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Autore: karman    21/03/2013    3 recensioni
Isabella è un'insegnante con un passato doloroso, indecisoni e tormenti per il futuro. Fuggita dal suo paese per ricominciare si troverà ad affrontare la nascita di una nuova amicizia e di un nuovo semtimento per un suo collega, Edward, professore estremamente gentile e premuroso. Ma anche la vita di Edward non è stata tutta rose e fiori e i due troveranno nella loro amicizia il sostegno per andare avanti, per veder sorgere una "nuova alba" e vedere la loro amicizia tramutata irrimediabilmente in amore. Anche se alcuni eventi sul loro cammino impediranno di poter vivere da subito una storia felice, il loro amore dimostrerà l'indissolubilità di un legame nato per farli stare insieme.
Tratto dalla storia:"Ero pronta per ricominciare.
Ma lo ero veramente?
In realtà forse stavo solo scappando, dal mio Paese, dal mio lavoro, dalla mia storia.
Ma ne avevo bisogno.
Sentivo la necessità di resettare tutto e ripartire."
..........
"L’incontro terminò, la preside ci congedò e accadde quello che avrebbe modificato la mia permanenza in quella scuola: il professor Cullen si alzò e si avvicinò rivolgendomi un lieve saluto e un sorriso da far incantare gli angeli. "
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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  Capitolo 54
“Only love”
 
 
Aprii gli occhi ancora intorpidita dal sonno. Mi ci vollero alcun secondi per realizzare dove mi trovassi. E perché mi sentissi così bene.
Poi ricordai.
La serata passata a Londra, la cena, il teatro e poi….tutto era stato magnifico, perfetto.
Ero ancora saldamente stretta tra le braccia del mio uomo che dormiva beatamente accanto a me. Avevo passato la notte con Edward, ma non come era successo molte volte al campus: eravamo stati insieme, avevamo fatto l’amore.
Ci eravamo amati con passione e dolcezza, senza mai dimenticare il profondo legame che ci univa. Era stata una delle notti più belle della mia vita: lentamente mi girai nella sua stretta senza svegliarlo, per poterlo osservare come era già capitato altre volte. Ma quella mattina sembrava ancora più bello.
Ripensando alla notte appena trascorsa non potei fare a meno di ricordare i momenti più dolci: quando mi aveva stretto e cullata tra le sue braccia, quando mi aveva baciata il viso dolcemente o accarezzata come fossi fatta di cristallo, quando ormai stanco si era addormentato sul mio petto e io mi ero beata della sua vicinanza accarezzandogli i capelli.
Per tutto il tempo in cui ci eravamo amati mi aveva venerata e io non avevo potuto fare a meno di ricambiare osservando il suo meraviglioso corpo e i suoi occhi, che mi avevano fissato in ogni istante, come a voler trasmettere e carpire ogni mia emozione data da quei momenti.
Edward era stato splendido, tenero, romantico, ma anche passionale, tanto che più di una volta avevo temuto di non riuscire a sostenere le scariche in tutto il corpo che scaturivano dai nostri contatti.
Era così il vero amore? Allora forse io non lo avevo mai veramente provato: il sentirsi felici, appagati, ma anche scombussolati. In passato non avevo mai provato sensazioni così amplificate. La verità di cui ero consapevole era che amavo Edward come nessun altro e non avevo tergiversato nel dirglielo più volte nei momenti di massima intensità tra noi.
La stanza era nel silenzio più assoluto, fatta eccezione per il rumore della pioggia.
Alzai gli occhi verso la vetrata e mi resi conto che la luce del giorno era ancora molto fioca: probabilmente era ancora l’alba e non mi sembrava il caso di svegliarlo. Così mi avvicinai di più beandomi del calore del suo contatto. Avevamo fatto l’amore più volte durante la notte e la stanchezza avrebbe dovuto prendere il sopravvento, ma in quel momento il suo corpo mi attirava come una calamita.
Di lì a poco il respirò cambiò e in pochi secondi i suoi occhi si aprirono, rivelandomi la profondità del suo sguardo:
« Buongiorno» un lieve sorriso si dipinse sul viso: gli occhi non del tutto aperti.
« Veramente non credo sia ancora giorno, o almeno non del tutto».
« È da molto che sei sveglia?» chiese stringendomi maggiormente. Solo in quel momento realizzai che eravamo ancora nudi e saldamente intrecciati l’uno all’altro: in quello stato i miei pensieri non riuscirono ad essere lucidi.
« Qualcosa che non va?» il suo sguardo era languido, ma nel contempo preoccupato. Gli sorrisi dolcemente accarezzandogli la fronte e mi avvicinai ancora di più con il volto al suo. Volevo che percepisse il mio stato d’animo e speravo di trasmetterglielo con ogni fibra di me stessa.
Gli lasciai un leggero bacio all’angolo della bocca:
« Sto benissimo, mai stata meglio» e gli sorrisi a mia volta. Non riuscii a resistergli e allacciai ancora di più le mie gambe alle sue: lo sentii muoversi, stirarsi e, dopo aver preso un profondo respiro avvinghiarsi ancora di più al mio corpo, che rispondeva al suo tocco come una corda di violino al suo accordatore, cingendomi la schiena con le mani e facendo combaciare le nostre fronti. I nostri occhi non lasciarono nemmeno per un attimo il contatto e in quel momento capii che non ci sarebbe stato bisogno di altre parole, spiegazioni o gesti.
Le nostre labbra si incatenarono, prima dolci, poi sempre più voraci, desiderose di assaporarsi. Le sensazioni che mi trasmetteva quando mi baciava erano amplificate ancora di più dal contatto della nostra pelle e in un attimo di lucidità decisi di osare per dimostragli che il mio desiderio era pari al suo. Mi portai stesa completamente sul suo petto, sul suo corpo scolpito, le nostre labbra ancora incollate, i miei capelli ricaduti sul mio viso e sul suo, le mie mani ai lati del suo volto che gli accarezzavano i capelli.
In un attimo sistemai le gambe piegate intorno al suo bacino: mi staccai per riprendere fiato, alzandomi a sedere su di lui e facendo scivolare involontariamente il lenzuolo sui miei fianchi a scoprire molto più di quanto avrei voluto. Istintivamente un’ondata di pudore mi pervase e mi portai le mani a coprire i seni nudi. Edward non lasciò mai i miei occhi, ma mi prese le mani e le allontanò dal mio corpo:
« Non farlo….sei bellissima». Mi resi conto di quanto quel suo complimento, in quella situazione mi imbarazzasse oltremodo, ma fui velocemente distratta dalle sue grandi mani che scesero sulla mia schiena fino ai miei fianchi per scostare ulteriormente il lenzuolo scivolato e aggrapparsi con forza, quasi a voler lasciare un’impronta nella mia carne, per poi risalire sul ventre e sempre più su, fino a farmi chiudere gli occhi e reclinare la testa per la splendida sensazione che stavo provando. Senza riaprili mi abbassai velocemente, catturando ancora le sue labbra, succhiandole e mordendole dolcemente, come a voler imprimere il piacere e il desiderio in quel contatto. Mi stupirono le sue parole calde e audaci quando si staccò da me e mi fissò negli occhi:
« Ti amo Bella e ti voglio, adesso».
Senza ormai nessuna remora, strofinai leggermente il naso contro il suo, meravigliandomi del mio stesso coraggio:
« Fai l’amore con me Edward».
Il resto furono solo respiri, gemiti inappagati che trasmettevano la nostra passione e il nostro amore. Ci amammo per un tempo che mi parve infinito, ma che sembrò durare un istante, quando ormai stanchi ci staccammo dal più intimo dei contatti, per addormentarci stretti in un abbraccio che ci fece scendere dalle montagne russe della passione, per lasciarci nella tranquillità del nostro amore.
 
Quando aprii gli occhi nuovamente era giorno.
Ma a differenza di qualche ora prima non sentivo lo stesso calore: Edward non era più accanto a me.
Mi sollevai sui gomiti per guardarmi intorno non del tutto sveglia e mi soffermai a osservare la parte del letto occupata da lui fino a non molto tempo prima. Istintivamente accarezzai il cuscino: era freddo, segno che si era alzato già da un po’ e il rumore proveniente dal piano inferiore mi fece capire che qualcuno stava preparando la colazione. Mi ributtai un attimo di schiena sul materasso con un soddisfatto sorriso sulle labbra e mi beai ancora qualche secondo delle sensazioni che la nottata mi aveva lasciato.
Mi stirai, per poi decidere di alzarmi.
Noncurante del fatto di essere praticamente nuda, mi recai in bagno per rinfrescarmi e poi indossare qualcosa, ma posai lo sguardo sulla scia di abiti che giacevano sul pavimento e che dimostravano quanto fosse stato impellente il nostro desiderio della sera prima: non potei non notare la camicia che aveva indossato e istintivamente la presi, la portai al volto per sentire il suo profumo e la indossai. Sapevo che era una cosa banale mettere qualcosa del proprio uomo “la mattina dopo”: sapeva molto di film romantico, ma in quella situazione la mia mente stava viaggiando su una nuvoletta insieme a cupido, un ulteriore tocco di romanticismo non poteva certo guastare.
La abbottonai lentamente ripensando alla sera prima e probabilmente per chi mi avesse visto in quel momento, sarei sembrata una poco sana di mente, visto il costante sorrisino che aleggiava sul mio volto: mancavano giusto gli occhi a cuoricino. Riflettendo, però, una cosa mi stupì: ero sempre stata una persona abbastanza timida, avevo vissuto una vita e soprattutto una realtà sentimentale sempre nell’ombra, forse anche perché non mi piaceva mettermi in mostra né tanto meno dimostrare una passione che pensavo non mi si addicesse. Ma dopo quella notte mi meravigliai di come con Edward tutto fosse stato estremamente naturale e mai, come era accaduto anche in altre circostanze più “platoniche”, mi fossi sentita in imbarazzo per quello che gli dicevo, che avrebbe potuto notare in me e per l’audacia che avevo dimostrato in alcuni gesti.
Assorta in questi pensieri scesi le scale sperando vivamente di non trovare la signora Spencer in cucina o avrei dato chiara dimostrazione di cosa era accaduto quella notte tra noi.
Quando arrivai in fondo e mi girai, lo vidi di spalle impegnato ai fornelli. La penisola della cucina era apparecchiata e piena di ogni ben di Dio: mi avvicinai cercando di fare meno rumore possibile e mi fermai sulla soglia, appoggiando la spalla allo stipite della porta.
Mi piaceva guardarlo e ancora di più quando non ne era consapevole. Si era vestito con un jeans e una maglia leggera, a cui aveva rimboccato le maniche, probabilmente per cucinare: mi soffermai su ogni dettaglio di lui. Non capivo perché quella piccola porzione di avambraccio che rimaneva scoperta e che metteva in mostra il tatuaggio celtico, mi istigasse così tanto a pensieri poco casti. E poi osservai le sue mani, lunghe, delicate, anche ora che stava chiaramente “lottando” con gli utensili della cucina. Non potei fare a meno di pensare a quanto avevano vagato su di me, sulla mia pelle, donandomi sensazioni uniche.
Istintivamente mi morsi un labbro e cercai di far rientrare i brividi che, al solo pensiero di lui, mi provocavano un sottile strato di pelle d’oca; cercai di trattenermi dallo sbottonare la camicia e  presentarmi a lui dicendogli che non avrebbe avuto bisogno di preparare la colazione. Avrebbe potuto mangiare me!
Trattenni questi pensieri e in un attimo mi ritrovai a constatare quanto fosse perfetto e meraviglioso: e a quanto, dal momento in cui gli avevo raccontato tutto di me, ero stata assolutamente meglio. Sì, alcuni sensi di colpa e tormenti della mia vita passata avrebbero avuto bisogno di un po’ più di tempo per essere depositati nei cassetti più nascosti della mia memoria, ma le strette al torace e i momenti di angoscia erano sicuramente scemati e tutto questo per merito suo: mi aveva salvata dalla mia autocommiserazione e da una possibile autodistruzione, dettata dal mio carattere innatamente pessimista e a volte immaturo, specie per  le situazioni sentimentali. E mi dannai per qualche secondo di non avergli aperto prima il mio cuore, anzi di aver cercato con tutte le mie forze di rinnegare i nostri sentimenti reciproci, quasi come una vecchia abitudine al dolore, facendoci perdere tanto tempo prezioso per stare insieme.
Non impiegai molto a formulare tutti questi pensieri, perché Edward non si era ancora accorto della mia presenza, forse anche per il fatto che qualsiasi mio suono era attutito dai rumori prodotti dagli elettrodomestici e dai suoi sicuri movimenti anche in cucina.
Ma c’era qualcosa che questa creatura non sapesse fare alla perfezione?
Beh….dopo la notte appena trascorsa mi ero convinta che no…non c’era!
Mi avvicinai in punta di piedi, con l’intenzione di coglierlo di sorpresa e vedere la sua reazione alla mia presenza. Quando fui a pochi centimetri lo cinsi con le mani, appoggiando il mio corpo e il mio viso alla sua schiena e inspirando a pieni polmoni la sua fragranza. Lo sentii scattare:
« Ehi sei sveglia?» non dissi nulla, volevo bearmi di quel contatto e trasmettergli le mie sensazioni. Nel giro di pochi secondi girò il viso verso di me e poi, abbandonando ciò che aveva tra le mani, ruotò nel mio abbraccio fino a posizionarsi di fronte a me: sollevai lo sguardo e lo fissai negli occhi senza dire nulla e anche lui capì che in quel momento non occorrevano parole. Presi l’iniziativa e mi sollevai in punta di piedi per far incontrare le nostre labbra. Socchiusi gli occhi e mi beai di quel contatto così dolce e senza nessuna urgenza. Quando ci staccammo lo salutai con un sorriso e un flebile “buongiorno”. Mi sorrise a sua volta e quel gesto si propagò anche ai suoi occhi, dimostrando come, in quel momento, anche nel suo cuore ci fosse serenità.
« Buongiorno amore mio» dissi senza alcuna remora « mi sono svegliata e non eri nel letto….mi mancavi e sono venuta a cercarti. Per un attimo ho anche pensato che fossi uscito e che in cucina ci fosse Kate: avrei dovuto darle alcune spiegazioni…» e nel dire questo abbassai gli occhi indicando il mio abbigliamento. Solo in quel momento probabilmente Edward notò che indossavo la sua camicia, mi squadrò interessato e sorrise lievemente:
« Beh, non avresti dovuto spiegare poi molto…più chiaro di così!» non potei trattenere un sorriso a mia volta, che si spense non appena percepii le sue labbra sul mio collo, il suo alito lasciare una lieve scia fino all’orecchio, dove lo sentii sussurrare:
« Comunque sta molto meglio a te che a me e non puoi immaginare quali pensieri mi passino per la testa vedendo le tue splendide gambe nude uscire da sotto a questa stoffa».
Aveva usato un tono assolutamente seducente, tanto che per un attimo dimenticai ogni cosa e pensai di rendermi disponibile a restituirgliela subito e a testare la resistenza dei pensili della cucina per cose molto poco culinarie.
Riuscii a riprendere possesso delle mie facoltà, con lui a stretto contatto era sempre difficile, e mi allontanai leggermente.
« Volevo farti una sorpresa e portarti la colazione a letto, ma mi hai preceduto…» si staccò indicando quello che stava preparando.
« Da un po’ di tempo faccio fatica a rimanere nel letto se non ci sei tu» lo vidi sorridere compiaciuto e poi riavvicinarsi e lasciarmi un tenero bacio alla base del collo, così sensibile visto le volte che nella notte passata lo aveva torturato con la lingua, le labbra e i denti. Buttai leggermente indietro la testa per dimostrargli quanto apprezzassi quel gesto e quando si staccò lo vidi fissarmi quella porzione di pelle con un sorriso malizioso e di  compiacimento.
« Ed tutto bene?» lo vidi annuire e continuare a guardare quel punto sorridente. Non capivo fino a che non fu lui a darmi un indizio:
« Non pensavo rimanesse». Ma a cosa si riferiva? Guardò di nuovo il mio collo, allontanandosi leggermente per riprendere il suo lavoro ai fornelli e così decisi di portarmi una mano dove aveva appena lasciato il bacio e sentii bruciare leggermente. Lì per lì non capii, poi realizzai. Mi voltai verso la parete d’acciaio del frigo e mi specchiai: una grossa bolla rossa faceva mostra di sé alla base del collo, appena sopra la clavicola. Rimasi per un attimo stupita:
« Edward Cullen mi hai fatto un succhiotto???» lo vidi sorridere e ritornare ai fornelli.
« Beh, non me ne sono reso conto, sai ieri notte ero impegnato in altro…» mi guardò di sottecchi girando a malapena il viso verso di me.
Probabilmente il colore del mio volto denotò il mio momentaneo imbarazzo sottolineato da un leggero ghigno sul suo. Mossi la testa sorridendo a mia volta: amavo quell’uomo anche per questo suo essere “leggero” nei momenti più inaspettati.
« Sei proprio pazzo lo sai? Ora mi toccherà portare maglie a collo alto per almeno una settimana» ribadii salendo con un piccolo salto sul mobile di fianco alla penisola. Edward depositò il piatto con i pancakes al centro del tavolo e si riavvicinò a me in modo lento fino ad appoggiare le mani ai lati delle mie gambe, gli occhi nei miei, il sorriso ancora fisso su quelle magnifiche labbra che avrei morso e succhiato fino a strappargliele.
« Lo so che sono pazzo, ma adoro questa parte del tuo corpo – e lo sentii accarezzare la base del collo – e starei ore a venerarla» si chinò ancora di più fino a lasciare un altro tenero bacio dove poco prima avevo scoperto il succhiotto. Feci un profondo respiro e chiusi di nuovo gli occhi. Sempre più spesso le sensazioni che i suoi tocchi e la sua vicinanza mi trasmettevano erano motivo di grande coinvolgimento per me: sarebbe mai passata?
Avrei mai smesso di sentire le farfalle nello stomaco e i brividi ogni volta al passaggio delle sue mani?
Non sapevo la risposta e non mi sarei posta il problema ora: avrei goduto di lui, del suo amore, della sua passione fino al possibile, sperando di non dovervi mai rinunciare. Perché sì….ero sempre più convinta che lui fosse l’uomo giusto, la persona con la quale avrei desiderato passare tutto il resto della mia vita.
« E poi sarà stupido orgoglio maschile….ma quella bolla mi dà l’idea che tu sia ancora più mia»
Rimasi stupita a quell’affermazione: «Allora mi hai marchiato???» risposi sorridente e alquanto compiaciuta.
Edward non era mai stato veramente possessivo nei miei confronti: era sempre riuscito a dimostrare il suo interesse in modo elegante e il suo spirito di protezione nei miei confronti denotava comunque una grande delicatezza del suo animo, ma in quel frangente e in quel momento la sua idea di possesso, a livello fisico, non mi dispiaceva per niente e mi stupì ancora di più quello che disse poi: « potresti anche decidere di non coprirla, così tutti saprebbero a chi appartieni». E così dicendo lasciò un ulteriore morsetto, facendomi emettere un lieve gridolino. Non seppi resistere e ribattei nuovamente: « E tu?»
« E io cosa?»
« Come faccio a far sapere all’intera popolazione femminile che sei mio?» il discorso era ironico, ma celava per entrambi la profondità del nostro rapporto.
« Beh non occorre nessun marchio. Ce l’ho scritto a lettere cubitali in fronte che appartengo a te. Non riesco a vedere e  tantomeno a desiderare nessun’altra in questo momento».
Lo osservai mentre si raddrizzava, mantenendo il contatto con i miei occhi. Si avvicinò a me sempre di più fino a ritrovarsi tra le mie gambe; le mani passarono dal mobile della cucina al mio corpo, lasciando un tocco leggero sulle mie cosce e stringendomi alla base della schiena. Gemetti leggermente nella sua stretta a causa dell’indolenzimento per la troppa “attività fisica” della notte precedente.
« Ti ho fatto male?» chiese premuroso come sempre.
Sorrisi cercando di celare il mio imbarazzo:
« No, sono solo un po’ indolenzita…chissà come mai?» gli sorrisi compiaciuta a mia volta, ma l’espressione del suo volto cambiò.
« Spero di non averti fatto male….» disse abbassando leggermente lo sguardo. Non volevo che pensasse assolutamente una cosa del genere e mi affrettai a prendergli il volto tra le mani e riportarlo su di me.
« Non pensarlo nemmeno…sei stato stupendo e dolcissimo. È che….è passato tanto tempo dall’ultima volta….e….non ero più molto abituata» mi costò molta fatica sottolineare questa cosa, non tanto per quello che c’era stato tra noi, quanto per il ricordo di essere stata con qualcun altro tempo prima che non fosse lui.
Istintivamente in quell’ultimo periodo avevo desiderato più che mai di poter cancellare il mio passato e fare in modo di non aver avuto altre storie, ma era impossibile, questo lo sapevo, e quindi cercavo di non ricordarlo, sia a lui che a me stessa. Era una cosa che mi infastidiva e sapevo che era così anche per lui, specie per quello che riguardava la mia relazione con James.
Vidi il suo volto distendersi di nuovo e portare una mano ad accarezzarmi delicatamente uno zigomo.
« Non sopporto l’idea che tu possa soffrire, ne fisicamente né emotivamente…» la conversazione stava prendendo una piega troppo profonda e comunque non volevo che la nostra prima mattina dopo che eravamo stati insieme fosse denotata da un alone di tristezza per il dolore causato dal mio passato.
Probabilmente si accorse anche lui della situazione e cercò subito di sdrammatizzare:
« Sei sicura che non sia stato troppo passionale? Sai non vorrei che non fossi in forma per la giornata…» disse sorridendo.
Appoggiai gli avambracci alle sue spalle e intrecciai le mani dietro la nuca per potergli parlare vicino al viso, come a volere far sì che imprimesse le mie parole direttamente nella mente:
« Questa è stata la notte più bella di tutta la mia vita e tu sei stato meraviglioso» e nel dire queste parole feci un lieve sorriso e gli sfiorai le labbra con le mie. Chiudemmo gli occhi insieme e dopo averlo sentito sospirare sentii le mani afferrarmi saldamente le cosce e tenendomi stretta, alzarmi dal ripiano della cucina. Spalancai gli occhi e mi staccai dalla sua bocca: in un attimo mi appoggiò sul divano stendendosi su di me  e riprendendo a baciarmi il collo e ad accarezzarmi le gambe scoperte sotto alla camicia. Quei tocchi per me erano qualcosa di unico: sapevo che sarebbe stato meglio interrompere, ma non riuscivo veramente a farlo. Il mio respiro era già diventato più veloce e in un attimo mi resi conto che in una notte ero diventata dipendente da lui anche “in quel senso”. Iniziò la sua discesa con le labbra sul mio petto mentre tentava di alzare la camicia: sembrava avesse mille mani e non due.
Tutt’a un tratto il fischio del bollitore mi riportò alla realtà:
« Edward….la colazione… – riuscii a dire deglutendo rumorosamente tra un bacio e una carezza – non voglio che il tuo lavoro vada sprecato» a quelle parole sollevò il volto e con un’espressione rassegnata si definì d’accordo con me e mi fece alzare dal divano: non abbandonò mai il contatto visivo né sui miei occhi né sul mio corpo, quando iniziai a sistemare la camicia che aveva quasi tolto. Lo vidi indugiare ancora su di me con fare malizioso e non potei fare a meno di scoccargli un battuta che di innocente aveva ben poco:
« Sei insaziabile lo sai» o mamma e da dove mi era uscita questa! Ed ero riuscita perfino a sembrare una gatta morta!
Ma ancora più di stucco mi lascò la sua risposta:
« Il problema è che lei è irresistibile signorina Swan» e nel dire ciò lasciò una carezza sul mio fianco, prima di prendermi per mano e accompagnarmi in cucina per consumare la nostra splendida colazione.
Passò più di mezz’ora prima di aver voglia di alzarci da quel tavolo e porre fine a quel piacevole momento di vita quotidiana che si era creato fra noi. Lo guardai allontanarsi dal suo sgabello e iniziare a depositare stoviglie e quant’altro nel lavello e nei ripiani della cucina: istintivamente mi alzai per aiutarlo e nel tentativo di allungarmi per depositare la scatola dei cereali in un ripiano un po’ troppo alto per il mio metro e sessanta, lo sentii appoggiarsi alla mie spalle e vidi il suo braccio sostituirsi al mio prima ancora di sentire la sua voce calda che mi sussurrava all’orecchio:
« Faccio io, puoi rimanere seduta se vuoi…»
« No, ci tengo ad aiutarti». Poi, girandomi e appoggiandomi al bancone con la schiena, incrociai le braccia e cominciai a fissarlo nel suo familiare andirivieni per la stanza.
«Hai pensato ad un programma per la giornata?» lo vidi fermarsi, depositare dentro il lavello il piatto che aveva nelle mani e, poggiando i palmi sul bordo lasciarsi sfuggire un piccolo sorriso.
« A te cosa piacerebbe fare? » mi chiese asciugando le mani e avvicinandosi con passo lento.
Ogni suo gesto, ogni suo sguardo in quel momento mi portava in un'altra dimensione. Appena fu ad un soffio da me depositò un leggero bacio all’angolo della bocca: istintivamente mi aggrappai con una mano al suo fianco come a volermi sostenere e socchiusi gli occhi. Poi cercai di reagire a quel suo tocco e di rispondere senza sembrare ogni volta un’ameba.
« Non saprei ci sono ancora tante cose che non abbiamo visto, è per quello che l’ho chiesto prima io» risposi cercando di mettere sù un broncio quasi infantile. Mi stavo comunque divertendo, mi sentivo bene e mi piaceva il gioco di seduzione e finta innocenza che mettevamo in campo ogni volta che i nostri corpi entravano nello stesso raggio di azione.
«Mhhh …..non saprei – lo vidi alzare gli occhi ala cielo come per riflettere su qualcosa – hai ragione, dici che ci sono tante cose da fare…..» riportò il suo sguardo su di me, ma questa volta era ancora più intenso, come se stesse  cercando di trasmettermi i suoi pensieri. Si abbassò nuovamente  per lasciarmi qualche tenero bacio sul lato del collo scoperto e lo sentii sussurrare all’orecchio: «….oltre che fare l’ amore con te tutto il giorno?» il suo flebile tono di voce mi aveva procurato ancora più brividi delle sue labbra.
Cercai di sdrammatizzare o gli sarei saltata addosso in quell’istante: in fondo sapevo che non sarebbe accaduto, ma non volevo fondare la nostra relazione solo sul sesso…
Lo guardai negli occhi, caldi, intensi……
O almeno non volevo passare un intero week end a Londra senza metter il naso fuori di casa……
Mi soffermai sul suo tocco così delicato, sulla pelle del collo, e in quella piccolissima porzione tra i mie seni lasciata scoperta dall’abbottonatura della sua camicia…..
O al diavolo tutto! Se avesse voluto avrei passato anche l’intera mia vita sotto alle lenzuola con lui. Lo attirai a me cingendogli il collo con le braccia e affondando le mie mani tra i suoi capelli, che tante volte quella notte avevo stretto, accarezzato e forse anche tirato, senza mai ricevere da lui alcuna lamentela. Accennai un lieve sorriso e decisi di sostenere la sua provocazione.
« La proposta è allettante…ma non credo che reggerei i tuoi ritmi per tutto il giorno. E poi abbiamo già fatto abbastanza confusione ….» in realtà sapevo che non eravamo certo stati silenziosi la notte precedente, ma immaginare che Kate avesse potuto sentire anche troppo mi imbarazzava. La sonora risata che uscì dalla sua bocca mi incuriosì anche di più.
« Puoi stare tranquilla….la casa è completamente insonorizzata. Potrebbe anche esplodere una bomba che la famiglia Spencer se ne accorgerebbe solo dopo il crollo delle pareti» probabilmente il io volto in quel momento  trasparì divertimento, oltre che incredulità e imbarazzo.
«…e poi sbaglio o sei tu quella che mi ha svegliato stamattina all’alba?»
« Non era mia intenzione svegliarti…e poi non ti sei tirato indietro!» risposi cercando di mantenere il tono più sensuale possibile. Si appoggiò con tutto il corpo a me, trasmettendomi il calore della sua pelle anche attraverso gli indumenti:
« Non posso tirarmi indietro, non posso farne a meno…il tuo corpo mi attira come una calamita»
« È lo stesso per me» risposi di getto senza pensare alle implicazioni di un’affermazione di quel genere. E infatti nel giro di un attimo la mano che mi abbracciava iniziò a farsi spazio in una lenta carezza sotto alla stoffa della camicia. Con l’altra mi accorsi che tentava di slacciare i bottoni, non abbandonando mai il contatto tra le sue labbra e il mio collo. Ogni volta mi perdevo in quelle sensazioni, ma questa volta ero decisa più che mai a reagire, perché volevo poter stare con lui anche nel più semplice dei modi, magari come due innamorati che passeggiano stretti in una città magica e meravigliosa come quella in cui ci trovavamo.
Volevo vivere Edward anche fuori dalle mura lavorative e dalle coperte! Volevo sentirmi viva con lui e parte di quell’enorme sentimento che ci legava e che sapevo si chiamava amore.
A malincuore poggiai le mani sul suo torace, poi con un sorriso dolce e carezzandogli il viso gli proposi comunque di uscire, sperando non si offendesse.
« Vorrei tanto passare la mia giornata con te, in tutti i modi possibili e poi la serata sarà nostra…..».
Vidi il suo sguardo rassicurato e sereno, segno che anche lui desiderava le stesse cose e il fatto che mi avesse sussurrato che di tempo per “quello” ne avremmo avuto, mi confermò le nostre intenzioni comuni.
Mi cacciò letteralmente dalla cucina e ne approfittai per recarmi velocemente al piano di sopra per una doccia. Sicuramente il suo ingresso nel bagno dieci minuti dopo e la sua proposta di “risparmiare” acqua, non facilitarono i nostri propositi e il mio autocontrollo, ma fu bellissimo rendermi conto che anche in una situazione di quel genere il mio imbarazzo si era notevolmente affievolito e il suo rispetto nei mie confronti era qualcosa di sicuramente encomiabile. Infatti, dopo aver tentato di farlo desistere per evitare di “cadere” in una nuova tentazione, avevo constatato che il suo interesse era proprio solo quello di stare accanto a me e coccolarmi.
Sotto il getto dell’acqua bollente mi aveva lavato e sciacquato i capelli, massaggiato le spalle e insaponata la schiena: e io non avevo certo disdegnato dolci carezze sul suo splendido corpo, in particolare sul torace e sulla schiena, che mi avevano dato da quando lo conoscevo un immenso senso di protezione. I nostri occhi erano rimasti quasi sempre incatenati come a dimostrare che il  nostro contatto con aveva secondi fini: anche se il desiderio era comunque palpabile tra i nostri corpi, avremmo trovato un altro luogo e un altro momento per appagarlo.
Quando uscimmo dalla doccia e mi aiutò avvolgendomi in un morbido telo e lasciandomi un lieve bacio sulla fronte e sulle labbra, il mio cuore traboccava di sentimenti, così potenti che difficilmente potevano essere classificati semplicemente nella categoria “felicità”. E dopo esserci vestiti e preparati insieme, uscimmo mano nella mano da quell’appartamento, finalmente “noi”.
 
Rientrammo che era quasi sera.
La giornata era stata stupenda, nonostante la pioggia insistente che non ci aveva permesso di dedicarci ad attività “open time”.
I musei avevano comunque allietato la nostra passeggiata.
Avevamo visitato la Tate Gallery e la Nacional Gallery, perdendoci per quasi tutta la giornata tra dipinti e installazioni.
Edward mi era sempre stato accanto tenendomi per mano e non aveva disdegnato più volte un contatto più “intimo” tra noi attraverso baci che avrebbero incendiato chiunque.
Avevo sorriso ed ero rimasta lusingata dalla sua gelosia nei miei confronti che si era palesata a seguito dell’interesse di un ragazzotto che faceva da guida alla Tate e che si prodigava in tutti i modi per avvicinarmi con la scusa di darmi spiegazioni. Avevo notato in più occasioni il viso di Ed incupirsi a questo interesse da me prontamente ignorato: ciò nonostante, dopo una ventina di minuti non ce l’aveva fatta più e mi aveva stretta e baciata appassionatamente davanti a lui, nel momento in cui era intento a dare al gruppo una complessa spiegazione artistica, cogliendolo di sorpresa e distogliendo il suo interesse da me. Ero certa che anche lo sguardo inceneritore che gli aveva riservato appena si fu staccato aveva contribuito a far sì che il malcapitato rivolgesse le sue attenzioni a qualche altra turista più libera. In quell’occasione non avevo detto nulla, ma non avevo potuto trattenere un sorriso per poi guardarlo negli occhi con tutto l’amore che potevo, accarezzandogli dolcemente il viso.
In fondo capivo questa sua possessività. Era la stessa che provavo io nel momento in cui notavo l’effetto che faceva sulle donne che lo incrociavano, ed ero certa che non mi ci sarei mai abituata, mentre lui non avrebbe dovuto poi faticare molto: io non ero così interessante.
Rientrammo a casa che era ormai ora di cena: eravamo stanchi ma la giornata era stata molto divertente:
« Vuoi uscire a cena stasera?»
Mi chiese mentre mi toglievo il giaccone e le scarpe nel suo salone.
« Veramente stasera potremmo rimanere qui, in fondo siamo stati fuori tutta la giornata» annuì e si diresse al telefono per chiamare Kate e chiederle di cucinare per noi. Ma un’idea mi venne in mente per poter continuare a rimanere sola con lui senza presenza estranee.
« Mi piacerebbe cucinarti qualcosa» lo vidi fissarmi stupito.
« Sei mia ospite, è un weekend di vacanza, non dovresti fare lavori domestici»:
Mi avvicinai a lui fino a stabilire un contatto fisico fra le nostre mani, oltre che con gli occhi:
« Ma io lo faccio volentieri: quando siamo qui tu mi vizi sempre e cucini per me, vorrei ricambiare io per una volta, per favore» e nel dirgli questo gli accarezzai lievemente un braccio, risalendo fino alla spalla e arrivando alla mascella dove mi soffermai per poi lasciare un lieve bacio.
« Beh se fai così non ti permetterò di cucinare…e a dirla tutta non mangeremmo nemmeno» ribatté, facendomi intendere che le mie attenzioni non gli dispiacessero poi molto. Sorrisi e lo ringraziai dirigendomi alla cucina. Mi seguì fino all’ingresso fermandosi alla porta.
« Pensi di aver bisogno di me subito?» mi chiese mentre aprivo pensili e cassetti per individuare la collocazione degli oggetti e cercare gli ingredienti che mi avrebbero potuto “ispirare”.
« Direi proprio di no» risposi estraendo dal frigo del sugo e del formaggio.
« Allora vado a farmi una doccia e sono da te!»
« Fai pure con comodo»  gli risposi, soffermandomi sulla sua figura che si allontanava dalla stanza e saliva le scale già senza maglia. Per un attimo mi balenò di aspettare qualche minuto e poi seguirlo e raggiungerlo nuda sotto la doccia, con un intento diverso da quello della mattina, ma poi ragionai e preferii mettermi ai fornelli, altrimenti avremmo dovuto veramente ordinare la cena. Decisi di preparare le lasagne visto che avevo trovato tutti gli ingredienti.
Mi misi all’opera: avevo sempre cucinato, da quando ero tornata a vivere con mio padre e mi piaceva farlo: e in quel momento pensare che lo stavo facendo per Edward rendeva il tutto ancora più “familiare”. Frugando nel frigo mi imbattei in una splendida torta che aveva fatto Kate per noi e pensai che sarebbe stata perfetta come dessert.
Quando la teglia fu pronta nel forno mi dedicai alla tavola. Anche se sapevo di non aver cucinato un piatto particolarmente romantico, volevo creare un’atmosfera speciale. Apparecchiai in salone dove avevamo cenato la prima volta che avevamo passato due giorni nel suo appartamento e disseminai candele in ogni parte della casa, anche sulle scale per poter spegnere le luci e lasciare solo l’atmosfera delle fiammelle.
Avevo quasi terminato quando lo vidi scendere le scale avvolto da un semplice maglioncino e un jeans nero. I capelli ancora leggermente umidi, lo sguardo intenso puntato su quello che stavo facendo, intento a sollevare le maniche fino al gomito: era uno spettacolo che non si poteva perdere! Mi accolse con il suo splendido sorriso, chiedendomi a che punto fosse la cena: probabilmente rimasi inebetita per qualche secondo, perché lo costrinsi a ripetere la domanda. Quando mi fui ripresa e gli risposi che mancavano alcuni minuti lo vidi avvicinarsi al pianoforte, aprirlo e posizionarsi sullo sgabello. In quel momento il mio cuore iniziò a battere forsennatamente: sentirlo suonare era sempre uno dei miei desideri più forti e ora, stava per farlo chiaramente per me. Quando fu pronto lo vidi fissarmi e allungarmi una mano:
« Vieni accanto a me, ti va?» non riuscii a rispondere nulla, le mie gambe si mossero con una vita propria e, incantata dalla sua figura, mi accomodai accanto a lui.
Quando mise le mani sui tasti il tempo si fermò: mi incantai a guardarlo e ad ascoltare la splendida melodia che produceva muovendo le sue lunghe mani sui tasti.
Passai il mio tempo tra quelle e il suo viso, serio, concentrato ma sereno: adoravo il suo modo di suonare, così intenso, passionale, ma delicato nello stesso tempo. Ci capivo un po’ di musica e le sensazioni che le note che produceva mi davano, erano uniche e arrivavano a tutte le mie terminazioni nervose. Più di una volta chiusi gli occhi per evitare di pensare a quanto quelle sue mani avessero “suonato” anche il mio corpo la notte precedente e alle scie bollenti che aveva lasciato sulla mia pelle, così come ora le lasciava sui tasti.
Quando terminò ero commossa: la pelle d’oca su tutto il corpo, il respiro affannato e gli occhi lucidi. Quando se ne accorse si girò verso di me un po’ preoccupato.
« Bella, amore, va tutto bene?» mi riscossi dal mio stato e lo fissai negli occhi.
« Sì tranquillo – dissi cercando di rimettere a fuoco la mente – è che non mi abituerò mai alla magia che sei in grado di creare quando suoni. Le sensazioni che scateni in me sono talmente forti…che non è facile contenerle….credo siano inferiori solo a quando facciamo l’amore….» dissi colta poi da un lieve imbarazzo. Abbassai lo sguardo, ma sentii subito le sue mani chiudersi a coppa sul mio viso e sollevarlo per far sì che i nostri occhi si incrociassero: « è la stessa cosa che provo anche io….se suono per te».  Mi guardò intensamente per qualche secondo accarezzando con il pollice le mie labbra: il verde dei suoi occhi in quel momento era intenso nonostante la luce delle candele lo rendesse più scuro. Poi, senza mollare la presa si avvicinò ancora di più e mi baciò: chiusi gli occhi per godermi appieno le sensazioni che sapevo mi avrebbe dato e sollevai le braccia per accarezzargli la parte posteriore degli avambracci.
Il timer del forno ci interruppe e sorridemmo felici prima di alzarci per cenare.
L’ora successiva passò tranquillamente, mi fece mille complimenti per le lasagne e chiacchierammo del più e del meno. Non potei non prenderlo in giro riguardo alla sua scenata di gelosia alla Tate Gallery, facendogli notare che nel pub dove ci eravamo fermati a pranzo la cameriera non aveva fatto altro che tenergli gli occhi addosso.
« Beh quel ragazzino aveva bisogno di una bella lezione: non si puntano le donne degli altri!» il fatto che mi definisse così mi dava un vero senso di euforia, « e poi tu non sei stata da meno. Probabilmente ancora trenta secondi di quello sguardo e avresti incenerito quella povera cameriera». Proruppe in una risata e io non potei fare altro che seguirlo, giustificandomi per il fatto che lo aveva spogliato con gli occhi per tutto il tempo.
Quando si avvicinò ancora di più con la sedia a me e mi prese una mano mentre con l’altra mi accarezzava i capelli, il mio corpo si protese istintivamente verso di lui e mi appoggiai sul gomito che sfiorava il suo braccio, come per volerlo guardare e ascoltare più da vicino.
Mi fissò a lungo senza parare per poi stupirmi:
« Io non ho occhi che per te…..mi hai incantato dal primo momento che ci siamo incrociati e credo di non poter più fare a meno di te…ti amo, Isabella» una scarica mi percorse la schiena: non adoravo il mio nome intero, ma quando lo diceva lui, per di più con quel tono, mi trasmetteva elettricità.
« Ti amo anche io Edward…..non saprai mai quanto» furono le uniche cose che riuscii a dire prima che facesse unire le nostre labbra in un bacio appassionato, che risuonò nel silenzio della stanza insieme ai nostri ansiti.
Quando ci staccammo si propose di riordinare al posto mio, così da potermi rinfrescare dopo la lunga giornata: accettai subito, anche per smorzare il desiderio di lui che si era fatto sempre più palpabile negli ultimi minuti della nostra cena.
Mi allontanai non senza avergli lasciato prima un dolce bacio sulle labbra e mi recai al piano di sopra: passai dalla stanza degli ospiti per recuperare il necessario e mi fiondai nel bagno, dove aleggiava ancora il suo profumo. Notai con stupore che aveva già acceso precedentemente un’infinità di candele e non potei non approfittarne, optando per una vasca rilassante piuttosto che per la doccia.
Aprii l’acqua versandoci dentro bagnoschiuma e oli profumati e quando fu piena mi spogliai, raccolsi i capelli e mi beai del contatto bollente sulla mia pelle: misi le cuffie per godermi maggiormente il bagno e chiusi gli occhi per rilassare al massimo i muscoli e inebriarmi dei profumi emanati.
Non mi resi conto di quanto tempo fosse passato, ma socchiusi gli occhi solo quando sentii uno strano movimento nell’acqua. Li aprii completamente quando mi accorsi che Edward era con me. Stranamente non mi ero spaventata, ma mi affrettai a togliere l’MP3 e chiedergli che cosa ci facesse lì.
« Ho visto che tardavi: sono venuto a vedere che fosse tutto a posto e quanto ti ho vista qui, non ho saputo resistere e ho pensato che un bel bagno era quello che faceva per me» il suo tono era basso, estremamente sensuale e i suoi occhi esprimevano un certo grado di malizia nei suoi gesti, specie ora che si stava avvicinando a me lentamente, come un felino con la sua preda. Capivo le sue intenzioni e non mi sarei tirata indietro per nulla la mondo: ogni parte di me lo desiderava intensamente e la tensione positiva accumulata durante tutta quella splendida giornata e con la cena mi diceva chiaramente che non sarebbe potuta finire in modo diverso.
Scivolai verso di lui, facendo ben attenzione a rimanere immersa nell’acqua fino alle spalle e mi portai al suo fianco mantenendomi faccia  a faccia: « Ma sbaglio o tu la doccia te l’eri appena fatta?» chiesi in tono malizioso.
« Sì, ma questo è tutta un'altra cosa..» mi disse facendo scivolare una sua mano sulla coscia che era in contatto con la sua.
Poi in un attimo si portò alle mie spalle e appoggiandosi al bordo mi attirò a se stringendomi dolcemente. Mi sentivo protetta, felice, ma mi rendevo conto che la carica elettrica fra noi era forte. Mi massaggiò le spalle e parlammo ancora un po’ del più e del meno, poi quando mi resi conto che non ce l’avrei fatta ancora per molto senza incontrare i suoi occhi, girai la testa e lo baciai incatenandolo a me con  una mano alla nuca.
Come avevo immaginato ci mise un attimo a focalizzare la situazione e le possibili implicazioni del mio gesto e in un istante mi ritrovai di fronte a lui, uniti ancora una volta.
Probabilmente fare l’amore dentro una vasca da bagno immensa e a lume di candela non era stato nei miei programmi, ma fu “assoluto”. Le sue carezze erano amplificate dai  movimenti dell’acqua sulla pelle, che sembrava cullarci e accompagnarci. Non so quanto tempo rimanemmo perché scollegai il cervello, reclinando più volte la testa indietro, chiudendo gli occhi, lasciandomi completamente trasportare dalle sensazioni che il mio corpo sul suo mi stava donando e dal modo in cui riusciva a tenermi stretta a sé, senza mai staccare le labbra dalla mia pelle o distogliere lo sguardo: mi ritrovai senza fiato, con il cuore a mille e un senso di appagamento, ma nel contempo di oppressione tanto che non potei trattenere le lacrime.
Premuroso come al solito mi chiese se stavo bene e capì dal mio assenso silenzioso che ero solo una vittima del mio folle amore e desiderio per lui e che quello che riusciva a trasmettermi era indescrivibile a parole e molto spesso difficile da gestire con le emozioni.
Sfinita e completamente appoggiata a lui, non mi accorsi nemmeno che l’acqua si era raffreddata, fino a che non lo sentii staccarsi e lo vidi allungare una mano per prendere un asciugamano e allacciarselo in vita: poi uscì dalla vasca e ne prese uno più grande invitandomi ad avvolgerlo intorno al corpo. Non smisi mai di guardarlo anche quando, mi fece uscire dalla vasca prendendomi in braccio e portandomi sul letto, dove non ancora appagati, continuammo ciò che, evidentemente per lui, avevamo solo interrotto poco prima.
Era ormai notte inoltrata quando riuscimmo finalmente a staccarci, a fatica, peggio di due calamite che si attraggono, e nel suo caldo abbraccio lo sentii sussurrare dolci parole che ogni donna bramerebbe sentirsi dire.
« Sei stanca? » mi chiese ad un certo punto. Eravamo sotto alle coperte stesi uno a fianco all’altro: non potevo non notare il fatto che il contatto visivo fra noi fosse ancora più impellente di quello fisico: quando parlavamo dovevamo guardarci negli occhi.
« Diciamo che è stata una giornata molto intensa……ma sto veramente bene» risposi sorridendo e strusciando il mio naso sul suo profilo. Ci stavamo accarezzando e coccolando e i miei sospiri dimostravano ampiamente quanto fossi serena.
« Posso chiederti una cosa…..molto personale…..ma riguarda noi e credo sia importante»
Alzai gli occhi, anche nella fioca luce che proveniva dalle poche candele rimaste accese e dalle finestre potevo percepire un lieve imbarazzo. Ma era così strano: non era da lui!
« Questo weekend è stato a dir poco meraviglioso, prima di tutto perché sono con te, ma mi chiedevo……ecco noi…cioè io non…. » abbassò lo sguardo.
« Edward che c’è?» lo guardai preoccupata e accarezzandogli una guancia cercai di catturare nuovamente l’attenzione dei suoi occhi, sfuggita a causa del momentaneo imbarazzo.
« Va tutto bene, puoi dirmi qualsiasi cosa» cercai di rassicurarlo.
« Bella io…..non sono stato attento….non so se hai compreso, e non so cosa…….» lo bloccai alquanto stupita. Era vero, non avevamo usato precauzioni, ma non eravamo più ragazzini e probabilmente non aveva pensato che io sapessi esattamente cosa stavo facendo.
Va bene lasciarmi trasportare, ma a trent’anni, un briciolo di razionalità doveva rimanere!
A quel punto mi fu chiaro che, in quel frangente, l’avevo mantenuta solo io e lui se ne era reso conto solo in quel momento. In realtà ero consapevole che quello che stavo per dirgli  ci avrebbe riportato sulla “terra” e avrebbe immerso me, di nuovo, in ricordi spiacevoli, ma dovevo comunque dargli una spiegazione e cercai di tranquillizzarmi al pensiero che comunque lui mi era accanto e mi avrebbe donato tutto il suo amore.
« Edward tranquillo…..ormai ho imparato a  conoscere il mio corpo alla perfezione e il problema di cui ti ho parlato mi dà la certezza, in determinati momenti di non poter in alcun modo “rischiare”» il mio sguardo si fece più serio e il suo più stupito e così decisi di approfondire la spiegazione.
« Quando il ciclo salta non ci sono possibilità di rimanere incinta: è come se fossi sterile – si sentii in quel momento la nota di tristezza della mia voce e lui lo capì perché mi strinse a sé e mi accarezzò il viso – è da prima di Natale che non mi vengono, quindi….non ci sono problemi…..e se dovessero ricomparire te lo direi così da stare più….attenti» il mio intento era stato quello di tranquillizzarlo, ma avevo sortito l’effetto di rattristare me stessa al solito pensiero che non avrei probabilmente potuto mai avere figli: e ora che stavo insieme ad una persona meravigliosa come lui, anche se da poco, questa cosa, ne ero certa, mi sarebbe pesata di più.
Probabilmente si rese subito conto del mio cambio di umore:
« Bella, amore, guardami – mi prese il volto con entrambe le mani e si alzò facendomi distendere sotto di lui – non volevo arrecarti dolore con questa domanda: è che in questi giorni non sono riuscito proprio a connettere, quando ero con te. Quello che mi fai quando siamo vicini mi porta in un’altra dimensione e solo ora ho realizzato questa cosa, ma non volevo che tu rivangassi il tuo dolore, ti prego perdonami» il suo tono di voce era leggermente preoccupato, ma cercai di tranquillizzarlo subito:
« Sto bene…. è solo che mi ci devo ancora abituare, ma se tu mi starai accanto lo supererò definitivamente….e fino a quel momento guardiamo il lato positivo……niente rischi!» gli confessai guardandolo negli occhi e stringendomi a lui.
Ricambiò la stretta e mi baciò prima sulla fonte poi sulle labbra:
« In realtà quando ti ho fatto notare questa cosa non era mia intenzione dimostrare preoccupazione: la mi paura era che tu fossi consapevole e che ti aspettasi qualcosa che magari non sarebbe arrivato… e non volevo ci rimanessi troppo male» in quel momento aggrottai le sopracciglia, non comprendendo appieno il suo discorso e lui se ne rese probabilmente conto, perché si posizionò meglio, incatenandomi con i suoi occhi e stupendomi con la sua affermazione.
« Lo so che stiamo insieme da poco, ma ci conosciamo già da un po’….e so quello che provo per te…non sono uno di quegli uomini che ha paura delle conseguenze dei suoi gesti e penso che insieme a te potrei affrontare veramente qualsiasi cosa la vita mi possa portare».
« Significa che se dovesse….» mi interruppe.
« Significa che non sopporto l’idea di essere legato a te per pochi mesi, so di non poter più vivere veramente senza il tuo amore e se dovesse esserci una speranza e capitare anche l’inaspettato….io ne sarei troppo felice» uno splendido sorriso si aprì sul suo volto.
Mi stava chiaramente dicendo che se fosse accaduto sarebbe stato felice di avere un figlio da me, anche se la nostra storia era appena all’inizio: Edward era veramente come avevo immaginato e sarebbe stato un padre perfetto.
Ma sapevo anche di non dovermi fare illusioni e di non doverne dare nemmeno a lui: l’importante era stare bene e in quel momento per me era così.
« Edward, quello che hai detto è bellissimo: poche persone dopo un tempo così breve sono in grado di confessare certi pensieri, ma so che tu sei speciale, l’ho percepito da subito e…so che è troppo presto…..non voglio spaventarti, ma sento che quello che c’è fra noi è unico…..e……. – presi  un respiro profondo chiudendo gli occhi un attimo per focalizzare quello che stavo per dirgli – io credo di amarti in modo assurdo e credo che lo farò per il resto della mia vita».
L’avevo fatto, gli avevo esternato i miei sentimenti sul legame che mi sentivo di avere con lui: sperai per un attimo di non averlo spaventato, ma come al solito mi stupì:
« Lo vedi che io e te siamo telepatici?» sorrise « io ti amo più di qualsiasi altra cosa Isabella e so per certo che sei la donna della mia vita, ora dobbiamo solo vedere cosa ci riserverà il futuro, ma se dovrò essere io a decidere…..sarà per sempre».
Non potei trattenere le lacrime a quella sua affermazione, e bearmi della sua stretta calda che in quel momento era una prova tangibile del nostro essere insieme, innamorati e desiderosi di convivere con questi sentimenti, nati da poco, ma ormai così radicati nei nostri cuori.
Dopo esserci baciati a lungo ci addormentammo abbracciati per poi svegliarci l’indomani, pronti per ritornare alla realtà, al nostro lavoro, alla vita di tutti i giorni, ancora più uniti di prima.
 




 Note: buonasera a tutti! lo so dovrei vergognarmi per essermi presentata con un ritardo simile. E potrei giustificarmi dando la colpa al lavoro o al portatile effettivamente deceduto da tre settimane. ma non lo farò! In realtà oltre ai soliti problemi tecnici o di tempo si somma l'effettiva difficoltà che sto incontrando nello svolgimento della storia: ho tutto in testa ma non è facile metterlo in parole, per non banalizzare e cercare comunque di trasmettere un pò di "emozioni" (se no che FF sarebbe!!).
spero che il capitolo vi piaccia: so che è un pò troppo sdolcinato,ma forse a questo punto della storia ci voleva anche questo: e poi sono un'inguaribile romantica.
 i prossimi capitoli saranno i più tranquilli, incentrati sulla loro storia d'amore: poi la storia subirà una svolta (tenete giù i fucili, vi avevo già messo sulla strada e vi garantisco il finale “felici e contenti”), ma a quel punto non posterò più un capitolo alla volta: mi prenderò tempo (spero non troppo) per scrivere più capitoli possibili per poterli poi pubblicare tutti di seguito.
Comunque vi avvertirò quando sarà il momento in modo che non mi aspettiate invano o decidiate di abbandonarmi perché non mi faccio più “viva”.
Come molti noteranno ci sono pezzi o dialoghi liberamente tratti dai libri o dai film della saga: in realtà nei prossimi sviluppi è mia intenzione riprendere situazioni che si riavvicinano alla storia originale, per mantenere un legame pur rimanendo su un universo alternativo.
Ok credo di aver detto fin troppo e spero di ricevere qualche recensione in più.
 
 
Ps mi scuso per eventuali errori, anche di impaginazione, ma mi è saltato anche l’NVU e quindi è difficilissimo impostare il capitolo come gli altri.
 
Grazie a tutte voi, che con pazienza mi aspettate e mi seguite.

  
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