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Autore: londonlilyt    05/10/2007    4 recensioni
"...Oscar si rilassò, lasciandosi andare tra le braccia forti che la stringevano con tanta tenerezza, perdendosi nel calore che le labbra di lui le avevano acceso dentro, tanto che le ci volle qualche istande per rendersi conto che lui non stava partecipando al loro bacio con il suo stesso entusiasmo.
-André...?- lo chiamo piano, con il fiato corto e un accenno di paura. Che avesse cambiato idea? che stesse cercando un modo gentile per dirle che ormai era troppo tardi?
-Oscar...sei sicura di quello che fai?- le chiese, guardandola intensamente negli occhi -ma sopratutto con chi?-
Ed in quel momento, Oscar si rese conto quanto gli avvenimenti di quella notte l'avessero ferito e ancora lo tormentassero..."
Lei è la principessa di un antico regno...Lui è un umile cavaliere che ha giurato di proteggerla con la sua stessa vita...Una storia dai sapori medievali ricca di intrighi, passioni, tradimenti e amori che non vedranno mai la luce del sole! N.B il rating è stato cambiato a causa dei contenuti del capitolo 27
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Oscar Francoise de Jarjayes, principessa ed erede al trono di Arras, era frustrata oltre ogni limite, tanto da aver voglia di pestare i piedi e di farsi venire una crisi isterica come se avesse avuto ancora tre anni. Ma con un profondo respiro, riuscì a tenere sotto controllo tutte le violente emozioni che minacciavano di sopraffarla e a continuare a parlare in tono pacato e ragionevole.

Suo padre si era già ritirato per la notte, quindi lei era stata convocata nei suoi appartamenti e da quasi un'ora stavano discutendo animatamente, senza però arrivare a nulla di concreto: lui sembrava non volersi smuovere dalle sue opinioni e lei non sapeva più come fargli intendere ragione. Nonostante sembrasse stanco e malato, la volontà di ferro che avrebbe potuto rivaleggiare con quella di un giovane con la metà dei suoi anni, non ne veniva minimamente intaccata. 

Per la prima volta, con sgomento, Oscar si rese conto di quanto suo padre fosse invecchiato: profonde rughe gli solcavano il viso pallido; gli occhi azzurri, che una volta brillavano di intelligenza e acume, stavano lentamente sbiadendo, come se fossero stati coperti da un velo sottile; anche il corpo da guerriero di cui andava tanto fiero, si stava assottigliando ogni giorno di più.

-Padre- riprese con maggiore calma -quello che ho visto al villaggio era solo desolazione e miseria; se si continua in questo modo, i contadini non saranno in grado di pagare le tasse per l'anno prossimo...-

-Che lavorino i campi allora!- la interruppe secco -invece di perdere il loro tempo a discutere idee insulse di libertà e il Signore sa cos'altro! Sono servi della corona e la corona devono servire!-

-Non potete continuare a governare indisturbato, con il pugno di ferro come avete fatto fino ad ora! Il piopolo inizia a risentire della situazione, la guerra sta mettendo tutti in ginocchio...-

-Se ti decidessi a vincerla questa guerra, non staremmo neanche avendo questa discussione!- gli occhi azzurri, così simili a quelli della figlia, che le si puntarono addosso.

Oscar chiuse brevemente le palpebre all'implicito insulto, pregando il cielo per un pò di pazienza, avevano avuto questa discussione innumerevoli volte, ed era sempre la stessa storia: malato o no, suo padre voleva sempre avere l'ultima parola. 

-Se cercassimo di trovare una soluzione pacifica, sarebbe meglio per tutti...-

-Soluzione pacifica! Non scendo a patti con quel traditore che siede sul trono di Paris!- tuonò il re in tono definitivo.

-Oramai sono tre anni che a regnare è il principe Alain: sono sicura che anche lui sarà stanco di impugnare le armi, e vorrà porre fine ad una guerra che dura da più di un secolo, e che nessuno si ricorda come sia iniziata- poi aggiunse seria -in caso non ve ne siate accorto, il nuovo generale messo a comando delle truppe di Paris è un avversario formidabile, ed è per quello che siamo in una situazione di stallo-

Era rimasta sconcertata nel vedere tutte le sue mosse e strategie, venir contrastate con incredibile efficienza: era come se il nemico conoscesse i suoi piani ancor prima che lei li mettesse in pratica. Per un periodo si era convinta che tra le sue file ci fosse un traditore, ma tutte le sue indagini non avevano portato a nulla; l'unica conclusione che era stata in grado di trarre era che: il nuovo generale al servizio di re Alain era davvero in gamba.

Il generale Gerard era un nemico temibile. Le sue spie, per quanto abili, non erano riuscite a scoprire un gran che su di lui; solo che un giorno si era presentato al castello insieme al principe e gli era stato affidato il comando delle truppe. Alcuni sostenevano che fosse un pirata e un poco di buono e di certo ne aveva l'aspetto: portava i capelli lunghi ed una benda sull'occhio, era di costituzione robusta, alto, abile con la spada e le donne gli cadevano ai piedi come mosche; ma non c'erano stati indizzi che portassero ad una famiglia o a delle origini certe. 

Sembrava che nel regno di Paris, tutti ne decantassero le lodi: dal più umile contadino, sino ai nobili che popolavano la corte, ma lei non era mai riuscita ad incontrarlo di persona; fatto che iniziava a infastidirla, voleva sempre avere un'idea precisa dei suoi avversari, ma questo particolare opponente sembrava più furbo del previsto.

-È per questo che ti è stata impartita un'ottima educazione, perché fossi superiore a tutti -incrociando le braccia la inchiodò con lo sguardo -ti ricordo che sei l'erede di uno dei regni dal lignaggio più antico e onorevole, cerca di non dimenticarlo!-

E come avrebbe potuto dimenticarlo, se lui continuava a ripeterglielo senza sosta! L'onore della famiglia aveva la precedenza su tutto il resto.

-La prossima volta, cercherò di sterminare il maggior numero possibile di nemici, in modo che l'onore di famiglia non ne risenta- rispose asciutta.

-Vedi di portare il rispetto dovuto se non vuoi finire nelle segrete del castello! Sono ancora il tuo re!-

Anche quella era una cosa che non le era permesso dimenticare: a comandare era ancora lui e lei doveva solo ubbidire.

La ragione le diceva di chiudere la discussione, ma la sua parte ribelle era decisa a toccare l'ultimo tasto dolente e a far scoppiare la bufera in tutta la sua violenza.

-Se non volete contemplare un trattato di pace con Paris, bisogna che prendiate delle decisioni riguardanti il porto-

-Il porto?- chiese con un sopracciglio alzato -cosa succede al porto che merita la mia attenzione?-

E osava anche chiederlo! Pensò oltraggiata: Arras era l'unico regno, nel raggio di chilometri su tutta la costa, a vantare un porto perfettamente funzionante e in una posizione ottimale. Ma suo padre chiedeva tasse di attracco talmente alte che solo pochi mercanti potevano permettersi di pagarle e mantenere aperte le loro attività commerciali. Due settimane prima, l'ennesima delegazione di rappresentanti proveniente dalla città portuale, le aveva chiesto udienza, anche perché il re si rifiutava di ascoltare le loro lamentele; se la situazione non fosse cambiata presto il porto avrebbe dovuto chiudere.

-Il porto ha bisogno di lavori di ristrutturazione e credo sia necessaria una revisione delle tasse che imponete alle navi che vi attraccano: le imposte sono troppo alte! Presto le rotte commerciali saranno costrette a spostarsi più a sud-

-Sciocchezze, i guadagni provenienti dalla città marrittima di Calè non sono mai stati così floridi, e poi lo sai che quel danaro ci serve per finanziare la guerra-

-Se vi decideste a limitare i privilegi della nobiltà forse...-

-Basta così! Non voglio sentire più una parola al riguardo!- sentenziò furente, le idee liberali di sua figlia non gli piacevano per niente.

-Come desiderate, Vostra Altezza- battere in ritirata, cercando di limitare le perdite al minimo, era la scelta tattica migliore al momento. Oscar decise che per quella sera aveva tirato abbastanza la corda -buona notte padre-

Senza aspettare risposta o che il padre trovasse una scusa per trattenerla, sparì oltre la porta che dava sul corridoio, contenta di poter finalmente lasciare quelle stanze. L'atmosfera sfarzosa e le sontuose decorazioni la opprimevano, avrebbe preferito di gran lunga qualcosa di più sobrio.

Era stata preparata, educata ed addestrata a sobbarcarsi le responsabilità del regno sin dalla più tenera età, ed era sicurissima di essere pronta per adempiere al compito; ma a quanto pareva, suo padre aveva altre idee: voleva che lei regnasse nello stesso modo in cui lo aveva fatto lui e prima di lui i loro antenati, ma i tempi stavano cambiando e loro dovevano adeguarsi, se volevano sopravvivere.

-Buona sera, cugina; vedo che siete finalmente tornata-

La profonda voce maschile la fece voltare di scatto verso l'uomo che le si stava avvicinando.

-Buona sera Girodel- lo salutò cordiale, ed anche alla debole luce delle torce, riusciva a notare come il tempo non lo stesse trattando con clemenza. Infatti, nonostante il suo aspetto fosse ordinato e impeccabile, c'era qualcosa nel suo viso che la inquietava:  cosa aveva causato quelle piccole rughe attorno agli angoli della bocca? L'assottigliamento dei lineamenti del viso e quella luce quasi spietata nello sguardo? Qualunque cosa suo cugino stesse facendo, non gli si addiceva per niente.

In generale non le dispiaceva averlo attorno: erano cresciuti insieme ed anche se avevano quattro anni di differenza, era un pó come il fratello che non aveva mai avuto. Ma ancora non aveva deciso se la sua presenza fosse un problema o meno, anche se fino ad ora la sua condotta non era stata niente altro che leale e irreprensibile.

Era consapevole che il regno era diviso in tre fazioni: una parte rimaneva saldamente attaccata all'attuale re, una parte non vedeva l'ora che lei salisse al trono, e poi vi erano quelli convinti che le donne non fossero fatte per governare e vedevano di buon occhio l'ascesa al trono di Girodelle, anche perché a parte lei, non vi erano altri eredi disponibili.

-Un altro colloquio con vostro padre finito in termini non amichevoli?- chiese sollecito.

-Potete metterla così, ma almeno non finirò nelle segrete questa volta- cercò di assumere un'aria leggera ma con scarsi risultati: non la divertiva constatare che i rapporti con suo padre andavano degenerandosi ogni giorno di più.

-Volete che ci parli io?- domandò fissando la porta con espressione assorta e sguardo attento -magari riesco a farlo ragionare, potrebbe dimostrarsi propenso a dare retta a qualcuno non eccessivamente coinvolto-

-Vi ringrazio, ma non credo sia il momento; sono stanca e penso che mi ritirerò immediatamente nelle mie stanze, buona notte-

-Prima che mi dimentichi- iniziò in tono casuale, fermandola dopo pochi passi -ho ricevuto una lettera da mia sorella Maria Antonietta: mi scrive che tutto in Svenia procede bene e che con tutta probabilità lei e Fersen verranno in visita ufficiale all'inizio dell'estate-

-Ma davvero?- chiese da sopra una spalla mantenendo un tono neutrale, quando invece l'aver sentito nominare Fersen e Maria Antonietta nella stessa frase, le aveva provocato una fitta dolorosa al cuore.

-Si- poi continuò con un sorriso -sono due anni che non lo vedo Jhoseph e Théresè e inoltre porteranno anche il piccolo Hans con loro; oramai è grande e credo sia pronto per viaggiare, immagino debba essere cresciuto parecchio-

-Immagino che, molto presto riceverò anche io una missiva da parte sua- ignorò di proposito il commento fatto sul bambino che non aveva mai avuto il coraggio di incontrare.

-É molto probabile. Ora non vi trattengo oltre: sembrate aver bisogno di dormire, buona notte-

Con un sorriso soddisfatto, Girodel la guardò sparire lungo il corridoio buio.L'ultimo colpo era stato assestato con precisione e maestria e il tono casuale con il quale aveva nominato Fersen era stato pressochè perfetto: anche alla fioca luce delle torce, aveva notato il modo in cui sua cugina si era irrigidita fingendo indifferenza.

In pochi sapevano di come Oscar si fosse infatuata del principe venuto dalla Svenia, il quale poi aveva finito con lo sposare sua sorella Maria Antonietta: lui l'aveva scoperto solo per caso, grazie ad una cameriera che si era rivelata molto abile nel raccogliere informazioni; e naturalmente non si faceva scappare le occasioni in cui poteva far innervosire sua cugina, gettandole in faccia la felice vita matrimoniale che i due condividevano in Svenia.

Con fare risoluto, si avvicinò alla porta del re: doveva riprendere l'opera su quel fronte. Erano mesi che lavorava con alacrità avvelenando i rapporti tra padre e figlia, facendo in modo che i loro scontri diventassero sempre più aspri, se anche l'altro suo proggetto fosse andato per il verso giusto, presto si sarebbe ritrovato sul trono di Arras.

Oscar si chiuse la porta alle spalle, contenta che la sua stanza fosse deserta. Con gesti precisi si tolse gli stivali gettandoli in un angolo e si lasciò cadere sul letto.

Fersen aveva intenzione di venire in visita durante l'estate, mio Dio! Come avrebbe fatto a rivederli entrambi? Al solo pensiero, un'altra fitta di dolore le strinse il cuore. Negli ultimi cinque anni aveva cercato di non essere quasi mai presente durante le loro visite, mascherando la sua assenza con la scusa di avere affari urgenti che richiedevano la sua presenza altrove; quale pretesto avrebbe potuto usare questa volta?

Il ricordo di Fersen, inevitabilmente, ne portò un'altro: quello di un'altra persona, scomparsa dalla sua vita diverso tempo fa; da dietro le palpebre chiuse quasi riusciva a vedere le iridi verdi che la guardavano brillanti: ora di divertimento, ora di rabbia, ora serie e concentrate, non sapeva neppure se fosse ancora vivo, perché aveva abilmente fatto sparire ogni sua traccia.

Quella fatidica notte era andato via senza neanche una parola, lasciandole solo un ricordo che la faceva bruciare di vergogna ogni volta che le capitava di pensarci, si era comportata male nei suoi confronti e non riusciva a biasimarlo per essersene andato.

Determinata ad ignorare i ricordi che quella sera avevano scelto di tormentarla, si spogliò e si infilò sotto le coperte; facendo una lista mentale delle cose di cui avrebbe dovuto occuparsi il giorno seguente e fissando senza vederlo veramente il delicato baldacchino che decorava il suo letto. 

Era stanca, terribilmente stanca: le sue giornate erano una lotta continua e le sue notti erano fredde e solitarie; mai come in quegli ultimi tempi si era sentita così sola. Avrebbe tanto desiderato mollare tutto e nascondersi dove nessuno l'avrebbe mai trovata e per qualche tempo vivere un'esistenza normale e poco complicata. Ma un senso del dovere profondamente radicato e un'innata testardaggine, non le avrebbero mai permesso di gettare la spugna; forse sarebbe riuscita a risollevare le sorti del regno, ma ne avrebbe pagato il caro il prezzo.

Quando finalmente il sonno sopraggiunse, non fu calmo e senza sogni come aveva sperato.

 

Io!! Farvi aspettare due anni!! Noo!! Giammai!! ^__^

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, la storia e gli intrighi si dipanano lentamente nei prossimi capitoli, quindi se non morite di noia prima vi assicuro che ci saranno delle belle sorprese!!

Grazie a tutti coloro che hanno commentanto e letto!!

  
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