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Autore: Princess of Dark    16/03/2013    5 recensioni
"E ho guardato dentro un emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore"
Così dice Vasco Rossi nella sua famosa canzone, così alla fine la penseranno Stefan ed Evelina. Lei scontrosa, indomabile e testarda, lui presuntuoso, arrogante e irresistibile.
Tratto dalla storia: «Ti odio»
«Sai cosa diceva Shakespeare?», sorrise Stefan dolcemente, come se lei gli avesse sussurrato le più dolci parole.
«Cosa?», mormorò Evelina scossa.
«Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore. Se mi odi, sarò sempre nella tua mente»

Seconda classificata al contest "Quando le dirai..." di darllenwr
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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“La scelta è solo tua, non si vive per accontentare gli altri”
Regina Bianca, Alice in the Wonderland



Inghilterra, Cornovaglia, Territorio dei Wilson, 1796.
 
Raphael Wilson era da poco venuto a far visita agli zii che abitavano poco distante dalla sua casa. Su ordine dello zio conte, stava cercando suo cugino Stefan.
Entrò nella sua camera e lo trovò esattamente come immaginava: con due ragazze nel suo letto. Quella alla sua destra era bionda, l’altra era castana. Secondo i gusti di Raphael, la bionda era molto più graziosa ma a Stefan piacevano di più le brune.
«Ciao, cugino! Vieni a divertirti anche tu?», sorrise Stefan, baciando la ragazza bionda e stringendola a sé per mostrarla all’uomo.
«Sono un uomo sposato, Stefan!», si lamentò Raphael con tono scherzoso, cercando di non far cadere troppo l’occhio sulle ragazze. «E copriti!», aggiunse scherzoso, gettandogli contro una coperta di lino. Stefan rise di nuovo, lanciandogli un’occhiata carica di malizia.
«Occhio non vede, cuore non duole… manterrò il segreto», promise, facendogli l’occhiolino. Raphael sorrise a sua volta. «Scommetto che non sei qui per una visita di cortesia», aggiunse curioso.
«Tuo padre ti sta cercando», lo informò. Il giovane sbuffò, divincolandosi dalle carezze delle ragazze che adoravano tanto scompigliargli i capelli e arruffarli.
«Lascialo perdere, vorrà presentarmi qualche altra ragazza da sposare», disse seccato.
«Non ha torto. Hai ventotto anni adesso, è ora di sistemarti», disse saggio Raphael.
«Pensi che se mi sposassi potrei fare ancora quello che sto facendo ora?», disse con sarcasmo baciando la bruna.
«Forse no, ma potresti accontentarti di tua moglie, senza fare il Don Giovanni». Stefan rise ancora, dedicando attenzione alla mora che gli si era attaccata al braccio e lo accarezzava il cerca di tenerezze.
«L’ultima donna che mi è stata presentata era un ippopotamo: come avrei potuto non tradirla? Non voglio sposarmi, perché dovrei rinunciare alla mia libertà?», continuò. Raphael scosse il capo, afferrando i pantaloni attorcigliati sul pavimento e gettandoglieli contro.
«Ti conviene sbrigarti. Tuo padre si infurierebbe come un toro se ti trovasse così», commentò. Stefan sbuffò e si scostò dai corpi caldi delle due donne.
«Ora vado, ora vado. Mi hai anche fatto passare la voglia», borbottò annoiato, alzandosi dal letto caldo e infilandosi i pantaloni sotto lo sguardo preoccupato di Raphael.
«Dovevo immaginarlo che la tua visita non mi avrebbe portato buone notizie… hai smesso da tempo di venirmi a cercare per le bravate di gruppo», fece scherzoso, dandogli le spalle mentre si allacciava la cintura.
«Hai detto bene… erano altri tempi»
«Ma ti ricordi quanto ce la spassavamo?», rise Stefan, mettendogli un braccio attorno al collo mentre gli dava una pacca sul petto. Raphael barcollò, cercando di mantenere la sua perenne posizione di equilibrio. «Avanti, in nome dei vecchi tempi, sono tutte per te»
«Stefan, risparmia il fiato», tagliò corto Raphael, lanciando un’altra rapida occhiata alle due donne che suo cugino gli aveva offerto.
«Sempre con quell’aria seria in volto», bofonchiò Stefan scuotendo il capo. «come desideri…», aggiunse con un sospiro, infilandosi una camicia bianca e pulita. «Voi due: sparite nel giro di cinque minuti», aggiunse rivolto alle due ragazze, prima di uscire per raggiungere lo studio del padre, il conte August Wilson.
Stefan era uno degli scapoli più affascinanti d’Inghilterra, dai capelli castano nel biondo, gli occhi color miele che sembravano d’oro, la carnagione un po’ abbronzata quasi dorata, bocca carnosa e un sorriso smagliante che sapeva incantare persino sua madre. Un adone d’oro.
«Mi stavate cercando?». Stefan irruppe nella stanza facendo sussultare suo padre e sii guardò attorno, sentendosi più sereno quando vide che non c’era nessuna dama ad attenderlo ma solo una figura imponente, seduta su una grossa poltrona in pelle in fondo alla stanza.
«Siediti e ascoltami», disse il padre autoritario e Stefan obbedì, sedendosi su una poltrona davanti alla scrivania. Rigido come un bastone, lo fissava immobile.
Non aveva mai avuto un rapporto rose e fiori con lui: sin da piccolo, suo padre gli aveva insegnato cosa comportava essere un uomo, il che significava che non c’erano state molte volte in cui gli aveva dato una carezza. Stefan sapeva che suo padre infondo gli voleva bene, ma era molto difficile ricordarselo quando davanti ai suoi occhi non vedeva altro che un uomo tutto d’un pezzo, dall’aria burbera e l’espressione perennemente scontenta sul volto. Quelle pareti scure del suo studio gli avevano da sempre messo soggezione, ansia e angoscia e quella sensazione di fastidio non era svanita nel corso del tempo, anzi, ogni volta che ci entrava ricordava tutte le sgridate che il conte gli aveva dato un tempo. E non erano mancate le volte in cui aveva ricorso alla cintura. Più che un affettuoso padre, August Wilson era semplicemente l’uomo che gli permetteva una vita agiata. Molto agiata.
«Andrai a far visita alla duchessa Rubliov, ne avrai sicuramente sentito parlare…»,
«Perché avrei dovuto?». Il conte incrociò lo sguardo di suo figlio e tirò un sospiro paziente.
«Ti ho dato molto tempo per scegliere tua moglie ma pare che tu non voglia sentir ragione. Non puoi vivere portandoti a letto qualche puttanella, devi sistemarti»
«E lo farò, ma non adesso. Magari ci penserò dopo i trent’anni…», accennò, credendo di aver chiuso il discorso e fece per alzarsi dalla poltrona per andare via.
«A trent’anni dovresti essere già sposato e con una decina di figli, Stefan!», ribatté il padre facendo cenno di restare seduto lì. Lui rise pensando all’assurdità della cosa. Un figlio? Mai! Solo l’idea gli faceva venire il prurito alle mani.
«C’è poco da scherzare. Ho firmato un contratto di fidanzamento con il duca Rubliov», obiettò. Stefan sgranò gli occhi meravigliato mentre avvertiva un calore che stava iniziando ad invadere il suo corpo.
«Mi avete organizzato un matrimonio?», chiese pallido e August annuì. «Scordatevelo. Io non mi sposo»
«Oramai il contratto è firmato, non puoi tirarti indietro. O vorrai disonorare il nome dei Wilson?»
«Non potete costringermi!», urlò adirato scattando sulla sedia, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene.
«Non ti sto costringendo, posso sempre disdire tutto e dire che non puoi fare a meno delle tue amanti, ma non ci faremo una bella figura con il duca più potente della Russia», disse August con apparente disinteresse.
Se c’era una delle virtù che aveva insegnato a suo figlio era quella di mantenere altro il proprio onore.
Stefan guardò il padre e uscì dalla stanza pieno di rabbia e di collera. Poteva mai disonorare la sua famiglia? Suo padre si fingeva indifferente, ma sapeva che per quanto ci tenesse al suo onore l’avrebbe scomunicato come figlio e tagliato fuori perfino dall’eredità.
Afferrò la sua giacca e a grandi passi, ignorando le voci di sua madre e della domestica e si recò da suo cugino che abitava nella villa poco distante da casa sua. La porta era aperta quindi entrò velocemente e sorprese Raphael in salone assieme a sua moglie Jasmine.
«Tu sapevi tutto, vero?»
«Vedo che sei stato informato…», accennò con cautela, scrutando il volto di Stefan distorto dall’ira mentre faceva cenno a Jasmine di lasciarli soli. La donna scrutò Stefan con i suoi occhi verde smeraldo e scomparve velocemente.
«Perché non me lo hai detto prima?», disse arrabbiato anche con lui, sbattendo le mani sul tavolo di ciliegio.
«A che sarebbe servito?», lo ammonì, gustando un po’ di liquore che si trovava già nel bicchiere. La sua calma, quando Stefan era furioso, alimentava la sua rabbia.
«Beh… sarei potuto scappare, così mio padre non mi avrebbe potuto informare»
«Quindi saresti scappato via come un codardo…»
«Difendere la propria libertà non è da codardi», replicò freddamente.
«Dai, potresti innamorarti di lei com’è successo a me»
«Non credo nelle favole. Devi aiutarmi a trovare una scusa», disse Stefan preoccupato.
«Potremmo dire allo zio che sei allergico al matrimonio, che te ne pare?», scherzò Raphael, mandando giù ad un fiato il liquido e porgendo un bicchiere anche al cugino.
«Sono serio», borbottò lui, prima di bere dal suo bicchiere. «Tu a cosa hai pensato quando ti hanno detto di sposarti?».
Raphael ci pensò su cercando di ricordare i suoi pensieri libertini che tempo fa avevano sfiorato la sua mente. Una volta anche lui era tra gli scapoli più affascinanti del paese, ogni tanto ricordava con un sorriso amaro i bei momenti che aveva passato con Stefan quando, insieme, si davano alla pazza gioia e ne combinavano di tutte i colori. Ricordò di una fuga da casa, ma di certo non gli avrebbe suggerito di scappare lasciando sua moglie. Gli venne poi in mente un’idea, come se si fosse accesa una lampadina nella testa.
«Avevo pensato di sposarmi e poi di separarci», ammise. Il volto di Stefan s’illuminò e in lui si accese un barlume di speranza.
«Giusto! Potrei essere talmente disgustoso e antipatico da convincere mia moglie a revocare il matrimonio!», disse eccitato.
«Tuo padre mi ucciderà se scoprirà che sono stato io a darti l’idea», mormorò Raphael portandosi le mani alle tempie.  
«Sei un genio», sorrise Stefan e uscì dalla stanza con l’espressione contenta e più rilassata sul viso.
L’uomo raggiunse suo padre nel soggiorno che discuteva con sua madre. Quest’ultima rivolse a Stefan i suoi occhi miele che lasciavano trapelare la sua agitazione.
 «Quando devo partire?», chiese Stefan improvvisamente, cercando di dimostrarsi convinto delle sue scelte. August lo guardò perplesso per qualche secondo prima di autoconvincersi che suo figlio fosse serio.
«Il viaggio è lungo, ti conviene partire subito. Più presto arrivi, più presto ti sposi», borbottò soddisfatto. «Faccio preparare a Thomas i cavalli per domani?»
«D’accordo»
«Maximilian e tuo cugino Raphael ti scorteranno».
Stefan lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle ancora prima che suo padre potesse finire di parlare.
«Che Dio ce la mandi buona», sussurrò la contessa, incrociando le dita in un gesto di preghiera e rivolgendo gli occhi al cielo.
Stefan si era convinto? Di sicuro August sapeva che quando c’era di mezzo l’onore, suo figlio non poteva tirarsi indietro.



“La scelta è solo tua, non si vive per accontentare gli altri”
Regina Bianca, Alice in the Wonderland



Nda: quasi dimenticavo.... io immagino Stefan come Paul Wesley, sì, il vampiro bono di The vampire Diaries, e non solo perché si chiama anche lui Stefan ahaha xD Per chi non lo conoscesse... andatevelo a vedere in google immagini ù.ù nel prossimo capitolo se ho tempo vi pubblico una foto! non è fantastico?? *^*
Ahaha un bacio :*


 
  
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