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Autore: claudineclaudette_    21/03/2013    5 recensioni
Il mio nome è Yuri diventerò una guerriera! Il mio maestro…. Ma cominciamo dall’inizio!
La storia di una giovane che cerca di andare contro i pregiudizi della società in cui vive per riuscire a realizzare il suo sogno.
Dico solo un nome: Sephiroth! ...e una parola: Commenti! Perchè più commenti rendono gli autori più felici!
p.s. Lei non è una Mary Sue :p promesso!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Mi dispiace di dover ancora approfittare dei tuoi vestiti – mi scusai con Kurenai mentre ci dirigevamo al campo d’addestramento di Wutai. Oltre agli abiti che mi aveva imprestato il giorno prima, ora mi aveva anche dato la sua divisa di allenamento di riserva. O meglio, solo la parte di sopra visto che a quanto pare i pantaloni avevano preso fuoco a un certo punto. Non ero sicura se dovevo cominciare a preoccuparmi o se essere divertita dal numero di incidenti che sembrava affliggere Kurenai. Come risultato, comunque, continuai a indossare i suoi shorts che cominciavo ad apprezzare sempre di più.

Avevo con me la katana che mi aveva dato Sephiroth. Era la mia spada dopotutto ed ero finalmente riuscita ad accettare di nuovo il legame che rappresentava tra me e lui. La mia bellissima spada senza nome.

- Tranquilla! – mi rassicurava intanto Kurenai, camminando al mio fianco. – Uno di questi giorni ti accompagno a fare shopping così potrai farti tutto il guardaroba nuovo!

Arrivammo al campo d’addestramento. La maggior parte degli allievi erano già tutti lì e si voltarono a fissarmi ma non si limitarono a quello: mi squadrarono da capo a piedi. Kurenai mi aveva avvertito che sarebbe successo. A quanto pare Wutai era stata una meta turistica per un lungo periodo ma sotto Yuffie e Vincent le cose erano cambiate e ora era diventato il luogo dove venivano addestrati i più abili guerrieri del mondo: non erano abituati a vedere gente estranea.

- Ragazzi! – si fece avanti Kurenai con un tono nella voce che suggeriva a tutti di darci un taglio. – Questa è Yuri. Vive a casa con me e mio nonna. Si allenerà con noi da oggi in avanti!

La folla fu attraversata da un brusio di voci. Riuscii a cogliere solo qualche frase ed erano tutte domande. Rimasi lì impalata a lasciarmi osservare per diversi minuti, potevo capire la loro curiosità. Sapevano tutti che Vincent era venuto personalmente a prendermi nel cuore della notte solo pochi giorni prima, non era certo un segreto. Non era la prima volta che coglievo gli abitanti di Wutai a fissarmi così li lasciai fare.

Ero timida, rimasi sulla difensiva per un po’, rigida sotto il loro scrutinio ma presto cominciai a innervosirmi. Mi stavano seccando. Sospirai e raccolsi il coraggio per farmi avanti e parlare, ancora non sapevo cosa avrei detto, se una presentazione amichevole o un’ingiunzione a smetterla. Aprii la bocca e feci un passo in avanti quando un ragazzo mi si parò davanti con un sorriso a trentadue denti. Era molto bello: alto, aveva un fisico compatto, gli occhi azzurri e dei capelli color nocciola tagliati corti.

Mi porse la mano. Allungai la mia e gliela strinsi. – Il mio nome è Andrej Checov! – Si presentò. – Ed ecco la misteriosa ragazza! Abbiamo parlato di poco altro in questi giorni, sai? – mi chiese facendomi l’occhiolino.

- Avreste potuto farvi avanti allora. Non ero certo nascosta da nessuna parte – risposi facendo roteare gli occhi e riappropriandomi della mia mano.

- Beh, potresti farci contenti e rispondere a qualche domanda!

Incrociai le braccia, ma rimasi in silenzio. Stavo aspettando.

- Da dove vieni?

Non sapevo bene fino a che punto potevo rispondere. – Midgar.

- Hai una spada – provò lui ma non avevo intenzione di rendergliela facile.

Sorrisi. – Questo è evidente.

- E’ solo per far scena o ti ha allenata qualcuno?

Ed ecco che ci avvicinavamo a un argomento più pericoloso. – No, non è solo per far scena – risposi anche se di questo non ero ancora del tutto sicura. Sapevo quale sarebbe stata la sua prossima domanda, il modo in cui avevo evitato di rispondere un secondo prima lo aveva incuriosito ancora di più, glielo leggevo negli occhi.

Fu una fortuna che il maestro scelse proprio quel momento per arrivare. Se Andrej mi avesse chiesto qualcosa riguardo chi mi aveva allenata non avrei avuto la più pallida idea di cosa rispondere. Non volevo nascondermi ma avevo come l’impressione che presentarmi come l’allieva di Sephiroth non sarebbe stata la scelta più intelligente che potessi fare.

- Buon giorno a tutti – disse il maestro avvicinandosi. Noi ragazzi eravamo più o meno una ventina. Si voltò verso di me e mi strinse la mano. – Il mio nome è Toshihiro. Sono il maestro di spada – mi disse, poi si rivolse agli altri ragazzi. – Questa è Yuri, da oggi si allenerà con noi. Diritto che le è stato concesso da Vincent Valentine in persona che le ha offerto asilo grazie a delle situazioni…piuttosto straordinarie. Inoltre – mi lanciò un’occhiata complice – pare abbia avuto un insegnante eccellente.

Che strano. Lui non sembrava avere alcun problema con la mia vicinanza a Sephiroth. Mi chiesi perché…ancora oggi non sono stata in grado di trovare una risposta se non che Toshihiro è l’uomo dalla mente più aperta che abbia mai conosciuto. L’ho sempre rispettato molto per questo.

Si rivolse di nuovo a me. – Sei versata in qualche altra pratica di combattimento oltre alla spada?

Spostai il peso da un piede all’altro, nervosa. – Ho cominciato a studiare con le Materia. Ma non posso dire di essere un’esperta a riguardo.

Toshihiro mi guardò a bocca aperta. Lo stesso fecero tutti gli altri. Spalancai gli occhi, confusa. Avevo detto qualcosa di male?

- Materia nel senso di…magia? – indagò il maestro.

Corrugai le sopracciglia. In che altro senso potevo intendere? – Certo magia. Perché? C’è qualcosa di male? – domandai sospettosa.

- No! No! Anzi…è straordinario!

 - E’ una conoscenza andata quasi perduta ormai – mi spiegò Kurenai. - Non che non si conosca la teoria ma…non si è semplicemente più in grado. Il nonno ha cercato di insegnarmelo per un sacco di anni ma niente da fare. Riesco a malapena a fare reagire le Materia alla mia presenza, figuriamoci usarle.

- Ed è comunque uno dei risultati maggiori ottenuti negli ultimi anni – specificò Toshihiro. Scrollò le spalle. – Bene. Che ne dici di essere messa alla prova? Fammi vedere cosa sai fare – disse facendo cenno a uno dei ragazzi di farsi avanti. Questo estrasse la spada e si posizionò al centro del campo.

Ero nervosa. Ero estremamente nervosa. Non potevo certo rifiutare eppure…come potevo essere in grado di affrontare qualcuno? Non avevo mai realmente combattuto contro un avversario: non eravamo ancora arrivati a quel punto. L’unica persona con cui mi ero mai scontrata era stato Sephiroth e le nostre capacità erano così divergenti che li si poteva a malapena chiamare incontri.

 

“Ora, colpiscimi” mi aveva detto una volta durante un allenamento. Mi sorrideva raggiante, eravamo così felici all’epoca, e quel giorno più degli altri perché ero riuscita a non farmi colpire nemmeno una volta dai suoi attacchi (controllati, sia ben chiaro). Stavamo passando al livello successivo.

“E se poi ti faccio male?” scherzai mettendomi in posizione, impugnando la spada a due mani e tenendola davanti a me.

Si chinò in avanti, senza smettere di sorridere. “Voglio proprio vederti provare.”

Approfittai di quel momento per attaccarlo con un affondo che naturalmente schivò come se prima l’avessi avvertito. “Prevedibile?” gli domandai piegando le gambe e alzando la spada all’altezza della mia testa, pronta ad attaccare di nuovo.

“Affatto” rispose lui con tranquillità. “Ho visto la tensione nei tuoi muscoli” mi confidò.

Sospirai. Sapevo di non potevo batterlo con la forza. Un attacco sferrato singolarmente non sarebbe mai andato a buon fine. Concentrata a pensare mi lasciai sfuggire una breve risata.

“Cosa?” mi chiese curioso.

“Mi sembra di giocare a poker” e balzai in avanti. Lui fece un passo di lato, poi uno in dietro, muovendo elegantemente le spalle e il busto quanto bastava per non venire colpito. Non sarei mai stata in grado di raggiungere il suo livello.

“E’ così” mi confidò continuando a evitare i miei colpi. “In parte. Un avversario più debole lo puoi battere con la forza. Un avversario più lento con la velocità. Ma quando un avversario è di pari bravura? E se è più abile di te?”

“Se posso fuggo. Me l’hai insegnato tu” riuscii a rispondere tra un colpo e l’altro.

“E se non puoi?”

Abbassai la lama della spada su di lui, sapevo che avrebbe schivato anche quell’attacco, ma all’ultimo lasciai la presa della mano sinistra riuscendo a modificare la direzione del colpo all’ultimo secondo. Non riuscì a schivarlo e fu costretto a pararlo con la spada.

Fischiai tra i denti irritata.

“Molto brava” disse lui. “Sei quasi riuscita a sorprendermi.” Con un movimento circolare del polso mi fece volare via di mano la katana, poi con un unico movimento lasciò cadere a terra la Masamune e mi prese tra le braccia.

“Sarebbe un nuovo tipo di attacco?” gli chiesi allacciando le mani dietro la sua nuca.

“Nuovo? No” mi sfiorò le labbra con le sue. “Attacco? Nemmeno” mormorò lasciando una scia di baci lungo la mascella e giù per il collo. Gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi a guardarmi di nuovo negli occhi. Chinai la testa su di lui, lo baciai e mi lasciai adagiare dolcemente a terra.

 

Sarei stata soddisfatta se fossi riuscita a non farmi colpire. Andava bene. Posso farcela, cercai di convincermi anche se un’altra parte di me continuava a urlarmi che non era vero.

Il ragazzo si inchinò e io lo imitai. La sua spada era diversa dalla mia, non sapevo come veniva chiamata ma Sephiroth me ne aveva parlato, era tipica di queste parti e veniva utilizzata con un metodo di combattimento diverso da quello che mi era stato insegnato, un metodo che si basava sulla velocità più che sulla potenza. In qualche modo la cosa non mi mise molto a mio agio. Poi il ragazzo mi attaccò e fu tutto diverso.

Era lento. Ancora più che lento, il suo corpo sembrava urlarmi la sua prossima mossa. Come avrebbe roteato la spada, in che direzione avrebbe provato a colpirmi. In quel momento realizzai fino in fondo la bravura di Sephiroth. Lo avevo visto combattere come Safer e avevo saputo che spadaccino eccellente fosse: la sua tecnica, la sua velocità…erano cose impossibili da ignorare. Poi l’avevo visto combattere come Sephiroth e avevo visto qualcos’altro che non aveva niente a che fare con la tecnica nel combattimento. Il fatto è che avevo sempre basato i miei standard su di lui, su quello straordinario guerriero. Non mi ero mai resa conto di quanto essi fossero alti.

Continuai a schivare i suoi colpi per un po’, a volte optavo per pararli con la spada, e cominciai a leggere una certa irritazione e impazienza sul viso del mio avversario. Sorpresa com’ero dalla mia stessa abilità non volevo comunque compiacermi troppo, non volevo tormentare il mio avversario…un insegnamento che, per quanto strano possa sembrare, mi era stato insegnato proprio da Sephiroth.

Il ragazzo lasciava sempre il fianco scoperto quando attaccava, lo notai quasi subito. Attesi che si facesse di nuovo avanti: lasciai scivolare un piede indietro evitando obliquamente la lama della spada, girai su me stessa (mi stavo pavoneggiando e lo sapevo) e lo colpì tra le costole con il gomito. Fu costretto a chinarsi in avanti per il dolore e approfittai di quell’opportunità per disarmarlo con un fendente dal basso. La sua spada volò via. Agganciai il suo piede con il mio, lo feci scivolare in avanti facendolo cadere per terra. Subito mi posizionai sopra di lui, puntandogli la spada alla gola senza ferirlo. Avevo vinto io.

- Chi diavolo l’ha allenata? – sentii qualcuno esclamare alle mie spalle.

- Ok, basta così – fece il maestro. Feci un passo indietro e rinfoderai la spada. Toshihiro mi stava guardando interessato. Lo vidi estrarre la spada. – Prova ad affrontare me adesso.

Accettai. Come prima, ci posizionammo uno di fronte all’altro. Di nuovo, aspettai che fosse lui il primo ad attaccare. Il maestro era molto più veloce, molto più forte del suo allievo, ma non c’erano confronti con Sephiroth, anche quando si stava trattenendo per i nostri allenamenti, e se riuscivo a evitare lui, potevo evitare quasi chiunque. No, non era la difesa il problema. Toshihiro era molto colpito dalla mia abilità nel prevedere gli attacchi ma il suo approccio era differente da quello del ragazzo. Non era superbo. Non era impaziente e soprattutto, non lasciava punti scoperti. Provai un affondo un paio di volte ma lo parò senza difficoltà. Non mi illudevo di poterlo battere. Per un momento pensai di tentare la mossa che avevo usato con Sephiroth durante quell’allenamento ma non mi fidavo. Avevo la prova di quanto fosse semplice disarmarmi una volta lasciata la presa con una mano.

Dopo un po’ che andavamo avanti in questo modo, con nessuno dei due che riusciva a superare la difesa dell’altro, lo vidi sorridere. Fece un passo indietro e subito si lanciò in avanti, come se stesse prendendo la rincorsa, e fece roteare la spada davanti a sé con un movimento a otto che si chiamava, scoprii in seguito, Katate Hachi no Ji Gaeshi. Riuscii a pararlo ma non mi ero resa conto di quanto si fosse avvicinato e non potei fare niente quando bloccò la mia spada con la sua e mi colpì sulla fronte con la testa stordendomi e facendomi cadere all’indietro. L’incontro era finito.

Mi accorsi che i ragazzi stavano applaudendo. Il maestro si fece avanti e mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi, la accettai con riconoscenza.

- Eccellente – si congratulò. Dammi un paio d’anni con te e diventerai una spadaccina davvero eccezionale.

Dopo di che cominciò l’allenamento vero a proprio.

 

Era stato fantastico allenarsi con altre persone. Non vedevo l’ora di tornare il giorno dopo ma…mi mancava Safer. Sephiroth.

Sospirai. Avevo bisogno di farmi una doccia. Mi allontanai dal campo insieme agli altri, qualcuno addirittura rallentò per potersi complimentare con me. Sorrisi. Ero felice di aver deciso di rimanere.

Kurenai balzò fuori dal nulla e mi afferrò il gomito. Si mise un dito davanti alle labbra per dirmi di non parlare e mi fece cenno di seguirla. Attraversammo il campo e raggiungemmo la pagoda dei maestri.

“Cosa succede?” le mimai con la bocca ma lei mi fece cenno di stare zitta e mi indicò l’albero su cui aveva cominciato ad arrampicarsi. La seguii. Dalla cima riuscivamo a scrutare attraverso una delle finestre della pagoda. I quattro maestri stavano parlando tra di loro: Toshihiro, il maestro di spada, Kyoshi, la maestra ninja, Victor, il maestro d’arma da fuoco ed Ekaterina, la maestra di combattimento corpo a corpo. Stavano parlando di me.

- Abbiamo visto mentre combatteva, Toshi. E’ incredibile che possa essere così abile a quest’età – esclamò Ekaterina scettica.

- Eppure sono stato io stesso ad affrontarla e posso assicurarti che è possibile. Almeno per lei. Non riuscivo a prenderla alla sprovvista.

- Essere addestrata da Sephiroth può essere stato così determinante nel formare la sua abilità? – si interrogò Victor grattandosi una basetta.

- Parliamo piuttosto di questo – intervenne Kyoshi. – Sephiroth. Perché ricordiamo che lei non è stata solo l’allieva di Sephiroth. Lei è stata la sua amante. Siamo sicuri che possiamo fidarci di lei? E se diventasse una minaccia in futuro?

- No – fece deciso Toshihiro. – Vincent Valentine stesso si fida di lei. Non le avrebbe permesso di stare qui altrimenti. Il suo legame con Sephiroth non deve né pregiudicarci né preoccuparci.

- Anzi – aggiunse Ekaterina con un sorriso complice. – Direi che il fatto che sia giunta ad avere un simile rapporto con Sephiroth, non solo romantico ma anche di insegnamento…proprio lui che non ha mai insegnato a nessuno…la rende una donna piuttosto straordinaria.

- Mettiamo che sia il caso – concesse Kyoshi. – Lo vedremo col tempo.

- Piuttosto…siamo tutti d’accordo di non far sapere agli altri allievi di Sephiroth? – volle sapere Victor.

Li vedemmo annuire.

“Andiamo via” sillabò Kurenai a quel punto. Avevamo sentito abbastanza. Ridiscendemmo l’albero il più silenziosamente possibile e ci allontanammo.

- A quanto pare sei “piuttosto straordinaria” – si complimentò Kurenai sorridendo.

- Non si fidano di me – sospirai.

- Ma lo faranno. Vedrai.

Continuammo a camminare in silenzio per un po’, non avevo voglia di parlare. Stavo pensando.

- Tutto bene? – mi domandò Kurenai preoccupata. – Alcuni ragazzi dell’allenamento ci hanno chiesto di unirci a loro per cena…se ne hai voglia. Se no possiamo lasciar perdere se preferisci tornare a casa.

Mi fermai. – Non è questo – mi voltai per guardarla in faccia. – Possono anche dirlo a tutti, i maestri. Non mi interessa. Non permetterò a nessuno di infangare quello che c’è stato tra me e Sephiroth.

Kurenai si limitò a guardarmi, comprensiva. Non mi stava dando la sua pietà, questa è una cosa di lei che ho sempre amato.

- E’ successa una cosa terribile alla fine e non la dimenticherò. Non la posso dimenticare ma non posso lasciare che una tragedia cancelli tutto quello che c’è stato tra di noi. Perché lui mi ha salvata, molto prima che mio padre mi vendesse…e anch’io credo di averlo salvato. Nessuno saprà mai cosa siamo stati l’uno per l’altro. Cosa siamo ancora. Non sarò mai sulla difensiva su questo. Nessuno ha il diritto di giudicarmi. Nessuno sa la verità.

 

Passammo per casa prima di raggiungere gli altri a cena così potei farmi finalmente la doccia che tanto desideravo. Poi fu di nuovo il momento di saccheggiare l’armadio di Kurenai, cosa che fece lei stessa. Non avevo mai indossato vestiti così belli. Erano abiti di città…avevo visto alcune donne vestirsi così a Junon e, oh, quanto le avevo invidiate. Indossavo un tubino blu elettrico e un paio di decolleté col tacco. Non avevo mai indossato dei tacchi in tutta la mia vita!

Arrivammo un po’ in ritardo al ristorante ma nessuno sembrò farci caso. A quanto pare Kurenai non era famosa per la sua puntualità. Tra tutti, riconobbi sono Andrej.

- Ma vieni, vieni a sederti! – mi disse facendo posto per me e Kurenai.

- Sei stata fenomenale oggi! – fece una ragazza dall’altra parte del tavolo. Si chiamava Daria, ma tutti la chiamavano Dasha.

- Grazie – feci io quasi imbarazzata.

- E la Materia? Eri seria quando hai detto che sapevi usare le Materia? – volle sapere Haru, il ragazzo seduto accanto a Dasha.

- Sì, certo. Ma è tanto che non mi esercito.

- Non potresti mostrare come la usi?

Mi incupì. Non ci avevo mai pensato fino a quel momento ma… - L’unica Materia che possedevo – esitai – l’ho perduta in un incendio.

- Non ci sono problemi! – esclamò Andrej al mio fianco. Si infilò una mano in tasca e tirò fuori dopo qualche secondo una sferetta di colore azzurro. Riconobbi subito la Materia.

- Dove l’hai trovata? – esclamò Haru sporgendosi in avanti, oltre al tavolo, per poterci dare un’occhiata più da vicino.

- Dai miei. E’ un vecchio cimelio di famiglia. Non se ne accorgeranno, ormai nessuno di noi sa più utilizzarla.

- Puoi farci vedere come fai? – insistette Dasha con un sorriso.

Presi la Materia nel palmo della mia mano che subito si illuminò di un tenue colore azzurro. – E’ una ICE Materia – spiegai - Non ne ho mai usata una prima.

- Non ti vorrai tirare indietro proprio adesso – esclamò Andrej coprendomi la mano con la sua e carezzandomi lentamente l’interno del polso. Io ritirai la mano. Non ero sicura di quello che stava facendo ma mi stavo creando un’idea ben precisa.

- Posso farlo – afferrai la brocca d’acqua e riempii un bicchiere. Tenendo stretta la Materia nella mano destra attinsi al mio spirito, come mi aveva insegnato Sephiroth tempo prima, e sentì la magia scaturire dalle mie mani. Il bicchiere diventò di ghiaccio.

Tutti i ragazzi al tavolo cominciarono ad applaudire. Io sorrisi. Ero stata cauta, non avendola mai usata non sapevo esattamente la sua potenza, ma adesso…

Riempii un altro bicchiere d’acqua e questa volta lo porsi a Kurenai.

- Al mio tre, lancia il contenuto per aria, d’accordo?

Kurenai sorrise raggiante. Si stava divertendo come tutti gli altri.

- Uno…due…tre…

Kurenai fece come le avevo detto. Io usai la magia ICE e l’acqua si cristallizzò a mezz’aria, rimanendo sospesa come una scultura grazie a quella piccola quantità che era rimasta ancora nel bicchiere.

Questa volta l’intero ristorante scoppiò in un applauso fragoroso. Io non ero mai stata così lusingata e imbarazzata allo stesso tempo. Mi feci piccola piccola seduta tra Andrej e Kurenai, rossa come un pomodoro.

- Fenomenale! – Andrej fischiò tra i denti la sua approvazione. Sono davvero curioso di sapere chi è questo tuo maestro tanto misterioso! – si chinò verso di me avvicinandosi un po’ troppo per i miei gusti. – Ce l’hai il ragazzo? – volle sapere credendo di cambiare argomento.

Ok, questa domanda proprio non me l’ero aspettata. Lo guardai con la bocca spalancata. Non avevo mai pensato a Sephiroth in termini di “mio ragazzo”, la definizione era così bizzarra che mi veniva quasi da ridere.

Mentre stavo ancora cercando di capire cosa gli avrei risposto, fu Kurenai a intromettersi. – E’ impegnata Andryusha, quindi dacci un taglio. Anzi, se proprio vuoi saperlo il suo ragazzo è anche il suo maestro… quindi smettila di provarci con lei, non è a suo agio con le tue avance, non lo vedi? Altrimenti verrà lui stesso a farti il culo!

La fissai con gli occhi spalancati. Allora ci stava provando con me! Non potei fare a meno di guardarlo compiaciuta mentre alzava le mani e si allontanava dal mio spazio personale. Kurenai mi piaceva sempre di più…anche se ero consapevole del fatto che avrei dovuto imparare a cavarmela da sola in quel tipo di situazioni.

Il resto della sera passò tranquillo. Mi divertii un mondo. Non avevo mai fatto nulla del genere a Nacom…raramente avevo avuto una compagnia diversa dai miei fratelli.

Cominciai anche a capire vagamente in metodo con cui alcuni di loro creavano i soprannomi…anche se ancora non riuscivo a capire come facesse il nome Alexander a diventare Shura. Ancora adesso non ho idea di che criterio adoperino…ma adoro i loro nomi. Ho anche scoperto che a Wutai Yuri è sia un nome femminile, com’è da me, che un nome maschile.

Sulla via del ritorno Andrej si offrì ti accompagnarci a casa. – Siamo grandi e forti – gli risposi scherzando. – Possiamo cavarcela da sole. Ma grazie.

Andrej accettò e ci salutò togliendosi un cappello immaginario per renderci omaggio. Avrebbe continuato a provarci con me per un bel po’ prima di trovare la donna giusta per lui…e quando accadde, nessuno se l’era aspettato meno di lui. Io personalmente avevo cominciato a raccogliere scommesse già da un paio di mesi. Con quei soldi sì che mi sono fatta il guardaroba nuovo.

- E’ uno stupido – mi disse Kurenai sulla strada di casa, sorridendo. – Non farci caso.

- Lo trovo divertente – le confidai. – Ma non è il mio tipo.

- No…a te piacciono alti e con i lunghi capelli argentati.

Arrossii violentemente. Mi sembrava così strano poterne parlare liberamente con qualcuno. – Non è tanto più alto di Andrej.

- Quanto più alto? – volle sapere curiosa.

- Più alto di Andrej…di tutta la testa credo.

- Beh è un gigante! – commentò Kurenai poi, tornando seria: - Non ti sei offesa vero? Che mi sia intromessa nella tua conversazione con Andrej?

- No, anzi. Ti ringrazio. Non sapevo davvero come reagire. Sai, da dove vengo io le donne non hanno molta libertà. Non ho mai avuto a che fare con molti uomini…beh, a parte i miei fratelli. Ma come puoi immaginare loro non ci provavano con me.

Kurenai mi osservò pensierosa. – E con Sephiroth? Com’è successo?

- Con Sephiroth è differente. Ci siamo avvicinati in modo completamente diverso all’inizio…e poi…mi sono innamorata di lui molto presto.

- Non ti andrebbe… - esitò. La guardai con sguardo interrogativo. – Non ti andrebbe di parlarmene?

- Come…di Sephiroth? – le domandai allibita.

- Ti te e di lui. Insieme.

Sospirai. – E’ una storia lunga.

Lei fece spallucce. – Domani abbiamo allenamento al pomeriggio.

Sorrisi e cominciai a raccontare.

 

Arrivammo a casa che era notte inoltrata. – Kurenai – feci esitante. – Sei sicura che non dia fastidio a impormi a casa vostra in questo modo?

- Ma scherzi? Questa casa è così grande…è bello averti qui con noi. E’ come avere una sorella! Se preferisci naturalmente puoi spostarti nella stanza degli ospiti non appena sarà ricostruita – spalancò la porta senza preoccuparsi di non fare rumore. – Oh, non occorre che parli sotto voce. Il nonno non dorme quasi mai. Sarà vicino al fuoco intento a leggere un libro.

In effetti Vincent era sveglio. Come entrammo dalla porta appoggiò il libro sul bracciolo della poltrona e si alzò in piedi. – Yuri – disse venendo verso di noi. – Posso chiederti di scambiare qualche parola con me?

Spalancai gli occhi. – Certo.

Diedi la buona notte a Kurenai e lo seguii di nuovo fuori dalla porta. Aveva suggerito di fare una passeggiata. Camminammo in silenzio per alcuni minuti, sotto le splendide stelle nel cielo di Wutai.

- Come ti stai trovando qui?

- E’….fantastico. Sono tutti fantastici – risposi sinceramente.

- Ho sentito del tuo allenamento oggi.

- Già.

Lo vidi sorridere con la coda dell’occhio. – I miei complimenti. Non mi aspettavo niente di meno.

- Ho sentito i maestri parlare. Non sanno se fidarsi di me.

- Si fideranno. Su questo non ho nessun dubbio - mi assicurò lui. – Cosa ti ha fatto decidere di restare? – mi chiese poi andando direttamente al motivo per il quale mi aveva chiesto di parlarmi.

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, sembravano soltanto a me un’eternità? Ma non volevo dare una risposta insincera.

– La paura – dissi all’inizio. – Non posso affrontare i miei fratelli. Non posso guardarli negli occhi e spiegare che è colpa mia se la loro famiglia è morta. Ho pensato di scrivere una lettera a Shin, sa, mio fratello maggiore, ma non posso fare nemmeno quello. Credo di preferire che pensino che sono morta.

- E poi?

- Cosa poi?

- Cos’altro ti ha fatto rimanere?

Sospirai. Tutta la verità, mi ero promessa. Ecco la verità. – Lo voglio rivedere. Ma voglio poterlo fare come sua pari.

- Sephiroth? – annuii.

- Ha detto che mi avrebbe aspettato. Prima di andarsene…ha detto che mi avrebbe aspettato. Anche se non ho idea di dove possa essere, quando sarà il momento giusto lo andrò a cercare.

- Hai qualche idea?

Mi sfregai la fronte con le dita, cercando di riflettere. – Prima di tutto tornerò a Nacom, tra le montagne dietro il villaggio, dove viveva quando stavamo insieme ma se non è lì… allora non ho idea di cosa potrei fare.

- Quanto combattemmo Sephiroth eravamo in nove – fece una pausa. – Beh, otto – si corresse. – Uno di noi si chiamava Red XIII ma il suo vero nome era Nanaki. Una razza felina senza nome molto intelligente, con la capacità di parlare e con una vita lunghissima. E’ l’unico altro membro dell’AVALANCHE ancora in vita. Diversi anni fa, ormai credo di aver perso il conto,  ha creato questa specie di fratellanza a Cosmo Canyon e l’ha addestrata, rendendola pronta nel caso in cui Sephiroth fosse tornato.

Lo guardai confusa. – Ma non capisco. Com’è possibile che si aspettassero il ritorno di Sephiroth? Io stessa ancora adesso non so come sia possibile che sia qui oggi, vivo.

Vincent sospirò, aveva un’espressione molto stanca. – Non so quanto sia giusto che sia io a dirti queste cose. Dovresti chiederle a lui quando lo ritroverai. Ti dirò solo questo. Sephiroth non è umano, non del tutto, come dovresti sapere è il risultato di un esperimento della Shinra Corporation che gli ha infuso cellule di un alieno chiamato Jenova quando era ancora un feto. In seguito Sephiroth è morto, molto prima di  affrontare noi dell’AVALANCHE. E’ morto durante una missione a Nibelheim ed è stato Cloud Strife a ucciderlo.

- Aveva ventiquattro anni – realizzai.

Vincent mi guardò sorpreso. – E’ così. Come fai a saperlo?

- Un giorno…oh, sembra così tanto tempo fa ormai, gli ho chiesto quanti anni avesse e lui mi ha dato la più strana delle risposte. Me lo ricordo come se fosse ieri: “Attualmente credo di avere con esattezza ventiquattro anni” mi disse e quanto gli chiesi spiegazioni si limitò a rispondere “Per certi versi potrei dire di averne circa centotrentadue…ma considerami un ventiquattrenne.”

- E’ tornato, in seguito. L’hanno riportato in vita come clone. Quel Sephiroth è morto a ventiquattro anni ma il suo clone, creato sei anni dopo, ha vissuto fino a trentadue anni.

- E il giorno in cui l’ho incontrato era il centesimo anniversario della caduta di Meteor – compresi meravigliata.

- Ha i ricordi di tutta la sua vita…ma ha l’età che aveva il giorno in cui il suo corpo originale è morto. Sorprendente.

Continuammo a camminare in silenzio. Questa volta era Vincent che sembrava perso in una profonda riflessione. All’improvviso sembrò ridestarsi, voltò la testa verso di me per un secondo poi ricominciò a parlare come se non si fosse mai interrotto.

- I guerrieri di Cosmo Canyon sono diventati dei fanatici nel corso degli anni. C’è addirittura stata un’operazione, ironicamente chiamata Progetto Jenova, da cui alla fine hanno preso il nome, con la quale hanno cominciato a sterminare tutti gli albini e tutte le persone entrate a contatto con l’energia Mako, tranne loro stessi, che vengono in questo modo potenziati e tenuti sotto controllo.

Si fermò di colpo. A quel punto lo vidi stringere le palpebre, chinandosi in avanti per guardarmi bene negli occhi. Aveva una strana espressione. Dovetti impormi di non indietreggiare davanti al suo scrutinio. Dovevo ancora abituarmi al suo sguardo rosso come il sangue. I suoi occhi e quelli di Kurenai erano dello stesso colore…ma i suoi mi ispiravano qualcosa di diverso. Una sorta di timore riverenziale. Non volevo dirglielo, non glielo avrei detto, ma mi ricordavano gli occhi rossi dei ratti da laboratorio. Ancora adesso, ogni tanto, quando lo guardo mi vengono in mente: sangue ed esperimenti.

- Tu non sei entrata a contatto con l’energia Mako,vero?

Sbattei le palpebre sorpresa, presa alla sprovvista dalla domanda. – No, non proprio.

- Spiegati.

- Safer… - cominciai. Mi schiarii la voce, correggendomi. – Sephiroth una volta mi ha portata in una grotta. In quella grotta, lui diceva, filtrava il Lifestream nella sua forma più pura.

Vincent sollevò un sopracciglio. – Hai toccato il Lifestream?

- L’abbiamo toccato insieme.

Vincent si raddrizzò, senza smettere di osservarmi meravigliato. – Ma perché Sephiroth avrebbe dovuto…? – mormorò tra sé e sé. – Lasciamo stare.

Riprese a camminare.

- Cosa? Spiegami! – cercai di convincerlo ma non disse più una parola mentre ci giravamo e tornavamo verso casa.

In seguito scoprii da sola quello che Vincent mi aveva taciuto. Passarono quattro anni prima che mi decidessi finalmente a lasciare Wutai. Tra le lunghe ore di addestramento e le nuove amicizie finii lo stesso per passare molto tempo nella grande e antica biblioteca di Wutai: fu lì che ottenni la mia risposta: toccando insieme il Lifestream anche le nostre anime si erano toccate. Per un istante si erano fuse insieme e ci eravamo capiti nella nostra interezza. Nessuno di noi sarebbe stato in grado di comprendere di nuovo, così completamente, così profondamente, l’anima di un’altra persona. Si era creato un legame difficile da spezzare.

 

 

Eccolo! Eccolo! Un nuovo capitolo tutto per voi! Un capitolo lungo lungo! *_* Aspettatevi capitoli lunghi lunghi d’ora in poi ed esultiamo perché ho finalmente capito come finire questa storia! Hurray! Dunque...questo è il capitolo 24! Vediamo Yuri ambientarsi a Wutai…e naturalmente il bonus Sephiroth che ci sta sempre. Ci tengo a precisare che non finiscono a fare sesso ogni volta che fanno un allenamento insieme…solo che Yuri sembra preferire quel tipo di flashback ma che ci vogliamo fare?
Prossimo capitolo: La Tigre di Wutai
E questa volta magari cercherò di non farvi aspettare un mese. Domani sarebbe stato un mese preciso! Assurdo!! E già che ci sono mi faccio pubblicità… perché sì u.u ho cominciato a scrivere fic su Doctor Who quindi se avete solo una vaga conoscenza della serie…filate a leggere! Che con questa storia mi avete viziata! Ormai mi aspetto un minimo di 4 a un massimo di 7 commenti a capitolo…lì mi fanno pensare! xD Detto questo…un bacione e alla prossima! Con una Yuri che diventa più cazzuta ogni capitolo che passa! *_*

   
 
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