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Autore: Circe    19/03/2013    2 recensioni
La battaglia non va per il verso giusto, gli Horcrux sono stati distrutti e la bacchetta di Sambuco non funziona a dovere. Il Signore Oscuro improvvisa quindi una ritirata tattica per non venire definitivamente sconfitto. Insieme a lui solo Bellatrix, la persecuzione dell'amore, un problema da affrontare e il potere da riconquistare.
E la storia ... si ripeterà.
Seguito di “Sgáth, che significa oscurità”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di luna: l'oscurità totale'
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Racconti: Andromeda

Harry prese il piccolo Sgath sulle ginocchia e mise Teddy seduto sul tavolo, poi, con calma e partecipazione, iniziò a raccontare la storia dei Doni della Morte. Fece tutto come se non fosse successo alcunché.

Era un buon ragazzo, non voleva mostrare nessuno stupore per aver sentito per la prima volta il bambino parlare, non voleva intimidirlo, ma farlo sentire accolto, come se avesse fatto la cosa più giusta e normale di questo mondo.

Harry era buono e positivo di natura, mi scoprii a pensare che, probabilmente, oltre che un buon marito, sarebbe stato anche un bravo padre.

I miei pensieri erano però tutti rapiti da quel bambino dai capelli rossi rubino e da quegli occhi vivi ed intelligenti che ora ascoltava attento il racconto del ragazzo che lo teneva in braccio: era così misterioso, così strano e particolare, eppure era riuscito a catturare tutto il mio amore e il mio affetto, ero immensamente felice che avesse parlato e dovevo reprimere lacrime di gioia che spingevano prepotenti fra le palpebre.

Pian piano si erano avvicinati a me alcuni invitati, silenziosamente e discretamente facevano brevi commenti, mi sfioravano la spalla per affetto, tutti gesti che mi facevano comprendere che avevano sentito e avevano visto il mio bambino che finalmente parlava come tutti.

Io speravo ardentemente che da quel momento non si sarebbe più fermato.

Li guardavo, il tempo passava, i bambini domandavano e chiedevano: erano curiosi, avidi di particolari di quella storia a parer mio un po’ inquietante. Ero felice: Sgath parlava, le domande venivano soprattutto da lui, senza esitazione e senza troppa timidezza si rivolgeva ad Harry come se lo conoscesse da sempre, come se avessero conversato da anni.

“E dove hai lasciato la pietra, Harry?” aveva chiesto ad un certo punto, puntando lo sguardo negli occhi del giovane.

“Sai Sgath, vicino alla scuola dove andrai tu fra qualche tempo…” poi correggendosi aggiunse:  “fra qualche anno… c’è una foresta fitta e buia, silenziosa e oscura, il cui buio e silenzio sono rotti soltanto da animali selvatici, sconosciuti e mitici… ecco, là ho abbandonato la pietra, fra radici, foglie, muschi e gelida terra.”

Trovavo che Harry fosse bravo a raccontare le storie, a rendere la Foresta Proibita così particolare e fantastica; quando il racconto sembrava volgere al termine, il giovane venne interrotto di nuovo, questa volta da Teddy.

“Raccontaci della scuola Harry! La nonna non ci dice mai nulla, ma noi siamo tutti e due curiosi di sapere…”

Sgath lo interruppe subito.

“Abbiamo visto alcune immagini sui libri, sembra un castello gigantesco, tutto pieno di magie!” subito dopo questa frase, i due bimbi si guardarono e quasi scoppiarono a ridere, poi Teddy aggiunse veloce:

“Veramente è Sgath che ha visto tutte quelle immagini sui libri, io mi annoio, preferisco guardare le foto delle scope volanti!”

Harry scoppiò a ridere, Hermione alzò gli occhi al cielo piena di disperazione… poi il bellissimo racconto di com’era la scuola dei maghi e delle streghe iniziò.

Fu Harry il primo a raccontare; con la sua voce calda e morbida, fece ritornare alla memoria di noi tutti le meraviglie della scuola e lo stupore per tutto ciò che era, era stato e sarebbe diventato.

Hogwarts è un enorme castello nel mezzo di alte montagne, sembra splendido e grandioso a prima vista… e tale rimane anche in seguito, quando lo si scopre e conosce più o meno a fondo.

Gli studenti lo raggiungono prendendo il treno dalla stazione di King's Cross, a Londra. Lo si riconosce subito, è arroccato sopra un'enorme scogliera e di fronte c’è il Lago Nero. Un lago meraviglioso e allo stesso tempo oscuro, che si estende per molte miglia e, pensate, al di sotto del quale si dirama una parte della scuola stessa.”

Harry fece una pausa d’effetto, i bambini lo ascoltavano in silenzio e con entrambi gli occhi sgranati, trattenendo il fiato a quest’ultima grande rivelazione.

Io sorrisi… ricordavo bene quella parte del castello: la mia Sala Comune. I ricordi giunsero alla mia mente come acque di un fiume in piena, ma li ricacciai con forza indietro: erano ancora troppo dolorosi per me i ricordi della giovinezza, troppo pieni di Ted, di amore e amicizia.

Ripresi subito il filo del racconto, questa volta però fu Hermione a riprendere a parlare:

Hogwarts è un castello stile gotico, a tratti romanico. Sono stili artistici, capite?” i bambini non si mostrarono particolarmente interessati, ma lei continuò incurante:

“Ci sono grandi arcate e tante vetrate, i soffitti sono alti, anzi, altissimi, contornati esternamente da torri e torrette. Il castello poi è diviso in due zone collegate tra di loro da ponti sospesi. Molto romantici… ma voi siete ancora piccoli, capirete…!

Inoltre è grandissimo, pieno di studenti con mantelli da apprendisti e cappelli da streghe e stregoni che brulicano fra ballatoi, cortili, ponti, torri e corridoi! Per non parlare dei giardini e dei sotterranei. Si narra che il tutto sia protetto da una serie di incantesimi che lo salverebbero dagli occhi indiscreti dei Babbani.”

Hermione si fermò. Forse non voleva esagerare con le nozioni… trattandosi pur sempre di bambini, al contrario i piccoli vollero che continuasse. Allora, probabilmente, decise di iniziare con la parte più interessante per ogni futuro studente: le quattro case.

 “Nello stemma della scuola c’è scritto: "Draco Dormiens Nunquam Titillandus", che in latino, una lingua molto antica, significa "non disturbare il drago che dorme".

Pensate che più di mille anni fa circa, quando i tempi, le usanze e rapporti fra la gente erano molto diversi da quelli che conosciamo noi oggi, quattro maghi famosissimi e bravissimi dell'epoca, Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde, decisero di fondare una scuola in cui educare giovani che mostrassero doti magiche.

Costruirono così questo grande castello, lontano dagli occhi dei Babbani, poiché, dovete sapere, in quegli anni maghi e streghe erano continuamente perseguitati.

Poco tempo dopo l'apertura della scuola, tra i fondatori, nacquero però dei disaccordi: ognuno voleva selezionare i suoi allievi in base a caratteristiche precise. Fu proprio per questo che formarono quattro gruppi in cui dividere gli allievi, questi antichi gruppi, sono quelle che noi oggi conosciamo come le quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, che, come noterete, portano ancora i cognomi dei quattro fondatori.

E pensate che, prima di morire, Godric Grifondoro, effettuò una magia sul suo cappello, conosciuto ancora oggi come Cappello Parlante: questo acquisì una mente, cioè una capacità di pensare, così da poter smistare nelle quattro case gli studenti arrivati ad Hogwarts dopo la morte dei quattro fondatori, mantenendo i criteri di selezione da loro decisi.”

Altra pausa enfatizzante.

A questo punto i due bambini erano rapiti dal racconto. Non ci fu nemmeno bisogno che chiedessero di più di queste case, né di questo cappello che li avrebbe conosciuti al primo tocco più nel profondo di chiunque altro, e li avrebbe destinati ad un futuro bello quanto sconosciuto: il loro sguardo era talmente eloquente che fu Harry a riprendere il discorso:

“Come avrete capito, all'interno della scuola gli studenti sono suddivisi in quattro case, l'assegnazione ad una di esse viene decisa all'inizio del primo anno dal Cappello Parlante, esso viene indossato a turno da tutti i nuovi studenti durante un'apposita cerimonia, lo Smistamento, che si tiene appena giunti alla scuola, prima del banchetto iniziale. Una volta indossato, il cappello, che è in grado di scrutare nel cervello dei ragazzi, valuta le caratteristiche dello studente e lo assegna di conseguenza alla casa più appropriata per lui. Una volta che è stato smistato, per lo studente inizia tutta una continua magia, come se non fosse già stata abbastanza quella del cappello.

È tutto molto bello, entusiasmante e pieno di sorprese. Avrete la possibilità di entrare nella vostra Sala Comune e nel dormitorio, potrete frequenta le lezioni, vedere le biblioteche, mangiare nella Sala Grande e passeggiare per i giardini enormi.

Le case saranno sempre una sorta di famiglia all'interno della scuola, visto che gli studenti passano la maggior parte del tempo insieme con quei compagni. E pensate, c’è anche un campionato scolastico di Quidditch!”

A quelle ultime parole, gli occhi di Teddy brillarono…

“Di quale squadra potrei fare parte?” chiese dopo poco con molto entusiasmo.

Sgath taceva mordendosi il labbro inferiore.

“Dovrai attendere di essere smistato, poi potrai provare ad entrare nella squadra della tua casa, ma dovrai prepararti molto bene, ricordati!”

Teddy scese giù dal tavolo con un balzo entusiasta gridando subito dopo:

“Vado subito ad allenarmi! Vieni Sgath?”

Volevo fermare Teddy, era tardi e preferivo tornare a casa. Purtroppo le curiosità dell’altro mio nipote rallentarono ancora le cose.

“Aspettami, voglio sapere come faccio a conoscere la casa in cui andrò a finire prima di andare a scuola. Non possiamo aspettare tanto tempo!”

Si rivolse subito ad Harry senza badare alle rimostranze di Teddy che tentava di insistere sul fatto che avrebbe dovuto aspettare.

“Harry, dimmelo per favore, lo voglio sapere subito!”

Rimanemmo stupiti dall’insistenza del piccolo, non voleva assolutamente aspettare, ma Harry lo calmò con pazienza.

“Purtroppo non è possibile, solo il Cappello Parlante potrà smistarti veramente, solo lui saprà a quale casa apparterrai… dovrai per forza aspettare, mi dispiace Sgath…”

Il bimbo restava triste e perplesso, ma non insistette più.

 “La prossima volta che ci vedremo, prometto, vi parlerò delle case di Hogarts… e allora faremo ipotesi e scommesse su dove potreste finire, siete d’accordo?”

Prima che potessero controbattere e chiedere di avere notizie sulle case in quel momento, presi giubbottini e regali e dissi che sarebbe stato bene andare ora, che si era fatto tardi.

I due sposi erano stanchi e la giornata versava ormai al termine. I bambini accettarono di buon grado la decisione, seppur borbottando, poi però si misero a confabulare tra loro mentre si vestivano per correre in cortile. Harry mi lanciò silenzioso uno sguardo sollevato in segno di ringraziamento e sorrise sentendo i commenti dei piccoli.

Sgath, hai sentito? Hai parlato! Ora finalmente potremmo capirci meglio! Era ora che ti decidessi!”

“Certo che ho parlato, ma perché mi interessava l’argomento… tu invece non dici mai cose così interessanti…”

Uscirono dalla casa spintonandosi allegri, e io mi accodai a loro dopo aver salutato tutti, ero felice di quel bellissimo giorno passato a quel modo.

Felice di aver finalmente sentito Sgath parlare tanto bene.

 

 

……………………….

Note:

Questo capitolo ripete molte cose già ben conosciute dai libri della Rowling (e da lei meglio descritte…), ma era necessario per presentare la scuola ai due bambini….

Molte parti della descrizione del castello, delle case e della storia sono presi da Wikipedia (con leggere diversificazioni e piccole aggiunte).

Anche il prossimo capitolo sarà ricco di descrizioni di questo genere, portate pazienza… dopo seguiranno gli ultimi 3 o 4 capitoli finali in cui verranno svelate alcune cose e chiarite altre.

Grazie a tutte che siete arrivate fin qui!

Circe

   
 
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