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Autore: gjorgia    18/03/2013    24 recensioni
Da una parte c'è Rebecca vittima di violenze e di un triste e doloroso passato, dall'altra c'è Harry ragazzo con ricordi devastanti.
Saranno disposti questi due ad aiutarsi nella ricerca della tanto attesa e desiderata felicità?
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-La pizzeria era quella-

-Lo so.-

-Dove stiamo andando?-

-Voglio conoscerti Rebecca e penso che- ,guardò l'orologio, -alle cinque meno dieci tu non abbia più tanta fame.- ''effettivamente..''

-Ok ma dimmi dove mi porti.-

-Al luna park, voi italiani non ci andate mai?- iniziai a ridere
-Sì ma non pensavo che tu fossi un tipo da giostre, Harry- lui si limitò a sorridermi e alzò il volume della canzone che era in radio e iniziò a canticchiarla. Aveva una voce così particolare, guardavo il movimento delle sue labbra e la lingua che tra una parola e l'altra toccava i denti, sentii una specie di morso allo stomaco e prima che lui si girasse verso di me, mi voltai a guardare fuori dal finestrino.

-Siamo arrivati giusto?-

-Sìsì, l'uscita per il parcheggio penso sia la prossima a destra.-

 

-Ecco a lei signorina.- mi aprì lo sportello e mi prese la mano, uscii dalla macchina e lo guardai.

-Quale giostra vuoi fare?-

-Mi piacerebbe andare sulla ruota panoramica e vedere il lago dall'alto.-

-La..la ruota?-

-Sì, non ti va bene?-

-No, sì, cioè mi va bene è solo che..ok..-

-Sei con me, non devi avere paura Becca.-

-Tu hai questi attacchi di dolcezza così...-

-Dolci?-

-Esatto.-

-Te la senti allora di andare?-

-L'hai detto tu, sono con te, non devo avere paura..- non volevo andare.

 

-Godetevi il giro ragazzi.- ci disse il giostraio sorridendoci

-Grazie.- rispose Harry, io non dissi nulla, feci solo un cenno con la testa.

Ci sedemmo su una navicella ed Harry mi mise un braccio attorno alle spalle, avevo paura lo stesso.

-Oddio si muove!- ero terrorizzata, mi aggrappai a lui e sembravo un koala attaccato alla sua mamma.

-Dai tranquilla piccola.-  “mi aveva appena chiamata piccola? Non ci conoscevamo nemmeno.”

 

 

La ruota continuava a girare e il panorama era bellissimo, c'era un tramonto con sfumature rosa, rosse e arancioni che si rifletteva sul lago.

 

-Perché si è fermato??-

-Mi dici perchè hai così tanta paura?-

-No.-

Sentimmo la voce del giostraio che gridava “dobbiamo chiamare qualcuno, si è bloccata, fra dieci minuti sarete giù”

Stavo per scoppiare a piangere, non era possibile! Stavo tremando, guardai giù e iniziai ad urlare -FATEMI SCENDERE! VOGLIO SCENDERE!!!-

Harry mi bloccò, mi guardò negli occhi e mi diede un bacio.

Non sapevo cosa fare.

Ero terrorizzata e sorpresa allo stesso tempo.

-Perché l'hai fatto?-

-Va meglio?- chiese lui sorridendomi dolcemente e accarezzandomi il viso.

-Rispondi.- dissi io scocciatamente.

-Puoi dirmi perché hai paura della ruota panoramica?-

Mi portai le mani sulle tempie, mi sembrava di impazzire. Nella mia mente c'erano così tante scene, così tante voci, pensieri, stavo per esplodere.

-FRA DIECI MINUTI SIETE GIU'- “aveva detto la stessa frase quindici minuti fa.”

-Abbiamo ancora dieci minuti, se vuoi, io ti ascolto.-

-Perché lo vuoi sapere?-

-Perché io ci tengo a te Becca. Non voglio che tu stia male, non voglio che tu abbia paura. Posso aiutarti se tu me lo lasci fare.-

-Tieni a me? Non mi conosci nemmeno.- rimase in silenzio a fissarmi, non gli importava il tono acido che avevo appena usato, voleva sapere della mia paura.

-Devi sapere che i miei genitori..ecco..non erano una bella coppia, mio padre non amava mia madre.Rimase insieme a lei solo perché io ero piccola..Mio padre in verità non amava nessuno al di fuori di se stesso.Avevo sei anni ed era il mio primo giorno alle elementari, ricordo che la madre di Anna - -Quella Anna?- -Sì, sua madre dopo la scuola era venuta a prenderci e mi aveva riaccompagnata a casa. Mi accompagnò all'uscio della porta e aspettò che qualcuno aprisse, aprì mio padre, lui le disse un brusco 'grazie' e aspettò che se ne andasse mentre io ero ancora all'uscio vicino a lui.Quando Anna e sua madre se ne andarono, lui mi prese per il braccio e mi buttò in casa facendomi sbattere le ginocchia sul pavimento. Ricordo che sulle sue mani c'erano dei graffi, mi guardò e se ne uscì di casa. Sentii che mia madre piangeva nel bagno di sopra, corsi da lei e le chiesi perché stesse piangendo, la pregai di uscire perché le volevo dire com'era andata a scuola, i miei nuovi compagni, le maestre, tutto ma lei non apriva, continuava a piangere. Poi smise. Non la sentii più piangere, non sentii più nulla, nessun rumore, era come se tutto ciò che era attorno a me si fosse fermato. L'ultimo rumore che udii fu quello di una tovaglia mossa dal vento, o almeno così mi pareva. Continuai a chiamarla, la chiamai una decina di volte, iniziai a chiamarla anche con il suo nome e non con 'mamma' ma niente, non rispondeva. Iniziai a piangere, ero piccola, gridavo “perché non mi vuoi parlare? Perché non mi vuoi bene mamma?”- mi interruppi e scoppiai a piangere, feci un grosso respiro e ripresi a parlare -l'unico numero che sapevo era quello dell'ambulanza, mia madre mi aveva insegnato subito a chiamare quel numero in caso di emergenza. Io probabilmente lo chiamai più perché appunto non ne conoscevo altri che invece perché avevo capito che quella fosse un'emergenza.L'ambulanza non arrivò, non avevo detto la via giusta penso, rimasi lì a piangere un'intera giornata. Avevo perso la voce gridando a mia madre “se ti ho fatto male perdonami, scusami mamma”. La mattina seguente la madre di Anna iniziò a bussare alla porta perché era solita prendere il caffè insieme a mia mamma mentre noi eravamo a scuola. Andai ad aprirle e lei mi chiese dove fosse mia madre, le dissi che era arrabbiata con me e che non usciva dal bagno, che l'avevo sentita piangere e che non rispondeva, allora lei disse di andarmi a sedere sul divano e che di sicuro mia madre non era arrabbiata con me. Inziò anche lei a chiamarla ma niente, pensai che fosse arrabbiata anche con Lucrezia, la madre di Anna ma no, mia madre non si arrabbiava mai. Lei mi chiese dove fosse mio papà e le dissi che non era tornato a casa. Lei iniziò a chiamare i pompieri e l'ambulanza, era riuscita a dire la via giusta perché dopo nemmeno cinque minuti c'erano degli omoni in divisa che entravano in casa mia e buttavano giù la porta del bagno. Sentii solo “non fate entrare la bambina, portate alla signora questa”. Lucrezia iniziò a piangere con in mano un pezzo di carta, una lettera.I pompieri andarono in giardino e aspettarono che arrivasse anche l'ambulanza ma continuavano a dire “la bambina non deve vederla, portatela via da qui”. Non capivo che cosa non dovessi vedere, perché dovevo lasciare mia mamma da sola a casa? Forse sarebbe uscita dal bagno senza di me? Lucrezia tremando mi prese per mano e mi disse che mi avrebbe portata a casa sua, che avrei giocato con Anna e io ero felicissima. Quando uscimmo dalla porta arrivò l'ambulanza con le sirene accese, portai le mani alle orecchie perché le sirene erano fastidiose e ricordo che il pompiere che si era preoccupato per me mi disse “sii forte bimba”, io gli sorrisi e Lucrezia mi portò a casa sua. Anna non c'era ancora, lei era andata a scuola. Lucrezia mi disse “Rebecca, piccola, promettimi una cosa, io so che sei una brava bambina e che mantieni le promesse, questa lettera è per te, quando sarai più grande la leggerai, va bene?” io le chiesi perché non me la potesse leggere in quel momento ma lei continuò a dirmi che l'avrei dovuta leggere io quando sarei diventata più grande. Ogni giorno per due anni chiedevo a Lucrezia dove fosse mia madre, quando l'avrei potuta vedere, le chiedevo se era ancora arrabbiata con me ma lei rispondeva sempre “è in un posto migliore”, le chiedevo quando potessi andarla a trovare e lei mi rispondeva sempre con un sorriso

-L'hai letta quella lettera Becca..?- mi chiese Harry con gli occhi lucidi.

-Sì, l'ho letta. Ho scoperto cose che avrei preferito non sapere.Molte di quelle cose hanno fatto sì che io iniziassi ad avere paura delle persone, della vita.-

-Cos'è successo a tua madre quella mattina?-

-Ho scoperto che quel porco di mio padre la picchiava da quando avevo due anni, in quella lettera c'è scritto TUTTO quello che le faceva e perché lei non l'ha mai potuto lasciare. -Ovvero?- -La minacciava di uccidermi. Sono sicura che quella lettera non l'abbia scritta quello stesso giorno bensì tempo prima, sapeva che prima o poi avrebbe fatto qualche..pazzia.Dopo aver letto quella lettera mi sono sempre venute in mente scene dove vedevo mia madre piangere, dove sul suo corpo vedevo degli strani lividi ma ero piccola. La mia colpa è stata quella:ero piccola. Sai, io mi do la colpa per la sua morte. Se solo fossi stata capace di chiamare l'ambulanza, di dire la via esatta, mia madre forse sarebbe ancora viva. Se avessi capito che quei lividi li aveva fatti mio padre..- -Non piangere, non è stata colpa tua.- -L'ultimo ricordo che ho di lei è in quella lettera, io so che l'ultimo pezzo l'ha scritto prima di compiere quel gesto. Lo so perché l'inchiostro che ha usato per scriverlo è diverso da quello usato precedentemente.-

-Cosa..cosa c'era scritto su quel pezzo? Se posso sapere..-

-Ormai sai quasi già tutto. C'era scritto, e me lo ricordo benissimo, “non piangere piccola mia, la mamma non è arrabbiata con te solo che questo posto non fa per me. So che adesso che stai leggendo sei una ragazza bella, forte e intelligente, ricorda che nessun uomo, nessuna persona al mondo ha il diritto di farti del male, di farti soffrire. Tu sei stata l'unica mia gioia nella vita e ti ringrazio. Rebi, la mamma sarà sempre con te, sempre, anche se non mi vedi, io ci sono e ti proteggo. Ci sono cose nella vita che nessuno potrà mai capire, due di queste sono la vita stessa e la morte, penso che una vita vissuta come la vivo io, sia una forma materiale della morte.Sacrificando una persona, si da spazio a milioni di vite .Questo è solo l'inizio. Goditi la tua vita, sii forte e ti mangerai il mondo. Perdonami piccola mia, ti amerò sempre, la tua mamma.” La prima volta che ho letto quella lettera odiavo entrambi i miei genitori, mio padre perché era semplicemente uno stronzo, un mostro, mia madre perché mi aveva abbandonata. Mi ha lasciata sola, “ha preferito la via più facile invece di combattere” mi dicevo ma lei si è uccisa per salvarmi. Mi ha salvata da mio padre.-

-Tu l'hai perdonata?-

-Io? Oh, no. Non ci sono riuscita.- -Si muove! Finalmente questo incubo è finito.-

-Becca non mi hai però detto perché hai paura della ruota panoramica..-

-Non ho paura della ruota panoramica..Io ho paura di guardare cosa c'è sotto, ho paura perché ogni volta che rientro in quella casa e vado in quel bagno, vedo la finestra e penso a che cosa ha fatto mia madre e a che cosa stavo per fare io. Ti guardi indietro e vedi il dolore, una vita sofferta, lacrime, pianti, però sai che se ti sforzi le cose possono cambiare, guardi giù e invece sai che non hai certezze, non sai che cosa ci sarà dopo, non sai la reazione delle persone, non puoi sapere nulla e non si ha paura di ciò che non si conosce.- Harry mi abbracciò forte e mi disse -Tu ora hai una certezza, tu hai me.-

 

-RAGAZZI SONO MORTIFICATO, MI DISPIACE, NON MI ERA MAI SUCCESSO CHE SI BLOCCASSE, ECCO A VOI I VOSTRI SOLDI-

-No, se li tenga. Non è colpa sua, grazie.- il giostraio mi guardò male e io gli sorrisi.

Mentre camminavamo nessuno dei due osò fiatare, Harry perché non se la sentiva di parlare rischiando di dire qualche cosa su mia madre che avrebbe potuto turbarmi , io perché non vedevo l'ora di salire in macchina e dimenticare quel pomeriggio.

Harry mi fermò e mi disse-Mi dispiace.-

-Anche a me.- risposi io smettendo di piangere.

***

-Grazie..- gli dissi sorridendo

-Era solo un passaggio, di nulla.-

-No, non per il passaggio..Per oggi..Grazie.-

-Tu puoi contare su di me ogni volta che vuoi.-

-Non ho più paura.- lui mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. Scesi dalla macchina, chiusi lo sportello e presi le chiavi di casa, lui aspettava che io entrassi. Mia zia non c'era, non avevo nulla da perdere..-Harry senti,- mi girai verso di lui- vuoi rimanere a cena da me? Guardiamo un film e mangiamo una pizza, te la devo.- ridemmo

-Non do fastidio?-

-No scemo, se no non ti avrei chiesto di rimanere..- parcheggiò l'auto nel cortiletto davanti casa e mi raggiunse alla porta.

Harry era il ragazzo più bello che avessi mai conosciuto. Avevo un debole per il suo sorriso, per i suoi occhi, per il suo sguardo...
Entrammo in casa e lo guardai mentre si sedeva sul divano guardandosi intorno, "tanta bellezza dovrebbe essere illegale" .

Perchè perdeva  tempo con una come me? Ci sono ragazze migliori, più belle, più vivaci, più allegre, con una vita più semplice..

-Che pizza vuoi?-

-Facciamola noi!!- disse lui alzandosi di scatto dal divano

-Sai cucinare una pizza?-

-Inglesizzata ma sì.- rispose lui facendo un bizzarro e imbarazzante inchino.

-Perché tu riesci a farmi ridere così tanto?-

-Perché io sono il tuo angelo custode.- disse lui avvicinandosi a me

-Ho sempre immaginato gli angeli custodi biondi.-

-Non ti vado bene io?- era così vicino che sentivo il suo respiro, non riuscivo a rispondere, era come se fossi in trans, si stava avvicinando sempre di più quando io gli misi una mano sul petto, aveva il cuore che gli batteva fortissimo, e lo spinsi indietro -Puoi prendere per favore la farina in quell'anta?- lui mi guardò mordendosi il labbro, stavo per scoppiare a ridere non perché era buffo ma perché ero nervosissima, in quell'attimo sarei voluta saltargli addosso e al diavolo la pizza ma mi trattenni, “magari sto interpretando male la situazione. Di sicuro non gli piaccio. Non posso piacergli dai. Però quel bacio sulla ruota...Non voglio rovinare nulla tra di noi quindi che vada come deve andare”.

Avevamo quasi finito di preparare la pizza, dovevamo solo farcirla e poi metterla in forno -Harry con cosa la facciamo allora?-

-Tutto.- rispose lui alzando le spalle

-Tutto? Tu sei pazzo- risposi io abbassandomi per prendere una bottiglia di pomodoro

-Dai, anzi facciamo così, tu vai a scegliere un film, io preparo la pizza.-

-Devo avere paura?- dissi io andando verso il salotto

-Scegli il film-urlò lui dalla cucina.

-A che punto sei? Io ho scelto il film-

-Stai lì, fra dieci minuti è pronta.-

-Ti secca se mi metto la tuta?-

-No, basta che non sbirci la pizza.-

Corsi su e andai in camera mia, chiusi la porta e mi lasciai cadere, scoppiai a ridere e ad urlare, Harry mi piaceva, era il primo ragazzo per cui provavo qualcosa. Era così strano, io infondo nemmeno lo conoscevo, avevamo parlato solo quel giorno ma provavo qualcosa per lui.

-Tutto bene? La pizza è quasi pronta-

-Arrivo!- gridai. “ora devo trovare una tuta ma cazzo, le mie tute ce le ha Anna”. Aprii un cassetto a caso e trovai solo il pigiama , lo indossai e scesi facendomi una coda alta, non mi piace stare tutto il giorno con i capelli sciolti. Harry era seduto sul divano e sul tavolino aveva messo le bibite, la tovaglia e la megapizza.

-E' commestibile?- chiesi io avvicinandomi al divano.

-Si può provare dai- rispose facendomi cenno di sedermi vicino a lui.

-Ora chiudi gli occhi e apri la bocca.- mi portò alla bocca un pezzetto di pizza, -Assaggia.-

Era veramente buona, -Si può mangiare dai.- dissi io punzecchiandogli il fianco

-Oh vuoi giocare?- io feci di sì con la testa, lui appoggiò il pezzo di pizza sul piatto, si buttò su di me e iniziò a farmi il solletico, io iniziai a ridere e ad urlargli di smetterla, ad un certo punto lui era su di me e si fermò, lo guardai negli occhi -Che..che cosa c'è?-

-Sei bellissima Rebecca.-

Arrossii -No..Non lo sono...-

-Lo sei, dovresti capirlo.- iniziò ad accarezzarmi una guancia, ero paralizzata sotto di lui, forse anche un po' intimorita da quella situazione.

-Posso?- disse lui indicandomi la pancia. Io gli dissi di sì anche se non avevo assolutamente la ben che minima idea di che cosa volesse fare.

Si abbassò alzandomi un po' la maglia del pigiama e baciandomi l'ombelico, sollevava la maglia sempre di più e io rimanevo immobile senza né fare né dire nulla, -Bloccami quando vuoi.- continuai a stare zitta, mi sentivo caldissima. Harry, il ragazzo inglese di cui nessuno sapeva nulla stava giocando con la mia maglia e io  riuscivo a stento a respirare.

Mi sfilò la maglia e riprese a baciarmi, dall'ombelico a sotto il reggiseno.

-Che film hai scelto?- chiese lui alzandosi all'improvviso

“perché? Ho sbagliato qualcosa?” io ero là in reggiseno e pantaloni del pigiama e lui si era alzato di scatto, mi sentivo stupida.

Prese un pezzo di pizza e iniziò a mangiare, -E' un peccato che si raffreddi, no?-

“sei uno stronzo”. Mi rimisi la maglia e andai a mettere su il film, non potevo far capire di esserci rimasta male.

Il film iniziò e io non riuscii a non far trasparire il broncio, lui se ne accorse e mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla -Non possiamo.-

-Perché? Pensavo che lo volessi anche tu.-

-Io non voglio del sesso Rebecca, io voglio te.- quella frase mi sembrò talmente stupida che mi dovetti trattenere da una grossa risata, volere me e volere del sesso con me sono quasi la stessa cosa.

-Rebecca per favore, non essere arrabbiata.-

-Non sono arrabbiata.-

-Sì che lo sei.-

-Ok forse un po' ma io pensavo di inziare a piacerti, pensa che stupida!-

-Rebecca tu mi piaci ma io..potrei farti stare male, potrei farti soffrire e non voglio.-

-Lasciamo stare.-

-Forse è meglio se vado..- non volevo che se ne andasse e mi lasciasse da sola ma l'orgoglio ebbe la meglio

-Sì.-

-Ciao Becca..- lo guardavo mentre usciva guardandomi in modo triste.

Chiuse la porta e iniziai a piangere.

Che giornata assurda.




Era ormai notte fonda e io mi trovavo distesa immobile sul letto pensando a quello che era successo e ascoltando musica.

Ad un tratto la musica dal cellulare si fermò e mi arrivò un messaggio :

 

Harry

Becca scusami...Non so perchè mi sono fermato, sono stato uno stronzo
è che tu mi piaci davvero tanto e ho paura di farti soffrire, io voglio che tu stia bene..
Harry

 

Non avevo voglia di rispondergli. 

 

Harry


Becca ho bisogno di parlarti..
Harry

 

“smettila di scrivermi. Con te non ci parlo”

 

Harry


Becca tu mi piaci..
Harry

 

Harry


Becca ho bisogno di te.
Voglio stringerti, proteggerti, amarti come nessuno ha mai fatto prima.
 Mi manchi.
Tuo Harry

 

 

non sapevo che rispondere..decisi di non scrivergli nulla.

 

Il giorno dopo a scuola non ci parlammo.Lui mi fece un cenno con la testa ma io non sapevo come comportarmi, cercai di non incrociare il suo sguardo.

Finite le lezioni presi i libri e me ne andai in biblioteca, lì avrei avuto la concentrazione giusta per pensare un po'. Continuavo a rivedere Harry che se ne andava triste da casa mia dopo che però mi aveva rifiutata.

 

 

 

To Harry

Harry possiamo vederci?

Harry


sì, dove?
Harry

To Harry

al parco e smettila di firmarti, so che sei tu.

 

 

mi preparai ed uscii da casa.

 

Harry

Sono lì dei giochi

To Harry


Fra due minuti sono da te.

 

 

 

Lui era là che mi aspettava, bellissimo come sempre.
Feci un grande respiro e lo salutai.

-Becca..- non sapevo cosa dirgli o meglio, non sapevo come dirglielo.

-Harry.-

-Cosa dovevi dirmi..?-

mi feci coraggio -Scusa..Ci ho pensato tanto e anche se lo so che può sembrare assurdo e sbagliato anche tu..- non feci in tempo a terminare che lui mi diede un mazzo di rose che aveva nascosto dietro la schiena -Ohw non dovevi..-

-Devo farmi perdonare, Becca tu mi piaci tanto..veramente..- si avvicinò a me e mi strinse i fianchi guardandomi negli occhi. 

-Baciami.- mi misi in punta per raggiungere le sue labbra, portai le mani dietro al suo collo e ci baciammo. 
 

In quell'attimo dimenticai tutto, smisi di pensare, di farmi problemi, non mi importò più del fatto che avessimo parlato solo due volte,non mi importava che sapesse di me. Non mi importava nulla, solo di noi.

Riuscivo solo a perdermi nel suo bacio, nel suo profumo. Riuscivo solo a perdermi in lui. 





 

  
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