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Autore: angelnight    22/03/2013    1 recensioni
Questa storia parla del profondo amore che lega Jace e Clary e che li unirà per sempre. Sarà una storia lunga e piena di colpi di scena. Il resto lo lascio giudicare a voi.
Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                   La spiaggia
La spiaggia era enorme ed era tutta per loro.              
   – Prova a prendermi.- lanciò la sfida, togliendosi le infradito e incominciando a correre a più non posso. Lui le diede un po’ di vantaggio poi partì all’inseguimento, ma quando stava per prenderla dal fianco lei saltò all’indietro, sfuggendogli. Lui sorrise e disse:- Ma come siamo agili.             
 – Beh, è tutto merito del mio maestro personale, sai che è veramente carino. Non immagini che muscoli, però devo dire che è un po’ troppo vanitoso e sicuro di se.-Lui fece finta di indispettirsi e accelerò. Lei intanto scappava ridendo e guardandosi alle spalle per vedere quanto era lontano. Jace le era alle calcagna e lei si girò di punto in bianco. Anche lui si fermò a pochi passi da lei. Clary fece scorrere le dita sul suo petto. Lo guardò e cominciò a mordersi il labbro in un gesto molto sexy. Lui all’inizio restò spiazzato, ma poi alzò le mani per accarezzargli la schiena nuda. Lei fu percorsa da un brivido e sorrise dolcemente, sempre tenendo quell’atteggiamento attraente. Lui si lasciò andare e si chinò per farle un succhiotto sul collo. Ma prima che le sue labbra possano toccare la pelle si ritrovò ad abbracciare il nulla. Lei era sgusciata via e aveva fatto tre passi indietro, prima di cadere a terra, rotolandosi dalle risate. Stava per dire qualcosa, ma non ci riuscì vedendolo ancora lì, con le braccia a cerchio. Poi riuscì a riprendere fiato e si massaggiò le costole.                                              
– Dovresti vederti, sembri un bambino a cui hanno tirato giù i pantaloni.- e ricominciò a ridere. Lui abbassò le braccia e restò lì a guardarla ridere.                                                    
– Lo hai fatto solo per farmi un scherzo, vero?              
  A quel punto le risate cessarono e lei si alzò in piedi, confusa.                                                   
 – Cosa c’è? Non capisco.                           
- Tu non ti comporti mai così con me, sei sempre chiusa e il tuo viso si colora sempre di rosso. Che ti sta succedendo?-esclamò infuriato e si girò, senza aspettare la sua risposta. Lei sbiancò e gli occhi cominciarono a luccicargli, corse verso di lui.                                                                     – Jace. – lo chiamò – Jace, aspetta. Dove vai?                
- Lontano da te.                                                       
– No – ormai era in lacrime, confusa- Jace, mi dispiace, qualunque cosa io abbia mai fatto. Ma ti prego, resta, non andartene. Jace guardami, cosa ho fatto?- lui però continuò imperterrito il suo cammino .                                                       
– Ti prego, no, no. – la voce ormai un sussurro, non riuscì più a camminare, gli cedettero le ginocchia e le lacrime che continuavano a scendere numerose – Jaaccceee .- e ci mise tutta la disperazione in quell’urlo. Poi, incapace di guardarlo andare via, si coprì il volto con le mani e pianse ancora più fragorosamente. Non ci voleva credere, lui non poteva essersene andato, lui non le avrebbe spezzato il cuore. E, invece, sì, era successo, la sua paura più grande, alla fine, non era poi così infondata. Ma la colpa è tutta sua, e di nessun’altro. Era stata lei a fare la più grande cazzata della sua vita, solo per farsi una risata, solo per fare uno scherzo. Aveva perso tutto, come avrebbe fatto senza di lui? Come avrebbe potuto avere ancora una vita? Come sarebbe tornata a sorridere? Non ci sarebbe riuscita, non senza di lui, non senza il suo amore, non senza la sua anima gemella, non senza il suo Jace. Anzi non senza Jace, perché non era più suo e non lo sarebbe più stato. Mai più. Mai più. Mai più. Mai più. Mai….                          Non si era accorta di aver sussurrato tutto e sobbalzò, quando sentì una fragorosa risata, davanti a sé. Alzò lo sguardo e lo vide lì a farsi beffe di lei.                                                         
– Jace. –sussurrò con un tono pieno di speranza. Lui rise più forte e lei, spiazzata da quella reazione, lo guardò confusa. Lui alzò lo sguardo e le andò vicino.                                                           
  – Non mi dire che hai veramente creduto che ti lasciassi . E poi tu che hai fatto, scusa? Hai soltanto fatto uno scherzo.                                        
  Poi alzò lo sguardo e la vide ancora con gli occhi ancora rossi, il viso rigato e le mani che tremano, e sbianca, capendo di aver esagerato, capendo di averla fatta lui la cazzata, la prede tra le braccia e comincia a cullarla, rassicurandola.                                                         
 – Non pensavo ci credessi veramente, non volevo farti soffrire . Scusami, ti prego scusami.                 
  Lei si rannicchia tra le sue braccia :- No, scusami tu, sono solo io che ho avuto una reazione troppo… drammatica, diciamo. E’ che, vedi, la mia paura più grande è che tutto ciò un giorno finisca, che tra di noi non ci sarà più niente, o, peggio, che tu non mi amerai più. Io ho paura e pensavo che prima l’avessi capito. Ti prego, però di non farlo più, perché non so ce la farò a sopportarlo un’altra volta. Non considerarmi debole è solo che, beh lo ammetto, il mio istruttore è un attore veramente bravo, fidati di una che l’ha provato sulla pelle. – e sorrise.                                                                   – Amore, io non ti considererei mai una debole, anche perché tra noi due sei la più forte. Ah, e un giorno me lo dovrai presentare il tuo istruttore, non mi va che ci sia tanto attraente con te, quasi ogni giorno.                                           
– E tu come fai a sapere che è veramente bello?   
– So che hai dei gusti meravigliosi, amore.                                                 
Lei sorrise e indicò il cielo :- Guarda il tramonto, non  è bellissimo?                                                    
 - Vorresti avere un pennello in mano, non è vero? Per poter disegnarlo.                                             
– Certo, ma c’è una cosa che vorrei avere di più.
– Cosa?                                                                   
- Una macchina fotografica, per cogliere questo momento adesso, e godermelo fino in fondo, poi a casa potrei riprodurlo guardando la foto.                  Lui sorrise, aveva sempre pensato che il cervello di Clary fosse un passo avanti agli altri, ma che lei non se rendesse conto era colpa solo della sua testardaggine a pensarsi sempre inferiore rispetto alla realtà. La strinse a se e le bacio la testa.                                                                              
 No, nessuno era come lei.                                          
  Clary sentì uno strano rumore e, girandosi, lo vide con in mano il cellulare e capì. Jace stava facendo un foto con quello, in assenza di una macchina fotografica. Lei protestò, dicendo:- No, ma io stavo scherzando, non volevo veramente fare una foto, era solo per risponderti. E poi ci saranno tante di quelle volte in cui potrò disegnare un tramonto in albergo.- ma il suo protestare venne interrotto dalla sua risata.                 
– Ti stai lamentando perché ho fatto una foto. E che ne sai se la foto era per me e non per te?             
  A quella domanda lei arrossì e abbassò lo sguardo sulle mani.                                                 
   – Pensavo solo che un mio disegno ti sarebbe piaciuto un po’ di più.- disse con un filo di voce. – E se no, perché ho fatto la foto, cara la mia sciocchina? – lei gli fece una linguaccia, beffarda. Poi, insieme, scoppiarono a ridere.              
  Era proprio bella la spiaggia. 
   
 
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