Era universalmente noto che Tony Stark fosse incapace di bussare ad una porta, nemmeno fosse
nato sprovvisto di nocche, per questa ragione, Bruce, avrebbe dovuto sapere che
una cosa del genere sarebbe potuta accadere. Dopo aver mollato l’Uzi nelle mani di Darcy e prima
di farsi prendere dalla passione per lei, avrebbe dovuto chiudere a chiave
quella fottuta.
Scattò a sedere, assieme a Darcy accanto a lui,
mentre Tony sollevava gli occhi dal portatile che teneva fra le mani . Si
fissarono, uno con l’altro, prima che le labbra di Tony tremassero e Darcy, paonazza, iniziasse a gesticolare con il lenzuolo
che aveva avuto la creanza di tirare su con lei per coprirsi i seni abbondanti
e lui tornasse sdraiato con la faccia fra le mani.
-Bruce.- la voce di Tony era flebile. Troppo flebile.
Stava cercando di non sbottare a
ridergli in faccia. Bruce non aveva bisogno di vederlo per sapere che stava sudando tutte e sette le
camicie del proverbio per mantenere una parvenza di serietà.
-Sì?- gli chiese.
-Amico avresti dovuto mettere una cravatta alla maniglia.-
Bruce sentì Darcy emettere un gemito imbarazzato
mentre si accucciava in avanti e si tirava il lenzuolo su la testa - Già avrei
dovuto.- sussurrò da sotto le mani che gli coprivano il viso -Potresti…?-
-Oh certo.- Tony camminò all’indietro per quei tre passi che era entrato in
stanza, afferrò la maniglia della porta e la richiuse. Bruce ebbe il tempo di contate mentalmente
fino a due prima di sentirlo scoppiare in una tremenda risata a pernacchia, chiamare
Johnny a gran voce e raccontargli tutto in barba al fatto che, fermo com’era
davanti alla loro porta, lui e Darcy potevano sentire ogni parola.
-Possiamo rimanere qui fino alla fine dei tempi?-
Bruce sentì il corpo nudo di Darcy appoggiarsi al suo
fianco , girò la testa e nella penombra della
luce che filtrava dal corridoio vide i suoi occhi chiari che lo
osservavano più divertiti che imbarazzati. La tirò a sé, circondandole le
spalle con le braccia, facendo attenzione a non stringere troppo per non farle
male - Mi piacerebbe, ma il vostro aereo parte alle dieci.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.
-Howard calmati.-
Era incredibile come quel bambino, a volte, sembrasse capire le situazioni così
bene. Tony l’aveva tirato su dal suo box per baciarlo e abbracciarlo un po’,
solo un pochino prima della partenza, per memorizzare bene quel buon odore che
emanava, la morbidezza della sua guance contro le sue e ora che doveva andare, quel fagottino, non voleva sapere di lasciarlo. Scuoteva la
testa, piangeva e si aggrappava alla sua maglietta opponendo una resistenza
ostinata alle mani di Pepper che cercavano di tirarlo
via.
Tony incontrò lo sguardo della compagna da sopra la testa scura del loro
figlioletto. La conosceva da dieci anni,
ma quella era la prima volta che la vedeva con gli occhi lucidi a quel
modo.
-Pepper.-
-Non vuole…-
Fosse stata una persona più fatalista, Tony, avrebbe visto in quel momento un
cattivo segno. Un presagio di sventura, e invece strinse i denti, afferrò
Howard da sotto le braccia e se lo staccò di dosso allontanandosi e tendendolo
alla madre con le braccia tese.
Distolse lo sguardo da quegli occhioni azzurri pieni
di lacrime, e lo lasciò andare.
Pepper strinse il bambino al seno cercando di
calmarlo.
Non era la prima volta che faceva i
capricci per rimanere fra le braccia del padre, più di una volta Tony aveva
dovuto presentare a conferenze e
ritirare premi con suo figlio a sedere su un braccio perché, nel momento
di andare sul palco, non c’era stato verso che Howard lo lasciasse andare, ma quel pianto disperato, ora, le stava
forando le cervella. Sembrava capire che qualcosa di brutto poteva cadere. Che
quella era l’ultima volta che vedeva suo padre.
-Tony…- mormorò .
Teneva gli occhi bassi e i pugni serrati. Era più difficile per lui che per lei
quella separazione. Lo sapeva meglio di chiunque altro che quell’uomo
egocentrico e vanitoso detestava e
temeva più di ogni altra cosa la solitudine e la lontananza dalla sua famiglia.
-Tony guardaci.-
Tony alzò gli occhi. Howard tendeva una manina verso di lui, lo stava
implorando di riprenderlo fra le braccia, di spernacchiargli ancora le
guancie e di farlo volare e Pepper lo fissava e basta, tenendo il piccolo stretto
forte. Sentì gli occhi bruciare, e li
distolse ancora, pregando che non gli scendesse nessuna lacrima.
Dall’interfono, distorta, arrivò la voce di Happy[*] - L’auto è pronta Signor Stark.-
-Grazie Happy.-
Si volse e se li ritrovò fra le braccia, Pepper che
lo stringeva con un braccio alla vita e Howard che gli sbavava una guancia.
Rimase per un momento immobile prima di stringerli a sua volta. Baciò Pepper ancora, come aveva fatto per tutta la notte, e poi la fronte e il nasino di quel piccoletto
che gli assomigliava ogni giorno di più.
-Vi amo, ricordatelo sempre.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.
L’atmosfera che si respirava all’interno
dell’auto guidata da Happy era ar di poco pesante. Le
donne pressate una contro l’altra sul sedile
posteriore piangevano in silenzio, mentre quella seduta accanto a lui,
guardava fuori dal finestrino completamente estraniata . Tossì e Sharon portò
gli occhi scuri verso di lui.
Per essere bella era bella, non c’era dubbio, Capitan America aveva buon gusto.
-Cosa?- gli chiese Sharon con dolcezza.
-Mi chiedevo se, secondo lei, io avrei qualche speranza come agente dello SHIELD.-
Le sopracciglia di Sharon si arcuarono sorprese.
-Sì, ecco…-
- Lei, è troppo vecchio.- La faccia delusa di Happy fu comica, Jane riuscì a non perdersela grazie allo specchietto retrovisore - La
soglia di reclutamento è al massimo trent’anni... Non si faccia forviare da Coulson, sono anni che serve.-
Happy sporse inconsciamente il labbro inferiore mentre scalava la marcia in
vista del semaforo, l’auto diminuì gradatamente di velocità prima di sussultare
in maniera anomala. Darcy, seduta fra Pepper con Howard fra le braccia e Jane alzò lo sguardo.
Sbagliava o qualcosa si era posato sul tettuccio dell’auto?
-Happy …- chiamò debolmente prima del disastro.
Alla Stark Tower Loki vide il bicchiere
da cui si era appena servito creparsi sotto ai suoi occhi… Qualcosa di
terribile era appena accaduto.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Il parabrezza era salto in aria, qualcosa era scoppiato, Sharon sentiva colarlo
lungo la faccia.
Aveva avuto l’impulso di coprirsi la testa con le mani per evitare la pioggia
di vetri e ora, benchè fosse stata addestrata ad
aspettarsi sempre il peggio, non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Perché,
maledizione, Natasha non era andata con loro? Sempre
a fuggire le situazioni fra donne , maledetta!
Il grido di terrore di Jane fu seguito da quello di Pepper
e dal piano di Howard, l’Agente si costrinse a sollevare le palpebre.
-CAZZO!- gridò.
Una specie di lancia aveva sfondato il parabrezza e aveva attraversato Happy da
parte a parte. Il sangue che Sharon si
sentiva addosso era quello dell’uomo
chino in avanti sull’arma che l’aveva trapassato
Nella strada si sparse il terrore mentre tre finestrini dell’auto venivano sfondate da braccia coperte da scaglie di metallo e le donne
venivano tirate fuori a forza.
Jane si sbucciò le ginocchia e le palme delle mani, Pepper
attutì il colpo a terra a Howard che piangeva isterico fra le sue braccia, Darcy che era al centro del sedile, e non era stata
raggiunta vide Sharon cercare di resistere alla mano che
cercava di cavarla a forza dall’auto prima di venire spinta anche lei fuori.
-Oddio. Oddio.- pigolò con le lacrime
che le scorrevano copiose lungo le guanciotte. Vide
la testa scura di Happy muoversi, l’uomo volse il capo verso di lei, prima che
un’altra mano coperta di scaglie di
metallo affondasse nel buco creato dalla lancia, l’afferrasse per l’impugnatura
e la sfilasse.
Darcy vide le pupille dell’uomo appannarsi per il
gelo della morte, gridò in maniera inconsulta da dietro le mani che aveva
portato a coprire la bocca. Voleva la mamma, voleva il papà, voleva Bruce,
Thor, Tony, chiunque…
Fu afferrata anche lei, senza che potesse
fare nulla per impedirlo, e l’incubo ebbe inizio.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Lo scheletro della gigantesca berlina nera
giaceva a ridosso delle porte a vetri del Kennedy[**] come se fosse
stata una normale carta straccia appallottolata e lanciata via. Tony sentì lo
stomaco cedere alla vista della sagoma scura accasciata sul volante a far
suonare in continuo il clacson. Dovette girare la testa per evitare di
vomitarsi sulle scarpe.
Bruce si avvicinò al finestrino, tirò indietro dal volante il cadavere di
Happy, e lo osservò per un momento prima
di alzare una mano e chiudergli gli
occhi .
Ne aveva visti parecchi di cadaveri, aveva visto gente morire per malattia, ma
era la prima volta che vedeva da vicino una vittima di omicidio. In quegli
occhi vuoti c’era ancora una traccia della paura e del terrore che aveva
provato nel momento della fine.
Sospirò, voltando la testa, e qualcosa entrò nel suo campo visivo.
Aprì a strattoni la portiera che dava
sul sedile posteriore dell’auto e si allungò per prendere il cellulare di Darcy che giaceva fra i vetri rotti, si ferì, ma non ci
fece caso.
Con dita tremanti prese a scorrere fra i menù, lesse i messaggi, le chiamate,
alla ricerca di qualche indizio, guardò
le foto e sì sentì morire.
C’erano tutti.
L’espressione ammirata di Thor davanti alla piramide di carte da gioco creata
da Remy, Howard che succhiava convinto la punta del
naso di Tony che rideva come un matto, Diane e Sharon con il cappello da Babbo
Natale, Jane che storceva il naso dopo aver bevuto un sorso di punch un po’ troppo forte per lei, Charles appena
sveglio che guardava imbronciato in
obbiettivo e alla fine lui…C’erano così tante foto di lui.
Bruce , da qualche parte dentro di sé, sentì Hulk
gridare per venire liberato - Non ancora.- sibilò poggiandosi il cellulare al
petto - Prima tocca a me.-
Alzò gli occhi, oltre il tettuccio dell’auto incontrò lo sguardo irato di
Steve.
Stavano pensando entrambi alla stessa cosa, era chiaro.
Fanculo l’ultimatum, Thanos
si era preso fin troppo di loro.
-Andiamo a riprenderle.- disse Thor da vicino Tony che annuì.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.
-Maledizione.-
Sharon la testa dal pavimento e si guardò attorno. Era stata portata assieme
alle altre in una sorta di cella illuminato da un solo rettangolo di luce solare che creava una piccola pozza di luce sul pavimento
buio.
Incontrò lo sguardo di Darcy, mentre Jane fissava
qualcosa oltre di loro. Qualcosa o per meglio dire, qualcuno accucciato ad un angolo della stanza. Pepper si sollevò sempre stringendo fra le braccia Howard
che non piangeva più, troppo sfinito per continuare e mandò un esclamazione
sorpresa.
L’altro ospite della cella era Diane.
FINE
CAPITOLO:
Un grazie, enorme a Sparrow e a DeaPotteriana per i
loro commenti.
NOTE:
[*]Nei
film, come nei fumetti, è la guardia del corpo /amico/ tutto fare di Tony. http://25.media.tumblr.com/tumblr_m9j9tywVsH1rw2uyvo5_1280.jpg
[**] Il Kennedy è l’aeroporto di New York.
Disclamers: La morte di Happy è ispirata ad una
scena del libro © Devil’s
Kiss.