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Autore: RoxyDowney    20/03/2013    1 recensioni
Kyra incontra Bob senza immaginare chi si celi dietro a quell'apparente persona comune. Gli eventi complicheranno la sua vita semplice e la porteranno a scoprire quanto il suo desiderio di vivere la sua vita possa essere forte
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Robert entrò in camera e si sentì crollare il mondo addosso. Erano trascorse solo poche ore da quando si erano svegliati insieme in quella stanza ed ora Kyra stava su un letto d’ospedale... Jimmy lo raggiunse e gli portò due pastiglie e un grosso bicchiere d’acqua
-Prendile e sdraiati a letto, devi riposare, io resto qui se hai bisogno e se Stefan chiama ti sveglio subito.
Jimmy conosceva Robert ormai da molti anni e sapeva bene come si sentiva in quel momento, non poteva rassicurarlo quindi cercò di arginare i danni. Un po' di riposo gli avrebbe giovato.
-Non voglio dormire...e poi che cosa sono queste pastiglie?
-Sono gli antidolorifici che ti ha dato il medico.
Robert si convinse e le prese, si stava abituando a sentire quel dolore costante ad ogni movimento, ma forse, Jimmy aveva ragione aveva bisogno di riposare per tornare da lei più tardi.
-Ok ma vedi di scoprire tramite Stefan quando inizia il turno notturno, voglio andarci appena possibile.
Jimmy annuì e lo convinse a sdraiarsi a letto mentre lui si accomodava sul divano. Robert cercò di chiudere gli occhi anche se continuava a rivedere quell’immagine di Kyra che lo spingeva contro l’auto parcheggiata... Senza riuscire a fermare quelle immagini, dai suoi occhi scesero delle lacrime mentre si rannicchiava su se stesso affondando il viso nel cuscino cercando di soffocare quel pianto e senza rendersene conto scivolò in un sonno leggero
Quando riaprì gli occhi vide che fuori il cielo si era scurito, si alzò e sentì ogni parte del suo corpo urlare per l’indolenzimento, più il tempo passava e più gli sembrava che la situazione peggiorasse anzichè migliorare, ma il medico l’aveva avvisato che per i primi giorni sarebbe stato così. Andò in bagno, si lavò il viso e dopo essersi cambiato aprì la porta e vide Jimmy guardarlo accennando un piccolo sorriso
-Sei riuscito a riposare un po’?
-Sì... a che ora possiamo andare?
-Tra mezz’ora partiamo.
-Ok.
Bussarono alla porta, Robert si mise a sedere sul divano mentre Jimmy andò ad aprire alla porta, era un altro ragazzo del suo servizio di body guard
-Che bisogno c’è Jimmy?
-Dobbiamo dare il cambio a Stefan stasera...
Il ragazzo entrò e spinse un carrello dove erano disposti dei vassoi sul piano superiore
-Ora mangi qualcosa e poi andiamo...
Robert non protestò, non aveva fame ma sapeva che se si fosse rifiutato ne sarebbe sorta un altra discussione e proprio non ne aveva voglia in quel momento. Jimmy dispose quei piatti davanti a Robert su cui c'era un po' di tutto. Robert prese un tramezzino e lo addentò mentre guardava le immagini che scorrevano in tv, ovviamente tra le prime notizie c’era anche quella relativa al loro incidente, e Robert si sentì chiudere lo stomaco vedendo quelle immagini... Jimmy se ne rese subito conto e cambiò canale senza guardare Robert ed aggiunse sottovoce
-Andrà tutto bene...
Intuendo tutti i pensieri che gli stavano affollando la mente
Robert lasciò metà del tramezzino sul piatto e dopo aver bevuto un po’ d’acqua uscì in terrazza a fumare una sigaretta, ma seduto su quel lettino si perse a guardare il movimento lento delle onde e la sigaretta si consumò tra le sue dita arsa dal vento. Distolse lo sguardo solo quando Jimmy lo chiamò per avvisarlo che il taxi era arrivato e li aspettava all’entrata.
Si alzò e seguì i ragazzi fuori dalla suite, per tutto il viaggio non disse nulla, guardava fuori dal finestrino, solo prima di arrivare all’ospedale ricordò a Jimmy di fermarsi a prendere quel caffè e gli chiese di prendere anche dei cioccolatini per Linda, mentre lui, comprò qualche metro più avanti dei fiori per Kyra. Qualche minuto dopo Robert entrava nel reparto del 4° piano. Linda sfogliava una delle tante riviste sul bancone e appena sentì scattare la porta alzò gli occhi e sorrise. Disse a Robert di raggiungere la stanza di Kyra, mentre jimmy si fermò a bere il caffè con lei, Stefan recuperava il suo zaino e si avviò per rientrare in hotel.
-Ciao amore... ti ho portato dei fiori, ho scelto questi con le radici così possiamo piantarli nel tuo angolo di paradiso in terrazza...
Rimase in silenzio guardando la sua espressione serena, sfiorò la sua mano e vi appoggiò la sua guancia cercando di sentire un qualsiasi movimento, anche il più impercettibile, sperando che fosse l’inizio del suo risveglio.
-Ti ricordi quando mi hai portato in barca con te? prima dalla terrazza stavo guardando l’oceano e ho visto una barca a vela passare all’orizzonte diretta forse ai Caraibi... e pensavo che quel pomeriggio, avremmo dovuto mantenere la rotta ed arrivare alle Hawaii... Mi sono ricordato che non mi hai più detto se hai visto gli altri film che ti ho lasciato... So che mi senti, ma parlare e non sentire la tua voce o le tue risa mi fa impazzire.
Continuò per ore a parlarle, le raccontò anche nei dettagli quel lavoro che stava facendo a Miami, a cosa servivano quelle riprese, le parlò delle persone che stavano lavorando con lui e cosa pensava di loro, infine, appoggiò la sua testa sulle gambe di Kyra e rimase così a guardarla respirare. Pensò che sembrava dormisse... Ripensò al mattino che non l’aveva svegliata prima della partenza per Miami, ed a parte le echimosi che le colorivano il viso in alcuni punti, gli sembrava avesse la stessa espressione, solo che ora, purtroppo, non rispondeva mugulando. Sorrise di quel pensiero di lei...
-Non sai quel che darei per vederti aprire quegli occhi... oggi ho pianto, per te, per tutto questo... So che tu sei forte e ne verrai fuori ma, ho paura, potrai mai perdonarmi?
La porta alle sue spalle si aprì, aveva perso la cognizione del tempo, era Linda che faceva il giro di controllo di tutti i pazienti per annonarne vari valori sulle cartelle cliniche
-Come va Mr. Downey?
-Vorrei aprisse gli occhi e mi sorridesse...
Linda lo guardò e sorrise con tenerezza
-Lo farà, bisogna avere un po’ di pazienza... Non sono passate nemmeno 12 ore... Il corpo a volte reagisce in modi inspiegabili per limitare i danni e rigenerarsi...
-Non sono mai stato un tipo molto paziente...
Linda prese una sedia e si mise a sedere dal lato opposto del letto, parlarono un po’ di Kyra, nonostante Robert non amasse particolarmente confidarsi su faccende tanto riservate, con lei si sentì di parlare, iniziando a raccontarle di sua iniziativa di come si erano incontrati, di come era nata la loro storia e di come lei diventò parte di se senza che potessero in alcun modo riuscire a contrastare quel sentimento reciproco.
Quando il cielo iniziò a schiarire Linda si alzò e raggiunse la collega, avvertendo Robert che quando le luci si fossero accese avrebbe dovuto andarsene dalla stanza perchè ci sarebbe stato il cambio turno. Robert la ringraziò mentre lei prima di uscire dalla stanza lo avvisò che avrebbe fatto il turno di notte anche le notte successiva, ma gli consigliò di parlare con il medico che seguiva Kyra per ottenere un permesso.
Robert si alzò e si mise a sedere sul letto vicino a lei, le carezzava il viso e le baciò le labbra dolcemente, appoggiò la sua fronte su quella di lei e restò così a guardarla qualche istante mentre le sussurrava che l’amava, che l’amava immensamente. Le luci si accesero e Jimmy comparve sulla porta
-Dobbiamo andare Rob...
-Ciao Kyra, torno più tardi... te lo prometto...

Era l’alba, Jimmy convinse Robert a tornare qualche ora in hotel, una doccia veloce e poi sarebbero tornati in ospedale per parlare con il medico. Presero un taxi e con le strade deserte raggiunsero l’hotel in pochissimo tempo. Robert salì subito in camera dopo essersi accordato con Jimmy per passare a chiamarlo in camera non appena avesse finito la colazione e riposato per almeno un paio d’ore, aveva parlato con l’infermiera e si era fatto dire a che ora i medici sarebbero stati disponibili per parlare con i parenti. Jimmy si fermò nella hall per ordinare la colazione per Robert dando indicazioni perchè venisse consegnata in camera dopo un ora. Robert si spogliò e si infilò sotto la doccia restando immobile con le braccia e la testa appoggiate al muro laterale sotto il getto dell’acqua. Non si sentiva stanco, si sentiva distrutto per la senzazione di impotenza che lo attanagliava. Cercava continuamente un qualsiasi modo per riuscire ad aiutare Kyra, ma come avrebbe potuto? Cosa poteva fare? Jimmy entrò nell’ascensore e mentre le porte si chiudevano vide Susan uscire dall’altro ascensore e guadagnare l’uscita dall’hotel con un passo veloce, si domandò dove stesse correndo a quell’ora del mattino ma poi, la stanchezza fece capitolare ogni pensiero, entrò nella sua stanza, si fece una doccia veloce e si buttò sul letto addormentandosi immediatamente.
Susan arrivò al banco informazioni del 4° piano ed un infermiera le indicò un uomo seduto su una poltrona a pochi passi. Lo guardò, era un bell’uomo sulla quarantina, dai capelli corvini al suo fianco era seduta una donna che aveva forse sessant’anni ma era una donna dai lineamenti molto belli e ben curata, dimostrava certamente meno anni della sua età. Un uomo passeggiava poco distante e ogni tanto guardava la donna seduta, probabilmente erano li insieme. Si avvicinò a loro non sapendo bene che dire.
-Salve il mio nome è Susan Downey. Siete la famiglia di Kyra?
Il giovane uomo si alzò di scatto, Susan dovette alzare lo sguardo per guardarlo in volto, era serio e il suo sguardo preoccupato.
-Sì. Loro sono i Signori Johnson, il padre e la madre di Kyra, io sono... suo marito.
Susan sbarrò gli occhi a quella rivelazione, aveva immaginato che potesse essere il fratello ma non aveva considerato quella possibilità. Si limitò a stringer loro la mano e poi si rivolse al giovane sentendolo rivolgersi a lei
-Può darci qualche notizia di Kyra? Non ce l’hanno ancora fatta vedere... come sta?
-Io purtroppo non so molto più di quanto vi abbiano detto telefonicamente. Kyra è priva di coscienza dal momento dell’impatto e l’unica cosa che so è che non ci sono danni interni. Possiamo parlare un attimo?
Fece cenno al corridoio li affianco che si affacciava ad una piccola sala d’attesa con tavolini e vari distributori di cibo e bevande. L’uomo annuì e si congedò dai genitori di Kyra rassicurandoli che sarebbe tornato da li a pochi minuti. Seguì Susan che lo precedette sedendosi ad uno dei tavoli. Lui gentilmente prima di accomodarsi sulla sedia di fronte a lei le chiese se voleva un caffè e Susan accettò ringraziando.
-Mi scusi, non mi sono nemmeno presentato... Mi chiamo Antony... Antony O’neal.
-Susan Downey.
-Lei conosce Kyra? è una sua amica?
Susan abbassò lo sguardo... non poteva proprio definirsi amica di quella donna e cercò di far convergere la conversazione verso di lui.
-Non sapevo che Kyra fosse sposata...
-Era... per la verità, ma non sapevo se lei fosse un medico... i suoi genitori mi hanno chiesto di “capire” la situazione, non sanno destreggiarsi tra polizze assicurative, medici ed avvocati... Non hanno le possibilità materiali per tutto questo ed... ed io gli sono molto vicino nonostante tutto sono qui per dar loro una mano...
Disse quelle parole come se Susan dovesse sapere cosa c’era stato nel loro passato ma non disse nulla, sorseggiò il caffè e cercò altre risposte
-E’ molto che non vede Kyra?
-Sono passati anni dall’ultima volta che ho avuto occasione di vederla, e sembra assurdo ma era proprio in questo ospedale...ed ora, siamo di nuovo qui...
-Posso farle una domanda personale Antony?
-Mi dica...
-Lei ama ancora Kyra?
Fu lui questa volta ad abbassare lo sguardo perdendosi nel caffè, evidentemente gli risultava difficile rispondere a quella domanda.
-E’ passato molto tempo... sinceramente non mi sono più posto questa domanda...
-Potrebbe essere la vostra occasione per ritrovarvi, tutto ciò che è successo in passato oramai è passato, pare abbiate l’occasione di riprovarci... le dico questo perchè Kyra ha bisogno di avere qualcuno vicino... Ha accompagnato qui mio marito... ma lui non è in grado di prendersi cura di nessuno, tantomeno in quelle condizioni...ma non credo questo sia importante... Kyra ha salvato mio marito, ci sarebbe lui ora in quel letto se lei non fosse intervenuta... e ci sentiamo “responsabili” per l’accaduto... Vorremmo contribuire al disagio che tutto questo vi sta comportando, pagando le spese mediche e quelle riabilitative...
-E’ un offerta molto generosa ma non so se possiamo accettare... Non potremo mai sdebitarci...
-Il denaro di fronte alla vita di una persona è niente... non se ne preoccupi... le chiedo solamente una cosa in cambio... faccia in modo di riavvicinarsi a Kyra e cercate di esserle vicini nel momento in cui si risveglierà.
-Non so che dire...
-Non dica nulla. Accetti questo denaro per le piccole spese del vostro soggiorno, l’ospedale ha già tutti i riferimenti della nostra polizza per le spese sanitarie e poi mi chiami a questo numero se avesse bisogno di qualsiasi cosa...
-Grazie... tutto questo è davvero molto...
-Ora mi scusi ma devo andare... è stato un piacere conoscerla Antony. Ah... si assicuri che nessuno al di fuori della famiglia parli con lei... La tranquillità in questi momenti è fondamentale.
-Grazie di tutto.
Susan uscì dal salottino e Antony aprì la busta, era davvero molto denaro, più di quanto ne avrebbero potuto spendere soggiornando al Ritz. Ripose la busta e il numero di telefono nella tasca interna della giacca e tornò nel reparto dove i genitori di Kyra attendevano di venire ricevuti dal medico. Disse loro che potevano occuparsi della salute di Kyra senza preoccuparsi di nient’altro perchè i Signori Downey avevano pensato a tutto ciò che poteva essere un grave problema per loro. L’incidente di Kyra di qualche anno prima aveva prosciugato i risparmi dei genitori perchè la loro copertura assicurativa non copriva le spese sostenute in caso di colpa grave, si trovarono così a dover sostenere tutte le spese attingendo a quei risparmi, Antony vendette la loro casa per coprire parte del debito così da riuscire a salvare la casa dei genitori di Kyra.
Susan si fermò appena fuori dalla porta dell’ascensore all’uscita laterale dell’ospedale le tremavano le mani, sapeva che ciò che aveva fatto non era moralmente accettabile ma aveva scelto di lottare per la sua vita, ne aveva dovute sopportare troppe perchè ora, si ritrovasse con un pugno di mosche in mano. Prese un taxi e rientrò in hotel.
Robert fece colazione controvoglia ma se voleva prendere quelle pastiglie di antidolorifico era obbligato a buttar giù qualcosa. Prese un bicchiere d’acqua e le due pastiglie. Si sdraiò sul letto prendendo la sua maglia del pigiama, la toccò e se la portò sul viso sentendo il profumo di Kyra, non poteva vivere senza averla affianco. Pensò che oggi avrebbe parlato con il medico e gli avrebbe fatto capire l’entità del suo rapporto con Kyra a costo di rintracciare Kelly a Los Angeles o i suoi colleghi al pub. Mise la sveglia al cellulare e chiuse gli occhi cercando di trovare un pensiero positivo che lo aiutasse a prender sonno.
Antony fu invitato da un infermiere a seguirlo per incontrare uno dei medici del reparto. Non attese che i genitori di Kyra lo seguissero, disse loro di attenderlo li.
Il medico gli spiegò la situazione in cui Kyra si trovava, gli spiegò gli esiti degli esami che avevano svolto, e gli disse che erano ottimisti perchè avevano monitorato la sua attività celebrale in uno di quegli esami e tutti i parametri si stavano stabilizzando sinonimo di ripresa e quindi di prossimo risveglio. Certo sottolineò, che non potevano sbilanciarsi su quali danni quel colpo avesse inferto al suo sistema nervoso, ma gli esiti facevano sperare a danni minimi certamente recuperabili. Antony tirò un sospiro di sollievo, temeva il peggio e non sapeva come avrebbero reagito i genitori ad una simile notizia, per sua fortuna poteva rassicurarli. Il medico chiamò un infermiera che li accompagnasse nella stanza di Kyra.
-Robert! Svegliati!
Aprì gli occhi di scatto, era certo di aver sentito Kyra chiamarlo ma la stanza era vuota, si passò le mani tra i capelli e sentì la porta della sua stanza aprirsi
-Robert? dove sei?
-Jimmy? Sono in camera...
Jimmy chiuse la porta e lo raggiunse fermandosi sulla porta della camera con il telefono in mano
-Vestiti e andiamo! Kyra si è svegliata!

   
 
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