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Autore: Hylia93    20/03/2013    6 recensioni
Dopo aver letto tante ma tante ff, provo a scriverne una anch'io, la mia prima Dramione!
Siamo al quinto anno, ma c'è qualche differenza. Voldemort non è rinato, perché Silente è riuscito ad impedire che Harry (e di conseguenza anche Cedric) usasse la passaporta, ossia la Coppa del Torneo Tremaghi. Tuttavia, Voldemort non è ancora morto del tutto e forse nasconde più di quanto si pensi. L'atmosfera è all'apparenza più tranquilla a Hogwarts, più serena. Sarà un altro anno pieno di peripezie o riusciranno, finalmente, a vivere un anno da adolescenti? Le due cose, in realtà, sono complementari! :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Prometto di non farvi troppe promesse
perché tanto non riesco a mantenerle. 
Boh, è corto? Mi andava di pubblicarlo così.
Spero non ve la prendiate troppo.
Baci :)

Capitolo 27, "Le cose belle durano sempre troppo poco."

Ero riuscita a dimenticare tutto ciò che era successo e quello che sarebbe potuto succedere, grazie a Draco. Non me ne ero pentita, nonostante il mio cervello si stesse sforzando di farmi analizzare minuziosamente tutte le tesi a sfavore sul sesso tra adolescenti, nella casa dei genitori, ex Mangiamorte, purosangue. Non lo avevo deciso, non era stato programmato, era semplicemente successo. E ora, tra le sue braccia, quell'atmosfera rilassata continuava ad aleggiare su di noi.
Il suo respiro regolare sui miei capelli riusciva a spazzare via ogni paura e ogni timore, lasciandomi serena, gli occhi chiusi, la testa sul suo petto nudo. Gli accarezzai lentamente il ventre, salendo fin sulla spalla. La sua pelle era liscissima, pallida ed estremamente profumata. Non uno di quei profumi che ti fanno pizzicare il naso, un odore dolce che avrei potuto inspirare per tutta la vita. Alzò una mano e cominciò a giocare con i miei capelli, passandoli lentamente tra le dita sottili. Sorrisi e mi strinsi ancora di più contro di lui.
- Mezzosangue… - sussurrò piano.
- Mhm? - mugugnai, senza aprire gli occhi.
- Se non sposti il ginocchio credo che non potremo più ripetere l'esperienza di poco fa. - mormorò, sorridendo. Lo vedevo il suo sorriso, senza che fosse necessario guardarlo con gli occhi. Lo percepivo.
Arrossii e mi allontanai leggermente, senza lasciare la presa sul suo fianco.
- Scusa. - sussurrai sulla sua spalla.
- Avrai modo di farti perdonare. - disse, malizioso, poggiando un gomito sul cuscino per girarsi verso di me. Allungò una mano per posarla dietro la schiena e mi fece aderire al suo corpo caldo.
Aprii gli occhi, imbarazzata, e incontrai i suoi. Aveva uno sguardo diverso dal solito ma allo stesso tempo incredibilmente tipico di Malfoy. Senza permettermi di riflettere sul suo significato si avvicinò alla mia bocca, accarezzandola con la lingua.
- Draco! - lo ammonii, senza muovermi di un millimetro. Io ci provavo a non cedere, che almeno mi si desse atto di questo. Poi che i risultati fossero piuttosto deludenti era un altro conto.
- Che c'è? - domandò, scocciato.
- Ma tu non sei mai soddisfatto? - mormorai, facendo cenno alla sua palese eccitazione.
Lui scoppiò a ridere e poi ricominciò a baciarmi come se non avessi parlato, spingendo la lingua sempre più a fondo nella mia bocca.
- Mai. - mormorò sulle mie labbra poco dopo, staccandosi, - ma mia madre ci aspetta per la cena. - aggiunse, facendo scorrere la mano sul fianco e sulla gamba. Accolsi il suo tocco con un brivido e presi la sua mano nella mia.
Mi alzai a sedere, cercando con gli occhi i miei vestiti sparsi per la stanza.
Mi rivestii e presi la borsa con le mie cose, dirigendomi di soppiatto in bagno per darmi una rinfrescata prima della cena. 

Dopo quello che era successo mi invase l'infantile terrore di incontrare lo sguardo di Narcissa Malfoy. Mentre scendevamo le scale che portavano al soggiorno afferrai la mano di Draco, cercando un po' di conforto nella sua stretta. Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, ripetendomi che non avevo nulla di cui preoccuparmi. Draco allungò la mano e aprì la porta, tirandomi dietro di lui.
- Buonasera. - mi salutò una voce fredda appena varcata la soglia del salone. Sussultai, spaventata.
Lucius Malfoy era seduto sulla poltrona accanto al grande camino, la Gazzetta del Profeta tra le mani. Non aveva neppure alzato lo sguardo da quello che doveva senza dubbio essere un articolo molto interessante per catturare tanto la sua attenzione da non far troppo caso alla presenza di una mezzosangue nella sua reggia. Draco non rispose al saluto ma si voltò verso di me, lo sguardo preoccupato. Probabilmente il tremito della mia mano doveva averlo informato del fatto che non sapevo come comportarmi e che era tutta colpa sua, cosa di cui avremmo discusso più tardi. Incontrai i suoi occhi grigi e li accolsi con uno sguardo gelido. Lasciai la sua mano e feci qualche passo, fermandomi accanto al divano.
- Buonasera signor Malfoy. - dissi, decisa. Non era da me farmi spaventare da un ex Mangiamorte pentito che disprezzavo. Il fatto che avessi accettato suo figlio non voleva dire che la mia opinione su di lui fosse cambiata. Era un codardo, per questo era passato dalla parte dei buoni. Non riuscivo a giustificare le sue azioni, sopratutto il tentativo di uccidere la mia migliore amica.
Sentendo la mia voce alzò lo sguardo dal giornale, squadrandomi da capo a piedi.
- Draco ti ha fatto vedere la casa? - chiese con noncuranza e fredda cortesia.
- Non ancora. - risposi, tenendo lo sguardo alto nel suo. Che non si dicesse che Hermione Granger abbassa la testa di fronte a un nemico, o meglio, ex-nemico.
- Pensavo non dovessi tornare prima di lunedì. - intervenne Draco, impedendogli di chiedere che cosa avessimo fatto per tutto il pomeriggio. Non osai pensare al colorito che avrei assunto sentendomi porre quella domanda.
- Infatti avrei dovuto. A quanto pare, però, tua zia Bellatrix ha deciso di farci visita, domani. - disse, tranquillamente. Io sbarrai gli occhi, terrorizzata, mentre Draco deglutì rumorosamente, nascondendo il bagliore di paura che lo aveva attraversato con la sua solita maschera di indifferenza.
- Quando? - chiese, modulando la sua voce per sembrare più sereno di quello che evidentemente era.
- Nel pomeriggio, insieme a Dolohov e suo marito. Ci farete compagnia? - mormorò, sorridendo fintamente.
E così era già arrivato il momento? Era troppo, troppo presto. Non avrei potuto sopportare di sapere Draco insieme a quella gente, in pericolo, eppure non sapevo cosa fare. Rimanere l'avrebbe messo ancora più in pericolo, ma se fosse tornato ad Hogwarts? Possibile che le mie premonizioni potessero essere modificato a causa dell'evolversi degli eventi?
Draco non si preoccupò di rispondere alla provocazione del padre. Mi prese per mano e dopo avergli lanciato uno sguardo assassino che un tempo mi rifilava così frequentemente si diresse verso la sala da pranzo, un'enorme camera in cui un lungo tavolo di legno scuro era stato apparecchiato e sovrastato da numerose pietanze. Narcissa era già seduta, lo sguardo spento rispetto al pomeriggio, l'aria preoccupata. Probabilmente non le faceva molto piacere la visita della sorella.
- Sedetevi, Lucius ha già cenato. - ci disse, facendoci cenno con la mano di accomodarci. Non avevo fame, non avevo voglia di restare lì: volevo parlare con Draco, da sola, discutere di quello che sarebbe successo l'indomani. Tuttavia mi resi conto che non avrei potuto fare altro che adeguarmi alla situazione, almeno per il momento.

La cena era andata, tutto sommato, abbastanza bene. Probabilmente, se la mia testa non fosse stata da tutt'altra parte, sarebbe andata ancora meglio. Il cibo era delizioso, ma non ne avevo mangiato quasi per niente. Narcissa era un'ottima conversatrice, sapeva cosa chiedere e su cosa insistere di più. Avevamo parlato per tutta la sera di libri, di cui a quanto pare anche lei era appassionata, e mi aveva strappato la promessa di fare un giro per la loro biblioteca privata quanto prima. Quando quel "prima" sarebbe stato, non ne avevo idea.
Appena possibile Draco si era congedato, baciando la madre sulla guancia e trascinandomi al piano di sopra, dove mi attendeva la mia camera. Rimasi un po' delusa dal fatto che non avremmo diviso la sua, ma mi rincuorai quando, dopo avermi spinto frettolosamente dentro, richiuse la porta alle sue spalle.
La stanza era piuttosto grande, ma meno luminosa di quella di Draco. Il copriletto era violetto, i cuscini leggermente più scuri. Mi sedetti sul bordo del letto e lo guardai negli occhi, titubante.
- Tornerai ad Hogwarts domani mattina. - borbottò, allentandosi il nodo della cravatta.
- E tu? - chiesi, spaventata dalla risposta.
- Io devo restare. - mormorò, appoggiandosi con le spalle alla porta, le gambe incrociate e le mani in tasca. Sembrava di essere ritornati ai vecchi tempi.
- Ma… - cominciai, decisa a farlo venire con me. Non sapevo cosa sarebbe potuto succedere, ma tanto valeva provare.
- No, io resto. - mi interruppe, con tono duro.
Mi diedi della stupida per avergli raccontato ciò che avevo visto. Magari, se non avesse saputo cosa sarebbe successo, sarebbe venuto con me. In fondo, si trattava di saltare una cena con la zia, no?
- Ma perché? - domandai con tono supplichevole. Non avevo problemi a farmi vedere vulnerabile se questo avrebbe potuto convincerlo a tornare ad Hogwarts. Era un prezzo che il mio orgoglio era disposto a pagare, anche se questo fatto mi spaventava.
- Perché se non è domani sarà la prossima settimana. Cosa cambia? Tanto vale che mi dicano subito cosa devo fare. - disse, senza guardarmi negli occhi. - Odio quest'attesa. - aggiunse, sfilandosi la cravatta e buttandola sulla poltrona a destra della porta.
- Draco… - mormorai, indecisa su quali parole usare. Nel sentire il suo nome alzò gli occhi, guardandomi spaventato. Non era mai stato l'emblema del coraggio, non era un Grifondoro e non lo sarebbe mai stato, ma ce la stava mettendo tutta per fare la sua parte. Voleva assumersi le sue responsabilità.
Il che era molto nobile, se non fosse che a me, in quel momento, non importava. Né di Voldemort, né di quel dannato medaglione. Mi importava solo che fosse salvo.
- Ti prego, vieni con me. Se riusciamo a posticipare questa… questa cosa, magari la prossima volta sarai più preparato. - tentai, consapevole di quanto suonassero vuote le mie parole.
Lui non rispose, ma mi lanciò un mezzo sorriso che non riuscì neppure a raggiungere gli occhi. Fece qualche passo e si sedette vicino a me, sul letto.
- Dovresti essere tu quella coraggiosa. - sussurrò al mio orecchio, scansando delicatamente i capelli e posandomi la mano dietro la nuca. Alzai gli occhi al cielo ma, dannazione, aveva ragione. Che cosa mi stava succedendo?
- Oh, smettila con queste idiozie. Qui non si tratta di Grifondoro o Serpeverde. - sbraitai, reprimendo un brivido al suo tocco.
- Si invece. Non pensare che io sia Potty l'eroe che rischia la sua vita per il bene dell'umanità. Se faccio tutto questo è anche perché è l'unico modo per sopravvivere. - mormorò, allontanandosi. - Non si tratta di scegliere tra il bene o il male, ma tra vivere o morire, mezzosangue, mettitelo in testa. -
Abbassai gli occhi, sconfitta, tentando di nascondere le lacrime.
- Bene. - sibilai, alzandomi ed afferrando il pigiama per cambiarmi in bagno.
Prima che potessi fare un altro passo si frappose tra me e la porta, cercando i miei occhi.
- Dove vai? - domandò, confuso.
- A cambiarmi, posso? - mormorai, fissando ostinatamente il pavimento. Non ero delusa da ciò che mi aveva detto, in fondo sapevo che non avrebbe mai rischiato la sua vita solo per sconfiggere Voldemort. Più che altro avevo preso coscienza del fatto che non aveva la minima intenzione di evitare sua zia e l'allegra combriccola, non per me.
- E non ti puoi cambiare qui? Mi sembra di averti già visto senza vestiti. - disse, incrociando le braccia sul petto.
- Sei un idiota, Malfoy. - dissi, assottigliando gli occhi.
- Questo me l'hai già detto, ma mi pare anche di averti chiesto di non chiamarmi più in quel modo. - rispose, con tono duro. Senza aspettare una risposta si avvicinò, posando un dito sotto il mento per costringermi a guardarlo. Quando si accorse delle lacrime che mi rigavano le guance sul suo volto si dipinse un'espressione sorpresa.
- Pensavo che i Grifondoro non piangessero. - sogghignò, asciugandomi una guancia con la mano.
- Pensavi male!
- Soprattutto, pensavo che i Grifondoro non piangessero per i Serpeverde. - disse, ridendo apertamente.
Offesa gli voltai le spalle, sfilandomi velocemente i vestiti per infilare il pigiama. Senza girarmi per vedere la sua espressione o i suoi movimenti mi infilai nel letto, fissando gli occhi sulla finestra dall'altra parte della stanza.
- Vuoi che me ne vada in camera mia? - domandò, poco dopo.
- No. - sussurrai, chiudendo gli occhi.
Non sapevo cosa sarebbe successo l'indomani, ma di certo non potevo rischiare di perdere una notte con lui per mantenere il mio stupido punto. Dopo qualche secondo sentii i suoi passi intorno al letto e il materasso piegarsi leggermente sotto il suo peso.
- Lo immaginavo. - sogghignò, infilandosi sotto le coperte e abbracciandomi da dietro. 

   
 
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