AAAAAAH! Sono dannatamente in ritardo lo so :D Mi farò perdonare!!
Ah, naturalmente alcuni pezzi di questo capitolo sono presi
dalla… recita. :D
Il vecchio
preside sussultò alle parole del ragazzo. Si sistemò meglio gli occhialetti a
mezzaluna sul naso e poi tornò a guardarlo.
“Recita,
Signor Malfoy?”
“Recita,
Signor Preside. Precisamente Zabini aveva pensato a un qualcosa di Shakespeare.”
Il preside sorrise.
“Oh, no. Niente Macbeth. Ci ero quasi cascato. Troooppe
morti ragazzi, non ve lo posso concedere, c’è il rischio che vi avvelenate sul
serio, che vi pugnalate alle spalle… Anche se poi sembrerebbe tutto più
realistico…”
Mentre il
vecchio rimuginava, la professoressa guardava il biondo con il suo solito
cipiglio.
“Già. Per
un attimo anche io avevo pensato che i signori avessero avuto una idea interessante.” Sospirò e si allontanò lentamente
dalla scrivania.
“Zabini, Malfoy, seguitemi. E’
arrivata l’ora per voi di tornare nelle vostre stanze.”
Blaise
guardò Draco speranzoso. No, non era possibile. Un Malfoy non si arrende. E infatti
nel suo viso si era liberato un ghigno, neanche troppo malefico.
“Signor preside, a dir la verità Zaini non pensava
minimamente a Macbeth. Si, devo ammettere che anche
nella tragedia che ha scelto lui ci sono dei morti ma beh, Shakespeare…
Insomma, mi trovi qualche tragedia che non sia una
tragedia!”
Alle parole
del ragazzo il preside ,che aveva ancora una certa
aria pensierosa, si scosse e tornò a guardare il ragazzo. Anche
la donna tornò dietro la scrivania, vicino al collega.
Tutti e tre
lo guardavano curiosi.
Uff, in effetti è banale ma… Fa sempre il suo
effetto no? E poi… GH!
Il ragazzo
inspirò a fondo e poi, aprendo lentamente le labbra e con gli occhi fissati su
nessuno dei tre disse ciò che gli altri aspettavano di sentire. La sua recita.
Sarebbe stata la sua recita.
“Romeo e Giulietta. Mi pare ovvio. E come protagonisti, come le ho detto…”
“Uh, io
scommetto che sarebbe fantastico lei Malfoy nei panni
del protagonista. Ribelle ma romanticone…”
Eppure, giurerei di aver visto a questa donna gli occhi a cuoricino…
“Si, in effetti professoressa non posso darle torto. E come
Giulietta sarebbe perfetta qualsiasi delle grifone!...
Che ne so… Anche la Wesley!”
Bleeeeeh! No, io la sorella di Lenticchia non la voglio!
“Beh, in effetti professoressa non posso darle torto, ma come
Giulietta avrei in mente la sua alunna preferita.”
A quelle
parole la donna guardò stupita il ragazzo.
“Oh. La
signorina Granger?”
“Esatto professoressa. Naturalmente dovremmo fare delle
prove, però devo ammettere mio malgrado che la trovo espressiva in qualsiasi
frangente, quindi sarebbe perfetta anche se dovesse recitare solo con i gesti.”
La donna
sorrise.
“Bene Malfoy.”
La ragazza
passeggiava per i corridoi. Erano passati due giorni da quando aveva scontrato Malfoy che cantava e non riusciva a capacitarsene. In
pratica, se prima era nei suoi pensieri per il novantanove per cento al giorno, negli ultimi tempi il cento era assicurato.
Camminava e
pensava, i soliti libroni nella cartella pesante e lo sguardo in avanti, il
portamento fiero da mezzosangue. La professoressa Mc Granitt le andò incontro.
“Oh,
Signorina Granger. Abbiamo bisogno di lei per un
compito extrascolastico.
Oh. Wow. Strano.
“Una recita
Signorina Granger. Mi hanno richiesto di chiamarla
per il ruolo di protagonista e… Beh, le ammetto che non è accettato un rifiuto.”
La ragazza
sospirò. Con uno sguardo misto tra il se-proprio-devo
e lo-faccio-volentierissimo si accinse a seguire la
donna, chiedendole naturalmente su cosa fosse
incentrata la recita.
“Vedrai”
rispose la professoressa sorridendo.
Le due
figure si avvicinavano alla Stanza delle Necessità. Non ci fu bisogno che Hermione pensasse a qualcosa. La Mc Granitt la portò dentro con se
quasi coprendole il viso.
Quando una Hermione Granger
stupita entrò nella stanza, un Silente sorridente e una Mc
Granitt sovra eccitata si stavano sedendo su due
sedie fatte apparire in quel momento. La scenografia davanti alla quale si
trovava era stata fatta da Silente in persona, che si era preso a cuore la
preparazione della recita.
Nella
stanza si trovava anche qualcun altro. Ansioso di poter entrare in scena nel
momento migliore. Speranzoso che la ragazza fosse brava come
lui si immaginava. Gli occhi gli brillavano mentre la osservava arrossire.
“Io… Ehm.
Professore, può spiegarmi cosa faccio qua?”
“Giulietta.
Cara, ti prego. So che conosci Shakespeare a memoria.
A braccio, qualsiasi monologo di Giulietta ti venga in mente, lo voglio vedere.
Grazie” disse il vecchio preside sorridendo beato.
La ragazza
sospirò. Poi assunse uno sguardo tenero, allo stesso tempo triste. Era proprio vero, poteva recitare anche senza parlare. Aprì
le labbra e, sbattendo una volta le palpebre, iniziò con il suo monologo
preferito.
O Romeo, Romeo!
Perché sei tu Romeo?
Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo
nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò
più una Capuleti.
Il tuo nome soltanto è mio nemico:
tu sei sempre tu stesso, anche senza essere un Montecchi.
Che significa "Montecchi"?
Nulla: non una mano, non un piede,
non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo.
Oh, mettiti un altro nome!
Che cosa c'è in un nome?
Quella che noi chiamiamo rosa, anche
chiamata con un'altra parola avrebbe lo stesso odore soave; così Romeo, se non
si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella preziosa perfezione, che egli
possiede anche senza quel nome.
Romeo, rinunzia al tuo nome, e per esso, che non è parte di te, prenditi tutta me stessa!
Uh, la mia parte preferita. Sarà
meglio entrare in scena e dimostrarle che valgo qualcosa!
Il ragazzo
biondo, senza farsi vedere, si avvicinò alla ragazza e le bisbigliò in un
orecchio la sua parte.
Io ti piglio in parola: chiamami
soltanto amore, ed io sarò ribattezzato; da ora innanzi non sarò più Romeo.
La ragazza
si scosse. Non si aspettava di trovarsi già un Romeo davanti e ,per giunta, il suo Romeo era il suo nemico giurato, figlio
di un mangiamorte, serpeverde,
bello da morire, occhi stupendi e tutto il resto…
“Malfoy?”
“Granger. Oh, già, scusami… Giulietta.”
“E tu saresti? Tebaldo? Il principe dei gatti?”
“No, mia
cara… Io sarei il tuo amato.”
La ragazza
arrossì, nella speranza che la finzione potesse diventare realtà. Casualmente
il pensiero era lo stesso anche per il biondino. Solo un leggero tossire li
risvegliò, dato che si erano bloccati a guardarsi negli occhi.
“Hem. Ah, bene, avete già fatto un po’ più
amicizia… Bene, le parti sono vostre. Voglio molta preparazione da parte
vostra e soprattutto, dato che siete anche caposcuola
e prefetti, voglio che siate qua anche per la scelta degli altri attori. E’ tutto, potete uscire.”
Un sorriso
si levò dalla bocca del biondo. Guardò la mora e la oltrepassò, uscendo dalla
stanza.
E prima o poi
dovrai anche baciarmi!
AH! Scusate
per il ritardo!!!... Ho cercato di fare tutto più
lungo, più corposo, adesso sapete di che “recita” si tratta… :D
Grazie per
le recensioni, come sempre utilissime!!!