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Autore: Iso Mary    21/03/2013    1 recensioni
In un mondo dove tutto va a rotoli, il nostro protagonista Joshua perde il lavoro e disperato si reca al parco per porre fine alla sua misera vita … e proprio qui incontrerà Lili, un angelo salvatore, come lui la definisce, malata di leucemia di cui si innamorerà perdutamente. Solo allora capirà il vero significato della vita, cercando di porre rimedio ai suoi errori e apprezzando ogni minimo istante della loro esistenza , insieme.
Dedico questo romanzo al piccolo Giacomo, un bimbo di soli 10 anni che già si ritrova a combattere contro questo brutto mostro denominato leucemia: coraggio campione, vedrai che vincerai tu!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dopo essersi sottoposto al prelievo, Joshua consumò voracemente uno spuntino, selezionato al distributore dell’ospedale. Poi , all’improvviso, si rese conto che, in tutta quella sua frenesia per la ricerca di una spiegazione plausibile a tanta ingiustizia, si era dimenticato di recarsi dall’unica persona che in quel momento aveva davvero bisogno della sua presenza: Lili. Chissà come aveva reagito alla notizia? Chissà cosa stava macchinando nella sua testa? Ancora una volta il ragazzo aveva anteposto la sua sofferenza a quella di lei, anche se in questo caso la sua impulsività lo aveva portato ad un’azione efficace e tempestiva. Uscì impetuosamente dalla clinica e si avviò verso il parcheggio. Mentre stava entrando in macchina , vide di fronte a sé in una vetrina di bigiotteria, un oggettino scintillante davvero delizioso . Entrò di gran fretta nel negozio, acquistandolo con grande entusiasmo e partì speditamente con la sua auto verso casa Crescentini. Appena suonò il campanello, venne ad aprirgli la madre di lei, trasandata e triste: pareva invecchiata di vent’anni. Fino ad ora Joshua non l’aveva mai vista con un capello scomposto, tanto era sempre agghindata al meglio e con il trucco sempre accuratamente utilizzato. Ma per la prima volta, da quando si conoscevano, il ragazzo vide riflessa in quegli occhi scialbi l’ impotenza della donna di fronte a tale tragedia. Lo fece entrare e con voce soffocata dal pianto gli disse < Non vuole più curarsi, è stufa di tutto: così morirà! Falla ragionare, almeno tu: ti prego, ti prego!> Il ragazzo la abbracciò, commosso da tanta agonia: quella signora era l’esatto contrario di sua madre. Era sempre stata presente nella vita di sua figlia, dedicandole attenzioni. Da quando Lili si era ammalata, aveva speso ogni secondo del suo tempo a prendersi cura di lei, portandola dai migliori specialisti del settore. Non si meritava una sofferenza così straziante. Il ragazzo salì le scale, bussò alla porta della camera della ragazza ed entrò, senza attendere risposta. Ella era riversa nel letto, con la faccia schiacciata nel cuscino. Si percepivano soltanto piccoli singhiozzi e l’inspirazione rumorosa del naso. Joshua si avvicinò e le accarezzò dolcemente la schiena. Dopo un lieve sobbalzo, la ragazza scandì tra le lacrime < Se sei venuto per convincermi a fare il trapianto, è tempo sprecato! Non voglio più fare nulla, sono così stanca, così debole … Non ho più la forza di lottare!> < Lili tu devi lottare: è il tuo ultimo sforzo e forse il più difficoltoso, ma ci devi provare!> < Per quale scopo? Poi la malattia ritorna di nuovo ed io sono sempre più scoraggiata!> < Questa volta ci sono buone possibilità di guarire: ho parlato con il dott. Torrisi. Mi ha spiegato per filo e per segno l’intera operazione e mi ha assicurato che in un soggetto giovane come te, c’è un’ottima possibilità di successo.> < Joshua ti prego, lasciami stare, o meglio dimenticami, lasciami morire!> A queste parole il ragazzo perse ogni razionalità nei suoi confronti, si scaraventò sul suo minuto corpo, la girò a forza verso di lui e cominciò bruscamente ad articolare < Voglio che mi guardi negli occhi mentre mi dici queste cazzate! Ora basta: io, ma soprattutto i tuoi genitori si meritano di più di una rassegnazione passiva ad una morte dolorosa, non credi? Ascoltami: loro hanno bisogno di te; io ho un disperato bisogno di te. Senza la tua presenza io sono quell’ubriacone egoista, privo di uno scopo nella vita, pronto a suicidarsi, che hai conosciuto al parco tempo fa. Guardami ora: sono diverso e grazie a te. Sei tu la mia ragione di vita ed io vorrei essere la tua. Quindi se proprio non vuoi farlo per te, vivi per me! Oggi ho fatto anche il prelievo per verificare la mia compatibilità con il tuo midollo. Sarei onorato di poterti aiutare. Ma tu ci devi credere, fino in fondo> La ragazza esplose in un pianto disumano, che liberava i suoi timori e le sue angosce, determinati da una condizione di vita precaria , che da troppo tempo aveva dovuto accettare con rassegnazione. < Faresti addirittura questo per me?> ebbe appena la forza di commentare < Non solo: potessi mi prenderei in carico la tua malattia, cosicchè tu potresti vivere una vita decente.> Poi ribadì < Ti prego, proviamoci, è l’ultimo sforzo che ti chiedo di fare!> la ragazza lo fissò con gli occhi velati di lacrime e accennò un minuscolo sì con la testa e il ragazzo, colto da entusiasmo, frugò nella tasca , si mise in ginocchio vicino al suo letto ed esordì < Lili, devi assolutamente guarire, perché c’è una cosa che vorrei fare quando tutto sarà finito> e , tirando fuori un anello d’argento con un cuore rosso in zirconi, comprato pocanzi nel negozio di fronte all’ospedale, proseguì < So che stai ancora studiando e potrai continuare a farlo. Sarò io a lavorare e ad occuparmi delle spese, in poche parole: Lilia Crescentini, mi vuoi sposare? > La ragazza lo guardò completamente attonita dalle troppe rivelazioni ascoltate e poi, spinta da una nuova e improvvisa speranza, rispose < Ssì, lo voglio!>. Il ragazzo le infilò l’anello all’anulare (come voleva la tradizione) e si baciarono, in segno del loro amore , tra le lacrime di entrambi che scendevano sempre più copiose, in un miscuglio di smarrimento e di gioia. Arrivarono anche i genitori di lei, per verificare cosa stesse succedendo lì sopra. Vennero informati dei fatti e furono rincuorati dalla volontà della figlia di partecipare al trapianto e dalla generosità del ragazzo di diventare donatore, soltanto per salvare lei. Non poterono che dare la loro benedizione a quel matrimonio tanto desiderato da tutti, poiché sarebbe stato il lieto fine di un incubo che durava ormai da troppo tempo. E rimasero tutti e quattro abbracciati quella sera, tra le lacrime e la speranza, come una vera famiglia: la stessa che il ragazzo avrebbe sempre desiderato e che ora, nonostante le vicissitudini, aveva finalmente trovato.
  
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