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Autore: _JTR_    17/03/2013    1 recensioni
Il fiato che invadeva i suoi polmoni, raschiava la faringe e sgusciava fuori usando la stanza semivuota come cassa di risonanza. Il respiro pesante e scomposto di un animale.
Ringhi.
Imprecazioni.
Sputò.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Un pugno rumoroso, nessun grido.
Insulti, cercavo di ignorarne il significato ma allo stomaco giungeva ugualmente, lui capiva e non mi risparmiava l’agonia.
Uno schiaffo che si ripercosse per tutto il suo corpo e poi silenzio.
No, un altro schiaffo e un altro ancora senza reazioni, congelate dall’orgoglio, e quindi altri pugni.
Non volevo sentire, non volevo ascoltare, ringraziai di non poter vedere.
L’arrivo dei micenei...
 Altri calci e un tonfo. Plastica contro ceramica, la testa contro la tavoletta del bagno e i capelli sottili che strofinavano ribelli. Quelle immagini prendevano forma nella mia testa, impresse sulla retina paralizzata tra le parole.
È da mettere in relazione...
Erano meglio i rumori, che questo silenzio, interrotto solo dal fiato che invadeva i suoi polmoni, raschiava la faringe e sgusciava fuori usando la stanza semivuota come cassa di risonanza. Il respiro pesante e scomposto di un animale.
Non si fermava, prendeva a calci il mio cuore e lo inghiottiva, lo risputava nella gola e mi tirava lo stomaco, volevo vomitare. Ma non ci riuscivo mentre ascoltavo, e cercavo di riempirmi occhi e mente di eventi assenti.
Ancora un calcio e poi passi lenti e calcolati, un fruscio di vesti autoritarie di una donna troppo forte per cedere al suo dolore.
E insulti, insulti di una belva, dagli occhi spiritati e la faccia carminio, le mani tozze, il pelo scomposto. Nella mia testa si deformavano in ruggiti e sibili sussurrati a un soffio dalla bocca dello stomaco, pungendo e avvelenando.
Ringhi.
Imprecazioni.
Nomi di santi, dei e madonne.
Sputò.
Uno sputo.
Quello sputo.
Un coltello che tranciò di netto un filo rosso, un arteria, già consunta e rovinata ma che non voleva cedere, pompava stesso sangue e anima in due corpi. Non smette di sanguinare, del mio sangue e del suo sangue, vorrei pomparlo via tutto e sputarci sopra, perché  quello sputo si ripercuote sulla mia faccia mentre la belva mi offre una caramella. Rossa e bianca. Sorride, la apre, me la porge sulle labbra, con delicatezza umana.
Sputo.
  
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