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Autore: itsmeg    22/03/2013    2 recensioni
“Hei.” Il cuore di Blaine Anderson perse qualche colpo, come sempre, nel sentire la voce angelica di Kurt. Aveva risposto subito, magari era un buon segno.
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I rumori degli spari e l’urlo di Blaine arrivarono forte e chiaro ai tre, e sebbene Rachel avesse perso gran parte della telefonata, capì immediatamente cosa era successo. Il mondo improvvisamente cominciò a crollarle addosso, tutto intorno a lei diventò nero e l’ultima cosa che sentì furono le braccia di Brody che le impedirono l’urto con il parquet, prima di svenire.
-
Tina aveva sempre saputo che gli amori nati al Glee club non erano semplici amori, o semplici amicizie. Erano molto di più, erano un cercarsi, un trovarsi, e quel trovarsi era per sempre.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Puck/Quinn
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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... Salve a tutti!
Ho scritto il primo capitolo tanto tempo fa, e ringrazio di averlo scritto prima di dover inserire anche Adam tra i personaggi xD
Per un motivo o per un altro sono riuscita solo da poco a scrivere questo secondo capitolo, ma come avevo già detto, seppure a rilento, la storia procederà :) ... E' solo il secondo capitolo e poiché sono folle e ho deciso di trattare di tutte le coppie - perché io le amo tutte incondizionatamente, dai Finchel ai Tike - siate pazienti e man mano svilupperò bene - o ci proverò xD - tutte le loro storie.. E anche il personaggio di Cassidy. Non vi dimenticate di lui!
Spero vi piaccia, sul serio.
Buona lettura!

Meg.
 


Come back when you can.

- open your eyes.



" Volete del caffé? Qualcosa da mangiare?"
Con gentilezza, Kurt poggiò la mano sulla spalla di Rachel, per risvegliarla dai suoi pensieri.
Poi guardò disperato Quinn, dall'altro lato del letto, in cerca d'aiuto.
Presa com'era a fissare ogni movimento di Finn nella speranza di vederlo muovere anche solo un dito, Rachel non prestava attenzione a qualsiasi altra cosa intorno a lei.
Era da una settimana ormai che Finn si trovava nel reparto di Traumatologia dell'ospedale di Lima.
I medici avevano parlato di tante cose messe insieme, di una lesione da arma da fuoco, di un trauma, del coma dovuto al forte trauma.. Parole su parole dei medici che fissavano Carol, Burt, Will e i ragazzi con freddezza, come se su quel letto, inerme, non ci fosse stata una persona ma un manichino senza sentimenti.
Rachel e Kurt avevano preso il primo aereo per Lima, e nonostante fossero stati fortunati nel trovarlo subito, quel viaggio era sembrato interminabile.
Loro non c'erano, ma i racconti, in lacrime, di Kitty, Blaine e i ragazzi erano bastati.
Ancora una volta, quello che si riteneva un'idiota, un buono a nulla, era stato un vero e proprio leader.
Aveva preso in mano le redini della situazione e senza neanche pensare alle conseguenze aveva fatto l'unica cosa che c'era da fare per proteggere Kitty dalla furia omicida di Cassidy Casablancas.
Si era messo tra lei e il ragazzo, che con la bava alla bocca gli aveva ordinato di spostarsi o avrebbe fatto fuori anche lui oltre che Kitty, che aveva probabilmente passato ogni giorno a deridere quel ragazzo di una condizione sociale diversa dalla sua, con un abbigliamento diverso, gusti diversi, troppo poco popolare per meritarsi una vita tranquilla e del rispetto.
Finn lo aveva guardato negli occhi, gli aveva implorato di ragionare, gli aveva detto di sapere come ci si sentiva e che il Glee Club lo avrebbe accolto a braccia aperte, perché lì le 'diversità' erano i migliori pregi per farne parte.
Ci aveva provato, ma il risentimento negli occhi di quel ragazzo non poteva essere placato da promesse che apparivano così fragili, in quel momento.
Cassidy lo aveva avvertito un'ultima volta, e Finn non aveva mai tolto gli occhi dai suoi, trattenendo Kitty dietro di lui.
Uno sparo.
Urla.
Lacrime.
Sangue.
Ma lui non sentiva dolore.
Mentre la polizia finalmente faceva la sua entrata e fermava Cassidy, Finn non sentiva dolore.
Kitty in lacrime si piegava su di lui e lo chiamava, disperata, stringendogli le mani.
E lui non soffriva perché quelle mani tremanti, quegli occhi pieni di lacrime, quei capelli che gli sfioravano il viso, erano della donna che amava.
Rachel.
Rachel era finalmente lì con lui, di nuovo.
Chiuse gli occhi, tutto andava bene. Non c'era alcun dolore che potesse rovinare quel momento.


" Non può restarsene lì seduta. Avrà mangiato sì e no una merendina, e va avanti soltanto a caffè. Crede che perdendo lei la salute la ridarà magicamente a Finn?" Fece Santana, riferendosi a Rachel.
Lei, Mercedes e Brittany si trovavano alla mensa dell'ospedale, ancora sconvolte.
C'era stato un velocissimo giro di telefonate tra gli ex-membri del Glee, che appena appresa la notizia si erano catapultati a Lima.
".. Non so come potrebbe reagire se Finn non dovesse, sì, beh..." Mercedes si fermò, distogliendo lo sguardo per non mostrare la sua debolezza, e lasciando aperta una frase di cui tutte e tre conoscevano il finale.
Se Finn non dovesse più svegliarsi.
Nessuno di loro avrebbe mai immaginato che si sarebbero rivisti in quelle circostanze, era assurdo.
Il McKinley era stato covo di omofobi, stronzetti altolocati, bulli, ma mai di pazzi omicidi.
Le cose erano peggiorate, e non di poco, pensò Santana, mentre con un peso sul cuore osservava Britt colorare un disegno per il risveglio di Finn.
Ogni giorno, anche lei, la piccola grande donna che amava, era esposta ai pericoli di scuola, e questa consapevolezza la faceva impazzire.
La faceva impazzire perché lei l'aveva abbandonata e non poteva più proteggerla.
E dalle voci che circolavano grazie a Tina, Sam stava ronzando un po' troppo intorno alla sua creaturina magica.
.. Che Sam potesse renderla felice come lei non era stata capace di fare? Potesse proteggerla? Potesse amarla e non farla mai piangere, come lei invece aveva fatto?
Brittany alzò lo sguardo e la guardò, con i suoi occhioni azzurri pieni di lacrime.
" Smettetela. Finn si sveglierà. Lo sappiamo tutti. Lord Tubbington ha anche smesso di fumare per lui, e ogni sera preghiamo insieme. Succederà. I giganti hanno la corazza dura, l'ho letto in un libro che ho trovato a casa del signor Schuester. Staremo tutti bene, e staremo per sempre insieme come Tina continua a ripeterci piagnucolando da quando vi siete diplomati."
Santana la guardò, prendendole le mani e baciandone il palmo.
In quel momento, capì che se anche lasciarla andare sarebbe stato più giusto per lei, non avrebbe mai potuto farlo. L'amava, e avrebbe riconquistato la sua fiducia, a qualsiasi costo.


Quinn e Kurt erano davanti alla macchinette nella sala d'attesa, in silenzio.
Le parole sembravano essere inutili, ogni giorno era un'agonia. Stavano lottando per tenere viva la speranza, ma i medici non davano mai buone notizie, e ciò che più li distruggeva era che prima o poi, se Finn non si fosse deciso a svegliarsi, loro avrebbero dovuto tornare alle loro vite di tutti i giorni.
Il tempo passava anche se quello di Finn sembrava essersi congelato, e la scuola, il college, gli impegni, gli esami, fuori da quell'ospedale, li aspettavano.
Ciò faceva infuriare Quinn, che sapeva di poter restare solo per qualche altro giorno.
Finn era stato una colonna portante della sua vita, per un periodo aveva creduto che lui fosse l'uomo perfetto con cui crescere una bambina, con cui passare il resto della sua vita.
Erano cresciuti insieme e lui era diventato come il fratello maggiore protettivo che aveva sempre desiderato.
C'era sempre stato, e nonostante tutti i suoi problemi, non aveva mai perso occasione per tirare su il morale dei suoi amici, per ricordare loro il loro valore e i loro talenti.
Improvvisamente si girò verso Kurt, che la fissò per capire il perché del suo sguardo arrabbiato, e lei gli rispose che era arrivato il momento per Noah Puckerman di comportarsi da uomo.

" Pronto, qui è Noah Puckerman, servizio gratuito no-stop per le signore! Chi è che parla?" Quinn sospirò, con i nervi a fior di pelle.
" Sei un'idiota." Disse, mordendosi le labbra e cercando di calmarsi per evitare che Puck, indispettito, non provasse nemmeno ad ascoltarla.
".. Quinn?" Domandò lui, ma in realtà aveva già capito che era lei.
" E chi altro? Puck, non mi perderò in discorsi inutili, vado dritta al punto. Sei fuggito a Los Angeles, e non sto qui a criticarti perché vedere Finn in queste condizioni ha distrutto tutti noi... Ma standotene lì da solo non soffrirai di meno, non ti sembrerà meno reale il suo coma. Devi tornare, Puck, ora. Per lui, per te, e per noi. Dobbiamo affrontare questa cosa tutti insieme, come abbiamo sempre fatto. Da soli non possiamo farcela." A Quinn parve di sentire un singhiozzo, e ne ebbe la certezza quando il ragazzo cominciò a tossire per evitare che lei potesse accorgersene. Troppo tardi.
"... Siamo una squadra, Puck, ricordi? Tutti noi. Ti prego, Finn ha bisogno di te. Rachel ha bisogno di te. ... I-io ho bisogno di te. Non posso sostenere questa cosa senza di te. E mi dispiace se per te è più semplice così, ma non è giusto e se non ti muovi a portare il tuo sedere qui giuro che te ne farò pentire per il resto dei tuoi giorni. Mi hai capito?" Domandò la biondina, singhiozzando.
Per un po' ci furono solo respiri spezzati e un silenzio carico d'affetto. Di riconoscenza.
Puck si chiese, ancora una volta, come avrebbe fatto se Quinn Fabray non avesse fatto parte della sua inutile vita.
Un raggio di sole, sempre pronto a risplendere per lui.
" Prenota il volo per me. Vado a fare i bagagli." Quinn sorrise, soddisfatta.
" Subito. Prima classe?" Domandò, felice che la telefonata fosse andata come dentro di sé sperava.
" Certo che sì!" Rispose, sorridendo. "Grazie, Quinn. Davvero."


Kitty bussò alla porta della stanza di Finn, e timidamente chiese a Rachel di poterle fare compagnia.
La ragazza nemmeno si girò, accennando appena un 'sì' con la testa.
" Come va?" Domandò, stringendosi nelle piccole spalle.
In quel momento entrarono dalla porta anche Blaine, Mr Schue e Carol, che prontamente si avvicinò a Rachel e le poggiò una coperta sulle spalle, baciandole il capo.
" La situazione purtroppo è sempre la stessa di una settimana fa, Kitty." Le rispose il signor Schuester, con sguardo spento.
"... E i medici non hanno nulla da dire? Nulla da poter fare?"
Blaine e Kitty si fissarono, ed entrambi si sentirono fuori luogo, in mezzo a tutto quel dolore di cui entrambi si sentivano colpevoli.
La ragazza non avrebbe mai pensato che quelle semplici domande avrebbero provocato Rachel tanto da far sì che per la prima volta in una settimana di monosillabi stentati si alzasse dalla sua postazione e si piantasse davanti a lei, inferocita.
Lo sguardo spiritato di Rachel fece tremare la biondina, che indietreggiò.
" Sai Kitty, i medici non sono mica dei maghi. Non fanno magie. Non hanno pozioni magiche per far uscire le persone dal coma. Non è colpa loro se Finn è in queste condizioni, perché tutti sappiano che la colpa è di qualcun altro!" Esclamò, furiosa. In quella settimana non aveva fatto altro che evitare Blaine e Kitty.
Li aveva evitati come la peste, aveva fatto finta di non sentire le loro domande, di non sentire la loro fastidiosa presenza.
".. I-io.. I-io.. Mi dispiace." Balbettò Kitty, in lacrime.
Tutta la rabbia che Rachel teneva dentro di sé esplose davanti alle lacrime della cheerleader e lo sguardo affranto di Blaine.
"ANDATE VIA! VOGLIO CHE ANDIATE VIA!! DOVETE SPARIRE! E' COLPA VOSTRA!!" Will prontamente afferrò Rachel e fece di tutto per portarla via da quella stanza, ma ormai era completamente andata. Carol, in lacrime, fissava la scena mentre stringeva le mani di Finn, sperando che il figlio si decidesse a svegliarsi proprio in quel momento. Era l'unico a poter rassicurare tutti, l'unico a poter riportare la pace nei loro animi infuriati, tristi, disperati.
" Rachel, basta! BASTA, RACHEL, GUARDAMI!" Urlò Mr Schue, girandola verso di sé.
" BASTA? BASTA?! NO SIGNOR SCHUE, MI DISPIACE, ADESSO BASTA. E' UNA SETTIMANA CHE VEDO QUESTI DUE ENTRARE COME ANIME IN PENA IN QUESTA STANZA E MI SONO STANCATA!" Rachel fissò Blaine, con gli occhi in fiamme.
" TU, TU L'AVEVI VISTO. HAI DETTO DI AVERLO VISTO. PERCHE'? PERCHE' NON HAI FATTO NIENTE? PERCHE' LA TUA VITA DOVEVA ESSERE PIU' IMPORTANTE DI QUELLA DI FINN? AVEVI TUTTO IL TEMPO DI FERMARLO, DI FARE QUALCOSA, DI COLPIRLO! E NON L'HAI FATTO! PERCHE' TUTTI VOI AVETE PENSATO SOLO ALLE VOSTRE VITE, MA NON A QUELLA DI FINN, CHE STAVA PROTEGGENDO UNA PICCOLA STRONZETTA CHE HA PASSATO LA VITA A PRENDERE IN GIRO QUELLI MENO FORTUNATI E ORA PIANGE! ORA! ANDATE VIA!!" Improvvisamente, due braccia possenti la circondarono, portandola via con la forza, mentre Blaine e Kitty restavano lì, pietrificati insieme a tutti gli altri.
Brody era lì, e trascinava Rachel verso la sala d'attesa.

".. Sei per caso impazzito?!" Domandò, furiosa, quando Brody finalmente la poggiò a terra.
" Io sarei quello pazzo? Io? Eri tu quella che stava urlando contro due ragazzi ai piedi del letto del tuo amato ex-ragazzo!" Esclamò Brody, spazientito.
" Ancora con questa storia? Devi smetterla Brody. Sono tutti qui. Anche Quinn e Santana. E non credo siano qui perché sono ancora innamorate di Finn. Non ho tempo da perdere con te." Disse, e fece per voltarsi, per poi essere nuovamente bloccata da Brody.
" No, quello che devi fare è calmarti. Sembravi indemoniata mentre urlavi contro quei poveri ragazzi che era colpa loro se Finn si trova in quelle condizioni per aver fatto l'eroe di turno." Rachel lo guardò, indignata.
" Vattene via, Brody. Potrei dire qualcosa di cui poi mi pentirei se restiamo a parlare altri cinque secondi." Fece Rachel, stizzita.
Brody la fissò, stanco, e combatté contro le sue piccole braccia per farsi abbracciare.
" Rachel, ascoltami." Fece, stringendola a sé. " Mi dispiace, okay? Ma quando mi hai chiesto di restare a casa per un po' ho provato anche ad accettarlo, ma poi la situazione è diventata insostenibile. E' una settimana che non ti sento, che non rispondi alle mie telefonate, ai miei messaggi, ed è solo grazie a Kurt che so che sei ancora viva." Sospirò.
" So quanto tieni a Finn, potrai dirmi che non lo ami più, ma la cosa mi fa impazzire. Nonostante questo, se tu vuoi restare qui, resta. Fallo con me però, permettimi di starti vicino, ti prego."
Rachel, tra le sue braccia, si sentì morire.
Aveva ragione. Non aveva mai risposto ad una telefonata, ad un sms, a niente.
" Mi dispiace, Brody. Davvero." Gli disse, staccandosi e guardandolo negli occhi.

Era vero? Gli dispiaceva? Era lì e provava lo stesso dolore che provavano anche Quinn e Santana, o un dolore diverso? Più profondo? Più lacerante?
".. Hei, piccola, piccola! Non piangere!" Esclamò Brody, asciugando le lacrime che pensava fossero per lui.
" Io non credo ti faccia bene stare qui. Penso che dovresti tornare a casa con me, ricominciare a seguire le lezioni, non pensare sempre alla stessa cosa. Finn si sveglierà, ne sono certo, ma lo farà con o senza di te. Perciò torniamo a casa, ti prego." Le disse, sorridendole.
Rachel pensò che non c'era niente da sorridere. Non c'era un bel niente per cui sorridere.
" Devo pensarci, Brody. Sono tutti qui, Kurt non ha intenzione di tornare e io voglio fargli compagnia. E poi Carol ha bisogno anche di me." Disse, congratulandosi con se stessa per quanto brava era diventata a mentire, da quando si era trasferita a New York.
Brody la fissò, non scoraggiandosi. " Va bene, ma sii saggia nella scelta, okay? .. Vado a prendermi un caffé, il viaggio mi ha stancato. Tu vuoi qualcosa, tesoro?" Domandò.
" No, grazie. Ti aspetto qui." Mentre Brody si allontanava, Rachel decise di tornare nella stanza di Finn e chiedere scusa a Carol e Mr Schue.
Sapeva che quelli con cui aveva esagerato erano Blaine e Kitty, ma non si sentiva ancora pronta ad affrontarli pacificamente.

Entrata nella stanza non trovò nessuno.
Solo Finn, occhi chiusi, mani aperte verso il basso, statico. Nessuna novità, insomma.
Sospirando si avvicinò al suo letto, e come da una settimana era solita fare di nascosto, quando sapeva di essere davvero sola, si stese accanto a lui, stringendosi al suo petto grande e caldo.
Il cuore di Finn batteva, forte. Era quella la sua vera ed unica speranza.
Il grande, forte, generoso, cuore di Finn, che non avrebbe permesso che tante persone soffrissero per la sua scomparsa.
Si sarebbe svegliato, e ridendo avrebbe guardato tutte le persone che lo amavano intorno a lui.
Santana lo avrebbe preso in giro come sempre per il suo peso, Sam avrebbe fatto qualche imitazione, Artie probabilmente gli avrebbe proposto di farci su un film, e Britt gli avrebbe mostrato i disegni che aveva fatto per lui.
Magari avrebbero cantato tutti insieme, come ai vecchi tempi.
Mentre con un sorriso malinconico Rachel pensava ai suoi amici e al bene che tutti provavano per Finn, qualcosa la fece tremare.
Il cuore di Finn batteva velocissimo, e la mano, che Rachel teneva stretta nella sua, la strinse forte.
Si sentì morire.
Stava realmente succedendo?
Lentamente, alzò lo sguardo.
Due occhi color nocciola la stavano fissando, attenti.
"... F-Finn.." Balbettò, con le lacrime agli occhi e un sorriso a trecentosessanta denti.
Si alzò, mettendosi seduta sul letto per guardarlo meglio negli occhi.
" Devo aver dormito molto. Ho ricordi confusi. ... Sembri felice di vedermi!" Esclamò il ragazzo, guardandola curioso.
" Lo sono. Tutti lo saranno." Disse, commossa.
" .. Beh, anche io sarò felice di rivederli!" Esclamò, sorridendo di rimando.
" .. E non sei felice di rivedere anche me?!" Domandò, scherzosa. Si sentiva felice come mai prima di quel momento.
Finn la guardò, guardò le loro mani intrecciate, e una ruga gli si formò sulla fronte. Sembrava pensieroso.
" Beh, sì... Lo sono? In realtà.. Mi stavo chiedendo..." Rachel lo fissò.
Immobile.
" Ti prego, no.." Sussurrò, spaventata. Non poteva essere. Non voleva crederci.
".. Tu chi sei?!" Domandò, un sorriso teso sul volto.
E il mondo le crollò addosso, di nuovo.
Finn non si ricordava più di lei.


  
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