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Autore: Claire Marie Blanchard    17/03/2013    5 recensioni
Harry James Potter non era tornato per finire gli studi di Hogwarts, ma intraprese la sua carriera di Auror.
Ginevra Molly Weasley, nonostante il dolore per la perdita del fratello Fred, decise che era ora di rialzarsi in piedi, di mostrare alla sua famiglia la sua resilienza*, in modo da essere un esempio.
Ronald Bilius Weasley imitò Harry, affermando di voler combattere contro quelli che erano gli alleati degli assassini di suo fratello.
E poi fu il turno di Hermione Jean Granger. La quale, come da copione, scelse di finire gli studi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, conseguendo anch’ella i M.A.G.O., insieme alla più piccola di Casa Weasley.
Aveva lasciato Ron poco prima di andare in Australia per recuperare i suoi genitori e restituire loro la memoria, dopo aver capito che il loro era solo un amore fraterno.

Prequel di "More e muschio".
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Sapori e profumi'
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
 
 
 
 
 
Note:
 
* = Il capitolo è stato ideato e scritto sotto le note di Heroes, di David Bowie. Non ho alcun diritto a riguardo.
 
 
 
 
 
 
Parte seconda – Eroi, figuranti e superstiti
 
 
 
 
 

[…] I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away
We can be Heroes, just for one day
We can be us, just for one day […]

 

(David Bowie, Heroes*)

 
 
 
 
 
Il dormitorio femminile di Grifondoro era calmo e silenzioso, quella sera.
Sdraiata sul letto, nella sua stanza singola da Caposcuola, con le braccia aperte, la Grifondoro rifletteva su ciò che era accaduto quella sera stessa e nei mesi precedenti. Mesi che la dipingevano come un'eroina.
Hermione Granger detestava essere definita un'eroina.
Aveva semplicemente svolto il suo dovere: stare dalla parte del giusto. Si era semplicemente schierata dalla parte del bene, al fianco dei suoi migliori amici. Aveva solamente agito con il cuore, mettendo in pratica tutti i valori in cui credeva. Lealtà, amicizia, coraggio.
Aveva combattuto con valore, con forza, con coraggio, con determinazione. Aveva cercato di difendere il suo Mondo, tutto ciò in cui credeva. Aveva difeso e appoggiato il suo migliore amico, combattendo al suo fianco. Aveva difeso e lottato per la sua Scuola, per i suoi compagni, per i suoi genitori, per tutti gli studenti – attuali e futuri – di Hogwarts.
Non aveva fatto nulla se non quello che riteneva giusto fare. Non aveva fatto nulla se non il suo dovere di amica, di studentessa, di strega.
Hermione Granger detestava essere definita un'eroina.
- Hermione…
La voce di Ginny la risvegliò, facendola riemergere da quel fiume di pensieri.
- La McGranitt vuole vederti nel suo ufficio. Dice che riguardano le ronde.
La bruna annuì piano, sorridendo all’amica, che nel frattempo lasciò la stanza.
Si alzò e si avviò verso la porta, dove si fermò un attimo a decidere come definirsi.
Hermione Granger detestava essere definita un eroina.
Hermione Granger non si definiva un'eroina. Piuttosto, si definiva una figurante.
E, prima ancora, una superstite.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Essere un Caposcuola portava i suoi vantaggi.
E Draco Malfoy lo constatò nel momento in cui vide la sua camera da Caposcuola.
Blaise era rimasto in Sala Comune a leggere uno di quei noiosissimi libri babbani, mentre lui preferì andare nella sua stanza, sdraiarsi sul letto e riflettere per qualche minuto, tenendo lo sguardo fisso sul soffitto e le mani congiunte sull’addome.
Rifletté su quello che era appena successo… sulla decisione della McGranitt…
Rifletté sulla reazione degli studenti, davanti a quella decisione… sullo sguardo serio ma non accusatorio della Mezzosangue… su come facesse a non odiarlo, dopo tutto quello che le aveva fatto passare… su come facesse a non disprezzarlo, dopo tutto l’odio che lui le aveva rivolto.
Chissà se sta ancora con Lenticchia, si ritrovò a pensare.
Voci di corridoio dicevano che tra loro era finita… altre che si sarebbero sposati alla fine dell’anno scolastico, appena lei si fosse diplomata… altre ancora dicevano che lei lo aveva colto in flagrante mentre la stava tradendo.
Infine, le ultime voci riferivano che era stata lei a darsi una svegliata.
Non sapeva quale voce fosse vera.
Sperava nell’ultima…
Sperava che l’avesse lasciato. Ma non per gelosia, ma perché così lei avrebbe dimostrato di essere davvero la strega più brillante della loro generazione.
Poteva avere Potter… ah, giusto: stava con la Weasley femmina.
Poteva avere Paciock… purosangue, Grifondoro… macché, non ne era all’altezza.
Persino McLaggen era meglio di Weasley…
No. Fermi tutti. McLaggen proprio no.
Cormac McLaggen era solo la sua copia – venuta male – in versione Grifondoro.
Il rumore di un pugno che colpiva piano la porta lo distrasse da quella folla di pensieri.
-   Avanti…
Blaise entrò, piazzandosi davanti al letto.
-   Draco, Lumacorno mi ha mandato a chiamarti. Dice che la McGranitt vuole vederti, nel suo ufficio. È per le ronde…
Il biondo si alzò a sedere e annuì.
-   Grazie, Blaise.
Il moro gli sorrise annuendo e se ne andò.
Il Caposcuola lo raggiunse dopo qualche secondo, avviandosi verso l’ufficio della Preside.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
La Presidenza era affollata, secondo Draco, erano presenti tutti i Capiscuola.
- Oh, signor Malfoy. Noto con piacere che ci ha raggiunti senza alcuna esitazione.
Ernie Macmillan lo guardò in malo modo, non appena entrò nella stanza.
Morag McDougal rimase indifferente, e lo stesso valse per la Mezzosangue.
Draco la guardò per qualche secondo, notando immediatamente il suo sguardo impassibile e serio.
La professoressa riprese la parola, subito dopo che lui si sedette.
- Vi ho fatti convocare per discutere dei turni della ronda serale. Vi ho divisi personalmente in coppie. Coppie che alternerete settimanalmente, insieme e ai piani che vi distribuirete in parità. Signor Macmillan, lei sarà in coppia con la signorina Granger. Mentre, il signor Malfoy sarà in coppia con la signorina McDougal…
- Cosa?! – esclamò la Corvonero – Non ci penso proprio! Non sono d’accordo!
- Mi scusi? – chiese la Preside scettica, alzando le sopracciglia.
- Io non farò coppia con il signor Malfoy. Non mi fido di lui.
L’oggetto della conversazione sospirò rumorosamente, cercando di non reagire e poggiando una mano sulla fronte.
- E perché non dovresti, Morag? – intervenne la Grifondoro in modo tranquillo, con grande stupore da parte di Draco.
- Perché dovrei?– ribatté la Corvonero.
- Perché io ho deciso così, signorina McDougal – rispose prontamente e con tono freddo la professoressa.
- Beh… io non mi fido di lui. È possibile un cambio con la signorina Granger?
Hermione inspirò profondamente – come se l’aria l’aiutasse ad avere più coraggio – mentre la Preside alternò lo sguardo più volte dalla Corvonero alla Grifondoro, per poi rispondere.
- Signorina McDougal, anche se la signorina Granger fosse disposta ad accettare il cambio, lei sarebbe in coppia con il signor Malfoy la settimana prossima…
- Sempre meglio che niente – disse Morag.
La professoressa guardò tristemente Hermione.
- Signorina Granger, lei sarebbe disposta ad un cambio per questa volta?
Hermione si morse il labbro inferiore, guardando prima la professoressa e, in un secondo momento, Draco Malfoy, per poi riferirsi nuovamente alla professoressa e annuire decisa.
- Molto bene, allora. Potete andare.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Per tutto il tempo, Hermione e Draco si scambiarono poche parole.
Il Serpeverde, di tanto in tanto, la osservava, notando quanto lei fosse cambiata… mutata… cresciuta.
Era cresciuta, la Mezzosangue.
Aveva messo su un fisichino niente male. Certo, non era prosperosa, ma non era grassa, né comunque una brutta visione.
Almeno, non come qualche anno prima.
Era cresciuta, la Mezzosangue.
Aveva un’espressione diversa… sembrava più… matura. Più… donna.
Sì, i suoi capelli erano ancora molto mossi, ma sembravano leggermente più curati.
Era cresciuta, la Mezzosangue.
Ed era cresciuto anche Draco. E non solo fisicamente.
D’altro canto, invece, Hermione evitava il più possibile di guardarlo.
Fu il ragazzo a rompere il silenzio.
- Non hai paura di me, Granger?
Hermione si fermò a guardarlo stupita.
- Perché dovrei averne, Malfoy? – chiese pacatamente.
Il biondo la guardò triste.
- Tutti hanno paura di me… pensavo che tu fossi tra questi.
Hermione lo guardò dritta negli occhi, con aria decisa, e assunse un tono sereno.
- Io non ho paura, Malfoy. Non più, almeno. Ho finito di averne mesi fa.
Era la prima volta che il biondo le rivolgeva parola senza insultarla e, con sua sorpresa, non le dispiacque scambiare due parole con lui.
Mentre Draco si sentì sollevato nel sapere che c’era ancora qualcuno con un minimo di cervello che non si fosse lasciato influenzare dal passato.
Forse, fu per questo che le disse ciò che gli stava passando per la testa.
- Mia madre continua a mandarmi cesti di dolci – le confessò improvvisamente – nonostante tutto, mi tratta ancora come se fossi un bambino.
Hermione sorrise, ma poi si incupì subito dopo.
Quella piccola confessione le ricordò cosa fu costretta a fare sui suoi genitori, ma questo Malfoy non poteva saperlo.
- Ho mangiato una cioccorana e… ho trovato la tua figurina.
- Ah, sì… le cioccorane – disse lei sospirando.
Il ragazzo annuì.
Dopo qualche minuto passato in un imbarazzantissimo silenzio, Hermione consultò il suo orologio da polso per controllare l’ora.
Effettivamente, si era fatto tardi.
- Credo che sia arrivato il momento di andare a dormire – disse lei - Buona notte, Malfoy.
Non si aspettava nessuna risposta. Si girò e fece un paio di passi.
-   Buona notte, Granger – le rispose lui.
Hermione si fermò, pensando di aver capito male.
Draco Malfoy l’aveva salutata educatamente?
Si voltò, incredula, ma appena tornò nella posizione dove era prima, notò che il ragazzo era già sparito.
Che se lo fosse immaginato?
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
I giorni successivi vennero segnati da saluti di cortesia e cari vecchi battibecchi.
Piano piano, Draco Malfoy stava ricostruendo la sua vita, pezzo per pezzo.
Cercando di convivere con il passato.
Figurante.
Ricominciando a vivere, il più serenamente possibile.
Superstite.
Augurandosi di migliorare in futuro.
Eroe.
Draco Malfoy poteva definirsi un figurante.
Partecipò – anche se costretto e per pochissimo tempo – al folle piano genocida del Signore Oscuro.
Disarmò Albus Silente, senza ucciderlo.
Partecipò – anche se da vigliacco – alla grande battaglia combattuta tra le mura di Hogwarts.
Venne emarginato socialmente.
Esattamente, tutte cose degne di un figurante.
Draco Malfoy poteva definirsi un superstite.
Superstite della sua famiglia… della guerra…
Un sopravvissuto sociale che, gradualmente, stava riacquisendo punteggi e riconquistando la fiducia di alcuni.
Vittima di un naufragio che coinvolse il suo stesso cuore.
Tuttavia, Draco Malfoy non poteva definirsi un eroe.
Non si era schierato, al principio, dalla parte giusta.
Non aveva contribuito alla salvezza del Mondo.
Aveva, però, salvato la vita al Trio quella sera, a Malfoy Manor, quando finse di non riconoscerli.
Sperava, però, di poter diventare un eroe, un domani.
Sperava che, un giorno, qualcuno lo ricordasse con affetto, con un sorriso.
Sperava che non venisse ricordato con amarezza e disgusto.
Come lui aveva fatto con Hermione Granger.
Con lei, era sicuramente stato un figurante… con lei, senza dubbio era stato un superstite… ma, con lei, non era mai stato un eroe.
Quel pomeriggio si stava dirigendo in biblioteca, per studiare.
E, immancabilmente, lei era lì. Seduta ad un tavolo con tutti quei mattoni.
Era tenero vederla con quell’espressione concentrata.
Era dolce vedere con quanta cura lei annotasse appunti, sintesi e collegamenti.
Era bello potersi sedere di fronte a lei senza che lei desse di matto e con un suo mezzo sorriso come risposta a quella tacita richiesta di permesso.
Solo in quel momento, si rese conto di aver commesso un’infinità di errori con lei.
Draco Malfoy aveva deciso.
Non sarebbe più stato un superstite.
Non sarebbe più stato un figurante.
Con Hermione Granger, Draco Malfoy voleva diventare un eroe.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione era tornata a concentrarsi sulla ricerca per Lumacorno, quando Malfoy prese parola.
- Mi dispiace, Granger.
La ragazza alzò lo sguardo stupita, ritrovandosi a guardarlo negli occhi.
Lo aveva detto con un tono deciso e apparentemente sincere. Decise di credergli.
- Lo so. Dispiace anche a me – gli disse, tornando al suo tema.
Il ragazzo pensò che, forse, sarebbe stato meglio se fosse tornato a punzecchiarla, come ai vecchi tempi. Sperava che, così, tornasse un briciolo di quella normalità che lo aveva abbandonato un paio di anni prima.
- E come stanno il nostro caro vecchio Lenticchia e San Potter?
Hermione lo guardò seria, sospirando rumorosamente e chiudendo gli occhi per qualche secondo, in modo da non perdere la calma, per poi tornare a rivolgere lo sguardo sul tema e rispondere con un tono abbastanza basso da non farsi sentire da Madama Pince.
- Abbastanza bene da mandarti a quel paese ogni volta che ti sentono nominare da qualcuno.
Il biondo ghignò.
- Stai ancora con Weasley?
Hermione sgranò gli occhi dalla sorpresa.
Si aspettava un insulto, si aspettava un commento inopportuno su Ron o su Harry, o su entrambi, ma non si aspettava di certo una domanda posta con quel tono interessato.
- I-io… no-non… non credo che siano affari tuoi, Malfoy – gli rispose con tono imbarazzato e balbettando.
Senza sapere né come, né perché, la bruna iniziò a sentirsi a disagio, come se non volesse parlare della sua situazione sentimentale con quel ragazzo così spocchioso e superficiale.
Draco, invece, sorrise soddisfatto. Era riuscito a metterla in difficoltà, il che lo fece sentire di una totale e piena beatitudine.
Decise di continuare a tirare la corda.
- Oh, lo sono. Non vorrei trovarmi senza alcuna difesa, nel caso in cui, un giorno, decideste di allargare la famiglia, appestando…
Ed Hermione, lì, vide rosso e divenne ancora più rossa.
Un po’ per l’imbarazzo e un po’ per la rabbia.
Esplose come un vulcano spento da troppi anni, cercando di mantenere il tono basso, sempre per non infastidire Madama Pince.
- Senti, non so quanto danneggiato sia il tuo cervello – ammesso che tu ne abbia mai avuto uno – ma, forse, dovrei ricordare a quella testolina bionda ossigenata che ti ritrovi che, noi tre abbiamo parato il tuo preziosissimo fondoschiena da Purosangue più di una volta, negli ultimi anni. Pertanto, sei pregato di portare un minimo di rispetto verso coloro che si sono interessati anche alla tua di incolumità, senza mai chiederti nulla. Se non il tuo rispetto. Perciò, saresti così gentile da chiudere quella boccaccia e aprirla solo per dire qualcosa di intelligente, Malfoy?!
Il biondo rimase a bocca aperta, per poi richiuderla e cercare di trattenere la rabbia – e il tono della voce.
Era arrabbiato quanto lei.
- Pensi che non abbia sofferto anch’io? Pensi che sia stato facile per me? Ho rischiato di perdere la vita, mia e quella dei miei genitori. Ogni maledetto giorno. Quindi, Mezzosangue, non fare tanto la maestrina. Non puoi giudicare nessuno, se non te stessa.
Fu il turno di Hermione di ghignare.
- Anch’io ho rischiato tutto ogni giorno, forse più di te. Anch’io ho sofferto, più di te, e anche per me non è stato facile, sempre più di te. Ho dovuto rinnegare il mio ruolo di figlia. Ho tolto ai miei genitori i ricordi di una vita intera – gli confessò con gli occhi lucidi – cercando di proteggerli. Ho perso il mio amico Fred, ho visto morire il miglior professore di Difesa contro le Arti Oscure che Hogwarts abbia mai avuto, insieme a sua moglie, tua cugina, lasciando da solo un bambino piccolo che dovrà crescere con sua nonna, tua zia. Ho rischiato di perdere il mio migliore amico più di una volta, per un momento ho creduto fosse morto e, come se non bastasse, ho un bel ricordo di tua zia Bellatrix sul braccio, lasciatomi sul pavimento del salotto di casa tua. Vuoi che continui, Malfoy?!
Il biondo diventò più pallido del solito.
Aveva capito di essersi comportato da vero stupido.
- Mi dispiace – ripeté.
Hermione lo guardò – con sempre più voglia di piangere – per poi prendere le sue cose e alzarsi.
Il Serpeverde non poté biasimare quel gesto.
La ragazza stava per avviarsi verso l’uscita, caricandosi la borsa dei libri sulla spalla, quando lui la bloccò con la voce, senza avere il coraggio di guardarla.
- È vero, Granger. Sono sempre stato una comparsa, un sopravvissuto, ma…
- Ma potresti diventare un eroe – gli disse lei, come se avesse capito cosa le stava per dire, come se avesse usato la Legilimanzia su di lui.
Ancora un po’ sconvolto ed incredulo, Draco ghignò.
- Come Potty e Lenticchia?
Hermione lo guardò, sorridendo intenerita.
- No, Malfoy. Eroe di te stesso.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione Granger era appena uscita dalla biblioteca.
Aveva appena iniziato a percorrere il corridoio e stava avviandosi verso il dormitorio femminile del Grifondoro, quando sentì una voce chiamarla.
- Granger…
Si voltò piano, e notò un Draco Malfoy con un leggero affanno.
Il ragazzo poggiava il suo sguardo su chiunque e qualunque cosa, che non fosse il viso di Hermione Granger, cercando di trovare la forza per parlare.
- … io non sono mai stato, non sono e non sarò mai un eroe.
Hermione gli rivolse un mezzo sorriso.
- Peccato. Perché Harry non crede che tu sia cattivo nell’animo… non lo pensava Silente. Non lo credeva Piton… persino la McGranitt ha voluto ridarti fiducia, nominandoti Caposcuola, e…
Draco la guardò con uno sguardo misto tra l’incredulo e lo spaventato.
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo tutto quello che ti ho fatto, Mezzosangue?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo tutto il male che ti ho rivolto?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo aver voluto anche la tua morte?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo come ti ho trattata per tutti questi anni?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo che sei stata torturata sotto i miei occhi, senza che io intervenissi?
Hermione gli sorrise debolmente e lo salutò, senza aspettarsi alcuna risposta.
- Ci vediamo, Malfoy.
E se ne andò. Lasciandolo lì, da solo, a riflettere su quello che gli aveva appena confessato.
Se ne andò, lasciandolo, lì, da solo, a metabolizzare quella novità inaspettata.
Se ne andò, lasciandolo lì, da solo, a decidere sul da farsi.
A decidere che sarebbe diventato l’eroe di se stesso.
A decidere che sarebbe diventato l’eroe di Teddy Lupin.
A decidere che sarebbe diventato l’eroe di Hermione Granger.
   
 
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