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Autore: WakeMeUp    21/03/2013    2 recensioni
Un incontro casuale fece sì che due vite si incrociassero, si fondessero, si abbandonassero, per poi tornare ad unirsi più forte di prima.
Louis cercò di smettere di tremare e prese delicatamente il bimbo dalla culla, stringendoselo addosso. Lo posizionò su un braccio, con la testa poggiata al suo avambraccio, e lo cullò un po'. Il bambino si aprì nuovamente in quella piccola smorfia che doveva essere un sorriso, facendo un piccolo verso e, come se si fosse sentito a casa solo in quel momento, chiuse gli occhi.
Louis si voltò verso la donna che gli sorrideva felice, mentre una lacrima le rigava una guancia.
«Ha scelto te.» disse. Louis guardò nuovamente il bimbo tra le sue braccia e sorrise.
«Voglio prenderlo.» disse sicuro. «È una situazione difficile Mary, tu dovrai aiutarmi, ma voglio farcela. Per lui, per me e per Harry. Sono sicuro che quando si sveglierà ne sarà felicissimo.»
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo era passato in fretta, le undici erano diventate mezzogiorno, ma Harry era ancora in coma, nel suo letto, Louis era ancora in clinica, mentre Edward tra le sue braccia si nutriva, succhiando voracemente il latte dal ciuccio del biberon e Zayn era ancora lì, a pochi passi da Louis, seduto su una sedia, perso nell’osservarlo.
Zayn poteva giurare che quella fosse una delle scene più belle di cui nella sua vita si era ritrovato spettatore. L’amore con cui Louis cullava suo figlio e gli teneva alto il biberon, mentre con l’altra mano lo stringeva e gli accarezzava la gamba con i polpastrelli, era quasi surreale. Le sue mani si muovevano con estrema delicatezza, i suoi occhi erano fissi sul volto rilassato del bambino e sul movimento delle labbra sul ciuccio. Edward sembrava essere nella pace dei sensi, mentre con gli occhi chiusi continuava a nutrirsi, stretto in quelle braccia che erano state casa sua fin dal primo momento.
Le dita di Louis si mossero ancora, facendo su e giù con i polpastrelli sulla gamba del bambino, fino al piedino piccolo.
Era la prima volta che gli dava da mangiare e ne era rimasto stregato. Il modo in cui le labbra di suo figlio, -era ancora emozionato dall’idea di poterlo chiamare così-, si muovevano veloci sul cuccio del biberon, il suo petto si alzava e abbassava regolarmente, i suoi occhi erano chiusi mentre mandava giù il latte, lo lasciavano stregato. Fu una voce, qualche attimo dopo, a fargli distogliere lo sguardo da Edward, regalando anche una pausa al bambino che non poteva, chiaramente, mandare sempre tutto giù.
«Lou io vado a fumarmi una sigaretta, torno tra poco.» asserì il moro. Louis lo guardò per qualche attimo, cercando di decifrare la sua espressione che sembrava nervosa e tranquilla al contempo, lasciandolo perplesso, poi annuì.
«Va bene, ma fa presto perché Liam e Niall dovrebbero arrivare a momenti.» ribadì. Il moro annuì alzandosi e si allontanò, uscendo da quella piccola stanzetta che Mary gli aveva messo a disposizione, con un letto per lui e una culletta per suo figlio, dal momento che, ne era sicura, Louis non sarebbe più tornato a casa a dormire.
Quella piccola stanza era carina e accogliente. Il suo letto era posto al centro della stanza, accostato al muro dalla parte del cuscino, mentre la culletta era subito accanto, poggiata al muro alla sua sinistra, mentre sulla destra le pareti color caffelatte erano interrotte da una grande finestra di vetro che lasciava intravedere una parte del panorama di Londra, da quel terzo piano piuttosto alto. Sulla parete di fronte al suo letto, invece, vi erano una porta che dava in un piccolo bagno, un armadietto in ferro, nell’angolino a sinistra, e una piccola scrivania.
Tutto sommato non era poi così male, per essere la stanza di una clinica, aveva tutte le comodità e appariva anche calda e accogliente.
Aveva preso quella decisione fin da subito, la prima notte a casa Edward doveva trascorrerla con entrambi i suoi genitori e dal momento in cui lui non l’avrebbe mai più lasciato la notte solo in clinica, aveva chiesto a Mary di trovargli una sistemazione che non aveva esitato ad arrivare.
L’idea che di notte Ed potesse svegliarsi, piangere, sentirsi male, o qualsiasi altra cosa, mentre lui non era accanto a lui lo terrorizzava, quindi l’unica soluzione in quel momento era quella.
Solo quando il bimbo tra le sue braccia iniziò a piangere, Louis si rese conto di essersi perso nei suoi pensieri e non aver finito di dar da mangiare a suo figlio, così scosse la testa e si alzò in piedi, cullando Edward mentre il bimbo aveva riagganciato le labbra attorno al biberon e si nutriva ad occhi chiusi.
Più Louis lo osservava, più se ne innamorava.
Lo trovava un bambino bellissimo e gli dispiaceva anche l’idea che non potesse avere il latte dal seno della madre, sapeva che quel latte che Mary gli aveva preparato era adatto, ma niente poteva essere come il seno della madre, Louis lo sapeva ma andava bene così, erano entrambi felici e in salute, e Louis aveva imparato che era tutto ciò che contava.
Non passò poi molto da quando Zayn si era allontanato, che il moro tornò, ma questa volta in compagnia.
«Ehi Lou, guarda chi ho trovato in corridoio!» esordì il moro entrando. Louis si voltò di poco e sorrise alla vista di Liam e Niall accanto a lui.
«Shh, non urlare!» lo riprese Louis, rivolgendosi a Zayn, mentre Liam e Niall lo guardarono confusi.
«Cosa…?» provò il biondino, ma non appena Louis si girò con il corpo e Liam e Niall videro quel piccolo fagotto azzurro tra le sue braccia, il silenzio calò nella stanza e Louis sorrise, nel vedere gli occhi lucidi di Liam e il sorriso orgoglioso di Niall.    
«Sta provando ad addormentarsi, ha appena finito di mangiare.» sussurrò il castano con un sorriso, guardando Edward che si era totalmente lasciato andare tra le sue braccia e con gli occhi chiusi respirava regolarmente.
Liam trattenne visibilmente una lacrima e si avvicinò a lui, fermandosi a pochi centimetri di distanza, osservando quel piccolo fagottino che portava ufficialmente il cognome di uno dei suoi migliori amici.
«E’ bellissimo.» sussurrò, portando una mano ad accarezzare lentamente il braccino del bimbo, scendendo sulla gamba e infine sul piede coperto dalla tutina azzurra.
«E dovresti vedere i suoi occhi… penso li abbia rubati ad Harry.» asserì Zayn, ancora sulla porta accanto a Niall che spalancò la bocca a quell’ultima affermazione. Liam si voltò verso Zayn, poi puntò il suo guardo su Louis.
«Ha gli occhi verdi come Harry?» chiese Liam, la voce leggermente tremolante, quasi spaventato di aver pronunciato quel nome, spaventato dall’idea che anche solo nel sentire quel nome Louis potesse crollare, ma non era così, a Louis piaceva sentire il nome di Harry e piaceva pensarlo e parlare di lui nella quotidianità, come se lui fosse davvero lì con loro. Sorrise dolcemente a Liam ed annuì.
«Uguali.» asserì. Liam lo guardò stupito per qualche attimo, poi tornò a guardare Edward. Sembrava esserne rimasto affascinato anche lui; Edward aveva il potere di attirare l’attenzione di chiunque e lasciare tutti stregati. Sorrise nell’osservare la delicatezza con cui Liam stava accarezzando suo figlio, per poi puntare i suoi occhi blu su una figura minuta alle sue spalle. Niall ricambiò il sorriso che il castano gli stava rivolgendo e si avvicinò quando Louis gli fece cenno di farlo.
Il potere di Edward non fallì neanche con Niall; il biondo si era avvicinato lentamente, aveva guardato Louis, poi il bambino tra le sue braccia e dopo essersi lasciato andare qualche complimento e qualche frase di congratulazioni per esser diventato ufficialmente papà, si era lasciato andare e si era accomodato con gli altri due sul suo letto, tutti e tre intenti ad osservare Edward che ogni tanto mugugnava, fino a quando il bimbo non cadde in un sonno profondo.
Louis poggiò Edward nella culla, gli aggiustò le coperte e gli lasciò un bacio sulla fronte, prima di infilarsi la giacca e osservarlo mentre chiamava Mary che avrebbe coperto la sua assenza per il tempo del pranzo.
Louis rimase tutto il tempo ad osservare suo figlio dormire, in attesa di Mary.
«Lou, se non la smetti lo consumerai.» lo richiamò scherzosamente Zayn, facendo ridacchiare Niall alla sua destra. Louis gli rivolse un’occhiataccia e scosse la testa.
«Zayn, lascialo stare! E’ normale essere nervosi e apprensivi, lo capisco, io fossi stato in lui probabilmente non sarei neanche venuto a pranzo con voi per stare con mio figlio.» ed eccolo, un’altra volta Liam Payn, in tutta la sua apprensione.
«Liam!» lo richiamò Niall, forse spaventato dall’idea che il castano potesse tirarsi indietro. I quattro presenti in quella stanza si lasciarono andare qualche risata, poi tornarono seri.
«Tranquillo Nialler, non ho intenzione di tirarmi indietro, solo sono preoccupato.» asserì, aggiustando ancora la coperta sul corpicino di Edward che dormiva a pancia sotto, con il sederino posato all’insù, le manine strette a pugno poggiate al cuscino e il viso paffuto sprofondato sul cuscinetto morbido.
Louis non riuscì a resistere a quella scena e cacciò il suo iPhone, immortalando suo figlio in quella posa quasi angelica.
Niall si alzò dal suo posto e si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla destra, stringendola leggermente.
«Lou, andrà tutto bene, devi stare tranquillo.» disse il biondo e Louis annuì.
«E poi è con Mary, è in buone mani, lo sai.» aggiunse Zayn. Louis annuì ancora e si lasciò andare un sospiro, poi incitò tutti ad alzarsi dalle loro posizioni, aprì le braccia e si perse in uno dei loro abbracci di gruppo, di quelli che aveva sempre amato.
Tre mani diverse stringevano la sua schiena; diverse, ma non sconosciute. Ognuna di quelle mani aveva la sua impronta sulla sua pelle, rimasta una tela bianca per troppo tempo.
Questo era diventato senza i suoi migliori amici, una tela bianca e sgualcita, che passo dopo passo stava riprendendo la sua forma, i suoi colori.
Stava riacquistando il giallo radioso del sorriso di Niall, il blu del mistero negli occhi di Zayn, il verde della speranza di un lieto fine del cuore di Liam, l’azzurro cielo, simbolo della vita con Edward e presto avrebbe riacquistato anche il rosso, il suo colore preferito, il rosso dell’amore di Harry.
 

Ancora una volta il tempo era passato in fretta e senza accorgersene i quattro si trovarono al loro solito tavolo da Nando’s, i loro piatti già vuoti, i bicchieri con ancora solo qualche sorso di bibite, grandi sorrisi sul volto e tanta voglia di riavere Harry con loro e lasciare che quel momento non finisse mai.
«E vi ricordate della volta in cui voi due vi siete persi in Australia?» chiese Niall, dopo aver preso un altro sorso dalla sua birra semivuota, tenendosi la pancia per le risate. Louis e Zayn scoppiarono subito a ridere, ricordando quell’avvenimento folle.
«Sì, e chi se lo dimentica!» asserì Zayn. «Louis è un vero schifo in fatto di orientamento.» continuò. «Lo so benissimo dove siamo, adesso arriviamo all’Hotel.» lo citò il moro, imitando la sua voce leggermente acuta.
«Ehi! Io non parlo in questo modo e smettila di prendermi in giro, mister “Seguimi e arriviamo di certo!” sì, all’ospedale arrivavamo con te!» ribatté il castano, mentre le risate non avevano intenzione di placarsi.
Avevano passato finalmente un po’ di tempo insieme e Louis si era reso conto che non era cambiato assolutamente nulla; mancava Harry, certo, una parte importantissima per ognuno di loro, ma sapere che loro stessi, nonostante il tempo, nonostante i problemi, non fossero affatto cambiati, gli lasciava uno strano sorriso sul volto che non aveva intenzione di sparire.
Tutto sembrava essere come due anni prima: risate, scherzi, battute, prese in giro, sfide, l’apprensione di Liam, le risate e le tremila portate di Niall, le poche parole di Zayn e le sue immancabili sigarette… tutto era esattamente come prima, se solo Harry fosse stato lì, allora Louis avrebbe potuto fieramente affermare che i One Direction erano tornati, ma in realtà, non erano mai andati via.
«E vi ricordate i tour?» chiese poi Liam, facendo apparire sui volti di tutti dei sorrisi consapevoli ed emozionati.
Ricordavano tutto dei tour, di entrambi, erano stati entrambi stupendi se non per il Take Me Home Tour, che aveva avuto un finale che aveva lasciato –letteralmente- tutti a bocca aperta. Non era stato un finale previsto, nessuno di loro pensava potesse succedere. Nessuno di loro pensava che il giorno dell’ultima data Harry potesse fare un incidente d’auto e finire in coma per due anni, nessuno immaginava quel finale, nessuno lo voleva, eppure era successo.
«Quante ne abbiamo combinate…» sospirò Louis. Gli altri tre annuirono, poi uno strano silenzio calò sul loro tavolo, lasciando che fossero i ricordi a riempire le loro menti.
Louis sapeva bene che stavano pensando tutti la stessa cosa, ma non voleva lo facessero, nessuno di loro, non in quel momento; si erano ritrovati, avevano passato un paio d’ore stupende a mangiare, ridere e scherzare, completamente a loro agio come se nulla fosse accaduto, non voleva che l’atmosfera mutasse in qualcosa di troppo triste da sostenere, per ognuno di loro.
Fece per parlare ma una cameriera appena arrivata al loro tavolo lo precedette.
«Scusatemi signori, posso portarvi altro?» chiese. Niall scosse la testa, Liam rifiutò cortesemente, seguito da Zayn e lui congedò la biondina, dicendogli che non voleva altro e di portare cortesemente loro il conto.
La ragazza annuì e andò via, tornando poco dopo con il conto che, dopo le proteste di tutti, fu saldato da Louis che aveva usato la scusa di voler festeggiare suo figlio per costringere gli altri ad arrendersi.
Quando il conto fu saldato i quattro ragazzi uscirono fuori dal locale, fermandosi a qualche passo dall’entrata, bloccati da un paio di ragazzine che li osservarono spalancando gli occhi e agitandosi leggermente.
«Ma… ma voi siete i One Direction!» esclamò una di loro, quella che sembrava la più piccola in un gruppo di ragazze dai quattordici ai sedici anni. Louis sorrise amaramente, così come gli altri tre accanto a lui, ma nessuno diceva niente, nessuno riusciva a dire nulla. Fu Liam a parlare.
«No.» scosse la testa. «Siamo Niall, Liam, Zayn e Louis.» continuò, lasciando perplessi tutti, tranne loro. Era stato così anche in passato, quando in tour erano stati costretti a privarsi di Zayn a causa di un lutto in famiglia, si erano fatti chiamare con i loro nomi perché i One Direction erano Louis, Harry, Liam, Niall e Zayn, senza uno non c’erano più i One Direction, ma solo quattro ragazzi.
«Sì, appunto, i One Direction!» continuò la ragazzina mora. Fu Zayn questa volta a prendere la parola.
«No, i One Direction sono Niall Horan, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik e Harry Styles, qui ci sono solo Niall, Liam, Louis e Zayn.» asserì il moro. Le ragazzine sorrisero ed annuirono, per poi sparire dopo aver chiesto qualche autografo e qualche foto.
«Fa strano firmare autografi dopo due anni.» asserì Louis.
«Non ti dico le foto, credo di aver dimenticato come si posa per una foto!» concordò Niall. I quattro risero sommessamente, mentre l’uno accanto all’altro si dirigevano alle auto.
«Io ricordo come posare per una foto, per quello ho sempre avuto un dono.» asserì Zayn, beccandosi qualche risatina, qualche sbuffo e qualche occhiataccia. «Ma credo di aver dimenticato come interagire con una fan, in quello era Liam quello bravo.» concluse, passando un braccio attorno alle spalle di quello che era il suo migliore amico da quando nella sua mente Louis era diventato qualcosa di più.
Louis pensava invece che Zayn potesse avere una cotta per Liam e così anche il biondo cenere per il moro; li vedeva bene insieme, anche negli anni precedenti li osservava nei loro atteggiamenti da coppia sposata, nei rimproveri di Liam e negli abbracci di Zayn, nelle notti passate a dormire avvinghiati, negli sguardi dolci, nelle carezze fatte quasi per caso, del tutto spontanee.
Era anche per quello che non pensava che Zayn potesse avere una cotta per lui, eppure si sbagliava.
Louis giurò di aver visto Liam arrossire a quella frase, accompagnata da quel contatto e sorrise.
«Non ero io ad essere bravo, eri tu ad essere veramente pessimo in qualunque tipo di rapporto, Zay Zay.» ribatté dolcemente Liam, mentre Zayn non perse neanche tempo a negare, perché era vero, lui era sempre stato pessimo nei rapporti con le persone, era più forte di lui, e gli lasciò un bacio sulla guancia che lo fece arrossire ancora.
Louis sorrise nel guardarli, permettendo per un attimo che dei flash di lui ed Harry gli tornassero in mente, poi scosse la testa, lasciando che volassero nuovamente via.
Dopo pochi minuti i quattro ragazzi arrivarono alle macchine e il silenzio pregno di imbarazzo regnò per qualche istante.
«Lou tu vai in clinica adesso, no?» chiese poi Niall, rompendo quel silenzio pesante. Louis lo guardò sorpreso, poi annuì.
«Sì, perché?» chiese di rimando.
«Vogliamo venire a salutare Harry.» rispose per lui Liam, lo sguardo basso e i denti a torturare il labbro inferiore, segno che stava trattenendo ogni sua emozione, per poi lasciarla andare via e sparire.
«Va bene.» acconsentì il castano, ricambiando tre sorrisi diversi, per poi dirigersi alla macchina e salirci, nuovamente diretto a…casa.
Sì, perché ormai quella per lui era casa, la clinica, lì dove suo figlio giocava, urlava, piangeva, dormiva, sorrideva e mangiava, mentre il suo ragazzo riposava.
Quella era casa sua, lì dove c’era la sua famiglia c’era lui. Casa sua era in due paia di occhi verdi, in un corpo statuario, forte e imponente e in uno minuto, piccolo e fragile, casa sua erano Harry e Edward e fino a quando ci sarebbero stati loro, lui era sempre a casa.
Aveva ritrovato i suoi migliori amici, non aveva parlato con Zayn, ma era stato bene, e quello gli andava più che bene.
In quel momento, tutto quello che voleva, era tornare a casa.



Piccolo angolo mio.
 
Hi everyone!
Okay, ormai non riesco a fare a meno di postare negli orari più spropositati, ma la mia vita è tutta random, quindi anche gli aggiornamenti lo sono.
Questo è un capitolo di passaggio, non succede nulla di concreto e mi scuso anche perché penso sia pessimo, scritto male e privo di contenuto, ma vabbè.
Qui abbiamo la nuova sistemazione di Louis, i primi passi da papà e finalmente il totale riavvicinamento della band.
Liam e Niall conoscono Edward e come tutti gli altri ne rimangono stregati.
Louis inizia già con la sua apprensione da papà, non è bellissimo?
Okay, smetto di fangirlare su Louis e torno seria.
I quattro si riavvicinano e si ritrovano ad un tavolo da Nando’s a parlare come se nulla fosse mai successo, a raccontarsi della loro vita in quegli ultimi tempi e a ricordare tanti momenti felici, perché con tutto quello che hanno passato nessuno di loro vuole calcare la mano sulla nota triste, bensì tutti loro sono alla ricerca del sorriso, quindi si lasciano andare e ripercorrono tanti ricordi felici.
Alla fine c’è il contatto con delle fan e si nota come, nonostante nulla sembra esser cambiato in loro, qualcosa è comunque cambiato e loro tengono a sottolineare che se manca uno, non sono altro che singole persone.
Ma dopo quel lungo pomeriggio, non ancora concluso, Louis vuole solo tornare a casa ed è felice che i suoi migliori amici vadano con lui perché anche loro sono la sua casa e avere loro, Harry e Edward lo renderebbe l’uomo più felice del mondo.
Liam e Niall vogliono andare da Harry… cosa succederà adesso?
Come passeranno il resto del pomeriggio? Cosa succederà quando tutti e quattro andranno da Harry?
Lo scoprirete, yeah!
Non ho altro da dire, mi sembra di aver ciarlato abbastanza, me ne vado!
Grazie a tutti, chi segue, chi recensisce, preferisce o legge in silenzio. Love you all.
Alla prossima.

WakeMeUp. Xx

Ps: La gif non ci appizza nulla, lo so, ma era l'unica che ho trovato in cui c'erano loro quattro che scherzavano senza Harry. u.u
   
 
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