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Autore: kagome123    17/03/2013    5 recensioni
Sono passati 15 lunghi anni da quando Inuyasha, Kagome e i loro figli sono rimasti bloccati nel presente a causa dell'inaspettata chiusura del pozzo mangia ossa; ora Inuki e Kaori, ormai adolescenti, vivono, insieme alla loro famiglia, una vita normale tra i banchi di scuola. Ma le loro giovani vite saranno sconvolte da un avvenimento improvviso... Ed ecco voi il sequel di "Una nuova avventura"!! Nuove avventure e nuovi personaggi vi attendono. Cosa aspettate? Leggete e commentate numerosi!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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capitolo 41
Capitolo quarantunesimo - Di nuovo insieme
 
 
 

[Tre giorni più tardi]
 
“Grazie e torni a trovarci, signore!”
La voce cristallina di Kagome risuonava senza sosta tra le antiche mura del tempio, salutando ad uno ad uno le decine di visitatori che popolavano quel luogo.
 
“Avevi proprio ragione, Kaori. Non ho mai visto così tanta gente in tutta la mia vita!” Disse la donna rivolgendosi alla figlia che si muoveva veloce da una parte all’altra con il suo abito da sacerdotessa, trasportando scatoloni sempre più grandi di amuleti e oggetti vari.
 
“Fhè! Dovresti avere più fiducia in me, mamma. E poi… mica è finita qui! Sono più che sicura che il meglio deve ancora arrivare!”
 
Kagome sorrise.
Se alle 10 del mattino le premesse erano quelle… forse…
‘Oh, Kami. Vi scongiuro. Fate che vada tutto bene.’ Si ritrovò a pensare, rivolgendo il suo sguardo in direzione del Goshinboku, l’albero che da secoli vegliava sulla sua famiglia.
 

 
Erano da poco passate le cinque del pomeriggio e il flusso di gente, come aveva predetto la ragazza, non aveva accennato per un solo attimo a diminuire.
 
“Kaori, tesoro. Le targhette stanno per terminare. Puoi andare gentilmente a prenderne altre dal magazzino?”
 
“Subito, nonnina. Faccio in un lampo!” Disse la mezzo demone prima di mettersi a correre in quella direzione.
 
Era quasi arrivata quando un odore molto particolare la fece bloccare di scatto.
 
“Ma questo è…”
‘… l’odore dell’erba appena tagliata’ Continuò nella sua mente.
 
Scosse più volte la testa.
Non era possibile una cosa del genere.
Non in una megalopoli come Tokyo.
Ma allora perché quell’odore era così forte?
Sempre più incuriosita, cercò di individuare da dove provenisse e, in pochi istanti, si ritrovò davanti al tempietto dove era custodito il pozzo mangia ossa.
 
Nel frattempo Kagome, spazientita per il ritardo della figlia, camminava a passo svelto per il giardino.
 
“Ma dove si sarà cacciata? Abbiamo bisogno delle targhette giù al chioschetto! Ah, ma se scopro che se l’è svignata come al solito, giuro che…”
Ma la donna non poté terminare la frase.
Sua figlia era lì, in piedi davanti alla porta aperta del tempietto e che tremava come una foglia.
Agitata, si portò subito accanto a lei.
 
“Tesoro mio, che succede? Non ti senti bene?” Le domandò visibilmente preoccupata.
 
“Mamma. L’odore dell’erba… Riesco a sentire l’odore dell’erba appena tagliata!” Balbettò, continuando a tremare.
 
“L’odore dell’erba? Ma… Kaori, cosa dici? Non è possibile una cosa del genere! Ci troviamo a centinaia di chilometri dalle campagne!”
 
Kaori la prese per mano, trascinandola con sé all’interno del tempietto.
Quando entrambe le donne furono a pochi metri dal pozzo, una folata di vento fuoriuscì da esso, inondando le loro narici con quel particolare odore.
 
Ora non c’erano più dubbi.
La divina Midoriko aveva mantenuto la sua promessa.
 
“Per tutti i Kami! Che facciamo adesso, mamma? CHE FACCIAMO?!” Chiese, sempre più agitata e tirandole la manica del suo abito da sacerdotessa.
 
Kagome rimase per alcuni minuti in silenzio, persa nei suoi pensieri.
“Beh… non possiamo certo lasciare la nonna e zio Souta da soli a badare a tutti quei clienti. Hai visto anche tu quanta gente c’è là fuori?”
 
“E allora che proponi di fare?”
 
A quella domanda Kagome spostò lo sguardo sulla figura della figlia, guardandola intensamente.
“Va, Kaori. Va da lui, figlia mia.”
 
“Eh?” Ribatté, confusa.
 
“Hai capito benissimo a chi mi riferisco, Kaori. Va da lui. Non sprecare questa occasione che ti è stata data. Io, papà e tuo fratello ti raggiungeremo più tardi, a festa conclusa.”
 
Kaori arrossì vistosamente.
Come riusciva ogni volta la madre a leggere nelle profondità del suo animo sarebbe rimasto sempre un mistero per lei.
“Mamma… io… ho paura. E se si fosse dimenticato di me?” Commentò, distogliendo lo sguardo e portando una mano tremante al petto. 
 
Kagome le avvolse il capo con le braccia, baciandola sulla testa.
“Andrà tutto bene.”
 
“Tu… lo credi… veramente?”
 
“Sì, ne sono più che certa.”
 
Kaori l’abbracciò forte.
“Grazie, mamma. Ti voglio bene.”
Poi saltò giù, scomparendo all’interno del pozzo mangia ossa avvolta da una grande nuvola di fumo rosa.
 
Kagome, rimasta sola, si portò una mano al volto, commossa.
‘Buona fortuna, piccola mia.’ Si ritrovò a pensare, prima di chiudere silenziosamente le porte del tempio e tornare al lavoro.
 

 
Il giovane monaco avanzava lentamente per il sentiero che conduceva alla foresta sacra.
Intorno a lui i grandi alberi secolari lo proteggevano dai caldi raggi del sole estivo, procurandogli refrigerio e permettendogli di avanzare senza troppi problemi.
Poche ore prima, quel pomeriggio, sua madre si era inaspettatamente presentata nella capanna, interrompendo i suoi esercizi di meditazione e informandolo che aveva percepito una strana aura provenire dal luogo in cui si trovava il pozzo mangia ossa. Dato che, quel giorno, suo padre e le sue sorelle non erano al villaggio, lui era l’unico in grado di gestire quella situazione senza troppi problemi.
All’inizio lui si era rifiutato, per nulla intenzionato a far tornare alla mente i tristi ricordi del passato. Poi il suo senso del dovere aveva preso il sopravvento, costringendolo a fare ciò che gli era stato chiesto.
 
‘Mi domando in che condizioni sia. Non credo che qualcuno vi si sia avvicinato negli ultimi anni.’ Pensò, continuando ad avanzare.
 
Era quasi arrivato quando si accorse che c’era qualcuno comodamente seduto ai bordi del pozzo.
Sorpreso e curioso, si nascose dietro un albero e iniziò a studiare la figura dell’intruso.
Si trattava di una donna dai lunghi capelli color dell’argento e che vestiva abiti da sacerdotessa.
Una cosa del tutto normale se non si considerava il fatto che la donna in questione emanava un’insolita e, soprattutto, potente aura demoniaca.
 
‘Che mia madre si stesse riferendo a questa persona?’ Si domandò.
 
Sempre più confuso, decise di avvicinarsi ancora di più, ma fu colto di sorpresa quando questa si voltò improvvisamente nella sua direzione, rivelando così la sua identità.
I loro sguardi si incrociarono per un lungo istante poi un nome, un nome che per anni aveva evitato persino di pronunciare, giunse prepotentemente alle sue labbra.
 
“K-Kaori? S-s-sei proprio tu?” Domandò, con voce tremante.
 
La ragazza si alzò, facendo qualche passo nella sua direzione. 
“E chi vuoi che sia? Ti stavo aspettando, lo sai?” Ribatté usando il suo usuale tono strafottente e continuando ad avvicinarsi.
 
Shiro deglutì più volte mentre la gola gli diventava sempre più secca.
“Tu… mi stavi aspettando?”
 
Kaori annuì più volte, regalandogli uno dei più bei sorrisi che avesse mai visto.
Incapace di trattenersi, il giovane allungò una mano verso di lei, accarezzandole timidamente il volto con la punta delle dita. Lei lo imitò quasi subito, studiandone i contorni spigolosi.
 
“Ma guarda un po’. Allora è vera.” Commentò poi, toccandogli la folta peluria castana che gli copriva tutto il contorno del viso e ridacchiando tra sé e sé.
 
Una sensazione di calore mista ad elettricità si impadronì del suo corpo, tanto da fargli chiudere gli occhi.
“Beh… per fortuna anche tu lo sei.” Ribatté con un filo di voce, riprendendo a guardarla.
 
La mezzo demone ridacchiò più forte.
“Perché? Cosa credevi che fossi? Un fantasma?”
 
Non aveva neanche finito di parlare che si ritrovò con la faccia immersa nella tunica di lui.
In un attimo il suo odore di incenso ed erba fresca invase le sue narici, facendola fremere.
Chiuse gli occhi.
Oh Kami, quanto le era mancato quell’odore!
 
“Dimmi che non è un sogno, Kaori. Dimmelo, te ne prego!” Disse quasi supplicandola e senza allentare la presa.
 
“Non lo è. E' tutto vero, non preoccuparti.” Rispose ironica per poi perdersi ancora di più in quell’abbraccio.
 
Il monaco la strinse più forte a sé, abbandonandosi alle lacrime.
Era felice.
Kaori, la sua amata Kaori era finalmente tornata da lui.
E non l’avrebbe mai più lasciata andare.
 

 
“Quindi, se ho ben capito, adesso lavori come sacerdotessa al tempio, Kaori-chan?” Le domandò prendendo posto accanto a lei.
 
La mezzo demone si portò una mano dietro la nuca, imbarazzata.
“Sì. È strano, vero?”
 
“Non credo che strano sia la parola più giusta da usare in questo caso. Più che altro direi che ci troviamo davanti ad un paradosso!” Commentò il ragazzo tra le risa.
 
Kaori scoppiò a ridere anche lei.
“Comunque, faccio anche altri lavori per tenermi occupata visto che, diversamente da mio fratello, non ho continuato gli studi.”
 
“Oh, davvero? Tipo?”
 
“Beh… commessa, fattorino, addetta ai traslochi, muratore… cose così, insomma!”
 
“Oh? Sei una grande lavoratrice, allora.”
 
“Mah… se così si può dire. Sono una che si adatta, tutto qui. Tu, invece? Che hai fatto in questi ultimi anni?”
 
“Ho solo viaggiato per tutto il Paese con l’intento di crescere sia spiritualmente che fisicamente.”
 
“Beh… una cosa di certo ti è cresciuta.” Commentò ironica e facendo passare giocosamente un dito sul mento di lui.  
 
“Dimmi la verità: sto male con la barba, vero?”
 
Kaori scosse più volte la testa.
“No. Ti dona parecchio, invece.”
 
Al giovane monaco gli si illuminarono gli occhi.
“Dici sul serio?”
 
“Secondo me dovresti soltanto sistemarti un tantino i capelli.” Disse, continuando ad osservarlo. “Capisco bene che questo è lo stile che si usa in quest’Epoca però… la frangetta è po’ troppo…”
 
“…lunga?” Completò lui, anticipandola.
 
“Già. Non riesco quasi a vederti gli occhi.” Spiegò, alzandogliela leggermente con fare scherzoso e sorridendogli divertita.
 
“Allora chiederò a mia madre di aggiustarmeli un po’. È da quando sono tornato che non fa altro che ripetermelo.”
 
A quella risposta Kaori ridacchiò.
“E dimmi: quando sei tornato al villaggio?”
 
“Circa dieci giorni fa.” Spiegò.
 
“Davvero?”
 
“Sì. E sinceramente, se oggi non ti avessi incontrato, me ne sarei andato di nuovo da qui.”
 
“Oh? Allora i tuoi genitori mi dovranno ringraziare.” Commentò, ironica.
 
“Non sto scherzando, Kaori. Non mi sarebbe stato possibile rimanere a lungo in un luogo così pieno di ricordi. Di TUOI ricordi.” Disse, serio e guardandola negli occhi.
 
“Eh?”
 
“Io… non ho mai smesso di pensarti, Kaori-chan. In tutti questi anni trascorsi lontano da casa non c’è stato singolo giorno in cui io… non l’abbia fatto.”
 
Arrossì.
Possibile che, dopo tutti quegli anni, quel ragazzo provasse ancora qualcosa per lei?
Il cuore cominciò a batterle all’impazzata e sentì una sensazione di felicità assoluta invaderla per tutto il corpo.
 
“Lo so. Sono trascorsi molti anni dall’ultima volta che ci siamo visti e non ho mai preteso che tu ricambiassi i miei sentimenti. Dopotutto io… sono soltanto un umile monaco e… non posseggo nulla in confronto a ciò che gli uomini del tuo tempo potrebbero offrirti. Sebbene questo sentimento non abbia mai abbandonato il mio cuore, io... ”
 
Il suo cuore perse un battito.
Oh Kami.
Ma cosa stava facendo?
Quella era una dichiarazione in piena regola!
E lei… lei…
Oh, insomma!
Per quale dannato motivo lei, in quel contesto, non riusciva a spiccicare una parola?!
Era pur sempre una donna del XXI° secolo e… beh… non poteva di certo restarsene lì, buona buona a lasciarlo fare!
Soprattutto se il ragazzo in questione stava blaterando delle enormi assurdità sul suo conto!
 
Con un coraggio e una forza che non credeva neanche di possedere, troncò bruscamente quel suo discorso, prendendo lei la parola.
“Sarebbe meglio che la smettessi di dire cose senza senso, Shiro!” Urlò.
 
Il monaco la guardò, sorpreso, non comprendendo dove volesse andare a parare.
 
“Vedi questo braccialetto? Potrò anche provenire da un’altra Epoca, ma… sono pur sempre un hanyou e nessuno mi ha mai visto nella mia vera forma. Già il fatto di avere questo particolare colore di capelli mi ha procurato e, purtroppo, continua ancora a farlo, innumerevoli malintesi e pregiudizi, rendendomi difficile anche il solo interagire con chiunque mi stia accanto. Solo tu, Shiro… SOLO TU mi hai sempre accettato per quello che sono!”
 
Veloce, la ragazza si liberò del braccialetto, ponendo così fine all’incantesimo di illusione.
Le piccole orecchie canine sulla sua testa si mossero più volte, attirando l’attenzione del giovane monaco.
 
“E poi… voglio che ti sia ben chiara una cosa: A ME NON INTERESSA UN FICO SECCO DI QUELLO CHE HANNO DA OFFRIRMI GLI ALTRI! NON MI INTERESSANO! Io… io… SONO INNAMORATA DI TE, SHIRO! SOLTANTO DI TE!” Urlò con gli occhi pieni di lacrime.
 
Shiro sgranò più volte gli occhi, incapace di proferire parola.
Aveva capito bene?
O si trattava soltanto di un bellissimo sogno?
 
“Io…sono… innamorata… di te…” Ripeté tra i singhiozzi, nascondendo il volto arrossato tra le mani.
 
In men che non si dica si ritrovò nuovamente avvolta tra le braccia del ragazzo.
“Shiro? Ma che diavolo…?!”
 
“Non immagini minimamente quante volte ho sognato di sentirti dire queste parole. Quanto l’ho sperato, quanto l’ho desiderato… oh Kami! È come se il mio sogno fosse divenuto realtà!” Disse tutto d’un fiato.
 
La ragazza arrossì ancora di più.
“Calmati, Shiro. Non ti sembra di esagerare?”
 
“Affatto! Sono così felice che ormai non capisco più quello che dico!”
 
Kaori sospirò mentre un dolce sorriso le si disegnava sulle labbra.
Mentre si abbandonava tra le sue braccia, il suo odore la colse nuovamente di sorpresa, facendola perdere in esso. E, sebbene percepisse già i suoi istinti demoniaci farsi prepotentemente largo dentro di lei, si sentì rincuorata quando percepì l’aura spirituale di Shiro avvolgere la sua, accettandola in ogni sua parte.   
E così, incapaci di contenere le proprie emozioni, i due si unirono in un tenero bacio fino a quando questo non si trasformò in qualcosa di più passionale e incontrollabile.
La cosa continuò per parecchi minuti poi Kaori, spaventata e insicura, decise che forse era meglio fermarsi lì.
 
“Qualcosa non va?” Chiese il ragazzo, staccandosi a malincuore da lei.
 
La giovane scosse più volte la testa, imbarazzata.
“Ecco… io…”
 
“Vuoi che ci fermiamo qui?” Le domandò, accarezzandola e cercando di rassicurarla.
 
“N-non si tratta di questo! È solo che sento la mia parte demoniaca farsi strada all’interno del mio corpo. S-se continuiamo su questa strada io potrei… perdere il controllo e…”
 
“E allora perdilo.” Ribatté, serio.
 
Le parole di Shiro la presero alla sprovvista.
“Eh?”
 
“Lasciati andare, Kaori.” Disse, guardandola negli occhi e una voce più roca del normale.
 
“Ehhh? Ma… ma… ti sei reso conto che non ho Tessaiga qui con me?! Rischierei di…”
 
“Il tuo demone non mi farà alcun male. Ne sono più che certo.” Ribatté, facendole passare una mano tra i folti capelli e baciandole la fronte.
 
“Ma… ma…”
 
“Lasciati andare…” Le ripeté, sussurrando quelle parole direttamente nell’orecchio e leccandoglielo audacemente.
 
Quel semplice gesto le fece sciogliere come neve al sole, facendola abbandonare completamente tra le braccia del giovane.
In un attimo sentì le sue mani farsi largo su di lei, tracciando sentieri di fuoco su tutto il corpo.
Come diamine faceva quel ragazzo ad avere tutto quel controllo su di lei?
E soprattutto dove diavolo aveva imparato quelle mosse, visto che anche lui era, diciamo così, alle prime armi come lei?
Ma quella domanda rimase senza risposta.
In poco tempo la ragazza si ritrovò senza vestiti, con lui che continuava a toccarla e a baciarla senza sosta, facendola volare solo così infinite volte più in alto di quanto fosse mai arrivata.
Ansimante e sfinita, si ritrovò a fissarlo con un’espressione corrucciata in volto.
Non era giusto.
Sebbene le piacesse e PARECCHIO quello che le stava facendo, alla fine era solo lui quello che si stava divertendo!
Approfittando di un suo attimo di distrazione, ribaltò completamente i ruoli del gioco e si posizionò sopra di lui.
 
“K-K-Kaori-chan? C-cosa stai…?!” Balbettò, confuso e imbarazzato, notando la ragazza armeggiare con le proprie vesti.
 
Un ghigno furbetto si disegnò sul volto della giovane donna, mentre faceva passare, maliziosa, le mani artigliate su tutto il suo corpo.
“Sai, Shiro? Sei fin troppo vestito per i miei gusti.” Commentò, leccandosi le labbra.
 
Shiro sentì il suo corpo venire percorso da un lungo brivido.
E non di paura.
In quel momento Kaori sembrava davvero una belva pronta a mangiarlo e a lui, per qualche strano motivo, la cosa eccitava parecchio.
Avrebbe voluto risponderle ma la ragazza lo interruppe nuovamente, portandosi faccia a faccia con lui.
 
“Non temere, piccolo umano. Sono più che sicura che quello che sto per farti ti piacerà…” Disse con una voce quasi irriconoscibile, ma non per questo meno sensuale.
 
Pochi istanti più tardi le urla di piacere del ragazzo riecheggiarono per tutta la foresta sacra.
 

 
Il sole stava lentamente tramontando alle loro spalle e i due giovani amanti, stremati e soddisfatti, giacevano abbracciati l’uno accanto all’altra. I loro corpi, ormai uniti da un legame eterno e indissolubile, erano avvolti malamente nelle loro vesti in un guazzabuglio di colori e di tessuti.
 
“Wow. Allora è così che ci si sente. Ora capisco perché a mio padre piace così tanto farlo con la mamma!” Commentò il giovane monaco, portando una mano dietro la nuca e ridacchiando come un ebete.
 
“Porco! Ti sembrano forse queste cose da dire in momento del genere?! Hai cancellato in un sol colpo tutta l’atmosfera!” Ribatté irritata e turbata la mezzo demone, colpendolo in testa con un pugno.
 
Shiro si abbandonò ad una risatina maliziosa, massaggiandosi la zona dolorante.
“Scusami ma, se solo ripenso al fatto che, tempo fa, avevo fatto voto di castità, io…”
 
“Voto di castità? TU? Ma mi stai forse prendendo in giro?!”
 
“Beh… ecco… sono pur sempre un monaco e, prima di oggi, non avevo mai toccato una donna.” Spiegò, imbarazzato.
 
Kaori lo guardò con gli occhi simili a due fessure.
 
“Te lo giuro, Kaori-chan! Tu sei stata la prima per me come io lo sono stato per te!”
 
“E allora dove diavolo hai imparato a…”
Ma si interruppe, troppo imbarazzata per riuscire a terminare quella frase.
 
“Beh… ecco… grazie agli insegnamenti di mio… padre.” Spiegò con un filo di voce.
 
Kaori lo guardò nuovamente, scioccata.
“Dici davvero?”
 
Il giovane monaco fece di si con la testa, sempre più imbarazzato.
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa della giovane mezzo demone.
‘Avrei dovuto aspettarmelo.’ Si ritrovò a pensare per poi abbandonarsi ad un sonoro sospiro.
 
“Quindi… hai mandato all’aria tutti i tuoi buoni propositi da bonzo soltanto per me?” Domandò timidamente.
 
“Già. Così sembra.” Rispose, portandosi più vicino e facendo scivolare audacemente la mano verso il fondoschiena di lei. 
 
La mezzo demone sospirò rassegnata, accoccolandosi di più sul suo petto.
Fu in quel momento che si accorse dei numerosi graffi e segni di morso disseminati su tutta quella parte del corpo del compagno.
“Mi dispiace. Alla fine non sono riuscita a tenere a freno i miei istinti.” Commentò triste, cominciando a leccare le varie ferite.
 
“Non importa. Anzi, se proprio vuoi saperlo, in quei momenti non mi sono accorto di nulla.”
 
“Sul serio non ti fanno male?”
 
“No. Tranquilla.”
 
Kaori sospirò nuovamente, rincuorata da quelle parole.
 
“E poi guariranno velocemente grazie al potere del marchio quindi non dovresti preoccupartene più di tanto, Kaori-chan.” Disse accarezzandole la testa argentata.
 
“Oh, già. È vero.” Disse, nascondendo il suo viso nell’incavo del collo per poi posare le labbra sul marchio in questione.
 
“Se non vuoi che ti salti di nuovo addosso, ti consiglio caldamente di NON continuare quello che stai facendo, Kaori-chan.” Disse con una voce più roca del normale.
 
“Dovrei avere paura di un piccolo essere umano come te?” Commentò ironica e sensuale allo stesso tempo.
 
“Prima non ti sono sembrato così piccolo. O sbaglio?” Rispose malizioso, premendo i fianchi contro quelli di lei e facendole sentire tutta la sua eccitazione.
 
Un’espressione di piacere si disegnò sul volto della ragazza.
“Sai? Potremmo finire nei guai se decidiamo di continuare per questa strada.” Commentò, facendo passare, sensuale, un dito sul suo petto.
 
“Nei guai? E perché dovremmo, scusa? In fondo, non stiamo facendo nulla di male.”
 
“Beh… non credo che mio padre sarebbe della tua stessa opinione se ci vedesse in questo preciso istante.”
 
A quelle parole il volto del povero Shiro cambiò radicalmente colore, si portò le mani tra i capelli e cominciò ad urlare e a tremare come una foglia.
“Oh Santissimi Kami! Cosa ho fatto!”
 
Kaori scoppiò a ridere come una matta.
“Non preoccuparti, Shiro-chan. Ti proteggerò io da lui.”
 
“Me lo prometti?” Chiese, speranzoso.
 
La mezzo demone annuì più volte per poi strusciarsi di più sul corpo di lui e toccare appena il marchio con la punta della lingua.
In un attimo tutta la paura che provava si era trasformata in desiderio.
 
“Ma… non eri tu quella che diceva che dovevamo fermarci?”
 
“Io non ho mai detto nulla del genere e poi… non mi sembra proprio che il tuo amico qui abbia intenzione di farlo.” Ribatté, maliziosa e premendo di più i fianchi contro i suoi.
 
Incapace di trattenersi, il giovane la baciò, attirandola di più a sé.
Poi la passione prese di nuovo il sopravvento, facendoli unire ancora una volta.
 

 
Kagome appoggiò i piedi sul morbido suolo erboso, ispirando a pieni polmoni l’aria fresca e pura della sera che abbondava in quel luogo. Come stabilito dalla somma Midoriko quattro anni prima, da quel momento in poi il magico passaggio temporale sarebbe rimasto aperto per sempre, permettendo a lei e a tutta la sua famiglia di attraversarlo senza problemi.
 
“Chissà se Miroku e Sango sono già al corrente di quello che è accaduto.” Commentò con un dolce sorriso in volto, facendo qualche passo in avanti.
 
Diversamente dalla compagna, Inuyasha, visibilmente turbato e arrabbiato, non faceva altro che borbottare ed imprecare ad alta voce.
 
“Inuyasha. Si può sapere cosa diavolo ti è preso tutto d’un tratto?! E dire che fino a pochi minuti fa non vedevi l’ora di attraversare il pozzo!”
 
Inuyasha sbuffò.
“Se solo tu fossi in grado di percepire gli odori come me, capiresti subito il motivo del mio repentino cambiamento d’umore!” Spiegò.
 
Kagome lo guardò per qualche istante, insicura.
“Vediamo se indovino: tu sei arrabbiato con Kaori, visto che se n’è andata lasciando me e la mamma da sole a badare ai clienti che affollavano il tempio.”
 
“Non è per quello che sono arrabbiato.” Grugnì, portandosi nervosamente una mano tra i folti capelli. “È tutta colpa di quel… di quel piccolo bonzo da quattro soldi e delle sue mani lunghe!”
 
“Oh? Intendi Shiro? Allora è qui che lui e Kaori si sono incontrati!” Lo anticipò, congiungendo, euforica ed eccitata, le mani e guardandosi intorno.
 
“In realtà quei due hanno fatto molto più che incontrarsi, Kagome.” Ribatté, portandosi, imbarazzato, la mano sul volto arrossato.
 
A quelle parole la sacerdotessa cambiò completamente espressione.
“Eh?”
 
Il mezzo demone fece più volte di sì con la testa, incapace di formulare qualsiasi frase.
 
Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa della donna.
“Oh Kami! E io che ho spinto nostra figlia a raggiungerlo pensando che si sarebbero scambiati soltanto qualche bacio o carezza!” Si ritrovò a dire, scioccata e imbarazzata ma, non per questo, meno felice.
 
“Fhè! Si tratta pur sempre del figlio di quel bonzo pervertito! Che cosa ti aspettavi?”
 
Ci furono alcuni minuti di silenzio poi Kagome riprese la parola.
“Quindi… come ti comporterai adesso?” Domandò, titubante e guardandolo timidamente.
 
“Non lo ucciderò, se è questo che temi. Se lo facessi, Kaori non me lo perdonerebbe per tutto il resto della vita. Però…”
 
“Però…?”
 
“…potrei sempre spezzargli le gambe, così da fargli capire chi comanda!” Completò come fosse stata la cosa più naturale del mondo.
 
“Inuyasha!”
 
Ridacchiò.
“Stavo scherzando, stupida.”
 
“Lo spero per te!” Urlò, visibilmente arrabbiata.
 
Il mezzo demone ridacchiò ancora.
“Salta su, Koi. I nostri amici hanno atteso fin troppo a lungo il nostro ritorno.” Disse, invitando la compagna a salire sulle sue spalle.
 
“Ok, ok. Però devi promettermi che quando raggiungeremo la capanna, non ti fionderai su di lui con chiara furia omicida!”
 
Sospirò, rassegnato.
“E va bene. Ci proverò.” Disse prima di iniziare a correre velocissimo tra gli alberi e sparire da quel luogo.
 
….
 
Ikkuko chiuse silenziosamente le porte del piccolo tempietto dietro di sé per poi portarsi le mani, tremanti, al petto. 
 
‘Oh Kami. Non sono mai stata così agitata in tutta la mia vita! E ora… come devo comportarmi? Non capisco proprio perché Kaori-chan non è voluta venire con me. Sarebbe stato tutto più… semplice!’ Si ritrovò a pensare la giovane sterminatrice, mentre avanzava, insicura e preoccupata, per quel grande giardino.
 
‘Hai paura di vederlo, non è così?’ Domandò la vocina dentro di lei, facendola sussultare.
 
“Non ho paura di vederlo. È solo che…”
 
‘Hai paura che i sentimenti che prova per te siano cambiati? Che ti abbia dimenticata?’ Continuò.
 
“No… io…”
 
‘O forse sei TU che l’hai dimenticato?’
 
“IO NON L’HO DIMENTICATO! C-c-come potrei?! Io e Inuki siamo…”
Ma si fermò, posando la mano sul punto dove si trovava il marchio e poi sul ventre piatto.
 
‘Il tuo bambino non c’è più. Lo sai.’ Completò quella voce per lei.
 
La giovane donna si abbandonò ad un profondo sospiro di rassegnazione.
Poi riprese silenziosamente a camminare, fino a ritrovarsi nelle vicinanze del Goshinboku.
Le piccole lanterne colorate con cui era ancora adornato, illuminavano a giorno quel luogo, dandogli un aspetto magico e quasi irreale.
 
Affascinata da quello spettacolo così strano e inconsueto, si portò più vicina, perdendosi in esso.
E fu in quel momento che una voce conosciuta giunse alle sue orecchie, attirando la sua attenzione.
 
“Ma guarda un po’ quegli ingrati dei miei genitori. Sebbene sapessero BENISSIMO che oggi sarei tornato tardi e, SOPRATTUTTO, stanco morto, se ne sono andati lasciando a me il compito di sistemare tutto! Tsk! Mi sarei aspettato una cosa del genere da parte di mia sorella ed invece… Ah! Ma quando tornano, gliene dirò di tutti colori!” Commentò arrabbiato Inuki, sistemando l’ennesimo sacco di immondizia vicino al bidone.
 
Avrebbe voluto continuare a lamentarsi ma la voce della nonna che lo chiamava non glielo permise.
 
“Inuki, tesoro. Quando hai finito, vieni qui ad aiutarmi. Ci sono altre statue e icone da spostare e rimettere a posto!” Urlò la donna, affacciandosi dalla porta del tempio con un grande scatolone tra le mani.
 
“Arrivo subito, nonna!”
 
La sterminatrice, imbarazzata e insicura, si nascose subito dietro il grande albero.
‘Oh Kami. È proprio lui! E ora che faccio?!’ Pensò, scuotendo la testa da una parte all’altra.
 
Non aveva neanche finito di attraversare tutto il giardino quando un dolce odore, un profumo che non sperava quasi più di poter sentire, raggiunse le narici del giovane mezzo demone, facendolo bloccare di colpo.
Che si trattasse proprio di… lei?
Scosse velocemente la testa, cancellando immediatamente quel pensiero.
La stanchezza gli stava davvero giocando un brutto scherzo.
Era improbabile che la sua compagna si trovasse lì visto che il pozzo, per quanto ne sapeva lui, risultava ancora sigillato.
Annusò nuovamente, come per ricevere una conferma ma, diversamente da quello che si aspettava, quell’odore lo raggiunse nuovamente, facendolo tremare sensibilmente.
In un attimo si ritrovò a correre come un pazzo per tutto il giardino, fermandosi a pochi passi dal Grande Albero Sacro.
 
“Ikkuko? Sei lì, vero?” Domandò con un filo di voce.
 
Per alcuni minuti non accadde nulla, tanto che il ragazzo credette seriamente di essersi sbagliato. Poi, quando stava per perdere la speranza, la giovane sterminatrice uscì finalmente allo scoperto.
In un attimo i loro sguardi si incrociarono, spaventati e confusi.
 
“Ciao Inuki. Come stai?” Gli domandò timidamente, incapace di guardarlo negli occhi.
 
“Ikkuko… tu… Non è un sogno… vero?”
 
Ikkuko scosse velocemente la testa, sorridendogli appena.
Senza rendersene conto la ragazza si ritrovò ad osservarlo.
Non era cambiato per niente dall’ultima volta che l’aveva visto.
Mentre lei… invece…
 
Inuki sbatté più volte gli occhi, incredulo.
Era lei.
Forse un po’ dimagrita e impaurita ma… SI TRATTAVA PROPRIO DI LEI! DELLA SUA IKKUKO!
Per un momento credette seriamente di avere un infarto.
“Che ci fai qui? C-come hai fatto a… a venire da questa parte?” Balbettò, sempre più agitato.
 
“A quanto pare Midoriko ha mantenuto la promessa che ci aveva fatto quasi quattro anni fa.” Disse semplicemente, continuando a distogliere lo sguardo.
 
Incapace di trattenersi, il mezzo demone la intrappolò tra le sue braccia, stringendola con tutta la forza che aveva.
A causa di quel contatto così repentino ed inaspettato, Ikkuko si ritrovò a tremare e ad arrossire dalla testa ai piedi.
 
“Da quanto tempo sei qui? P-perché non sei venuta subito da me?” Le domandò con la voce che gli tremava.
 
La sterminatrice strinse forte la maglietta del ragazzo tra le mani.
“Io ci ho provato ma… avevo troppa paura per farlo.” Spiegò tra i singhiozzi, abbandonandosi completamente tra quelle forti braccia.
 
“Eh?”
 
“Sono passati tanti anni dall’ultima volta che ci siamo visti e… credevo che tu, ormai, ti fossi dimenticato di me.” Continuò, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
 
“Perché parli così, Ikkuko? Io non potrei mai dimenticarti, anzi... tu non immagini minimamente quanto io mi sia sentito in colpa per averti lasciato da sola!”
 
La ragazza si aprì leggermente lo yukata che portava fino a scoprire completamente il marchio sulla sua spalla destra.
“Mi è stato spiegato che quando il marchio si ingrigisce e la pelle perde morbidezza, allora significa che il tuo compagno ha perso interesse per te.”
 
Inuki la fissò.
“Chi ti ha detto queste cose così… assurde?!”
 
“Un’anziana esorcista che salvai da morte certa tanto tempo fa. Mi raccontò di sua sorella e della sua storia con un demone e… di come era stata abbandonata da quest’ultimo.”
 
“Ikkuko io… non ti ho dimenticato. Te lo posso anche giurare!”
 
“E allora perché il marchio è diventato così?!” Urlò, stizzita.
 
Non aveva neanche finito di parlare che si ritrovò con le labbra e la lingua del ragazzo sulla propria pelle.
“Si può sapere… c-c-cosa… DIAVOLO stai.. facendo?!” Ansimò, agitata e scioccata.
 
“Cerco di rimettere le cose a posto. A te che sembra?!” Urlò lui, continuando imperterrito le sue azioni.
 
Ikkuko sentì il suo corpo cominciare a tremare mentre il suo battito cardiaco aumentava a dismisura.
Oh Kami!
Quando era stata l’ultima volta che aveva provato una sensazione del genere?
Quando era stata l’ultima volta che si era sentita così…amata da qualcuno?
Come spinta da qualcosa da qualcosa si ritrovò ad aprire gli occhi e, in quel momento, l’immagine di Inuki che la guardava con le sue pozze d’oro colme d’amore le provocò un’emozione e una sensazione tale che, se non fosse stato per il fatto che lui la teneva ben stretta tra le braccia, sarebbe caduta decisamente al suolo.
Fu solo quando lo sentì allontanarsi leggermente che Ikkuko fu nuovamente in grado di riaprire gli occhi.
Ansimava.
Sentiva il suo corpo bruciare.
E soprattutto il marchio sulla sua spalla aveva finalmente ripreso il suo aspetto originario.
 
“Ma… ma.. cosa è successo?” Domandò con un filo di voce.
 
“Diciamo solo che ho rinnovato il mio contratto con te.” Spiegò, imbarazzato e portandosi una mano dietro la nuca.
 
“Ri… rinnovato?” Ripeté, insicura e confusa.
 
Inuki annuì.
“Forse sarà stato a causa della chiusura del magico passaggio temporale, comunque adesso sei ufficialmente la mia compagna. E per la seconda volta, oserei dire!” Continuò, ridacchiando leggermente.
 
Ikkuko lo fissò a lungo senza riuscire a spiccicare una parola.
Ma allora lui… ci teneva davvero così tanto a lei?
Così tanto da legarla a lui per la seconda volta?
Sentì le lacrime farsi velocemente largo tra i suoi occhi.
Era felice.
Felice come non lo era da tanto, forse troppo tempo.
Si strinse più forte al ragazzo, prendendolo piacevolmente di sorpresa.
 
“I-Ikkuko?” Balbettò, insicuro.
 
“Promettimi che non mi lascerai più sola. Promettimelo, Inuki!” Urlò.
 
Inuki ricambiò il suo abbraccio.
“Non ti lascerò mai più sola, Koi. Mai più. Te lo giuro sulla mia stessa vita.”
 
Poi posò delicatamente le sue labbra su quelle di lei.
Sebbene fossero passati molti anni da quel terribile giorno, ormai era chiaro che la ferita nel cuore della ragazza non era mai riuscita a rimarginarsi del tutto. Mentre la baciava, il giovane mezzo demone si ripromise che avrebbe fatto di tutto per rendere di nuovo felice la sua compagna. E ora che finalmente i Kami l’avevano fatta tornare da lui, questa occasione non avrebbe di certo tardato ad arrivare.
 
In quello stesso momento la signora Higurashi e Souta, nascosti dietro una grande statua di marmo, osservavano quella scena con un dolce sorriso in volto.
“Sai, Souta? Credo che per questa sera dovremo cavarcela da soli.” Bisbigliò.
 
“Già. Lo credo anch’io.” Rispose il giovane uomo prima di allontanarsi silenziosamente insieme alla madre.
 


ANGOLO DELL'AUTRICE

Ed ecco a voi il capitolo che stavate tutti aspettando ^^
Sorpresi, vero?
Hehehe!
E dire che non ho ancora finito!
Preparatevi perchè nel prossimo e, ahimè, ultimo capitolo assisterete all'epilogo che non vi sareste mai immaginati XD
Alla prossima, ragazzi e... continuate a seguirmi! ^_-

kagome123

 
   
 
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