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Autore: _joy    20/03/2013    3 recensioni
Mika è una strega, frequenta Hogwarts, è in Serpeverde, è una Black. Le parole che la definiscono potrebbero essere: stirpe, orgoglio, purezza di sangue, amicizia, lealtà. Una principessa del mondo magico che sa benissimo di esserlo. Almeno finché le sue certezze non subiscono una brusca scossa in un pomeriggio di sole, quando incontra un ragazzo bello e affascinante ma, ahinoi, babbano: Ben Barnes
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Di magia e di babbani'
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Quando piombo addosso a Ben e gli afferro la mano trascinandolo al cancello, lui non si ferma a obiettare ma mi corre dietro.
Superiamo il cancello e corriamo a perdifiato giù per la collina, la sua mano stretta nella mia.
Quando arriviamo al paese, Ben mi trascina in una via laterale, dove ha parcheggiato la sua auto.
Saliamo e lui parte al volo.
 
Mi viene in mente una volta in cui Mindy mi ha raccontato che Robert, durante le vacanze di Natale, la aveva portata a fare un giro in auto e le era piaciuto da impazzire.
Buffo.
Chissà perché mi viene in mente ora, che non c’è proprio nulla di divertente.
Forse perché vorrei che questa macchina schizzasse via veloce come una Firebolt, o che avesse Incantesimi Difensivi che la rendano invisibile, o altro…
Insomma, tutto vorrei tranne che sentirmi così in pericolo.
Per colpa dei miei genitori, per di più.
 
Mi strappa dai miei pensieri la mano di Ben che si posa sul mio ginocchio.
«Immagino non sia andata molto bene»
Scuoto il capo.
Lui mi stringe dolcemente il ginocchio.
«Mi dispiace, Mika»
Non aggiunge altro, probabilmente perché vede la mia faccia sconvolta, o perché sa che non è il momento giusto per parlarne.
Domanda solo dove voglio andare e, con sgomento, scopro che non lo so.
 
A Hogwarts non posso tornare: cosa racconterei alla Umbridge?
Ovviamente vorrà sapere ogni cosa sulla mia fuga e cosa potrei dire senza tradire Harry, o Sirius, o chiunque altro?
Senza contare che difficilmente i miei genitori perorerebbero la mia causa.
Da Sirius però non posso andare: si è già esposto abbastanza per colpa mia e ora si trova una nipote in fuga che ha gli occhi del mondo magico puntati addosso.
E io non voglio rischiare che il mondo magico possa anche solo lontanamente avvicinarsi a lui.
Le mie amiche sono a scuola e non posso contattarle senza che le mie lettere vengano intercettate.
Casa mia – nemmeno a dirlo – è fuori discussione.
Mi volto verso di lui, smarrita.
 
Ma Ben si limita a sorridermi dolcemente e a chiedere, come se fosse la cosa più ovvia:
«Ti va di venire da me?»
 
 
Quando arriviamo da lui mi fa accomodare in salotto e va a prepararmi una tazza di thè senza neppure sfilarsi la giacca.
Io muovo qualche passo per la stanza: c’è una grande finestra con le tende tirate su quello che ormai è un grigio pomeriggio, un pianoforte a coda lucido, tante fotografie che ritraggono Ben e suo fratello in vacanza, con gli amici o con i genitori.
Ne sto rimirando una di un bimbo piccolo con due occhioni scuri inconfondibili quando sento le sue mani circondarmi la vita.
«Mi ripropongo sempre di buttare quell’orrore….ma mia madre ci è affezionata» dice, con voce afflitta.
Io ridacchio.
«Ma eri bellissimo! Un tesorino!»
«Ma smettila, bugiarda! Guarda che faccia che avevo…»
Io giro la testa per dargli un bacio sulla guancia e lui mi lancia un’occhiatina da sotto le palpebre abbassate.
«Comunque, io ero bella anche da piccola, tanto perché tu lo sappia» dico, con tono altezzoso.
Lui mi fa una linguaccia e poi mi solleva di peso, portandomi verso il divano.
Si siede con me tra le braccia e mormora, prima di baciarmi:
«Non ne dubito affatto»
 
Più tardi siamo sdraiati sul divano, abbracciati.
Ben mi sta accarezzando i capelli e io ho gli occhi chiusi e la testa poggiata sul suo petto.
«Me ne vuoi parlare?» domanda, piano.
Io annuisco, con il viso affondato nel suo maglione.
E gli racconto cosa è successo a casa.
Le parole mi escono sempre più convulse, come un fiume in piena, finché non mi accorgo che le ho finite e che sto piangendo.
Ben si appoggia su un gomito e con il pollice mi asciuga le lacrime.
«Ehi» mormora «Non piangere»
Io tiro su con il naso in modo poco elegante e gli strappo un sorriso.
Poi mi asciugo gli occhi.
«Non avrei mai pensato che i miei genitori potessero…»
Lui annuisce e poi chiede:
«Quindi…ora?»
«Non lo so» scuoto il capo «Non posso tornare a casa, non posso tornare a scuola e non voglio mettere Sirius in pericolo. Forse dovrei…non so, trovarmi un posto a Diagon Alley o…»
Ben mi interrompe:
«No, Mika…Non se sei apparsa sul giornale. Ti staranno cercando»
 
Merda.
Ha ragione.
 
«Bè…forse potrei provare fuori Londra…»
Suona un po’ troppo disperato persino alle mie stesse orecchie.
«E se restassi qui, con me?» mi domanda lui, di punto in bianco.
Sgrano gli occhi.
«Insomma…» mormora, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Non mi va di non sapere dove sei con quello…con quello che succede nel tuo mondo. E poi…soprattutto, anzi…se davvero vogliamo provare a stare insieme, difficilmente potremo farlo in un’altra situazione. Forse potremmo considerare tutto questo…un’occasione per noi due»
Esita e poi aggiunge:
«Scusa, non voglio sminuire il problema, né quello che ti è successo. Volevo solo… non so, che prendessi in considerazione anche uno spunto magari non proprio negativo in mezzo a tutto questo casino….»
«Tu vuoi…vivere con me?» lo interrompo, con gli occhi sbarrati.
Ben nota la mia espressione e trattiene il fiato.
«Non volevo farti sentire costretta. Tu puoi contare su di me a prescindere. Ti prego, Mika…non vorrei…spero di non averti dato l’impressione di volerti forzare la mano. So che non è il momento, è presto e tu ora hai altro per la testa…»
«Ti rendi conto che io non so cucinare, non so pulire, non so fare niente senza la magia?» lo interrompo di nuovo.
Stavolta è lui a sgranare gli occhi.
Poi si concede un sorrisino.
«Ah…pensavo fossi preoccupata perché sei ancora piccola»
Ci penso su.
«In effetti è vero, sono ancora piccola»
Ben scoppia a ridere.
«Questa sì che si chiama consapevolezza…» scherza poi.
Io gli do un pugno scherzoso.
«Tu vuoi vivere con me» ripeto, per capire.
«Io voglio stare con te» precisa lui, baciandomi la mano «Vivere insieme è un grande passo e mi sembra presto, in generale. Tuttavia, viste le circostanze…diciamo estreme… mi chiedevo se non ti andasse magari di stare un po’ qui. Con me. E poi…vediamo come va, insomma. Senza nessuna pressione»
«Ben, i miei ti uccideranno» torno subito seria «Non possiamo»
«I tuoi non sanno chi sono» obietta lui «Come fanno a trovarti?»
«Ho ancora la Traccia addosso… Cazzo!» urlo e mi metto a sedere di scatto «La Traccia! Merda! Alzati, Ben, alzati! Dobbiamo uscire!»
Lui incespica tirandosi su.
«Ma…dove andiamo?»
«Da Sirius! Presto!»
«Ma… avevi detto…»
«Ben, con la Traccia addosso possono trovarmi! E non penso si possa togliere! Oh, merda, sbrigati!»
 
Lo trascino in Grimmalud Place.
La paura mia annebbia la mente.
 
Pensa Mika. Pensa.
 
Me lo ripeto come un mantra, ma ho la testa vuota.
Come si fa a liberarsi della Traccia?
Non si può.
È imposta per legge magica a tutti i minorenni.
Il che significa che l’avrò addosso per un altro anno.
 
Un anno.
 
Non posso stare da Ben.
Potrebbero piombare lì da un momento all’altro i miei genitori, o qualcuno del Ministero…
 
Possono fargli del male?
 
Me lo chiedo con una fitta d’angoscia.
No.
Credo di no.
Insomma, non è che mi ha rapita.
Sono io che, tecnicamente, sono andata da lui.
Certo, non so se mio padre sarebbe poi così tollerante e disposto a passarci sopra.
Sbircio Ben con la coda dell’occhio mentre camminiamo e affretto il passo.
 
Quando arriviamo a Grimmauld Place corro a bussare alla porta prima che il coraggio mi venga meno.
 
Ti prego, ti prego, fa che ci sia e che sia solo in casa.
 
Ma quando si apre uno spiraglio della porta riconosco gli occhi di Lupin che mi scrutano prima di alzarsi al cielo.
«Dannazione» commenta «Dai, forza, entra»
Ma, quando vede anche Ben, sembra ripensarci e voler chiudere la porta.
«Non pensarci nemmeno!» mormoro, furiosa.
«Mika!» bisbiglia lui «Ma sei impazzita? Ti avverto, stai tirando troppo la corda…»
«Ma perché parlate piano?» domanda Ben ad alta voce.
E, nel secondo che intercorre tra la chiusura della porta e lo spegnimento di ogni luce, io e Remus facciamo in tempo a trasalire.
Poi, partono le urla.
«Mezzosangue! Dannata feccia che insozza la casa dei miei padri! Maledetti bastardi che osate profanare queste mura!»
Ben grida, spaventato, mentre fissa gli occhi terrificanti del ritratto della madre di Sirius, che vomita insulti a squarciagola.
È Sirius che la zittisce, accorrendo dalla cucina.
«Stupeficium!»
Le tende si richiudono sul dipinto, che si zittisce di botto.
«Mika!»
Sirius corre ad abbracciarmi, ma io mi avvicino preoccupata a Ben, che è grigio in faccia e sembra sul punto di svenire.
«Ah, sì, quella è….era…mia madre» gli dice Sirius con nochalance «Scusa»
«Tua…madre?» chiede Ben con un filo di voce.
E, all’improvviso, sia Sirius che Remus si mettono a sghignazzare.
«Smettetela! Non è divertente!»
Ma loro due ridono più forte che mai.
«Ragazzini» mormoro, infastidita, mentre faccio strada a Ben in cucina.
Ci sediamo al tavolo e, quando Sirius e Remus si degnano di smettere di ridacchiare e raggiungerci, Ben ha ripreso un po’ di colore in faccia.
Remus ha recuperato la sua aria impassibile, ma mio zio ha ancora un sorrisetto da schiaffi stampato in faccia.
«Bene, benvenuto in famiglia, ragazzo!» dice allegramente «Mi sembra chiaro che il mio pugno dell’altra sera ti abbia snebbiato la mente»
Ben si acciglia, ma io intervengo prima:
«A proposito di famiglia…ho delle novità»
 
Quando finisco di raccontare, Sirius e Remus hanno due musi lunghi da far invidia a Fierobecco.
«Te lo avevo detto, Mika» Sirius scuote il capo.
«Già. Pazienza» faccio io «Come faccio a togliermi la Traccia?»
«Non puoi» risponde Remus, scuotendo il capo «È una Legge Magica»
«Ma così possono trovarmi e arrivare a Ben!» mi agito.
Lui sgrana gli occhi.
«Mika! Non mi avevi detto che il problema ero io!»
«Il problema siete entrambi, con le vostre idee folli e il casino che avete combinato» interviene Sirius, prima che io possa aprire bocca «La domanda ora è: come ne veniamo fuori?»
«Qui non posso stare» lo prevengo.
Remus annuisce e persino Sirius deve cedere.
«Vedo una sola soluzione» fa Lupin «Dovete nascondervi in una casa sicura, che proteggeremo con la magia»
«Non mi pare granché» obietta Sirius «Servirebbe la protezione di Silente e non credo che…»
«Dici bene, Sirius» interviene una voce, dalla porta «Non credo che»
 
Io faccio un salto dallo spavento, ma giuro che anche Sirius e Remus non sembrano proprio tranquilli a veder entrare Silente in cucina.
L’aria del Preside (ex-Preside, a dirla tutta) non è proprio benevola.
Non saluta nessuno e, mentre avanza in cucina, emana un’aura di potere che ci gela sulle sedie.
Paradossalmente, il più tranquillo è Ben, che però si alza e viene a mettermi una mano sulla spalla.
Io gli stringo le dita con affetto e, stranamente, mi sento un po’ più forte.
 
Sensazione che dura due secondi, giusto il tempo perché Silente mi squadri attraverso i suoi occhialetti a mezzaluna e scuota il capo, come se la mia vista lo disturbasse profondamente.
«Devo dire che raramente ho fatto errori di questa portata» sospira, rivolto a nessuno in particolare.
Si avvicina al camino spento e sembra concentrato a fissare la cenere.
O forse è concentrato a ignorarci tutti.
«Silente, so che sei in disaccordo, ma…»
Sirius rompe il silenzio dopo un po’, ma il Preside lo interrompe.
«”In disaccordo” non rende l’idea, Sirius. Ti avevo detto chiaramente, mi pare, cosa pensavo della situazione»
«Silente, non sei onnipotente. Non puoi pretendere che la tua opinione, per quanto lungimirante, venga accettata da chiunque senza battere ciglio» Sirius alza la voce «Esiste anche il libero arbitrio, dopotutto. Forse dovresti prendere in considerazione il fatto che noi, comuni mortali, a volte la pensiamo diversamente da te»
«Sirius!» Remus lo interrompe, tagliente, prima di rivolgersi lui stesso a Silente «Albus, ascolta, so che abbiamo corso molti – troppi – rischi, sia per lei che per l’Ordine. Ma..»
«Dannazione, è mia nipote!» scatta Sirius «Qui si pensa ai figli di tutti, ma ai miei parenti no? Bè, fate pure. In fin dei conti, siete solo in casa mia!»
«Sirius!» mi alzo di scatto, spaventata dalle sue parole e dal livore che avverto in esse.
Non voglio che litighi con Silente.
«Mi dispiace, signore» mi rivolgo direttamente a lui «Ma non può incolpare Sirius o Remus di qualcosa che ho fatto io»
Silente mi fissa e all’improvviso il suo sguardo si fa triste.
«Mikayla, hai fatto un grave errore, a mio parere. Rischi di compromettere il tuo futuro. Mi sarei aspettato che…»
«Rischia anche di più, Silente» interviene Remus.
Il Preside (non riesco a non vederlo così) tace, pensieroso.
Poi fissa me e Ben e esclama:
«Non avete idea dei disastri che avete scatenato»
«O forse ce l’abbiamo…» ribatte Ben, pacato «Ce l’abbiamo e, per quanto siamo enormemente dispiaciuti per i fastidi che vi diamo e preoccupati perché vi causiamo altri problemi… Bè, noi due siamo insieme, ed è quello che vogliamo»
 
Io taccio, commossa, e gli stringo forte la mano.
Silente sembra per un momento senza parole.
Sirius alza un sopracciglio con fare di approvazione (forse più per l’effetto prodotto su Silente che altro, considerando che ieri ha steso Ben con un pugno).
«Bè…» dice poi Silente, lasciandomi di stucco «Ammetto che io sono un sostenitore di questa linea di pensiero: cosa c’è di più importante dell’amore, nel mondo?»
Lo fisso, sgranando gli occhi.
Come se mi avesse letto nel pensiero, lui scuote un dito verso di me, con fare ammonitore:
«Nulla, soprattutto considerando il momento che stiamo vivendo. Ma, signorina, non dovevi lasciare la scuola»
«Non lo avevo progettato. È stato…un impulso» arrossisco.
Silente sbuffa e poi si rivolge a Ben:
«Voglio sperare che quello che tra voi due è più adulto la pensi come me»
Ben si affretta ad annuire.
«Certo»
«Io a scuola non ci torno» dico subito, tanto per essere chiara «Non possa dare spiegazioni alla Umbridge…spiegazioni che non mettano tutti nei guai. E per di più non posso rischiare che mio padre piombi a scuola a dare la sua versione»
Silente si accarezza la barba, pensoso.
«Che dici, Albus?» tenta Remus «Magari Severus…»
Sirius sbuffa forte, ma anche Silente, con mio grande sollievo, scuote il capo.
«No, Remus. Devo ammettere che il ritorno di Mika ad Hogwarts, ora, costituirebbe più un problema che un vantaggio»
Mi sforzo di non gioire apertamente.
«Ma» scandisce lui, subito dopo «Questa è una situazione assolutamente transitoria»
«Senta, Preside» dico, piccata, perché mi parla come se avessi tre anni «Io sono sempre stata un’ottima studentessa»
«Lo so» concorda lui «E spero che continuerai ad esserlo, e che diventerai la strega che tutti qui (Ben compreso, credo) si aspettano che diventi»
Mi sento gli occhi di tutti addosso.
«Anche se ho deluso e scontentato tutti?» chiedo.
Silente e Remus mi sorridono, Ben mi abbraccia e Sirius bofonchia qualcosa sul fatto che io non l’ho deluso, anzi, è felice di sapere che qualcuno in famiglia ha ereditato i suoi geni.
Gli sorrido.
«Bene, a questo punto, direi che c’è un’unica soluzione» dice Silente «Siete pronti a sparire dalla circolazione per un po’?» 
 
*
 
La mattina dopo mi sveglio perché sento freddo e, quando apro gli occhi, vedo che Ben non è accanto a me, nel letto.
Scendo di sotto, a piedi scalzi, e lo trovo che armeggia in cucina.
Si volta a sorridermi quando lo chiamo e io vedo il tavolo apparecchiato per due, con la colazione.
Sento una strana emozione stringermi la gola.
«E così….questa è una colazione come la fanno le coppie» mormoro, stringendomi a lui.
Ben mi bacia la fronte e, contemporaneamente, appoggia un piatto di pancake sul bancone della cucina.
«Buongiorno» mormora «Hai dormito bene?»
Io annuisco.
«Mi sono svegliata perché non c’eri. Sei riuscito a dormire un po’?»
«Ho dormito benissimo» sento le sue mani accarezzarmi la schiena attraverso la stoffa leggera della maglietta di cotone che indosso «Volevo farti una sorpresa»
Poso il mento sul suo petto e lo sbircio, timida.
«Sei arrabbiato?»   
Sospira.
«Quante volte devo dirtelo? No che non sono arrabbiato!»
Si china a baciarmi e io intreccio le dita fra i suoi capelli.
 
Ieri, quando Silente ci ha esposto il suo piano, mi sono sentita la più terribile egoista sulla faccia della terra.
Perché sparire implica per Ben doversi allontanare forzatamente dalla sua famiglia, dai suoi amici, dal suo lavoro.
 
Per colpa mia.
 
Per te, ha detto lui.
Ma comunque, per colpa mia.
 
Silente ci ha detto che dovevamo nasconderci in una casa che non fosse né nostra né legata a qualcuno che conosciamo, in modo da non mettere in pericolo altri, cui si potrebbe risalire tramite legami di parentela o di amicizia (ed è inquietante come, dietro quell’asettico e impersonale “si potrebbe”, potrebbe stare benissimo mio padre. O un Mangiamorte, magari).
E che lui, personalmente, avrebbe protetto quella casa con la magia.
 
Così, eccoci qui.
Fuori Londra, nella campagna, come una qualsiasi coppia in vacanza.
 
C’è una strana atmosfera domestica.
 
Al momento di salutarmi, Sirius ha dato di nuovo in escandescenze perché sono troppo piccola per vivere con un ragazzo, anche se per finta, anche se provvisoriamente, e a lui non stava bene, era una soluzione di merda, era la peggiore idea dopo i calderoni di formaggio.
Si è chiuso in camera sua, intrattabile.
Lupin mi ha bisbigliato che è triste perché senza di me, in casa, è molto solo… e perché è in rotta con Silente, che non gli permette di fare nulla di attivo per l’Ordine e Sirius si sente inutile. E frustrato.
 
Me ne sono andata con un groppo in gola grande il doppio.
E un segreto senso di euforia all’idea di avere Ben solo per me, dopo la nostra separazione.
È una situazione molto “adulta”, per me.
Considerando tutto quello che ci ha portati qui, di certo so che non sto giocando alla donna sposata.
Penso che, egoisticamente, ho sempre immaginato che sarebbe stato Ben ad avvicinarsi al mio mondo, e non viceversa.
E ora, che sono vicina al mondo babbano come mai prima, capisco che questo è ben diverso dalle mie precedenti esperienze, come l’amicizia con Mindy.
Io restavo Mikayla, una strega privilegiata.
Ora sono sempre io, ma con una consapevolezza di me molto maggiore e nessun privilegio economico, almeno nell’immediato.
 
Stretta a Ben, mi sento però più ricca che mai.
 

   
 
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