- Mi dispiace di dover
ancora approfittare dei tuoi vestiti – mi scusai con Kurenai
mentre ci dirigevamo
al campo d’addestramento di Wutai. Oltre agli abiti che mi
aveva imprestato il
giorno prima, ora mi aveva anche dato la sua divisa di allenamento di
riserva.
O meglio, solo la parte di sopra visto che a quanto pare i pantaloni
avevano
preso fuoco a un certo punto. Non ero sicura se dovevo cominciare a
preoccuparmi o se essere divertita dal numero di incidenti che sembrava
affliggere Kurenai. Come risultato, comunque, continuai a indossare i
suoi
shorts che cominciavo ad apprezzare sempre di più.
Avevo con me la katana che
mi aveva dato Sephiroth. Era la mia spada dopotutto ed ero finalmente
riuscita
ad accettare di nuovo il legame che rappresentava tra me e lui. La mia
bellissima spada senza nome.
- Tranquilla! – mi
rassicurava intanto Kurenai, camminando al mio fianco. – Uno
di questi giorni
ti accompagno a fare shopping così potrai farti tutto il
guardaroba nuovo!
Arrivammo al campo
d’addestramento. La maggior parte degli allievi erano
già tutti lì e si
voltarono a fissarmi ma non si limitarono a quello: mi squadrarono da
capo a
piedi. Kurenai mi aveva avvertito che sarebbe successo. A quanto pare
Wutai era
stata una meta turistica per un lungo periodo ma sotto Yuffie e Vincent
le cose
erano cambiate e ora era diventato il luogo dove venivano addestrati i
più
abili guerrieri del mondo: non erano abituati a vedere gente estranea.
- Ragazzi! – si fece avanti
Kurenai con un tono nella voce che suggeriva a tutti di darci un
taglio. –
Questa è Yuri. Vive a casa con me e mio nonna. Si
allenerà con noi da oggi in
avanti!
La folla fu attraversata da
un brusio di voci. Riuscii a cogliere solo qualche frase ed erano tutte
domande. Rimasi lì impalata a lasciarmi osservare per
diversi minuti, potevo
capire la loro curiosità. Sapevano tutti che Vincent era
venuto personalmente a
prendermi nel cuore della notte solo pochi giorni prima, non era certo
un
segreto. Non era la prima volta che coglievo gli abitanti di Wutai a
fissarmi
così li lasciai fare.
Ero timida, rimasi sulla
difensiva per un po’, rigida sotto il loro scrutinio ma
presto cominciai a
innervosirmi. Mi stavano seccando. Sospirai e raccolsi il coraggio per
farmi
avanti e parlare, ancora non sapevo cosa avrei detto, se una
presentazione
amichevole o un’ingiunzione a smetterla. Aprii la bocca e
feci un passo in
avanti quando un ragazzo mi si parò davanti con un sorriso a
trentadue denti.
Era molto bello: alto, aveva un fisico compatto, gli occhi azzurri e
dei
capelli color nocciola tagliati corti.
Mi porse la mano. Allungai
la mia e gliela strinsi. – Il mio nome è Andrej
Checov! – Si presentò. – Ed
ecco la misteriosa ragazza! Abbiamo parlato di poco altro in questi
giorni,
sai? – mi chiese facendomi l’occhiolino.
- Avreste potuto farvi
avanti allora. Non ero certo nascosta da nessuna parte –
risposi facendo
roteare gli occhi e riappropriandomi della mia mano.
- Beh, potresti farci
contenti e rispondere a qualche domanda!
Incrociai le braccia, ma
rimasi in silenzio. Stavo aspettando.
- Da dove vieni?
Non sapevo bene fino a che
punto potevo rispondere. – Midgar.
- Hai una spada –
provò lui
ma non avevo intenzione di rendergliela facile.
Sorrisi. – Questo
è
evidente.
- E’ solo per far scena o ti
ha allenata qualcuno?
Ed ecco che ci avvicinavamo
a un argomento più pericoloso. – No, non
è solo per far scena – risposi anche
se di questo non ero ancora del tutto sicura. Sapevo quale sarebbe
stata la sua
prossima domanda, il modo in cui avevo evitato di rispondere un secondo
prima
lo aveva incuriosito ancora di più, glielo leggevo negli
occhi.
Fu una fortuna che il maestro
scelse proprio quel momento per arrivare. Se Andrej mi avesse chiesto
qualcosa
riguardo chi mi aveva allenata non avrei avuto la più
pallida idea di cosa
rispondere. Non volevo nascondermi ma avevo come
l’impressione che presentarmi
come l’allieva di Sephiroth non sarebbe stata la scelta
più intelligente che
potessi fare.
- Buon giorno a tutti –
disse il maestro avvicinandosi. Noi ragazzi eravamo più o
meno una ventina. Si
voltò verso di me e mi strinse la mano. – Il mio
nome è Toshihiro. Sono il maestro
di spada – mi disse, poi si rivolse agli altri ragazzi.
– Questa è Yuri, da
oggi si allenerà con noi. Diritto che le è stato
concesso da Vincent Valentine
in persona che le ha offerto asilo grazie a delle
situazioni…piuttosto
straordinarie. Inoltre – mi lanciò
un’occhiata complice – pare abbia avuto un
insegnante eccellente.
Che strano. Lui non sembrava
avere alcun problema con la mia vicinanza a Sephiroth. Mi chiesi
perché…ancora
oggi non sono stata in grado di trovare una risposta se non che
Toshihiro è
l’uomo dalla mente più aperta che abbia mai
conosciuto. L’ho sempre rispettato
molto per questo.
Si rivolse di nuovo a me. –
Sei versata in qualche altra pratica di combattimento oltre alla spada?
Spostai il peso da un piede
all’altro, nervosa. – Ho cominciato a studiare con
le Materia. Ma non posso
dire di essere un’esperta a riguardo.
Toshihiro mi guardò a bocca
aperta. Lo stesso fecero tutti gli altri. Spalancai gli occhi, confusa.
Avevo
detto qualcosa di male?
- Materia nel senso
di…magia? – indagò il maestro.
Corrugai le sopracciglia. In
che altro senso potevo intendere? – Certo magia.
Perché? C’è qualcosa di male?
– domandai sospettosa.
- No! No! Anzi…è
straordinario!
-
E’ una conoscenza andata quasi perduta ormai
– mi spiegò Kurenai. - Non che non si conosca la
teoria ma…non si è
semplicemente più in grado. Il nonno ha cercato di
insegnarmelo per un sacco di
anni ma niente da fare. Riesco a malapena a fare reagire le Materia
alla mia
presenza, figuriamoci usarle.
- Ed è comunque uno dei
risultati maggiori ottenuti negli ultimi anni –
specificò Toshihiro. Scrollò le
spalle. – Bene. Che ne dici di essere messa alla prova? Fammi
vedere cosa sai
fare – disse facendo cenno a uno dei ragazzi di farsi avanti.
Questo estrasse
la spada e si posizionò al centro del campo.
Ero nervosa. Ero
estremamente nervosa. Non potevo certo rifiutare eppure…come
potevo essere in
grado di affrontare qualcuno? Non avevo mai realmente combattuto contro
un
avversario: non eravamo ancora arrivati a quel punto. L’unica
persona con cui
mi ero mai scontrata era stato Sephiroth e le nostre
capacità erano così
divergenti che li si poteva a malapena chiamare incontri.
“Ora,
colpiscimi” mi aveva detto una volta
durante un allenamento. Mi sorrideva raggiante, eravamo così
felici all’epoca,
e quel giorno più degli altri perché ero riuscita
a non farmi colpire nemmeno
una volta dai suoi attacchi (controllati, sia ben chiaro). Stavamo
passando al
livello successivo.
“E
se poi ti faccio male?” scherzai
mettendomi in posizione, impugnando la spada a due mani e tenendola
davanti a
me.
Si
chinò in avanti, senza smettere di
sorridere. “Voglio proprio vederti provare.”
Approfittai
di quel momento per attaccarlo
con un affondo che naturalmente schivò come se prima
l’avessi avvertito.
“Prevedibile?” gli domandai piegando le gambe e
alzando la spada all’altezza
della mia testa, pronta ad attaccare di nuovo.
“Affatto”
rispose lui con tranquillità. “Ho
visto la tensione nei tuoi muscoli” mi confidò.
Sospirai.
Sapevo di non potevo batterlo con
la forza. Un attacco sferrato singolarmente non sarebbe mai andato a
buon fine.
Concentrata a pensare mi lasciai sfuggire una breve risata.
“Cosa?”
mi chiese curioso.
“Mi
sembra di giocare a poker” e balzai in
avanti. Lui fece un passo di lato, poi uno in dietro, muovendo
elegantemente le
spalle e il busto quanto bastava per non venire colpito. Non sarei mai
stata in
grado di raggiungere il suo livello.
“E’
così” mi confidò continuando a evitare
i
miei colpi. “In parte. Un avversario più debole lo
puoi battere con la forza.
Un avversario più lento con la velocità. Ma
quando un avversario è di pari
bravura? E se è più abile di te?”
“Se
posso fuggo. Me l’hai insegnato tu” riuscii
a rispondere tra un colpo e l’altro.
“E
se non puoi?”
Abbassai
la lama della spada su di lui,
sapevo che avrebbe schivato anche quell’attacco, ma
all’ultimo lasciai la presa
della mano sinistra riuscendo a modificare la direzione del colpo
all’ultimo
secondo. Non riuscì a schivarlo e fu costretto a pararlo con
la spada.
Fischiai
tra i denti irritata.
“Molto
brava” disse lui. “Sei quasi riuscita
a sorprendermi.” Con un movimento circolare del polso mi fece
volare via di
mano la katana, poi con un unico movimento lasciò cadere a
terra la Masamune e
mi prese tra le braccia.
“Sarebbe
un nuovo tipo di attacco?” gli
chiesi allacciando le mani dietro la sua nuca.
“Nuovo?
No” mi sfiorò le labbra con le sue.
“Attacco? Nemmeno” mormorò lasciando una
scia di baci lungo la mascella e giù
per il collo. Gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi a guardarmi
di nuovo
negli occhi. Chinai la testa su di lui, lo baciai e mi lasciai adagiare
dolcemente a terra.
Sarei
stata soddisfatta se fossi riuscita a non farmi colpire. Andava bene. Posso farcela, cercai di convincermi
anche se un’altra parte di me continuava a urlarmi che non
era vero.
Il
ragazzo si inchinò e io lo imitai. La sua spada era diversa
dalla mia, non
sapevo come veniva chiamata ma Sephiroth me ne aveva parlato, era
tipica di
queste parti e veniva utilizzata con un metodo di combattimento diverso
da
quello che mi era stato insegnato, un metodo che si basava sulla
velocità più
che sulla potenza. In qualche modo la cosa non mi mise molto a mio
agio. Poi il
ragazzo mi attaccò e fu tutto diverso.
Era
lento. Ancora più che lento, il suo corpo sembrava urlarmi
la sua prossima
mossa. Come avrebbe roteato la spada, in che direzione avrebbe provato
a
colpirmi. In quel momento realizzai fino in fondo la bravura di
Sephiroth. Lo
avevo visto combattere come Safer e avevo saputo che spadaccino
eccellente fosse:
la sua tecnica, la sua velocità…erano cose
impossibili da ignorare. Poi l’avevo
visto combattere come Sephiroth e avevo visto qualcos’altro
che non aveva
niente a che fare con la tecnica nel combattimento. Il fatto
è che avevo sempre
basato i miei standard su di lui, su quello straordinario guerriero.
Non mi ero
mai resa conto di quanto essi fossero alti.
Continuai
a schivare i suoi colpi per un po’, a volte optavo per
pararli con la spada, e
cominciai a leggere una certa irritazione e impazienza sul viso del mio
avversario. Sorpresa com’ero dalla mia stessa
abilità non volevo comunque
compiacermi troppo, non volevo tormentare il mio
avversario…un insegnamento
che, per quanto strano possa sembrare, mi era stato insegnato proprio
da
Sephiroth.
Il
ragazzo lasciava sempre il fianco scoperto quando attaccava, lo notai
quasi
subito. Attesi che si facesse di nuovo avanti: lasciai scivolare un
piede
indietro evitando obliquamente la lama della spada, girai su me stessa
(mi
stavo pavoneggiando e lo sapevo) e lo colpì tra le costole
con il gomito. Fu
costretto a chinarsi in avanti per il dolore e approfittai di
quell’opportunità
per disarmarlo con un fendente dal basso. La sua spada volò
via. Agganciai il
suo piede con il mio, lo feci scivolare in avanti facendolo cadere per
terra.
Subito mi posizionai sopra di lui, puntandogli la spada alla gola senza
ferirlo. Avevo vinto io.
- Chi
diavolo l’ha allenata? – sentii qualcuno esclamare
alle mie spalle.
- Ok,
basta così – fece il maestro. Feci un passo
indietro e rinfoderai la spada.
Toshihiro mi stava guardando interessato. Lo vidi estrarre la spada.
– Prova ad
affrontare me adesso.
Accettai.
Come prima, ci posizionammo uno di fronte all’altro. Di
nuovo, aspettai che
fosse lui il primo ad attaccare. Il maestro era molto più
veloce, molto più
forte del suo allievo, ma non c’erano confronti con
Sephiroth, anche quando si
stava trattenendo per i nostri allenamenti, e se riuscivo a evitare
lui, potevo
evitare quasi chiunque. No, non era la difesa il problema. Toshihiro
era molto
colpito dalla mia abilità nel prevedere gli attacchi ma il
suo approccio era
differente da quello del ragazzo. Non era superbo. Non era impaziente e
soprattutto, non lasciava punti scoperti. Provai un affondo un paio di
volte ma
lo parò senza difficoltà. Non mi illudevo di
poterlo battere. Per un momento
pensai di tentare la mossa che avevo usato con Sephiroth durante
quell’allenamento ma non mi fidavo. Avevo la prova di quanto
fosse semplice
disarmarmi una volta lasciata la presa con una mano.
Dopo un
po’ che andavamo avanti in questo modo, con nessuno dei due
che riusciva a
superare la difesa dell’altro, lo vidi sorridere. Fece un
passo indietro e
subito si lanciò in avanti, come se stesse prendendo la
rincorsa, e fece
roteare la spada davanti a sé con un movimento a otto che si
chiamava, scoprii
in seguito, Katate Hachi no Ji Gaeshi. Riuscii a pararlo ma non mi ero
resa
conto di quanto si fosse avvicinato e non potei fare niente quando
bloccò la
mia spada con la sua e mi colpì sulla fronte con la testa
stordendomi e
facendomi cadere all’indietro. L’incontro era
finito.
Mi
accorsi che i ragazzi stavano applaudendo. Il maestro si fece avanti e
mi tese
una mano per aiutarmi ad alzarmi, la accettai con riconoscenza.
-
Eccellente – si congratulò. Dammi un paio
d’anni con te e diventerai una
spadaccina davvero eccezionale.
Dopo di
che cominciò l’allenamento vero a proprio.
Era stato
fantastico allenarsi con altre persone. Non vedevo l’ora di
tornare il giorno
dopo ma…mi mancava Safer. Sephiroth.
Sospirai.
Avevo bisogno di farmi una doccia. Mi allontanai dal campo insieme agli
altri,
qualcuno addirittura rallentò per potersi complimentare con
me. Sorrisi. Ero
felice di aver deciso di rimanere.
Kurenai
balzò fuori dal nulla e mi afferrò il gomito. Si
mise un dito davanti alle
labbra per dirmi di non parlare e mi fece cenno di seguirla.
Attraversammo il
campo e raggiungemmo la pagoda dei maestri.
“Cosa
succede?” le mimai con la bocca ma lei mi fece cenno di stare
zitta e mi indicò
l’albero su cui aveva cominciato ad arrampicarsi. La seguii.
Dalla cima
riuscivamo a scrutare attraverso una delle finestre della pagoda. I
quattro
maestri stavano parlando tra di loro: Toshihiro, il maestro di spada,
Kyoshi,
la maestra ninja, Victor, il maestro d’arma da fuoco ed
Ekaterina, la maestra
di combattimento corpo a corpo. Stavano parlando di me.
- Abbiamo
visto mentre combatteva, Toshi. E’ incredibile che possa
essere così abile a
quest’età – esclamò Ekaterina
scettica.
- Eppure
sono stato io stesso ad affrontarla e posso assicurarti che
è possibile. Almeno
per lei. Non riuscivo a prenderla alla sprovvista.
- Essere
addestrata da Sephiroth può essere stato così
determinante nel formare la sua
abilità? – si interrogò Victor
grattandosi una basetta.
-
Parliamo piuttosto di questo – intervenne Kyoshi. –
Sephiroth. Perché
ricordiamo che lei non è stata solo l’allieva di
Sephiroth. Lei è stata la sua
amante. Siamo sicuri che possiamo fidarci di lei? E se diventasse una
minaccia
in futuro?
- No –
fece deciso Toshihiro. – Vincent Valentine stesso si fida di
lei. Non le
avrebbe permesso di stare qui altrimenti. Il suo legame con Sephiroth
non deve
né pregiudicarci né preoccuparci.
- Anzi –
aggiunse Ekaterina con un sorriso complice. – Direi che il
fatto che sia giunta
ad avere un simile rapporto con Sephiroth, non solo romantico ma anche
di
insegnamento…proprio lui che non ha mai insegnato a
nessuno…la rende una donna
piuttosto straordinaria.
-
Mettiamo che sia il caso – concesse Kyoshi. – Lo
vedremo col tempo.
-
Piuttosto…siamo tutti d’accordo di non far sapere
agli altri allievi di
Sephiroth? – volle sapere Victor.
Li
vedemmo annuire.
“Andiamo
via” sillabò Kurenai a quel punto. Avevamo sentito
abbastanza. Ridiscendemmo
l’albero il più silenziosamente possibile e ci
allontanammo.
- A quanto
pare sei “piuttosto straordinaria” – si
complimentò Kurenai sorridendo.
- Non si
fidano di me – sospirai.
- Ma lo
faranno. Vedrai.
Continuammo
a camminare in silenzio per un po’, non avevo voglia di
parlare. Stavo
pensando.
- Tutto
bene? – mi domandò Kurenai preoccupata.
– Alcuni ragazzi dell’allenamento ci
hanno chiesto di unirci a loro per cena…se ne hai voglia. Se
no possiamo
lasciar perdere se preferisci tornare a casa.
Mi
fermai. – Non è questo – mi voltai per
guardarla in faccia. – Possono anche
dirlo a tutti, i maestri. Non mi interessa. Non permetterò a
nessuno di
infangare quello che c’è stato tra me e Sephiroth.
Kurenai
si limitò a guardarmi, comprensiva. Non mi stava dando la
sua pietà, questa è
una cosa di lei che ho sempre amato.
- E’ successa
una cosa terribile alla fine e non la dimenticherò. Non la
posso dimenticare ma
non posso lasciare che una tragedia cancelli tutto quello che
c’è stato tra di
noi. Perché lui mi ha salvata, molto prima che mio padre mi
vendesse…e anch’io
credo di averlo salvato. Nessuno saprà mai cosa siamo stati
l’uno per l’altro.
Cosa siamo ancora. Non sarò mai sulla difensiva su questo.
Nessuno ha il
diritto di giudicarmi. Nessuno sa la verità.
Passammo
per casa prima di raggiungere gli altri a cena così potei
farmi finalmente la
doccia che tanto desideravo. Poi fu di nuovo il momento di saccheggiare
l’armadio di Kurenai, cosa che fece lei stessa. Non avevo mai
indossato vestiti
così belli. Erano abiti di città…avevo
visto alcune donne vestirsi così a Junon
e, oh, quanto le avevo invidiate. Indossavo un tubino blu elettrico e
un paio
di decolleté col tacco. Non avevo mai indossato dei tacchi
in tutta la mia
vita!
Arrivammo
un po’ in ritardo al ristorante ma nessuno sembrò
farci caso. A quanto pare
Kurenai non era famosa per la sua puntualità. Tra tutti,
riconobbi sono Andrej.
- Ma
vieni, vieni a sederti! – mi disse facendo posto per me e
Kurenai.
- Sei
stata fenomenale oggi! – fece una ragazza
dall’altra parte del tavolo. Si
chiamava Daria, ma tutti la chiamavano Dasha.
- Grazie
– feci io quasi imbarazzata.
- E la
Materia? Eri seria quando hai detto che sapevi usare le Materia?
– volle sapere
Haru, il ragazzo seduto accanto a Dasha.
- Sì,
certo. Ma è tanto che non mi esercito.
- Non
potresti mostrare come la usi?
Mi
incupì. Non ci avevo mai pensato fino a quel momento
ma… - L’unica Materia che
possedevo – esitai – l’ho perduta in un
incendio.
- Non ci
sono problemi! – esclamò Andrej al mio fianco. Si
infilò una mano in tasca e
tirò fuori dopo qualche secondo una sferetta di colore
azzurro. Riconobbi
subito la Materia.
- Dove
l’hai trovata? – esclamò Haru
sporgendosi in avanti, oltre al tavolo, per
poterci dare un’occhiata più da vicino.
- Dai
miei. E’ un vecchio cimelio di famiglia. Non se ne
accorgeranno, ormai nessuno
di noi sa più utilizzarla.
- Puoi
farci vedere come fai? – insistette Dasha con un sorriso.
Presi la
Materia nel palmo della mia mano che subito si illuminò di
un tenue colore
azzurro. – E’ una ICE Materia – spiegai -
Non ne ho mai usata una prima.
- Non ti
vorrai tirare indietro proprio adesso – esclamò
Andrej coprendomi la mano con
la sua e carezzandomi lentamente l’interno del polso. Io
ritirai la mano. Non
ero sicura di quello che stava facendo ma mi stavo creando
un’idea ben precisa.
- Posso
farlo – afferrai la brocca d’acqua e riempii un
bicchiere. Tenendo stretta la
Materia nella mano destra attinsi al mio spirito, come mi aveva
insegnato
Sephiroth tempo prima, e sentì la magia scaturire dalle mie
mani. Il bicchiere
diventò di ghiaccio.
Tutti i ragazzi
al tavolo cominciarono ad applaudire. Io sorrisi. Ero stata cauta, non
avendola
mai usata non sapevo esattamente la sua potenza, ma adesso…
Riempii
un altro bicchiere d’acqua e questa volta lo porsi a Kurenai.
- Al mio tre,
lancia il contenuto per aria, d’accordo?
Kurenai
sorrise raggiante. Si stava divertendo come tutti gli altri.
-
Uno…due…tre…
Kurenai
fece come le avevo detto. Io usai la magia ICE e l’acqua si
cristallizzò a
mezz’aria, rimanendo sospesa come una scultura grazie a
quella piccola quantità
che era rimasta ancora nel bicchiere.
Questa
volta l’intero ristorante scoppiò in un applauso
fragoroso. Io non ero mai
stata così lusingata e imbarazzata allo stesso tempo. Mi
feci piccola piccola
seduta tra Andrej e Kurenai, rossa come un pomodoro.
-
Fenomenale! – Andrej fischiò tra i denti la sua
approvazione. Sono davvero
curioso di sapere chi è questo tuo maestro tanto misterioso!
– si chinò verso
di me avvicinandosi un po’ troppo per i miei gusti.
– Ce l’hai il ragazzo? –
volle sapere credendo di cambiare argomento.
Ok,
questa domanda proprio non me l’ero aspettata. Lo guardai con
la bocca
spalancata. Non avevo mai pensato a Sephiroth in termini di
“mio ragazzo”, la
definizione era così bizzarra che mi veniva quasi da ridere.
Mentre stavo ancora cercando di capire cosa gli avrei risposto, fu Kurenai a intromettersi. – E’ impegnata Andryusha, quindi dacci un taglio. Anzi, se proprio vuoi saperlo il suo ragazzo è anche il suo maestro… quindi smettila di provarci con lei, non è a suo agio con le tue avance, non lo vedi? Altrimenti verrà lui stesso a farti il culo!
La
fissai con
gli occhi spalancati. Allora ci stava
provando con me! Non potei
fare a meno di guardarlo compiaciuta mentre alzava le mani e
si allontanava dal mio spazio personale. Kurenai mi piaceva sempre di
più…anche
se ero consapevole del fatto che avrei dovuto imparare a cavarmela da
sola in
quel tipo di situazioni.
Il resto
della sera passò tranquillo. Mi divertii un mondo. Non avevo
mai fatto nulla
del genere a Nacom…raramente avevo avuto una compagnia
diversa dai miei
fratelli.
Cominciai
anche a capire vagamente in metodo con cui alcuni di loro creavano i
soprannomi…anche se ancora non riuscivo a capire come
facesse il nome Alexander
a diventare Shura. Ancora adesso non ho idea di che criterio
adoperino…ma adoro
i loro nomi. Ho anche scoperto che a Wutai Yuri è sia un
nome femminile, com’è
da me, che un nome maschile.
Sulla via
del ritorno Andrej si offrì ti accompagnarci a casa.
– Siamo grandi e forti –
gli risposi scherzando. – Possiamo cavarcela da sole. Ma
grazie.
Andrej
accettò e ci salutò togliendosi un cappello
immaginario per renderci omaggio.
Avrebbe continuato a provarci con me per un bel po’ prima di
trovare la donna
giusta per lui…e quando accadde, nessuno se l’era
aspettato meno di lui. Io
personalmente avevo cominciato a raccogliere scommesse già
da un paio di mesi.
Con quei soldi sì che mi sono fatta il guardaroba nuovo.
- E’ uno
stupido – mi disse Kurenai sulla strada di casa, sorridendo.
– Non farci caso.
- Lo
trovo divertente – le confidai. – Ma non
è il mio tipo.
- No…a te
piacciono alti e con i lunghi capelli argentati.
Arrossii
violentemente. Mi sembrava così strano poterne parlare
liberamente con
qualcuno. – Non è tanto più alto di
Andrej.
- Quanto
più alto? – volle sapere curiosa.
- Più
alto di Andrej…di tutta la testa credo.
- Beh è
un gigante! – commentò Kurenai poi, tornando
seria: - Non ti sei offesa vero?
Che mi sia intromessa nella tua conversazione con Andrej?
- No,
anzi. Ti ringrazio. Non sapevo davvero come reagire. Sai, da dove vengo
io le
donne non hanno molta libertà. Non ho mai avuto a che fare
con molti
uomini…beh, a parte i miei fratelli. Ma come puoi immaginare
loro non ci
provavano con me.
Kurenai
mi osservò pensierosa. – E con Sephiroth?
Com’è successo?
- Con
Sephiroth è differente. Ci siamo avvicinati in modo
completamente diverso
all’inizio…e poi…mi sono innamorata di
lui molto presto.
- Non ti
andrebbe… - esitò. La guardai con sguardo
interrogativo. – Non ti andrebbe di
parlarmene?
- Come…di
Sephiroth? – le domandai allibita.
- Ti te e
di lui. Insieme.
Sospirai.
– E’ una storia lunga.
Lei fece
spallucce. – Domani abbiamo allenamento al pomeriggio.
Sorrisi e
cominciai a raccontare.
Arrivammo
a casa che era notte inoltrata. – Kurenai – feci
esitante. – Sei sicura che non
dia fastidio a impormi a casa vostra in questo modo?
- Ma
scherzi? Questa casa è così
grande…è bello averti qui con noi. E’
come avere
una sorella! Se preferisci naturalmente puoi spostarti nella stanza
degli
ospiti non appena sarà ricostruita –
spalancò la porta senza preoccuparsi di
non fare rumore. – Oh, non occorre che parli sotto voce. Il
nonno non dorme
quasi mai. Sarà vicino al fuoco intento a leggere un libro.
In
effetti Vincent era sveglio. Come entrammo dalla porta
appoggiò il libro sul
bracciolo della poltrona e si alzò in piedi. –
Yuri – disse venendo verso di
noi. – Posso chiederti di scambiare qualche parola con me?
Spalancai
gli occhi. – Certo.
Diedi la
buona notte a Kurenai e lo seguii di nuovo fuori dalla porta. Aveva
suggerito
di fare una passeggiata. Camminammo in silenzio per alcuni minuti,
sotto le
splendide stelle nel cielo di Wutai.
- Come ti
stai trovando qui?
-
E’….fantastico. Sono tutti fantastici –
risposi sinceramente.
- Ho
sentito del tuo allenamento oggi.
- Già.
Lo vidi
sorridere con la coda dell’occhio. – I miei
complimenti. Non mi aspettavo
niente di meno.
- Ho
sentito i maestri parlare. Non sanno se fidarsi di me.
- Si
fideranno. Su questo non ho nessun dubbio - mi assicurò lui.
– Cosa ti ha fatto
decidere di restare? – mi chiese poi andando direttamente al
motivo per il
quale mi aveva chiesto di parlarmi.
Rimanemmo
in silenzio per qualche secondo, sembravano soltanto a me
un’eternità? Ma non
volevo dare una risposta insincera.
– La
paura – dissi all’inizio. – Non posso
affrontare i miei fratelli. Non posso
guardarli negli occhi e spiegare che è colpa mia se la loro
famiglia è morta.
Ho pensato di scrivere una lettera a Shin, sa, mio fratello maggiore,
ma non
posso fare nemmeno quello. Credo di preferire che pensino che sono
morta.
- E poi?
- Cosa
poi?
-
Cos’altro ti ha fatto rimanere?
Sospirai.
Tutta la verità, mi ero promessa. Ecco la verità.
– Lo voglio rivedere. Ma
voglio poterlo fare come sua pari.
-
Sephiroth? – annuii.
- Ha
detto che mi avrebbe aspettato. Prima di andarsene…ha detto
che mi avrebbe
aspettato. Anche se non ho idea di dove possa essere, quando
sarà il momento
giusto lo andrò a cercare.
- Hai
qualche idea?
Mi
sfregai la fronte con le dita, cercando di riflettere. –
Prima di tutto tornerò
a Nacom, tra le montagne dietro il villaggio, dove viveva quando
stavamo
insieme ma se non è lì… allora non ho
idea di cosa potrei fare.
- Quanto
combattemmo Sephiroth eravamo in nove – fece una pausa.
– Beh, otto – si
corresse. – Uno di noi si chiamava Red XIII ma il suo vero
nome era Nanaki. Una
razza felina senza nome molto intelligente, con la capacità
di parlare e con
una vita lunghissima. E’ l’unico altro membro
dell’AVALANCHE ancora in vita.
Diversi anni fa, ormai credo di aver perso il conto,
ha creato questa specie di fratellanza a
Cosmo Canyon e l’ha addestrata, rendendola pronta nel caso in
cui Sephiroth
fosse tornato.
Lo
guardai confusa. – Ma non capisco. Com’è
possibile che si aspettassero il
ritorno di Sephiroth? Io stessa ancora adesso non so come sia possibile
che sia
qui oggi, vivo.
Vincent
sospirò, aveva un’espressione molto stanca.
– Non so quanto sia giusto che sia
io a dirti queste cose. Dovresti chiederle a lui quando lo ritroverai.
Ti dirò
solo questo. Sephiroth non è umano, non del tutto, come
dovresti sapere è il
risultato di un esperimento della Shinra Corporation che gli ha infuso
cellule
di un alieno chiamato Jenova quando era ancora un feto. In seguito
Sephiroth è
morto, molto prima di affrontare
noi
dell’AVALANCHE. E’ morto durante una missione a
Nibelheim ed è stato Cloud
Strife a ucciderlo.
- Aveva
ventiquattro anni – realizzai.
Vincent
mi guardò sorpreso. – E’
così. Come fai a saperlo?
- Un giorno…oh, sembra
così
tanto tempo fa ormai, gli ho chiesto quanti anni avesse e lui mi ha
dato la più
strana delle risposte. Me lo ricordo come se fosse ieri: “Attualmente credo di avere con
esattezza ventiquattro anni” mi disse e quanto gli chiesi
spiegazioni si limitò
a rispondere “Per certi versi potrei dire di averne circa
centotrentadue…ma
considerami un ventiquattrenne.”
- E’ tornato, in seguito.
L’hanno riportato in vita
come clone. Quel Sephiroth è morto a ventiquattro anni ma il
suo clone, creato
sei anni dopo, ha vissuto fino a trentadue anni.
- E il giorno in cui l’ho
incontrato era il centesimo
anniversario della caduta di Meteor – compresi meravigliata.
- Ha i ricordi di tutta la sua
vita…ma ha l’età che
aveva il giorno in cui il suo corpo originale è morto.
Sorprendente.
Continuammo a camminare in silenzio.
Questa volta era
Vincent che sembrava perso in una profonda riflessione.
All’improvviso sembrò
ridestarsi, voltò la testa verso di me per un secondo poi
ricominciò a parlare
come se non si fosse mai interrotto.
- I guerrieri di Cosmo Canyon sono
diventati dei
fanatici nel corso degli anni. C’è addirittura
stata un’operazione,
ironicamente chiamata Progetto Jenova, da cui alla fine hanno preso il
nome,
con la quale hanno cominciato a sterminare tutti gli albini e tutte le
persone
entrate a contatto con l’energia Mako, tranne loro stessi,
che vengono in
questo modo potenziati e tenuti sotto controllo.
Si fermò di colpo. A quel
punto lo vidi stringere le
palpebre, chinandosi in avanti per guardarmi bene negli occhi. Aveva
una strana
espressione. Dovetti impormi di non indietreggiare davanti al suo
scrutinio.
Dovevo ancora abituarmi al suo sguardo rosso come il sangue. I suoi
occhi e
quelli di Kurenai erano dello stesso colore…ma i suoi mi
ispiravano qualcosa di
diverso. Una sorta di timore riverenziale. Non volevo dirglielo, non
glielo
avrei detto, ma mi ricordavano gli occhi rossi dei ratti da
laboratorio. Ancora
adesso, ogni tanto, quando lo guardo mi vengono in mente: sangue ed
esperimenti.
- Tu non sei entrata a contatto con
l’energia
Mako,vero?
Sbattei le palpebre sorpresa, presa
alla sprovvista
dalla domanda. – No, non proprio.
- Spiegati.
- Safer… - cominciai. Mi
schiarii la voce,
correggendomi. – Sephiroth una volta mi ha portata in una
grotta. In quella
grotta, lui diceva, filtrava il Lifestream nella sua forma
più pura.
Vincent sollevò un
sopracciglio. – Hai toccato il
Lifestream?
- L’abbiamo toccato insieme.
Vincent si raddrizzò, senza
smettere di osservarmi
meravigliato. – Ma perché Sephiroth avrebbe
dovuto…? – mormorò tra sé e
sé. –
Lasciamo stare.
Riprese a camminare.
- Cosa? Spiegami! – cercai
di convincerlo ma non disse
più una parola mentre ci giravamo e tornavamo verso casa.
In seguito scoprii da sola quello che Vincent mi aveva taciuto. Passarono quattro anni prima che mi decidessi finalmente a lasciare Wutai. Tra le lunghe ore di addestramento e le nuove amicizie finii lo stesso per passare molto tempo nella grande e antica biblioteca di Wutai: fu lì che ottenni la mia risposta: toccando insieme il Lifestream anche le nostre anime si erano toccate. Per un istante si erano fuse insieme e ci eravamo capiti nella nostra interezza. Nessuno di noi sarebbe stato in grado di comprendere di nuovo, così completamente, così profondamente, l’anima di un’altra persona. Si era creato un legame difficile da spezzare.
Eccolo! Eccolo! Un nuovo capitolo tutto per voi! Un
capitolo lungo
lungo! *_* Aspettatevi capitoli lunghi lunghi d’ora in poi ed
esultiamo perché ho
finalmente capito come finire questa storia! Hurray! Dunque...questo
è il
capitolo 24! Vediamo Yuri ambientarsi a Wutai…e naturalmente
il bonus Sephiroth
che ci sta sempre. Ci tengo a precisare che non finiscono a fare sesso
ogni
volta che fanno un allenamento insieme…solo che Yuri sembra
preferire quel tipo
di flashback ma che ci vogliamo fare?
Prossimo capitolo: La Tigre di Wutai
E questa volta magari cercherò di non farvi aspettare un
mese. Domani
sarebbe stato un mese preciso! Assurdo!! E già che ci sono
mi faccio pubblicità…
perché sì u.u ho cominciato a scrivere fic su
Doctor Who quindi se avete solo
una vaga conoscenza della serie…filate a leggere! Che con
questa storia mi
avete viziata! Ormai mi aspetto un minimo di 4 a un massimo di 7
commenti a
capitolo…lì mi fanno pensare! xD Detto
questo…un bacione e alla prossima! Con
una Yuri che diventa più cazzuta ogni capitolo che passa!
*_*