Punto 9: si aspetta (no) la
mezzanotte le 11 e un quarto.
“Il sole!” esclamò deciso
Ricki, puntando l’indice contro il foglio appeso al muro. Damian scosse
energicamente il capo, continuando a disegnare con espressione concentrata.
“Ma da dove ti esce il sole? Non vedi che ha disegnato
una faccia?” lo canzonò la sorella, dandogli un colpetto sulla spalla. Quella
partita di Pictionary non stava andando
affatto bene, per la famiglia Lockwood. Erano in svantaggio di diversi punti
rispetto alle altre squadre e i due competitivi di casa stavano incominciando a
farsi irrequieti.
“Ho capito!” esclamò Lydia
rivolta a Damian, facendo poi l’occhiolino alla cognata. “È la tua mamma con i
bigodini!” Nadia si mise a ridere. “Io sono più brutta di quell’opera d’arte
lì!” scherzò, dandole di gomito.
“Sba-glia-ti-ssi-mo*!” annunciò
Twister, continuando imperterrito a disegnare.
“Una stella marina.” azzardò
Tyler, analizzando il disegno del nipote con attenzione. Il bambino strabuzzò
gli occhi, indirizzandogli un’espressione indignata.
“Non è una stella marina!”
ribatté, prima di picchiettare con il pennarello sul cerchio frastagliato che
aveva disegnato. “è tanto facile, Buckster l’ha già indovinata!”
“E non solo Buckster!” commentò Matt, intercettando lo
sguardo di Jeremy. “Le squadre Donovan e Gilbert sono già pronte a rubarvi il
punto!”
“Lo stesso vale per i Bennett-Morgan!” dichiarò Bonnie,
indicando i suoi figli.
“Chiunque ha capito!” diede loro man forte Lex, dando una pacca
sulla spalla a Jeremy. “Vecchio architetto, mi sa che sbagliavo. I tontoloni
sono quelli laggiù!” aggiunse, indicando il gruppetto dei Lockwood. Caroline si
inalberò ulteriormente.
“Un fiore con la bocca!” tentò,
realizzando che il cerchio di Damian somigliava a una corolla di petali.
Twister si mise a ridere, scuotendo il capo. Ricki indirizzò alla sorella
un’occhiata allibita.
“Ma che razza di risposta è un fiore con la bocca?”
Caroline sbuffò.
“Non lo so, magari
ha visto Alice nel Paese delle Meraviglie.” commentò, prima di afferrare
il fratello per la manica della camicia. “Svegliati, dobbiamo indovinare!”
“Ma perché te la prendi con me?
Ci sono altre tre persone in famiglia.” Le fece notare il ragazzo. Cercò con lo
sguardo il fratello minore, che, si accorse, stava sghignazzando tranquillo,
osservando le espressioni concitate dei due maggiori.
“Senti, piccoletto…” lo
apostrofò Ricki, dandogli uno schiaffetto sulla nuca. “…se sai la risposta,
daccela subito.”
Mason esibì un sorrisetto sghembo.
“Non ci penso nemmeno.” dichiarò,
incrociando le braccia sul petto. “…mi sto divertendo troppo.”
“Ho capito, ho capito!” esultò in quel momento Caroline,
tirando Ricki per la manica. “è un leone! Vedi la criniera? E quella specie di
gambo non è un gambo ma una coda…La coda di un leone!”
Twister la indicò con il pennarello, assumendo
un’espressione furbetta.
“Che leone?” la interrogò, incrociando le braccia al
petto, in una perfetta imitazione del cugino.
Sia Ricki e Caroline, che i due genitori, non esitarono a
rispondere al quesito.
“Simba!” risposero all’unisono,
esultando per il punto conquistato.
“Era ora!” dichiarò scherzosamente Jeremy, alzandosi per
prendere il posto del bambino. “Tocca ai professionisti del campo!” dichiarò,
mostrando orgoglioso il pennarello ai presenti. “Famiglia Gilbert-Davies: non
mi deludere!”
“Simba sono io!” annunciò
soddisfatto Twister, balzando in braccio al papà. Lydia gli sorrise.
“è vero; sei stato bravissimo
nella parte di Simba cucciolo alla recita dell’asilo. Sembravi un leoncino
vero!" si congratulò, facendogli una carezza sul capo.
“ROAR!” dichiarò il bambino in
risposta, arricciando le dita, a mimare deli artigli. Ricki sghignazzò,
assumendo un’ espressione sorniona.
“Anche il Simba grande è stato bravino…” commentò con un insolito sorriso, dando di
gomito al fratello minore.
Mason gli scoccó
un'occhiata incollerita, arrossendo violentemente.
“Ricki…” lo ammonì la madre nel
momento stesso in cui udirono il suono del campanello.
“Vado ad aprire.” si offrì
istantaneamente Mase, - non prima di aver superato con una spallata il fratello
maggiore.
“Non sapevo fosse un segreto.”
dichiarò candidamente l’altro, esibendo un sorrisetto sornione “Ma chi sarà a
quest’ora?” aggiunse poi, sbirciando con aria incuriosita oltre la porta.
Una volta in corridoio, Mason
scoccò un’occhiata al display del cellulare per controllare che ore fossero;
mancavano un paio di minuti alle undici:
poco più di un quarto d’ora al suo sedicesimo compleanno. Normalmente,
in Casa Lockwood, si tenevano due conti alla rovescia la sera del ventiquattro
dicembre. Il primo alle undici e quindici in punto e il secondo, quello
classico, alla mezzanotte. Chiunque fosse arrivato in quel momento non era
riuscito a evitarne uno per un soffio. Mason aprì la porta, rabbrividendo per il
rivolo di freddo che si insinuò nella sua camicia. La persona che attendeva
sulla soglia gli sorrise, mentre il ragazzo aggrottava perplesso le
sopracciglia.
“Perché ogni volta che ti
incontro o sei tutto rosso o sei imbronciato?” domandò Caroline Forbes,
estendendo il suo sorriso di fronte alla sua reazione sorpresa. “E perché c’è
del vischio sulla porta di casa?” aggiunse, notando il rametto malamente
appiccicato sul legno.
“Avevo capito che non saresti
passata.” commentò asciutto Mase, mettendosi le mani in tasca. “A quanto ne so papà ti aveva invitata, ma ha
detto che saresti stata via per le feste.”
“Ero andata a trovare Stefan.” spiegò la
vampira, sistemandosi il berretto sulla testa. “New York sotto le feste è
meravigliosa…E poi mi mancava il mio migliore amico.” aggiunse con un accenno
di dolcezza nello sguardo, prima di rivolgergli un’occhiata di rimprovero. “Non
sapevo che oggi fosse il tuo
compleanno.”
Mase si strinse nelle spalle, ignorando la sua
costatazione.
“Non ti sei persa nulla.” dichiarò
invece, appoggiandosi allo stipite della porta con una spalla. “A parte, forse,
la pallonata in pieno culo per Ricki, ma quella si presta facilmente ad un
replay.”
“Non sembri molto entusiasta della serata.” obiettò la
ragazza, “Fammi indovinare: troppa gente, troppe smancerie e sono già riusciti
tutti a farti innervosire.”
Ancora una volta, il ragazzo
diede una scrollata di spalle.
“Beh, è così che funzionano le
vigilie di Natale.” giustificò, mettendosi a braccia conserte.
“Ma non i compleanni…” gli fece
notare la ragazza, “Perché li non festeggi nel modo che preferisci?”
Mase inarcò scettico un
sopracciglio.
“Impossibile.” dichiarò con
tranquillità, “La mia serata ideale e
quelle del resto della mia famiglia sarebbero totalmente incompatibili.”
“Che cosa faresti se potessi
scegliere tu?”
Il ragazzo assunse
un’espressione pensosa.
“Mi piacerebbe qualcosa di tranquillo…” rivelò
infine, passandosi una mano dietro la nuca. “…poche persone…qualche film…Magari la compagnia di una bella ragazza...” aggiunse, abbozzando un sorrisetto sghembo. “Non è esattamente il genere di
cose che ti aspetti la vigilia di Natale…specialmente se si ha una famiglia a
cui piace fare casino.” concluse il ragazzo, tornando ad appoggiarsi allo
stipite. “Puoi entrare, se vuoi.”
propose infine, incominciando ad avvertire freddo. “Dentro ci sono tutti.”
La vampira esitò.
“Mi piacerebbe, ma ci tengo a
trascorrere il resto della serata con mia madre.” declinò infine l’offerta,
sorridendo a mo’ di scusa. “Non voglio
che rimanga sola la vigilia di Natale.”
“Mi sembra giusto.” commentò
Mase, tornando a infilarsi le mani in tasca. “Beh, allora buon Natale.”
dichiarò infine, voltandosi per rientrare in casa. Caroline gli rivolse
un’occhiata sorpresa.
“Ehi, dove scappi così di fretta?” lo richiamò,
trattenendolo per la spalla. “Non ho detto che stavo andando via!”
Mase sbuffò, pur acconsentendo a fermarsi;
capitava di rado che qualcuno lo trattenesse quando decideva che era giunto il
momento di allontanarsi. Le sue conversazioni avevano spesso un andamento
insolito: incominciavano in ritardo, sfiorivano in mille pause e, una volta
riprese, si concludevano bruscamente, talvolta nel bel mezzo di un discorso
altrui. Rispettava dei ritmi solo suoi, che non sempre seguivano una
giustificazione logica e di rado si soffermava a spiegare quei silenzi
repentini, che prendevano ad arrampicarsi fra lui e il suo interlocutore.
“Non c’era più niente da dire.”
si limitò a commentare il ragazzo, tornando a voltarsi in direzione di
Caroline. La vampira sembrò sul punto di dire qualcosa di pungente, ma cambiò
quasi subito espressione.
“Non lo vuoi il tuo regalo di
compleanno?” chiese infine con fare quasi infantile, esibendo un sorrisetto
sbarazzino. La domanda colse di sorpresa il ragazzo, che sembrò improvvisamente
a disagio; arrossì, aggrottando leggermente le sopracciglia.
“Non ce n’è bisogno.” commentò
spiccio, scuotendo il capo. Caroline lo squadrò con attenzione.
“Questo lo decido io.”
dichiarò, decisa. Il ragazzo sbuffò, tornando a passarsi una mano sulla nuca.
“è solo che non mi piacciono i
regali, ok?” sbottò, mentre il rossore sulle sue guance si accentuava. La
ragazza inarcò un sopracciglio.
“E ti aspetti che io ci creda?”
“Sì, perché è la verità.” ribatté asciutto il giovane.
Caroline gli rivolse un’occhiata poco convinta, prima di avvicinarsi di poco a
Mason, lasciando affiorare il sorrisetto
di poco prima. “A tutti piacciono i regali.” mormorò infine, stringendogli con
affetto una spalla. Non si sorprese nel vedersi indirizzare un’occhiata a metà
tra lo sconcertato e l’offeso, preoccupandosi piuttosto dell’aspetto
intirizzito del ragazzo. “Hai freddo?”
Mase si sforzò di rimanere
impassibile, mentre la mano di Caroline scorreva con delicatezza lungo il suo
braccio. La dita della vampira risalirono a sfiorargli il collo, incoraggiate
dall’assenza di proteste da parte del ragazzo. L’espressione del giovane venne
improvvisamente attraversata da una punta di nervosismo.
“N-non ho preso niente, per
te.” farfugliò infine Mase, distogliendo a disagio lo sguardo. Sembrava
sinceramente dispiaciuto e, per assurdo, a Caroline ricordò un bambino che
ammette una sua dimenticanza alla mamma. Dovette sforzarsi, per non lasciarsi sfuggire
un risolino. “Sono sicura che il mio regalo andrà bene per tutti e due.” lo
rassicurò con un sorriso, prima di tendersi in avanti per baciarlo.
L’irrigidimento iniziale di Mase fu appena percettibile, mascherato dalla
risolutezza con cui si affrettò a ricambiare il bacio, permettendo alle proprie
dita scorrere le mani lungo i fianchi della giovane. Si separarono dopo poco,
pur mantenendo le fronti vicine.
“Allora…” lo interrogò infine
Caroline, indicando il rimetto di vischio sopra le loro teste. “Andava bene
come regalo?” Mason distolse per un
attimo lo sguardo, prima di tornare ad osservarla, esordendo in un sorrisetto
beffardo.
“Per niente…” commentò deciso, ridendo dell’espressione
stizzita della ragazza. “In effetti,
forse, è il caso che te lo restituisca…” concluse infine, accennando un secondo
sorriso sghembo. Caroline rise.
“Magari un giorno verrò a riprendermelo,
allora.” rispose, appoggiando la fronte a quella di Mase. “Ma non ti conviene
farci troppo affidamento.” lo stuzzicò, riuscendo a strappargli uno di quei
sorrisi genuini che lo sorprendevano di rado. “Buon compleanno, Mase.” gli
sussurrò infine, prima di scendere i gradini d’ingresso. Mason rimase ad
osservarla allontanarsi per qualche istante, un accenno di sorriso ancora impegnato
ad arricciargli le labbra. Infine rabbrividì, punzecchiato dal freddo che stava
incominciando a penetrargli le ossa. Tirò fuori le mani dalle tasche e
controllò per la seconda volta in un’ora il display del suo orologio; il suo
sorriso si estese: erano le undici e un quarto precise.
Punto 10: si consegnano i regali
Quando si trascorrevano le
vigilie di Natale in casa Lockwood non accadeva sovente che i presenti
riuscissero a pazientare fino alla mezzanotte, prima di aprire i regali. C’era
sempre qualcuno che si faceva beccare a tormentare la carta confezione di uno
dei suoi pacchetti per indovinarne il contenuto. Di conseguenza, anche gli
altri prendevano a fare altrettanto.
In quell’occasione, l’apertura
dei regali anticipata avvenne per colpa di Ruby, che era riuscita a rubacchiare
due dei suoi pacchetti più grandi e a portarli in camera di Caroline, senza che
nessuno se ne accorgesse. Venne comunque colta con le mani nel sacco dalla
mamma e, in seguito a quell’episodio, ebbe ufficialmente inizio la consegna dei
regali.
Un esplosione di libri, capi
d’abbigliamento vari, bigliettini d’auguri e disegni, si riversò nel soggiorno,
mentre grandi e piccini prendevano a scambiarsi i doni.
“Questa la metterò di sicuro al
lavoro, architetto!” dichiarò un divertito Lex, contemplando la cravatta
che aveva appena scartato dal suo primo pacchetto; era bianca, decorata da
bozzetti di piramide nere. “Ma da dove l’hai recuperata?”
Jeremy ridacchiò, dandogli una
pacca sulla spalla.
“Devi ringraziare la moglie
dell’architetto.” spiegò, ripiegandosi sul braccio la camicia che aveva
ricevuto in regalo da Elena. “L’ha trovata Haze in un negozio, qui a Mystic
Falls.”
“Oh, ma grazie signora architetto!”
esclamò affabile Lex, facendo l’occhiolino alla donna.
“Lex, a cuccia!” lo ammonì decisa Hazel,
dandogli uno schiaffetto sul braccio.
“A proposito di cucce…” Tyler
abbassò il tono di voce, bussando sulle
spalle di Matt e Jeremy. “…Mia moglie crede di essere simpatica!” dichiarò,
mostrando ai due uomini il guinzaglio per cani che aveva appena trovato in un
pacchetto. Lydia, che se ne accorse, raggiunse ridendo i tre uomini. “è per
Silver, non per te!” lo rimbeccò, mentre Matt e Jeremy sghignazzavano. “Non
mettere in testa pensieri strani ai tuoi amici!”
Gli adulti vennero distratti da
un gridolino di Vicki, che stava ammirando con entusiasmo il regalo di Autumn e
Caroline: sembrava essere un calendario.
“Voi due siete folli!”
strepitò, ridacchiando ogni volta che voltava pagina. Autumn inarcò un
sopracciglio.
“Detto da te, Vic, devo
ammettere che fa uno strano effetto!” ribatté, prima di sorridere a Caroline,
che le diede il cinque.
“Ehi!” esclamò in quel momento
Ricki, adagiando sul tavolo il regalo che stava scartando. “Perché c’è la mia faccia su quel
calendario?” domandò, indicando il regalo di Vicki.
Caroline saltellò fino a
raggiungere il fratello e gli gettò le braccia al collo. “Perché è un
calendario tutto su di te!” cinguettò allegramente, “Ti abbiamo fatto delle foto di nascosto e
hai un’espressione esilarante dappertutto!”
“Scusate, ma questa?” catturò
la loro attenzione Vicki, mostrando una delle ultime fotografie. Ricki era in
boxer e girato di schiena, esibendo in
bella mostra il suo lato B. Matt si fece passare il calendario dalla figlia e
ridacchiò.
“Finalmente una foto del mio
figlioccio visto di faccia!” dichiarò candidamente, mentre Ricki si appropriava
dell’oggetto con espressione allibita.
“Quella è opera di Mase” rivelò Caroline,
chinandosi in avanti per abbracciare il fratello minore. “A proposito, buon
compleanno, fighetto!” dichiarò, schioccandogli un bacio sulla guancia.
Mason la lasciò fare, completamente concentrato sulla copertina di uno degli
ultimi libri ricevuti. Nel frattempo, il divano su cui erano seduti Xander,
Julian e Jeffrey sembrava essere diventato l’esposizione del contenuto di una
calza della befana. Sacchetti di biscotti e pacchi di caramelle circondavano il
maggiore dei fratelli Gilbert, assieme a qualche regalo ancora da scartare e a
oggetti abbandonati alla rinfusa sulle carte spiegazzate. “Urca!” esclamò
Xander, tirando fuori da un pacchetto dei nuovi pattini da ghiaccio. “Grashie, m-mma e p-p-!”
biascicò, masticando il pugno di marshmallows che si
era infilato in bocca. Appoggiò il pacco fra l’ultimo libro di Stephen King che
aveva regalato a Jeff e una scatola di cioccolatini e prese il regalo
successivo. Un paio di minuti dopo Caroline arrivò ad accoccolarsi sulle sue
ginocchia, sfoggiando un braccialetto con due pattini in miniatura a mo’ di
ciondolo.
“è bellissimo, X.B.**”
dichiarò, accoccolandosi sul suo petto. “Grazie”. Il ragazzo le accarezzò il
capo con un sorriso. “Non c’è di che. E, comunque, tu hai avuto un’idea geniale,
biondina!” commentò, legandole attorno al collo la sciarpa che le aveva
regalato la ragazza. “Guantini, sciarpetta e scalda-collo del mio colore
preferito: belli e morbidosi. Così me ne sto al caldo
durante gli allenamenti e Tino il crestino non si rovina!”
“Questo, perché a rovinare Tino
già ci penso io!” dichiarò candidamente la ragazza, prima di mettersi
arruffargli i capelli.
“Ahhh
quanto sei birbantella, certe volte!” la sgridò l’amico, cercando di sfuggire
alla sua presa.
Oltre ai pacchetti, i presenti
vennero sommersi anche di disegni e bigliettini da parte dei più piccoli del
gruppetto. Ruby distribuì ritratti a pennarello di un ipotetico principe
azzurro a tutte le ragazze e fece trovare bigliettini personalizzati ai sue due
“fidanzati” preferiti.
“Sei bellissimo.” lesse Jeffrey
nel suo, sorridendo delle letterine traballanti scritte con una penna
stilografica. “Baci baci, Ruby. Grazie, principessa!”
“Aspetta, ha scritto la stessa
cosa anche a me.” si accorse Julian,
leggendo il suo bigliettino. Jeff si mise a ridere. “Mi sa che siamo incappati
in qualche strana relazione a tre.” commentò, accarezzando il capo della
bambina.
Nel frattempo, anche Damian
aveva preso a distribuire disegni come la sorella. Aveva scarabocchiato dei
missili praticamente a tutti, ma con il disegno di Oliver si era impegnato
particolarmente. Twister balzò sul divano di fianco al ragazzo e gli indicò con
il dito ogni singolo dettaglio del suo disegno.
“Questo è un aereo. Questo sei
tu che lo guidi. E questo sono io sul mio missile!” stava spiegando concitato,
sorridendo tutto orgoglioso. “Sono bravo quasi come te, vero?”
Oliver gli sorrise.
“Sei anche più bravo di me!”
rivelò, arruffandogli con dolcezza i capelli. Twister ricambiò il sorriso e
prese ad attraversare il divano gattonando, fino a raggiungere Mase. Gli sfilò
bruscamente il libro di mano e lo gettò su un cuscino, sistemandosi sulle sue
ginocchia. “Questo è per te!” dichiarò infine, porgendogli un foglio piegato in
quattro. “Te l’ho fatto diverso, perché
a te i missili te li disegna già quello degli aerei!”
“Si chiama Oliver.” lo corresse
il ragazzo, spiegando il disegno del cugino. Damian fece spallucce.
“Lo so, ma ‘quello degli
aerei’ mi piace di più. Ti piace il mio disegno?” insistette poi,
sollevando il capo per osservare la reazione del ragazzo; Mason arrossì,
intuendo all’istante quale fosse il soggetto del disegno. Era lo stesso che
aveva fatto durante la partita di pictionary,
solo riprodotto più volte e in formato ridotto.
“Siamo io e te?” domandò,
indicando i due leoni: uno era decisamente più grande dell’altro.
“Proprio così!” Damian annuì
energicamente, prendendo a giocherellare con le mani del cugino. “Simba grande
e Simba piccolo.”
“E quest’altro Simba qui chi
è?” domandò a quel punto Mason, notando un terzo leone di dimensioni medie,
vicino a quello più piccolino. Il sorriso di Twister si estese.
“Lui è Buckster!” dichiarò,
tornando a chinare il capo all’indietro, per poter guardare il ragazzo negli
occhi. “Allora ti piace?”
Il cugino annuì.
“Sì, molto.” ammise, appoggiando una mano sul capo del bambino. “Ha ragione
Oliver: ormai sei anche più bravo di lui.”
In quel momento, Mase si sentì
accarezzare a sua volta i capelli: Lydia si chinò in avanti per sussurragli
qualcosa all’orecchio.
“Non ti sembra che manchi
qualcosa tra tutti questi pacchetti?” domandò
la donna. Mason annuì.
“Il regalo tuo e di papà.”
costatò, ripiegando con cura il disegno di Damian. La madre sorrise.
“è in camera tua. Vai di sopra
con Oliver, io e Twister pensiamo agli ospiti. Vero, tesoro?”
“Sì, zia!” si trovò d’accordo
il bimbo, annuendo con decisione.
Mentre Oliver e Mason
abbandonavano indisturbati il soggiorno, Ricki stava leggendo a gran voce il
biglietto d’auguri di Vicki.
“Questo è ciò che dovrai
indossare il giorno del nostro primo appuntamento.” Scandì con chiarezza il
ragazzo, prima di fare una smorfia. “Che, per la cronaca, non si terrà mai.”
aggiunse, voltandosi in direzione della ragazza. Vicki accavallò le gambe
sistemandosi sul tavolo di fianco a Caroline.
“Esatto, perché passeremo
direttamente al matrimonio!” dichiarò entusiasta, mentre il ragazzo apriva la
bustina. Ci sbirciò dentro e tornò a voltarsi in direzione della giovane,
visibilmente perplesso.
“Vic, ma non c’è niente qui
dentro.”
La ragazza esibì un sorrisetto
malizioso.
“Esatto!” cinguettò entusiasta,
facendogli l'occhiolino. Il ragazzo sbuffò .
“Beh, molto carina l’allusione,
io però volevo un regalo!” si lamentò, mettendo il broncio. Vicki prese Autumn
a braccetto e si mise a saltellare per la casa con il cappello da Babbo Natale
nuovamente in testa.
“Il regalo c’è, ma te l’ho
nascosto, altrimenti che divertimento c’era?” cinguettò, prendendo a
salire le scale.
“Ma perché?” Ricki le andò
dietro roteando gli occhi, seguito dal gruppetto di coetanei.
Passarono di fronte alla stanza
di Mase, ma non si accorsero che il proprietario era rientrato da poco nella
camera.
“Chi era prima alla porta,
comunque?” gli stava domando in quel
momento Oliver, esaminando con interesse il nuovo modellino di aereo da collezione che gli aveva regalato Mase. L'amico sistemò il disegno di Damian nel cassetto della scrivania. “La
Forbes.” rispose, evitando di soffermarsi su ciò che era successo sotto il
vischio. "é passata solo per un salu…”
Si interruppe, soffermandosi a osservare con più
attenzione la parete. Qualcosa era completamente fuori posto rispetto al
solito, ma nonostante l’avesse proprio di fronte a sé, ci impiegò un po’ a
realizzare cosa fosse.
“La libreria…” mormorò infine,
passandosi sorpreso una mano dietro la nuca. Oliver sorrise, raggiungendolo al
fondo della stanza. I libri che Damian aveva ammonticchiato per terra meno di
qualche ora prima erano stati nuovamente riposti con cura negli scaffali più
bassi, ma lo sconcerto di Mase era dettato da qualcos’altro: quella non era
affatto la sua libreria. Sì, c’erano tutti i suoi libri, ma la struttura era
cambiata. Era più grande e c’erano nuovi scaffali pronti ad essere riempiti, al
contrario della vecchia, stipata di volumi. Tuttavia non fu la grandezza del
nuovo mobile a destare lo stupore del ragazzo. Ciò che lo colpì maggiormente di
quella nuova libreria fu il modo in cui era stata decorata. Si avvicinò di
qualche passo, incapace di aprire bocca, e tastò con una mano il legno
verniciato. L’intera superficie della struttura era intarsiata di disegni che
partivano dal basso e si estendevano fino ai ripiani più alti; quei disegni non
raffiguravano immagini qualunque. Mason si chinò ad analizzare le decorazioni
dello scaffale più basso, quello dedicato ai libri di quando era piccolo. La
parte destra faceva da sfondo a uno stormo di corvi neri dipinti e, poco più in
alto, al volo solitario di un aquila e un secondo piccolo corvo. Sulla sinistra
spiccava la riproduzione perfetta dell’aeroplanino telecomandato giallo di
Oliver - quello che avevano pilotato assieme il giorno in cui erano diventati
amici. Salendo di uno scaffale, fecero comparsa altre immagini; le riconobbe
tutte, una per una. C’erano i cavalli del maneggio di suo nonno Aaron. C’erano
le pedine di una scacchiera che si arrampicava fino ai ripiani più alti della
libreria; pedine nere a destra, pedine bianche a sinistra. E in ognuna di esse
Mase riuscì a riconoscere un particolare che riportava a se stesso, alla sua
famiglia, ai suoi amici. Lui stesso era presente in quel campo di battaglia, e
sapeva di essere il cavallo, la pedina che si muove in maniera bizzarra,
rispetto alle altre. Quella che arrancava in avanti, per poi sfuggire di lato,
schivando chi gli andava incontro. Solo Oliver avrebbe potuto considerare e
comprendere un dettaglio del genere e ora figurava lì, indelebile sulla sua
libreria. E, infine, c’erano i lupi. Ce n’erano diversi, sparsi per l’ultimo
ripiano, ma non c’era alcuna luna, da nessuna parte.
“L’hai, l’hai fatto tu?” si
costrinse a domandare infine, nonostante conoscesse già la risposta. C’erano
loro, in quella libreria. C’era Mase, in ogni suo dettaglio. C’erano tutti gli
elementi che avrebbero potuto venirgli in mente per descriversi, nel caso
avesse avuto voglia di smettere di nascondersi. E c’era Oliver. C’era il suo
migliore amico. Quell’unica persona a cui sembrava non sfuggire mai nulla di
lui e che riusciva a farsi andare bene tutto, inclusi gli aspetti più
fastidiosi e negativi della sua personalità.
L’amico annuì, sorridendo della
sua espressione stupefatta.
“La libreria è da parte dei
tuoi; io l’ho solo decorata.” spiegò, appoggiando una mano sul legno,
attendendo con pazienza che Mase riprendesse a parlare.
“Quanto ci hai messo?” domandò
dopo un po’ l’altra ragazzo, voltandosi verso di lui. Oliver fece spallucce.
“Un po’.” rispose con fare
vago, estendendo il suo sorriso. “Il giusto, diciamo. Ti piace?”
Mason tornò a voltarsi in
direzione della libreria, prima di annuire.
“Ol,
io…” incominciò, prima di bloccarsi, indeciso su come proseguire. “…è bellissima. Grazie.” rispose infine, ben
sapendo che quelle parole non fossero sufficienti per descrivere ciò che gli
ronzava per la testa. “I-io non so cosa dire.” ammise poi, tornando a voltarsi
in direzione dell’amico. Sembrava sopraffatto, ma in positivo. Oliver non se ne
sorprese. Sapeva che Mason aveva sempre avuto un rapporto un po’ conflittuale
con i regali. Non riusciva a darli per scontati, nemmeno il giorno del suo
compleanno, e pretendeva sempre di sentirsi come se dovesse rendere qualcosa in
cambio. Un regalo, ai suoi occhi, rappresentava il pensiero di qualcuno rivolto
a lui. E quando riconosceva l’impegno di una persona nel cercare di renderlo
felice rimaneva sempre spiazzato.
Oliver gli diede una pacca
sulla spalla. “Sai, credo di meritarmi almeno un abbraccio.” valutò infine con
un sorriso, sopperendo all’assenza di parole dell’amico. Mason scosse il capo,
fingendosi rassegnato; diede a Oliver
una spallata scherzosa, prima di attirarlo a sé per la manica della felpa e
abbracciarlo.
“Grazie…” ripeté a bassa voce, prima di separarsi da lui.
“Di niente.” Oliver gli
sorrise. “Wow, questo era un abbraccio praticamente spontaneo!” commentò in tono di voce
scherzoso, fingendosi stupito. “Stai proprio diventando grande, eh?”
Mason gli diede una seconda
spallata, ma non riuscì a non sorridere.
“Buon Natale, comunque.”
concluse infine, lasciandosi cadere sul letto. Oliver lo spinse di lato e si sedette accanto a lui. Sorrise,
portandosi sulle ginocchia l’inseparabile album da disegno. “Buon Natale anche
a te, Mase.”
Nel frattempo, dal piano di
sotto, continuavano ad echeggiare le voci concitati dei loro familiari.
“Se resto a dormire qui, posso
mangiare quella fetta di torta che è avanzata?” stava esclamando in quel
momento Xander, picchiettandosi la pancia con le mani, come se fosse un
tamburo. “Sarebbe un perfetto spuntino di mezzanotte.”
“Pure io voglio restare a
dormire dagli zii!” annunciò un mezzo addormentato Twister, appoggiando il capo
sulla spalla del papà. “Posso?”
Dorian non fece in tempo a rispondere, perché
l’esclamazione di Ricki li mise tutti sull’attenti. “Venti secondi alla
mezzanotte!” annunciò a gran voce, mettendosi in piedi sulla sedia e tenendo
d’occhio le lancette del suo orologio. “Diciannove! Diciotto, diciassett…”
“Giù da quella sedia.”
Il conto alla rovescia venne
interrotto da Tyler, che fece balzare il figlio a terra con una poderosa pacca
sulla schiena. Ricki sbuffò, massaggiandosi le scapole.
“Papà, guarda che fai male!”
Il padre accenno un sorrisetto
beffardo.
“Se non facessero male, non te
le tirerei! Ahi!” gemette infine, avvertendo un dolore improvviso alla testa:
Lydia gli sventolò il guinzaglio di Silver di fronte agli occhi.
“Ho trovato un nuovo modo per
sfruttare questo affare.” commentò con un sorrisetto malandrino, prima di
chinarsi in avanti per baciare il marito.
“Quanto manca?” domandò in quel
momento Jeffrey, sbirciando sul display del cellulare di Julian. Il ragazzo
diede una scrollata di spalle “Qui segna già mezzanotte.” rivelò.
“Ho perso il conto!” si lamentò
Ricki, rivolgendo un’occhiata sconsolata
al suo orologio.
“Buon Natale!” decise di
tagliare corto Damian, balzando a terra e correndo a tendere la mano a
chiunque, per farsi dare il cinque.
“Buon Natale!” lo imitarono a
gran voce i presenti, scambiandosi abbracci e strette di mano. Come ogni anno
in casa Lockwood, la vigilia di Natale era cominciata e si era conclusa allo
stesso modo: nel congiungersi di voci concitate, in pacche sulla spalla e
bicchierini di plastica portati alle labbra.
Anche se la serata terminò ad
un orario diverso per i diversi gruppi di presenti, ognuno di loro tornò a casa
esausto, ma soddisfatto di quell’ultima vigilia di Natale trascorsa in perfetto
stile Lockwood.
L’ennesima.
Ma, di sicuro, non l’ultima.
Punto Bonus (aggiunto da
Twister & Buckster): bricconi si
nasce!
Erano poco più che le tre del mattino, quando il silenzio
di casa Lockwood venne troncato da un urlo improvviso. Xander scattò a sedere
con fare brusco, schiudendo le cerniere del suo sacco a pelo
“Che cosa succede?” farfugliò un’insonnolita Caroline,
cercando a tentoni l’interruttore della lampada. Quando riuscì ad accendere la
luce, scese dal letto per raggiungere Xander, che stava imprecando a bassa
voce, passandosi le mani fra i capelli: metà del contenuto del suo barattolo di
gel nuovo di zecca era spiaccicato sul suo cuscino e una buona porzione gli
penzolava dal crestino appiccicoso, grondandogli sulla fronte.
“Chi cavolo è stato?” esclamò, fulminando con lo sguardo
Caroline, che aveva preso a ridere in maniera irrefrenabile. “Non c’è niente da
ridere!” la rimbeccò, mettendo il broncio. "Qui c'è lo zampino di quel
teppista di tuo fratello! Domani mi sente!” si lamentò, gettando il cuscino in
testa all’amica.
A appena una stanza di distanza, i piedini veloci di un
bimbo di quattro anni saettarono ad arrampicarsi nel letto del proprietario
della camera. Damian si affrettò a infilarsi sotto le coperte, passandosi sul
pigiama le mani appiccicaticce di gel. Incominciò a ridacchiare con fare
incontrollabile, aggrappandosi al braccio del cugino.
“Shhh!” lo zittì in un
bisbiglio Mase, pur trovando a sua volta difficile riuscire a trattenersi.
“Facciamo finta di dormire.” gli sussurrò all’orecchio, prima di allungare al
bambino la stessa banconota che aveva vinto nella scommessa contro Xander la
sera precedente: in fondo, l’aveva avvertito che quei soldi gli sarebbero
tornati indietro. Solo, non aveva specificato il modo.
Damian esibì un sorriso luminoso, sventolando il bottino con aria da birbante.
“Siamo proprio due bricconi, vero?” domandò, prima di
sbadigliare e socchiudere gli occhi, accucciandosi di fianco al ragazzo. Mase
gli sfilò con delicatezza la banconota dalle dita e la sistemò sul comodino.
Sorrise, sentendo la porta aprirsi nella
stanza adiacente e il susseguirsi delle imprecazioni di Xander che si
spostarono in direzione del bagno.
Quelli sul suo
comodino erano di sicuro i dieci dollari meglio spesi in tutta la sua carriera
da teppista.
Nota dell’autrice.
* “sbagliatissimo” è sillabato male, perché dubito che
Twister sappia già sillabare a correttamente a quattro anni!
** X.B. : sta per Xander Bello.
No, vabbè, che imbarazzo: solo
io posso concludere una storia ambientata la vigilia di Natale a metà marzo! Emh…Buona Pasqua?
Ad ogni modo, l’importante è
che sia conclusa! Questi ultimi mesi sono stati davvero difficili e tornare a
scrivere sui pargoli mi ha tirato davvero su di morale. Che cosa aggiungere su
questo ultimo pezzo?
1.
Il Pictionary! L’ho
sempre immaginato come una tradizione di famiglia in casa Gilbert, visto il
talento e la passione per il disegno di Jeremy e Oliver. In questa occasione la tradizione si è estesa all’intero
gruppetto LockwoodGilbertDonovanBennettMorganDaviesBlackwell
(woah, quanti cognomi *O*). I Lockwood hanno avuto la
peggio, ma la colpa è anche di mamma, papa e Mase, che – mi sa – si divertivano
proprio a vedere Ricki e Caroline in difficoltà e non
collaboravano XD Oh! E Mase ha fatto
Simba grande alla recita dell’asilo di Damian.
È una cosa che fa parte del canon dei personaggi
nella mia testolina bacata e ho pensato di inserirla anche qui, perché rende
l’idea delle cose che Mase è disposto a fare per quel bricconcello di suo
cugino. E ovviamente doveva essere una cosa segretissima, perché si vergogna da
morire.
2.
Il Masoline; credo che sia la prima volta
che questi due compaiono in vesti
‘romantiche’ su Efp. Ma è Natale (era Natale .-.) e
ci tenevo a fluffeggiare un po’ anche su questa
accoppiata che in HR, per il momento, esiste solo in termini di amicizia. Caroline, qui, menziona Stefan e New York, dove viveva prima
di tornare a Mystic Falls. Stefan, secondo il canon
personale di HR in
questo momento è teoricamente a New Orleans con Damon, ma questa shot natalizia si stacca
abbastanza dalla storia vera e propria, perché è ambientata un anno dopo (Mase
compie sedici anni, in HR ne ha
ancora 15), ma le varie coppie sono ancora bene a male al punto di partenza o
poco più.
3.
Durante la consegna
dei regali spiccano vari riferimenti ad altri racconti: Pyramid, per quanto riguarda la cravatta che Jeremy
regala all’ormai ex Tutankhamon Lex.
La libreria di Mase è una costellazione di menzioni ad altre one-shot: Blackbird
per quanto riguarda sia la figura del corvo, che l’aeroplanino giocattolo
giallo grazie al quale Mase e Oliver hanno fatto amicizia. Poi c’è la più
recente We can be Heroes, che si
lega all’immagine del piccolo corvo e della piccola aquila, per via del gioco
inventato da Oliver per far superare a Mase le sue insicurezza. Infine, c’è un
riferimento a Havenill,
quando si parla dei cavalli e del maneggio di nonno Aaron.
4.
Non penso di avere
altro da aggiungere, ho già detto tanto .-. Appena mi sarà possibile proseguirò
con HR: siamo arrivati al fatidico capitolo della luna piena. Prima o poi
porterò avanti anche Pyramid.
Un abbraccio e grazie di cuore
a chi festeggerà il Natale a Marzo assieme a questo manipolo di bricconi!
Laura