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Autore: Aout    16/03/2013    3 recensioni
Daniel è un ragazzo come tanti.
Ha diciannove anni e frequenta il secondo anno di college, lavora per mantenersi e ama lamentarsi di qualunque cosa gli capiti sotto tiro. Vive una vita normale, anonima e noiosa e, anche se a tratti la trova seccante, diciamo che l’accetta così com’è.
Ecco… peccato che il mondo così tanto "normale" proprio non sia, peccato che di mostri inquietanti ce ne siano a bizzeffe, peccato che perfino lo stesso Daniel nasconda qualche piccolo e trascurabile segretuccio...
Ci siete?
Prendete tutti i personaggi che conoscete, tutte quelle creature soprannaturali che di vivere in pace proprio non ne vogliono sapere, prendete la sete di vendetta e pure una buona dose di calcolo strategico ed ecco che avrete la storia.
Che altro dire?
Vi aspetto ;)
(STORIA SOSPESA almeno fino a quest'estate, quando avrò il tempo di rivedere la trama, la piega che sta prendendo mi piace poco. Chiedo venia a chi mi stava seguendo, ma ritengo di non poter fare altrimenti)
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo 11
Nuovi scontri…ehm, incontri, volevo dire incontri





Situazione ridicolmente classica, quella.
Me ne stavo seduto nel posto più scomodo che la classe economica potesse offrire. Il passeggero al mio fianco, un uomo dalle calvizie incipienti, si era addormentato, situazione classica appunto, e stava lentamente scivolando nella mia direzione, inesorabilmente soggetto alla forza di gravità. Non potendo fare molto a riguardo, appoggiai stancamente la testa allo schienale e chiusi gli occhi.
Tutta quella tensione accumulata mi stava creando un non indifferente mal di testa e potevo solo tentare di ignorare il fatto che prima o poi, piuttosto “prima” visto che ormai eravamo partiti da parecchio, saremmo inesorabilmente atterrati. E a terra, ne ero certo, non mi aspettava nulla di edificante.
Voltai la testa verso sinistra, così, giusto per far qualcosa, e mi azzardai a guardare in basso, verso le lande desolate, e desolanti nel mio caso, che si estendevano davanti al mio sguardo.
Visto da quella prospettiva sembrava tutto molto freddo, là sotto. Un brivido mi attraversò e l’unica cosa che potei fare fu stringermi un poco di più nella mia vecchia giacca di pelle. Molto cool, secondo Nicole, ma terribilmente inutile contro il freddo.

- Salve, un biglietto, grazie. – disse, agitato da quella lunghissima fila che gli era sembrata infinita.
Ventisette persone. Ventisette. Ma tutta quella gente doveva partire proprio quel giorno?
- Per dove? – la donna in blu seduta davanti al computer gli sorrise affabile, ma lo sguardo era un po’ troppo ironico...
Oh, doveva veramente piantarla. Non è che adesso tutti quelli che gli sorridevano ce l’avevano con lui!
- Oh, giusto. Ehm, dunque… il primo volo disponibile?
Le dita sottili della donna sfiorarono il computer con leggerezza.
Con fare circospetto, intanto, si affrettò ad estrarre il portafoglio dalla tasca interna. Il maledetto tentò di scivolargli a terra… o forse erano solo le sue mani che erano terribilmente sudate.
Dannazione, doveva calmarsi, l’avessero creduto qualcuno di sospetto, ora dei controlli, non sarebbe partito più e allora… niente di buono, niente, niente di buono.
- Abbiamo tre voli in partenza. Il primo per Washington, poi uno per Seattle e uno per Boston. Partono rispettivamente fa un’ora, fra quaranta minuti e fra un’ora e mezza. – rispose squillante la donna.
Tutti e tre continentali, constatò. Bene.
Beh, “bene” era proprio una parolona, vista la situazione, ma almeno non era necessario nessun passaporto e, azzardando un po’, i suoi contanti sarebbero anche potuti bastare. In realtà, poi avrebbe probabilmente dovuto vivere sotto un ponte, ma era un problema da affrontare in seguito.
Dove, dunque?
Un posto lontano e isolato.
Un posto che, almeno, fosse sufficientemente conosciuto. E lui era stato solo…
- Direi Seattle… - quasi sulla West Coast… beh, meglio di niente, dall’altra parte del paese era già qualcosa.
- Oh, mi scusi. – lo interruppe la donna – Ce n’è anche uno in partenza per Anchorage, se fa subito il biglietto, fa in tempo a salirci. Parte a minuti.
Un posto ancora più lontano e ancora più isolato. Non c’era mai stato, ma era la soluzione giusta, cosa poteva sperare di meglio di una partenza immediata?
- D’accordo e Anchorage sia.
Beh, esisteva sempre la possibilità che gli Occhi Rossi odiassero gli orsi polari. Poteva anche essere…

- Salve è il vostro comandante che vi parla. Siete pregati di allacciare le cinture…
Aprii gli occhi e mi accorsi con orrore che l’uomo alla mia destra era inevitabilmente franato sulla mia spalla.
Dannazione, mi ero addormentato ancora? Ma da quando avevo bisogno di tutte quelle ore di sonno?
- Mmh mmh… - Se non altro quando mi schiarii la voce l’uomo ebbe l’accortezza di alzarsi, anche se borbottando qualcosa di incomprensibile e con un’espressione scocciata.
Avevo dormito… senza incubi, sì insomma quegli incubi? Beh, piuttosto buona come cosa. Anche se era di certo meglio evitare di illudersi. Una volta sceso… lì sì, che sarebbe cominciata la corsa verso la salvezza.
Cavoli, che cosa drammaticamente nerd da dire.
Che la forza sia con te. Sussurrò la mia stupidissima vocina interiore, come fosse il momento giusto per certe considerazioni.
La ignorai, chiudendo la cintura di sicurezza. Poi respirai, lentamente.


- Ma questo sarebbe perfetto!
Sua sorella teneva tra due dita un tablet di ultima generazione, poco prima ancorato saldamente al bancone della sezione tecnologia del supermarket da una catenina in ferro.
- Kate… – le disse, semplicemente, guardandosi intorno circospetta. D’accordo che quel posto era praticamente deserto, ma com’era possibile che in quei mille anni sua sorella non avesse ancora capito il significato dell’espressione “non attirare l’attenzione”?
- Come sei tediosa e paranoica, Tanya… dicevo, secondo te, gli piacerebbe?
Con un gesto veloce, tanto veloce che nell’intero supermarket probabilmente, sicuramente, lo notarono solo loro, recuperò il tablet dalle mani della sorella, per poi prenderla sottobraccio e allontanarla da quegli oggetti, potenzialmente troppo fragili per lei.
Non perché fosse maldestra, insomma, nessun vampiro lo era, giusto perché emanava scariche elettriche e ancora pareva dimenticarsene.
Come quando, appena dopo la trasformazione, l’aveva quasi fritta, tentando di abbracciarla. Mmh, brutti ricordi…
- Garrett non sa nemmeno cosa sia un tablet, Kate. L’ultima volta che l’ho visto stava giocando con i soldatini…
Piccata, la sorella le rivolse un’espressione scocciata. – Il mio compagno non gioca con i soldatini. Erano riproduzioni originali della Guerra d’Indipendenza, d’accordo? Mi stava solo spiegando la battaglia…
- Soldatini, fidati. – le ripeté, con un sorriso malizioso.
- Sarà, - proruppe allora lei - ma è un gran pezzo d’uomo anche se gioca con i soldatini!
Sua sorella, la guerriera implacabile, quella che già da umana maneggiava i colteggi meglio di un macellaio, sembrava aver ingoiato un barattolo di miele da quando aveva conosciuto quel Garrett.
Insomma, neppure ai vecchi tempi, quando si nutrivano d’amore, per usare un buon eufemismo, era così zuccherosa. Chissà cosa avrebbe pensato Irina vedendola…
Irina… no, non doveva pensarci. Perché ci stava pensando? Non doveva.
Si girò verso la sorella e le rivolse uno sguardo confuso… davvero quell’espressione sognante non le si addiceva affatto.
- Queridas, guardate un po’ che belle cose che ho preso dallo speziale, oggi. – disse Carmen, appena arrivata da chissà dove, con la sua solita espressione gioviale. Seguita come un’ombra dal solito, serio Eleazar.
- Credo si dica farmacista, Carmen. Erborista, al massimo… - disse, senza poter evitare di rivolgere uno sguardo allarmato a Kate, che stava fissando l’innocuo sacchettino con la sua stessa espressione.
- Vi vedo, chicas. Potrei sapere da quando non vi piacciono più i miei incensi?
Entrambe, contemporaneamente, le rivolsero un’espressione ironicamente perplessa.
Doveva essere piuttosto comica come situazione, visto il sogghigno di Eleazar. Beh, “sogghigno”, al massimo al massimo riusciva a sollevare elegantemente gli angoli della bocca.
- Oh, ma noi adoriamo essere intossicati dai tuoi incensi, figurati. Come non potremmo…? - disse Kate con ironia.
- Ah ecco, mi sembrava. – rispose Carmen sorridendo, non si capiva mai se non fosse in grado davvero di comprendere il sarcasmo o se facesse semplicemente finta…

Pochi minuti dopo si stavano già dirigendo all’esterno dell’edificio.
Non è che fossero soliti fare quelle uscite “famigliari”, per così dire, ma si era improvvisato il bisogno impellente di Carmen di nuovi intrugli odorosi, o “profumi d’oriente, chicas” come le piaceva definirli, e quello di Kate che doveva assolutamente prendere un regalo a Garrett per l’anniversario di non-si-ricordava-bene-che-cosa, il che, contando che era un vampiro dalla memoria perfetta, era piuttosto grave. E così erano partiti loro quattro, era quasi impossibile separare Carmen ed Eleazar, almeno Kate e Garrett non erano così evidentemente innamorati, non in pubblico, solitamente almeno… ah, che cosa dannatamente ingiusta, lasciando l’ultimo arrivato a casa, a giocare coi soldatini appunto.
- No, senti, non se ne parla proprio che torni a mani vuote. Torno indietro, prendo il tablet e arrivo, voi cominciate ad andare. – Kate non aspettò nemmeno una risposta, era semplicemente scivolata via, con buona grazia degli umani della sala. Se non altro parevano non essersi accorti di nulla… fortuna sfacciata.
- In realtà anch’io dovrei cambiare… - chiocciò Carmen, con una vocina così dolce che pareva il dispiacere fatto a persona.
Ma lo fanno apposta?
- Io vi aspetto alla macchina. – E se non vi date una mossa, vi lascio a piedi. Ma questo non lo disse, lo pensò solo a voce molto alta. Sperò che il suo sguardo fosse stato abbastanza eloquente.

Stava uscendo dalla porta di servizio e aveva una mezza idea di sgattaiolare fuori dal tetto e andare a casa direttamente a piedi. In fondo, quanti chilometri potevano mai essere? Non troppi, non per chi ha da mille anni un fisico parecchio adatto alla corsa.
Stava già assaporando il suo buon libro, il camino e la sua amata calma, se lo spirito guerriero di Garrett glieli avessero permessi, lui e gli incensi di Carmencita.
Si sentiva spossata. Non stanca, ovviamente i vampiri non possono essere stanchi. In più poi, anche se non l’avrebbe mai ammesso apertamente, a casa l’aspettava la nuova puntata della sua serie tv preferita e non poteva assolutamente perdersi il nuovo matrimonio di Brooke. Non se ne parlava proprio.
Stava pensando a questo quando aprì la pesante, non per lei, s’intende, porta a doppia anta dell’uscita e un ragazzo le venne a sbattere contro. Non proprio “contro” dato che i suoi super-riflessi le permisero di scansarsi in tempo, ma, in compenso, il suddetto ragazzo sarebbe finito carponi se non si fosse agganciato alla maniglia di sicurezza con prontezza.
- Dovresti prestare più attenzione… – disse pacata e gentile verso di lui.
La reazione al suo sorriso amichevole però non fu esattamente quella che si sarebbe aspettava.
Il suddetto ragazzo infatti, capelli e occhi scuri, giacca di pelle e jeans malandati, molto anonimo insomma, la fissò con uno sguardo allibito. Gli occhi, già di per sé stessi piuttosto grandi, si spalancarono, insieme alla bocca e in faccia gli si dipinse l’espressione più terrorizzata che avesse mai visto, più o meno.
Poi, il ragazzo si mise a correre.
Ecco, lo sapevo che spasimare un po’ di tranquillità era chiedere troppo.
Pensò, prima di andargli dietro.








Note:Questa non ve l’aspettavate, eh? Eh?
Se ve lo aspettava non ditemelo, lasciatemi crogiolare un po’ nella mia felice ignoranza… Che ve ne pare? Uhm, non sono sicura di volerlo sapere…
Comunque:
Che la forza sia con te: Star Wars
“Nutrirsi d’amore”: le tre sorelle erano considerate succubi (demoni succhia-anima o simili) ai vecchi tempi (poi Tanya scoprì il sangue animale… e il resto lo sapete) in quanto si innamoravano di giovani uomini, si divertivano con loro e poi, di loro, si nutrivano. (Meyer docet) Già niente di allegro…
Vi saluto, speranzosa e in preda all’ansia, alla prossima,
Aout ;)
PS Chiedo scusa se non risponderò subito alle (eventuali) recensioni ma domani parto, ci sentiamo in settimana (:
  
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