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Autore: Mrs_Depp    21/03/2013    4 recensioni
-Piccolo giglio- disse Itachi tra sè e sè: -Chissà se sai resistere all'inverno.-
Dopo la primavera più bella della sua vita, la giovane Sayuri Hyuga dovrà affrontare un duro colpo. Saprà rialzarsi ed andare avanti dimenticando il passato?
Una FF dedicata allo splendido universo di Naruto
(AVVISO: l'OOC è riferito soltanto ad Hiashi, ma ho ritenuto di metterlo per evitare incomprensioni)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NELLA FORESTA

-Dì un po’, Gai, visto che tu sembri saperne più di me riguardo agli esami di selezione, potresti spiegarmi perché, una volta conclusa la prova, i ragazzi non sono stati fatti uscire subito dalla foresta?- Kakashi non riusciva a capire perchè ci stessimo addentrando a grandi balzi nella foresta.
-Sul fatto che io ne sappia più di te non ci piove, visto che ho molta più esperienza in campo didattico. I tuoi precedenti allievi non sono mai stati in grado di superare la tua assurda prova dei campanelli-
-Quella prova ha un senso profondo, ora rispondi alla domanda-
-Quest’anno si è verificato un evento senza precedenti: molti più genin del solito hanno superato la seconda prova, quindi è necessario dimezzarne il numero-
-E come?- intervenni io, stanca di ascoltare passivamente i discorsi degli uomini
-Con dei semplici duelli: gli aspiranti chunin si sfideranno a coppie e i vincitori di ogni duello saranno ammessi di diritto alla terza prova-
-In effetti ha senso- riflettè Kakashi: -Altrimenti la terza prova avrebbe dovuto articolarsi su più rounds, ed essendo quella più importante e seguita, avrebbe comportato un sovraffollamento di ospiti al villaggio-
-Esattamente. La terza prova deve vertere sui migliori, ossia su quelli come il mio Rock Lee!-
-E Sasuke- aggiunse Kakashi con una punta d’orgoglio, facendomi sorridere. Lui e Sasuke erano molto simili, per lo Sharingan, certo, ma anche per la profonda motivazione, per l’indole seria e precisa, per il grande talento che li contraddistingueva, con o senza abilità innata. Erano i miei ragazzi.
-Eccoci!- disse Gai, interrompendo i miei pensieri e facendomi alzare lo sguardo su un’alta fortificazione che si ergeva esattamente al centro della foresta: -Qui è dove si terranno le sfide a coppie. Lee! Ecco il mio ragazzo! Te la sei cavata alla grande!-
Per un momento rimasi sconvolta nel notare l’incredibile somiglianza tra il giovane genin che si stava avvicinando di corsa e l’uomo-broccolo che stava al mio fianco: stesse sopracciglia enormi, stesso taglio di capelli a scodella, stessa ridicola tutina verde.
-Sayuri, Kakashi, vi presento il mio Lee, campione di taijutsu, che un giorno diventerà il ninja più potente della terra del Fuoco!-
-Sarebbe tutto merito dei suoi brillanti insegnamenti, Gai-sensei!- rispose il ragazzo. Santi numi, anche i loro sorrisi erano in tutto e per tutto identici!
-Sayuri!- mi chiamò una voce squillante, dall’ingresso
-Satsu!- salutai mia cugina con un sorriso
-Sei venuta per Hinata? Se l’è cavata bene, solo qualche graffio-
Per fortuna la mia sorellina stava benone, tirai un sospiro di sollievo, ma era ancora troppo presto per cantare vittoria.
Quando Satsu vide Kakashi, infatti, il suo sguardo si adombrò un poco: -Tu dovresti vedere una cosa, invece; si tratta di Sasuke-
-Cosa gli è successo?- chiedemmo in coro il mio fidanzato e io, avviandoci con lei verso la fortificazione e lasciando i due broccoli, senior e junior, a farsi le fusa a vicenda.
-Quando l’ho medicato per la visita di routine, non ha voluto che gli esaminassi il collo, che continuava a toccarsi nervosamente. Sono riuscita ad intravedere uno strano segno nero che sembrava procurargli delle fitte dolorose. Ho provato a convincerlo a parlarne, ma sai come è fatto Sasuke, non gli piace mostrarsi debole, nemmeno con un medico-
-Ci parlo io- dissi risoluta
-Credo sia meglio che lo faccia io- ribattè Kakashi: -In fondo sono il suo maestro-
C’era della tenerezza in quella sua decisa presa di posizione: Kakashi teneva a Sasuke come ad un fratellino minore, forse sarebbe stato per lui quello che Itachi non era riuscito ad essere.
-D’accordo, allora io vado da Hinata. Fammi sapere come sta Sasuke-
Ci separammo e io mi avviai verso la stanza dove Satsu mi aveva detto che avrei trovato mia sorella.
La mia piccolina mi accolse con un sorriso radioso, e non rimasi sorpresa quando le prime parole che le sentii dire furono: -Hai sentito, onii-chan? Anche Naruto ha passato la prova!-
Cotta. Hinata era proprio persa per quel rumoroso e ribelle ragazzino, che aveva così poco in comune con il suo carattere timido e riservato. Io mi ero innamorata di due uomini nella mia vita, ma nessuno di questi superava Naruto nel talento di fare baccano. Ricordavo i tempi in cui mio padre doveva ancora concedere la mia mano ad Itachi, e mi sfoggiava come un gioiello, portandomi a passeggiare lungo le strade di Konoha, ansioso di trovarmi un marito: c’era sempre un muro imbrattato di graffiti, una bancarella rovesciata, un commerciante che sbraitava maledizioni contro il ragazzino della Volpe, il figlio orfano de quarto Hokage, Naruto Uzumaki.
Riflettei sul cognome, si, quello di Kushina-san, la migliore amica di mia madre e di Mikoto Uchiha, era molto più adatto a lui di quello del calmo e riflessivo Minato Namikaze.
Sorrisi nell’immaginare come sarebbe potuta essere la vita di Hinata se avesse sposato Naruto: probabilmente avrebbe passato la propria esistenza a cucinare Ramen e ad arrancare dietro al proprio turbolento maritino.
-Hanno detto che ci sarà un’ulteriore selezione, nii-chan. Dicono che troppi di noi hanno superato la seconda prova e che ci devono dimezzare prima del terzo round. Sai su cosa saremo testati?-
Abbassai lo sguardo sulle sue ginocchia sbucciate, canalizzando tutta la mia attenzione nell’atto di medicarla e cercando di no farle percepire tutta la mia rinnovata preoccupazione: -Si tratta di una serie di duelli, Hinata-
-Oh…- fu la sua unica risposta, e i suoi occhi si fecero enormi per l’ansia
-Hai sentito, nii-chan? Anche gli altri genin della Foglia sono passati; questo significa che sono tutti davvero forti. Potrei scontrarmi contro Sakura o Ino-
-E come ti comporteresti se dovessi combattere contro una tua amica?-
Hinata mi guardò con aria stolida, come se non avesse ancora realizzato che questa possibilità non era così remota: -Kurenai-sensei dice che questo sarebbe un bene, perché sarei più facilitata nell’individuare i loro punti deboli-
-è vero, la tua maestra è molto saggia-
-Però non tutti quelli che conosco ne hanno…- disse lei, abbassando il capo, sconfortata
-Cosa dici? Tutti hanno almeno un punto debole!-
-Non Neji-san…-
Già, Neji. Quel ragazzo era il genio del clan, e mio padre non aveva mai nascosto l’invidia per la prole di suo fratello Hizashi. Questi aveva un figlio prodigio, capace di padroneggiare il Juken in tutte le sue forme già in tenera età, mentre a mio padre erano capitate due femmine “troppo gentili”. Se Hinata e Neji si fossero scontrati, per lei sarebbe stata la fine, non solo a causa della forza di lui, ma anche per via del profondo sentimento di odio che mio cugino nutriva nei confronti della casata principale. Neji sarebbe stato capace di uccidere Hinata e anche di infierire sul suo cadavere, traendone una gioia selvaggia, ne ero certa.
Immaginare mia sorella morta mi procurava un dolore immenso.
Strinsi convulsamente i pugni, accartocciando i cerotti che tenevo in mano, e seppi, ancora prima di sentirla, che non sarei stata capace di rispondere prontamente alla sua domanda, che rimase sospesa nell’aria satura di tensione: -Nii-chan, credi che farei meglio a ritirarmi se dovessi scontrarmi con lui?-
Rinnegata, evitata, ripudiata, sottovalutata. Questo era il destino che avrebbe atteso la mia sorellina se si fosse ritirata dal combattimento contro colui che avrebbe dovuto proteggerla. Sarebbe andata tutti i giorni dall’Hokage a ritirare mansioni che non le sarebbero state affidate, avrebbe vissuto come un fantasma all’interno di una gabbia dorata, in attesa dell’occasione di trovare un marito; e quel marito non sarebbe stato il suo Naruto , bensì un giovanotto di famiglia ricca e di buon nome, che l’avrebbe adombrata e resa inutile; e i suoi figli avrebbero avuto il marchio della casata cadetta, segno della loro missione di vita: proteggere i miei, di figli, eredi della casata principale.
Sangue e sudore verserai, sorella, il fallimento non è contemplato.
Il fallimento non è contemplato, ma la morte sì; e la morte di Hinata sarebbe stata il colpo di grazia per il mio cuore, fragile come la carta di riso.
Sì, perché, se ci fosse stato qualcuno che non l’avrebbe mai rinnegata, evitata, ripudiata o sottovalutata, quella ero io, io che l’amavo così tanto, più della mia stessa vita, che le avevo fatto da madre sin da quando era in fasce, io che la capivo meglio di chiunque altro, e non potevo, non potevo, perderla.
Lei era stata con me quando il disonore mi aveva travolta, e così io sarei stata con lei quando nessuno l’avrebbe voluta guardare negli occhi. E saremmo state vive, vive entrambe.
-Neji non è un avversario per te, Hinata. Sarebbe meglio se tu ti ritirassi-
Negli occhi di lei vidi un barlume di sollievo. Il suo. Il mio.
 
-Posso farlo, non è così grave!- Sasuke stava, come al solito, cercando di fare il duro, quando entrai nella stanza in cui Kakashi lo aveva trattenuto per discutere della sua condizione.
-Che cosa non è grave?- chiesi, con un misto di ansia e sarcasmo; una commistione piuttosto strana, pensandoci, ma non così tanto, considerato che si trattava di Sasuke.
-Il suo marchio, Sayuri. La situazione è più preoccupante di quanto immaginassi. Conosco bene quei simboli: è il segno maledetto di Orochimaru-
Il sopracciglio scoperto di Kakashi era più corrugato che mai, le sue braccia rigide, i pugni risolutamente affondati nelle tasche.
-Santo cielo, fammi vedere!- dissi a Sasuke, tentando di abbassargli il collo della maglia
-No! Posso combattere!- disse lui, ritraendosi e allontanandosi verso la porta. Due funi d’acqua lo afferrarono per le spalle e lo trascinarono indietro, verso di me: -Sasuke, la devi piantare di fare il bambino, non costringermi a trattenerti con la forza. Voglio vedere quel marchio, adesso-
Sul viso di Sasuke affiorarono molteplici emozioni contemporaneamente: rabbia, frustrazione e dolore, ma, alla fine, si arrese e, docilmente, si tolse la maglietta. Le ferite sul suo busto e sulle braccia erano state medicate alla perfezione da Satsu, e ora tutto ciò che imbruttiva il suo candido torace erano ematomi scuri qua e là; e poi c’era il marchio: tre segni neri che si originavano dalla cicatrice di un morso, i bordi gonfi e arrossati. Doveva fare parecchio male.
-Non ci pensare nemmeno!- dissi, distogliendo lo sguardo da quell’orribile ferita: -La mia famiglia è responsabile della tua vita, e non permetterò che tu ti metta in gioco mentre ti trovi in queste condizioni. L’esame di selezione dei chunin non è uno scherzo-
-Infatti non sto scherzando!- ribattè Sasuke: -Non vi sto chiedendo di uccidermi con le vostre mani, vi imploro soltanto di darmi una possibilità.
-Sayuri, tu più di tutti dovresti capire e smettere di fingere che il ricordo del passato non ti uccida ogni giorno; non è da te essere ipocrita, e non è da me riuscire a cancellare la mia maledizione. Se non divento chunin adesso, non sarò mai all’altezza di Itachi, e come si può chiedergli di portare rispetto ad un fratello minore che è un fallimento?
-Io non posso fallire! Altrimenti non sarò mai… non potrò mai…- e le sue spalle si afflosciarono, non sostennero più il peso della testa, che cadde in avanti, nascondendo il suo viso, segnato da un dolore che non avrebbe mai dovuto contagiare la sua anima innocente. Avrei voluto abbracciarlo, ma non ci riuscivo, inchiodata com’ero dal senso di colpa.
In fondo aveva ragione. Come mi permettevo di impedirgli di dare una svolta alla sua vita, quando io stessa ero andata contro il volere della mia famiglia, contro le aspettative del villaggio, pur di risollevarmi dal disonore. Alla fine, a quasi nessuno era mai importato veramente di me, quindi non ero stata fermata, invece Sasuke era incatenato dalla morsa di preoccupazione di tante persone che gli volevano bene: Kakashi, Sakura, Naruto, Hinata, io stessa.
Eppure, per risollevarsi da una caduta rovinosa, bisogna far leva sulle ginocchia che sanguinano, e provare dolore. Io lo avevo fatto, Sasuke ne aveva il diritto e lo voleva più di ogni altra cosa.
-Va bene- disse Kakashi, anticipando la mia reazione. Io sollevai lo sguardo su di lui, e ciò che vidi mi rese chiaro il motivo per cui aveva parlato così: si stava assumendo, di fronte a me, tutte le responsabilità sulla vita di Sasuke, e questo perché, proprio come me, poteva mettersi senza problemi nei panni del suo allievo, e sapeva che combattere sarebbe stata anche la propria scelta.
Sasuke non era soltanto il suo allievo, era la sua anima, dilaniata troppo precocemente dalla perdita.
Fu per questo che, di fronte alla tacita supplica di entrambi, non ebbi il cuore di negare nuovamente il mio consenso, e, nonostante fosse una delle scelte più difficili che mi imposi di prendere, chinai il capo di fronte al fuoco che bruciava in loro.
-Pare che sia il caso che io vi lasci a discutere di strategie-
Il sorriso sincero, più unico che raro, che vidi affiorare sulle labbra di Sasuke e brillare nell’occhio scoperto di Kakashi, fu il solo balsamo disponibile in quel momento per lenire la preoccupazione che mi attanagliava la gola.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Mamma mia, che parto! E detto da una futura ostetrica è proprio una metafora importante!
I due mesi più duri della mia intera carriera scolastica: tirocinio, esami, esami e ancora esami! Voglio spararmi!
Perciò non serve che vi spieghi quanto sono dispiaciuta per il ritardo incalcolabile, vero? Spero che non mi abbiate abbandonato :)
Capitolo dedicato a love_him_is_a_crime, che mi ha sollecitato a continuare! Sono quelle come te che mi fanno venire voglia di scrivere! Grazie :)
Baci
Alice (Mrs_Depp) 
  
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