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Autore: Ziggie    19/03/2013    1 recensioni
Capitan Hector Barbossa è da poco diventato pirata nobile ed una nuova avventura lo attende al di là dei Caraibi, proprio in quelle zone che dovrebbe controllare indirettamente: il mar Caspio. Mitologia greca e leggende di dei Russi ad unirsi a una donna, una vecchia conoscenza del capitano, una perla, un'amica e chissà?
Cambio di nick si, ma non cambio di personaggi, non potevo non parlare più del buon capitano.
Buona lettura. Ile
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hector Barbossa, Pintel, Raghetti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Buonasera carissimi compari!  Chiedo venia per non aver fatto una presentazione adeguata alla storia nel primo capitolo, ma ero curiosa di vedere quanto suscitavo anche senza spiegazioni o cose varie. Era da molto che non imbracciavo una long fic sul buon vecchio Hector, bhè, qui è giovane e come avete letto la storia è di tutt'altra risma e luogo, innovazioni gente!!!!  Ma non voglio rivelarvi troppo, davvero, lascio a voi la lettura e se volete le recensioni :)                                       

                                                

                                                  2. Addio Mediterraneo

Alba, sole sulla distesa blu, sole che si innalza nel cielo e solletica con i suoi raggi gli alberi, le vele, i pennoni. Alba, tempo di partenze dopo i bagordi, dopo il carico. Alba, si va, la nave aspetta.

- Mi hai detto di esser in esplorazione di queste coste per te nuove, Heckie - mi aveva detto, la sera prima, Loren - questo termine, capitano, non ti assidice molto - aveva iniziato a stuzzicarmi.

- La vita del pirata è fatta anche di avanscoperte, milady - avevo sentenziato io, molto semplicemente.

- La tua no, però - i suoi occhi color cioccolato nascondevano qualcosa, qualcosa di serio, non semplice curiosità.

- Non dovete ripartire anche voi co-capitano? -  avevo deciso di continuare con la stessa carta di prima, le davo sempre del voi quando prendevamo una piega seria nel discorso - non voglio grane con Louis - affermavo pacato, mentre le accarezzavo i capelli, in quella radura a cielo aperto dove ci eravamo appartati.

- Louis... -  aveva abbassato gli occhi e detto quel nome in silenzio, eccolo il segreto nascosto dietro le sue iridi - Louis è morto Hector e non sono stata io a succedergli come avrebbe voluto, bensì un energumeno sputasentenze, il mio grado non ha più importanza, sono tornata ad essere la cameriera che ero a Tortuga e sai bene che il mare non vuole ciò, sai bene che la sottoscritta ha un destino diverso da quello dei maltrattamenti - esclamava melliflua e pacata, nonostante tutto, tamburellandomi le dita sul naso - ti servirà una mano per tutte quelle perlustrazioni -

E così era deciso, quegli appuntamenti non dati stavano per partire insieme come quel tempo in cui presi il mare per la prima volta, come quel tempo in cui ero un pischello e lei la figlia del capitano del mercantile, che mi aveva preso a bordo, come quel tempo...

Loren non era a conoscenza del vero motivo del viaggio, ma con le sue ottime abilità di esploratrice e cacciatrice avevamo un punto a favore. La ciurma non era a conoscenza di nulla, così come il primo ufficiale, che mi accolse a bordo con un volto speranzoso di conoscere di più - Si, signor Doom, ora faremo le presentazioni e scambieremo quattro chiacchiere, deve ancora arrivare un nuovo membro dell'equipaggio -.

Mi guardò accigliato - un altro? -

- Non eravate voi quello che si lamentava e richiedeva più braccia? - feci notare pungente e sarcastico.

- Bhè, s... in un certo senso... - abbassò lo sguardo colto in fallo, mentre io ridacchiai con sguardo furbo ed eloquente - basta parlare, allora! Le presentazioni arriveranno e anche l'oro, tanto oro, quindi cucitevi quella bocca, il sole è appena alto nel cielo e voi avete sentenziato troppo per i miei gusti -.

Le vele ammainate battevano sugli alberi immobili, divorati dalla salsedine, il vento si stava alzando in compagnia del sole, la ciurma stava salendo a bordo, la partenza era imminente. I segni dei bagordi di quella notte erano evidenti, barcollanti, sfatti, puzzolenti, pirati. L'odore dei bagordi era nell'aria, la salsedine non era pura, ma un misto di piscio, vomito e rum. E Tortuga non era poi così lontano.

Una figura snella, alquanto alta, stava correndo con una sacca verso la nave: Loren. Era il momento delle presentazioni, delle quattro chiacchiere con Stefen e delle spiegazioni alla ciurma in merito alla nuova spedizione dedita all'esplorazione in senso lato, perchè non ero diventato pirata per esplorare le coste e farmi una cultura geografica e naturalistica. La donna salì a bordo a testa alta, senza badare ai molteplici sguardi che la osservavano famelici e postumi da sbronza. La donna salì a bordo, accarezzando il calcio di una delle pistole portate nel cinturone legato in vita, mentre l'altra mano si coricava in spalla la sacca, al fianco della carabina. La donna mi sorrise mentre il primo ufficiale mi guardava corrucciato.

- Levate l'ancora e issate le vele, il vento ci è favorevole insulsi scarafaggi impregnati di rum fin nelle viscere - dettai, quasi ringhiando, un anello leonino al dito, un leone al comando - So cosa state aspettando e quanto vi state chiedendo, sottospecie di mozzi, quale rotta dobbiamo perseguire, perchè c'è una donna a bordo e perchè un ragazzetto gracilino si ritrova alla ruota dell'argano quando il legno da trasportare è più pesante di lui - ridacchiai appena, notando nei loro occhi lo stupore nel ritrovare quei punti di domanda che vagavano nelle loro menti, prendere atto nelle mie parole.

- Una donna a bordo porta male - si sentì borbottare qualcuno.

- Così come un uomo che biascica dalla mattina alla sera - ribattei svelto - Loren Farlow era la co-capitano della Tempesta, la nave di Louis occhio di lince - al nome del pirata tutti ammutolirono, il vecchio marinaio era un abile tiratore ed un pirata temibile quanto crudele, ma conosceva la clemenza e la praticava verso chi la meritava, al nome della donna le voci si fecero basse, ma il silenzio tornò a regnare, avevo appena nominato due nomi piuttosto scottanti, dato anche il passato di Loren - ora è una di noi e non credo servano raccomandazioni a riguardo la vostra o la sua incolumità, le lady dal buco di piombo che porta con sè, non sono certo di bellezza e sono conscio che non vogliate metterla alla prova -

- La rotta capitano? - ebbe il coraggio di chiedere qualcuno dopo attimi di ammutolimento.

- Il mar Caspio e le sue sponde marinaio, in particolare le coste dell'Iran - spiegai guardando dall'alto del cassero il mio interlocutore dritto negli occhi - la mitologia si sposa con le leggende e l'oro ne fuoriesce sempre - sguardi incuriositi si spostarono verso la plancia del timone, la materia si stava facendo interessante.

- Le leggende possono rivelarsi vane e pieni di intrighi, capitano! Cosa vi rende così sicuro di quest'impresa? - chiese un altro, un uomo poco più vecchio di me, che sembrava saperla lunga. Ridacchiai scuotendo il capo, me la aspettavo una domanda del genere, alla fine erano sbronzi, ma non tutti idioti! 

- Mastro Tes ha ragione signori miei! - dettai a gran voce alzando le braccia al cielo - le leggende possono rivelarsi vane e piene di intrighi - confermai le parole del vecchio - ma fantasia e verità si sposano quando l'intrigo si fa più cupo e avvincente, perchè è allora che la sicurezza di una ricerca si stanzia come sostanza materiale e non più come dimensione onirica soltanto - era divertente notare gli sguardi attenti e curiosi di quel branco di ubriachi pendere dalle mie labbra - Qual è la natura dell'impresa, mi chiedete voi e io vi dico: l'Argo! -

Silenzio, suspance, chi voleva sapere di più, chi si stava chiedendo dove avesse già sentito quel nome. Loren mi guardò accigliata, curiosa di sapere di più, come gli altri. Il gracile Stefen era l'unico che sorrideva, ma con lui avrei avuto modo di parlare più tardi, con lui avrei discusso le direttive di quanto era a conoscenza e dettava contro il vecchio che, alla locanda, mi maledì a parole. Stetti momentaneamente zitto anche io, gustandomi la brezza lieve e fresca delle prime luci dell'alba sul mio volto, una carezza per un nuovo inizio, un tocco leggero ad inaugurare l'impresa. Le voci e gli sguardi della ciurma si fecero più concitati, più ricchi di voglia di sapere e bramosia d'oro, qualcuno aveva fatto mente locale e individuato nei meandri della mente la storia dell'Argo, qualcuno si stava semplicemente facendo prendere dal suono tintinnante ed elegante della parola oro. Un sorriso mi si dipinse sul volto, un disegno mellifluo sulle intermperie del volto.

- L'Argo, la nave che accompagnò Giasone e i suoi compari nell'impresa del vello d'oro, la nave che si diceva fosse affondata, perita nell'abisso con i suoi tesori, con il suo nome, la sua imponenza. Una grande triremi greca, un'enorme dama antica e forte scampata al mare, scampata a Volga, Poseidone, Nettuno, chiamatelo come vi pare. Una signora del blu accolta da Gea, ed è lì che andremo signori miei, solleticando le acque di due mari e risalendo il fiume dal nome dell'omonimo dio.  I fantasmi degli argonauti ci aspettano, il loro tesoro è stato da solo per troppo tempo -.

Grida di giubilo e hurrà si innalzarono tra la ciurma, basta domande, le richieste erano lontane, nelle menti solo l'oro e il discorso appena ascoltato.  Diedi disposizione al timoniere per uscire dal porto, direzione nord, nord - est, verso i Dardanelli, lo stretto che divideva due continenti, oltre che due mari, in linea d'aria non molto distante dalla nostra posizione, in linea di navigazione e di venti distante una settimana o poco più. Diedi disposizione di rotta perchè io avevo una discussione da iniziare.

- Signor Stefen credo che il legno dell'argano vi sarà grato se non tentate di approcciarvi con lui in maniera così ardita per cercare di porlo nell'apposito sostegno, non impegnatevi in atti che vi spezzino la schiena da soli, lasciate questo divertimento agli altri - inserii una dose di sadismo nel sarcasmo e scesi le scale del cassero, approdando sul ponte, la mano posata sull'elsa, la mia scimmietta accomodata sulla spalla, gli occhi che studiavano quel gracile marinaio di diciottanni o poco più faticare con il legno - Abbiamo un amico in comune di cui parlare, dopodichè voglio vedere brillare il ponte, sarà il primo lavoro alla vostra portata, pulire il lerciume che avete portato a bordo -.

 

  
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