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Autore: AsfodeloSpirito17662    17/03/2013    8 recensioni
Doveva ubriacarsi. Non c'era altro modo di affrontare quella grigia, grigissima tragedia. Il punch scivolò giù nella gola che una vera bellezza! Forse un po' troppo bene, tant'è che lo stomaco iniziò a bruciargli come avesse inghiottito un fiammifero. Lasciò cadere il bicchiere di plastica vuoto a terra e si appoggiò al muro durante un giramento particolarmente crudele. Era alla maledetta festa della confraternita dei Camelot, Arthur Pendragon era lì da qualche parte a strusciarsi in mezzo alla bolgia ubriaco come una melanzana e lui, che finalmente era riuscito a trovarsi nello stesso posto alla stessa ora e non perché avevano lezione insieme, era vestito da donna!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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SETTIMO CAPITOLO


Arthur era contrariato.

Lisciò corrucciato la pelliccia del suo mantello ed osservò il modo in cui la sala sembrava essersi affollata ancora di più, il brusio coperto dagli accordi iniziali di un brano rock(1).

Arthur era contrariato.

Drizzò la corona di Burger King affinché non scivolasse sui capelli troppo lisci ed abbassò la maschera dal volto accaldato, provando un certo sollievo(2).

Arthur era contrariato e la motivazione, se ne stava in piedi alla sua destra. Adocchiò Merlin per l'ennesima volta, che cercava di non inciampare nell'orlo della sua tunica blu, tempestata di stelle argentate. Anche il suo cappello a punta aveva stelle dappertutto, argentate come la lunga, lunghissima barba finta, che stonava con le sopracciglia scure ed i ciuffi dei capelli che sbucavano da sotto il cappello.


"E piantala!" sbottò il moro sollevando gli occhi al cielo. Quando agitò le braccia, per poco non cavò l'occhio di Pendragon con la sua bacchetta magica.


"Eravamo rimasti d'accordo che ti saresti vestito da hamburger! Ti sembri un hamburger?! A me non sembri un hamburger!" replicò piccato Arthur, con tono così polemico che Merlin avrebbe voluto per davvero cavarglielo, un occhio. Così si sarebbe lamentato per altro.

Cioè, non solo devo partecipare alla festa indetta PER ME, ma lo devo fare IN INCOGNITO e lo devo pure sopportare! Ho detto che non avrei bevuto ma di questo passo io mi ci affogo, nel maledetto punch! Qualcuno cerchi di ricordarmi come quest'asino riesca a ridurmi ad una gelatina, perché a volte lo scordo proprio!


"No!" sottolineò Merlin, continuando a sventolare senza alcun giudizio la verga "TU eri rimasto d'accordo con te stesso che mi sarei vestito da hamburger e quando l'hai fatto, IO non ero presente! Perché se lo fossi stato, avresti sicuramente ricevuto come risposta un cristallino, chiaro, inequivocabile, infraintendibile SCORDATELO!"


Arthur aveva tirato indietro la schiena ed invece di guardare lui, teneva d'occhio la bacchetta che si muoveva sin troppo vicino la sua testa.


"Emrys, io devo ricreare le condizioni ideali della prima festa! Già tu sei un elemento in più, visto che non c'eri la scorsa volta, se poi mi vieni anche vestito non abbinato, mi sconvolgi tutto l'equilibrio cosmico della faccenda! Non lo capisci?!"

Non è difficile, lui per primo dovrebbe saperle queste cose, è un secchione! I secchioni sanno.


Merlin inspirò profondamente. Rinviò per lunghi attimi il momento di aprire la bocca, perché se l'avesse fatto senza ragionare, probabilmente l'avrebbero premiato con il Guinnes dei primati per aver sciorinato la più lunga sequela di insulti nel minor tempo mai cronometrato. Il Destino ce l'aveva con lui e Pendragon era veramente un imbecille, perché erano giorni che andava cercando qualcosa che aveva sempre avuto sotto il naso.

No, disse una vocina nella sua testa, che assomigliava tanto a quella di Gwen, l'imbecille sei tu, per tutte le pare mentali che ti fai. Diglielo e falla finita!


Quando aprì bocca per commettere probabilmente l'errore più grande della sua vita, spinto da strati e strati di frustrazione repressa, Arthur lo strattonò per un braccio e lo trascinò di peso oltre un gruppo di Teletubbies. Allargò gli occhi con confusione, seguendolo senza opporre resistenza.


"Guarda!" esclamò il biondo, puntando il dito in mezzo alla folla "Non ti sembra di aver visto un cappello verde?!" domandò, allungando il collo per vedere oltre le altre teste. Per un folle attimo, il cuore di Merlin perse un battito. E se Morgana aveva deciso di indossare quell'abito proprio per quella sera? Imitò Arthur ed allungò il collo pure lui, alzandosi addirittura sulle punte dei piedi. Per non perdere l'equilibrio, entrambi si misero le mani addosso a vicenda, palpando dove risultasse più congeniale.

Sembravano nient'altro che due poveri idioti barcollanti sulle punte.

Ad un certo punto Merlin schioccò rumorosamente la lingua contro il palato e si lasciò sfuggire un "Ah!" che sapeva di realizzazione personale. Arthur tornò con i piedi per terra e gli lanciò uno sguardo ansioso, corrugando la fronte.


"L'hai vista?!" chiese immediatamente, afferrandolo per il bavero della tunica; gli si spalmò quasi addosso per l'irrefrenabile aspettativa.

Merlin restò in silenzio, si godette con sentimenti malvagi ed oscuri quel momento di vicinanza e celò il rossore degli zigomi dietro la barba argentata.

Sarò anche un po' riservato, ma quando mi capitano queste occasioni, sarebbe un peccato sputarci sopra. Spalmati Pendragon, spalmati pure. Accomodati.


"No" trillò ad un certo punto il moro, gaio e giulivo "Ma ho visto Morgana!"

E non è lei. Ricevuto, Roger? Non. E'. Lei.


"Che diavolo c'entra Morgana, Merlin?! Sei qui per supportare me, non lei!"

Certe volte non mi segue, non mi segue proprio!


Merlin sorrise, lasciandosi sgrullare come un lenzuolo dalle mani di Arthur, completamente inerme.

Il sollievo, così immenso, gli aveva azzerato tutte le forze.


*


"E' disgustosa" decretò lapidaria la ragazza, adocchiando la mano di gomma che Mordred sventolava a destra e sinistra per salutare gli amici. Il suo volto era illuminato come al solito da un sorriso che dire splendido sarebbe riduttivo e, voltandosi verso di lei mentre la accompagnava sotto braccio, si lisciò con aria da nobile un baffo.


"Non parlare con quel tono, ma chérie" rispose lui, accarezzando amorevolmente il dorso della mano finta "Potrebbe sentirti!"


Morgana inspirò profondamente e scosse la testa, il volto adornato dai lunghi capelli scuri e lisci come spaghetti per l'occasione. L'abito nero che la fasciava, faceva pendant con lo smalto ed il trucco del medesimo colore. L'unica cosa a spiccare in tutto quel lugubrume era il rossetto rosso. Non che il completo a righe di Mordred fosse più allegro: almeno il papillon era grigio! Mentre si facevano spazio tra le altre maschere, Morgana ebbe l'impressione di intravedere la saltellante testa di suo fratello in mezzo alla folla. Corrugò la fronte con aria piuttosto interdetta.

Le teste non saltellano. Questa storia della famiglia Addams mi sta influenzando un po' troppo.


"Che cosa bevi, mon cœur?" la voce di Mordred catturò di nuovo la sua attenzione e lei arcuò un sopracciglio, stringendo le labbra.

Non è divertente. Non lo è per niente. Infatti non è che stessi per sorridere. Ho solo trattenuto uno starnuto. Uno starnuto, sì.


"Credo tu ti sia calato un po' troppo nella parte" commentò lentamente Morgana, meno acida rispetto al solito, il che per Mordred era una vera conquista "E di solito, non era Morticia quella che parlava francese?"


Mordred si strinse nelle spalle, sorridendo senza alcun pensiero "Sono già riuscito a trascinarti alla festa, cerco solo di non tirare troppo la corda. Mi piace quando non ti comporti da Banshee, anche se in quei frangenti sei piuttosto sexy. Te l'ha mai detto nessuno?"


Morgana rimase completamente basita dalla semplicità e la schiettezza con le quali l'altro le aveva detto quelle cose. Schiuse le labbra e lo fissò per lunghi attimi, per la prima volta senza sapere che cosa dire. Non è che non l'avessero mai vezzeggiata, anzi, era piuttosto abituata ad essere oggetto di certe osservazioni (che a volte rasentavano la miserabilità più assoluta), ma veramente pochi erano quelli in grado di elogiarla con una tale nonchalance da farla passare come una cosa normale o da poco conto. Sfarfallò le ciglia allungate dal rimmel e registrò solo secondariamente che Mordred le avesse dato (ancora) della Banshee. Il suo smarrimento si trasformò così presto in pericoloso cipiglio.


"Potrebbero diventare le tue ultime parole, queste. Qual è il tuo concetto di non tirare troppo la corda?" assottigliò le palpebre sugli occhi, scrutandolo minacciosamente. Purtroppo, per il cervello contorto e disgraziatamente deviato di Mordred, se possibile Morgana gli apparve ancora più adorabile, così indispettita. Ah, benedetta gioventù!

Dopo qualche lungo attimo di attesa, lei gli sventolò una mano (quella vera) davanti agli occhi, perché le sembrava lui si fosse incantato ad osservarla.

Certe volte mi va in time out. Ma perché si stoppa così? C'è qualche pulsante particolare in giro che dovrei premere per farlo restare stoppato a vita?


"Invece di startene qui come fossi impagliato, vammi a prendere qualcosa da bere!" lo afferrò per le spalle, voltandolo verso il tavolo degli alcolici e gli diede una leggera spinta, giusto per invogliarlo a darsi una mossa.

"Qualcosa di forte, visto che ci sei" aggiunse, con un mugugno pensieroso, ma lui si era già avviato a compiere la sua missione ed aveva ricominciato a sventolare Mano praticamente in tutte le direzioni. Ne andava disgustosamente fiero.

L'angolo delle labbra di Morgana cercò di arricciarsi pericolosamente all'insù, nell'accenno di un sorriso, ma lei (più lesta di quanto potremmo mai immaginare), si afferrò le guance con le mani e tirò la pelle.

Io sono la vittima in tutta questa faccenda! Sono stata costretta, ricattata, invogliata contro la mia volontà ad essere qui! Il minimo che posso fare è farmi girare le palle, che diavolo ci sarebbe da ridere? Basta, Morgana. Dacci un taglio!


Ferma nel bel mezzo della gente che aveva già iniziato a muoversi sulle note degli Aerosmith, venne investita in pieno da una spallata. Barcollò pericolosamente sugli inseparabili tacchi, ma delle mani la mantennero salda prima che rovinasse a terra. Colta di sorpresa, lanciò solo di sfuggita uno sguardo al suo aggressore che, dopo aver biascicato un frettoloso 'scusami', era sgattaiolato via verso l'uscita che dava sul parco. Corrugò la fronte con aria interdetta. Un momento... ma quello non era...?


"Ecco qui!" esclamò la voce di Mordred, mentre sotto al naso le veniva proposto qualcosa di indefinito. Lei afferrò il bicchiere per riflesso, la mente che ancora correva dietro il fuggitivo.

Però... aveva qualcosa di strano sulla faccia... Bé Morgana, è una festa in maschera, siamo tutti un po' strani.


Raggrumò le labbra ed annusò il contenuto del bicchiere "Che cos'è?" domandò, con tono piuttosto scettico. Mordred le sorrise con aria un po' enigmatica e si strinse brevemente nelle spalle. Con quei baffi ed i capelli appiattiti dal gel sembrava un damerino.


"Segreto professionale. Ma non è avvelenato. Perché lo so, che ci hai pensato. Se vuoi lo assaggio prima io" commentò con tranquillità, per niente turbato dalla consapevolezza che, in effetti, Morgana un po' avesse temuto per la sua incolumità. Impettendosi come solo i Pendragon sapevano fare davanti una provocazione (o presunta tale che fosse), avvicinò il bicchiere alle labbra e bevve con una certa audacia. Mordred sfoggiò un'espressione colpita dal suo eroico gesto.


"Speravo che lo facessi, in realtà. La mia era solo scena, non l'avrei mai assaggiato per primo. E' la prima volta che faccio un intruglio del genere, devo dire"


E si sente! inveì mentalmente Morgana, sputando quello schifo di accozzaglia dentro il bicchiere. Non riuscì a nascondere un'espressione disgustata dietro il dorso della mano e lo guardò malissimo.


"Vuoi farmi iniziare questa serata come ho terminato l'ultima?!" sbottò, restituendogli malamente il bicchiere. Era ovvio che non l'avrebbe lasciato in pace finché non le avesse portato qualcosa di umanamente ingurgitabile. E lei, di roba che faceva male al fegato, ne aveva mandata giù in considerevole quantità. Mordred finse di pensare a quella domanda, lasciando scivolare il contenuto alcolico del bicchiere lungo le sue pareti, con un movimento lento del polso.


"Non saprei... Voglio dire, è stato emozionante vederti vomitare, sul serio. E' un'esperienza che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero fare. Però questa sera c'è qualcosa di diverso. Sai che cos'è?"


Morgana si ritrovò a cercare di non distogliere gli occhi da quelli altrettanto chiari di Mordred. Quando ci si metteva di impegno, a suo modo era in grado di assoggettare molto bene. Lui si era fatto improvvisamente serio, nessun sorriso ironico o da figlio di buona donna gli piegava le labbra. A Morgana quegli occhi sembrarono farsi più vicini.

Forse perché, in effetti, Mordred le si era avvicinato.

In tranquillità, con sicurezza e con garbo, le si era accostato.

Un profumo pungente ma gradevole fu il dettaglio che più spiccò sugli altri, tra la stretta che le aveva fatto chiudere lo stomaco e l'incapacità di articolare un pensiero di senso compiuto. Mordred continuò ad osservarla in silenzio, da una distanza così irrisoria che, se non ci fossero state la musica alta e la gente attorno a loro, probabilmente avrebbe provato dell'imbarazzo.

"Cos'è?" domandò con un sospiro di voce, spezzata da non sapeva bene cosa. Si ammonì duramente per quella mancanza di sicurezza: Morgana Pendragon era padrona delle sue emozioni, sempre ed in ogni caso. Nessuna eccezione. Ora che ci faceva caso, con una certa ironia ricordò distrattamente quando Mordred, per provocarla, le aveva chiesto se per caso lui fosse un'eccezione. Sentì il respiro dell'altro contro la pelle del viso, ma non si spostò. Aveva la bocca asciutta.


"La mancanza di abbigliamento mal interpretabile" replicò lui, dando finalmente dimostrazione che, quel suo sorriso così irritante e caratteristico, era rimasto soltanto nascosto sotto lo strato di ben architettata serietà. Morgana strinse i denti e lo allontanò con una spinta, il lieve rossore sulle guance mascherato dalle luci stroboscopiche.

No, qui non si fanno sconti per nessuno! Niente eccezioni!

Mordred rise di cuore, allungando Mano verso il volto di Morgana come a volerle fare una carezza. Lei la scostò malamente e lo insultò con malagrazia, ma l'assolo di chitarra degli Aerosmith censurò per un pubblico minore la sequela di insulti che sciorinò con molta poca femminilità (quella che lei andava tanto decantando e difendendo, per intenderci).

Decisa nel profondo dell'animo ad ignorarlo per il resto dei suoi giorni, lo superò, diretta al tavolo degli alcolici. Avrebbe provveduto da sola, alla sua bomba intestinale!

Con un sorriso giulivo, Mordred la seguì, piuttosto di buon umore.


*


Guardò Merlin, che si era coperto la faccia con una mano e si era rintanato in un angolino, cercando le ombre. Arthur roteò gli occhi verso il soffitto e sbuffò. Ma quanto la faceva lunga! Scuotendo la testa in segno di disapprovazione per tutto il supporto morale che Emrys non gli stava dando, afferrò il microfono della console e lo accese senza tante cerimonie. Trovandosi troppo vicino agli altoparlanti, però, quello emise un fischio così acuto e forte che stordì più di metà sala, compreso Pendragon stesso.

Will, che nonostante fosse un secchione-Albion, di musica se ne intendeva, abbassò il volume del brano in corso e si appoggiò alla sua postazione: era lui, il DJ. Guardò Arthur con un'espressione indecifrabile, un misto tra 'vediamo ora che cosa s'è inventato questo esaltato' ed un 'Oh Dio, no, per favore'.

Dopo essersi ripreso dallo smarrimento iniziale ed aver messo tra lui e gli altoparlanti una certa distanza di sicurezza, ci riprovò. Accese il microfono e ci batté sopra l'indice due o tre volte, per saggiarne la potenza.

Era potente.

Sorridendo come un bambino circondato da cioccolata il giorno di Pasqua, si schiarì la gola.


"D'accordo, al solito, stessa storia. Sto cercando una ragazza che la volta scorsa era presente alla festa. Indossava un vestito verde ed un cappello tremendo, con un sacco di fiori. Qualcuno di voi l'ha vista? La conosce?"


Gli occhi azzurri di Pendragon scandagliarono la sala in un'attesa fremente.

Merlin sarebbe voluto scappare via di lì.

Stava mentendo da giorni al ragazzo di cui era completamente perso da anni, si stava guadagnando nella falsità la sua amicizia, lo consigliava e gli stava vicino, incoraggiandolo a cercare una persona che non avrebbe mai trovato. Francamente, si sentiva un vero schifo. A lui non era mai piaciuto essere un bugiardo ed ogni volta che si era trovato in situazioni da costringerlo a raccontare un fiume di balle, si era sentito male fisicamente. Strinse i denti e mantenne lo sguardo basso, fissando il pavimento. Non aveva neanche il coraggio di guardarlo sprecare così tutta quella fiducia. Fiducia che lui aveva contribuito ad alimentare.

Mentre il senso di colpa lo schiacciava miseramente, cercò di celarsi ancora di più tra le ombre. Voleva sparire.


A qualcuno scappò un colpo di tosse, ma nessuno si mosse ulteriormente, né Arthur sentì anima viva rispondere alla sua domanda. Strinse le dita intorno al microfono e sospirò, con determinazione. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma Merlin gli aveva detto di non demordere. Che doveva essere positivo. Che doveva crederci. Non sapeva perché (ed in un certo qual modo la cosa lo atterriva, ma non l'avrebbe mai ammesso ad anima viva), però Merlin aveva lo strano potere di far sembrare tutto ciò che dicesse maledettamente sensato. Arthur non era molto sicuro che quelle cose, dette da qualcun altro, avrebbero sortito lo stesso ipnotizzante effetto su di lui.


"Dai, non può essere!" esclamò, con una punta di impaziente irritazione "Più della metà di voi erano presenti! Possibile che nessuno la conosca o l'abbia vista?!"


Un pellerossa si fece spazio tra la folla.


"Io l'ho vista" esclamò, con decisione, guadagnandosi subito l'attenzione di un numero indefinito di sguardi curiosi.


Merlin alzò immediatamente gli occhi e focalizzò il tizio. Chi diavolo era?!


"Mi ha rubato il bicchiere e poi ci ha sputato dentro" continuò quello, con aria piuttosto risentita.


Merlin tornò a fissare il pavimento, le labbra piegate verso il basso.

Ma guarda te questo imbecille, mi ha fatto venire un infarto per niente! Se lo poteva anche risparmiare!


Arthur sbatté le palpebre decisamente interdetto ed osservò il testimone in silenzio per qualche secondo.

Ci ha sputato dentro? Ma prima o dopo aver bevuto?

Ma che cazzo mi frega...?


All'improvviso, una voce più squillante del normale e dall'inclinazione evidentemente allegra a causa dei fumi dell'alcool, sovrastò qualsiasi respiro o colpo di tosse.


"E VA BENE, LO AMMETTO! ERO IO!"


*


Correva. Correva come poche volte aveva corso in vita sua.

Forse, non aveva corso così neanche quando Attila l'aveva inseguito.

I piedi sembravano volare sull'erba, uno slancio dopo l'altro lo conducevano verso le serre, il respiro pesante che si condensava in piccole nuvolette.

Eppure ne era stato certo. Era stato maledettamente certo di aver fatto tutto come il libretto delle istruzioni aveva spiegato. Tuttavia, mentre accompagnava Gwen alla festa, aveva percepito una strana sensazione, come qualcosa che non andasse. Le pulci nelle orecchie, si sa, sono fastidiose e finché si è in tempo, è meglio togliersele quanto prima possibile. Per questo, Lancelot correva a perdifiato verso le serre, il cuore che batteva a mille ed uno strano nodo ad stringergli lo stomaco. Il mantello rosso di Superman svolazzava alle spalle come una scia, a testimoniare la velocità delle sue gambe.

In questo momento sento che potrei vincere anche le maledette Olimpiadi.


Doveva arrivare in tempo.

Il tempo era la chiave!

Doveva verificare di non aver impostato male l'ora, perché quel pomeriggio le batterie dell'orologio da polso si erano scaricate, ma se ne era accorto solo dopo essersene andato dalle serre.

Questa volta mi arrestano. Questa volta mi arrestano sul serio e non sono molto sicuro che verrebbero a tirarmi fuori!


Si maledisse per non aver pensato di andare a dare un'occhiata quando aveva cambiato orologio. Come era potuta passargli di mente una cosa del genere?! Erano giorni che architettava quella nuova fase di corteggiamento, non poteva andare a finire così!

Non posso mandare tutto a puttane solo perché mi sono dimenticato di venire a controllare! Devo essere stato maledetto o qualcosa del genere, non è possibile che mi vada tutto storto!


Aveva fatto ronde infinite per controllare gli spostamenti di quel cane posseduto dal demonio che una volta aveva tentato di estirpargli una chiappa. Per non parlare degli orari del guardiano! Passava più tempo in compagnia delle piante che con quel manico di scopa di sua moglie, per la miseria! Aveva avuto veramente poche occasioni per poter organizzarsi in maniera decente e, tra l'altro, non era molto sicuro di aver ideato un piano che la legge inglese avrebbe potuto ritenere legale, ma per la sua Gwen era disposto a rischiare quello ed altro! Il pensiero che tutte le sue fatiche stavano rischiando di non vedere mai luce, se possibile, lo fece correre ancora più in fretta. Presto avrebbe sfiorato i limiti delle possibilità umane.


*


Gwen si era addirittura scordata di Lancelot. Il suo ragazzo le aveva detto di aver dimenticato una cosa in camera e lei era rimasta ad aspettarlo nei pressi del portone principale. Poi, quando aveva sentito la musica cessare di botto, si era addentrata nel corridoio verso la sala, giusto in tempo per assistere in diretta all'annuncio di Arthur. Senza neanche pensarci due volte, con le orecchie piene della voce di Pendragon, si era fatta strada tra la folla alla ricerca del suo migliore amico. Conoscendo bene l'attitudine di Merlin ad addossarsi tutti i sensi di colpa del mondo, si era sinceramente preoccupata. Quando l'aveva visto, era stato solo per un fortunato caso: si era nascosto tra le ombre di un angolino appartato talmente tanto bene, che se non fosse stato per il luccichio argentato delle stelle sul cappello, probabilmente sarebbe andata oltre.

Anche con la barba, lo riconoscerei ovunque. Ha sempre la solita aria da incompreso.


Gli si era avvicinata nell'esatto momento in cui Merlin, dopo l'inutile dichiarazione fatta dal cretino vestito da pellerossa, era tornato a fissare il pavimento con aria piuttosto interessata. Nel dizionario merliniano che Gwen aveva personalmente redatto, aria interessata stava per il mio cervello sta elaborando così velocemente che presto morirò per autocombustione.

Aveva alzato una mano per toccare il suo braccio, quando una voce baritonale e giubilante, tuonò su tutta la folla. Sia lei che Merlin alzarono gli occhi di scatto, ma non fu difficile individuare chi avesse parlato.

Gwaine se ne stava in piedi su un tavolino, il petto nudo e villoso, un lenzuolo piegato e fatto a mo' di mutanda, delle infradito hawaiane ai piedi ed una tovaglia rossa legata al collo come fosse stata un mantello. La sua faccia era coperta da una maschera, che era la riproduzione del volto di Leonida, quello del film 300(3). Alzò la lancia di polistirolo verso il soffitto con l'aria di un guerriero che aveva avuto il coraggio di ammette le proprie azioni e si batté un pugno sul petto.


"Sono io la tua principessa, Arthur Pendragon! Non so più come dirtelo, che a Camelot ti vogliamo... NUDO, NUDO, NUDO, NUDO!"


Tanto per restare in tema di film epici, quel segnale, scatenò l'inferno.

Tutta la confraternita dei Camelot, nel medesimo istante, si diresse in una corsa sconclusionata verso la postazione di Will, puntando senza ombra di dubbio Arthur, tra grida di gioia ed euforia. Pendragon, dopo aver gettato molto poco virilmente il microfono alle sue spalle, si diede ad una sana e repentina fuga. La parola nudo divenne quella più pronunciata e gettonata del momento.

Gwaine saltò giù dal tavolo ed iniziò a rincorrerlo, puntandolo con la lancia di polistirolo.


"FOR THE LOVE OF CAMELOT!" gridò selvaggiamente, ubriaco come una melanzana, incitando il suo branco di spostati (come Merlin li avrebbe definiti, sicuramente) alla carica.


Gwen osservò la scena con le labbra schiuse e si fece seriamente violenza per non cedere e mettersi a ridere senza posa né ritegno. Lo fece, per rispetto verso i sentimenti del suo migliore amico. A proposito di lui... si voltò nuovamente verso Merlin, per tranquillizzarlo sul fatto che no, Arthur non sarebbe mai stato visto completamente nudo da tutta l'università... ma al suo posto, trovò solo il vuoto. Sbatté le palpebre con sorpresa e scandagliando il delirio totale che si era creato nella sala (con Pendragon che saltava tavolini e rovesciava sedie per creare degli ostacoli lungo il percorso dei suoi inseguitori), trovò Merlin al tavolo delle bevande. Aveva tolto il mestolo dal recipiente del punch, poi aveva afferrato la gamella con entrambe le mani ed aveva iniziato a bere direttamente da lì. Alcuni rivoli dell'alcolico rosso gli colarono sulla barba, ma lui se ne sbatté altamente.

Gwen lo vide dire addio a tutti i suoi propositi sul non bere neanche un bicchiere.


*


Mordred, assicuratosi che Morgana fosse entrata in bagno, si era alzato dal divanetto vicino la porta che dava sul corridoio ed era scivolato in mezzo a quel caos delirante che i suoi confratelli avevano creato. Schivò per un pelo la punta della lancia di Gwaine e scavalcò una delle sedie che Arthur aveva rovesciato. Con garbo, lisciò con le mani la giacca a righe del suo completo scuro ed avanzò senza troppe nuove difficoltà sino ad una delle alte finestre che affacciavano direttamente sul grande parco.

La notte fuori era buia, il cielo senza luna era chiazzato da nuvole scure e pesanti.

Lanciò un'occhiata disinteressata all'esterno e parlò senza nemmeno guardarlo.


"Il tuo atteggiamento mi infastidisce" commentò, cristallino, ma con voce carezzevole. Sentì l'altro ridere seccamente, una risata fastidiosa che sapeva di presa in giro. Si voltò verso di lui senza mostrare alcuna espressione e lo fissò apertamente.


"Non so di cosa tu stia parlando" rispose Valiant, stringendosi nelle spalle. Con le dita, prese dal bicchiere una delle olive che aveva sgraffignato dal tavolo degli snack e la ficcò in bocca, masticando con lentezza. I suoi occhi scuri cozzavano malamente contro quelli chiari di Mordred.

Duirvir accennò appena un sorriso di circostanza, reso forse un po' ferino dalla zona di ombra nella quale s'erano accampati ed accarezzò Mano con dita distratte. A lui piaceva giocare. Piaceva da morire.

Ma quando l'altro giocatore è un tale mentecatto, tutto il divertimento sparisce. Non c'è gusto.


"Io credo di sì" commentò con leggerezza, senza distogliere lo sguardo. Se Valiant non fosse stato così arrogante e sicuro di sé, probabilmente si sarebbe accorto di come gli occhi di Mordred gli stessero scavando la faccia.

"E' tutta la sera che non fai altro che metterle gli occhi addosso. Ti devo ricordare com'è finita l'ultima volta?"


Valiant rubò il sorriso di Mordred e si appoggiò con la spalla contro il vetro della finestra, sputando il nocciolo dell'oliva a terra senza nessun riguardo. L'insinuazione che Duirvir aveva fatto sembrò scivolargli addosso come l'acqua e non riuscì nemmeno a scalfire quella faccia di bronzo che aveva il coraggio di far vedere in giro.


"Sai, Duirvir, io sono un uomo di parola. Quando qualcuno mi manca di rispetto, è giusto che paghi"


Si rigirò il bicchiere tra le mani con aria falsamente assorta, leccando le labbra in modo quasi osceno.


"Quello che voglio dire..." riprese, avvicinandosi all'altro con lentezza, fino a pronunciare le parole ad un soffio dal suo viso "E' che è solo questione di tempo. Non ho dimenticato che tra di noi c'è un conto in sospeso, come non ho scordato la maleducazione della tua amichetta Pendragon. Tra l'altro, non è nemmeno la tua ragazza, per lei vali meno di zero, non ti guarda neppure. Sei così sfigato che quasi quasi mi fai passare la voglia di dartele, lo sai?"


Mordred irrigidì la mascella ma mantenne un controllo invidiabile. Non si spostò di un passo, mentre il respiro alcolico di Valiant gli faceva venire voglia di mettere una mano davanti la bocca.


"Ti ho già dato occasione di farmene pentire, eppure sei stato tu quello ad avermi voltato le spalle. A quanto pare ti piace in modo indecente parlare, ma quando si tratta di concretizzare, Valiant, sei davvero scarso" sussurrò glaciale, senza nemmeno l'ombra di ironia nascosta tra le parole. Si stava incazzando.


"Oh, non essere impaziente, Duirvir. Arriverà per tutti e due il vostro turno ed a quel punto, vedremo chi riderà per ultimo. Mi piace il modo in cui prendi le difese della tua non fidanzatina, considerando come ti snobba"


Ubriaco com'era, gli rise praticamente sulla faccia, anche se in modo controllato.

Valiant appoggiò una mano sulla spalla di Mordred e piegò la schiena in avanti, la gola grattata da una raschiante ilarità.

Il moro non lo sopportava. Non aveva mai sopportato quell'animale senza cervello, che era sempre stato la personificazione della volgarità e dell'aggressività. Ma la cosa peggiore di tutte, è che aveva sempre avuto il potere di irritarlo come mai nessuno era riuscito prima di allora. A Mordred bastava sentirgli pronunciare due parole messe in fila, per provare un desiderio selvaggio di spaccargli quella faccia da stronzo che si era ritrovato dalla nascita. Strinse i pugni, infatti, parlando prima di ragionare.


"E' evidente che non sei sveglio abbastanza da cogliere neppure le cose che hai sotto al naso. Ma non me ne stupisco, in verità. Sei sempre stato un po' più lento ad afferrare le cose, rispetto alla media. Solo che nessuno ha mai avuto il coraggio di fartelo pesare"


Mordred ritrovò il suo sorriso di circostanza, mentre Valiant faceva scivolare via la mano dalla sua spalla e lo guardava con un'ombra di diffidenza in quei pozzi scuri che erano i suoi occhi. Passò qualche istante di silenzio, prima che parlasse.


"E' la tua ragazza?" domandò, piuttosto scettico, nonostante l'ubriachezza. Strinse il bicchiere tra le dita fino a far diventare le nocche bianche e Mordred, semplicemente, annuì.

A Valiant non interessava avere Morgana da un punto di vista sentimentale. Provava per lei esclusivamente del mero, primordiale, irragionevole desiderio fisico. Tuttavia, se Duirvir era davvero diventato il suo ragazzo, le cose si complicavano. Un conto era cercare di fregare una ragazza sola, senza nessuno che la teneva d'occhio; un conto era tentare di farlo con il fiato del suo maledetto fidanzato sul collo.

La certezza che prima o poi sarebbe riuscito a metterle le mani addosso iniziò a vacillare e Valiant piegò con disappunto le labbra verso il basso.

Eppure, c'era qualcosa che non gli tornava.

Benché avesse il cervello affogato nella nebbia degli alcolici, un'idea lo colse impreparato.


"Baciala" sentenziò, con una sicurezza che solo qualcuno che sapeva di aver appena vinto una battaglia importante, avrebbe potuto ostentare "Baciala qui, adesso, davanti a tutti. Se è la tua ragazza, non sarà un problema, no?"


Mordred smise di accarezzare Mano per qualche secondo e tanto bastò a Valiant per allargare il suo indecente sorriso. Si guardarono per lunghi attimi in silenzio, ma più il tempo passava, più la sicurezza di Valiant veniva alimentata dal tentennamento che Duirvir stava mostrando.


"Non vedo motivo per il quale dovrei dare spettacolo a questa maniera" commentò Mordred dopo un po', perdendo parte del suo stoico controllo "Se esiste davvero qualcuno a cui dovrei dare delle conferme, quello di certo non sei tu" distolse lo sguardo, cercando Morgana tra la folla. Era ancora in bagno?

Valiant tornò a gracchiare una risata, stavolta appoggiò il gomito contro i vetri della finestra. Lo guardava con evidente commiserazione ed a quel punto, a Mordred schizzò definitivamente il sangue al cervello.

No, non c'erano proprio paragoni. Nessuno sapeva fargli girare le palle come Valiant faceva. Nessuno.


"Sei proprio un cazzaro Duirvir. Rallegrati, con te me la prenderò per ultimo, ma solo perché sei un poppante" concluse, ficcandosi un'altra oliva in bocca. Ammiccò con una certa intesa verso di lui e gli voltò le spalle, allontanandosi con nonchalance tra la folla.

Mordred, in quel momento, avrebbe potuto pensare un milione di cose.

Che tra lui e quell'imbecille passavano solo tre anni.

Che la volta precedente Valiant le aveva prese proprio dal poppante in questione.

Che abbassarsi al livello di certi ritardati era irragionevole.

Che in fondo era meglio così, aveva detto una bugia troppo grande da essere gestita.

Che non aveva bisogno di dimostrare la sua superiorità a nessuno, men che meno ad uno come lui.

Che, che, che...


Poi, tra la folla, aveva visto Morgana prima cercarlo e poi venirgli incontro.

Era maledettamente bella ed il sangue stava ancora roboando, nella sua testa.


*


Era successo tutto così all'improvviso che non avrebbe saputo ripetere la sequenza degli eventi neanche se ne avesse guardato la registrazione.

Era andata in bagno, aveva sistemato al volo il trucco, si era attardata a sciacquarsi le mani e, quando era tornata nella sala, aveva trovato il caos più totale.

Suo fratello sembrava essere diventato il Tarzan della situazione, saltava da una parte all'altra della pista come avesse avuto delle maledette liane a disposizione, inseguito da quella folla inferocita (in realtà gioiosamente brilla) che erano i suoi confratelli. A capo dell'operazione Denudiamo Pendragon Maschio (ed altrimenti non avrebbe potuto essere), c'era Gwaine vestito da indigeno. O almeno così le parve.

Con un generale senso di confusione, aveva cercato la testa gelatinizzata di Mordred in mezzo a tutte le altre; senza non poche difficoltà, l'aveva individuato vicino una delle alte finestre della sala. Quando aveva visto la faccia che aveva, si era leggermente impensierita.

Scivolando tra le sedie rovesciate e stando ben attenta a restare fuori dalla traiettoria dell'inseguimento che i Camelot avevano inscenato ai danni di suo fratello, gli si era avvicinata, la fronte corrugata.


"Cos'è successo?" chiese inevitabilmente, notando il modo in cui le dita di Mordred stringevano Mano con tensione. Da lì, non fu difficile far caso a come quella stessa tensione fosse presente anche nelle spalle e nella rigidità del suo profilo.

Lui la guardò in silenzio, con una tale intensità che Morgana iniziò a provare un sincero disagio. Aveva avuto a che fare con diverse sfaccettature di quel ragazzo: lo stronzo, l'ironico, l'approfittatore, il serafico, il menefreghista, il doppiogiochista e l'innocente. Forse ne stava dimenticando qualcuna, ma aveva sviluppato la convinzione che dietro tutte quelle personalità si nascondesse un disadattato sociale di dimensioni bibliche.

Eppure mai, mai e poi mai avrebbe potuto prevedere cosa si potesse celare dietro quell'improvvisa mancanza del solito sorriso beffardo.

Aveva d'improvviso sentito le sue mani sulle spalle e la consistenza morbida delle sue labbra sulle sue.

Morgana era rimasta troppo sconvolta, per realizzare che baciare una persona ad occhi aperti, era davvero una cosa rozza. Li spalancò all'inverosimile.

Il tocco delle mani di Mordred era gentile, eppure non riusciva a muoversi. Si sentiva come bloccata da qualcosa.

Non può essere fu la prima cosa che il suo cervello riuscì ad elaborare.

Mordred la stava baciando sulla bocca. Mordred la stava baciando lì, davanti a mezza università, compreso suo fratello.

Lo stava facendo senza alcun riguardo nei suoi confronti, senza nemmeno averle chiesto il permesso!

Non seppe come, ma la sua mano riuscì a colpire con la forza dello sdegno la guancia del ragazzo.

Mordred aprì gli occhi all'improvviso, la testa voltata di lato a causa del colpo subito. Restò in silenzio, leccando le labbra sporche del suo rossetto, mentre la guancia assumeva già un certo colore, lì dove la mano di Morgana aveva espresso il suo giudizio. Fece scivolare lentamente le mani via dalle sue spalle ed abbassò brevemente lo sguardo, restando impalato davanti a lei, che lo guardava con una muta furia dentro gli occhi chiari.

Morgana unì le labbra in una linea sottile e la mano che l'aveva colpito, fremette dalla collera che stava provando. Voleva colpirlo ancora.

Quando Mordred finalmente alzò gli occhi per guardarla in faccia, qualcosa lo investì con la violenza di un treno in corsa. Per la seconda volta nel giro di pochi secondi, Morgana si ritrovò a sgranare gli occhi dall'incredulità.

Arthur si era letteralmente fiondato su Mordred, atterrandolo di malagrazia sul pavimento e l'aveva afferrato per il bavero della giacca.


"Come osi baciare mia sorella!" aveva sbottato, i capelli biondi sconvolti dalla corsa e la corona di carta messa tutta storta intorno alla testa. Mordred l'aveva guardato come un cerbiatto colto in pieno dai fari di una macchina, ma non ebbe neanche il tempo di propinare qualche scusa in sua difesa che mezza confraternita dei Camelot si riversò su di loro in un'accozzaglia di corpi resa indistinguibile dai costumi che tutti indossavano. Arthur, accecato dalla gelosia, aveva accantonato l'operazione Non Lasciarsi Denudare ed aveva assecondato l'improvvisa voglia matta di mettere le mani addosso a quell'imbecille di Duirvir. Ma la sua confraternita, ben lungi dal provare gelosia nei confronti di Morgana, non per quello aveva smesso di dargli la caccia... fu così che sia lui, che Mordred, si ritrovarono schiacciati contro il pavimento da una quantità indefinita di corpi ubriachi e festanti.

Con un moto di stizza ed un'irritazione crescente, Morgana li lasciò che avevano appena iniziato a cercare di districarsi tra tutte quelle braccia e quelle gambe.

Aveva bisogno di aria.


*


"Cristo santo, guarda dove vai!"


Merlin sfarfallò le ciglia scure con aria interdetta, ritrovandosi a fissare la faccia incazzosa di uno dei Camelot. Doveva essere uno dei Camelot.

O almeno credo. Ma è sempre la loro festa, no?


"Sì, scusa!" urlò di rimando, cercando di sovrastare il chiasso della musica alta. In realtà non era molto dispiaciuto, non poteva impiegare energie anche in quello, non quando le stava già usando tutte per cercare di non vomitare od inciampare nella maledetta veste che gli avviluppava le gambe come un boa constrictor.

Non imparo mai dai miei errori. Mai. Perché ho dovuto mettere la tunica? Perché?


"Scusa un cazzo!" ribatté il tipo vestito da fantasma formaggino, sorpassandolo con una spallata decisamente maschia e virile. Talmente virile che Merlin quasi si ammazzò addosso ad un povero cristiano vestito da Ash Ketchum(4).

E pensare che credevo di aver visto il peggio del peggio la volta scorsa. Ma al peggio non c'è mai davvero fine.


Merlin balbettò altre scuse con tono abbastanza confuso e monocorde, mentre le luci lampeggianti lo facevano sentire come fosse pesantemente fatto di chissà quali allucinogeni. Avrebbe voluto appoggiarsi alla prima cosa che gli fosse capitata sotto tiro, considerando che la sala continuava a girare attentando alla sua integrità, ma la priorità di recuperare Pendragon per i capelli e tirarlo fuori da quell'ammasso di corpi immondo che c'era sul pavimento, gli stava dando la forza per continuare a zigzagare tra la gente.

E poi c'è questa fastidiosa sensazione di deja-vù che non riesco proprio a spiegarmi...

Ebbe non poche difficoltà ad avvicinarsi, con tutti quei piedi che gli pestavano l'orlo della tunica da mago. Con le mani la afferrò per sollevarla da terra e sgusciò tra i corpi saltellanti e chiassosi con una certa abilità consumata. Non aveva veramente capito cosa li avesse portati, tutti quanti, a rotolarsi a terra come imbecilli, perché era stato troppo impegnato a litigare con Gwen che gli aveva strappato il recipiente del punch dalle mani.

Alla faccia dell'amicizia. Io ho bisogno disperatamente di qualcosa e lei che fa? Mi priva del mio bisogno! Ma perché non sta a pomiciare con Lancelot da qualche parte? Dov'è quell'esaltato quando serve?


Si fermò ad una certa distanza di sicurezza e chiuse brevemente gli occhi, respirando con lentezza. Non è che fosse molto solido sulle gambe, il suo equilibrio s'era versato sulla barba bianca insieme a quel po' di punch che aveva tracannato.

Le grida di Gwaine sovrastavano più di tutte quelle degli altri; il nostro capobranco, torreggiando in ginocchio su un paio di disgraziati, rovistava tra i corpi confusi dei suoi confratelli alla ricerca di Pendragon Maschio.


"Vedo una gamba, è la sua!" urlò Parsifal alla sua destra, puntando con l'indice uno stivale che sbucava sotto la schiena di un pirata. Gwaine si tuffò su quella gamba e dopo averla arpionata con entrambe le mani, trascinò il prescelto in salvo da quella centrifuga umana. I suoi occhi scuri si scontrarono immediatamente con quelli di chi si rivelò essere Leon; l'amico lo guardava con un misto tra la madonna ha ascoltato le mie preghiere e mi ha salvato e dove sono e cosa ci faccio qui?


"Gwaine!" esalò il ragazzo, come non potesse credere di esserne veramente uscito vivo.

L'interpellato corrugò la fronte e lo guardò senza alcun interesse, piuttosto contrariato.

"Ah, sei tu" commentò laconico, prima di rigettarlo senza cuore in mezzo alle braccia e le gambe dei Camelot. Leon gridò la sua disperazione come Frodo avrebbe gridato cadendo giù dal burrone del Monte Fato.

Con stizza, Gwaine ricominciò a frugare tra i suoi confratelli, immergendosi tra di loro sotto lo sguardo vigile di Parsifal.


Acquisita la certezza che non sarebbe caduto come un sacco di patate, rischiando di venire così coinvolto in quell'accozzaglia, Merlin lasciò vagare lo sguardo su tutti i membri della confraternita, registrando ogni dettaglio che riuscì a cogliere. Non fu facile individuare Arthur, perché si muovevano tutti in continuazione, tra imprecazioni, spintoni e ricadute varie. Aggirò con circospezione la moltitudine di braccia e gambe e riconobbe un ciuffo dei suoi capelli biondi. Li avrebbe riconosciuti ovunque, a dire la verità.

Arrotolò le maniche della tunica fino ai gomiti e chinandosi in avanti, immerse le braccia tra la testa di quell'idiota di un pellerossa che l'aveva accusato di rubare i drink altrui e la gamba di una mummia, le cui bende si erano inavvertitamente attorcigliate intorno al braccio di un man in black. Strinse le mani attorno a qualcosa e tirò con tutte le sue forze; tuttavia, per poco non finì con il sedere a terra: era riuscito ad estrarre ciò che aveva afferrato con fin troppa facilità e quando si riprese dalla sorpresa, notò di stare stringendo la corona stropicciata e strappata in più punti di Burger King. Senza neanche nascondere la stizza, la gettò alle sue spalle con noncuranza e tornò ad immergere le braccia in quel miscuglio aborigeno, acchiappando finalmente qualcosa di più solido. Cominciò a tirare di nuovo con parecchia energia e quando incontrò una certa resistenza, seppe di aver appena pescato un corpo umano. Mentre tentava di riesumare chiunque avesse artigliato, facendo presa sui talloni, sperò ardentemente che quel qualcuno fosse Pendragon, perché lo sforzo sovrumano che stava compiendo nelle sue condizioni, l'avrebbe portato a rimettere anche la peperonata di tre settimane prima.

Dopo quella che gli parve una lunga ed estenuante battaglia contro titani, vide finalmente sbucare il volto arrossato di Arthur sotto un paio di corpi.

Il biondo si fece spazio a gomitate tra gli altri, spalancando la bocca per prendere un'enorme boccata d'aria. Alzò gli occhi azzurri su Merlin e quando si rese conto che era lui, il suo salvatore, si aggrappò alle sue braccia come un'anima che stava risorgendo dalle viscere dell'inferno. Quando il ragazzo fu abbastanza libero dal groviglio che avevano creato i suoi confratelli, la forza di Merlin a quel punto divenne per davvero eccessiva e successe ciò che il ragazzo aveva temuto: cadde all'indietro e nel rovinare a terra, trascinò Arthur con sé.

Chiuse gli occhi anticipando il dolore dell'impatto, ma non si aspettava davvero che fosse addirittura così doloroso! Poi, quando strizzò le palpebre inumidite dalle lacrime, capì perché lo era stato: Arthur gli stava praticamente spalmato addosso, i loro visi a pochi centimetri di distanza.

Merlin si reggeva tenendo i gomiti poggiati per terra. Le mani di Pendragon facevano leva ai lati del suo corpo.

La sua testa d'improvviso cominciò a girare ancora più in fretta e la sensazione di deja-vù che l'aveva seguito a partire da metà serata, tornò prepotentemente a ripresentarsi.

Si guardarono in silenzio per quelli che al moro parvero istanti interminabili. Senza rendersene conto inumidì le labbra con la punta della lingua, dimentico del pizzicore che la barba gli dava sul mento.

Non sentiva più la musica, né le grida dei Camelot a qualche passo di distanza, né il rumore del suo respiro fattosi più pesante. Sentiva solo quello di Arthur vicino la bocca.

No, no, no. Nonononono. Nonbaciarlononbaciarlononbaciarlononbaciarlo!


Nonostante l'intensità di quel pensiero, l'istinto gli aveva fatto allungare di poco il collo in avanti.

Adesso erano ancora più vicini.


"Merlin...?" la voce di Arthur fu appena un mormorio, ma l'incertezza che scorse nei suoi occhi azzurri fu tale che il moro, come schiaffeggiato all'improvviso, venne investito da una sacrosantissima ondata di lucidità. Trattenne il respiro e schiuse le labbra, atterrito dalla consapevolezza di quello che stava per far accadere.


"Mi stai facendo male" disse, con tono di voce incolore, nonostante dentro stesse provando una paura indescrivibile. Si era ammattito? Sì, che si era ammattito. Che cosa gli passava per la testa, mandare a puttane quella sorta di legame che era riuscito ad instaurare con Arthur?!

Ma che diavolo ho, nel cervello, dei Pokémon al posto dei neuroni?! Ma quanto sono idiota! Idiota Merlin, sei un idiota!


Nel frattempo, Arthur l'aveva velocemente liberato dal suo peso e si era tirato in piedi, biascicando delle frettolose scuse. Non sapendo bene perché stesse provando un evidente disagio, lisciò la stoffa del mantello che aveva indossato e si risolse ad offrire una mano di aiuto per Merlin solo quando lo vide avere alcune difficoltà a tirarsi su decentemente. La testa gli girava ancora ed il senso di nausea gli chiudeva la gola in una morsa fastidiosa.

Afferrò la mano che il biondo gli porgeva e si lasciò soccorrere, incespicando ovviamente nella tunica da mago.


"Che diamine è successo?" chiese tanto per cominciare, stringendo con una mano l'avambraccio del biondo, non fidandosi di se stesso. Equilibrio, si trattava di equilibrio.

"Ho visto Mordred baciare mia sorella" rispose Arthur, capendo al volo a cosa Merlin si stesse riferendo. Con quella constatazione, si beccò un'occhiata interdetta.

"Ah" lo sentì dire, mentre corrugava la fronte "E tu hai ben pensato di saltargli addosso perché...?"

A parte per indurmi nuovamente sulla via dell'alcolismo, ma okay, questi sono dettagli non rilevanti al momento.


Arthur lo guardò nel modo in cui si guardano gli idioti.


"E' mia sorella!" esclamò, come se quello potesse spiegare ogni cosa.

Quella per cui da bambino avevo una cotta!


Merlin provò a lasciare il suo braccio, scoprendo di riuscire a barcollare molto meno, se si concentrava.

"E quindi?" domandò nel mentre, piuttosto schietto "Questo la rende imbaciabile?"

Arthur boccheggiò un paio di volte senza riuscire a spiccicare qualcosa. Prese addirittura fiato ad un certo punto, sull'orlo di pronunciare una parola, ma dalla gola uscì solo un suono strozzato.

Perché deve finire sempre così ogni volta che ci parlo? Perché riesce a farmi sentire un cretino nel giro di due secondi?!

Il biondo lo osservò con insistenza, quasi si aspettasse di leggere la risposta alle sue domande sul volto di Merlin. Alla fine, rilasciò un sospiro così profondo che il petto gli si sgonfiò, come svuotato da un puntiglio.


"Non è solo questo..." biascicò, prima di afferrarlo per un polso e guidarlo lontano da lì, verso una delle alte finestre. Non voleva rischiare di essere visto da Gwaine o Parsifal, che sembravano aver preso davvero sul serio l'operazione Denudiamo Pendragon Maschio. Giunto in prossimità della vetrata lo lasciò andare e gli si piazzò davanti, guardando altrove.

Merlin capì che era frustrato. Lo capì dal modo in cui passò una mano in mezzo ai capelli, scombinandoli ancora di più e da come piantò i pugni chiusi sui fianchi, cosa che faceva soltanto quando doveva affrontare un problema. Restò in silenzio, attendendo che l'altro si sbottonasse da solo. Voleva sul serio sapere cosa stesse passando per il cervello di quell'asino, ma non era in condizioni di psicoanalizzarlo.

Questa volta dovrai fare tutto da solo, perché tutte le mie energie psichiche sono concentrate sul non vomitare. Già che sono qui ad ascoltarti, dovrebbe farti sentire maledettamente fortunato. Ma tanto a te che cosa importa? Brutto babbeo.


"E' tutta questa storia che... che mi innervosisce. Il tempo passa ed io più la cerco e più mi convinco che non la troverò! Freya aveva ragione!"

Al sentir pronunciare quel nome, Merlin roteò gli occhi verso il soffitto "Ci risiamo!" esclamò, con uno sbuffo. Ma Arthur non si arrese.

"Sì, ci risiamo Merlin, perché è così! Ma dai, lo sanno mari e monti! Ti pare che lei invece no?! Tutto questo non ha senso..."

Abbassò lo sguardo, una ruga a solcargli la fronte. Tutto quello non aveva senso, realizzò Merlin, Arthur aveva ragione.

Sono io a non avere senso, però. Non tu.

Quello che stava facendo, infatti, consisteva nel mentirgli ed illuderlo in continuazione. Non voleva che Arthur si facesse quell'idea di lui e forse era ancora in tempo per evitarlo. Forse poteva ancora salvare quella sorta di amicizia che Pendragon si era messo in testa di instaurare.

Realizzò con certezza estrema che era arrivata l'ora di darci un taglio.

"Sai cosa?" disse improvvisamente, più sobrio che brillo "Smettila di cercarla. Più vuoi una cosa, più quella si allontanerà da te. Fidati Pendragon, è la legge dell'universo. E se davvero sa che la stai cercando, ma nonostante questo non si è fatta vedere, significa che non ti merita. Non sprecare così il tuo tempo per lei"

Non sprecare così il tuo tempo per me, non me lo merito.


Arthur lo guardò con aria piuttosto assorta.

"Non avevi detto che non avrei dovuto lasciar perdere?" domandò, con un tono di voce piuttosto serio. Glielo stava chiedendo per davvero.

"E tu prendi alla lettera tutto quello che dico?" Merlin inscenò un sorriso, senza immaginare neanche vagamente di come invece, Pendragon, considerasse molto attentamente le sue opinioni.

Il biondo abbassò lo guardo e non disse niente.

Merlin aspettò pazientemente che quel momento di mutismo passasse, ma quando il silenzio si protrasse in modo inequivocabile, corrugò la fronte.

Che cosa mi sono perso?


"Arthur?" lo chiamò, titubante. Che cosa si stava lasciando sfuggire? Lo sentiva, che c'era. Ma non sapeva cosa.

L'altro accennò un sorriso superficiale e batté amichevolmente una mano sulla sua spalla. Merlin fu ancora più confuso di prima.

Perché adesso siamo arrivati al cameratismo?


"Hai ragione, Emrys. Senti, lasciamo proprio perdere. Siamo ad una festa, pensiamo a divertirci, vuoi? Almeno non sarà stato tutto inutile"


Merlin rimase accanto alla finestra che dava sul giardino, fermo come un povero imbecille. Gli occhi azzurri sostavano sulle spalle di Arthur che si allontanava da lui, quando quello aveva deciso che era meglio tornare a fare un po' di casino alla festa che aveva organizzato per una specifica ragione (ragione che non si stava verificando, tutto per volere di colui che aveva fiduciosamente cominciato a considerare un amico). Il moro strinse le labbra, unendole in una linea sottile ed aspettò; aspettò che il maledetto senso di colpa smettesse di calpestargli lo stomaco e gli permettesse di convincersi che non si stesse comportando in modo molto meschino.


*


Morgana strinse le braccia con le mani, intenzionata tuttavia a rischiare di morire dal freddo. Rientrare non era un'opzione possibile, in quel momento avrebbe anche potuto non rispondere delle sue azioni (stavolta sul serio). Il cielo nuvoloso prometteva la classica pioggerella inglese, quella che serviva solo ad infastidire e ad increspare i capelli. Nonostante le premesse ed i messaggi non subliminali che quelle nubi scure cercavano di mandarle, imperterrita continuò a calpestare l'erba del prato umido. Aveva le mani ghiacciate, non sentiva più le guance e credeva di aver perso addirittura le orecchie; c'era una cosa, tuttavia, che andava a fuoco come l'inferno ed era la sua bocca. Per riflesso, inumidì le labbra con la punta della lingua: la mente, indipendente dal corpo, le ripropose ancora la sensazione destabilizzante della bocca calda di Mordred sulla sua.

Affrettò il passo ancora di più, come volesse lasciarsi alle spalle quelle immagini che come flash, le attraversavano implacabilmente gli occhi non appena calava le palpebre.

Intendiamoci, non è che non avesse mai baciato nessuno in vita sua, questo è chiaro.

La novità che l'aveva mandata in panne era un'altra.

Morgana era abituata ad avere il controllo non solo sulle cose, ma anche sulle persone (che puntualmente avevano sempre fatto non tutto quello che lei diceva, ma ciò che si aspettava da loro). Era sempre stata maledettamente brava a capire in anticipo le mosse degli altri, come avesse avuto una sorta di dono... per questo riusciva ogni volta ad essere un passo avanti a tutti. Quando aveva baciato qualcuno, quando era stata con qualcuno... tutto quello era potuto accadere perché lei aveva previsto che sarebbe andata così. E lo aveva lasciato succedere.

Succedeva solo quando era lei a volerlo.

Ma Duirvir... oh, Duirvir! Non aveva mai avuto a che fare con... con... con una tale irriverenza!

Si fermò non molto lontana dall'entrata dell'ala Camelot; da quella distanza, la musica giungeva ovattata ed incomprensibile. Solo il bum bum bum dei bassi aveva un senso.

Come si è permesso! pensò, fremente di indignazione, Come ha potuto!

Non era stato il bacio ad aver alimentato la sua collera. Era l'essere stata colta di sorpresa.

Per la prima volta in tutta la sua vita, non aveva previsto proprio un bel niente.

Di certo, il fatto che a tradimento le tornasse in mente, ogni tre per due, la consistenza soffice delle labbra di Mordred, non la aiutava.

Arrossì nel bel mezzo del parco, la sua ira che di minuto in minuto raggiungeva livelli storici mai toccati.

Per quanto la riguardava, il suo subconscio avrebbe potuto anche cominciare a correre nudo per i campi, ma non avrebbe mai, mai e poi mai ammesso che le era piaciuto.

Mai.

Era stato disgustoso. Uno schifo. Un abominio. Un... un trauma!


"Morgana!"


A quel richiamo, se possibile, si congelò ulteriormente lì, vicino a quella panchina imperlata da gocce di umidità. Era una voce maschile, aveva sentito bene.


"Morgana!"


Quando udì pronunciare di nuovo il suo nome, si rilassò impercettibilmente. Non era la voce di Mordred.

Si voltò con espressione incupita, aspettando che Merlin la raggiungesse, senza neanche accennare un passo verso di lui. Da come la guardava, anche l'altro sembrava avere vagamente le palle girate. La veste da mago svolazzava indisturbata attorno alle gambe; stringeva il cappello a punta in una mano, la barba argentea invece era sparita.

Ci ha messo poco a tornare giovane. Deve aver venduto l'anima al diavolo..


Quando Merlin fu abbastanza vicino, le puntò l'indice contro, accusatorio.

"Che diavolo ti passa per la testa?!" sbottò, senza neanche cercare di mascherare l'irritazione "Tuo fratello fa a botte con qualcuno e tu te ne vai?!"


Morgana arcuò le sopracciglia con espressione scettica.

Cos'è, vieni a fare la parte della principessa guerriera che vuol proteggere quel babbeo del suo uomo? E' arrivata Xeena, fermi tutti.


"Mio fratello è maggiorenne e vaccinato, è in grado di prendere da solo le sue decisioni, anche se a volte può sembrare il contrario. Se decide di voler spaccarsi il naso con qualcuno, non è affare che mi riguardi. Anzi, magari se ce le prende, la prossima volta ci penserà due volte, prima di farsi prendere dalla voglia di sfoggiare la sua deliziosa mascolinità!"


Merlin allargò gli occhi, non poteva credere che Morgana fosse incurante ed insensibile fino a quel punto! Sapeva che teneva a suo fratello, lo sapeva! Doveva solo scavare lì, da qualche parte.

Lei lo osservò in silenzio, con un'espressione che lo sfidava a parlare ancora.

Ah, hai scelto la serata sbagliata per discutere con me, Emrys! Mi trovi proprio carica.


Quel che non sapeva era che lo fossero entrambi. Carichi, si intende.


"Invece è affar che ti riguarda" rispose Merlin, socchiudendo le palpebre sugli occhi azzurri "Considerando che se le stava per dare con Duirvir! Sbaglio o eri tu che lo stavi baciando?"

"No!" rispose al volo Morgana, infervorandosi immediatamente " E' qui che ti sbagli, mio caro Emrys! E' evidente che parlare senza ragione di causa, non fa per te!"


Merlin era consapevole di non aver assistito direttamente alla scena, ma non importava davvero chi avesse baciato chi. Importava solo che Morgana se ne era lavata le mani ed aveva lasciato suo fratello ad azzuffarsi in mezzo alla festa. Non amava impicciarsi degli affari altrui, per natura era una cosa che non faceva mai. Eppure, quando si trattava di Arthur, la sua natura andava allegramente in campeggio.


"E' tuo fratello e tu lo hai lasciato fare! E se si fosse fatto male sul serio?!"

"E' mio fratello ed io sono sua sorella, non la sua balia! Quel posto l'hai già occupato tu, non è vero?" il tono di Morgana ad un tratto si fece insinuante.

Merlin si ritrasse inconsciamente, guardandola con sospetto e, forse, un pizzico di timore.

"Che vuoi dire? Sei stata tu a costringermi ad assecondare questa sua follia! Non ho scelto io di stargli intorno così!"

Lei lo guardò in silenzio, con un sorriso così obliquo sulle labbra che sentì la schiena attraversata da un brivido. Gli occhi chiari di Morgana dicevano che era meglio smetterla di provocarla così.

Non disse niente a sua volta, solo il ritmo costante della musica a colmare quello scambio di avvertimenti. Ecco perché odiava avere a che fare con Morgana. Non sapevi mai cosa aspettarti.

E' una maledetta manipolatrice, a parte il cognome ha ben poco da spartire con suo fratello. Per fortuna.


Morgana stava per dirlo. Stava per spiattellargli sul serio che sapeva tutto. Sapeva che era lui la ragazza dal vestito verde che tutti stavano cercando, sapeva che era stato lui ad aver baciato suo fratello e sapeva come far presa sulla sua coscienza. Merlin era sempre stato un sentimentale, un'anima pura ed ingenua. In quegli anni, aveva previsto molte cose, su di lui. Avrebbe potuto distruggerlo nel giro di un paio di frasi e liberarsi della sua fastidiosa vocetta da grillo parlante in men che non si dica.

Lo stava per fare, davvero, perché lei era così. Era egocentrica ed egoista, sopratutto quando aveva la luna storta. Le rare volte in cui si era comportata in un modo più umano, solitamente, avevano avuto uno scopo. Un obiettivo da raggiungere.

Prese fiato, schiuse e labbra e...


BOOM!


Un'esplosione. Forte, come nei film.

Sobbalzarono entrambi con il cuore in gola.

Una forte luce li investì e nel giro di un secondo, i loro occhi furono riempiti dall'immagine delle fiamme.

Si scambiarono uno sguardo impreparato ed atterrito, restando fermi come due allocchi, nell'indecisione di non sapere che cosa diavolo fare.

Merlin guardò di nuovo le fiamme, dalle quali, proprio in quel momento, cominciò a partire a rotta di collo una scarica potente di fuochi d'artificio.

Morgana era a dir poco allibita, tant'è che spalancò la bocca in un'espressione ben lontana dall'aria minacciosa che aveva avuto fino a qualche momento prima.

Alzarono gli occhi verso il cielo, assistendo ammutoliti allo spettacolo pirotecnico.

In uno sprazzo di lucidità, Merlin realizzò che provenivano dalle serre.


"Oh, no..."


Abbassò gli occhi. Morgana l'aveva appena mormorato, ma il tono mortifero della sua voce aveva calamitato la sua attenzione. Seguì il suo sguardo e non poté credere (di nuovo) ai suoi occhi.


"Oh, no..." si ritrovò a dire pure lui.


Ci fu un urlo disperato.

In lontananza, sul prato del parco del college, saltando panchine come fossero state ostacoli da qualche centimetro, Lancelot sfrecciava ad una velocità inaudita per qualsiasi essere umano non dopato, rincorso dal cane del guardiano, Attila, che mostrava al vento le sue sbavanti zanne inferocite. Il mantello di Lancelot, tra le altre cose, stava andando a fuoco.

Peccato non fosse merito della kriptonite.


*


Entrarono trafelati dentro la stanza. Le luci stroboscopiche li infastidirono e strizzarono entrambi le palpebre. Senza pensarci due volte, di comune accordo avevano deciso che la miglior cosa da fare era andare a chiamare Gwen. Si erano quindi precipitati di nuovo in mezzo alla festa, ma in tutto quel casino sarebbe stata una bella impresa riuscire a trovarla.


"Dividiamoci, faremo prima!" gridò Merlin, sovrastando il chiasso della musica e della folla. Morgana annuì, iniziando a scivolare tra i corpi dei suoi compagni.

Adesso che ci ripensava a mente più o meno fredda, le veniva da ridere.

Gwen, mia cara, il tuo ragazzo sarà pure un demente, ma anche te che continui ad andargli dietro non scherzi.


Alzò gli occhi dal pavimento, che aveva guardato fino a quel momento per non inciampare nei piedi degli altri, e le sembrò di scorgere una chioma riccioluta vicino il tavolo delle bevande.

L'ho trovata! pensò trionfante, sgomitando con rinnovata carica. Voleva essere la prima a dirle quello che aveva visto, perché la faccia di Gwen sarebbe stata impagabile. Doveva vederla!

Quando l'ebbe quasi raggiunta, un paio di occhi acquamarina occuparono la sua visuale.

Si fermò bruscamente in mezzo alla pista, per evitare di franare addosso a Mordred che le era spuntato davanti dal nulla.


"Che cosa vuoi?" l'apostrofò lei, senza alcuna traccia di cordialità nel tono di voce.

Aggressiva Morgana, sii aggressiva. Quello sì, che ti riesce bene.

Gli occhi, però, le scivolarono inavvertitamente sulle labbra di lui e le sembrò di sentire di nuovo quel calore confondersi sulla sua pelle.

La rabbia tornò a premere con rinnovata energia. Più erano le volte che ricordava certi dettagli, più si irritava. Era come buttare benzina sul fuoco.


"Ho bisogno di parlarti" disse Mordred, sovrastando la musica senza difficoltà. Sapeva come farsi sentire, quando voleva essere udito.

Morgana colse la palla al balzo. Avrebbe risolto la situazione una volta per tutte.


"Non mi interessa, non voglio sentire niente! Anzi, ti dirò di più: sei libero di fare ciò che diavolo vuoi con quelle stupide foto, ho finito di assecondare le cretinate di un ragazzino!"


Lo superò, dandogli una spallata. Il suo tono di voce, così definitivo, riuscì a mandare nel panico Mordred, che tentò di riacciuffarla, chiamandola per nome.

Morgana, tuttavia, aveva già attirato l'attenzione di Gwen ed era riuscita a sgusciare via dalla sua presa.

Il bello stava soltanto per iniziare.



















NOTE DELL'AUTORE: Il bello stava soltanto per iniziare. Eh già, NON AVETE NEANCHE LA PIU' PORCA E VAGA IDEA. L'ho già detto che questa fanfiction è a stampo demenziale e che è decisamente senza pretese? Mi pare di sì, ma rinfrescare la memoria anche ai nuovi lettori non fa mai male. Non prendetela seriamente, sul serio. Ed il gioco di parole non era voluto ma non mi va di cancellare. Ciemmequ, questo capitolo è stato un parto, sul serio, sembrava di star scrivendo la storia infinita, non terminava più XD poi di mezzo ci si sono messi anche dei problemi personali che sono (purtroppo) ancora in corso e quindi... vi ho fatto aspettare un po', è vero. Però almeno mi presento sempre con capitoli chilometrici, questo non si può negare! (E' una minaccia). Finalmente succede qualcosa di sostanzioso (non che nei capitoli precedenti i nostri eroi si fossero girati i pollici) ma siamo decisamente ad una svolta. Privatamente alcuni mi hanno chiesto di quanti capitoli si comporrà questa storia, ebbene... dovrebbero essere 13, capitolo più capitolo meno... E per la gioia di tante, troviamo il ritorno di Gwaine! Forse dovrei fare uno spin off su di lui, vista la vasta gamma di adoratrici che 'sto qui si ritrova XD sarà per il suo petto villoso? Ahahaha! Ringrazio come al solito tutti quelli che hanno recensito, che hanno aggiunto la storia tra preferiti/seguiti/ricordati e chi si limita solo a leggere. Siete la mia kriptonite! Passiamo alle note, insolitamente poche:


  1. http://www.youtube.com/watch?v=JwLzIPkrQIE (canzone rock)

  1. http://www.atomodelmale.it/wp-content/uploads/2009/01/burger-king.jpg (costume di Arturo)

  1. http://i49.tinypic.com/mvoh38.jpg (costume di Gwaine)

  2. http://fc09.deviantart.net/fs71/i/2010/095/2/e/Ash_Ketchum_by_WhiteHawkMinion.jpg (costume di Ash Ketchum)


Questo è Lance che tranquillamente se ne va dopo aver fatto esplodere le serre del college XD:

http://25.media.tumblr.com/c581b86082fcb47ccd5f6e971d5b9c2e/tumblr_mjpfen5UOv1qk1vf3o1_500.jpg


Va bé raga. Come disse papa Ratzy, s'è fatta 'na certa:


http://1.bp.blogspot.com/-kzYzRuM8sls/URj-Xoa8oDI/AAAAAAAAC_Y/m2u38ZTfaFA/s1600/citazioni+improbabili+ratzinger.jpg


Sciao a tutti!

Asfo

(per gli amici 17662)

   
 
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