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Autore: CHAOSevangeline    19/03/2013    2 recensioni
Quando riesco a pensare freddamente a tutto ciò che è accaduto posso giungere solo a una conclusione: per quanto ora lo odi, è sempre stato il mio migliore amico e tutti quei ricordi mi rendono felice.
E’ la felicità che mi provocano che non riesco a perdonarmi.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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2 – Cambiamenti

 

Calciò uno dei sassolini a terra di fronte a lui, colpendolo con così tanta forza da farlo atterrare a diversi metri di distanza.
Non gli importava troppo che non fosse quel povero sasso la causa della sua rabbia: in quel momento avrebbe aggredito volentieri chiunque gli si fosse messo davanti.
La giornata era iniziata male, anzi, malissimo e per di più aveva anche litigato con Saruhiko. A dirla tutta era stato più che altro un litigio in solitario, essendo l’altro rimasto impassibile per tutto il tempo. Era stato come se ogni singola parola gli fosse scivolata addosso senza lasciare alcun segno e aveva continuato a fissarlo con uno sguardo freddo. Ma che freddo? Gelido.
Misaki si era sentito veramente congelare quando aveva incontrato le iridi azzurre dell’amico e in un certo senso aveva desiderato di non aver fatto tutta quella scenata solo per risparmiarsi lo sguardo di Saruhiko.
Alla fine l’unica cosa che differiva tra i due era il modo di reagire, per quasi sicuramente se al posto del moro ci fosse stato Misaki si sarebbe sentito in imbarazzo almeno quanto lui.
Aveva iniziato a dire cattiverie sui suoi compagni di classe, su quel ragazzo nuovo che si era appena trasferito, sui professori e sul direttore del dormitorio.
Nessuno si era salvato, nessuno.
Vedere il tuo migliore amico che inizia a urlare di fronte a te, a te, è una situazione imbarazzante quanto spiacevole. Se solo il rosso non fosse stata una testa calda l’avrebbe fissato anche lui con quello sguardo terribilmente accusatorio, nei suoi panni. Però non voleva giustificarlo semplicemente per l’ultima frase che gli aveva rivolto, quando aveva finito di urlare e si era quasi ritrovato con il fiatone.
 “Hai finito?”
Gliel’aveva chiesto con un’aria di terribile sufficienza, alzando il sopracciglio e incrociando le braccia.
Sinceramente Misaki avrebbe preferito sentirsi urlare contro a propria volta. Sicuramente se fosse andata così sarebbe rimasto appoggiato al termosifone accanto a Saru dopo essersi sbollito ancora un poco.
Invece no, delle urla c’erano state, ma erano nuovamente solo e soltanto sue: aveva iniziato a dirgli le peggiori cose che gli erano passate per la mente senza pensarci due volte.
Gli aveva detto che era l’unico dei due a impegnarsi davvero per quell’amicizia.
Gli aveva detto che era un poco di buono e che non gliene fregava nulla del loro legame.
E poi gli aveva detto di andarsene a dividere la stanza con il ragazzo nuovo.
Perché sì, la giornata era stata tanto pessima semplicemente perché il direttore del dormitorio scolastico aveva chiesto a Misaki di cambiare stanza per far trasferire il nuovo ragazzo nella camera che divideva con Saru.
In fin dei conti chi non penserebbe di far stare un ragazzo appena arrivato con il classico studente modello?
Ovviamente Misaki aveva rifiutato, ma era chiaro che il direttore del dormitorio stava sperando in un sì di Saruhiko.
Ricordava ancora quando quella mattina si erano dovuti fermare a parlare con l’uomo e di come avesse inevitabilmente alzato la voce per rifiutare e marcare quella scelta. Si era subito voltato verso Saruhiko convinto che gli avrebbe dato man forte.
E invece non disse niente, si limitò ad uscire dalla porta.
Cercò di indagare sul perché di quel silenzio lungo la strada per raggiungere la stazione, ma ottenne solamente altri momenti vuoti. Solo quando cambiò argomento l’altro si degnò di rispondergli in modo svogliato come al solito e a quel punto Misaki pensò bene di non intavolare più il discorso precedente; aveva davvero tanta paura di sentire la verità riguardante il suo comportamento.
Se gli fosse arrivato alle orecchie un “Misaki, voglio cambiare stanza” come avrebbe dovuto reagire?
La campanella trillò nell’esatto momento in cui stava per rientrare, facendolo sobbalzare e sibilare qualche imprecazione per lo spavento.
Non aveva molta voglia di tornare in classe e sedersi vicino a Saru, perché quasi sicuramente avrebbe cercato di farlo pentire amaramente del modo in cui si era comportato.
Di colpo, mentre percorreva il corridoio, accelerò il passo; era molto meglio arrivare per primi e lasciare che fosse Saru a vagare nel vuoto del non sapere come comportarsi.
Ma tanto a lui riusciva facile risolvere una situazione simile, l’avrebbe ignorato.
Riuscì a mettere solamente un piede dentro all’aula, che subito le sue compagne lo assalirono.
« Misaki, stiamo cambiando i posti! Tu ti metti in prima fila! » gli indicarono un posto e il ragazzo non potè fare a meno di notare diverse ragazze affaccendate a spostare il suo zaino e le cose che aveva lasciato sul banco prima di uscire.
« Che?! Non ho intenzione di spostarmi dal mio banco! » sibilò, digrignando i denti. « Saruhiko dove avete intenzione di spostarlo? »
« Oh, Saru lo lasciamo stare lì! E’ in ultimo banco ed è una posizione perfetta per copiare! »
Nessuno doveva permettersi di chiamarlo Saru visto che per qualche strano meccanismo nella sua testa doveva essere l’unico a poterlo fare.
« Non sto seduto con lui per copiare. Rimettete la mia roba dov’era! » ringhiò. « E poi avete spostato solamente me! »
La ragazza lo ignorò, sussultando poco dopo nel vedere una figura materializzarsi alle spalle del rosso. Misaki se ne accorse e si voltò, sgranando gli occhi e fissandolo.
« Saru-kun! Abbiamo pensato di spostare Misaki, così posso mettermi accanto a te, mh? »
Il moro fissò in silenzio la ragazza per poi spostare lo sguardo verso Misaki. Sembrava quasi un cucciolo sperduto, per come spostava lo sguardo dalla ragazza a lui.
Forse stava sperando che salvasse la situazione in qualche modo.
Rimase in silenzio e superò i due.
Non l’avrebbe aiutato neanche quella volta.
Misaki sentì una fitta terribile al petto e istintivamente spalancò la bocca per urlare il nome del ragazzo: gli voleva tirare un pugno di quelli che non si sarebbe dimenticato per nulla facilmente.
Rimase di quell’avviso fino a quando non lo vide chinarsi dietro ai banchi in prima fila e raccogliere lo zaino, insieme alle altre cose. Andò verso il proprio banco e sistemò le cose sopra quello accanto al suo. Quello che era sempre stato di Misaki.
Scostò con un piede la cartella della ragazza, che già l’aveva sistemata al posto di quella di Misaki, che tornò invece al suo posto.
« Non so se ne hai approfittato vedendo quell’idiota che gridava in corridoio, ma io non me la sono presa. » osservò freddamente la studentessa e si sedette, appoggiando un gomito sul tavolo per poi reggersi la testa.
Misaki si bloccò in silenzio e si voltò verso la ragazza, ghignano divertito e lasciandosi sfuggire un principio di risata. Andò verso il proprio banco e scostò la sedia, ignorando le occhiatacce della ragazza.
« Beh scimmia, devo ammettere che per una volta mi hai… »
« Ho detto al direttore di far stare il nuovo arrivato in un’altra stanza. »
Saru non lo stava nemmeno guardando. Sembrava più interessato dalla parete dell’edificio di fronte.
Misaki sbatté gli occhi, sconvolto. L’avrebbe afferrato solo per farlo girare e farsi ripetere la frase mentre lo guardava negli occhi.
« Eh…? »
« Rimani in camera con me. »
Solamente allora il ragazzo si voltò, fissandolo intensamente negli occhi. Incurvò le labbra in un lieve sorriso.
Misaki sentì qualcosa dentro di sé, come una gioia infinita che esplodeva. Non si doveva spostare, non doveva allontanarsi da Saru.
Sorrise soddisfatto e incrociò le braccia dietro alla testa.
« Perché non gliel’hai detto stamattina?! »
« Le persone si ricordano meglio di te quando fai loro del male, che quando fai del bene. »
Il rosso inclinò il viso, aggrottando le sopracciglia.
« E che vorrebbe dire? »
« Sei troppo stupido per arrivarci. » sorrise divertito.
Misaki sbuffò e si sporse, afferrandolo dopo averli sfilato gli occhiali, appoggiandoli malamente sul banco e iniziando a strofinargli un pugno sulla testa.
Era tutto a posto, poteva anche insistere su quella frase un’altra volta.




Angolo dell'autrice~
Salve a tutti! Sono riuscita ad aggiornare relativamente in fretta!
Dopo questo secondo "capitolo", mi sto seriamente chiedendo se l'avvertimento fluff sia giusto: mi sembra quasi una sorta di schema con inizio e sviluppo angst, che si conclude con del fluff! Mah!
In ogni caso, come sempre, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che vogliate dirmi con una recensione che cosa ne pensate!
Alla prossima!
   
 
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