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Autore: svegliaminiall    16/03/2013    3 recensioni
Sunday:
Farò qualsiasi cosa pur di andarmene. A partire dall'autostop: la prima opzione che mi passa per la testa. Non so in quanti vadano da Doncaster a Londra di venerdì sera, ma tentar non nuoce.
-
Harry:
Ma porca di quella troia. Ditemi dove cazzo sono adesso.
"Svoltare a destra" continua a ripetere la voce metallica e femminile di questo fottuto navigatore. "Svoltare a destra". Guardo a destra: non c'è una strada neanche a pagarla oro, dove vuole che svolti?! "Svoltare a destra" blatera ancora la donna-tom-tom.
"Ma porca troia, stronza puttana, non vedi che a 'sta cazzo di destra non c'è neanche una fottuta strada di merda?!" sbraito contro l'aggeggio meccanico come se potesse sentirmi.
-
"Hai fatto la pipì addosso? Sulla...sulla mia auto?" chiede Harry sbarrando gli occhi e trattenendo le risate.
Io lo guardo incenerendolo con lo sguardo. Sono terrorizzata. "Ho..." comincio con il cuore a mille "credo di aver...rotto le acque".
- - -
Sunday e Harry.
Lei che sa di aver perso tutto, Lui che Crede di avere tutto.
Un incontro casuale ma travolgente per entrambi.
Perché è proprio dalle macerie che si può ricostruire.
-
[ATTENZIONE: contenuti forti]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C
apitolo 2: News

Sunday POV


La prima cosa che percepisco quando mi sveglio sono delle risate. Risate che si alternano a...imprecazioni scherzose, se non sbaglio. Solo una voce sembra davvero preoccupata e sovrasta tutte le altre.
- Questo si che è un casino, che cazzo ho fatto? Oddio. - sento dire dall'unica voce familiare che riesco a sentire. - Un figlio? Cioè, io dovrei avere un figlio? E il fatto è che nemmeno conosco la madre! Non è possibile. - continua Harry.
Ma cosa diavolo sta dicendo? Mi sa che c'è qualcosa che non va. - E voi ragazzi, smettetela di ridere come degli idioti! Cazzo c'è pieno di paparazzi e giornalisti fuori ed è solo per colpa vostra! Non potevate essere più discreti?
Paparazzi? Giornalisti? Okay, c'è sicuramente qualcosa che non va; così, facendomi forza, riesco ad aprire gli occhi e, dopo qualche secondo, a mettere a fuoco l'ambiente che mie circonda.
Mi sento spaesata. La mia stanza è occupata da quattro ragazzi chiassosi che non conosco e da Harry; le tende bianche lasciano filtrare attraverso le finestre una luce accecante – che cavolo di ore sono? - e accanto al mio letto trovo un disgustoso vassoio a fiori con sopra una tazza di tè, biscotti che sembrano di cartone, un bicchiere di plastica con un succo d'arancia pieno di grumi e, da una parte, sei caffè Starbucks e un cornetto dall'aspetto delizioso.
Torno a fissare i ragazzi che non si sono ancora accorti di me e, facendomi coraggio: – Harry? - chiamo - che ore sono? - classica domanda scema, da film scemo, fatta dal protagonista scemo che si sveglia dopo aver subito un trauma ancora più scemo.
- Sunday! - esclama facendo un sorriso un po' tirato – Sono le nove e un quarto, dopo che sei svenuta ieri sera hai dormito per tutta la notte. Ti hanno fatto una flebo. - spiega.
- Wow. Harry, chi sono...chi è tutta questa gente? E cos'è successo? Ho sentito qualcosa, ma non ho capito. Nathan sta bene? – chiedo preoccupata.
- Ehmm – sospira – Tuo figlio sta benone, potrete essere dimessi già domani, o forse addirittura oggi e loro sono dei miei amici...
- Ciao – mi salutano questi quasi all'unisono ridacchiando, e io rispondo con un debole sorriso, Li ho già visti da qualche parte, penso ancora con la mente annebbiata, sono stanchissima. Poi torno a guardare lui, in attesa di altre spiegazioni.
- E...per il resto vuoi la versione corta o lunga? - chiede esitante.
- Corta, rapida e indolore – decido seccamente, meglio muoversi, sto cominciando ad agitarmi.
- Okay, allora... - però si blocca e dice ai suoi amici di andare pure a casa, lasciandoci da soli. Perché? - Dunque. Ieri ho firmato, per sbaglio s'intende, dei documenti e altre scartoffie, quindi, per farla breve, ora sull'anagrafe risulto essere il padre di tuo figlio. Fine. E prima che tu me lo chieda, no, non si può cambiare.
- Oh. - subito ci resto di sasso, ma poi penso... – scusa, ma a noi che importa? Mica siamo sposati, quindi non mi devi...che ne so, i soldi degli alimenti, non devi vivere con me o stronzate del genere. Se anche tu fossi il padre, potremmo semplicemente decidere che il figlio venga cresciuto solo da me, o no?
- No – risponde lui secco – no, perché sei ancora minorenne, mentre io non lo sono. Mi hanno spiegato che se tu avessi partorito tra due mesi tutto questo casino non sarebbe successo, ma sei minorenne ora, quindi la responsabilità del bambino è tutta mia. Almeno fino al giorno del tuo diciottesimo compleanno.
- Cazzo. Cazzo! Per lo più ora mia madre mi starà cercando! - esclamo.
- Tua madre? Lei non sa che sei qui? - chiede sbalordito, e dopo qualche secondo di riflessione: – aspetta Sunday...dove stavi andando ieri sera con le valigie? - continua dubbioso e ora preoccupato.
Cazzo. - Emm...se ti dicessi che stavo scappando di casa? - Okay, ora sono in guai seri.
- Non ci posso credere! Già questa situazione era difficile, ora si complicherà ancora di pi... - lo interrompo.
- No, ti prego, non farmi tornare a casa, ti supplico! - mi trovo a implorarlo.
- Sunday, io...credo di non avere alternative... - dice dispiaciuto.
- Cazzo... - è l'unica parola che riesco a dire, mentre delle lacrime silenziose cominciano a solcarmi le guance.
- Ehi, no, non piangere, dai – cerca di consolarmi invano. Non posso darla vinta a mia madre. Non posso tornare a casa, e, cosa ben più importante, non voglio.
- Non...non c'è un'alternativa? - chiedo quasi disperata – sono disposta a tutto, posso andare anche in una casa-famiglia o in un orfanotrofio, qualsiasi cosa. Qualsiasi.
- Wow, emmm...ci stavi proprio male a casa – nota lui pensieroso, Non sai quanto, penso – ora pensiamo a una soluzione dai – mi sorride e io ricambio.

Qualche istante dopo lo sorprendo a fissarmi, pensoso; imbarazzata faccio finta di non essermene accorta ma lui continua imperterrito. Odio la gente che mi scruta con attenzione, mi fa sentire nuda, leggibile, e io non voglio esserlo.
- Insomma, che hai da guardare? - sbotto leggermente irritata qualche secondo dopo.
Lui si riscuote. - Niente...stavo pensando – comincia Harry – che forse ho una soluzione ma... - sembra esitante – ma non so se tu saresti d'accordo, insomma, a me sembra una buona idea però non voglio che tu pensi cose strane o...
Lo interrompo. - Finché non mi dici l'idea non posso giudicare – sorrido incoraggiandolo.
- Beh, pensavo che potreste venire a stare da me – continua incerto - insomma, io potrò mantenervi almeno per un po', finché non compirai diciotto anni sicuramente, e poi, secondo lo stato, sono il padre di tuo (e quindi nostro) figlio. Ho dei diritti su di lui ma anche su di te. E quindi, se vuoi naturalmente, potrai stare da me, e nessuno può impedirtelo. Un bambino ha diritto all'affetto di entrambi i “genitori”.
Okay, sono stupita. Uno sconosciuto mi ha appena chiesto di andare a vivere da lui assieme a mio figlio? Okay che non è poi così uno sconosciuto, però... vabbè, in fin dei conti non ho niente da perdere provando - Mmm...sei sicuro? - chiedo titubante - non sei un maniaco o cose del genere, vero? - ridacchio.
- Certo! Perché se lo fossi te lo verrei a dire! - ride.
- O non è che la tua immagine di star potrebbe uscire intaccata da questa storia? Insomma, non vorrei sentirmi in colpa – continuo.
- Figurati! Sarà una cosa provvisoria, quando sarai maggiorenne potrai scegliere di andartene e fare quello che vuoi.
- Mi sento cretina, mi sembra di essere in quei programmi assurdi tipo “Sedici anni e incinta” oppure “Teen mom” - rispondo ridacchiando.
- In effetti l'idea mi è venuta da una puntata di “Teen mom”, quella con i tipi biondi...come si chiamavano? - mi chiede.
Io lo guardo sbalordita e gli scoppio a ridere in faccia – Stai scherzando? Ahahah!
- No! Una volta non mi perdevo mai un puntata, me lo registravo pure! - confessa.
- Ammettilo che lo registri anche adesso – lo accuso con finto sguardo indagatore.
- Emmm no! Lo registro per mia sorella! Lo giuro. - ride.
È così che ci trova la dottoressa (quella gentile) quando entra per il primo controllo: che ridiamo come due imbecilli. Lei ci guarda dolcemente, Che abbia frainteso?, e poi si avvicina. - Vediamo un po' come sta la nostra Sunday – annuncia sorridendo.


***


Harry POV


La visita è andata molto bene, Sunday si è anche alzata ed è potuta andare a vedere Nathan.
È un bambino davvero bello, Come la mamma d'altra parte, mi sorprendo a pensare.
Harry dannazione cominciamo bene! Okay, parlo anche da solo con la mia mante. Evvai questa stranezza ti mancava!
Comunque è così, insomma. Quel bambino è un ganzo. Si, sono un fissato con i bambini, ma lui so già che diventerà particolarmente figo. Me lo sento. (Si, in questa storia Harry probabilmente risulterà un cretino ma tant'è, ahahah. NdA (*))
Mi ci sono già affezionato. Penso porgendo a Sunday una brioche e uno dei caffè Starbucks che avevo precedentemente comprato assieme ai ragazzi. Lei afferra la bevanda sorridendomi per poi tornare a guardare suo figlio addormentato, e comincia a sorseggiare il caffè poggiando le sue labbra carnose sul bordo del bicchiere. Wow. Ma da dove salta fuori questa ragazza? Harry, dannazione, controlla i tuoi pensieri! Però è davvero...bella, si, diciamo semplicemente bella. Però cazzo... Harry! Sei un pervertito! Come farai a conviverci 24 ore su 24 se già guardandola bere un fottuto caffè ti ecciti come un dodicenne!? Vaffanculo, non mi sto eccitando, Coscienza di merda, fatti i cazzi tuoi.
Perché parlo da solo nella mia testa!?
Oddio, ora la mia mente malsana mi ha anche ricordato che vivrò con lei! Una sconosciuta! Ma cosa mi è saltato in mente? Spero solo che non lasci in giro la sua biancheria sennò...HARRYYYYYY! Maledetto maniaco!
Okay basta, pensiamo ai documenti che ora dovrò firmare per permettere a Sunday e Nathan di stare da me.
Solo ora mi rendo conto che mi sto prendendo una bella responsabilità, proprio io che non sono neanche in grado di tenere in vita un pesce rosso per due giorni! Sarò un padre per Nathan? Almeno per un paio di mesi? O semplicemente sarò Quello-che-l'ha-mantenuto? Bah.
Mentre Sunday finisce di fare colazione e torna nella sua stanza per allattare il bambino, io firmo le varie scartoffie e alle 11 abbiamo già recuperato e sistemato tutto e, con il bimbo in braccio lei, e i documenti, le chiavi dell'auto e la sua borsa io, possiamo finalmente lasciare questo posto, ma all'uscita dell'ospedale ci attende qualcosa che io – purtroppo – avevo già immaginato; al contrario di Sunday, come posso notare dalla sua espressione quasi sconvolta.


***


Sunday POV

Oh mio Dio. Questa non me l'aspettavo di certo. Perché l'ingresso dell'ospedale è pieno di gente? O meglio, di...paparazzi? Giornalisti? Ragazzine? Oh cazzo. Guardo Nathan che mi sembra stia per piangere a causa del rumore e poi mi volto verso Harry che sta guardando la folla con un'espressione molto meno sconvolta della mia; né io né lui sappiamo cosa fare, poi lui prende l'iniziativa, mi prende per un polso per non perdermi in quella calca e - mentre io cerco di calmare mio figlio che è terrorizzato dalle urla - cerca di farsi spazio tra la folla.
- Harry, chi è questa ragazza? - urla un tizio piazzando un microfono in faccia al riccio e chiedendogli di me come se io non fossi presente.
- Nuova fiamma, Harry? - un altro si fa avanti, mentre decine di flash ci accecano.
- Hazza, di chi è questo bambino?
- Abbiamo incontrato gli altri quattro One Direction prima, ma hanno detto soltanto No comment, no comment, tu ce l'hai un commento?
- HARRY TI AMO, CHI È QUELLA TROIA CHE TI PORTI DIETRO?! - urla una ragazzina indemoniata che avrà si e no dodici anni.
Harry non risponde, infastidito, facendo finta di non sentire le domande, e, dopo mille interruzioni e deviazioni, riusciamo ad arrivare alla sua macchina.
Io sono letteralmente sotto shock. Nathan ha cominciato a piangere come un disperato perché ha di nuovo fame e Harry mette in moto l'auto cercando di non investire le fan più pazze che, pur di fermarci, si buttano in mezzo alla strada. Al mondo c'è gente che non è molto normale.
- Quanto è lontana casa tua? - chiedo gentilmente ad Harry. - Nathan ha già fame, sai... - spiego imbarazzata.
- Non molto, credo che in mezz'oretta saremo arrivati. - risponde Harry sorridendomi e accendendo la radio.

Ma passiamo alle previsioni del tempo, oggi pomeriggio Londra sarà stranamente soleggiat...”. Harry cambia stazione e io comincio a sentirmi in ansia.
E proprio ora ci viene segnalato un incidente sulla S13...”. Harry cambia stazione per la seconda volta, ed ecco quello che più temevo. Musica.
Comincio a respirare affannosamente mentre le note di una canzone Rap invadono l'abitacolo. Senza neanche rendermene conto porto le mie mani alle orecchie per non sentire. La mia espressione è sconvolta, lo so, ne sono perfettamente consapevole, perché mi succede sempre ma non riesco ad evitarlo. E sento che le lacrime premono per uscire.
- Harry – chiamo respirando sempre più velocemente – Harry, ti prego spegni. - supplico con voce tremante.
Lui mi guarda sbalordito, senza capire, mentre io lo fisso disperata, incurante di quello che lui potrebbe pensare di me.
- Cosa? - chiede – ti senti bene? - continua preoccupato.
- Spegni, ti prego! - quasi urlo ormai, sotto il suo sguardo sorpreso e confuso. Per fortuna ascolta le mie suppliche e un silenzio carico di tensione torna a regnare nell'abitacolo caldo dell'auto.
Perché mi succede sempre così? Perché? Penso. Ma ormai la mia mente non ragiona più, e torna indietro nel tempo a mesi prima, a rivivere il mio passato. Cosa che mi ero promessa mille volte di non fare.
- Scusa Harry, scusa – comincio, stringendomi Nathan al petto. - Scusa io...io non ci riesco – lui mi guarda senza capire. - È la musica che...mi fa questo, scusa.
E forse lui ha capito qualcosa perché mi rassicura. - Tranquilla, niente musica – sorride, senza però riuscire a camuffare la palese confusione che regna sovrana sul suo viso.
Io non riesco a guardarlo ancora, quindi concentro la mia attenzione su Nathan. E...sbam, tutto torna come se la musica non fosse stata spenta. Perché ha i suoi occhi? Perché ha gli occhi di Sebastian? Io amo Nathan, è mio figlio, ci mancherebbe. Ma c'è comunque qualcosa che mi frena. Qualcosa che non mi ha fatto esplodere dalla gioia quando è nato, qualcosa che non me lo fa amare appieno come vorrei e come una madre dovrebbe fare. Perché la genetica gioca questi brutti scherzi? Perché non è nato con i miei occhi azzurri? Perché verdi? Perché quel verde? Perché c'è qualcosa in lui che mi allonatana?
Io lo so il perché, ma è difficile ammetterlo. Imparerò ad amare completamente mio figlio, ne sono certa, anche se sarà difficile.
Sono questi i pensieri che mi ronzano per la testa quando arriviamo a casa di Harry che scende rapido dall'auto e mi viene ad aprire la portiera. È una villetta bianca molto carina, preceduta da un giardino piuttosto curato e da un sentiero di sassi.
- Wow – torno a sorridere. - Vivrò davvero qui? - chiedo meravigliata.
- Già – conferma Harry scompigliandosi i ricci in modo buffo – vieni, ora ti faccio fare un giro – dettò ciò, prende la mia valigia, la trascina verso l'ingresso, e, abbandonandola sotto il porticato, mi dice di seguirlo sul retro; così lo seguo, con Nathan ancora in braccio, costeggiando l'enorme casa affianco a lui che cammina su una stradina di ciottoli.
E quando arrivo sul retro resto letteralmente senza parole. Un giardino enorme si estende davanti ai miei occhi. Se questo è un sogno, vi prego, non svegliatemi. Penso meravigliata. Una piscina azzurra e bianca si trova all'estremità opposta del cortile, e un capanno di legno la affianca, preceduto da un albero bellissimo con una corda dalla quale, arrampicandosi, suppongo che ci si possa tuffare nell'acqua.
È un piccolo paradiso. Guardo Harry – Io... - comincio – io sono sconvolta, devo trovare il modo di ricambiare la tua gentilezza, davvero – sorrido.
Lui non risponde, semplicemente mi sorride a sua volta così mi rivolgo a Nathan.
- Hai visto, piccolo? Guarda dove abiteremo! - comincio a ridere, alzando le braccia per tenere Nathan sollevato sulla mia testa, come per farlo volare. E lui mi guarda, curioso, senza piangere. Lo amerò, ci riuscirò, ne sono certa; gli do un bacio sulla testa ancora povera di capelli e lui mi stringe il pollice con la sua minuscola manina per poi cominciare ad emettere strani versi con la bocca. E, mentre cerco di capire cosa voglia dire, scopro Harry che ci fissa sorridente; torno poi a guardare mio figlio, che si sporge con le manine verso il riccio, così mi avvicino ad Harry e Nathan si aggrappa alle sue collane, facendo ridere il ragazzo.
- Vuoi prenderlo in braccio? - chiedo incoraggiante.
- Ehm...okay, spero di farcela – ride ancora, mostrandomi il suo fantastico sorriso che dà vita alle sue adorabili fossette. Io gli porgo mio figlio e mi soffermo a guardarli. Harry con in braccio Nathan è una cosa stupenda, i suoi occhi brillano, sono di un verde puro, felice, e, tornando a guardare Nathan, mi chiedo come mai il suo verde, invece, mi inquieti tanto. Se li osservo bene, sono due sfumature quasi uguali, forse è perché so da dove provengono quelli di mio figlio. Non ci devo pensare, no.
- Puoi tenerlo un po' tu, se vuoi – dico ad Harry, notando che Nathan è molto interessato ai ciondoli del ragazzo e non è intenzionato a separarsi dai suoi nuovi giocattoli.
- Certo! - esclama Harry – entriamo dai, ti faccio vedere l'interno. Ho due camere per gli ospiti, potrai scegliere tu dove sistemarti.
- Grazie – gli sorrido per poi seguirlo nuovamente verso l'ingresso. Arrivati sotto il porticato, prendo la valigia mentre lui apre la porta con una mano ed entriamo.


***


Harry POV

- Questa è la mia stanza – dico aprendo l'ultima porta a sinistra del secondo piano, mostrando a Sunday una camera nella quale il disordine regna sovrano; per poi proseguire verso l'ultima a destra. - E questa è una zona che ho dedicato alla musica, non so se ti può interessare... - spiego incerto ricordandomi la reazione che ha avuto Sunday questa mattina a causa della musica.
La vedo infatti irrigidirsi, dare una rapidissima sbirciata all'interno per poi tornare a guardarmi rivolgendomi un brevissimo sorriso di circostanza. - Scegli pure la stanza che vuoi e sistema le tue cose, non so, se vuoi farti una doccia il bagno è li – continuo – io torno in cucina e ordino qualcosa da mangiare, la pizza è okay?
- Certo, grazie – risponde lei trascinando la sua valigia nella stanza
bianca (immaginatela un po' più piccola. NdA (*)).



***

(*) Nda sta per “Nota dell'Autore”.

ALLORA. SALVE. Ammetto di non avere la minima idea di come funzionino le varie pratiche dell'ospedale e dell'anagrafe (voi fate finta che sia tutto come ho scritto io e che non si possa cambiare quello che c'è scritto). Poi scommetto che non avete capito molto del momento di “crisi” di Sunday, ma prometto che più avanti vi sarà chiaro. *Mistero*.
Poi, anche questo capitolo è un po' di passaggio, ma prometto che i prossimi saranno migliori!
Vi avviso che questa non sarà la solita fanfiction (almeno spero) perché per Sunday sarà molto difficile aprirsi con le persone (e quindi con Harry), a volte probabilmente non capirete i suoi strani comportamenti o i suoi cambi di umore, ma più avanti vi sarà tutto più chiaro :)
Volevo ringraziare nuovamente le ragazze (fantastiche) che hanno recensito,
e
Bubububububu e fedrica218 per aver messo la storia tra le preferite, grazie davvero!
E ecco qui l'abbigliamento:
Sunday, Harry e Nathan.
Detto ciò, vi saluto, vi ringrazio per aver sopportato questo delirio e mi ritiro nella mia grotta (?).
Adieu, Lucia.

   
 
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