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Autore: Joanne    21/08/2004    2 recensioni
Un ragazzo che ama lo studio e che, grazie ad antiche mappe scopre qualcosa di antico e pericoloso...il viaggio in un mondo fantastico accompagnato da strani ed inquietanti compagni... un segreto, antico come il mondo, un'avventura,un'amicizia... Scritta with my 2 Bro, ^_^
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I tre giorni successivi furono i peggiori della mia vita

 

 

 

 

 

I tre giorni successivi furono i peggiori della mia vita. Nonostante l’esplosione di una delle tre navi, le altre rimaste non avevano alcuna intenzione di lasciarci andare.

Erano sempre lì, con l’Occhio sulla vela che sembrava fissarci carico d’odio e di ira…

Perché non succedeva nulla…?

Mare a destra, a sinistra, davanti a noi, dietro di noi…

Tutti eravamo nervosi, il capitano aveva smesso di sorridere e parlare con tutti, Danny sembrava sempre sul punto di piangere… sinceramente non capivo il perché…Kevin non parlava più… beh, non è che fosse proprio un problema, a volte un po’ di silenzio fa piacere, ma alle lunghe stanca… Khym era sempre più cupo e pensieroso, passava le sue giornate nella sua cabina, a rimuginare su qualcosa… Joanne guardava cupa il mare, le navi nemiche… aveva ripreso a rispondere in modo acido a tutti, fulminando con lo sguardo chiunque la disturbasse… beh, adesso che ci penso non è che fosse poi molto cambiata…

Persino Aira non sorrideva più, teneva sempre la testa bassa, seguendo il Dottor Ross ovunque andasse, come un cagnolino triste…

Il Medico di bordo la trattava con freddo distacco, quasi ignorandola…

Red e Wil parlottavano sempre tra di loro, non so di cosa, ma sembravano comunque nervosi.

L’unica che sembrava non risentire del clima d’ansia era Risalima, la cuoca. Continuava a svolgere i suoi lavori tranquillamente, canticchiando sommessamente mentre cucinava.

La invidiavo per la sua serenità. Io, in ogni momento, non potevo fare a meno di pensare a cosa sarebbe successo se i Pirati ci avessero raggiunti

Non conoscevo il piano di Dyar. Credo che ne avesse parlato solo con Willym e Danny.

Il quarto giorno dopo la distruzione della nave dalla polena a teschio, stavo passeggiando nervosamente con Khym sul ponte.

Io nervoso e lui cupo. Ma che bella coppia davvero.

Vidi delle nuvole all’orizzonte. Grandi nubi nere, che potevano voler dire una cosa soltanto…

- TEMPESTA IN ARRIVO!!! – esclamò Red, dalla cima dell’albero.

Quella era una brutta notizia.

Ogni volta che arrivava un problema il Capitano ci diceva in modo molto esplicito di andare in cabina. Capimmo che era l’idea migliore, dopotutto sul ponte saremmo stati solo d’intralcio.

 

Un lampo illuminò il cielo nero, subito seguito da un tuono. Lampi e tuoni. Vicini, sempre più vicini.

Dyar sospirò appoggiandosi pesantemente al parapetto della nave.

Una tempesta. Poteva essere una cosa buona, ma anche portare solo guai.

Buona perché le due navi, forse, si sarebbero stufate di seguirli, non volendo correre il rischio di uccidersi tutti. Il problema veniva se la tempesta era forte, come quelle che nascevano in quei mari. Mare delle Tempeste, lo chiamavano, e a ragione. Centinaia di navi, ogni anno, affondavano in quel mare, senza lasciare traccia.

“Manca poco…” cercò di rassicurarsi il capitano “ Tra poco saremo all’isola delle piume… non dobbiamo preoccuparci!”

Guardò Willym, che in quel momento era al timone, con Red seduta vicino a lui.

Era bravo, un giorno sarebbe potuto diventare lui stesso un capitano… se solo ne avesse avuto voglia. Non sapeva molto del ragazzino che, due anni prima, era entrato nella locanda in cui lui alloggiava. Un ragazzino esile, ben vestito, quasi certamente il figlio di un nobile.

- Voglio salire sulla vostra nave – aveva detto, con un forte accento della Città di Ghiaccio, che oggi si era lievemente smorzato – Posso usare il timone –

così era cominciato tutto. In due anni non aveva saputo praticamente nulla di lui, non delle cose che gli interessavano, almeno.

1) Chi fosse in realtà

2) Per quale ragione aveva voluto diventare un marinaio

3) se fosse nei guai con la legge.

Conosceva le risposte per tutto l’equipaggio,  ma non per lui…

Si trovò a sorridere. Stava cercando in tutti i modi di scoprire qualcosa su una persona… che, se non avessero avuto fortuna, sarebbe potuta morire tra pochi minuti…

- Al Diavolo! – esclamò – Non ci hanno ancora preso e non siamo ancora morti! –

Finché c’è vita c’è speranza!” diceva sempre sua madre. Capiva che, effettivamente aveva ragione…

 

- Wil, il Capitano mi sta facendo preoccupare… da quando c’è stato quel piccolo incidente con la nave pirata mi sembra sempre più giù… - mormorò Red, appoggiando il mento alle ginocchia, scuotendo il capo – Almeno una volta parlava con Danny… m

a adesso… -

- Non ti preoccupare Red. Sarà preoccupato… chi non lo è..? Un grande impegno grava sulle sue spalle… - il timoniere scosse il capo – sa cavarsela da solo. – le sorrise, incoraggiante

- sarà… ma sono comunque preoccupata! –

 

E Red non era l’unica persona preoccupata per il capitano, in quel momento.

Sottocoperta, mentre fingeva di leggere un libro e con Aira che canticchiava una strana canzone, anche il Dottor Ross era tormentato dai sensi di colpa. Da quando la sirena era entrata a far parte dell’equipaggio, infatti, non aveva più parlato al Capitano… non come prima almeno. I loro rapporti si erano notevolmente raffreddati… ed era un peccato. Si conoscevano da talmente tanto tempo…

Un’altra persona con cui non aveva molto parlato era stata Joanne. Era cambiata… troppo. E non in bene, di questo ne era certo. Appena aveva saputo che sarebbe salita sulla nave il medico ne era stato felice. Ricordava quella ragazza, un po’ malinconica e pensierosa, neppure troppo abile con la spada, ma dal grande cuore, che anni prima aveva conosciuto, grazie ad una serie di strane coincidenze.

Ma perché pensare a questo?

Osservò Aira, cercando di non farsi notare. Si stava pettinando i capelli, ora. Le chiome turchine, dello stesso color del mare… quegli occhi…

Chiuse di scatto il libro. Un’idea stava nascendo nella sua mente…

 

Quando vidi il Dottore entrare simile a una furia, seguito dall’inseparabile Aira, nella cabina in cui ci eravamo riuniti pensai al peggio. Fortunatamente, notai, un grande sorriso illuminava il suo volto.

Ne fui rassicurato. Dopotutto nessuno poteva portare cattive notizie con quel volto allegro…

- Ho un’idea! – esordì – Conoscete la rotta che vuole seguire il Capitano? –

Tutti lo guardammo straniti.

- Dovremmo andare nelle Isole del Nord – spiegai io. Non credevo, comunque, che quella fosse la risposta che il ragazzo desiderava: figurarsi se Dyar non lo aveva informato della meta del viaggio!

- Prima, per far perdere le nostre tracce, vuole trovare rifugio all’Isola delle Piume.. ma è troppo lontana… e quelle navi non vorranno farcela raggiungere facilmente, senza contare la tempesta… - sembrava eccitato. Immagino che anche io dovevo sembrare come lui, mentre spiegavo a Kev delle quattro Gemme e via dicendo. Ma immagino che tutti, quando parliamo di qualcosa per noi importante, facciamo così.

- E … allora? – commentò Kevin, che evidentemente non seguiva il discorso. Dubito comunque che le importasse qualcosa sulla nostra destinazione.

- Beh… il Capitano non mi ascolterebbe mai… ma ascolterebbe voi… una di voi in particolare… - fissò Jo per qualche attimo, ma lei lo ignorò, come di solito si ignora una mosca fastidiosa. Decisamente poco gentile.

- Tra i marinai circola una leggenda… la leggenda dell’Isola-che-cè-ma-non-si-vede… - alzò le braccia, come per impedire ogni interruzione – So che vi potrà sembrare solo una sciocca storia per bambini, ma esiste. Ne sono certo. E so dov’è. Vicina, molto più vicina dell’altra. –

La ragazza in nero lo guardò per qualche attimo. – Vuoi forse ucciderci tutti? Ci sono stata anche io sull’isola, se non ricordi. E non è stato piacevole… niente affatto! – il tono era tagliente. I suoi occhi brillavano di ira…

- E’ pericolosa, certo. Ma meglio un pericolo, che potrebbe non esserci, o una morte certa?

Tutti riflettemmo per qualche attimo.

Mi trovavo d’accordo con Ross. Primo perché aveva ragione, meglio un pericolo incerto che una morte certa… secondo perché Joanne mi era sempre sembrata un po’ catastrofica.

- Bene, fate come vi pare – esclamò la ragazza – ma poi non venitevi a lamentare da me! – si alzò e uscì, come un cavallo imbizzarrito.

Ovviamente scelsero me, come ambasciatore.

La mia solita fortuna.

 

Fyoreh aprì un occhio giallo. Subito dopo sollevò la testa. Era tardi, era riuscito a salire su quella nave per pura fortuna… era stato per giorni accovacciato nella stiva, in mezzo alle casse.

Era arrivato il momento di agire? Inclinò lievemente il capo. No. Ci voleva ancora del tempo… mosse lentamente la coda, annoiato.

Era stanco di seguire gli ordini.

“Segui quel ragazzo. Sali su quella nave. Non nutrirti per giorni e giorni… ma si, tanto sei solo uno stupido Ehsten” ringhiò, fermandosi un momento prima di scaraventare per terra una cassa.

Sentì dei passi. Qualcuno stava scendendo.

In occasioni normali, qualcuno sarebbe stato sinonimo di pasto.

“maledetti quei quattro…”

Un piccolo umano scese le scale, lasciando impronte sulla polvere.

“Non devi mangiarlo, non devi mangiarlo… non… devi…” si alzò sulle leonine zampe posteriori, posando quelle anteriori sulle casse davanti a lui.

Il Mini-umano era rivolto da un’altra parte, così non lo vide

Grattò con gli artigli sul legno della cassa, su cui era scritto “pericolo”.

- Non infrangere gli ordini… - gli disse una voce nella sua testa.

Maledizione, ancora loro.  Non potevano lasciarlo in pace?

 

- C’è mancato poco… è difficile, se non impossibile, controllare quell’essere!  - esclamò la solita ragazza vestita di verde. Ora, davanti alla fonte, erano sedute solo lei ed Emya, la donna con indosso abiti color del sangue.

- L’ho detto, io. “Non essere serviti da qualcuno più potente di te!” Lo capisci che, se in uno di questi giorni si stuferà di lavorare per noi, saremo davvero nei guai? –

La prima annuì. – E’ troppo spaventato. Ha paura della magia, troppa paura. Per ora non oserà rivoltarsi. Ma appena capirà che la nostra è solo una voce nella sua mente, che non lo può nuocere in alcun modo… -

- Stai dicendo che è meglio, per noi, lasciargli fare quello che vuole? Uccidere e fare quelle cose orrende? – Emya fissò l’altra, con astio. – Se lo pensi davvero sei peggio di lui!! –

L’altra scosse il capo. – Sono realista. E poi non li ucciderebbe tutti. Al massimo uno… o due… -

La donna si alzò, infuriata. – Come… come… come puoi anche solo pensare…! –

Le mancavano le parole. Del resto, che cosa avrebbe potuto dirle…?

- Io non ti capisco! – si girò di scatto, allontanandosi.

- Fa ciò che desideri…   -   commentò lei, quasi divertita.

 

Danny sentì un brivido freddo lungo la schiena. C’era qualcosa di strano nella stiva… qualcosa che non era sicuro di voler trovare.

Si guardò intorno. Il suo istinto gli aveva detto che c’era qualcuno di pericoloso,nella stiva. Non sapeva chi, o cosa ci facesse lì… o, più semplicemente, come aveva fatto ad arrivarci. Prima della partenza, infatti, si controllava il carico, per trovare eventuali clandestini e farli scendere.

Annusò l’aria. Nulla. Tornò a guardarsi intorno… ma nella stanza, sarebbe stato facile trovare un nascondiglio. Centinaia di casse vi erano contenute…

Si mise in ascolto. Neanche un respiro. Forse si era sbagliato… gia, doveva essere per forza così.

Scuotendo il capo salì nuovamente le scale, ignaro del pericolo che aveva corso.

 

- Ehm… Capitano? – mi avvicinai io, timidamente

- Che cosa c’è, Jyk? – mi chiese, scrutandomi con i suoi occhi scuri.

- Ehm… sa… Noi… abbiamo pensato che… magari… potremmo cercare un’isola qui vicino…che…. –

Lui sospirò – Ve l’ha consigliato il Dottore, vero? O Joanne? – rimasi sorpreso. Come faceva  a sapere…? – No, l’isola delle Piume è più sicura. –

Guardai il mare… le due navi dietro di noi… le nuvole nere sopra di noi…

- La Dama Kevin… ha detto che… -

Sbuffò nuovamente – Me lo sta ordinando…? –

- Beh,… più o meno… - beh, mi immaginavo una reazione peggiore.

- Me lo immaginavo, ma devo garantire la loro sicurezza prima di tutto… quindi la mia risposta è sempre la stessa.-

Rabbrividì. Kev non l’avrebbe presa bene, anzi. L’avevo vista una sola volta arrabbiata… e non era stato divertente…

- Capitano… non è… -

- Jyk. Era la mia ultima parola. –

Sopirai. Nulla di buono, in arrivo.

 

Fyoreh sferzò l’aria con la lunga coda da lucertola, producendo un suono simile a quello di una frusta.

“Basta! Non avevo così fame da secoli! Al diavolo gli umani e tutti i loro sortilegi!”

Si alzò sulle due zampe, cominciando a salire le scale…

Bhyrh era salito sulla nave di Dyar quattro anni fa. E da quattro anni faceva sempre la stessa noiosissima cosa.

Camminava per i corridoi. Era nervoso, si, ma anche annoiato. Perché non succedeva nulla…?

Vide la porta della stiva aperta. Chi era stato così idiota da aprirla? Volevano che qualcuno rubasse il carico?

Si preoccupò quando vide le impronte polverose che uscivano dalla stiva. Erano di un leone, o era solo la sua fantasia?

Non lo seppe mai. Sentì solamente un forte dolore alla base del collo… poi piombò nell’oscurità.

A Fyoreh non piaceva uccidere in quel modo. Ma non poteva lasciare troppo tracce. Trascinò il cadavere del marinaio in una delle stanze, per poterlo divorare con calma. Dopotutto, chi avrebbe sospettato di lui?

E poi, finalmente, si sarebbe saziato…

 

Come mi ero immaginato la Dama non la prese bene.

- La MIA Sicurezza!!! Io so badare da sola a me stessa!!! Non ho bisogno del suo stupido consiglio!!! – battè il palmo della mano sul tavolo

Il Dottore sospirò – Ha la testa dura… troppo. –

Improvvisamente Aira sorrise – ma non ci dobbiamo preoccupare… qualcuno ci sta guidando là! –

Tutti la guardammo. Era impazzita?

- Cos stai dicendo..? – le chiese Khym stupito, come tutti noi.

- Sentite le Parole del Vento? Sta cantando dell’Isola Che C’è Ma Non Si Vede … stiamo andando là! –

- Se stessimo davvero andando là il Capitano lo saprebbe… e modificherebbe la rotta… - la corresse il Dottore, con dolcezza

- No! Ne sono sicura – sorrise – Ci arriveremo tra poco e la tempesta non ci sfiorerà neppure! –

La guardai. Ora ero sicuro che fosse pazza.

 

 

 

 

 

  
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