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Autore: Ginger01    16/03/2013    3 recensioni
[Dal Prologo]
Mi chiamo Victorie Weasley.
Sono per un quarto veela e, nonostante il mio aspetto, non ho mai avuto un ragazzo.
Durante la mia vita ho ricevuto milioni di lettere d'amore, dichiarazioni e fiori, ma io pensavo sempre e comunque ad una sola persona dagli strambi capelli blu e occhi color nocciola.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Comincio subito con il chiedervi perdono ^^"
Sono mesi che non pubblico D: Chiedo venia c.c
Sono stata molto impegnata con lo studio e altre faccende...Ma eccomi qua, non vi ho dimenticato :D
Ok, questo capitolo mi sembra piuttosto corto...Ditemi voi :/
Mi piace molto...Anche se ad un certo punto succede una cosa un pò strana..
Ma non dico niente!
Lasciatemi una recensioncina!
Ci vediamo alla fine;
Luna

 



»Capitolo 12«

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Il piccolo cervo mi fissava, sguardo impaurito che viaggiava da me a Teddy. Quest'ultimo era seduto accanto a lui e gli accarezzava un orecchio, per calmarlo un po'.
– James, è Victorie, tranquillo. – gli sussurrò. Mi avvicinai cautamente.
– E'....Jamie? – domandai a Teddy. Lui mi annuì: non potevo crederci.
– Per...Perché? – chiesi, avvicinandomi sempre di più a mio cugino. Il cervo per tutta risposta indietreggiò ancora di più.
– Jamie... – Teddy si avvicinò al piccolo cervo che lo cercò con il naso. Gli accarezzò la testa delicatamente e sembrò calmarsi.
– James...Sono Victorie. – dissi, avvicinandomi sempre di più. Ero a pochi metri ormai, quando il cervo si alzò e mi raggiunsi trottando. Non era molto grande, ma era di sicuro più alto di me. Non aveva ancora le lunghe e contorte corna, ma solo un piccolo accenno.
Avvicinai una mano al suo muso, per poterlo accarezzare, e James spinse il naso sotto il mio palmo.
Era umido, ma appena sopra, sul pelo, era morbido e vellutato.
– Jamie! – esclamai, abbracciandogli il collo. Poi mi rivolsi a Teddy – Sa...Sa tornare normale? – domandai, un po' preoccupata. Teddy annuì – Si, ma gli ci vuole un po'. –
Fissai James nei suoi occhi cioccolato, cosi simili a quelli di zia Ginny.
– Che ne dici, Jamie, perché non torni normale? – il cervo sembrò inarcare le sopracciglia, notai qualche ruga al centro della fronte.
– Dai, James, ce la puoi fare, concentrati. – gli sussurrava Teds, vicino al suo orecchio.
James chiuse gli occhi e in un attimo mi ritrovai davanti il mio cuginetto, la fronte corrucciata, tutto concentrato.
– Ce l'hai fatta, Jamie! – esultai, abbracciandolo. Lui aprì prima un occhio, poi l'altro – Ce...Ce l'ho fatta, Teds? – chiese, stupito.
– Si, te l'ho detto, devi solo concentrarti e riuscirai a domarti e a trasformarti a tuo piacimento. –
Mi staccai dall'abbraccio e fissai Teddy: sapevo che lui conosceva questi metodi perché gli applicava le notti di luna piena, per riuscire a calmarsi. Mi chiesi cosa avrebbe fatto ora, senza pozione e senza Richard. L'avrei sostituito io, si, avrei trovato quella pozione e l'avrei aiutato io.
James mi si avvicinò – Scusa, Vicky, se non te l'ho mai detto...Ma papà mi aveva detto di stare zitto finché non mi sarei stabilizzato... –
Sorrisi e gli scompigliai i capelli già scompigliati naturalmente – Tranquillo, campione...Son contenta che tu abbia ereditato questo tratto da malandrino di tuo nonno... – spostai lo sguardo su Teddy che mi sorrise malinconicamente.
– Ora è meglio tornare al castello, la McGranitt sa di questo tuo lato, quindi non si arrabbierebbe se le spieghiamo il perché di questo ritardo, però non voglio approfittarne. Andiamo? –
James tirò su con il naso e annuì. Precedette Teddy per l'uscita, un po' zoppicante.
Teddy mi fissò a lungo – Mi dispiace. – mi disse.
Scossi la testa – E di che? –
– Per non avertelo detto. Sono sicuro che stessi morendo di preoccupazione. –
Mi avvicinai a lui e lo cinsi con le braccia – Si, è vero, stavo letteralmente morendo. Ma non è colpa tua, tranquillo. Non sono arrabbiata o dispiaciuta o delusa...Niente. Sono felice che Jamie stia bene. –
Teds annuì con vigore – Ok, dopo di te... – sorrise divertito quando lo sorpassai altezzosa, naso all'insù, ma un sorriso stampato in faccia.
Teddy mi seguì subito dopo, alzando gli occhi al cielo e ridacchiando sereno.

Carol era seduta davanti alla Sala Comune di Grifondoro, quando arrivai di ritorno dalla, strano ma vera, biblioteca, accompagnata da Claire.
I ricci capelli rossi erano sparsi lungo la schiena e gli occhioni smeraldini, in tinta con la cravatta verde-argento, sembravano lasciare scintille – Dobbiamo parlare. – mi disse, con aria astuta.
Non l'avevo mai vista cosi.
– Oo..Ok... – risposi un po' titubante.
Fece un cenno a Claire – Tu sei quella mezza canadese, vero? – domandò e la biondina annuì intimidita. Carol sorrise – Piacere, Carol. Entrerai a far parte del nostro piano anti-Gelson, ci stai? –
Ovviamente la risposta poteva essere una sola, e affermativa, questo l'aveva capito la mia intelligente amica.
Così annuì. – Perfetto. – disse Carol, prendendoci per una manica e tirandoci dietro una colonna.
– Hai un piano? – le domandai: erano giorni che non ci sentivamo, e Gelson aveva smesso di seguirmi...
– Si, ho un piano perfetto... – disse, sorridendo furbescamente.
In quel momento, ebbi paura per Colin. La luce negli occhi di Carol, una luce totalmente da Serpeverde, il cappello parlante ci aveva proprio azzeccato, era delle più inquietanti che avessi mai visto. Mi limitai a sorridere, appuntandomi per il futuro di non contraddire mai e di non mettermi mai contro la mia amica verde-argento. Meglio per la mia salute fisica e mentale.

Il piano era piuttosto semplice ma prevedeva un risultato assicurato. Nessuno sospettava di niente, qualcuno magari si domandava il perché delle occhiatine complici che io, Carol e Claire ci scambiavamo in classe, quando capitavamo insieme, spesso per Trasfigurazione Avanzata.
Il giorno x eravamo tutte eccitate. Natasha e Linda, le altre due ragazze perseguitate, erano a conoscenza di ogni più piccolo particolare, ma non avrebbero fatto molto, al limite avrebbero solo testimoniato nella parte finale.
Tutto sarebbe avvenuto appena prima di pranzo. La parte principale sarebbe stata recitata da Claire, eccitata e nervosissima.
– E se sbaglio? – mi domandò, scorticandosi le mani.
Alzai le spalle – Non sbaglierai, insomma, Claire, non devi fare chissà che... –
Comparve Juliette che, tutta sorridente si avvicinò e mi sussurrò – Tutto pronto. – anche lei si era offerta di aiutarci, e avrebbe funto da “comparsa”.
– Tutto chiaro? – ripetè Carol, da dietro una colonna. Il suo sguardo era sempre quello da Serpeverde, l'aveva avuto per tutto il giorno.
– Ok, Gelson sta per passare. Mi raccomando. – disse, tirandosi dietro un orecchio una ciocca sfuggita alla disordinata treccia che si era fatta.
Claire annuì e si incamminò. Juliette era nascosta dietro un'altra colonna nel corridoio, pronta ad entrare in azione. Io e Carol eravamo dietro al muro d'angolo, intente a cercare di regolare un nuovo prototipo di Orecchio - oblungo di mio zio George, ora non era solo in grado di trasmettere, ma anche di registrare le conversazioni. Era stato un colpo di genio.
Ed ora eravamo lì, con l'orecchio in mano, l'altro estremo che spuntava dalla tasca di Claire.
Quest'ultima, con un groppo in gola, oltrepassò la colonna dietro la quale era nascosta Juliette che uscì allo scoperto, proprio quando Gelson passò e regalò loro un'occhiatina interessata.
– Claire! – gridò Julie, facendoci tappare le orecchie.
– Julie...come va? – rispose Claire, un po' impacciata e nervosa al pensiero di ingannare un professore.
– Clarisse...Tutto bene, te? Come sono andate le vacanze? – la cosa delle vacanze era un po' strana, ma non era quello il punto. Claire alzò il mento e la voce quando rispose, scoccando un'occhiatina a Gelson che ora stava rallentando, cercando di ascoltare la loro conversazione.
– Che ti devo dire, Julie...Siamo andati in Canada dai miei nonni...Sai che mia madre è Canadese e quindi... – il pesce aveva abboccato.
Non appena Gelson sentì della madre Canadese di Claire gli si illuminarono gli occhi e si avvicinò a loro, spaventandole – Madisons! – gridò il cognome di Claire.
Lei sussultò – Professore...? – era un'attrice un po' impacciata, ma se la stava cavando meravigliosamente, e quell'allocco si stava comportando proprio come avevamo previsto.
– Madisons, ti andrebbe di venire con me nel mio ufficio? – la sua occhiatina maliziosa non mi piacque affatto, e neanche a Carol e Juliette che prese la mano di Claire per infonderle coraggio e per proteggerla da qualche gesto insensato del professore.
– Per...cosa? – domandò Claire, come da copione.
Lui ci pensò un po' su – Per discutere del tuo ultimo compito...Andiamo... – si avvicinò pericolosamente a lei, scoccandole un'occhiata ammiccante con gli occhi scuri.
Volevo uscire allo scoperto e riempirlo di pugni, ma Carol mi trattenne – Lo so, Victorie, è odioso. Ma dobbiamo attenerci al piano, se vogliamo giustizia. – disse a denti stretti, stringendomi la mano destra chiusa a pugno.
Claire mi scoccò un'occhiata preoccupata e io annuii, preoccupatissima per lei.
Cosi, deglutendo, Claire disse – Si, ok. Ma per favore, mettiamoci poco che ho lezione... – disse, un po' vaga.
Lui sorrise, trionfante – Tranquilla, sarà questione di minuti... – il suo tono non mi piacque affatto.
Claire annuì titubante e mi rivolse un'occhiatina impaurita. Il professore la invitò a seguirlo, e noi seguimmo lei, nascondendoci dietro le colonne e i muri, neanche fossimo dei ninja.
Arrivarono davanti alla porta dell'ufficio del professore di Pozioni. Colin prese una vecchia chiave dalla tasca, si guardò intorno sospettoso ed aprì la porta, facendo cenno a Claire di entrare. Lei sudava freddo da tutti i pori, mi fissò e precedette il professore nell'ufficio. Questi si guardò intorno ancora una volta, poi con un sorrisetto beffardo dipinto in faccia si chiuse la porta alle spalle. Sentimmo la serratura schioccare e corremmo davanti alla porta. Per fortuna il filo dell'orecchio oblungo passava da sotto la porta di legno vecchio, e riuscimmo a sentire tutto.
– Ehm, e il mio compito? – disse Claire, dall'altra parte.
– Quale compito? – domandò Gelson, con un tono da finto tonto.
– Il compito per il quale mi ha fatto venire qui, professore. – rispose lei, la voce che tremava. Questa per Claire era una prova davvero dura.
– Ah si...Bé, era una scusa, Madisons...O, posso chiamarti Claire? – si sentirono dei passi incerti e poi una schiena colpì la scrivania che battè contro il muro. Mi morsi un labbro.
– Non mi sembra il caso, professore. Per favore, mi lasci andare. – la voce di Clarisse si era fatta un po' più ferma, ma era ancora spaventata a morte, come sarebbe stato chiunque nella sua situazione.
Un breve silenzio e poi una risatina smorzata – Lasciarti andare? Ma io voglio divertirmi...Hai detto di avere madre Canadese, vero? Mai provata un intercontinentale... C'era quella Serpeverde, Natasha, russa, mi pare...Ma non ha mai abboccato... –
Immaginai Claire sbiancare e tremare come una fogliolina.
– Cosa ha provato a fare a quella ragazza? – domandò lei, con voce appena udibile.
– Oh, niente, l'ho adulata....Ma a quanto pare aveva già un ragazzo...Peccato, era un bel bocconcino...E quella tua amica, Victorie...Cavolo, un quarto veela...Avrei voluto assaggiarla...Ma quel suo ragazzo, quel maledetto Lupin...Sempre in mezzo. E' sempre stato il più venerato dalle ragazze. Che cosa odiosa. –
Sentii dei movimenti, probabilmente la mia amica cercò di fuggire, perché Gelson disse – Eh no, no, tu non scappi. – e una risatina inquietante.
Claire gridò, si sentirono dei passi dal corridoio ed ecco la professoressa McGranitt, tutta trafelata, seguita da Juliette.
– Che succede qui, Weasley, MacPaul! – ci alzammo subito dal pavimento.
– Professoressa, finalmente! Il professor Gelson lì dentro...deve intervenire subito. – spiegò Carol in poche parole.
Lei la guardò per un po', poi tirò fuori la bacchetta dalla manica dell'abito sussurrò un “Alohomora” e la porta scattò.
La scena che ci si presentò era orribile: Claire era con le spalle al muro, le lacrime agli occhi e Gelson le stava infilando una mano sotto la gonna, l'altra sulla sua bocca, per farla stare zitta.
Lei sembrò sollevata nel vederci. Corsi verso di lei, ignara di Colin.
– Allontanati da lei, verme! – gridai, spingendolo via e abbracciando Claire.
– Ce l'ho fatta, Vicky... – mi sussurrò – L'abbiamo preso. – la strinsi ancora di più – Scusami, Claire, per averti fatto sopportare questa cosa...Non l'avrei mai dovuto fare. – dissi, rendendomi conto dell'azione che le avevo fatto compiere.
Lei scosse la testa – Non mi ha fatto niente, tranquilla. –
Intanto Gelson cercava di spiegare in tutti i modi la situazione alla preside – Signora, non è come pensa... – disse, impacciato.
Lei gli puntò la bacchetta la petto – No? Lei con la mano sotto la gonna di una studentessa? Mi spieghi un po' lei come è andata allora. –
Lui sembrò pensarci su per un po', poi si decise – Aveva un dolore alla coscia, e cercavo di sentire se avesse qualche cista, oppure di beccare un livido... – disse, mangiandosi le parole.
– Professoressa, abbiamo registrato tutto. – passammo l'orecchio-oblungo nelle mani della McGranitt davanti ad un Colin stupefatto.
– Cosa? – disse, totalmente impanicato.
– E' inutile che provi a inventarsi delle scuse, signor Gelson. Qui c'è una prova. Se la vedrà davanti al Ministero. Ora mi segua. – disse, fredda e micidiale la professoressa.
Mentre il viscido la seguiva fuori dalla porta, mi scoccò un'occhiataccia. Rabbrividii, ma lo salutai con una mano, con uno sguardo vittorioso.
Io e Carol ci abbracciammo – Ce l'abbiamo fatta! Non dovremmo più sopportarlo! –
Claire si unì a noi – Finalmente! – disse, sorridendo mestamente.
La abbracciai più stretta, e si unì anche Carol che le chiese scusa per averla costretta a fare quelle cose.
Lei alzò le spalle – Non mi ha fatto nulla e...Almeno cosi le altre ragazze non subiranno le sue angherie. –
Ogni giorno quella ragazza mi stupiva sempre di più.

Poco prima delle vacanze di Natale, la preside ci rivelò un'entusiasmante sorpresa – Quest'anno, si terrà il famoso Ballo Del Ceppo, in onore dell'anniversario dell'ultima Coppa Tre Maghi tenutasi in questa scuola! – tutti applaudirono, ricordando il famoso torneo Tre Maghi.
Tutti lo ricordavano come un torneo emozionante e coinvolgente, ma nessuno si svegliava la notte a causa degli urli della madre che sognava dei mostri marini che la rapivano e la stritolavano, rischiando di soffocarla. Il Ministero decise di cancellare il Torneo Tre Maghi, a causa della pericolosità, visto che nell'ultimo era rinato il Signore Oscuro.
Rabbrividii quando la professoressa nominò il ballo e il torneo. Un po' per i ricordi di mia madre, un po' perché in un ballo si balla. E io non so ballare.
– Andiamo, ci divertiremo un mondo! – esclamò Juliette, mentre spiluccavo a malapena il mio piatto di polpettone.
– Come mai non mangia? – domandò Claire, alzando gli occhi dal suo volume di Storia Della Magia. Come al solito troppo impegnata a studiare per vedere cosa le succedeva attorno.
– Non hai appena sentito l'annuncio della McGranitt? – chiesi scoppiando.
Lei alzò le spalle – E allora? Il ballo della scuola...Lo sognano tutte le ragazzine, no? – e tornò al suo studio.
Alzai gli occhi al cielo – Ma io non posso andarci! Vi rendete conto che imbarazzo? Non so ballare! –
Le altre due mi imitarono – Dio, sai che tragedia. Ti insegneremo noi, oppure...Un certo ragazzo che di sicuro ti inviterà. – dissero furbette in coro, Claire chiudendo il libro, Juliette prendendo una bella porzione di un'insalata triste condita solo con olio e sale.
– Attenta che ingrassi eh. – le dissi, ammiccando al suo piatto misero.
– Mh, da oggi siamo tutte a dieta, dobbiamo comprare dei vestiti mozzafiato! – esclamò, gli occhi che le brillavano.
La mamma di Juliette, Anne, era una stilista nel mondo dei babbani, cosi lei era sempre vissuta in mezzo a tessuti, schizzi e colori. Era da sempre appassionata di moda, e sperava che un giorno avrebbe potuto aprire una boutique a Diagon Alley, oppure dirigere una rivista di moda.
Io e Claire ci scambiammo un'occhiata divertita prima che Juliette ci togliesse gli abbondanti piatti da sotto il naso e li sostituisse con dei poveri pasti.
– Forza, ci vuole volontà! Saremo belle come come... –
– Come veele? – disse Claire, fissandomi sorridendo sotto i baffi.
Le tirai una polpetta che purtroppo evitò e andò a colpire la schiena di una Tassorosso che si girò scandalizzata. Mi accucciai dietro Claire che rise.
– Non. Dire. Mai. Più. la. Parola. Veela. – sibilai, cercando di nascondermi dall'ira di quella ragazza che mi cercava con aria minacciosa.

Nei giorni che precedevano il ballo Juliette disegnò chilometri di pergamena, con tutti bellissimi, originali e diversissimi abiti.
– Che ne dici di questo? – disse, mordicchiandosi il pastello turchese mentre mi passava un pezzo di pergamena sulla quale avrebbe dovuto prendere gli appunti di Incantesimi.
Alzai gli occhi al cielo e mi abbassai dietro la testa riccioluta di un Corvonero davanti a me, per poter commentare – Ma devi disegnare anche a lezione? – le sussurrai, un po' stanca di questa situazione.
Lei non sembrò ascoltarmi e aggiunse qualche tocco di colore all'abito, meraviglioso lo dovevo ammettere – Si, manca poco al ballo e non abbiamo ancora trovato gli abiti giusti. Manderò gli schizzi a mia madre che ce li confezionerà e spedirà. Quindi mi devo sbrigare visto che lei farà tutto senza magia. –
Alzai gli occhi al cielo – Comunque è bellissimo. – dissi sorridendo e riponendo la mia attenzione sul professore.
– Grazie, l'ho pensato proprio per te. – rispose lei, sorridendomi e prendendo, finalmente, una nuova pergamena sulla quale cominciò a scribacchiare le parole del professore.
Arrossii pensando al bellissimo abito che Julie aveva disegnato pensando a me.
L'ora volò, proprio mentre la mia amica cominciava un nuovo vestito rosso.
– Questo penso sia perfetto per la pelle candida di Claire. – sbirciai l'abito: era lungo, a sirena, rosso amaranto, il corpetto decorato con delle perline e la parte inferiore che si apriva in un morbido tulle.
– Ti piace? – guardai la silhouette perfetta di Claire impressa nel foglio. Strabiliante quanto Juliette potesse essere brava a disegnare.
– E' splendido. – risposi, senza fiato.
Lei sorrise, piuttosto soddisfatta – Mh, si... –
– E per il tuo, a cosa hai pensato? – le chiesi rubandole i fogli. Lei tentò di riprenderseli ma non ci riuscì.
Sfogliai le pergamene, ma tutti gli abiti erano intestati a me o a Claire.
– E i tuoi? –
Lei abbassò lo sguardo, mangiucchiandosi le pellicine delle dita, nervosa.
– Non...non sono riuscita a disegnarlo. – rispose.
Sapevo perché.
Sospirai e mi sistemai più vicina a lei – Il tuo corpo è bellissimo, qualunque modello si adatta ad esso. E ti sta benissimo. – le diedi una spintarella affettuosa con la spalla.
Lei mi sorrise malinconicamente e tirò su con il naso – Non è vero... –
– Oh si che è vero. Chiedilo ai ragazzi della scuola, o alle ragazze che ti invidiano. Ad avercelo un corpo come il tuo... – sperai di essere riuscita a tirarle su il morale.
– Grazie, Vicky. – mi disse, abbracciandomi.
Rimanemmo un po' in silenzio, cosi, abbracciate.
– Sai cosa mi renderebbe ancora più felice? – mi sussurrò.
Sorrisi: sapevo bene la risposta. Nome di persona. Quattro lettere. Cominciava con la M e finiva per E. 

 


~Angolo Autrice
Che ne dite? E' stato molto strano descrivere la parte in cui Claire viene quasi...vioentata. Ebbene, la storia con Colin è finita...Si spera :3
Spero vi sia piaciuto! <3 Mi piace molto l'idea del Ballo del Ceppo, e a voi? Vedrete, vedrete...
So che questo capitolo non è molto incentrato su Teddy e Victorie...Mi dispiace ^^"
ma rimedierò con il prossimo :3
Un bacione;
Luna
  
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