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Autore: Aishia    21/03/2013    2 recensioni
una povera ragazza che non ha mai avuto l'occasione di scoprire il mondo e se stessa,vivrà qualcosa che le stravolgerà la vita.la sua esistenza cambierà,ma come?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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per chi clicca ''ultimo capitolo'' andate a quelle precedente! Ne ho scritti due in una volta ^^ infatti si chiama ''questa è la mia vita ma..'' chi invece lo ha già letto,mi levo tra i piedi e vi auguro un buon proseguimento ^^

Questa è la mia vita ma … perdonami




Come un fulmine al ciel sereno …
Ecco come mi sentivo,come se un fulmine o qualcosa di mortale mi avesse trafitto il petto,causando un dolore talmente arduo e reciso da non lasciarmi via di scampo. Non capì più niente,la mia mente si offuscò di botto così come le mie funzionalità vitali e il mio cuore,che aveva momentaneamente smesso di battere.
Non potevo credere a ciò che le mie orecchie avevano udito,o meglio,non volevo crederci.
« i tuoi genitori hanno avuto un incidente» più continuavo a ripetermi quelle parole più pregavo Dio che fossero solo frutto della mia immaginazione o di uno scherzo del destino
Ero immobile … o forse no
Non sentivo niente intorno a me, solo un frusciò lontano e un botto improvviso che mi fece ritornare alla realtà. Guardai a terra il telefonino diviso in due allo stesso modo in cui io ero divisa a metà. Le mie gambe traballarono come un oggetto perturbato da un potentissimo terremoto ed ebbi quasi paura di essere diventata troppo pesante per continuare a ricevere il loro sostegno.
Non vedevo niente,solo quelle parole che non facevano altro che susseguirsi una dietro l’altro,perturbandomi l’anima e il cuore ormai privo di vita. Ero rimasta agghiacciata da quella frase cruente. In quel momento compresi il vero significato della parola morire dal dolore.
Sentì due presenze al mio fianco e una leggera pressione sulle braccia ma non riuscì a capire ciò che si prostrava intorno a me,non riuscivo a metabolizzare nulla,solo il suono amaro di quelle rivelazioni.
« Allison ma che ti prende? Allison … » sentivo in lontananza delle voci ma non riuscivo a scorgerne la provenienza. Avrei voluto urlare e fammi sentire ma la voce era repressa e la gola era secca come il deserto in una giornata afosa
«Allison! Cosa ti ha detto Sergio? Allison parlaci,dacci almeno il segno che sei ancora qui con noi! Perché non risponde diamine! » Era la voce di Maria,più squillante del solito. Ma per quale losco motivo urlava tanto? Doveva essere spaventata a morte perché non smetteva di urlare e il mio braccio subiva ancora più pressione,facendomi quasi male.
« i miei genitori hanno avuto un incidente » proferì con un filo di voce mentre avvertivo il peso di quelle parole che mi si piombavano addosso con maestosa crudeltà
« che cosa?!? »
Sentì qualcosa di freddo e bagnato sul mio viso e come d’incanto mi risvegliai dal mio stato di trans,riprendendo possesso delle mie funzionalità vitali. Di una sola cosa ero certa: non potevo stare in mano in mano un solo minuto in più.
Un senso di panico mi avvolse e dopo il mio senso di trans subentrò quello di panico totale. Una miriade di sensazioni mi invasero spudoratamente e i pensieri si immettevano cruentamente nella mente,facendomi soffermare sulla gravissima situazione. No,dovevo darmi una mossa
«devo andare in Italia! Non ho tempo da perdere!! Ho bisogno di un volo ma come posso fare diamine! Devo andarmene immediat … »sentì una scossa nella guancia e mi portai una mano istintivamente sulle gote guardando davanti a me Maria che aveva una mano tesa. Stavo uscendo fuori di testa e ne ero perfettamente cosciente ma non potevo perdere tempo e continuare ad indugiare
«calmati! Se fai così non concluderai niente! Non è perdendo il nume della ragione che aiuterai i tuoi genitori. Respira e insieme decideremo cosa fare»
« Maria ha ragione,Allison,ormai è tardi non puoi ritornare ora. Prenoteremo l’aereo e domani partirai» domani mattina? Quale punto non avevano capito della frase ‘’ i miei hanno avuto un incidente’’?
Inalai aria cercando di reprimere quel senso di inquietudine che mi aveva avvolto e stretta nelle sue ali nere. Non potevo perder tempo e con la loro quiete non mi aiutavano di certo
«sentite ragazze … io quel dannatissimo aereo lo devo prendere adesso! Non ho mai sentito Sergio così preoccupato il che vuol dire che non deve essere una situazione semplice! Quindi io quel dannato aereo lo prenderò questa sera con o senza la vostra approvazione. Un aereo ci dovrà pur essere e se non c’è farò in modo che ci sia! I soldi non mi mancano e neanche la popolarità»oddio non credevo alle mie orecchie,popolarità? Le mie amiche mi guardarono basite e con un volto paonazzo,senza nemmeno la forza di dire una parola. Dovevo apparire più esanime del solito
«io verrò con te! » proferì con decisione Lily con un tono che non ammetteva repliche «non ti ho mai abbandonato e di certo non lo farò adesso che hai più bisogno di una spalla amica! »
« io invece rimarrò qui ad avvertire gli altri! Prenoto il volo dell’aereo … tu va all’albergo a fare le valigie! Appena lo trovò vi informò all’istante! »abbracciai Maria e io e Lily uscimmo frettolosamente alla ricerca di un taxi
Uscimmo frettolosamente dal retro sperando di non essere viste e riconosciute,andando alla ricerca di qualche anima mia che si fermasse,ascoltando le nostre preghiere e implorazione. Mi buttai perfino nel bel mezzo della strada per fermare un taxi che percorreva frettolosamente le strade di Londra, mentre Lily ebbe un mini infarto.
Arrivammo in albergo in circa dieci minuti e dopo essere entrata in camera cominciai a fare le valigie in fretta e furia. Sentì qualcosa di freddo toccarmi le mani e quando alzai lo sguardo incrociai quello di Lily,con il suo cellulare tra le orecchie
« Allison! Maria ha trovato un volo che parte fra tre ore! Vai a farti una doccia,cambiati e tranquillizzati,nel frattempo preparo le valigie e chiamo un taxi»
«mah»
« niente ma! Facendo così non risolverai niente,peggiori solo la situazione. Quello che dobbiamo avere noi è sangue freddo! »
Detto fatto mi rifugiai nel bagno abbandonandomi al torpore che emanava l’acqua calda. La mia mente era un organizzazione di brutti pensieri che si accavallavano una sopra l’altro. Avrei venduto la mia anima per sapere la situazione dei miei genitori ma il telefono era andato e io non avevo altro modo di contattare Sergio. Dentro di me non trovavo la forza di reagire. Che cosa era accaduto veramente?
Sbattei violentemente la testa contro il marmo freddo della doccia. Quanto mi sarebbe piaciuto risvegliarmi tra le calde e soffici coperte del mio letto e scoprire che avevo vissuto solo un brutto incubo. E io che morivo al pensiero di salire su uno stupido palco mentre i miei …

Uscì dalla doccia e mi diressi nella camera a fianco,dove Lily stava preparando frettolosamente i miei bagagli. Entrai,cercando di essere più naturale possibile e non far trasparire il mio animo agitato e preoccupato. Non sarebbe servito a nulla portare a galla la mia agitazione.
Mi poggiai sul letto,toccando dei vestiti che la mia amica mi aveva disposto ordinatamente e amorevolmente .Non so bene quali sentimenti emergessero: preoccupazione,ansia,afflizione. Non sapevo come definirlo ma fatto sta che mi sentivo solo un enorme peso allo stomaco che si attanagliava sempre di più. Mi ero lasciata travolgere dai sentimenti ma Lily era di,pronta a farmi risalire la grande parete rocciosa dove ero precipitata. La guardai fugace, intenta a parlare al telefono e a proferir numeri insensati. Sorrisi flebilmente anche se avevo tutt’altra voglia ma rimasi li,immobile a fissarla mentre discuteva al telefono. Chiuse la telefonata e mi guardò dolce e comprensiva
« andrà tutto bene vedrai! » mi sussurrò flebilmente,cercando di alleviare le mie pene. Ma un unico pensiero mi frullava nella mente senza lasciarmi il tempo nemmeno di respirare
«e se non arrivassimo in tempo? »
« ci arriveremo! Ho chiamato un taxi che ci porterà all’aeroporto! Dovrebbe essere quasi qui. Allison vedrai che arriveremo il tempo! »
Il miei occhi si velarono di lacrime. Non riuscivo a reggere tutta quell’apprensione …
Oggi era stata una giornata troppo movimentata e temevo che non sarebbe finita la. Mi sentivo talmente piccola e la colpa era mia,perché se al posto di inseguire il mio sogno sarei rimasta a casa a coltivare la mia vita,sarei stata pronta ad affrontare eventuali soprusi da parte della vita. Sarei riuscita a parare qualsiasi colpo basso.
Dopo circa mezz’ora Lily mi informò che il taxi era arrivato e dopo aver preso armi e bagagli,salimmo sulla vettura diretti all’aeroporto … pronti a prender il volo
Il viaggio mi apparve immenso,ogni minuto sembravano ore e il peso che avevo allo stomaco non sminuiva,allargandosi sempre più. Guardavo dal finestrino la mia amata Venezia … devo dire che mi era mancata parecchio e ora che la vedevo mi sentivo ‘’felice’’ del mio ritorno a casa.
Scesi frettolosamente l’enorme aereo che mi aveva riportata al mio confine con la realtà,Lily era dietro di me,intenta a trasportare la sua valigia,proseguendo senza dir nemmeno una parola. Sapeva che quello non era di certo il momento per una chiacchierata tra amiche e mi conosceva al tal punto da definire il silenzio come unica mia soluzione di salvezza. Trovammo subito un taxi,di certo Venezia non era come Londra e qui si poteva facilmente trovare un tassista pronto a portarti nel luogo desiderato senza il bisogno di girare in vano per ore e ore
« dove ve porto? »
« Al policlinico S. Marco» Partì come un razzo quando sentì il nome dell’ospedale e la vibrazione della mia voce al solo pronunciare quelle parole. Arrivammo in poco più di mezz’ora.
Non riuscivo a scendere dalla macchina,le mie gambe erano incollate alla vettura e i miei pugni serrati. Il cuore batteva all’impazzata dentro al mio petto e avvertì un peso colossale alla gola che non mi lasciava respirare adeguatamente. Lily pagò la corsa del tassista e mi aiutò a scendere dalla vettura. Avevo una paura matta di scoprire quel verdetto maledetto,sicuramente avrebbe sconvolto e cambiato la mia vita per sempre. Forse ero io che mi facevo troppe alienazione mentali. Probabilmente già erano stati dimessi dall’ospedale e presto avrei sentito le grida di mio padre per aver disubbidito a lui e alla mamma.
Sentì una presa ferrea sul braccio e girandomi,ritrovai il viso di Lily che mi sorrise istantaneamente come a confortarmi
« andrà tutto bene»
Insieme entrammo in quell’immensa struttura ospedaliera. Lily fu costretta a tirarmi di peso mentre insieme ci dirigevamo al bancone informazione. Dopo svariati minuti l’infermiera ci indicò il terzo piano.
Salimmo flebilmente la lunga rampa di scalinate mentre mi sentivo le gambe molle e il petto indolenzito a causa dell’enorme fitta al cuore. Dopo aver seguito le indicazioni della piccola freccetta arrivammo al piano stabilito.
Da lontano scorsi una figura familiare rivolta di spalle: le sue spalle larghe,quei capelli mori scompigliati e quella giacchetta celeste a righe potevano essere solo di una persona.
Sergio stava parlando con una signora grassottella sui quarant’anni che attribuì alla madre. Non so cosa mi prese in quel momento ma incominciai a correre in fretta e furia verso di loro,sentendo il cuore martellare incessantemente nel petto e con un voglia matta di uscire.
« Sergio!!! »urlai prima di buttarmi letteralmente sulle sue braccia. Rimase fermo immobile,non riuscendo a capire cosa lo aveva travolto con così foga e appena mi riconobbe mi abbracciò con impeto come se non volesse dimenticare questo fatidico momento « quanto mi sei mancata» sussurrò soffiandomi sul collo. Mi distaccai da lui,guardandolo dritto negli occhi come a voler leggere tra quelle iridi chiare « come stanno??! » chiesi in un fremito,con la voce rotta dall’emozione e a causa della folle corsa.
Abbassò gli occhi di scatto e si morse il lato della bocca come faceva sempre quando mi stava nascondendo qualcosa. Cercai di restare calma e di rimanere lucida anche se era di un impresa a dir che ardua.
« Sergio? » non accennava a darmi uno strascico di notizia e questo mi innervosì parecchio,ed era evidente dalle vene che pulsavano incessantemente nella testa e dal buco che mi sentivo dentro lo stomaco. Mi sentivo dentro l’oblio in cui mi ero creata
Presi con impeto i lembi del colletto della sua camicia attirandolo di più a me,mentre cercavo con tutte le mie forze di non stritolarlo « rispondi diamine! Come stanno? Cos’è successo? » chiesi stringendo i denti e ringhiandogli contro.
Mi guardò allo stesso modo di come si guarda una bestia inferocita. Sgranò gli occhi e spalancò un po’ la bocca. Perché non mi diceva che stavano bene? Perché non mi sussurrava dolcemente di svegliarmi da quest’orrendo incubo?
Mi prese le mani,stringendole forte forte e appoggiò la sua fronte alla mia « si stavano dirigendo all’aeroporto per venire da te» spalancai gli occhi,distogliendomi da lui e rimasi pietrificata «da me? »
« volevano scusarsi per il modo in cui si era comportati e per averti proibito di vivere la tua vita come ritieni opportuno! Volevano dirti quanto ci tengono a te e quanto ti amano»
Mi sentì morire …
Stavano venendo a Londra per scusarsi di una colpa non loro? Ma solo una cosa mi interessava sapere
« e … stanno bene? » chiesi in un fremito ingoiando il nodo che mi si era formato alla gola mentre Sergio non riusciva a guardarmi negli occhi
« erano in aiuto nei pressi dell’aeroporto! Ci mancava veramente poco ma pioveva a dirotto e la strada era bagnata … Un autotreno ha perso il controllo catapultandosi sulla macchina dei tuoi genitori,tuo padre ha cercato di evitare lo schianto ed è finito sul precipizio … ma per fortuna c’era un’altra strada ma questo non ha evitato il tragico incidente! »
« e come stanno? » i miei occhi si velarono di lacrime. Avevo paura di quella risposta che mi avrebbe incenerito all’istante
« tuo padre è in sala operatoria da qualche ora»
Era colpa mia,tutta colpa mia.
Avevano avuto un incidente perché stavano venendo da me per scusarsi … scusarsi per una colpa che avevo commesso io. Per qualcosa di cui avrei dovuto chiedere io. Ci sarei dovuta essere io in quella macchina non loro. « e mamma? » proferì con voce rotta e distrutta. Non riuscivo a parlare,mi sentivo una vera nullità. In vita mia non avevo mai fatto nulla di buono,ero una delusione per il mondo intero,una delusione per mio padre … per mia madre … Lui chiuse gli occhi strizzandoli e serrò i pugni. Cosa stava a significare quel gesto? Guardai verso sua madre che appena incrociò il mio sguardo cambiò espressione e si voltò verso Lily
No! Non poteva essere vero,questo era solo un sogno e bisognava solo chiudere gli occhi e mi sarei svegliata nel mio letto,sotto il torpore delle mie calde e morbide coperte
«Sergio … e mia madre? » domandai straziata dal dolore. Non poteva essere … no,non poteva … non poteva …
« mi dispiace»
Spalancai gli occhi e indietreggiai …
Non potevo credere alle sue parole,non poteva essere vero
Sbattei contro la superficie del muro,mentre mi sentivo pesante e le gambe leggere. L’unica cosa che volevo era urlare,urlare talmente forte da farmi sentire in ogni parte del mondo,urlare e sovrastare quel dolore che mi aveva avvolto con le sue oscure ali nere. Volevo urlare,solamente urlare.
« nooooooooooooo! » Mi buttai a terra mentre sentivo le membra contorcersi dal dolore. Non ce l’avrei fatta a sopportare quel dolore devastante e travolgente. Non potevo credere che la mia mamma era un angelo da delle ali dorate e che non avrei rivisto più il suo bellissimo viso,i suoi occhi brillanti e il suo sorriso dolce e sereno. Non ero riuscita a dirle addio,le ultime fatidiche parole erano state un ‘’ vi odio ‘’ e una partenza dettata dal cuore. Non poteva essere morta,avrei preferito me al suo posto.
Vi prego prendi il mio posto mamma,continua a vivere!continua a vivere mamma …
Cominciai a dare pugni al pavimento fin quando dalle mie mani non fuoriuscì del sangue rosso come il fuoco che era dentro di me e che mi stava uccidendo minuto dopo minuto. Sergio cercò di fermarmi
« lasciami!!! »gli urlai contro cercando di divincolarmi dalla sua presa ferrea «ti ho detto di lasciarmi! »
« non risolverai niente strillando Allison! Non riporterai tua madre indietro»
‘’ non riporterai tua madre indietro’’ quella frase mi sembrava come un seconda coltellata al cuore. Mia madre non sarebbe mai più ritornata da me,non mi avrebbe mai più abbracciata ne rassicurata. Ormai era volata via da me … per sempre.
Mi immobilizzai e mi lasciai trascinare da quel senso di sgomento che mi stava travolgendo e che stava annientando il mio essere,logorandomi l’anima.
Sentivo le gambe farsi pesanti e le palpebre cedere a quel senso di sonnolenza che mi aveva appena avvolto. Vidi nero,nero come il quell’abbisso in cui ero finita.
Aprì gli occhi,ritrovandomi in una stanza completamente bianca. Dov’ero? Ero nel mio tanto sospirato sogno?A giudicare da quel peso che mi stava annientando il petto ero nel bel mezzo della vita
« ti sei svegliata finalmente» che rispondere? Che potevo dirgli? Che in quel momento avrei preferito chiudere gli occhi per sempre,addormentarmi per sempre così da raggiungere un angelo,il più bello tra tanti.
«tuo padre è uscito dalla sala operatoria» sgranai gli occhi,alzandomi di botto « dov’è?? »
«nell’ultima sala in fondo,ma …»
Slittai dal letto,cominciando a correre come una pazza,cercando di raggiungere quella stanza più in fretta possibile. La porta era socchiusa ed entrai.
Fu in quel momento che il mio cuore si fermò. Era sul letto con dei macchinari che gli permettevano la respirazione. Era pieno di bende e potei vedere anche del sangue intravedersi su una fascia che fino a poco tempo fa doveva essere di un bianco nitido.
Mi avvicinai lentamente,cercando di trovare in me la forza di camminare.
Guardavo quella figura esanime su quel letto di morte. No! non potevo perdere anche mio padre,non avrei sopportato quel dolore così devastante.
Mi avvicinai,accarezzando quelle guancie piene di graffi e gli lasciai un flebile bacio,mentre sentivo un peso all’altezza degli occhi e una piccola lacrima scese giù,bagnando il suo volto.
«finalmente sei … qui»proferì aprendo gli occhi ad una fessura e parlando con una voce roca e soffocata. Cercò la mia mano e afferrai la sua stringendola con foga e impeto. La portai alla bocca,lasciandovi lievi baci.
« si … e ci sarò sempre papà,resteremo sempre insieme! Io e te … per sempre» sorrise amaro. Uno di quei sorrisi che ti lasciano l’amaro in bocca perché sei perfettamente cosciente che quel ‘’per sempre’’ è molto più poco di quello che credi.
«perdonami … figlia mia! Perdonami per tutto quello che ti ho fatto! » mi strinse la mano ancora di più,mentre cercavo di capire a cosa alludessero quelle parole
«non sei perdonato perché non ne ho motivo papà. Sono io che devo farmi perdonare»
Sentì la porta aprirsi e girandomi,intravidi le figure di Lily e Sergio
«ascoltami Allison! Io e tua madre ti abbiamo amato dal primo giorno in cui sei entrata nelle nostre vite! E qualunque cosa abbiamo fatto è stato per il tuo bene. E’ ora che tu venga a conoscenza del tuo passato piccola mia» mi sussurrò singhiozzando mentre delle lacrime perturbarono il suo volto affranto. Mio passato? Che voleva dire con : è ora che tu venga a sapere del tuo passato?
«che vuoi dire papà? »
«tu non sei nostra figlia … Allison! » sgranai gli occhi, rimanendo di sasso. Potevo sentire il fiato sospeso dei presenti e il mio,che cessò improvvisamente
« come? »
Annuì convinto mentre mi sfiorava il viso con le sue mani « ti ho trovata al Destination Church di Chicago quando eri ancora in fasce! Siamo stati io e il sacerdote della chiesa,insieme a un uomo chiamatasi Luke Keimbool! Mi ricordo ancora la piccola cesta con la copertina rosa in cui eri avvolta,avevi quello stesso medaglione che porti ora al collo e insieme a te c’era una lettera»
Presi quel medaglione guardando la scritta intagliata ‘’ io e te … questa vita o nell’altra’’
« tua madre la nascose nella nostra camera da letto,trovala! E ricerca il tuo passato»
… pronunciò questa frase con tanto sforzo stringendosi più a me. Non credevo più ai miei occhi. Mi avevano mentito in tutti questi anni …
« perdonami figlia mia … ti prego …così posso andarmene con il tuo perdono»
«tu non morirai papà» lui mi guardò e sorrise,mentre i suoi occhi si facevano sempre più nitidi. Qualcosa mi stava strappando anche mio padre … lo stava portando via da me.
« cos’è che ti ho insegnato bambina?La morte non esiste figlia. La gente muore solo quando viene dimenticata» mi spiegò mio padre con il fiato corto «se saprai ricordarmi sarò sempre li con te.Potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto? »
« Si. »
Il suo sguardo divenne opaco fino a spegnersi sempre di più. Quel giorno mio padre morì con un flebile sorriso sul viso.
«papà!!! Papà guardami … no papà ti prego hai troppe cose da insegnarmi ancora … ti prego!!! Ti prego non lasciarmi» non servirono a nulla le mie urla e i miei richiami. Mio padre non rispondeva più … certamente era diventato un angelo dalle ali dorate … insieme e per sempre alla mia mamma …
Quando muore una persona cara ci ritroviamo di colpo nel mondo dei vivi cui alla fine, bene o male finiamo col cedere, ma quello dei morti come un amico o un nemico immaginario o un’amante segreta, continua a invitarci, con il richiamo di quello che abbiamo perso.
Cos’è il ricordo se non uno spettro nascosto in un angolo della mente, pronto a irrompere durante il giorno o a disturbare il nostro sonno con un atroce dolore, una gioia, qualcosa che non abbiamo detto o che abbiamo ignorato? Quando muoiono i nostri cari non è soltanto la loro presenza che ci viene a mancare o i loro sentimenti, ma anche il modo in cui ci hanno permesso di conoscerli, e di conoscere noi stessi.
Sergio si avvicinò a me senza dire una parola. Lo abbraccia con tutta la forza che avevo in corpo,piangendo per coloro che avevo perso,per i miei genitori che mi avevano lasciato per sempre
Non avevo mai capito il vero significato di per sempre … l’unica cosa che sapevo è che si trattava di tantissimo tempo … più di quanto potessi immaginare.
Passarono ore e Sergio mi riaccompagnò a casa così da poter riposare un po’ e alleviare le mie pene.
Ma quel magone che mi distruggeva dentro non mi avrebbe mai lasciato andare,procurandomi una fitta al cuore che non mi avrebbe abbandonato mai,seguendomi in tutti i giorni della mia vita.
« siamo arrivati»
Mi sentì un peso sullo stomaco al pensiero di entrare in quella casa e rimanervi da sola. Mi voltai verso Sergio,cercando di contenere i sentimenti,di respingerli all’interno e di non far trapelare nulla
« non potresti rimanere con me questa notte? » un suo bacio fu la risposta ai miei tormenti. Scese dalla macchina,aprendomi la portiera e mi aiutò a scendere.
Quando aprì la porta di casa mi ritrovai con un enorme peso sullo stomaco,mentre il mio sguardo vagava nella grande parete attrezzata,ricoperta da tantissime foto mie e dei miei genitori. Scaraventai le valigie per terra,mentre i miei occhi ritornavano ad essere umidi,mentre la mia vita si preparava a un lunghissimo periodo di agonia. Una piccola mano si poggiò sulla spalla. « ehi… » proferì Sergio,abbracciandomi con tutta la forza che avevo in corpo. Ricambiai l’abbraccio,stringendomi a lui e poggiando la testa nell’incavo tra la sua spalla e il suo collo e in quel momento non potei non trattenere le lacrime. Non riuscivo a trovare quell’interruttore,non riuscivo ad essere forte. Probabilmente non lo ero mai stata.
Avevo perso i miei genitori ed era tutta colpa mia… se non avessi intrapreso questo viaggio loro sarebbero ancora qui!
« sono stata una sciocca! » Sergio restò in silenzio nell’attesa che continuassi «se solo non fossi stata così testarda loro sarebbero ancora qui con me a preparare di certo il nostro matrimonio e a sognare già una presunta nipote! Invece … non mi vedranno mai in abito bianco ne verranno mai chiamati ‘’nonni! »Sergio mi baciò la fronte senza dire niente. Sapevo che pensava le stesse cose ma era troppo buono per dirmelo in faccia
«non sono nemmeno loro figlia …»mi sentì tirare dal mento e la sua mano mi obbligò a guardarlo negli occhi << tu sei e sarai per sempre la loro bambina! Tutto questo non cambierà mai>>sussurrò dolcemente
« e quando ti riprendere,se e se vuoi,andremo a cercare quelle carte! » un brivido mi percorse l’intera spina dorsale. Anche se la verità mi faceva infinitamente male avevo una voglia matta di conoscere le mie vere origini. Forse era troppo presto? No. Non mi ero di certa dimenticata di essere figlia degli Evans,ma non potevo stare alla larga dalla verità: mio padre non lo avrebbe fatto. Di certo lui già conosceva la vera identità della mia madre biologica … ora toccava a me scoprirlo.
Mi allontanai da lui,lo presi per mano e mi diressi nella camera da letto dei miei genitori «ho capito il concetto» proferì mentre entravamo nella grande sala.
« tu controlla nel armadietto di mio padre,io in quella di mia madre>> cominciai ad aprire i cassettoni,rovistando al suo interno. Niente! Continuai a frugare in giro ma quella maledetta scrivania era completamente piena di cianfrusaglie ma della lettera di cui parlava papà: neanche l’ombra.
Mi sedetti nel capezzale del letto,buttandomi le mani in viso,cercando di reprimere le lacrime che mi stavano invadendo. «le troveremo» sussurrò Sergio con le spalle appoggiate all’armadietto.
All’armadietto certo!
Mi alzai,cercando di spostare quell’armadietto ma era troppo pesante. Sergio mi guardò interrogativo«che diavolo stai facendo? »
«ricordo che mia madre ad ogni mio compleanno mi diceva sempre questa frase ‘’ quando sarai grande e noi non ci saremo più,controlla il piccolo angolo segreto di tuo padre! Ma solo quando sarai veramente pronta’’ non ho mai capito il vero significato di quella frase,ma dietro questo piccolo cassonetto c’era un piccolo buco dove mio padre teneva i suoi sigari o ciò che riteneva importante … quindi anche quella dannata lettera! Mi aiuti? »
Sergio mi aiutò e quando l’armadio fu tolto dai piedi,trovai quel profondo buco!
Misi le mani li dentro e cominciai a cercare: uscì due o tre sigari,una banconota da cento dollari e … una busta ocra rovinata
«pensi sia questo? » mi chiese Sergio guardando prima la busta e poi me. Non so cosa provai in quel momento. Ma le miei mani cominciarono a tremare come impazzire e in quel momento mi parve di morire «ora non sono molto sicura di voler sapere il contenuto»
«Io ti sono vicino! »
Tolsi delicatamente la busta posandola sul letto e da li ne pervase una piccola lettera. Cominciai a leggerne il contenuto


Cara Allison!
Si! È così che ti chiami … hai lo stesso nome di tua nonna Allison!
Quando leggerai questa lettera probabilmente la busta sarà già ingiallita e le parole saranno nitide e difficilmente si leggeranno ancora bene!
Ma si! È così che dovrà essere.
Non avercela con me figlia mia! Sono giovane e tu sei venuta al mondo in una situazione in cui tuo padre è già marito,ha tre bellissimi bambini e il doppio dei miei anni. Non posso tenerti e a dirti la verità non penso neanche di volerti.
Non pensare male! Ti amo già più della mia stessa vita e attendo il giorno in cui ti riavrò tra le mie braccia. Ammesso che quel giorno arriverà ti metto al mondo,facendoti imparare già da neonata il vero significato della vita. Imparerai quanto è dura e crudele a volte. Si! Imparerai a tue spese. È sarà difficile: come imparare a parlare o a camminare ma imparerai!
Ho diciotto anni e io l’ho sto imparando adesso,mentre ti scrivo questa lettera lasciandoti alle cure di qualcuno che sicuramente sarà darti più di quanto ti abbia dato io,prima mettendoti al mondo e poi dandoti alle sue cure.
Ora ti lascio figlia mia,con l’augurio di una vita felice e stupenda,come tu lo sei già

Ti amerò per sempre
Tue AnnaLisette



Rimasi immobile,in silenzio,continuando a scorrere lo sguardo su quelle righe sbiadire. Non riuscivo a credere a ciò che avevo letto. Le uniche tracce che avevo erano : il nome della mia madre biologica,Chicago e la chiesa in cui mi avevano trovata
La mia vita non aveva più un senso e in quel momento mi accorsi che in tutto questo tempo mi avevano imbottito di bugie e io avevo costruito un futuro fatto pieno zeppo di falsità e menzogne! Chi sono io? Chi sono mia madre e mio padre? Avevo bisogno di risposte e rimanendo qui non le avrei di certo trovate … Chicago era la mia ultima speranza
«che cosa stai pensando? » che cosa stavo pensando? In verità a niente e a tutto. Non sapevo nemmeno io cosa pensare ne quanto meno come agire. Solo di una cosa ero certa: volevo conoscere il mio passato.
Guardai di sfuggita il computer nella camera da letto dei miei genitori e mi balenò un idea!
«niente! Scusa sono un po’ stanca… vai a letto! Io ti raggiungo fra poco»si avvicinò lentamente a me stampandomi un delicato bacio a fior di labbra. Le sue erano sempre fredde ma soffici. In un certo mi era mancato averlo vicino. Girò i tacchi andando nella camera da letto,io mi avvicinai al computer,indecisa sul da farsi.

«perché ci hai messo così tanto? » entrai in stanza e cominciai a spogliarmi,togliendo i miei sudici vestiti e mettendomi un pigiamo che presi dalla valigia. Mi stesi accanto a lui,appoggiando la testa nel suo petto
«mi sono fatta la doccia per disfare i nervi»lui si abbassò baciandomi prima le labbra e poi scendendo verso il mento e il collo,mentre io mi strinsi alle sue spalle,lasciandolo fare « mi sei mancata sai? » mi diede un altro lungo e appassionato bacio. Stavolta no… mi era mancato tantissimo!!

Aprì gli occhi lentamente,fui svegliata da delle voci in lontananza e mi ci volle qualche minuto per riprendermi e analizzare l’accaduto. Un magone mi perforò lo stomaco e un senso di nausea mi travolse.
Toc toc
Dalla porta fece ingresso una testolina mora e da li entrò Lily con un tazza di cioccolata fumante tra le mani
«ti ho svegliata? » mi sollevai,scaricando il peso del mio corpo sui gomiti,sollevandomi «se non volevi svegliarmi perché hai bussato?» chiesi ironica. Lei sorrise e si sedette vicino a me,porgendomi la tazza « come stai questa mattina? »
Soffiai sulla cioccolata in modo da non scottarmi e bevvi tutto in un sorso «come se un camion mi avesse appena travolto»
Mi prese la tazza dalle mani poggiandola sul comodino di fianco al letto e mi abbracciò. Mi aggrappai a lei con tutte le mie forze e fui costretta a reprimere quelle lacrime che si imbattevano con forza sui miei occhi «non ci posso ancora credere… non ci riesco! Non riesco a credere che i miei genitori siamo morti! »
non rispose,si limitò ad abbracciarmi forte! Con Lily era così: non servivano parole … ma un abbraccio era più che sufficiente!
«Lily devo dirti una cosa…» sussurrai ad un certo punto. Lei si distaccò da me,restando in ascolto di ciò che stavo per dirle
. Tirai un lungo sospiro e mi guardai i palmi delle mani per l’imbarazzo
«ho prenotato l’aereo per Chicago … questa sera partirò! Ma devi assolutamente promettermi che non lo dirai a Sergio!!!>> Lily mi guardò basita,scioccata,con occhi talmente sgranati da poterci cadere dentro da un momento all’altro. Tirò un lungo sospiro e …
«Tu cosa?!? Ma che cosa ti passa nel cervello? Andare a Chicago? Sola? No cara mia non te lo permetterò affatto! A meno che o io o Sergio veniamo con te! » le presi le mani,guardandola attentamente negli occhi «Lily no … è una cosa che devo risolvere io da sola … sono una donna adulta e vaccinata e ho bisogno di risposte che di certo non troverò qui …»
«ma noi verremo con te e poi secondo me è meglio che lasci questa storia è troppo pericolo!>>
«lo so … ma non so più chi sono capisci? Mi sento nella selva nera di Dante Alighieri … senza una via di uscita … mi sento imprigionata in me stessa e ho bisogno di risposte e ho bisogno di stare da sola per qualche tempo! Quindi ti prego lasciami andare …»
«prometti che mi chiamerai sempre?? »
«prometto! »

Arrivai all’aeroporto di Chicago in fretta e furia e ringraziai Dio di essere arrivata sana e salva. Solo adesso mi rendevo conto dell’enorme cavolata che avevo fatto e adesso? Per la fretta non avevo prenotato nemmeno un albergo in cui passare la notte e come se non bastasse,il cielo non prometteva nulla di buono e confortante.
Uscì dall’aeroporto,imbattendomi tra le strade trafficate della grande città,cercando disperatamente un taxi
Ero alla sua ricerca finchè non vidi un cartello con l’immagine di Johnny! Mi ricordai che lui era qui a Chicago per motivi di lavoro,ma non potevo permettermi di disturbarlo! Avrei cercato un alternativa.
All’orizzonte non si vedeva nemmeno l’ombra di un possibile taxi e fare l’autostop di certo non sarebbe stata una grandiosa idea. Qualcosa di freddo e duro mi sbattè sulla testa e poco dopo,come se non bastasse,cominciò a piovere a dirotto.
Dall’altro capo della strada intravidi un venditore ambulante e quando notò la mia presenza cominciò a farmi segno e ad indicarmi degli ombrelli. attraversai di fretta e furia la strada,mentre presi il cellulare per cercare su internet un possibile albergo e per poco una macchina non mi travolse,anche se tutta l’acqua della strada mi finì di sopra inzuppandomi tutta. Come se non bastasse inciampai sul marciapiede e caddi per terra! L’uomo che avevo visto prima mi aiutò ad alzarmi. Mi voltai,accorgendomi che l’uomo era sparito insieme alla mia borsa «non me ne va una giusta!! » urlai per la rabbia! Come potevo fare? Ero completamente fradicia,senza più un soldo e probabilmente sarei rimasta per strada questa notte. Tremavo dal freddo e le lacrime cominciarono a scorrere dal mio viso … non sapevo nemmeno il perché …
Presi il telefono –che mi aveva prestato Lily -e digitai il numero di Johnny
Tuuu tuuu «pronto? » fece una voce familiare dall’altro lato del telefono. Tirai un sospiro di sollievo e cominciai a parlare singhiozzando
«Johnny! »
«Allison?!? »
«Johnny ti prego aiutami! Sono qui a Chicago e non ho un luogo dove andare! Mi hanno rapinata e …>>
«tu cosa? » proferì tutto in un fiato e fui costretta ad allontanarmi il cellulare dalle orecchie per evitare di diventare sorda «aspetta! Dimmi dove sei che ti mando il mio autista!Dimmi dove sei? »
Guardai un insegna«Al Summit»
«okay! Tu spiegami che è successo in un'unica frase! » Mi chiesi e fui costretta ad inalare aria prima di dire quella frase che mi faceva morire ogni volta al solo pensiero
«i miei sono morti! »
«arriva subito! » proferì dopo un attimo di silenzio.
Un enorme macchina dai vetri completamente oscurati mi portò davanti a un grande albergo.
Johnny era sotto la pioggia con i capelli zuppi e lo sguardo puntato su di me. L’autista fermò la macchina e uscì velocemente dalla macchina. Ci guadavamo sotto la pioggia senza dire niente …nemmeno una parola,finchè non mi tese le braccia e io mi buttai su di lui,cominciando a piangere come non avevo mai fatto prima…
«adesso ci sono io qui …non ti accadrà più nulla! Piccola mia» adesso si che mi sentivo al sicuro… si …finalmente ero tra le sue braccia …


Okay potete smetterla di tagliarvi le vene xD
Si anche io penso che questo capitolo porta al suicidio! Ma vi prego non fatelo: la vita è bella e voi avete tanto da fare xD
Mi dispiace che sia uscito così traggico: ma voi come vi comportereste al posto della sfortunata Ally DX
Volevo scusarmi se la trama risulta simile a qualche storia ma nella mia mente mi ero già impostata tutta la storia e non ho potuto cambiare  sorry!
Bene ora vi lascio e ringrazio chiunque legga la storia! E mi raccomando: la vita è BELLA non suicidatevi xD
Un bacione forte! :*
Aishia
  
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