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Autore: Lau_McKagan    20/03/2013    4 recensioni
Bet the black comes in red, crimes of passion rule my head
I need you, you want him, dressed to kill we live in sin
I know the game you play, I know it well
You just keep on playin' when all the bets are down
Roulette you're goin' round in a spin,
Caught up in a game you just can't win
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E fu così che dopo secoli, e secoli, e secoli, la Lau tornò ad aggiornare questa storia...
Già... perchè anche se non ho tempo, anche se a volte l'ispirazione emigra, la voglia di scrivere rimane, sempre. Non mi sono dimenticata che ho ben tre storie in sospeso, e che dovrei aggiornarle tutte. Iniziando da questa. Perciò nella speranza che dopo tutto questo tempo non vi siate scordati di me, vi lascio questo capitolo :')
Lau


***

Era già passato un mese da quando le loro vite si erono totalmente capovolte. Cloe cercava di essere serena, lo faceva per Michelle che inevitabilmente aveva sofferto molto per l'improvvisa assenza di Izzy. Spesso aveva chiesto di lui, e lei non sapeva mai come affrontarla. Il più delle volte ci pensava Duff a a parlarle, e a farle scordare presto quelle richieste con un gioco, una cartone o un dolce. Si stupì di quanto il biondo ci sapesse fare con lei, ma anche se ce la metteva tutta, e Michelle aveva imparato a fidarsi anche di lui, la bambina dimostrava sempre una certa riluttanza nei suoi confronti. Non voleva ad esempio che fosse lui a farla addormentare, aspettava sempre che ci fosse Cloe, quando invece con Izzy si addormentava in un soffio. Tante piccole cose che a Duff non erano sfuggite e che lo rendevano piuttosto triste. Era sua figlia, le voleva bene, in cosa stava sbagliando? Ulteriore motivo di frustrazione per lui, era il rapporto con Cloe. Si volevano bene certo, ma non come una volta. E sebbene non mancassero tra i due momenti di tenerezza, c'era qualcosa che continuava a mancare, qualcosa a cui lui, da uomo che era, faticava a rinunciare.

"Dorme?"
"Si... cosa fai?" Cloe si sedette sul divano, guardando il biondo che leggeva una rivista.
"Rolling Stone" rispose abbandonandola per dedicarsi a lei "Vieni qui"
Cloe sospirò e lo raggiunse accoccolandosi contro di lui, le spalle strette nel suo abbracio. Sapeva cosa provava Duff. Sapeva che la desiderava fisicamente perchè ne aveva bisogno, come lei del resto. Non era esente al suo fascino, e non aveva dimenticato il tempo in cui avrebbe fatto di tutto per farsi amare da lui. Ma ora le cose erano diverse, farlo con Duff non avebbe più avuto lo stesso peso, per quanto bello poteva essere.
Lo sentì avvicinari a lei, un po' troppo. Sentì il suo naso sfiorarle la guancia, e le sue labbra scivolare sul suo collo. In tanti anni Duff non aveva perso il suo fascino, e come sempre ci sapeva fare, tanto che non nascose un brivido quando sentì la sua calda lingua sulla pelle. Chiuse gli occhi, cercando di lasciarsi andare. Era Duff... era Michael, il suo Michael.
"Rilassati Cloe" le mormorò avvertendo la sua tensione. Risalì con le labbra fino alla sua bocca, indugiò un po' guardandola negli occhi come a scorgervi ad ogni costo un qualcosa che gli permettesse di continuare, e come se volesse darsi una possibilità, fu lei ad annullare le distanze, e baciarlo. Quello lo poteva fare, lo facevano sempre... ma se tutte le altre volte in un modo o nell'altro si erano limitati a quello, avvertiva che quella volta Duff voleva di più, esigeva un maggior contatto. Sentì le sue mani scorrerle lungo la schiena ed insinuarsi sotto alla sua maglietta. La spinse giù sul divano, sdraiandosi sopra di lei facendo comunque attenzione a non pesarle addosso, e le strinse i seni spingendo il bacino eccitato contro al suo mentre le loro lingue ancora si intrecciavano.
Doveva lasciarsi andare... doveva almeno provarci... ma come poteva farlo se continuava a pensarci?! Duff scese con le mani sulla sua schiena infilandole sotto al sedere, tastandole i glutei con le grandi mani e spingendola contro di sè. Scese a baciarle il collo, e lei tornò a respirare affannosamente, più per la paura che per l'eccitazioe "Aspetta!" lo bloccò respingendolo, senza nemmeno avere il coraggio di guardarlo "Non ce la faccio..."
Per l'ennesima volta Duff sentì quelle parole, e sospirò "Daccordo, non importa" disse ricacciando i bollenti spiriti da dove erano venuti, accarezzandola senza malizia e sospirando. Era frustrante. Era come stare con qualcuno che non ti vuole. Anzi, era proprio così. Sapeva che Cloe non lo faceva per ferirlo, stava cercando di fare tutto per far funzionare le cose, ma come lui pensava ad un altra persona lo stesso faceva lei.
"Mi dispiace" aveva voglia di piangere, di picchiarsi da sola, di scappare a nascondersi nell'angolo più remoto della terra. Non riusciva a fare sesso con lui, non poteva farci nulla. Perchè ogni volta che lui la baciava e la accarezzava, nella sua testa appariva sempre e solo un altro viso. Ci avevano provato, ma non ce l'aveva proprio fatta. E stava male, perchè sapeva che Duff ogni volta mandava giù l'amaro boccone senza farglielo pesare, ma soffriva, sia fisicamente che moralmente, perchè non riusciva a farla sentire tanto a suo agio da concedersi. E non se lo meritava. Si alzò dal divano andando in camera sua, chiudendo la porta e stendendosi sul letto, dando sfogo a quel pianto misto di malinconia, nostalgia, frustrazione e rabbia verso se stessa, finchè non si addormentò.

Il giorno dopo passò come gli altri. Cloe aveva pensato molto a quella storia, tanto che sul lavoro si dimostrò stranamente distratta. Doveva fare qualcosa o sarebbero scoppiati. Aveva deciso che quella sera avrebbe con tutte le forze messo da parte ogni pensiero, e finalmente avrebbe fatto felice Duff, e concesso anche a se stessa una possibilità per rincominciare davvero una vita al suo fianco.

Nel frattempo il biondo era rimasto a casa con Michelle. Per fortuna la piccola gli dava un bel da fare, e non aveva avuto molto tempo per pensare ai suoi casini, a ciò che aveva lasciato o a quello che lo aspettava. Avevano giocato, guardato i cartoni, fatto la pappa, poi giocato di nuovo, fatto il pisolino, il bagnetto e ancora giocato, insomma, erano tutti e due stanchi morti! Verso sera prima che Cloe tornasse la portò nella sua stanzetta, cercando di farla dormire visto che stava crollando. Con lui non riusciva sempre ad addormentarsi la sera, ma quella volta era proprio stanca. La mise giù e si sedette a terra, da parte al suo lettino, accarezzandole i boccoli biondi e la schiena "Non so proprio cosa devo fare con la mamma, lo sai?" disse, più a se stesso che a lei, che lo guardava con gli occhietti chiari mentre con la testa appoggiata al cuscino e il pollice in bocca, si chiedeva cosa mai stesse dicendo "io vorrei proprio che le cose funzionassero, ma mi sembra una cosa così grande da non riuscire proprio a farcela" scosse la testa, stava sfogando le sue frustrazioni con sua figlia, era assurdo! Fece per alzarsi, quando notò qualcosa che spuntava da sotto il materasso. Tirò l'angolo, e la vide. Era una foto. Una foto che ritraeva Cloe, Michelle e Izzy seduti a terra e stretti davanti ad un albero di Natale. Sembravano... anzi, erano una vera famiglia. Michelle aveva allungato il collo curiosa, sporgendosi per vedere cosa il biondo tenesse in mano. Quando vide la foto indicò con il ditino Izzy "Papà" disse semplicemente, facendo capire al suo vero padre che aveva di fronte, quello che lui fino ad allora aveva cercato in tutti i modi di nascondersi.
   
 
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