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Autore: Netmine    17/03/2013    6 recensioni
Cap 17- La giovane sconosciuta rivolse i suoi occhi viola verso la nuova arrivata e la fissò con intensità, poi lo scenario cambiò un'altra volta. [..] Le si avvicinò fino a riuscire a poggiarle le labbra sull'orecchio "Ricorda, fidati di me"
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Cap 21- Sembrava un vecchio in tutto e per tutto ma, se lo si sapeva osservare, ci si accorgeva di quel qualcosa che rendeva la sua età indefinibile.
Si portò l'indice difronte alla bocca "Shh. Non urlare. Non voglio farti del male, non te ne ho mai voluto fare" Carol era impaurita e l'uomo se ne accorse "Non mi credi. So di averti ferita, ma è stato involontario!" quasi urlò quest'ultima frase, come se lo tormentasse.
"Allora perché lo hai fatto?"
"Non mi aspettavo di vedere un'altro come me qui! Ero contento, ma sapevo che ti avrei dovuta avvertire e questo mi faceva soffrire molto. Stavo lottando contro di me, non volevo ferirti" sembrava sincero e Carol non ebbe il cuore di replicare.
"Come te? Che avremmo in comune?"
"Sei reale! Tu sei reale e lo sono anche io!" cambiò repentinamente umore e rise di gusto "Sei reale" ripetè, assaporando quelle parole
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carol rimase in silenzio per tutta la sera, il suo sguardo era perso nel vuoto e non si accorgeva che qualcuno le stesse parlando fino a quando non le pizzicavano un braccio o la facevano ritornare al mondo reale in altri modi.
Andò a letto presto, pensando ancora a quello strano pomeriggio, e i suoi sogni rappresentarono la sua inquietudine. Sognò alberi parlanti, piante che battibeccavano e fiori che lodavano la propria bellezza.. Si svegliò in piena notte, per colpa di quei sogni non era riuscita a dormire bene e la testa le faceva male. 
Si preparò una tazza della sua tisana preferita e si rimise a letto. Sognò ancora alberi parlanti, ma questa volta era diverso: gli alberi non erano degli esseri abominevoli, ma delle entità dotate di anima e vogliose di comunicare con il mondo, e lei non era una pazza, ma una ragazza speciale che riusciva a comprenderli e a liberarli dal loro silenzio.
 
La mattina dopo Carol si svegliò di buon ora e, preparata la colazione per tutta la famiglia, prese la cesta e andò da Amanith.
"Amanith, scusa per la reazione che ho avuto ieri.. Tutto mi sembrava così improbabile! Pensavo che fosse un sogno, un brutto sogno.. Ma ora sono pronta a sentire quello che hai da dirmi e da insegnarmi" Carol aspettò una risposta che non arrivò, si sedette con la schiena contro il tronco della quercia e sorrise scuotendo la testa. 
Chiuse gli occhi e si immerse nella natura, una dolce brezza le accarezzava il viso e la rugiada della notte le inumidiva il vestito.
"Carol, oggi sei venuta prima del solito" era di nuovo quella voce, era di nuovo Amanith!
Carol tenne ben chiusi gli occhi per non rompere quella fragile magia "Si, sono venuta per parlarti.. Hai sentito ciò che ho detto prima?"
"Io ho sentito te, ma tu ancora non potevi sentire me"
"In che senso? Perché non potevo sentirti?"
"La tua anima, Carol. E' la tua anima che comunica con il mondo che ti circonda e può farlo solamente se tu glielo permetti"
"La mia anima.. E come faccio a liberarla?"
"Ancora non l'hai capito? Devi liberare la mente da ogni pensiero e immergerti nella natura. Solo così puoi liberare la tua anima"
"Tu mi hai detto che posso parlare con tutte le piante, allora  perché riesco a farlo solamente con te?"
"Perché le nostre anime sono legate. Per questo motivo ti viene più semplice, quasi naturale, fonderla con la mia"
Carol iniziava ad essere confusa "Le nostre anime sono legate?"
"Si, Carol. Il giorno della tua nascita venisti scelta. Hai sempre avuto l'abilità di parlarmi e da piccola lo facevi di continuo, senza preoccupartene. Ma poi crescesti e io dovetti celare la mia voce per non farti spaventare"
"Io non ricordo di aver parlato con te da piccola! E, se non mi hai più parlato per non spaventarmi, perché mi parli ora?"
"Perché ora sei pronta ad apprendere, il tuo destino sta per compiersi e devi sapere"
"Devo sapere, cosa?" 
"Come liberare la tua anima, come entrare in contatto con la natura e come dominarla, quando ne necessiti"
"Insegnami"
"Non avere tanta fretta, Carol. Avremo bisogno di tanto tempo e oggi dovrai allenarti a liberare la mente da ogni pensiero, tutto parte da questo"
Carol annuì "Dimmi cosa devo fare" 
"Chiudi gli occhi. Non pensare a nulla. Senti il vento sul viso, il rumore delle foglie che si muovono, la consistenza dell'erba e della terra sotto i tuoi palmi.. Ce la puoi fare?"
Carol annuì, concentrata "Si, posso farcela"
"Bene. Ora annulla la mia voce e concentrati.."
Passarono così delle ore, Carol non seppe dire quante, ma le sembrava di essere in quel luogo da secoli. 
Quando riaprì gli occhi, il sole era alla massima altezza nel cielo, doveva essere mezzogiorno e lei sarebbe già dovuta essere a casa. Tentò di alzarsi, ma le ginocchia le tremarono e cadde al suolo.
"Non avere fretta, Carol. Hai esaurito le tue energie, non puoi metterti in cammino ora. Riposa."
Carol sapeva di non avere altra scelta, anche se si fosse sforzata di alzarsi non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Si distese sul terreno e dormì. 
 
"Carol! Carol!" 
Era la voce di Connor. Si svegliò e vide che il cielo stava diventando scuro, era ormai pomeriggio inoltrato.. "Connor! Sono qui!"
Dopo nemmeno un minuto, Connor le fu davanti con aria di rimprovero "Perché sei scomparsa oggi? Mamma e papà sono molto prreoccupati!"
Carol si stropicciò gli occhi "Scusami. Mi sono addormentata e ho perso la cognizione del tempo.."
Connor sbuffò, tentando di mantenere l'aria infastidita mentre guardava la sorella stropicciarsi gli occhi e sbadigliare. "Dai, alzati! Poi lo spiegherai a mamma e papà.. Ma se ti avessero vista così non sarebbero riusciti nemmeno loro a rimanere arrabbiati con te, sei troppo comica!" Non riuscì più a trattenere le risate. La sorella aveva tutta la faccia sporca di terra e, più si strofinava il viso per svegliarsi, più si sporcava.
"Che hai da ridere, Connor?"
Si sforzò di smettere di ridere e assunse un'aria indifferente "No, niente. Andiamo a casa, sù!"
 
"Carol, che hai combinato alla faccia?" La signora Robins la gardò con aria sconvolta.
"Hai la faccia tutta sporca di cacca" disse Richard mentre correva da lei.
Carol finalmente capì il motivo delle risate del fratello e si girò a fulminarlo con lo sguardo. Quello, per tutta risposta, fece spallucce e andò a sedersi.
"Devo essermi sporcata con la terra.. Ero molto stanca e mi sono addormentata.. Scusate" Sembrava sinceramente dispiaciuta e imbarazzata per il suo comportamento.
La signora Robins sospirò "Dai, sciacquati il viso. Non fa niente, basta che non succeda mai più una cosa del genere" 
   
 
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