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Autore: Nori Namow    20/03/2013    24 recensioni
«Quindi mi state dicendo che voi avete vissuto una vita precedente, e vi conoscevate?» chiese Zayn per l’ ennesima volta. Diamine, sei scemo o cosa?!
«Sì Zayn, è assurdo, lo so. Ma è così. Ricordi la collana che brilla e io e Ele che rimaniamo come scemi? Ecco, non era una messa in scena.» spiegò Louis cercando di mantenere la calma. Il ragazzo sembrò ragionarci sopra, per poi esprimere un commento molto intelligente.
«Figo!»
Appunto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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twenty three.







Raccolsi il trolley, osservando un’ultima volta la camera, poggiata contro lo stipite della porta. Osservai ogni dettaglio di quella camera, partendo dall’ordine maniacale, finendo con l’accarezzare con lo sguardo il disordine, ugualmente maniacale, dei cassetti.
Lou aveva troppa poca pazienza per mettere a posto tutti i vestiti, tutti gli oggetti che gli appartenevano.
Un quarto d’ora, e Niall, Liam ed io ci saremmo avviati all’aeroporto, in attesa del check-in e tutte quelle cose che ti facevano perdere un sacco di tempo. Quella notte avevo a malapena chiuso occhio, troppo impegnata ad accarezzare il viso di Louis mentre ne osservavo ogni dettaglio, imprimendolo nella mente. Le sopracciglia perfette e corrugate, formando una piccola ruga sulla fronte.
Il naso sottile e dritto, le guance appena rosate e le labbra sottili e dischiuse. I capelli castani sparati in aria anche quando dormiva, dai riflessi biondi.
Non potevo lasciarlo, ogni volta che lo guardavo, che lo accarezzavo, mi dicevo che non potevo e non dovevo lasciarlo.
Ma puntualmente ricordavo di avere un’altra vita che mi aspettava a New York. Un padre, la tomba di una madre, il resto della mia famiglia che era anche abbastanza numerosa. Gli studi, il futuro.
Io non appartenevo a questo posto, ero solo la pedina di un desiderio espresso con rabbia, vittima di una collana magica che aveva deciso di legarmi a Louis, importandosene delle conseguenze.
Chiusi gli occhi, toccandomi il petto nel punto in cui ci sarebbe dovuta essere la collana. L’avevo lasciata a Louis, volevo che la tenesse lui perché era stato il primo a trovarla. Mi morsi il labbro inferiore quando sentii la voce di Harry a pochi centimetri da me.
«L-Liam mi ha detto di chiamarti.» sussurrò con voce più roca del solito. Quando mi voltai, notai che i suoi occhi verdi erano lucidi, un po’ arrossati come il suo naso. Lo attirai a me sorridendo teneramente, pregando che le mie lacrime rimanessero al proprio posto.
«I-Io volevo venire, però non ce la faccio. Scusami.»
Strinsi più forte la presa, poggiando la fronte sulla sua spalla.
«Sei un bravo ragazzo, Harry.»
Lo guardai in viso, spostandogli alcuni ricci dal volto, che gli coprivano gli occhi. Ancora una volta, avvertii quello strano legame fra me e lui.
Qualcosa di potente, simile a quello di Gerry e Max, i miei due cugini gemelli. Gli diedi un bacio sulla guancia, sorridendogli poi riconoscente.
Era merito suo se Louis aveva aperto gli occhi, se mi ero divertita da pazzi con quei cinque cretini.
«Harry?»
«Sì?»
«Portami giù la valigia. È pesante.» lo presi in giro, cercando di farlo sorridere per mostrarmi per l’ultima volta le fossette. Ci riuscii.
 



«Signorina Wood, potrebbe poggiare la sua valigia qui?» la donna mi sorrise gentilmente, leggendo il mio cognome sulla carta d’identità che le avevo dato.
Annuii, mettendo poi il trolley sul nastro trasportatore. La macchina pesò automaticamente il peso del mio bagaglio, e la donna vi avvolse 
il biglietto attorno ai manici . Avevo il cuore pesante, sentivo un vuoto opprimente e le lacrime prossime ad accarezzarmi le guance.
Perché Louis non era venuto? Perché era svanito nel nulla, senza neanche salutarmi?
Come poteva essere così menefreghista nei miei confronti, dopo tutto quello che avevamo passato insieme?
Un po’ lo capivo, sapevo che se mi avesse detto addio sarebbe stato tutto troppo difficile. Ma io non volevo che fosse un addio, speravo fosse un arrivederci.
Volevo una promessa, un patto dove entrambi ci impegnavamo per non gettare via tutte le emozioni.
Io lo amavo, e mai come in quel momento desiderai dirglielo.
«Eleanor? Verrà, io lo so.» tentò di confortarmi Niall, accarezzandomi piano la schiena.
Gli sorrisi riconoscente, avviandomi poi ad una delle panchine per aspettare l’apertura del check-in.
 



«Ele, devi andare.» Liam mi diede un bacio sulla fronte, porgendomi poi la mano e invitandomi ad alzarmi.
Io non ne avevo la forza. Sentivo un vuoto incolmabile, una tristezza sconfinata che mi sembrava familiare. Poi ricordai.
La morte di mia madre fu altrettanto traumatica, con la differenza che Louis era ancora vivo e vegeto, fortunatamente.
Come può un vuoto nel cuore essere così incolmabile?
Come può il vuoto essere così pesante nel petto, rendendoti difficile anche respirare?
«N-Non è venuto. Aveva promesso che ci sarebbe stato e non è venuto.» serrai gli occhi dopo aver sussurrato quelle parole. Una lacrima fuggitiva riuscì a solcarmi la guancia, ma la rimossi in fretta e furia, arrabbiata con me stessa per tanta debolezza.
Era questo, quello che voleva? Voleva che fossi arrabbiata con lui, che lo dimenticassi come se non l’avessi mai incontrato?
«Forse ha avuto qualche contrattempo…» suggerì Niall, cercando di calmarmi.
«Non è vero niente! Non è volute venire perché ha la sua adorata Calder ad aspettarlo a casa sua. Sarà andato da lei!» sbottai alzando i pugni al cielo, frustrata.
Alcune paia di occhi si posarono qualche istante su di me, poi ognuno tornò ai propri affari.
Bene, se Louis voleva che me ne andassi con la consapevolezza del fatto che non saremmo potuti rimanere nemmeno conoscenti, l’avrei accontentato.
«Mi mancherete, stupidi.» dissi ai due ragazzi, attirandoli in un abbraccio si gruppo.
 



«Eleanor?»
Una voce fin troppo familiare, maschile e squillante al tempo stesso. Mi voltai di scatto, incontrando ad un metro da me il ragazzo per la quale avevo completamente fritto il cervello.
«Louis…» sussurrai pietrificata, prima di muovermi e affondare fra le sue braccia. Singhiozzai, e recuperai tutte le forze. Non avrei pianto. Dovevo solo trattenermi ancora per un po’.
Lou mi strinse a sé come se fossi la sua àncora di salvezza, affondando poi il viso nei miei capelli rossi. Le mani gli tremavano leggermente, come se fossi un cristallo fragilissimo e potessi spezzarmi fra le sue mani.
Quello che non capiva era che io ero già spezzata dentro, e lui si stava ferendo anche solo guardandomi.
Volevo dirgli che lo amavo, volevo che sapesse quanto ci tenessi a lui. Volevo fargli una promessa, e cioè che sarei tornata da lui, dovevo solo sistemare un paio di cose a New York. Mio padre avrebbe capito, lui sapeva quanto un amore potesse essere potente.
Sentii uno strano peso sul cuore, un vero e proprio peso. Un oggetto freddo. Prima di toccarlo, sapevo già cosa fosse nel momento in cui Louis lo agganciò al mio collo. La collana. I miei polpastrelli accarezzarono ogni pietra, ogni ornamento di quel cammeo.
I miei occhi incontrarono quelli di Louis, azzurri ma arrossati dal pianto.
«Io sono venuto il prima possibile. H-Ho rubato la macchina ad Harry. I-Io non ce la faccio, Eleanor.» sussurrò mentre una lacrima calda gli accarezzò la guancia perfetta. La tolsi con l’indice, lasciando al posto della scia alcuni baci delicati. Dovevo dirglielo, dirgli che l’amavo più di me stessa.

Ma le parole mi morirono in gola, quando la sua voce spezzata mi accarezzò l’udito.

«I-Io ho parlato con Eleanor. R-Riproveremo a stare insieme. È la cosa migliore per entrambi, Ele.»
E sapevo che con ‘entrambi’ intendeva lui e me. Fu come se il mio cuore andasse il mille pezzi, una stoffa lacerata e bruciata senza pietà.
Eleanor. Era ritornato con lei.
«Eri con lei?»
Annuì debolmente, evitando il mio sguardo. E in quel momento realizzai quanto fossi stata stupida, credendo che a lui importasse davvero qualcosa di me.
I baci, le carezze, i battibecchi. Mi trapassarono la mente come colpi di pistola, urlandomi ‘stupida!’.
Ci avevo creduto, ero pronta a dirgli che l’amavo mentre lui baciava un’altra. I silenzi, la sua impossibilità di lasciarla andare.
Perché mi sorprendevo tanto? Dovevo aspettarmelo.
Cercai di innalzare un muro fra me e lui, non mi sarei mostrata debole, anche se lo ero.
«Bene. Allora addio, Louis.» sussurrai allontanandomi da lui. Consegnai i miei documenti alla donna, che li analizzò con attenzione.
Sentivo lo sguardo di Louis addosso, ma non mi importava più. Aveva fatto la sua scelta, e non ero io.
Quando mi sedetti al mio posto, in aereo, chiusi lentamente gli occhi, lasciando che le lacrime trattenute fino a quel momento scivolassero fuori nello stesso modo in cui Louis mi era scivolato dalle dita.
Le Calder avevano vinto.
 



***
Harry sbuffò infastidito, camminando a testa bassa per i marciapiedi di Londra. Aveva prestato la sua auto a Louis ed ora era costretto a camminare.
Per non parlare della partenza di Eleanor, che lo distruggeva mentalmente. Non si era mai affezionato in quel modo ad una ragazza, la guardava e vedeva in lei una sorella da proteggere, con la quale scherzare. Una ragazza alla quale dare consigli su praticamente qualsiasi cosa.
La consapevolezza del fatto che, una volta tornato a casa, lei non sarebbe stata più lì, gli faceva venire una strana sensazione allo stomaco.
Non era neanche partita, e già le mancava terribilmente. Si chiese come avrebbe fatto ad abituarsi ad una vita senza lei.
Alzò lo sguardo, incontrando l’insegna del ristorante, Nando’s. Aprì la porta a vetri con il palmo della mano e andò verso la cassa, dove un ragazzo stava prendendo delle ordinazioni. Lo salutò, essendo una sua vecchia conoscenza, e ordinò del cibo.
Non gli importava cosa, l’importante era mettere qualcosa sotto i denti.
«Harry, i posti sono tutti occupati. Però lì c’è una tipa che sta mangiando da sola. Magari potresti chiederle di sederti insieme a lei. Ha finito di mangiare qualche minuto fa, se vuole può andarsene.»
Harry annuì, sorridendo cordialmente al ragazzo. Si poggiò al bancone, aspettando la sua ordinazione, e nel frattempo osservava la ragazza seduta al tavolo.
Non riusciva a scorgere il viso, aveva i capelli rossi e ondulati che le scendevano lungo esso, coprendolo.
Stava leggendo un libro, escludendo dal suo mondo qualunque cosa non appartenesse a quelle pagine.
Il riccio si morse il labbro inferiore, intuendo che il suo corpo era attraente. Ci avrebbe provato sicuramente.

Pochi minuti dopo, Harry si avviò con il suo piatto in mano verso il tavolo.
La ragazza non notò minimamente la sua presenza, perciò il riccio pensò di sedersi sulla sedia di fronte alla sua e chiederle il permesso di mangiare lì.
Le osservò le mani bianche e affusolate, sul dorso vi era scritto un nome: Vivienne.
Probabilmente era il suo, pensò Harry.
Il riccio si schiarì la voce, attirando finalmente l’attenzione della ragazza misteriosa.
Fu in quel preciso istante che accadde.
Vivienne alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi in quelli di Harry.
Occhi blu che ghiacciarono i verdi.
Occhi capace di folgorarlo, uno sguardo che gli bloccò le parole in gola, facendogli dimenticare come si respirava.
 



 
-Avrei desiderato dirti tante cose, Louis, troppe. Avrei voluto dirti che ti amavo, che mi sarebbe mancato tutto, di te.
Che avrei sentito la mancanza delle tue abitudini, di dormire accoccolata al tuo petto, mentre mi accarezzavi i capelli.
Forse il filo rosso del destino esiste, forse il nostro non è collegato.

È tutta una questione di come mi sentii quando sei venuto da me.
Viva.







 

Ciao principesheee
BOOM. ED ECCO CHE LA ELE STRAVOLGE LE STORIE HAHAHAHA
Dai, chi mi conosce sa che lo faccio.
MA COME SAPETE, almeno spero, in mano a me niente è perduto.
Perciò non date per scontato che non si siano visti più e bla bla.
Aww ho amato la parte di Harry.
RIporta a quel capitolo dove lui ed Eleanor parlarono, e lei gli augurò di trovare
una ragazza capace di toglierle il respiro, una ragazza che non avrebbe dovuto cercare in discoteca.
Ed eccola qui, Vivienne, che è la mia adorata Rachel Hurd-Wood (QUELLA DI PETER PAN EFRGTHYGFD)


E niente, ho letto le vostre recensioni (ventotto, minchia vi amo) e vi ringrazio per il supporto,
per avermi ridato quella voglia matta di scrivere che ho sempre.
Siete stupende e non smetterò mai di ringraziarvi. ♥

BENE, E ORA PROMUOVO LA MIA NUOVA LONG, SEMPRE SOVRANNATURALE.
With Harreh, perché è un riccio che fa le facce da gatto.
È più avventura che romantico, però poi vedrò bene cosa schiaffarci HAHAHA
Cliccate sul banner ♥

 

   
 
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