Capitolo
2: News
Sunday POV
La
prima cosa che percepisco quando mi sveglio sono delle risate. Risate
che si alternano a...imprecazioni scherzose, se non sbaglio. Solo una
voce sembra davvero preoccupata
e sovrasta tutte le altre.
-
Questo si che è un casino, che cazzo ho fatto? Oddio. -
sento dire
dall'unica voce familiare che riesco a sentire. - Un figlio?
Cioè,
io dovrei avere un figlio? E il fatto è che nemmeno conosco
la
madre! Non è possibile. - continua Harry. Ma
cosa diavolo
sta dicendo? Mi sa che c'è qualcosa che non va. -
E voi ragazzi, smettetela di ridere come degli idioti! Cazzo
c'è
pieno di paparazzi e giornalisti fuori ed è solo per colpa
vostra!
Non potevate essere più discreti?
Paparazzi?
Giornalisti? Okay, c'è sicuramente qualcosa che non va;
così,
facendomi forza, riesco ad aprire gli occhi e, dopo qualche secondo,
a mettere a fuoco l'ambiente che mie circonda.
Mi
sento spaesata. La mia stanza è occupata da quattro ragazzi
chiassosi che non
conosco e da Harry; le tende bianche lasciano filtrare attraverso le
finestre una luce accecante – che
cavolo di ore sono? -
e accanto al mio letto trovo un disgustoso vassoio a fiori con sopra
una tazza di tè, biscotti che sembrano di cartone, un
bicchiere di
plastica con un succo d'arancia pieno di grumi e, da una parte, sei
caffè
Starbucks e un
cornetto dall'aspetto delizioso.
Torno a fissare i
ragazzi che non si sono ancora accorti di me e, facendomi coraggio:
–
Harry? - chiamo - che ore sono? - classica domanda scema, da film
scemo, fatta dal protagonista scemo che si sveglia dopo aver subito
un trauma ancora più scemo.
- Sunday! - esclama
facendo un sorriso un po' tirato – Sono le nove e un quarto,
dopo
che sei svenuta ieri sera hai dormito per tutta la notte. Ti hanno
fatto una flebo. - spiega.
- Wow. Harry, chi
sono...chi è tutta questa gente? E cos'è
successo? Ho sentito
qualcosa, ma non ho capito. Nathan sta bene? – chiedo
preoccupata.
- Ehmm – sospira –
Tuo figlio sta benone, potrete essere dimessi già domani, o
forse
addirittura oggi e loro sono dei miei amici...
- Ciao – mi salutano
questi quasi all'unisono ridacchiando, e io rispondo con un debole
sorriso, Li ho già visti da qualche parte,
penso ancora con
la mente annebbiata, sono stanchissima. Poi torno a guardare lui, in
attesa di altre spiegazioni.
- E...per il resto vuoi
la versione corta o lunga? - chiede esitante.
- Corta, rapida e
indolore – decido seccamente, meglio muoversi, sto
cominciando ad
agitarmi.
-
Okay, allora... - però si blocca e dice ai suoi amici di
andare pure
a casa, lasciandoci da soli. Perché?
- Dunque. Ieri ho firmato, per sbaglio s'intende, dei documenti e
altre scartoffie, quindi, per farla breve, ora sull'anagrafe risulto
essere il padre di tuo figlio. Fine. E prima che tu me lo chieda, no,
non si può cambiare.
- Oh. - subito ci resto
di sasso, ma poi penso... – scusa, ma a noi che importa? Mica
siamo
sposati, quindi non mi devi...che ne so, i soldi degli alimenti, non
devi vivere con me o stronzate del genere. Se anche tu fossi il
padre, potremmo semplicemente decidere che il figlio venga cresciuto
solo da me, o no?
-
No – risponde lui secco – no, perché sei
ancora minorenne,
mentre io non lo sono. Mi hanno spiegato che se tu avessi partorito
tra due mesi tutto questo casino non sarebbe successo, ma sei
minorenne ora, quindi la responsabilità del bambino
è tutta
mia. Almeno fino al giorno del tuo diciottesimo compleanno.
- Cazzo. Cazzo! Per lo
più ora mia madre mi starà cercando! - esclamo.
- Tua madre? Lei non sa
che sei qui? - chiede sbalordito, e dopo qualche secondo di
riflessione: – aspetta Sunday...dove stavi andando ieri sera
con le
valigie? - continua dubbioso e ora preoccupato.
Cazzo.
-
Emm...se ti dicessi che stavo scappando di casa? - Okay,
ora sono in guai seri.
- Non ci posso credere!
Già questa situazione era difficile, ora si
complicherà ancora di
pi... - lo interrompo.
- No, ti prego, non
farmi tornare a casa, ti supplico! - mi trovo a implorarlo.
- Sunday, io...credo di
non avere alternative... - dice dispiaciuto.
- Cazzo... - è l'unica
parola che riesco a dire, mentre delle lacrime silenziose cominciano
a solcarmi le guance.
- Ehi, no, non
piangere, dai – cerca di consolarmi invano. Non posso darla
vinta a
mia madre. Non posso tornare a casa, e, cosa ben più
importante, non
voglio.
- Non...non c'è
un'alternativa? - chiedo quasi disperata – sono disposta a
tutto,
posso andare anche in una casa-famiglia o in un orfanotrofio,
qualsiasi cosa. Qualsiasi.
- Wow, emmm...ci stavi
proprio male a casa – nota lui pensieroso, Non sai
quanto,
penso – ora pensiamo a una soluzione dai – mi
sorride e io
ricambio.
Qualche
istante dopo lo
sorprendo a fissarmi, pensoso; imbarazzata faccio finta di non
essermene accorta ma lui continua imperterrito. Odio la gente che mi
scruta con attenzione, mi fa sentire nuda, leggibile, e io non voglio
esserlo.
- Insomma, che hai da
guardare? - sbotto leggermente irritata qualche secondo dopo.
Lui si riscuote. -
Niente...stavo pensando – comincia Harry – che
forse ho una
soluzione ma... - sembra esitante – ma non so se tu saresti
d'accordo, insomma, a me sembra una buona idea però non
voglio che
tu pensi cose strane o...
Lo interrompo. - Finché
non mi dici l'idea non posso giudicare – sorrido
incoraggiandolo.
- Beh, pensavo che
potreste venire a stare da me – continua incerto - insomma,
io
potrò mantenervi almeno per un po', finché non
compirai diciotto
anni sicuramente, e poi, secondo lo stato, sono il padre di tuo (e
quindi nostro) figlio. Ho dei diritti su di lui ma anche su di te. E
quindi, se vuoi naturalmente, potrai stare da me, e nessuno
può
impedirtelo. Un bambino ha diritto all'affetto di entrambi i
“genitori”.
Okay, sono stupita. Uno
sconosciuto mi ha appena chiesto di andare a vivere da lui assieme a
mio figlio? Okay che non è poi così uno sconosciuto,
però...
vabbè, in fin dei conti non ho niente da perdere provando -
Mmm...sei sicuro? - chiedo titubante - non sei un maniaco o cose del
genere, vero? - ridacchio.
- Certo! Perché se lo
fossi te lo verrei a dire! - ride.
- O non è che la tua
immagine di star potrebbe uscire intaccata da questa storia? Insomma,
non vorrei sentirmi in colpa – continuo.
- Figurati! Sarà una
cosa provvisoria, quando sarai maggiorenne potrai scegliere di
andartene e fare quello che vuoi.
-
Mi sento cretina, mi sembra di essere in quei programmi assurdi tipo
“Sedici
anni e incinta” oppure “Teen mom” -
rispondo ridacchiando.
-
In effetti l'idea mi è venuta da una puntata di
“Teen mom”,
quella con i tipi biondi...come si chiamavano? - mi chiede.
Io lo guardo sbalordita
e gli scoppio a ridere in faccia – Stai scherzando? Ahahah!
- No! Una volta non mi
perdevo mai un puntata, me lo registravo pure! - confessa.
- Ammettilo che lo
registri anche adesso – lo accuso con finto sguardo
indagatore.
- Emmm no! Lo registro
per mia sorella! Lo giuro. - ride.
È
così che ci trova la dottoressa (quella gentile) quando
entra per il
primo controllo: che ridiamo come due imbecilli. Lei ci guarda
dolcemente, Che
abbia frainteso?,
e poi si avvicina. - Vediamo un po' come sta la nostra Sunday
–
annuncia sorridendo.
***
Harry
POV
La visita è andata
molto bene, Sunday si è anche alzata ed è potuta
andare a vedere
Nathan.
È un bambino davvero
bello, Come la mamma d'altra parte, mi sorprendo a
pensare.
Harry dannazione
cominciamo bene! Okay, parlo anche da solo con la mia mante.
Evvai questa stranezza ti mancava!
Comunque è così,
insomma. Quel bambino è un ganzo. Si,
sono un fissato con i
bambini, ma lui so già che diventerà
particolarmente figo. Me lo
sento. (Si, in questa storia Harry probabilmente
risulterà un
cretino ma tant'è, ahahah. NdA (*))
Mi ci sono già
affezionato. Penso porgendo a Sunday una brioche e uno dei
caffè
Starbucks che avevo precedentemente comprato assieme ai ragazzi. Lei
afferra la bevanda sorridendomi per poi tornare a guardare suo figlio
addormentato, e comincia a sorseggiare il caffè poggiando le
sue
labbra carnose sul bordo del bicchiere. Wow. Ma da
dove salta
fuori questa ragazza? Harry, dannazione, controlla i tuoi
pensieri! Però è davvero...bella, si,
diciamo semplicemente
bella. Però cazzo... Harry! Sei un pervertito!
Come farai a
conviverci 24 ore su 24 se già guardandola bere un fottuto
caffè ti
ecciti come un dodicenne!? Vaffanculo, non mi sto eccitando,
Coscienza di merda, fatti i cazzi tuoi.
Perché parlo da solo
nella mia testa!?
Oddio, ora la mia mente
malsana mi ha anche ricordato che vivrò con lei! Una
sconosciuta! Ma
cosa mi è saltato in mente? Spero solo che non lasci in giro
la sua
biancheria sennò...HARRYYYYYY! Maledetto maniaco!
Okay basta, pensiamo ai
documenti che ora dovrò firmare per permettere a Sunday e
Nathan di
stare da me.
Solo ora mi rendo conto
che mi sto prendendo una bella responsabilità, proprio io
che non
sono neanche in grado di tenere in vita un pesce rosso per due
giorni! Sarò un padre per Nathan? Almeno per un paio di
mesi? O
semplicemente sarò Quello-che-l'ha-mantenuto? Bah.
Mentre Sunday finisce
di fare colazione e torna nella sua stanza per allattare il bambino,
io firmo le varie scartoffie e alle 11 abbiamo già
recuperato e
sistemato tutto e, con il bimbo in braccio lei, e i documenti, le
chiavi dell'auto e la sua borsa io, possiamo finalmente lasciare
questo posto, ma all'uscita dell'ospedale ci attende qualcosa che io
– purtroppo – avevo già immaginato; al
contrario di Sunday, come
posso notare dalla sua espressione quasi sconvolta.
***
Sunday
POV
Oh
mio Dio. Questa non me l'aspettavo di certo. Perché
l'ingresso
dell'ospedale è pieno di gente? O meglio, di...paparazzi?
Giornalisti? Ragazzine? Oh cazzo. Guardo Nathan che mi sembra stia
per piangere a causa del rumore e poi mi volto verso Harry che sta
guardando la folla con un'espressione molto meno sconvolta della mia;
né io né lui sappiamo cosa fare, poi lui prende
l'iniziativa, mi
prende per un polso per non perdermi in quella calca e - mentre io
cerco di calmare mio figlio che è terrorizzato dalle urla -
cerca di
farsi spazio tra la folla.
-
Harry, chi è questa ragazza? - urla un tizio piazzando un
microfono
in faccia al riccio e chiedendogli di me come se io non fossi
presente.
-
Nuova fiamma, Harry? - un altro si fa avanti, mentre decine di flash
ci accecano.
-
Hazza, di chi è questo bambino?
-
Abbiamo incontrato gli altri quattro One Direction prima, ma hanno
detto soltanto No comment, no comment,
tu ce l'hai un commento?
-
HARRY TI AMO, CHI È QUELLA TROIA CHE TI PORTI DIETRO?! -
urla una
ragazzina indemoniata che avrà si e no dodici anni.
Harry
non risponde, infastidito, facendo finta di non sentire le domande,
e, dopo mille interruzioni e deviazioni, riusciamo ad arrivare alla
sua macchina.
Io
sono letteralmente sotto shock. Nathan ha cominciato a piangere come
un disperato perché ha di nuovo fame e Harry mette in moto
l'auto
cercando di non investire le fan più pazze che, pur di
fermarci, si
buttano in mezzo alla strada. Al mondo c'è gente che non
è molto
normale.
-
Quanto è lontana casa tua? - chiedo gentilmente ad Harry. -
Nathan
ha già fame, sai... - spiego imbarazzata.
-
Non molto, credo che in mezz'oretta saremo arrivati. - risponde Harry
sorridendomi e accendendo la radio.
“Ma
passiamo alle previsioni del tempo, oggi pomeriggio Londra
sarà
stranamente soleggiat...”. Harry cambia stazione e
io comincio
a sentirmi in ansia.
“E
proprio ora ci viene segnalato un incidente sulla S13...”.
Harry cambia stazione per la seconda volta, ed ecco quello che
più
temevo. Musica.
Comincio
a respirare affannosamente mentre le note di una canzone Rap invadono
l'abitacolo. Senza neanche rendermene conto porto le mie mani alle
orecchie per non sentire. La mia espressione è sconvolta, lo
so, ne
sono perfettamente consapevole, perché mi succede sempre ma
non
riesco ad evitarlo. E sento che le lacrime premono per uscire.
-
Harry – chiamo respirando sempre più velocemente
– Harry, ti
prego spegni. - supplico con voce tremante.
Lui
mi guarda sbalordito, senza capire, mentre io lo fisso disperata,
incurante di quello che lui potrebbe pensare di me.
-
Cosa? - chiede – ti senti bene? - continua preoccupato.
-
Spegni, ti prego! - quasi urlo ormai, sotto il suo sguardo sorpreso e
confuso. Per fortuna ascolta le mie suppliche e un silenzio carico di
tensione torna a regnare nell'abitacolo caldo dell'auto.
Perché
mi succede sempre così? Perché?
Penso. Ma ormai la mia mente non ragiona più, e torna
indietro nel
tempo a mesi prima, a rivivere il mio passato. Cosa che mi ero
promessa mille volte di non fare.
-
Scusa Harry, scusa – comincio, stringendomi Nathan al petto.
-
Scusa io...io non ci riesco – lui mi guarda senza capire. -
È la
musica che...mi fa questo, scusa.
E
forse lui ha capito qualcosa perché mi rassicura. -
Tranquilla,
niente musica – sorride, senza però riuscire a
camuffare la palese
confusione che regna sovrana sul suo viso.
Io
non riesco a guardarlo ancora, quindi concentro la mia attenzione su
Nathan. E...sbam,
tutto torna come se la musica non fosse stata spenta. Perché
ha i
suoi
occhi? Perché ha
gli occhi di Sebastian? Io amo Nathan, è mio figlio, ci
mancherebbe.
Ma c'è comunque qualcosa che mi frena. Qualcosa che non mi
ha fatto
esplodere dalla gioia quando è nato, qualcosa che non me lo
fa amare
appieno come vorrei e come una madre dovrebbe fare. Perché
la
genetica gioca questi brutti scherzi? Perché non
è nato con i miei
occhi azzurri? Perché verdi? Perché quel
verde? Perché c'è qualcosa in lui che mi
allonatana?
Io
lo so il perché, ma è difficile ammetterlo.
Imparerò ad amare
completamente mio figlio, ne sono certa, anche se sarà
difficile.
Sono
questi i pensieri che mi ronzano per la testa quando arriviamo a casa
di Harry che scende rapido dall'auto e mi viene ad aprire la
portiera. È una villetta
bianca molto carina, preceduta da un giardino piuttosto curato e da
un sentiero di sassi.
-
Wow – torno a sorridere. - Vivrò davvero qui? -
chiedo
meravigliata.
-
Già – conferma Harry scompigliandosi i ricci in
modo buffo –
vieni, ora ti faccio fare un giro – dettò
ciò, prende la mia
valigia, la trascina verso l'ingresso, e, abbandonandola sotto il
porticato, mi dice di seguirlo sul retro; così lo seguo, con
Nathan
ancora in braccio, costeggiando l'enorme casa affianco a lui che
cammina su una stradina di ciottoli.
E
quando arrivo sul retro resto letteralmente senza parole. Un giardino
enorme si estende davanti ai miei occhi. Se questo
è un sogno, vi
prego, non svegliatemi. Penso meravigliata. Una piscina
azzurra e
bianca si trova all'estremità opposta del cortile, e un
capanno di
legno la affianca, preceduto da un albero bellissimo con una corda
dalla quale, arrampicandosi, suppongo che ci si possa tuffare
nell'acqua.
È
un piccolo paradiso. Guardo Harry – Io... - comincio
– io sono
sconvolta, devo trovare il modo di ricambiare la tua gentilezza,
davvero – sorrido.
Lui
non risponde, semplicemente mi sorride a sua volta così mi
rivolgo a
Nathan.
-
Hai visto, piccolo? Guarda dove abiteremo! - comincio a ridere,
alzando le braccia per tenere Nathan sollevato sulla mia testa, come
per farlo volare. E lui mi guarda, curioso, senza piangere. Lo
amerò,
ci riuscirò, ne sono certa; gli do un bacio sulla testa
ancora
povera di capelli e lui mi stringe il pollice con la sua minuscola
manina per poi cominciare ad emettere strani versi con la bocca. E,
mentre cerco di capire cosa voglia dire, scopro Harry che ci fissa
sorridente; torno poi a guardare mio figlio, che si sporge con le
manine verso il riccio, così mi avvicino ad Harry e Nathan
si
aggrappa alle sue collane, facendo ridere il ragazzo.
-
Vuoi prenderlo in braccio? - chiedo incoraggiante.
-
Ehm...okay, spero di farcela – ride ancora, mostrandomi il
suo
fantastico sorriso che dà vita alle sue adorabili fossette.
Io gli
porgo mio figlio e mi soffermo a guardarli. Harry
con in braccio Nathan è una cosa stupenda, i suoi
occhi
brillano, sono di un verde puro, felice,
e, tornando a guardare Nathan, mi chiedo come mai il suo
verde,
invece, mi inquieti tanto. Se li
osservo bene, sono due sfumature quasi uguali, forse è
perché so da
dove provengono quelli di mio figlio. Non ci devo pensare, no.
-
Puoi tenerlo un po' tu, se vuoi – dico ad Harry, notando che
Nathan
è molto interessato ai ciondoli del ragazzo e non
è intenzionato a
separarsi dai suoi nuovi giocattoli.
-
Certo! - esclama Harry – entriamo dai, ti faccio vedere
l'interno.
Ho due camere per gli ospiti, potrai scegliere tu dove sistemarti.
-
Grazie – gli sorrido per poi seguirlo nuovamente verso
l'ingresso.
Arrivati sotto il porticato, prendo la valigia mentre lui apre la
porta con una mano ed entriamo.
***
Harry
POV
-
Questa è la mia stanza
– dico aprendo l'ultima porta a sinistra del secondo piano,
mostrando a Sunday una camera nella quale il disordine regna sovrano;
per poi proseguire verso l'ultima a destra. - E questa è una
zona
che ho dedicato alla musica, non so se ti può interessare...
-
spiego incerto ricordandomi la reazione che ha avuto Sunday questa
mattina a causa della musica.
La
vedo infatti irrigidirsi, dare una rapidissima sbirciata all'interno
per poi tornare a guardarmi rivolgendomi un brevissimo sorriso di
circostanza. - Scegli pure la stanza che vuoi e sistema le tue cose,
non so, se vuoi farti una doccia il bagno è li –
continuo – io
torno in cucina e ordino qualcosa da mangiare, la pizza è
okay?
-
Certo, grazie – risponde lei trascinando la sua valigia nella
stanza bianca
(immaginatela
un po' più piccola. NdA (*)).
***
(*)
Nda sta per “Nota dell'Autore”.
ALLORA.
SALVE. Ammetto di non avere la minima idea di come funzionino le
varie pratiche dell'ospedale e dell'anagrafe (voi fate finta che sia
tutto come ho scritto io e che non si possa cambiare quello che
c'è
scritto). Poi scommetto che non avete capito molto del momento di
“crisi” di Sunday, ma prometto che più
avanti vi sarà chiaro.
*Mistero*.
Poi,
anche questo capitolo è un po' di passaggio, ma prometto che
i
prossimi saranno migliori!
Vi
avviso che questa non sarà la solita fanfiction (almeno
spero)
perché per Sunday sarà molto difficile aprirsi
con le persone (e
quindi con Harry), a volte probabilmente non capirete i suoi strani
comportamenti o i suoi cambi di umore, ma più avanti vi
sarà tutto
più chiaro :)
Volevo
ringraziare nuovamente le ragazze (fantastiche) che hanno recensito,
e
Bubububububu
e fedrica218
per aver messo la storia tra le preferite, grazie davvero!
E
ecco qui l'abbigliamento: Sunday,
Harry e Nathan.
Detto
ciò, vi saluto, vi ringrazio per aver sopportato questo
delirio e mi
ritiro nella mia grotta (?).
Adieu,
Lucia.