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Autore: Yoi yoru    19/03/2013    1 recensioni
Il mondo ha già conosciuto tutta la violenza che si potesse immaginare, ma non sembra abbastanza per la mente umana. L'oggetto principale di un'esperimento segreto è un ragazzo, che si ritrova inconsapevolmente a dover scegliere tra il bene e il male. Tutto però cambia quando, nel cuore della notte, un uomo lo guida fuori dall'inferno. E' quello il momento in cui tutto ha inizio, anche la fine.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Awakened
 
Non seppi mai quanto tempo durò quell'agonia, ma quando mi risvegliai non ero più nello stesso posto di prima.
L'incubo era finito; ora mi trovavo in una stanza vuota, o almeno era quello che pensai prima che i miei occhi si abituassero a quella luce e notai la branda, il water e il lavandino alla mia destra. Tutto il resto era solo nuda e bianca parete: un ambiente asettico più simile a un laboratorio che a una cella. Indossavo ora un completo di maglia e pantaloni di cotone bianco. Non mi teneva di certo al caldo, ma sempre meglio che essere nudo. Di fronte a me vi era una porta scorrevole con uno stretto spiraglio dal quale giungeva una fredda luce artificiale. Vidi passare qualche ombra, ma solo di sfuggita.
La prima sensazione che provai fu una strana consapevolezza, insinuata in me da quel terribile dolore che sentivo ancora bruciarmi dentro. Al ricordo, mi tastai il collo nel punto in cui era penetrato qualcosa, qualunque cosa fosse stato. Non percepii nulla al contatto con le dita, nessuna anomalia. In compenso, però, sentivo la testa scoppiarmi come se contenesse più di quello che fosse in grado di contenere. La presi tra le mani mentre migliaia di informazioni iniziarono a passarmi davanti agli occhi: flussi di parole, numeri, codici all'apparenza insignificanti, mi davano l'impressione di affogare. Mi rannicchiai sempre di più su me stesso, cercando di controllare quel tumulto nella mia mente, finché sentii qualcosa di umido scivolarmi e cadermi sulla bocca, poi giù, sulle ginocchia.
Sangue.
Mi tastai il viso e capii che mi usciva dal naso. Sentii che non sarei durato a lungo in quelle condizioni: il mio corpo non riusciva a reggere un simile peso. Mi chiesi quale fosse il terribile scopo di tutto ciò...
Il mio primo ricordo ovviamente era la stanza buia e subito dopo quella nauseante luce blu. Il primo interrogativo, quindi, era: perché esistevo? Perché i miei ricordi non andavano oltre quella stanza e quel dolore, perché non sapevo niente oltre il mio numero di matricola?
Mi alzai faticosamente da terra (ero stato adagiato con la schiena contro la parete di fronte all'entrata) e mi guardai un po' intorno. Lo spazio era grande e terribilmente vuoto, tutto di quell'ambiente mi faceva stare male. Il liquido rosso continuava a colare sulle mie mani in pesanti gocce, la testa continuava a farmi male; fu in quel momento che ebbi come un flashback.
L'attimo dopo mi ritrovai nel nulla più assoluto, al centro di uno spazio del quale non riuscivo a vedere i confini. Sentii un suono acuto, dapprima un lievissimo sibilo, che crebbe sempre di più fino a vibrare dentro di me. Chiusi istintivamente gli occhi, finché non scomparve all'improvviso. Li riaprii, guardai le mie mani: non erano più sporche di sangue, neanche una goccia sui miei candidi vestiti, ma quando alzai lo sguardo sobbalzai dallo spavento perché davanti a me, invece del vuoto di prima, c'era un'ombra nera dalla forma umana.
Non era molto alta e, sebbene non si riuscissero a riconoscere i tratti del viso, potevo vedere benissimo che mi sorrideva. Era uno strano sorriso... Non c'era traccia di felicità o tenerezza, ma di odio e malvagità. Era un sorriso pieno di malizia, come se quella presenza mi stesse aspettando da molto tempo. La cosa strana, però, non era che potesse sorridermi, ma che ci potesse essere un'ombra in un luogo così illuminato qual era quello in cui ci trovavamo.
Ancora ansimante per lo spavento, continuai a guardare quello strano omino, aspettando chissà cosa. Ma egli si limitò ad alzare una mano e a guardare verso l'alto.
-Dove pensi di trovarti, mio caro giovane?-
Bene, un'ombra che parla. Le cose andavano di male in peggio.
-Io...- cercai di trovare una risposta, ma con tutti quei perché che mi ronzavano per la testa, non sapevo proprio da dove cominciare. -Io... non lo so.-
-Sai chi sono?- chiese, ignorando apertamente la mia risposta precedente.
-Mi dispiace, ma non ne ho idea- se aveva intenzione di farmi il terzo grado, poteva anche scordarselo, me ne sarei andato. Provai a guardarmi intorno, ma dominava il nulla, nessuna via d'uscita.
-Ne sei sicuro?.- Cosa stava insinuando? Quella conversazione prendeva una piega sempre più strana.
-Certo che ne sono sicuro! Io non so niente, non so dove mi trovo né perché sono qui. Per quale ragione dovrei saperlo?-
-La tua conoscenza... arriva oltre i confini della realtà Sei un essere particolare, creato apposta per contenerla. Tu sai chi sono, puoi dare una risposta ad ogni tuo quesito, basta cercare dentro di te.-
Quel tizio, chiunque fosse, mi stava dando un po' sui nervi.
-Io stesso sono il frutto della tua mente, quindi come puoi non conoscermi?- continuò.
-Io non so nulla, ed ora, per piacere, mi faccia tornare da dove sono venuto.-
-Sei sicuro di volerci tornare? E' davvero la scelta migliore?.- Un essere del genere, che parlava solo attraverso domande, non poteva che essere frutto della mia immaginazione. Così gli credetti e provai seriamente a cercare qualche risposta dentro di me, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni per concentrarmi.
La sensazione di oppressione, la stessa che avevo provato al mio risveglio, tornò ad assalirmi. Sentivo che stavo affogando sempre di più, provavo a prendere aria ma non ci riuscivo.
Dovevo riemergere o sarei morto lì.
Lo sentivo... stavo per perdermi in quell'infinità...
C'ero quasi, era tutto finito, la mia breve vita era già giunta al termine.
 
Probabilmente urlai, perché sentii la mia voce risuonare attraverso la stanza, ma non me ne resi conto. Riaprii gli occhi e mi ritrovai come prima, disteso a terra nella cella bianca. Questa volta, però, la parete di fronte non era più vuota come prima. Su di essa, tracciata con sporchi tratti, emergeva un'enorme scritta rossa:
VERITA'

Guardai le mie mani insanguinate e capii, all'improvviso, di aver appena avuto un incontro con quello che le persone, comunemente, chiamano Dio.
 
 
 
Note dell'autrice:
Rieccomi a breve distanza con il secondo capitolo di questa storia che per ora sembra andare a gonfie vele, ma dopo non si sa D:
Non ho molto da dire al momento, l'unica cosa: recensite!
Fatemi sapere cosa ne pensate, ne ho davvero bisogno. Consigli, critiche, correzioni sono ben accette!
   
 
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