Buonasera
carissimi compari! Chiedo venia per non
aver fatto una presentazione adeguata alla storia nel primo capitolo, ma ero
curiosa di vedere quanto suscitavo anche senza spiegazioni o cose varie. Era da
molto che non imbracciavo una long fic sul buon vecchio Hector, bhè, qui è
giovane e come avete letto la storia è di tutt'altra risma e luogo, innovazioni
gente!!!! Ma non voglio rivelarvi
troppo, davvero, lascio a voi la lettura e se volete le recensioni :)
2. Addio Mediterraneo
Alba, sole sulla distesa blu, sole che si innalza
nel cielo e solletica con i suoi raggi gli alberi, le vele, i pennoni. Alba,
tempo di partenze dopo i bagordi, dopo il carico. Alba, si va, la nave aspetta.
- Mi hai detto di esser in esplorazione di queste
coste per te nuove, Heckie - mi aveva detto, la sera prima, Loren - questo
termine, capitano, non ti assidice molto - aveva iniziato a stuzzicarmi.
- La vita del pirata è fatta anche di avanscoperte,
milady - avevo sentenziato io, molto semplicemente.
- La tua no, però - i suoi occhi color cioccolato
nascondevano qualcosa, qualcosa di serio, non semplice curiosità.
- Non dovete ripartire anche voi co-capitano? - avevo deciso di continuare con la stessa carta
di prima, le davo sempre del voi quando prendevamo una piega seria nel discorso
- non voglio grane con Louis - affermavo pacato, mentre le accarezzavo i
capelli, in quella radura a cielo aperto dove ci eravamo appartati.
- Louis... - aveva abbassato gli occhi e detto quel nome in
silenzio, eccolo il segreto nascosto dietro le sue iridi - Louis è morto Hector
e non sono stata io a succedergli come avrebbe voluto, bensì un energumeno
sputasentenze, il mio grado non ha più importanza, sono tornata ad essere la
cameriera che ero a Tortuga e sai bene che il mare non vuole ciò, sai bene che
la sottoscritta ha un destino diverso da quello dei maltrattamenti - esclamava
melliflua e pacata, nonostante tutto, tamburellandomi le dita sul naso - ti
servirà una mano per tutte quelle perlustrazioni -
E così era deciso, quegli appuntamenti non dati
stavano per partire insieme come quel tempo in cui presi il mare per la prima
volta, come quel tempo in cui ero un pischello e lei la figlia del capitano del
mercantile, che mi aveva preso a bordo, come quel tempo...
Loren non era a conoscenza del vero motivo del
viaggio, ma con le sue ottime abilità di esploratrice e cacciatrice avevamo un
punto a favore. La ciurma non era a conoscenza di nulla, così come il primo
ufficiale, che mi accolse a bordo con un volto speranzoso di conoscere di più -
Si, signor Doom, ora faremo le presentazioni e scambieremo quattro chiacchiere,
deve ancora arrivare un nuovo membro dell'equipaggio -.
Mi guardò accigliato - un altro? -
- Non eravate voi quello che si lamentava e
richiedeva più braccia? - feci notare pungente e sarcastico.
- Bhè, s... in un certo senso... - abbassò lo
sguardo colto in fallo, mentre io ridacchiai con sguardo furbo ed eloquente -
basta parlare, allora! Le presentazioni arriveranno e anche l'oro, tanto oro,
quindi cucitevi quella bocca, il sole è appena alto nel cielo e voi avete
sentenziato troppo per i miei gusti -.
Le vele ammainate battevano sugli alberi immobili,
divorati dalla salsedine, il vento si stava alzando in compagnia del sole, la
ciurma stava salendo a bordo, la partenza era imminente. I segni dei bagordi di
quella notte erano evidenti, barcollanti, sfatti, puzzolenti, pirati. L'odore
dei bagordi era nell'aria, la salsedine non era pura, ma un misto di piscio,
vomito e rum. E Tortuga non era poi così lontano.
Una figura snella, alquanto alta, stava correndo con
una sacca verso la nave: Loren. Era il momento delle presentazioni, delle
quattro chiacchiere con Stefen e delle spiegazioni alla ciurma in merito alla
nuova spedizione dedita all'esplorazione in senso lato, perchè non ero
diventato pirata per esplorare le coste e farmi una cultura geografica e
naturalistica. La donna salì a bordo a testa alta, senza badare ai molteplici
sguardi che la osservavano famelici e postumi da sbronza. La donna salì a
bordo, accarezzando il calcio di una delle pistole portate nel cinturone legato
in vita, mentre l'altra mano si coricava in spalla la sacca, al fianco della
carabina. La donna mi sorrise mentre il primo ufficiale mi guardava
corrucciato.
- Levate l'ancora e issate le vele, il vento ci è
favorevole insulsi scarafaggi impregnati di rum fin nelle viscere - dettai,
quasi ringhiando, un anello leonino al dito, un leone al comando - So cosa
state aspettando e quanto vi state chiedendo, sottospecie di mozzi, quale rotta
dobbiamo perseguire, perchè c'è una donna a bordo e perchè un ragazzetto
gracilino si ritrova alla ruota dell'argano quando il legno da trasportare è
più pesante di lui - ridacchiai appena, notando nei loro occhi lo stupore nel ritrovare
quei punti di domanda che vagavano nelle loro menti, prendere atto nelle mie
parole.
- Una donna a bordo porta male - si sentì borbottare
qualcuno.
- Così come un uomo che biascica dalla mattina alla
sera - ribattei svelto - Loren Farlow era la co-capitano della Tempesta, la
nave di Louis occhio di lince - al nome del pirata tutti ammutolirono, il
vecchio marinaio era un abile tiratore ed un pirata temibile quanto crudele, ma
conosceva la clemenza e la praticava verso chi la meritava, al nome della donna
le voci si fecero basse, ma il silenzio tornò a regnare, avevo appena nominato
due nomi piuttosto scottanti, dato anche il passato di Loren - ora è una di noi
e non credo servano raccomandazioni a riguardo la vostra o la sua incolumità,
le lady dal buco di piombo che porta con sè, non sono certo di bellezza e sono
conscio che non vogliate metterla alla prova -
- La rotta capitano? - ebbe il coraggio di chiedere
qualcuno dopo attimi di ammutolimento.
- Il mar Caspio e le sue sponde marinaio, in particolare
le coste dell'Iran - spiegai guardando dall'alto del cassero il mio
interlocutore dritto negli occhi - la mitologia si sposa con le leggende e
l'oro ne fuoriesce sempre - sguardi incuriositi si spostarono verso la plancia
del timone, la materia si stava facendo interessante.
-
Le
leggende possono rivelarsi vane e pieni di intrighi, capitano! Cosa vi rende
così sicuro di quest'impresa? - chiese un altro, un uomo poco più vecchio di
me, che sembrava saperla lunga. Ridacchiai scuotendo il capo, me la aspettavo
una domanda del genere, alla fine erano sbronzi, ma non tutti idioti!
- Mastro Tes ha ragione signori miei! - dettai a
gran voce alzando le braccia al cielo - le leggende possono rivelarsi vane e
piene di intrighi - confermai le parole del vecchio - ma fantasia e verità si
sposano quando l'intrigo si fa più cupo e avvincente, perchè è allora che la
sicurezza di una ricerca si stanzia come sostanza materiale e non più come
dimensione onirica soltanto - era divertente notare gli sguardi attenti e curiosi
di quel branco di ubriachi pendere dalle mie labbra - Qual è la natura
dell'impresa, mi chiedete voi e io vi dico: l'Argo! -
Silenzio, suspance, chi voleva sapere di più, chi si
stava chiedendo dove avesse già sentito quel nome. Loren mi guardò accigliata,
curiosa di sapere di più, come gli altri. Il gracile Stefen era l'unico che
sorrideva, ma con lui avrei avuto modo di parlare più tardi, con lui avrei
discusso le direttive di quanto era a conoscenza e dettava contro il vecchio
che, alla locanda, mi maledì a parole. Stetti momentaneamente zitto anche io,
gustandomi la brezza lieve e fresca delle prime luci dell'alba sul mio volto,
una carezza per un nuovo inizio, un tocco leggero ad inaugurare l'impresa. Le
voci e gli sguardi della ciurma si fecero più concitati, più ricchi di voglia
di sapere e bramosia d'oro, qualcuno aveva fatto mente locale e individuato nei
meandri della mente la storia dell'Argo, qualcuno si stava semplicemente
facendo prendere dal suono tintinnante ed elegante della parola oro. Un sorriso
mi si dipinse sul volto, un disegno mellifluo sulle intermperie del volto.
- L'Argo, la nave che accompagnò Giasone e i suoi
compari nell'impresa del vello d'oro, la nave che si diceva fosse affondata,
perita nell'abisso con i suoi tesori, con il suo nome, la sua imponenza. Una
grande triremi greca, un'enorme dama antica e forte scampata al mare, scampata
a Volga, Poseidone, Nettuno, chiamatelo come vi pare. Una signora del blu
accolta da Gea, ed è lì che andremo signori miei, solleticando le acque di due
mari e risalendo il fiume dal nome dell'omonimo dio. I fantasmi degli argonauti ci aspettano, il
loro tesoro è stato da solo per troppo tempo -.
Grida di giubilo e hurrà si innalzarono tra la
ciurma, basta domande, le richieste erano lontane, nelle menti solo l'oro e il
discorso appena ascoltato. Diedi
disposizione al timoniere per uscire dal porto, direzione nord, nord - est,
verso i Dardanelli, lo stretto che divideva due continenti, oltre che due mari,
in linea d'aria non molto distante dalla nostra posizione, in linea di
navigazione e di venti distante una settimana o poco più. Diedi disposizione di
rotta perchè io avevo una discussione da iniziare.
- Signor Stefen credo che il legno dell'argano vi
sarà grato se non tentate di approcciarvi con lui in maniera così ardita per
cercare di porlo nell'apposito sostegno, non impegnatevi in atti che vi
spezzino la schiena da soli, lasciate questo divertimento agli altri - inserii
una dose di sadismo nel sarcasmo e scesi le scale del cassero, approdando sul
ponte, la mano posata sull'elsa, la mia scimmietta accomodata sulla spalla, gli
occhi che studiavano quel gracile marinaio di diciottanni o poco più faticare
con il legno - Abbiamo un amico in comune di cui parlare, dopodichè voglio
vedere brillare il ponte, sarà il primo lavoro alla vostra portata, pulire il
lerciume che avete portato a bordo -.