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Autore: Mailie    22/03/2013    5 recensioni
Bella è un ragazza ribelle, cresciuta in una situazione difficile: un padre che non c'è mai stato, una madre alcolizzata e grandi difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Ha dovuto cavarsela da sola fin da piccola e ce l'ha con il mondo e con le persone più fortunate di lei. Poi incontra Edward, ragazzo benestante di buona famiglia in perenne conflitto con i genitori che odia la sua vita e si sfoga disobbedendo continuamente ai suoi. I due s'incontrano per caso e ...
CORRETTA
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciao a tutti! Chiedo immensamente scusa per il ritardo, dato che avrei dovuto postare lunedì. A proposito di questo, vorrei dirvi alcune cose prima di lasciarvi al capitolo, ahimè non molto lungo. Purtroppo è appena cominciato il periodo più stressante della scuola. Chi va al liceo mi potrà capire. I miei giorni sono scanditi da compiti, interrogazioni, impegni e tanto tanto studio. Spero che mi capiate quando dico che non potrò più essere puntuale, posterò quando avrò tempo di scrivere. E vi assicuro che con tutte le ore di studio che mi sorbisco a settimana, la voglia e il tempo passano in secondo piano, così come l'ispirazione. Ho tante idee in testa e non ho intenzione di abbandonare la storia, poichè questi sono in fondo ancora capitoli d'introduzione ed il bello arriverà più avanti. Vi chiedo solo un po' di comprensione, da questo punto di vista. 
Spero che il capitolo vi piaccia, un bacio!




Pov Edward
- Dai, Ed! Provala! – scherzava mentre Edward le baciava il collo, ridendo insieme a lei. Erano sul letto della sua camera. – L’ho appena comprata. Deve essere buona. –
- Quanta ne hai? – chiese Edward, aspirando una boccata di fumo dalla sigaretta che si stavano dividendo. La ragazza sorrise maliziosamente, gli diede un bacio sulle labbra arrossate e tirò fuori dalla tasca una bustina con una polverina bianca.
- Sei sicura che i tuoi non la scopriranno? –
- Non lo scopriranno mai. Stai tranquillo. – disse la ragazza, si avvicinò al collo del ragazzo e si impegnò per lasciargli un grosso succhiotto.
- Sei magnifica. – esclamò Edward, buttò la sigaretta nel posacenere e la sdraiò sul letto, cominciando a baciarla e contemporaneamente a farle il solletico.
- Ed, smettila!- diceva, tra le lacrime e gli ansiti …
 
- Ed, smettila di dormire! – urlò Emmett, aprendo la finestra e lasciando entrare la luce solare di colpo.
Mi svegliai di colpo, ansimante e sudato. Sgranai gli occhi e non appena mi resi conto del fatto che avevo appena sognato, mi abbandonai sul cuscino, stremato come dopo una lunga corsa.
- Emmett, va’ al diavolo. – borbottai, sdraiandomi a pancia in giù e mettendo la testa sotto al cuscino.
- Dai, fratellino.  Mi sto annoiando! Stai dormendo da tredici ore! Cosa dovrei fare io? – mi chiese, come se avesse due anni.
- Sei un idiota. – biascicai, chiudendo gli occhi per continuare a dormire.
- Questo idiota ti ha pensato, ti ha portato la colazione e ti ha svegliato da un incubo terribile. Sei sudato come uno straccio. – disse, togliendomi le coperte di dosso e poggiando un vassoio con la colazione sul comodino accanto al letto. Sbuffai, strizzando gli occhi a causa della luce solare. Lo guardai e spostai lo sguardo sulla colazione che mi aveva portato. Allungai pigramente una mano verso la tazza di caffè ma quando vidi che era “troppo lontana” da me, rinunciai e mi accasciai di nuovo sul letto.
- Cos’hai fatto stanotte? Ti sei fatto il cuscino? –
- Piantala!- dissi, lanciandogli il cuscino. Emmett scoppiò a ridere, scansandosi per non essere preso.
- La nostra cara sorellina è in salotto. È molto arrabbiata con te. –
- Perché mai? – lo guardai, mettendomi una mano tra i capelli e afferrando la maglietta che mi ero tolto la sera prima per dormire.
- Perché te ne sei andato senza salutarla. A proposito, stanotte hai urlato e hai disturbato me e Linda. –
- Linda? – inarcai un sopracciglio.
- La mia amica venezuelana. – alzò le spalle, vantandosi.
- Dov’è finita Jolie? –
- Nah, quell’accento francese era fastidioso dopo un po’.-
Sorrisi, mio fratello era così prevedibile.
- Ho urlato? – chiesi, analizzando in un secondo commento le parole di mio fratello.
- Direi di sì, sono anche venuto a controllare che non stessi morendo.- disse, indifferente. Quel sogno mi aveva davvero fatto urlare in quel modo?
- Dov’è quell’idiota?! – sentii una voce femminile provenire dal corridoio. Quella nanetta di mia sorella spalancò la porta della mia stanza ed irruppe al suo interno. – Come osi andartene di casa senza nemmeno dirmelo? Sono tua sorella, cretino idiota! Mi hai fatto prendere un colpo!-
Inarcai il sopracciglio, guardandola confuso.
- Addirittura? –
- Mamma è in un’angoscia tale che pensavo fossi morto!- disse, fermandosi davanti al mio letto mentre mio fratello, dietro di lei, la imitava, facendomi ridere. Eccone un’altra!
- Alice, smettila di urlare. Mi sono appena svegliato. – le dissi, sdraiandomi nuovamente sul letto. In quel momento il mio cellulare, sul comodino, cominciò a squillare. Lo presi guardando il nome del mittente. Sorrisi involontariamente.
- Ali, forse è il caso di andare. Il nostro fratellino deve fare una telefonata a luci rosse.-
Alice storse la bocca, uscendo dalla stanza seguita da mio fratello.
- Che schifo! – la sentii sbuffare, prima di chiudere la porta. Risposi al telefono.
- Ciao. – mi disse Bella, adoravo la sua voce, così decisa ed allo stesso tempo così da bambina.
- Hey. Come stai? –
- Tutto bene. Ti ho svegliato? –
- No, tranquilla. Ero nel pieno di una sgridata da parte di mia sorella. –
- Oh bene, deve essere stato un bel risveglio! – la sentii ridere.
- Non ti dico. – ridetti insieme a lei. – Che fai oggi? –
- Non lo so. Oggi ho il giorno libero. Proposte? –
- Che ne dici se ti vengo a prendere e stiamo un po’ insieme a casa di mio fratello? –
- Sicuro? Non disturbiamo?-
- Ma no. – dissi. Emmett mi avrebbe ucciso.
- D’accordo, allora a fra poco. – disse, dolcemente.
- A fra poco.- risposi, sapendo di avere un sorriso da ebete stampato in faccia. Quella storia mi stava completamente scombussolando. Tuttavia ero ancora restio a lasciarmi del tutto trasportare.
Mi alzai dal letto, andando in salotto. Passai dal bagno, lavandomi la faccia e togliendomi la maglietta del pigiama per rinfrescarmi sulle braccia. Mi guardai allo specchio ed uscii fuori dalla camera, a torso nudo.
- Emm,oggi mi lasci casa libera. – dissi, non era una richiesta.
- Te lo scordi, fratello. – disse, continuando a sgranocchiare delle noccioline, disteso sul divano a guardare la TV con Alice accanto.
- Copriti, esibizionista. – disse Alice, girandomi e vedendomi.
- Pff, incompreso dai miei fratelli. – dissi, simulando un pianto da bambini. – Eddai, Emm! Ti prego! –
- Non se ne parla. – disse, senza staccare nemmeno lo sguardo dallo schermo.
- Ma come? E dov’è l’orgoglio per tuo fratello? Devo portare Bella qui! Non ho un altro posto.-
Emmett finalmente si girò, mi guardò a lungo e, non appena misi su il broncio, annuì.
- Bella? La ragazza con la tua camicia? – disse Alice, alzandosi dal divano e guardandomi. Annuii, sorridendo.
- Vado a farmi una doccia. – le diedi le spalle, mentre lei mi guardava con sguardo stupito aspettandosi un mio racconto dettagliato. Ah, cara Alice. Non ti aspettavi che durasse più di una nottata, eh?
 
Pov Bella
Aprì la porta della casa di suo fratello e mi fece entrare. Tutto era pulito ed in ordine.
- Tuo fratello è un maniaco della pulizia? – inarcai un sopracciglio.
- Sì, come no! È la persona più disordinata del pianeta. Questa è opera mia, gli ho pagato una donna delle pulizie. –
- Oh bene. – gli sorrisi. Lui mi guardò a lungo, con sguardo pensieroso. – Che c’è? – gli chiesi.
- Stavo pensando a come movimentare la giornata e mi è giusto venuta un’idea. – si avvicinò lentamente a me e m’issò velocemente sulla sua spalla.
- No! No! Smettila! – gli dissi, mentre cominciava a farmi il solletico sotto i fianchi e a muoversi verso il corridoio.
- Sta’ buona. – disse e lo sentii ridere.
- Ma perché mi torturi sempre in questo modo!?– dissi, sbuffando e ridendo contemporaneamente.
- Perché tu sei troppo divertente!- si limitò a dire. Entrò in una stanza e mi buttò in modo poco delicato su un enorme letto a due piazze.
- Tu sei proprio scemo, invece. – gli dissi, distendendomi sul lenzuolo bianco. Rimase immobile in piedi davanti al letto, fissandomi con sguardo da predatore. Mi issai sui gomiti e lo guardai, mordendomi un labbro.
- Che c’è, Ed? – gli dissi lentamente, leggendo nei suoi occhi tutto ciò che stava provando in quel momento. Lui cominciò a sbottonarsi la camicia, senza togliere i suoi occhi dai miei. Aprì i primi bottoni e poi si sdraiò sopra di me, poggiando i palmi sul materasso per non pesarmi addosso.
- Sei così diversa … - mi disse. Non capii ciò che intendesse dire ma allungai le braccia verso di lui e lo strinsi a me, baciandolo con passione. Lui ricambiò prepotentemente e cominciò ad alzarmi la maglietta.
- Ti voglio. – sussurrò sulle mie labbra, scendendo poi a baciarmi il collo. C’era un che di urgente in ciò che stavamo facendo.
In poco tempo fummo entrambi nudi e cominciammo a fare l’amore con fretta e tanta voglia. Lui si muoveva dentro di me, respirando velocemente sul mio collo e posandoci ogni tanto qualche piccolo e dolce bacio. Tremando, lo sentii venire poco dopo di me. Cercò di calmare il suo respiro e si sdraiò accanto a me, prendendomi fra le sue braccia. Chiuse gli occhi, sorridente. Io mi girai verso di lui e gli posai un bacio su quelle labbra piegate in un sorriso spontaneo. Lui sorrise ancora di più, mantenendo gli occhi chiusi.
- Sei stanco? – gli chiesi, girandomi a pancia in giù e poggiando i gomiti sul cuscino, osservandolo.
- Mhh mhh.- borbottò scuotendo la testa. Stava mentendo, lo sapevo che aveva sonno e non aveva dormito per niente quella notte.
- Dai! Dai! Non ti addormentare! – dissi, facendo i capricci come una bambina.
- Non mi addormento. – biascicò, girandosi a pancia in giù a affondando sul cuscino. Cadde in pochi minuti in un sonno profondo. Sbuffai, con un mezzo sorriso. Mi faceva tenerezza.
- Niente da fare, Bella. I maschi si stancano subito. – mi dissi, mi alzai dal letto, presi la camicia di Edward – adoravo sentire il suo profumo addosso – e mi incamminai verso il salotto. Cosa potevo fare durante la dormitina di Edward?
Sulla ciotola di vetro al centro del tavolo da pranzo c’erano dei cioccolatini al caffè che mi chiamavano a gran voce. Mi guardai intorno, quasi sentendomi in colpa, e ne presi uno.
- Dai, che sarà mai un cioccolatino. – dissi, e cominciai a succhiarlo per sentire il delizioso sapore del cioccolato mischiato al caffè sulla lingua.
Mi sedetti scomposta sul divano ed accesi la TV. Probabilmente chi stava vedendo la TV prima di me, aveva bloccato un filmino di famiglia perché mi si proiettò sullo schermo l’immagine di Edward ed una donna molto bella che gli somigliava che correvano sul bagnasciuga di una spiaggia. Edward doveva avere circa dieci anni. Era così strano vederlo a quell’età, era molto più basso ed aveva il viso più tondo e roseo. Da bambino.
- Mamma! Ti sto stracciando! – disse, prendendo la palla che stavano rincorrendo.
- Oh Edward, non ce la faccio più!- disse la madre sorridendo, con il fiatone.
- Sei un’adorabile vecchietta! – disse la voce di un altro ragazzo che venne inquadrato immediatamente dalla telecamera.
- Emmett! – lo riprese la madre, guardandolo. Si sentì la risata maschile di colui che probabilmente stava registrando.
- Esme, tesoro. Tieni la telecamera, ci penso io a stracciarlo. – urlò quello che doveva essere il padre di Edward e che stava filmando la scena.
- Non ci riuscirai mai. – sorrise la donna, avvicinandosi al marito e prendendo la telecamera. In quel momento venne inquadrato quindi il padre di Edward, simile a lui nei lineamenti ma con colori diversi. Aveva capelli biondi e occhi azzurri.
- Dai, papà! Prova a prenderla! – disse Edward, lanciando la palla e cominciando a correre per riprenderla. Il padre prese a rincorrere lui e si avvicinò fino al punto da afferrarlo per la vita e sollevarlo in aria. Edward scoppiò a ridere,cercando di levarsi dalle braccia del padre.
- Dove credi di andare? – disse sorridendo il padre di Edward, poi lo posò per terra e lo abbracciò. Lo schermo divenne buio. Rimasi immobile davanti alla TV. Cos’era successo tra Edward e suo padre al punto da allontanarli così tanto? Sembravano così felici nel filmato.
Scossi la testa e mi alzai per farmi una camminata per la casa. Mi stavo annoiando. Presi un bicchiere d’acqua ed ebbi la cura di lavarlo accuratamente, avendo paura di scheggiarlo. Non volevo essere invadente in una casa non mia.
Dopo una ventina di minuti di nulla assoluto rientrai nella camera dove riposava Edward e mi avvicinai al letto, sentendo dei lamenti. Aveva il viso molto sudato, le guance rosse e una ruga di tensione in mezzo alle sopracciglia. Borbottava qualcosa nel sonno, lamentandosi e emettendo quelli che sembrava singhiozzi di pianto. Mi avvicinai cauta e mi sedetti accanto a lui.
- Ed? – lo chiamai, mettendogli le mani sulle spalle, scuotendolo delicatamente. Cominciò a lamentarsi a voce più alta.
- Edward! Svegliati! – lo scossi, preoccupata. Spalancò gli occhi, guardandomi terrorizzato. – Va tutto bene, era solo un sogno. – gli dissi, avvicinandomi a lui. Cercò di regolarizzare il suo respiro e poggiò il capo sul mio petto, richiudendo gli occhi. Lo guardai, incerta. Non ero abituata a gesti di quel tipo, molto materni. Istintivamente portai una mano tra i suoi capelli e cominciai a massaggiargli la cute per farlo calmare.
- Tutto okay? – gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio, dopo che aveva ripreso a respirare normalmente.
- Sì, scusami. –
- Ma figurati. Non hai fatto niente. – gli dissi, e lo sentii sorridere.
Si alzò dal letto, ancora nudo. Lo guardai, sorridendogli.
- Però! – dissi, complimentandomi per il suo aspetto e prendendolo allo stesso tempo in giro.
- Lo so, sono un gran figo. – disse, con la voce ancora semi-impastata dal sonno. – Ho bisogno di una doccia. Mi fai compagnia? – mi guardò, con sguardo malizioso.
- Spero che la tua doccia sia bella grande. – dissi alzandomi e cominciando a spogliarmi. – Uno di noi due è troppo grasso per starci tutto. –
- Non ti preoccupare, cercherò di stringermi per fare posto a te. –
- Io parlavo di te! Non sono grassa! – dissi, guardandolo e fulminandolo con lo sguardo.
- Io mi riferivo alle tue tette. – disse, prendendomi in braccio e trascinandomi verso la doccia. Scoppiai a ridere.
 
 
 
   
 
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