Ovvero: i 10 eventi che si verificano –quasi- ogni anno in casa Lockwood la vigilia di Natale.
Punto 1;Famiglia ed amici si riuniscono – E Twister fa la sua prima mossa - 2; Si gioca a Hockey…In casa. 3; Vicki si dà da fare con il vischio – e spinge chiunque a collaborare per far girare le cose nel verso giusto - .
4;Ruby cerca il principe azzurro. 5; Si guardano vecchie foto. 6; Mase scompare
7;scompare anche Twister. 8; trionfano gli innamorati… E le tasche dei pantaloni di qualcuno.
9; si aspettano le undici e un quarto 10; si consegnano i regali 11; (bonus) bricconi si nasce!
- Spin off di 'History Repeating', the Next Generation of The Vampire Diaries -
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Tyler Lockwood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Punto 9: si aspetta (no) la mezzanotte le 11 e un quarto.

“Il sole!” esclamò deciso Ricki, puntando l’indice contro il foglio appeso al muro. Damian scosse energicamente il capo, continuando a disegnare con espressione concentrata.
“Ma da dove ti esce il sole? Non vedi che ha disegnato una faccia?” lo canzonò la sorella, dandogli un colpetto sulla spalla. Quella partita di Pictionary non stava andando affatto bene, per la famiglia Lockwood. Erano in svantaggio di diversi punti rispetto alle altre squadre e i due competitivi di casa stavano incominciando a farsi irrequieti.

“Ho capito!” esclamò Lydia rivolta a Damian, facendo poi l’occhiolino alla cognata. “È la tua mamma con i bigodini!”  Nadia si mise a ridere.  “Io sono più brutta di quell’opera d’arte lì!” scherzò, dandole di gomito.

Sba-glia-ti-ssi-mo*!” annunciò Twister, continuando imperterrito a disegnare.

“Una stella marina.” azzardò Tyler, analizzando il disegno del nipote con attenzione. Il bambino strabuzzò gli occhi, indirizzandogli un’espressione indignata.

“Non è una stella marina!” ribatté, prima di picchiettare con il pennarello sul cerchio frastagliato che aveva disegnato. “è tanto facile, Buckster l’ha già indovinata!”
“E non solo Buckster!” commentò Matt, intercettando lo sguardo di Jeremy. “Le squadre Donovan e Gilbert sono già pronte a rubarvi il punto!”

“Lo stesso vale per i Bennett-Morgan!” dichiarò Bonnie, indicando i suoi figli.

“Chiunque ha capito!”  diede loro man forte Lex, dando una pacca sulla spalla a Jeremy. “Vecchio architetto, mi sa che sbagliavo. I tontoloni sono quelli laggiù!” aggiunse, indicando il gruppetto dei Lockwood. Caroline si inalberò ulteriormente.

“Un fiore con la bocca!” tentò, realizzando che il cerchio di Damian somigliava a una corolla di petali. Twister si mise a ridere, scuotendo il capo. Ricki indirizzò alla sorella un’occhiata allibita.


“Ma che razza di risposta è un fiore con la bocca?”

Caroline sbuffò.


 “Non lo so, magari ha visto Alice nel Paese delle Meraviglie.” commentò, prima di afferrare il fratello per la manica della camicia. “Svegliati, dobbiamo indovinare!”

“Ma perché te la prendi con me? Ci sono altre tre persone in famiglia.” Le fece notare il ragazzo. Cercò con lo sguardo il fratello minore, che, si accorse, stava sghignazzando tranquillo, osservando le espressioni concitate dei due maggiori.

“Senti, piccoletto…” lo apostrofò Ricki, dandogli uno schiaffetto sulla nuca. “…se sai la risposta, daccela subito.”
Mason esibì un sorrisetto sghembo.

“Non ci penso nemmeno.” dichiarò, incrociando le braccia sul petto. “…mi sto divertendo troppo.”

“Ho capito, ho capito!” esultò in quel momento Caroline, tirando Ricki per la manica. “è un leone! Vedi la criniera? E quella specie di gambo non è un gambo ma una coda…La coda di un leone!”

Twister la indicò con il pennarello, assumendo un’espressione furbetta.
“Che leone?” la interrogò, incrociando le braccia al petto, in una perfetta imitazione del cugino. 

Sia Ricki e Caroline, che i due genitori, non esitarono a rispondere al quesito.

“Simba!” risposero all’unisono, esultando per il punto conquistato.


“Era ora!” dichiarò scherzosamente Jeremy, alzandosi per prendere il posto del bambino. “Tocca ai professionisti del campo!” dichiarò, mostrando orgoglioso il pennarello ai presenti. “Famiglia Gilbert-Davies: non mi deludere!”

“Simba sono io!” annunciò soddisfatto Twister, balzando in braccio al papà.  Lydia gli sorrise.

“è vero; sei stato bravissimo nella parte di Simba cucciolo alla recita dell’asilo. Sembravi un leoncino vero!" si congratulò, facendogli una carezza sul capo.

“ROAR!” dichiarò il bambino in risposta, arricciando le dita, a mimare deli artigli. Ricki sghignazzò, assumendo un’ espressione sorniona.


“Anche il Simba grande è stato bravino…”  commentò con un insolito sorriso, dando di gomito al fratello minore.

Mason gli scoccó un'occhiata incollerita, arrossendo violentemente.

“Ricki…” lo ammonì la madre nel momento stesso in cui udirono il suono del campanello.

“Vado ad aprire.” si offrì istantaneamente Mase, - non prima di aver superato con una spallata il fratello maggiore.

“Non sapevo fosse un segreto.” dichiarò candidamente l’altro, esibendo un sorrisetto sornione “Ma chi sarà a quest’ora?” aggiunse poi, sbirciando con aria incuriosita oltre la porta.

Una volta in corridoio, Mason scoccò un’occhiata al display del cellulare per controllare che ore fossero; mancavano un paio di minuti alle undici:  poco più di un quarto d’ora al suo sedicesimo compleanno. Normalmente, in Casa Lockwood, si tenevano due conti alla rovescia la sera del ventiquattro dicembre. Il primo alle undici e quindici in punto e il secondo, quello classico, alla mezzanotte. Chiunque fosse arrivato in quel momento non era riuscito a evitarne uno per un soffio. Mason aprì la porta, rabbrividendo per il rivolo di freddo che si insinuò nella sua camicia. La persona che attendeva sulla soglia gli sorrise, mentre il ragazzo aggrottava perplesso le sopracciglia.

“Perché ogni volta che ti incontro o sei tutto rosso o sei imbronciato?” domandò Caroline Forbes, estendendo il suo sorriso di fronte alla sua reazione sorpresa. “E perché c’è del vischio sulla porta di casa?” aggiunse, notando il rametto malamente appiccicato sul legno.

“Avevo capito che non saresti passata.” commentò asciutto Mase, mettendosi le mani in tasca.  “A quanto ne so papà ti aveva invitata, ma ha detto che saresti stata via per le feste.”

 “Ero andata a trovare Stefan.” spiegò la vampira, sistemandosi il berretto sulla testa. “New York sotto le feste è meravigliosa…E poi mi mancava il mio migliore amico.” aggiunse con un accenno di dolcezza nello sguardo, prima di rivolgergli un’occhiata di rimprovero. “Non sapevo che oggi fosse  il tuo compleanno.”

Mase si strinse nelle spalle, ignorando la sua costatazione.

“Non ti sei persa nulla.” dichiarò invece, appoggiandosi allo stipite della porta con una spalla. “A parte, forse, la pallonata in pieno culo per Ricki, ma quella si presta facilmente ad un replay.”


“Non sembri molto entusiasta della serata.” obiettò la ragazza, “Fammi indovinare: troppa gente, troppe smancerie e sono già riusciti tutti a farti innervosire.”

Ancora una volta, il ragazzo diede una scrollata di spalle.

“Beh, è così che funzionano le vigilie di Natale.” giustificò, mettendosi a braccia conserte.

“Ma non i compleanni…” gli fece notare la ragazza, “Perché li non festeggi nel modo che preferisci?”

Mase inarcò scettico un sopracciglio.

“Impossibile.” dichiarò con tranquillità,  “La mia serata ideale e quelle del resto della mia famiglia sarebbero totalmente incompatibili.”

“Che cosa faresti se potessi scegliere tu?”

Il ragazzo assunse un’espressione pensosa.

 “Mi piacerebbe qualcosa di tranquillo…” rivelò infine, passandosi una mano dietro la nuca. “…poche persone…qualche film…Magari la compagnia di una bella ragazza...” aggiunse, abbozzando un sorrisetto sghembo.  “Non è esattamente il genere di cose che ti aspetti la vigilia di Natale…specialmente se si ha una famiglia a cui piace fare casino.” concluse il ragazzo, tornando ad appoggiarsi allo stipite.  “Puoi entrare, se vuoi.” propose infine, incominciando ad avvertire freddo.  “Dentro ci sono tutti.”

La vampira esitò.

“Mi piacerebbe, ma ci tengo a trascorrere il resto della serata con mia madre.” declinò infine l’offerta, sorridendo a mo’ di scusa.  “Non voglio che rimanga sola la vigilia di Natale.”

“Mi sembra giusto.” commentò Mase, tornando a infilarsi le mani in tasca. “Beh, allora buon Natale.” dichiarò infine, voltandosi per rientrare in casa. Caroline gli rivolse un’occhiata sorpresa.

“Ehi, dove scappi così di fretta?” lo richiamò, trattenendolo per la spalla. “Non ho detto che stavo andando via!”

Mase  sbuffò, pur acconsentendo a fermarsi; capitava di rado che qualcuno lo trattenesse quando decideva che era giunto il momento di allontanarsi. Le sue conversazioni avevano spesso un andamento insolito: incominciavano in ritardo, sfiorivano in mille pause e, una volta riprese, si concludevano bruscamente, talvolta nel bel mezzo di un discorso altrui. Rispettava dei ritmi solo suoi, che non sempre seguivano una giustificazione logica e di rado si soffermava a spiegare quei silenzi repentini, che prendevano ad arrampicarsi fra lui e il suo interlocutore.

 

“Non c’era più niente da dire.” si limitò a commentare il ragazzo, tornando a voltarsi in direzione di Caroline. La vampira sembrò sul punto di dire qualcosa di pungente, ma cambiò quasi subito espressione.

“Non lo vuoi il tuo regalo di compleanno?” chiese infine con fare quasi infantile, esibendo un sorrisetto sbarazzino. La domanda colse di sorpresa il ragazzo, che sembrò improvvisamente a disagio; arrossì, aggrottando leggermente le sopracciglia.

“Non ce n’è bisogno.” commentò spiccio, scuotendo il capo. Caroline lo squadrò con attenzione.

“Questo lo decido io.” dichiarò, decisa. Il ragazzo sbuffò, tornando a passarsi una mano sulla nuca.

“è solo che non mi piacciono i regali, ok?” sbottò, mentre il rossore sulle sue guance si accentuava. La ragazza inarcò un sopracciglio.

“E ti aspetti che io ci creda?” 

“Sì, perché è la verità.” ribatté asciutto il giovane. Caroline gli rivolse un’occhiata poco convinta, prima di avvicinarsi di poco a Mason,  lasciando affiorare il sorrisetto di poco prima. “A tutti piacciono i regali.” mormorò infine, stringendogli con affetto una spalla. Non si sorprese nel vedersi indirizzare un’occhiata a metà tra lo sconcertato e l’offeso, preoccupandosi piuttosto dell’aspetto intirizzito del ragazzo.  “Hai freddo?”  

Mase si sforzò di rimanere impassibile, mentre la mano di Caroline scorreva con delicatezza lungo il suo braccio. La dita della vampira risalirono a sfiorargli il collo, incoraggiate dall’assenza di proteste da parte del ragazzo. L’espressione del giovane venne improvvisamente attraversata da una punta di nervosismo.

“N-non ho preso niente, per te.” farfugliò infine Mase, distogliendo a disagio lo sguardo. Sembrava sinceramente dispiaciuto e, per assurdo, a Caroline ricordò un bambino che ammette una sua dimenticanza alla mamma. Dovette sforzarsi, per non lasciarsi sfuggire un risolino. “Sono sicura che il mio regalo andrà bene per tutti e due.” lo rassicurò con un sorriso, prima di tendersi in avanti per baciarlo. L’irrigidimento iniziale di Mase fu appena percettibile, mascherato dalla risolutezza con cui si affrettò a ricambiare il bacio, permettendo alle proprie dita scorrere le mani lungo i fianchi della giovane. Si separarono dopo poco, pur mantenendo le fronti vicine.

“Allora…” lo interrogò infine Caroline, indicando il rimetto di vischio sopra le loro teste. “Andava bene come regalo?”   Mason distolse per un attimo lo sguardo, prima di tornare ad osservarla, esordendo in un sorrisetto beffardo.

“Per niente…”  commentò deciso, ridendo dell’espressione stizzita della ragazza.   “In effetti, forse, è il caso che te lo restituisca…” concluse infine, accennando un secondo sorriso sghembo. Caroline rise.

 “Magari un giorno verrò a riprendermelo, allora.” rispose, appoggiando la fronte a quella di Mase. “Ma non ti conviene farci troppo affidamento.” lo stuzzicò, riuscendo a strappargli uno di quei sorrisi genuini che lo sorprendevano di rado. “Buon compleanno, Mase.” gli sussurrò infine, prima di scendere i gradini d’ingresso. Mason rimase ad osservarla allontanarsi per qualche istante, un accenno di sorriso ancora impegnato ad arricciargli le labbra. Infine rabbrividì, punzecchiato dal freddo che stava incominciando a penetrargli le ossa. Tirò fuori le mani dalle tasche e controllò per la seconda volta in un’ora il display del suo orologio; il suo sorriso si estese: erano le undici e un quarto precise.

Punto 10: si consegnano i regali

Quando si trascorrevano le vigilie di Natale in casa Lockwood non accadeva sovente che i presenti riuscissero a pazientare fino alla mezzanotte, prima di aprire i regali. C’era sempre qualcuno che si faceva beccare a tormentare la carta confezione di uno dei suoi pacchetti per indovinarne il contenuto. Di conseguenza, anche gli altri prendevano a fare altrettanto.

In quell’occasione, l’apertura dei regali anticipata avvenne per colpa di Ruby, che era riuscita a rubacchiare due dei suoi pacchetti più grandi e a portarli in camera di Caroline, senza che nessuno se ne accorgesse. Venne comunque colta con le mani nel sacco dalla mamma e, in seguito a quell’episodio, ebbe ufficialmente inizio la consegna dei regali.

Un esplosione di libri, capi d’abbigliamento vari, bigliettini d’auguri e disegni, si riversò nel soggiorno, mentre grandi e piccini prendevano a scambiarsi i doni.

“Questa la metterò di sicuro al lavoro, architetto!” dichiarò un divertito Lex, contemplando la cravatta che aveva appena scartato dal suo primo pacchetto; era bianca, decorata da bozzetti di piramide nere. “Ma da dove l’hai recuperata?”

Jeremy ridacchiò, dandogli una pacca sulla spalla.

“Devi ringraziare la moglie dell’architetto.” spiegò, ripiegandosi sul braccio la camicia che aveva ricevuto in regalo da Elena. “L’ha trovata Haze in un negozio, qui a Mystic Falls.”

“Oh, ma grazie signora architetto!” esclamò affabile Lex, facendo l’occhiolino alla donna.

 “Lex, a cuccia!” lo ammonì decisa Hazel, dandogli uno schiaffetto sul braccio.

“A proposito di cucce…” Tyler abbassò il tono di voce,  bussando sulle spalle di Matt e Jeremy. “…Mia moglie crede di essere simpatica!” dichiarò, mostrando ai due uomini il guinzaglio per cani che aveva appena trovato in un pacchetto. Lydia, che se ne accorse, raggiunse ridendo i tre uomini. “è per Silver, non per te!” lo rimbeccò, mentre Matt e Jeremy sghignazzavano. “Non mettere in testa pensieri strani ai tuoi amici!”

Gli adulti vennero distratti da un gridolino di Vicki, che stava ammirando con entusiasmo il regalo di Autumn e Caroline: sembrava essere un calendario.

“Voi due siete folli!” strepitò, ridacchiando ogni volta che voltava pagina. Autumn inarcò un sopracciglio.

“Detto da te, Vic, devo ammettere che fa uno strano effetto!” ribatté, prima di sorridere a Caroline, che le diede il cinque.

“Ehi!” esclamò in quel momento Ricki, adagiando sul tavolo il regalo che stava scartando.  “Perché c’è la mia faccia su quel calendario?” domandò, indicando il regalo di Vicki.

Caroline saltellò fino a raggiungere il fratello e gli gettò le braccia al collo. “Perché è un calendario tutto su di te!” cinguettò allegramente,  “Ti abbiamo fatto delle foto di nascosto e hai un’espressione esilarante dappertutto!”

“Scusate, ma questa?” catturò la loro attenzione Vicki, mostrando una delle ultime fotografie. Ricki era in boxer e  girato di schiena, esibendo in bella mostra il suo lato B. Matt si fece passare il calendario dalla figlia e ridacchiò.

“Finalmente una foto del mio figlioccio visto di faccia!” dichiarò candidamente, mentre Ricki si appropriava dell’oggetto con espressione allibita.

 “Quella è opera di Mase” rivelò Caroline, chinandosi in avanti per abbracciare il fratello minore. “A proposito, buon compleanno, fighetto!” dichiarò, schioccandogli un bacio sulla guancia. Mason la lasciò fare, completamente concentrato sulla copertina di uno degli ultimi libri ricevuti. Nel frattempo, il divano su cui erano seduti Xander, Julian e Jeffrey sembrava essere diventato l’esposizione del contenuto di una calza della befana. Sacchetti di biscotti e pacchi di caramelle circondavano il maggiore dei fratelli Gilbert, assieme a qualche regalo ancora da scartare e a oggetti abbandonati alla rinfusa sulle carte spiegazzate. “Urca!” esclamò Xander, tirando fuori da un pacchetto dei nuovi pattini da ghiaccio. “Grashie, m-mma e p-p-!” biascicò, masticando il pugno di marshmallows che si era infilato in bocca. Appoggiò il pacco fra l’ultimo libro di Stephen King che aveva regalato a Jeff e una scatola di cioccolatini e prese il regalo successivo. Un paio di minuti dopo Caroline arrivò ad accoccolarsi sulle sue ginocchia, sfoggiando un braccialetto con due pattini in miniatura a mo’ di ciondolo.

“è bellissimo, X.B.**” dichiarò, accoccolandosi sul suo petto. “Grazie”. Il ragazzo le accarezzò il capo con un sorriso. “Non c’è di che. E, comunque, tu hai avuto un’idea geniale, biondina!” commentò, legandole attorno al collo la sciarpa che le aveva regalato la ragazza. “Guantini, sciarpetta e scalda-collo del mio colore preferito: belli e morbidosi. Così me ne sto al caldo durante gli allenamenti e Tino il crestino non si rovina!”

“Questo, perché a rovinare Tino già ci penso io!” dichiarò candidamente la ragazza, prima di mettersi arruffargli i capelli.

Ahhh quanto sei birbantella, certe volte!” la sgridò l’amico, cercando di sfuggire alla sua presa.

Oltre ai pacchetti, i presenti vennero sommersi anche di disegni e bigliettini da parte dei più piccoli del gruppetto. Ruby distribuì ritratti a pennarello di un ipotetico principe azzurro a tutte le ragazze e fece trovare bigliettini personalizzati ai sue due “fidanzati” preferiti.

“Sei bellissimo.” lesse Jeffrey nel suo, sorridendo delle letterine traballanti scritte con una penna stilografica. “Baci baci, Ruby. Grazie, principessa!”

“Aspetta, ha scritto la stessa cosa anche a me.”  si accorse Julian, leggendo il suo bigliettino. Jeff si mise a ridere. “Mi sa che siamo incappati in qualche strana relazione a tre.” commentò, accarezzando il capo della bambina.

Nel frattempo, anche Damian aveva preso a distribuire disegni come la sorella. Aveva scarabocchiato dei missili praticamente a tutti, ma con il disegno di Oliver si era impegnato particolarmente. Twister balzò sul divano di fianco al ragazzo e gli indicò con il dito ogni singolo dettaglio del suo disegno.

“Questo è un aereo. Questo sei tu che lo guidi. E questo sono io sul mio missile!” stava spiegando concitato, sorridendo tutto orgoglioso. “Sono bravo quasi come te, vero?”
Oliver gli sorrise.

“Sei anche più bravo di me!” rivelò, arruffandogli con dolcezza i capelli. Twister ricambiò il sorriso e prese ad attraversare il divano gattonando, fino a raggiungere Mase. Gli sfilò bruscamente il libro di mano e lo gettò su un cuscino, sistemandosi sulle sue ginocchia. “Questo è per te!” dichiarò infine, porgendogli un foglio piegato in quattro.  “Te l’ho fatto diverso, perché a te i missili te li disegna già quello degli aerei!”

“Si chiama Oliver.” lo corresse il ragazzo, spiegando il disegno del cugino. Damian fece spallucce.

“Lo so, ma ‘quello degli aerei’ mi piace di più. Ti piace il mio disegno?” insistette poi, sollevando il capo per osservare la reazione del ragazzo; Mason arrossì, intuendo all’istante quale fosse il soggetto del disegno. Era lo stesso che aveva fatto durante la partita di pictionary, solo riprodotto più volte e in formato ridotto.

“Siamo io e te?” domandò, indicando i due leoni: uno era decisamente più grande dell’altro.

“Proprio così!” Damian annuì energicamente, prendendo a giocherellare con le mani del cugino. “Simba grande e Simba piccolo.”

“E quest’altro Simba qui chi è?” domandò a quel punto Mason, notando un terzo leone di dimensioni medie, vicino a quello più piccolino. Il sorriso di Twister si estese.

“Lui è Buckster!” dichiarò, tornando a chinare il capo all’indietro, per poter guardare il ragazzo negli occhi. “Allora ti piace?”

Il cugino annuì.

“Sì, molto.” ammise, appoggiando  una mano sul capo del bambino. “Ha ragione Oliver: ormai sei anche più bravo di lui.”

In quel momento, Mase si sentì accarezzare a sua volta i capelli: Lydia si chinò in avanti per sussurragli qualcosa all’orecchio. 

“Non ti sembra che manchi qualcosa tra tutti questi pacchetti?” domandò  la donna. Mason annuì.

“Il regalo tuo e di papà.” costatò, ripiegando con cura il disegno di Damian. La madre sorrise.

“è in camera tua. Vai di sopra con Oliver, io e Twister pensiamo agli ospiti. Vero, tesoro?”

“Sì, zia!” si trovò d’accordo il bimbo, annuendo con decisione.

Mentre Oliver e Mason abbandonavano indisturbati il soggiorno, Ricki stava leggendo a gran voce il biglietto d’auguri di Vicki.

“Questo è ciò che dovrai indossare il giorno del nostro primo appuntamento.” Scandì con chiarezza il ragazzo, prima di fare una smorfia. “Che, per la cronaca, non si terrà mai.” aggiunse, voltandosi in direzione della ragazza. Vicki accavallò le gambe sistemandosi sul tavolo di fianco a Caroline.

“Esatto, perché passeremo direttamente al matrimonio!” dichiarò entusiasta, mentre il ragazzo apriva la bustina. Ci sbirciò dentro e tornò a voltarsi in direzione della giovane, visibilmente perplesso.

“Vic, ma non c’è niente qui dentro.”

La ragazza esibì un sorrisetto malizioso.

“Esatto!” cinguettò entusiasta, facendogli l'occhiolino. Il ragazzo sbuffò .

“Beh, molto carina l’allusione, io però volevo un regalo!” si lamentò, mettendo il broncio. Vicki prese Autumn a braccetto e si mise a saltellare per la casa con il cappello da Babbo Natale nuovamente in testa.

“Il regalo c’è, ma te l’ho nascosto, altrimenti che divertimento c’era?” cinguettò, prendendo a salire  le scale.

“Ma perché?” Ricki le andò dietro roteando gli occhi, seguito dal gruppetto di coetanei.

Passarono di fronte alla stanza di Mase, ma non si accorsero che il proprietario era rientrato da poco nella camera.

“Chi era prima alla porta, comunque?”  gli stava domando in quel momento Oliver, esaminando con interesse il nuovo modellino di aereo da collezione che gli aveva regalato Mase. L'amico sistemò il disegno di Damian nel cassetto della scrivania. “La Forbes.” rispose, evitando di soffermarsi su ciò che era successo sotto il vischio. "é passata solo per un salu…”

Si interruppe, soffermandosi a osservare con più attenzione la parete. Qualcosa era completamente fuori posto rispetto al solito, ma nonostante l’avesse proprio di fronte a sé, ci impiegò un po’ a realizzare cosa fosse.

“La libreria…” mormorò infine, passandosi sorpreso una mano dietro la nuca. Oliver sorrise, raggiungendolo al fondo della stanza. I libri che Damian aveva ammonticchiato per terra meno di qualche ora prima erano stati nuovamente riposti con cura negli scaffali più bassi, ma lo sconcerto di Mase era dettato da qualcos’altro: quella non era affatto la sua libreria. Sì, c’erano tutti i suoi libri, ma la struttura era cambiata. Era più grande e c’erano nuovi scaffali pronti ad essere riempiti, al contrario della vecchia, stipata di volumi. Tuttavia non fu la grandezza del nuovo mobile a destare lo stupore del ragazzo. Ciò che lo colpì maggiormente di quella nuova libreria fu il modo in cui era stata decorata. Si avvicinò di qualche passo, incapace di aprire bocca, e tastò con una mano il legno verniciato. L’intera superficie della struttura era intarsiata di disegni che partivano dal basso e si estendevano fino ai ripiani più alti; quei disegni non raffiguravano immagini qualunque. Mason si chinò ad analizzare le decorazioni dello scaffale più basso, quello dedicato ai libri di quando era piccolo. La parte destra faceva da sfondo a uno stormo di corvi neri dipinti e, poco più in alto, al volo solitario di un aquila e un secondo piccolo corvo. Sulla sinistra spiccava la riproduzione perfetta dell’aeroplanino telecomandato giallo di Oliver - quello che avevano pilotato assieme il giorno in cui erano diventati amici. Salendo di uno scaffale, fecero comparsa altre immagini; le riconobbe tutte, una per una. C’erano i cavalli del maneggio di suo nonno Aaron. C’erano le pedine di una scacchiera che si arrampicava fino ai ripiani più alti della libreria; pedine nere a destra, pedine bianche a sinistra. E in ognuna di esse Mase riuscì a riconoscere un particolare che riportava a se stesso, alla sua famiglia, ai suoi amici. Lui stesso era presente in quel campo di battaglia, e sapeva di essere il cavallo, la pedina che si muove in maniera bizzarra, rispetto alle altre. Quella che arrancava in avanti, per poi sfuggire di lato, schivando chi gli andava incontro. Solo Oliver avrebbe potuto considerare e comprendere un dettaglio del genere e ora figurava lì, indelebile sulla sua libreria. E, infine, c’erano i lupi. Ce n’erano diversi, sparsi per l’ultimo ripiano, ma non c’era alcuna luna, da nessuna parte.

“L’hai, l’hai fatto tu?” si costrinse a domandare infine, nonostante conoscesse già la risposta. C’erano loro, in quella libreria. C’era Mase, in ogni suo dettaglio. C’erano tutti gli elementi che avrebbero potuto venirgli in mente per descriversi, nel caso avesse avuto voglia di smettere di nascondersi. E c’era Oliver. C’era il suo migliore amico. Quell’unica persona a cui sembrava non sfuggire mai nulla di lui e che riusciva a farsi andare bene tutto, inclusi gli aspetti più fastidiosi e negativi della sua personalità.

L’amico annuì, sorridendo della sua espressione stupefatta.

“La libreria è da parte dei tuoi; io l’ho solo decorata.” spiegò, appoggiando una mano sul legno, attendendo con pazienza che Mase riprendesse a parlare.

“Quanto ci hai messo?” domandò dopo un po’ l’altra ragazzo, voltandosi verso di lui. Oliver fece spallucce.

“Un po’.” rispose con fare vago, estendendo il suo sorriso. “Il giusto, diciamo. Ti piace?”

Mason tornò a voltarsi in direzione della libreria, prima di annuire.

Ol, io…”  incominciò, prima di  bloccarsi, indeciso su come proseguire.  “…è bellissima. Grazie.” rispose infine, ben sapendo che quelle parole non fossero sufficienti per descrivere ciò che gli ronzava per la testa. “I-io non so cosa dire.” ammise poi, tornando a voltarsi in direzione dell’amico. Sembrava sopraffatto, ma in positivo. Oliver non se ne sorprese. Sapeva che Mason aveva sempre avuto un rapporto un po’ conflittuale con i regali. Non riusciva a darli per scontati, nemmeno il giorno del suo compleanno, e pretendeva sempre di sentirsi come se dovesse rendere qualcosa in cambio. Un regalo, ai suoi occhi, rappresentava il pensiero di qualcuno rivolto a lui. E quando riconosceva l’impegno di una persona nel cercare di renderlo felice rimaneva sempre spiazzato.

Oliver gli diede una pacca sulla spalla. “Sai, credo di meritarmi almeno un abbraccio.” valutò infine con un sorriso, sopperendo all’assenza di parole dell’amico. Mason scosse il capo, fingendosi rassegnato;  diede a Oliver una spallata scherzosa, prima di attirarlo a sé per la manica della felpa e abbracciarlo.
“Grazie…” ripeté a bassa voce, prima di separarsi da lui.

“Di niente.” Oliver gli sorrise. “Wow, questo era un abbraccio praticamente  spontaneo!” commentò in tono di voce scherzoso, fingendosi stupito. “Stai proprio diventando grande, eh?”

Mason gli diede una seconda spallata, ma non riuscì a non sorridere.

“Buon Natale, comunque.” concluse infine, lasciandosi cadere sul letto. Oliver lo spinse di lato e si sedette accanto a lui. Sorrise, portandosi sulle ginocchia l’inseparabile album da disegno. “Buon Natale anche a te, Mase.”

Nel frattempo, dal piano di sotto, continuavano ad echeggiare le voci concitati dei loro familiari.

“Se resto a dormire qui, posso mangiare quella fetta di torta che è avanzata?” stava esclamando in quel momento Xander, picchiettandosi la pancia con le mani, come se fosse un tamburo. “Sarebbe un perfetto spuntino di mezzanotte.”

“Pure io voglio restare a dormire dagli zii!” annunciò un mezzo addormentato Twister, appoggiando il capo sulla spalla del papà. “Posso?”

 Dorian non fece in tempo a rispondere, perché l’esclamazione di Ricki li mise tutti sull’attenti. “Venti secondi alla mezzanotte!” annunciò a gran voce, mettendosi in piedi sulla sedia e tenendo d’occhio le lancette del suo orologio. “Diciannove! Diciotto, diciassett…”

“Giù da quella sedia.”

Il conto alla rovescia venne interrotto da Tyler, che fece balzare il figlio a terra con una poderosa pacca sulla schiena. Ricki sbuffò, massaggiandosi le scapole.

“Papà, guarda che fai male!”

Il padre accenno un sorrisetto beffardo.

“Se non facessero male, non te le tirerei! Ahi!” gemette infine, avvertendo un dolore improvviso alla testa: Lydia gli sventolò il guinzaglio di Silver di fronte agli occhi.

“Ho trovato un nuovo modo per sfruttare questo affare.” commentò con un sorrisetto malandrino, prima di chinarsi in avanti per baciare il marito.

“Quanto manca?” domandò in quel momento Jeffrey, sbirciando sul display del cellulare di Julian. Il ragazzo diede una scrollata di spalle “Qui segna già mezzanotte.” rivelò.

“Ho perso il conto!” si lamentò Ricki,  rivolgendo un’occhiata sconsolata al suo orologio.

“Buon Natale!” decise di tagliare corto Damian, balzando a terra e correndo a tendere la mano a chiunque, per farsi dare il cinque.

“Buon Natale!” lo imitarono a gran voce i presenti, scambiandosi abbracci e strette di mano. Come ogni anno in casa Lockwood, la vigilia di Natale era cominciata e si era conclusa allo stesso modo: nel congiungersi di voci concitate, in pacche sulla spalla e bicchierini di plastica portati alle labbra.

Anche se la serata terminò ad un orario diverso per i diversi gruppi di presenti, ognuno di loro tornò a casa esausto, ma soddisfatto di quell’ultima vigilia di Natale trascorsa in perfetto stile Lockwood.

L’ennesima.

Ma, di sicuro, non l’ultima.

 

 

Punto Bonus (aggiunto da Twister & Buckster): bricconi si nasce!

 

Erano poco più che le tre del mattino, quando il silenzio di casa Lockwood venne troncato da un urlo improvviso. Xander scattò a sedere con fare brusco, schiudendo le cerniere del suo sacco a pelo

“Che cosa succede?” farfugliò un’insonnolita Caroline, cercando a tentoni l’interruttore della lampada. Quando riuscì ad accendere la luce, scese dal letto per raggiungere Xander, che stava imprecando a bassa voce, passandosi le mani fra i capelli: metà del contenuto del suo barattolo di gel nuovo di zecca era spiaccicato sul suo cuscino e una buona porzione gli penzolava dal crestino appiccicoso, grondandogli sulla fronte.

“Chi cavolo è stato?” esclamò, fulminando con lo sguardo Caroline, che aveva preso a ridere in maniera irrefrenabile. “Non c’è niente da ridere!” la rimbeccò, mettendo il broncio. "Qui c'è lo zampino di quel teppista di tuo fratello! Domani mi sente!” si lamentò, gettando il cuscino in testa all’amica.

A appena una stanza di distanza, i piedini veloci di un bimbo di quattro anni saettarono ad arrampicarsi nel letto del proprietario della camera. Damian si affrettò a infilarsi sotto le coperte, passandosi sul pigiama le mani appiccicaticce di gel. Incominciò a ridacchiare con fare incontrollabile, aggrappandosi al braccio del cugino.

Shhh!” lo zittì in un bisbiglio Mase, pur trovando a sua volta difficile riuscire a trattenersi. “Facciamo finta di dormire.” gli sussurrò all’orecchio, prima di allungare al bambino la stessa banconota che aveva vinto nella scommessa contro Xander la sera precedente: in fondo, l’aveva avvertito che quei soldi gli sarebbero tornati indietro. Solo, non aveva specificato il modo.

Damian esibì un sorriso luminoso, sventolando il  bottino con aria da birbante.

“Siamo proprio due bricconi, vero?” domandò, prima di sbadigliare e socchiudere gli occhi, accucciandosi di fianco al ragazzo. Mase gli sfilò con delicatezza la banconota dalle dita e la sistemò sul comodino. Sorrise, sentendo la porta aprirsi  nella stanza adiacente e il susseguirsi delle imprecazioni di Xander che si spostarono in direzione del bagno.

 Quelli sul suo comodino erano di sicuro i dieci dollari meglio spesi in tutta la sua carriera da teppista.

 

Nota dell’autrice.
* “sbagliatissimo” è sillabato male, perché dubito che Twister sappia già sillabare a correttamente a quattro anni!

** X.B. : sta per Xander Bello.

 

No, vabbè, che imbarazzo: solo io posso concludere una storia ambientata la vigilia di Natale a metà marzo! Emh…Buona Pasqua?

Ad ogni modo, l’importante è che sia conclusa! Questi ultimi mesi sono stati davvero difficili e tornare a scrivere sui pargoli mi ha tirato davvero su di morale. Che cosa aggiungere su questo ultimo pezzo?

1.      Il Pictionary! L’ho sempre immaginato come una tradizione di famiglia in casa Gilbert, visto il talento e la passione per il disegno di Jeremy e Oliver. In questa occasione la tradizione si è estesa all’intero gruppetto LockwoodGilbertDonovanBennettMorganDaviesBlackwell (woah, quanti cognomi *O*). I Lockwood hanno avuto la peggio, ma la colpa è anche di mamma, papa e Mase, che – mi sa – si divertivano proprio a vedere Ricki e Caroline in difficoltà e non collaboravano XD Oh! E Mase ha fatto Simba grande alla recita dell’asilo di Damian. È una cosa che fa parte del canon dei personaggi nella mia testolina bacata e ho pensato di inserirla anche qui, perché rende l’idea delle cose che Mase è disposto a fare per quel bricconcello di suo cugino. E ovviamente doveva essere una cosa segretissima, perché si vergogna da morire.

2.      Il Masoline; credo che sia la prima volta che  questi due compaiono in vesti ‘romantiche’ su Efp. Ma è Natale (era Natale .-.) e ci tenevo a fluffeggiare un po’ anche su questa accoppiata che in HR, per il momento, esiste solo in termini di amicizia. Caroline, qui, menziona Stefan e New York, dove viveva prima di tornare a Mystic Falls. Stefan, secondo il canon personale di HR in questo momento è teoricamente a New Orleans con Damon, ma questa shot natalizia si stacca abbastanza dalla storia vera e propria, perché è ambientata un anno dopo (Mase compie sedici anni, in HR ne ha ancora 15), ma le varie coppie sono ancora bene a male al punto di partenza o poco più.

3.      Durante la consegna dei regali spiccano vari riferimenti ad altri racconti: Pyramid, per quanto riguarda la cravatta che Jeremy regala all’ormai ex Tutankhamon Lex. La libreria di Mase è una costellazione di menzioni ad altre one-shot: Blackbird per quanto riguarda sia la figura del corvo, che l’aeroplanino giocattolo giallo grazie al quale Mase e Oliver hanno fatto amicizia. Poi c’è la più recente We can be Heroes, che si lega all’immagine del piccolo corvo e della piccola aquila, per via del gioco inventato da Oliver per far superare a Mase le sue insicurezza. Infine, c’è un riferimento a Havenill, quando si parla dei cavalli e del maneggio di nonno Aaron.

4.      Non penso di avere altro da aggiungere, ho già detto tanto .-. Appena mi sarà possibile proseguirò con HR: siamo arrivati al fatidico capitolo della luna piena. Prima o poi porterò avanti anche Pyramid.

Un abbraccio e grazie di cuore a chi festeggerà il Natale a Marzo assieme a questo manipolo di bricconi!

 

Laura

 

 

   
 
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