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Autore: Yu_Kanda    21/03/2013    1 recensioni
Il Re di Astanglia cerca alleanze, invece accoglie nel suo castello dei nemici. Due Principi da un regno vicino chiedono la mano della figlia, ma il loro obiettivo è davvero quello? Un matrimonio d'interesse per forgiare un'alleanza fra i regni? Forse; e forse no.
Qualche notte più tardi il Principe ereditario scompare all'improvviso, senza lasciare traccia... [YAOI]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest a Bivi di "Disegni e Parole" indetto da Sango_79 sul Forum di EFP]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Ecco qui il secondo capitolo. L'immagine prevista per questo bivio, il N.2, la potete vedere qui di seguito:


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Notti di Sangue



Capitolo 2: Intrighi a Corte




Imbarazzante non si avvicinava nemmeno lontanamente a come Lord Howard avrebbe definito la sua situazione attuale. Era completamente nudo, prono sopra il suo letto, senza avere la più pallida idea di come ci fosse finito. La cosa peggiore? C'era del sangue sulle lenzuola, notò sollevandosi e sedendo sui talloni, misto a qualcos'altro di cui lui si rifiutava persino di considerare la provenienza o la natura.

Inspirò profondamente. Da quel che sembrava, s'era abbandonato al sesso la notte precedente e, se doveva dar credito al poco che ricordava, aveva violato un giovinetto, più o meno della stessa età della Principessa Alina... Si portò una mano alla testa: gli doleva terribilmente, come se si fosse ubriacato.

Eppure era certo di non aver bevuto, il che lasciava supporre che l'intruso, certamente un ladruncolo, l'avesse in qualche modo sedotto per impedirgli di catturarlo. Più ci pensava e più particolari gli tornavano alla mente; come gli si fosse avvinghiato subito addosso, il modo in cui lo guardava, quasi ipnotico... Una vampata di vergogna gli salì al volto, infiammandolo d'un tratto. Si sentiva davvero stupido, lui, un usufruitore di magia che si faceva mettere fuori combattimento da un incantesimo da quattro soldi come la malia. Avrebbe dovuto accorgersi che qualcosa non andava nel momento stesso in cui il ragazzo l'aveva baciato e lui non l'aveva allontanato.

Allen... Chissà se era il suo vero nome. Si augurò di non doverlo mai scoprire, il Re non sarebbe stato tenero con lui se si fosse venuto a sapere che indulgeva in quel genere di relazioni.

Santo cielo, doveva ripulirsi in fretta e bruciare le lenzuola, prima che il Principe Kanda lo facesse chiamare.

 

 

Thiago si svegliò di soprassalto, un brutto presentimento che lo tormentava ancora prima di aver messo a fuoco la stanza. Istintivamente si voltò per controllare che il cugino non fosse riuscito a liberarsi, trovandolo beatamente addormentato accanto a sé. Tirò un sospiro di sollievo, vedendo che aveva ripreso le sue sembianze, salvo poi accorgersi che non era più legato, né imbavagliato. Questo poteva significare soltanto... Preso dal panico, iniziò a controllare il corpo del giovane, scoprendo subito diversi lividi sospetti su parte del torace e sul collo. Non poteva essere andato da quella guardia, non avrebbe osato con quello che c'era in gioco... vero?

Neah si stiracchiò, emettendo un mugolio appagato, e aprì lentamente gli occhi, trovandosi di fronte il viso del cugino che, chino su di lui, lo fissava con espressione carica di disappunto.

- Perché mi stai perquisendo? - chiese, notando anche la posizione delle mani di Thiago sul suo corpo. - Qualcosa non va?

Fu dopo aver posto quella domanda che si rese conto di essere libero dalle restrizioni; offrì al cugino un'occhiata imbarazzata. A giudicare dalla sua espressione, aveva un'idea molto precisa di ciò che poteva essere successo quella notte, non quanto lui, ma era certo che ci andava parecchio vicino.

Fu scosso da un lungo brivido nel ricordare come Lord Howard l'aveva posseduto e maledisse mentalmente la causa di un approccio tanto maldestro con l'uomo.

- Dove sei stato stanotte? - chiese Thiago, sollevando un sopracciglio con aria allusiva e piegando a forza il collo del cugino, perché vedesse i segni che aveva addosso. - Dimmi che non c'entra il comandante della Guardia Personale del Principe Kanda.

Neah offrì un sorriso ebete in risposta, che chiarì perfettamente la situazione a Thiago. L'uomo imprecò sottovoce, controllando i legacci ancora attaccati al letto.

- Mi dispiace. - disse Neah, cercando di mettersi seduto e bloccandosi di colpo nel sentire una gran fitta dolorosa nelle parti intime. Il fiato gli rimase in gola per un momento, prima che riuscisse a controllare le proprie reazioni. - Il dannato stregone ha preso il controllo di me mentre dormivo... mi sono ritrovato mezzo nudo nel corridoio.

- La prossima volta dovrò legarti con qualcosa a prova di magia. - considerò Thiago in tono sarcastico. - Trova il modo di tenere a bada quel moccioso, Neah, non può farsi gioco di te così, quando gli gira! - esclamò poi, lanciando i vestiti addosso al cugino. - Coraggio, lavati e vestiti.

Quando il giovane non reagì Thiago tornò a fissarlo con una nuova luce negli occhi. Gli si avvicinò di nuovo, scrutandone la posizione e l'immobilità.

- Ehi, non serve che minacci, dammi tempo e mi alzo. - assicurò Neah, rinnovando il sorriso impacciato. L'espressione del cugino non cambiò, anzi, divenne più severa.

- Neah... ti sei fatto possedere da quella guardia, è così vero? - l'inquisì, spostandogli le gambe con forza, il che strappò a Neah un gemito di dolore. - Potresti almeno evitare che ti aprano in due quando ti diletti in queste pratiche? - commentò in tono caustico, vedendo la lieve traccia di sangue sul letto.

- È stato il maghetto, dannazione! - protestò il giovane con veemenza. Odiava quando l'intruso nel suo corpo si faceva gioco di lui in quel modo, approfittando sfacciatamente proprio delle debolezze che aveva. - Sai che fare il passivo non è il mio genere, dovevo essere io a scoparmi il tizio!

Thiago alzò gli occhi al cielo, espirando rumorosamente. Il cugino era incorreggibile, pur sapendo quanto rischioso fosse flirtare con un nobile vicino al Principe, pianificava di farlo lo stesso! Per forza che lo scomodo compagno di corpo che si ritrovava aveva goduto un mondo – letteralmente – nel mandargli a monte tutto quanto.

- Vedi di darti una sistemata al più presto, devi incontrare Lady Alina fra meno di tre ore! - ingiunse, sistemandosi il collo della camicia. - Io mi occupo di fare il punto della situazione con i nostri uomini.

Neah mugolò un assenso sofferente, dirigendosi verso la sfarzosa stanza da bagno mentre il cugino usciva.

 

 

Lord Howard camminava pensieroso per gli immensi corridoi del palazzo reale, diretto ai quartieri della Guardia, dove era certo il Principe Kanda si stesse già allenando. Aveva fatto sparire le lenzuola e si era lavato a dovere, ma ugualmente non riusciva a scuotersi di dosso il disagio legato agli eventi della sera prima. Ben presto udì il clangore delle spade che cozzavano una contro l'altra e il vociare concitato degli spettatori. Assistere ai combattimenti del Principe era cosa molto ambita, ogni recluta sognava di poter un giorno maneggiare la spada con la stessa maestria, grazia e precisione, ma soprattutto in maniera altrettanto letale. I soldati della Guardia erano radunati tutti nel cortile delle armi, disposti in semicerchio intorno al Principe che si batteva con foga con il suo capitano, nonché fidato mentore, Markus Lärm.

- Lord Howard, in ritardo questa mattina? - chiese una voce divertita dietro di lui; il giovane si voltò di scatto, riconoscendone il proprietario. - Avete un aspetto terribile, amico mio, bevuto troppo ieri sera?

- Oh, siete voi, Lord Malcom. Forse... - rispose, offrendo un cortese cenno di saluto. - Ho dormito davvero male stanotte.

- Suvvia, fatevi coraggio! - lo esortò l'uomo assestandogli una pacca bonaria sulla spalla. - Passerà presto. Ora concentratevi su Sua Altezza, il Principe Kanda sarà deluso di voi, altrimenti.

Lord Howard annuì, accomiatandosi dal Primo Ministro e raggiungendo i commilitoni nella piazza d'armi. Doveva semplicemente sforzarsi di dimenticare l'accaduto, visto che il ladruncolo non si sarebbe mai più ripresentato a palazzo.

 

 

Thiago era assai impaziente di udire il resoconto dell'uomo che aveva messo a capo della sua scorta personale. L'aveva scelto per la fama che si era guadagnato, anche se non veniva ben visto dai suoi uomini; troppo giovane e dall'aspetto inquietante. Questo doveva proprio ammetterlo, la prima volta che s'erano incontrati, anche lui aveva provato repulsione per quanto ributtante era il suo aspetto. Sfoggiava una capigliatura ispida dal colore biancastro, rasata dal lato sinistro della testa e una brutta cicatrice gli attraversava l'occhio dalla stessa parte. In realtà, Thiago aveva l'impressione che, piuttosto che tenerli rasati, l'uomo avesse perso i capelli da quel lato insieme all'uso dell'occhio, che appariva come un globo opaco. Magari era anche per quello che tutti lo temevano, oltre che per l'estrema spietatezza, credevano fosse maledetto; pensavano che il suo corpo fanciullesco celasse un demone di qualche sorta e l'ubbidivano unicamente per paura. A dirla tutta, a lui faceva comodo una cosa del genere, la certezza che tutti i suoi uomini gli fossero fedeli grazie alla devozione nei confronti del loro temuto capitano.

Thiago sogghignò, compiaciuto; aveva fatto un'ottima scelta quanto il giovane era stato portato al suo cospetto, non poteva che congratularsi con sé stesso.

- Vostra Altezza - salutò una guardia nel vederlo arrivare - il capitano la attende nella piazza d'armi.

Certamente, dove il Principe si stava esercitando con la spada. Un tipetto davvero ligio al dovere, il buon Ak'ram; quando gli si ordinava di sorvegliare qualcuno, non si scollava da lui nemmeno un istante.

Thiago annuì, facendo cenno all'uomo di non disturbarsi, giacché conosceva la strada, e si avviò verso l'ala del castello dove era stanziata la milizia, quindi anche le sue guardie. Entrò nel cortile senza clamore. Tutta l'attenzione era concentrata sul duello fra il Principe Kanda e il suo maestro d'armi, quindi passare dietro il cerchio di soldati e individuare la spia che aveva piazzato fu relativamente semplice, considerato anche l'aspetto piuttosto inconfondibile di questa. Ak'ram se ne stava in disparte nell'angolo più lontano della piazza, senza perdere un solo movimento sia dei due contendenti che dei loro spettatori. Non appena vide il suo Signore, si staccò dalla colonna alla quale era appoggiato, portandosi giusto dietro di essa. Thiago lo raggiunse, rivolgendogli uno sguardo d'intesa, che il capitano restituì senza esitazione.

- Altezza, ho notizie molto interessanti da riferire. - disse, inchinandosi con rispetto.

- Benissimo, parla pure, Ak'ram. - autorizzò Thiago, cercando di non tradire la propria impazienza.

- Ho seguito il Principe Kanda tutta la sera e quando si è ritirato nelle sue stanze mi sono appostato fuori del suo balcone - iniziò a riferire sottovoce il giovane - ma quando credevo che la serata si sarebbe conclusa con una noiosa veglia, Sua Altezza si è defilato!

Thiago sgranò gli occhi a quella notizia: se il Principe aveva l'abitudine di lasciare il palazzo in segreto, per loro sarebbe stato fin troppo facile rapirlo. Non vedeva l'ora di sentire i dettagli...

- Intendi dire che è scappato dal palazzo reale? - chiese, ansioso di avere la conferma di quell'eccellente scoperta. - Era solo?

- Sì, Altezza, è saltato giù dal balcone come un ladro e si è diretto alle mura di cinta; se non fosse accaduto proprio davanti a me non ci avrei creduto, sapete? - continuò Ak'ram in tono irridente. - Il nostro Principino si diletta di magia!

Thiago spalancò gli occhi: quella sì, era una sorpresa! Era noto a tutti che Re Theodore non permetteva l'uso delle arti magiche nel suo regno, come aveva fatto il Principe a mettere le mani su un libro di magia? No, non era possibile che avesse imparato da solo, c'era qualcuno che gli insegnava all'insaputa del padre; ma chi? Chi poteva essere? Una cosa alla volta, in ogni caso, adesso la priorità era sapere che andava a fare Sua Altezza in piena notte fuori dal castello. Fissò Ak'ram con aria severa.

- Sei sicuro? - volle subito sapere da lui. - Questo potrebbe essere un grosso problema.

- Nessun problema, Altezza. - assicurò il giovane capitano. - Conosce solo incantesimi di basso livello. Ha lanciato una 'Luce Magica' e una 'Levitazione'; dubito possa fare di più, sembra un novizio. In ogni caso, colto di sorpresa può fare poco. Soprattutto se continua a scendere in città nottetempo.

- È andato fino al villaggio da solo? - domandò Thiago, davvero sorpreso di apprendere della vita segreta di qualcuno che appariva assolutamente insensibile ai divertimenti. - Ha un'amante in città?

Ak'ram quasi scoppiò a ridere, dovette mettersi una mano davanti alla bocca per non attirare l'attenzione di tutti su di loro. Appena si fu ripreso, fece in modo di soddisfare la curiosità del suo Signore, che lo fissava indispettito.

- Oh, no, no. Niente donne; però si è fatto un amico piuttosto discutibile, un plebeo straccione che gli fa da guida fra una bettola e l'altra. - spiegò a grandi linee, continuando a tenere sotto controllo gli altri presenti per assicurarsi che nessuno si avvicinasse abbastanza da udire la loro conversazione. - È un ragazzotto con i capelli rosso fuoco dall'atteggiamento insolente; lo aspettava nascosto appena dentro il boschetto a ridosso del muro ovest. Il Principe ha usato la levitazione per scavalcare il muro e, appena si è avvicinato agli alberi, chi l'attendeva è uscito allo scoperto. Li ho seguiti fino al villaggio. Hanno bevuto insieme in diverse bettole, mangiato schifezze da bancherelle in strada, vagato senza meta per le strade e infine il Principe Kanda ha permesso a quel popolano di riaccompagnarlo fin qui. Poi si sono salutati e Sua Altezza è rientrato nelle sue stanze.

Thiago ascoltò il racconto con estrema attenzione. Sembrava un invito a nozze. Il Principe che sfuggiva ai vincoli di corte, uscendo in segreto dal castello per incontrarsi con un fantomatico 'amico' pescato fra i villici, gli offriva un'occasione d'oro per rapirlo senza nemmeno doversi preoccupare di non lasciare tracce né di farsi sorprendere dalle guardie reali.

- Ottimo lavoro, Ak'ram. - si congratulò con il giovane, mostrandosi assai soddisfatto di lui. - Stasera voglio esserci anche io, è la prova finale per stabilire se il comportamento del Principe sia solo una scappatella isolata oppure un'abitudine. Nel qual caso...

- Certamente, Altezza. Conti pure su di me. - Ak'ram s'inchinò con reverenza, un ghigno diabolico sul viso sfigurato. - Vi aspetterò sotto le stanze del Principe, raggiungetemi appena si sarà ritirato.

Thiago annuì, tornando a guardare verso la loro vittima, che non pareva affatto risentire la stanchezza del prolungato duellare. Si accomiatò quindi dal suo uomo, in silenzio, scambiando con lui un ultimo cenno d'intesa.

Lo aspettava un noioso pranzo con Re Theodore, i Principi e naturalmente Neah con Lady Alina, cui purtroppo non poteva mancare. Poi sarebbe stato libero di organizzare nei dettagli la loro piccola 'manovra' mandando uno dei suoi soldati in città a reclutare un pugno di mercenari, gente del luogo che non desse nell'occhio.

 

 

Thiago trovò Neah che si cambiava, l'aria molto contrariata. Si lasciò sfuggire una risatina, assumendo che la passeggiata nel parco reale con la graziosa Principessa non fosse riuscita affatto bene.

- Allora, com'è andata? - chiese con un sorriso ironico sulle labbra, iniziando a spogliarsi per indossare a sua volta gli abiti da pomeriggio.

Neah gli scoccò un'occhiata velenosa, lasciandosi andare a un gesto eloquente, sollevando la mano in modo dismissivo come a dire 'non ne voglio parlare'.

- Lei potrebbe anche essere una compagnia piacevole, peccato che il fratello ha continuato a seguirci per tutto il tempo! - esclamò in tono esasperato, sollevando poi gli occhi al cielo. - Io non so come Lady Alina facesse a non notarlo, ma il Principe ha continuato a nascondersi dietro ogni albero, ogni cespuglio accanto al quale passavamo, finché non è giunta l'ora di prepararsi per il pranzo. Seriamente, quell'uomo ha dei gravi problemi, Thiago. Si comporta da pretendente geloso... neanche volesse sposarla lui!

Favoloso! Con questa il conto delle buone notizie saliva a due, un bel risultato considerato quanto azzardato il piano del Re suo zio gli fosse sembrato all'inizio. Ora conoscevano anche il punto debole del Principe Kong-li, un piccolo innocente trucchetto di magia e l'avrebbero attirato in un luogo in cui nessuno avrebbe sentito eventuali rumori di lotta.

- Neah, Neah, non riconosci nemmeno quando ti fanno un regalo... - Thiago rimproverò il cugino, ridendo sommessamente. Questi gli rivolse un'occhiata confusa. - Mi hai appena fornito il modo per rapire senza troppi rischi anche il nostro secondo bersaglio. Ammalierai Lady Alina, facendola uscire nottetempo dalla sua stanza per recarsi in giardino, in un luogo nel quale noi saremo in attesa del buon Principe. Di certo non mancherà di seguire l'adorata sorella per assicurarsi che non s'incontri con te.

Neah sbatté le palpebre un paio di volte prima di esultare anche lui, comprendendo l'importanza di ciò che la passeggiata-tortura cui era stato costretto aveva rivelato e quanto fosse utile per i loro piani.

- Oh, bene! - esclamò, battendosi il pugno contro il palmo dell'altra mano. - Non riesco proprio a sopportarlo quel Kong-li...

Thiago gli assestò una pacca sulla spalla, con fare comprensivo. Nemmeno a lui andava a genio, troppo ossessionato dalla sorella per i suoi gusti.

- Porto buone notizie anche io, cugino. Il nostro Principe ereditario pare lasci il castello di nascosto ogni notte per andare a far baldoria in città. - annunciò l'attimo successivo in tono trionfante. Neah lo fissò sorpreso; Kanda non sembrava affatto il tipo da scappatelle notturne, tanto meno da bagordi. Thiago sogghignò, illustrando il suo piano. - Stasera ne avrò la conferma e, se è come sembra, domani notte entrambi i Principini avranno una bella sorpresa!

I due si strinsero l'avambraccio in un gesto d'intesa, accingendosi poi a finire di prepararsi per il pranzo con il Re. Sarebbe stato molto noioso, tutto incentrato su discorsi di alleanze e pace, ma non lo si poteva in alcun modo evitare. Le apparenze prima di tutto.

 

 

Thiago attese che tutti si ritirassero nelle rispettive stanze; poi, con molta cautela, sgusciò per i corridoi del palazzo reale, giungendo infine fuori. Contò le balconate per orientarsi, quindi procedette al luogo dell'appuntamento e solo una volta certo che non vi fosse nessuno nei dintorni disattivò la gemma magica sul suo bastone, tornando visibile. Non individuò però Ak'ram finché questi, chiamandolo sottovoce, annullò l'incantesimo d'invisibilità che lo nascondeva agli occhi di tutti.

Si scambiarono uno sguardo d'intesa e Thiago riattivò la pietra magica, inglobando entrambi nella sua aura mistica, in attesa che accadesse ciò che speravano. Non trascorse molto tempo che udirono il rumore della porta-finestra che si apriva e subito dopo il Principe saltò giù dal balcone, rallentando la propria caduta con la magia. Si guardò attorno attentamente poi prese a correre verso lo stesso tratto di mura della sera precedente.

Gli spettatori non invitati lo seguirono con calma, per evitare il rischio che s'accorgesse di loro a causa di qualche rumore imprevisto. Videro che levitava fino alla sommità del muro e poi si tuffava di sotto.

Thiago tracciò un cerchio nell'erba intorno a loro ed entrambi si sollevarono, raggiungendo la cima del muro e posandosi in piedi su di esso. Un ottimo punto d'osservazione, invero, considerò Thiago, appena il giovane popolano dalla chioma fiammeggiante emerse di tra gli alberi, uno sfolgorante sorriso sul viso leggermente abbronzato. Gettò un braccio attorno al collo del Principe in maniera fin troppo amichevole, tanto che questi protestò con decisione.

- Andiamo in città anche stasera, Yuu? - chiese lo sconosciuto, ridacchiando felice.

- Quante volte ti ho detto di non chiamarmi per nome? - ribatté il Principe in tono irritato, sebbene non fosse chiaro se per la troppa familiarità dimostrata dal supposto 'amico' con le parole o con i gesti. - Ora lasciami andare!

Il giovane sospirò rassegnato, come se quello scambio di battute fosse cosa che si ripeteva spesso; lasciò andare il Principe, portandosi le braccia dietro la testa con fare ozioso.

- Ancora con questa storia del nome; credevo fossimo amici ormai... Sei davvero permaloso, Yuu, lo sai? - si lamentò, ostentando un'aria imbronciata. - Stavo solo cercando di tirarti su il morale. Si vede che non hai avuto una giornata piacevole.

- E tu sei indisponente, Lavi; e un idiota. - ritorse Kanda, incrociando le braccia al petto. Lavi ridacchiò, posandogli una mano sulla spalla e invitandolo a muoversi.

- Già, immagino sia per questo che andiamo così d'accordo. - affermò, sorridendogli di nuovo. - Su, incamminiamoci, si fa tardi.

Kanda sostenne lo sguardo di lui, con l'intenzione di mostrarsi contrariato; invece, trovò l'espressione di Lavi contagiosa e un timido sorriso si fece strada sulle sue labbra.

Tempo qualche minuto, i due scomparvero alla vista e coloro che li spiavano poco distanti si scambiarono occhiate perplesse.

- Impressionante. - commentò Thiago, pensieroso. - Pare che il nostro Principino tenga molto a quel popolano; siamo fortunati, Ak'ram. Sono davvero amici e da come si comportano la cosa va avanti già da un po'.

- Come fate a dirlo? - Ak'ram parve non capire e il suo Signore scosse la testa con disapprovazione.

- In questi due giorni, quante volte avete visto il Principe Kanda sorridere? - chiese, come se quello rispondesse a tutto. Vide che l'altro lo fissava, interdetto; poi offrì un cenno di diniego. Thiago annuì. - Nessuna. E... - gesticolò in direzione del bosco, l'espressione che invitava Ak'ram a completare la frase.

- Ha sorriso a quel tizio! - esclamò questi, comprendendo infine a cosa il suo Signore si riferisse.

- Appunto. Questo, più il loro atteggiamento, ci dice che hanno una certa confidenza; sono amici e domani si incontreranno di nuovo. E noi cattureremo Sua Altezza proprio domani notte, grazie a quello stupido villico. - Thiago lasciò che le labbra gli s'incurvassero in un ghigno diabolico. - Seguili e poi riferiscimi ogni cosa, in particolare se fanno la stessa strada di ieri per tornare al castello.

Ak'ram annuì e s'inchinò, balzando con agilità giù dalle mura e correndo come un fulmine per il sentiero fra gli alberi, all'inseguimento della sua preda. Soddisfatto, Thiago tracciò un nuovo cerchio attorno ai propri piedi, planando con grazia sull'erba a ridosso delle mura. Era tempo di andare a dormire, l'indomani sarebbe stato un giorno assai pieno.

 

 

Neah si era appena coricato quando la porta della stanza che divideva con il cugino s'aprì piano e questi sgattaiolò dentro con circospezione, muovendosi con passo felpato nel buio circostante. D'un tratto una fievole luce si sprigionò dal letto e Thiago seppe che Neah era sveglio. Gli fece cenno di ridurre ulteriormente l'intensità della luce e procedette a spogliarsi, infilandosi con un sospiro soddisfatto fra le coperte.

- Buone notizie? - chiese Neah, notando il buon umore del cugino.

- Ottime - rispose questi, rivolgendogli un sorriso scaltro - agiremo domani notte. Tu tieni la Principessa occupata con quella gita a cavallo, così avrai sott'occhio anche il fratello. Noi ci occuperemo dei preparativi e di sorvegliare il Principino. Ci ritroviamo a cena per coordinare tutto.

Neah annuì, l'espressione non troppo compiaciuta di dover avere a che fare di nuovo con quello svitato di Kong-li, ma eccitato al pensiero di liberarsi di lui entro poche ore. Chiuse la mano, soffocando la luce magica al suo interno.

- Non vedo l'ora. - disse, sistemandosi meglio sotto le lenzuola.

- Ehi. Tieni a bada il dannato maghetto o sono guai. - gli giunse la raccomandazione del cugino.

- Cosa credi che stia facendo? - sibilò Neah in tono offeso. - L'ho sigillato con la Mandragora, per un po' non darà problemi. Finita questa storia penseremo a come liberarci definitivamente di lui.

Thiago si lasciò sfuggire una risatina, provocando nel cugino un moto di stizza. Neah si avvolse nelle coperte, girandosi sdegnato verso la finestra.

- Vedi di dormire. - lo canzonò Thiago, voltandosi anch'egli dall'altra parte.

 

 

Lord Howard si sentiva uno straccio quella mattina. Fin da quando aveva aperto gli occhi, una strana sensazione di calore s'era insinuata nel suo corpo: la testa gli girava, le orecchie gli ronzavano e se tutto ciò non fosse stato abbastanza, gli veniva anche da vomitare. Eppure non aveva bevuto nulla la sera precedente, né mangiato alcunché di strano... che si stesse ammalando? Si tastò la fronte, ma la sua temperatura appariva normale. Con un sospiro si agganciò la spada alla cintura e lasciò la propria stanza, diretto a quelle del Principe Kanda come ogni giorno, per scortarlo nella piazza delle armi.

Dovette però fermarsi di colpo lungo il corridoio; il braccio destro gli faceva un male d'inferno, come se glielo stessero trapassando con una lama e, in aggiunta, ora la testa gli scoppiava. Si appoggiò con la schiena contro il muro, cercando con movimenti febbrili di scoprirsi l'avambraccio. I suoi occhi si spalancarono per l'orrore quando vide il taglio infetto che gli correva longitudinalmente nella parte interna, tre dita sotto il polso e fin quasi all'incavo del gomito. Non ricordava assolutamente di essersi ferito, come poteva... no, impossibile!

L'unica spiegazione, tuttavia, era il suo incontro-scontro notturno con il ladruncolo; quello era stato il solo momento in cui aveva perso il controllo di sé, anche se per poco. A quanto pareva, quel poco si era rivelato sufficiente perché il moccioso bastardo lo contagiasse con qualcosa. Doveva scoprire di che si trattava prima che fosse troppo tardi e la cosa diventasse evidente. Sentiva qualcosa di terribilmente sbagliato nel suo corpo, anche se non riusciva a focalizzare cosa... e se per caso era collegato alla magia... No, non voleva pensarci.

Una fitta più forte delle altre lo fece piegare in due dal dolore e Lord Howard involontariamente serrò le labbra, con il risultato di piantarsi i denti nella carne. Un rivolo di sangue gli corse lungo il mento, gocciolando lentamente in terra. Una smorfia amara distorse i lineamenti dell'uomo; quindi era una maledizione, visto che il suo corpo stava mutando. Sarebbe stato arduo nascondere dei canini appuntiti finché non avesse potuto consultare i suoi libri di magia e trovare un antidoto. Sperò che nessun altra parte di lui cambiasse in maniera troppo drastica in quel tempo, o sarebbe finito sul rogo in un batter d'occhio.

Lord Howard maledisse la propria sfortuna, intravedendo giusto in quell'istante qualcuno che voltava l'angolo, avanzando nella sua direzione. Quel qualcuno, per giunta, era l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto lo vedesse in quello stato.

 

 

Neah sapeva già che non avrebbe apprezzato un solo minuto della cavalcata che l'aspettava con Sua Altezza Lady Alina, a causa della presenza indesiderata del fratello geloso. Certo, per loro era un regalo inaspettato poter avere sotto controllo entrambi i Principi senza troppo sforzo, ma lui davvero non sopportava il comportamento patetico e fanciullesco di qualcuno che aveva raggiunto la non propriamente giovanissima età di ventotto anni.

Scosse la testa, sconsolato, svoltando sovrappensiero nel corridoio che conduceva ai quartieri militari, dove era atteso dalla loro scorta. Appena mise a fuoco lo sguardo sulla strada che stava percorrendo però, si trovò davanti proprio l'oggetto dei suoi desideri: Lord Howard.

C'era qualcosa di estremamente fuori posto in lui; aveva l'aria scossa, teneva una mano appoggiata contro la parete alla sua destra e ansimava vistosamente. Il primo pensiero di Neah fu che stesse male, il secondo che anche così era terribilmente attraente: non poteva lasciarsi sfuggire quell'occasione d'oro! Sembrava proprio che avrebbe tardato un po' per quella gita a cavallo...

Si precipitò incontro all'uomo, fingendosi preoccupato delle sue condizioni di salute.

- Lord Howard! - esclamò, ostentando un tono sorpreso. - Che avete?

Questi gli rivolse lo sguardo deciso di chi non intende cedere alla propria debolezza nemmeno quando è evidente che non è in grado di far fronte alla situazione. Quale incredibile abnegazione lo guidava, che spreco fosse dedicata a Re Theodore e al Principe Kanda. Avrebbe fatto in modo di averla per sé, sì, era una promessa!

- È solo un capogiro - rispose Lord Howard, cercando di mascherare la sofferenza che traspariva nella sua voce - non incomodatevi, ce la faccio.

Fu allora, guardandolo bene in viso, che Neah notò i lievi cambiamenti che aveva subito. Le sue orecchie si erano allungate, assumendo una forma appuntita che dava adito a pochi dubbi su cosa realmente gli stesse succedendo, le sopracciglia poi... parevano più dritte e spigolose, conferendogli un che di sovrannaturale. Demoniaco, appunto. Non poteva che essere un regalino del maghetto, era pronto a scommetterci!

Bè, questo rendeva tutto più eccitante, lasciandolo in vantaggio; stavolta avrebbe avuto ciò che voleva esattamente nel modo che preferiva. Si lasciò andare a un ghigno malevolo.

- Mio caro Lord Howard, purtroppo per voi non è così. - affermò divertito, avvicinando una mano al volto dell'uomo, che la scacciò, sorpreso, con sdegno. Neah rise sommessamente. - Volevo soltanto rendervi noto il vostro problema, ma se preferite scoprirlo da solo...

Negli occhi di Lord Howard si fece strada una sottile luce di panico; cosa intendeva con quell'allusione il Principe di Evora-Beja? Perché sembrava tanto interessato a lui, tra tutti? Lentamente, si toccò nel punto verso il quale erano dirette le dita dell'uomo, restando pietrificato. Le sue orecchie... Questo non prometteva per niente bene, doveva porvi rimedio al più presto!

Neah gli sorrise in un modo che non poteva essere definito altrimenti che diabolico. Piazzò una mano contro il muro all'altezza del suo viso, fissandolo in modo inquietante da una distanza niente affatto piacevole: i loro nasi quasi si toccavano...

- Che volete? - chiese Lord Howard, consapevole di stare per subire un ricatto ignobile perché il Principe Neah mantenesse il silenzio sull'accaduto.

- Voi. - rispose questi, il sorriso inalterato, lasciandolo sgomento. - Suggerisco di tornare nelle vostre stanze, Milord.

Lord Howard deglutì a vuoto, scambiando con il Principe un'occhiata carica di rabbia impotente che l'uomo ricambiò con una lasciva, provocando in lui estremo disgusto; soprattutto quando si sentì afferrare per la vita e abbracciare. Serrò le labbra, ferendosi di nuovo; doveva fare buon viso a cattiva sorte e forse sarebbe riuscito a tirarsi fuori da quell'impiccio assurdo.

Neah sapeva bene dov'era la stanza del suo bel capitano e diresse lì senza esitazione, fermandosi proprio davanti alla porta e rivolgendo un sorriso carico di aspettativa al futuro amante. Quindi l'invitò ad aprirla con un grazioso cenno della mano e, appena questi lo fece, lo portò dentro di peso, iniziando a baciarlo ancor prima di chiudersi dentro.

Lord Howard sapeva di aver acconsentito a qualcosa di estremamente peccaminoso, esattamente come gli era successo con quel ladro, Allen; solo che allora aveva la scusante di essere stato ammaliato e sedotto. Adesso invece si sarebbe concesso al Principe consapevolmente... Lasciò che lo spogliasse ed ebbe un moto di disgusto nel vedere con quanta concupiscenza lo guardava, praticamente divorando il suo corpo con gli occhi.

Neah si spogliò a sua volta, senza distogliere l'attenzione dal fisico scultoreo di Lord Howard, reso ancora più desiderabile dalle fattezze demoniache; gli s'avvicinò di nuovo. Sfiorò con le dita il torace glabro, scendendo lentamente fino al sesso di lui e iniziando a strofinarlo con movimenti esperti. Lo sentì fremere sotto il suo tocco e aggrapparglisi alle spalle con forza. Neah si umettò le labbra, impaziente.

Lord Howard si sforzava di pretendere che tutto ciò non stesse avendo luogo. Oggettivamente il Principe era un uomo affascinante, nondimeno, un uomo; e lui non aveva mai sentito attrazione per il suo stesso genere. Inoltre era un fervente cattolico, per cui vedeva la cosa come eresia, Peccato Mortale. Tuttavia, si rese ben presto conto che così facendo avrebbe solo contribuito al divertimento del perverso Principe Neah. Così, prese una decisione discutibile, secondo il suo personale – e severissimo – metro di giudizio. Il Principe lo voleva? L'avrebbe avuto, ma non gli sarebbe piaciuto affatto, parola di Howard Von Lang!

Aprì la bocca con l'intenzione di mordere, ma ricevette immediatamente l'avvertimento del bersaglio a non provarci nemmeno.

- Niente morsi, o vi giuro, sarete morto l'attimo successivo... - promise Neah in tono letale.

Lord Howard mostrò una smorfia carica di disprezzo e ricambiò la minaccia afferrando saldamente Sua Altezza per poi trascinandolo sul letto; lo spinse con forza sulle lenzuola, immobilizzandolo sotto di sé e schiacciandolo con il proprio peso. Il Principe fissò l'amante con stupore, cosa che fece affiorare un sorriso di trionfo sulle labbra di questi, prima che si chinasse sul suo torace lasciando marchi violacei.

Neah inarcò la schiena sotto il corpo dell'impietoso capitano, che lo stuzzicava come poteva senza dargli soddisfazione, premendo le mani sulle sue con forza inumana per tenerlo bloccarlo sul materasso. I capelli ora liberi sulle spalle che gli ricadevano sopra in ciocche, lambendogli il torace, sembravano al Principe una cascata di dolcissimo miele... Ah, come avrebbe voluto toccare quelle orecchie appuntite!

Di nuovo, non era così che aveva pianificato il primo approccio nella sua vera forma con Lord Howard! Iniziava a diventare davvero seccante finire... Neah non riuscì a completare il pensiero; una delle mani che lo tratteneva gli si era spostata fra le gambe, allargandole. Chiuse gli occhi, preparandosi al dolore che sarebbe seguito e, quando sentì Lord Howard entrare in lui con violenza non riuscì a trattenersi dal gridarne il nome.

Perché udire il Principe mugolare il suo nome a ogni spinta gli procurava un piacere così intenso? Lord Howard iniziava a sentirsi profondamente disgustato anche di sé stesso, per come si compiaceva di ciò che stava facendo... e non ne era pentito. Confuso, nel momento in cui raggiunse il culmine, quando l'ondata di piacere stava per offuscargli i sensi, vide però qualcosa di estremamente insolito.

"Aiutami, ti prego!" implorò un volto a lui familiare, "Liberami..."

Assurdo. Perché mai vedeva il ladruncolo che l'aveva sedotto, ora, mentre montava il Principe Neah? Quello fu il suo ultimo pensiero cosciente prima di accasciarsi sul corpo di lui.

   
 
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