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Autore: FALLEN99    22/03/2013    5 recensioni
Ginevra è una 14enne grigia e chiusa in se stessa, che deve affrontare per la prima volta l'inferno chiamato: Liceo Scentifico.
I suoi genitori non l'aiutano, la sua sicurezza vacilla, e alcuni avvenimenti sovrannaturali cambiano la sua vita. Tipo l'improvvisa comparsa di Stefano, un bellissimo ragazzo che sembra conoscere Ginevra da secoli. Ma tutto non è mai ciò che sembra, ogni cosa ha un prezzo, anche il più seducente dei ragazzi, e Ginevra capirà di essere caduta in una rete mortale troppo tardi.
Può davvero l'amore vincere una maledizione che dura da millenni?
Dal capitolo XVII:
" Il ragazzo la strinse a sé più forte, ormai ogni distanza fra loro era annullata dalla forte attrazione che li legava come catene indistruttibili. Ora tutto per Ginevra era perfetto, ogni cosa aveva perso importanza, e l’unica cosa che contava erano loro due. Ginevra e Stefano. Stefano e Ginevra.
Gli amanti dannati che nemmeno il tempo aveva saputo dividere. "
Un AMORE
impossibile
Una GUERRA
violenta e sanguinosa
Una MALEDIZIONE
che sta per essere spezzata
Solo un amore impossibile può essere eterno; e solo il sangue può tenerlo vivo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poison saga'
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Epilogo
 

Era l'alba, il cielo infiammato dalla luce che da est si levava lentamente. L’aria rarefatta odorava di cenere e distruzione, ed una leggera brina avvolgeva l’erba secca facendola risplendere come se al suo interno ci fossero piccoli diamanti iridescenti.
Ginevra aprì lentamente gli occhi. Li sbatté un paio di volte per cercare di dare forma alle sagome sfuocate che aveva davanti. Una era alla sua destra; una cascata bionda sulle spalle e il viso dolce. L’altra, alla sua sinistra, aveva folti ricci castani e gli occhi di un colore indefinito che la scrutavano colmi di preoccupazione.
Entrambe le sagome la sovrastavano ed enormi ali bianche partivano maestose dalle loro scapole.
Ginevra non ci mise molto a realizzare chi fossero. Micaela ed Edoardo, naturalmente.
«C-cosa è successo…?» sussurrò frastornata. Prese a massaggiarsi nervosamente la tempie per scacciare il fo
rte dolore che le avvolgeva il capo. Da quando Karl l’aveva attaccata era come caduta in un sonno profondo, solo visioni confuse avevano popolato i suoi sogni.
«Dov’è Stefano?» chiese tirandosi a sedere. Lui era il suo unico pensiero, l’unico che era riuscito a penetrare nel suo sonno silenzioso e a infiltrarsi nelle visioni che l’avevano assillata per tutto quel tempo.
Micaela assunse un’espressione grave.
«Lui…» si morse il labbro in cerca delle parole giuste da dirle. Sapeva quanto Ginevra fosse fragile in quel momento, e la rivelazione che stava per farle non rendeva di certo le cose più facili. La verità era che non aveva più notizie di Stefano dall’inizio del combattimento, e dubitava che fosse rimasto in vita.
Aiutò l’amica ad alzarsi con fare premuroso e sempre attenta a non toccarle i tagli sul viso e sui fianchi.
Ginevra la guardò negli occhi, voleva sapere la verità. Cercò di ignorare le enormi ali candide dell’amica, a quello avrebbe pensato dopo. In quel momento le importava solo di Stefano, tutto il resto passava in secondo piano rispetto alla consapevolezza di averlo amato più di una volta. Più di una vita. Il loro era un amore eterno, che trovava radici più profonde del tempo stesso. Un amore che superava la dannazione e la morte, che bruciava nonostante fosse seppellito dal persistente male che circondava le vite di entrambi.
«Parlate! Dannazione!» gridò Ginevra frustrata. La sua voce era animata dalla preoccupazione di dove lui si trovasse, dall’im
minente verità che Micaela stava per rivelarle.
«Ginevra, lui…» balbettò Micaela evitando gli occhi dell’amica, a cui non era mai riuscita a nascondere nulla. Come fossero quelli lucidi di un bambino, a cui non si può mentire.
«Non sappiamo dove sia.» la voce dirompente di Edoardo alle loro spalle la fece sussultare. Ginevra si girò di scatto verso di lui, gli occhi pronti a capire se era la verità. Ne ebbe la conferma quando incontrò il suo sguardo, e quando l’angoscia cominciò a eroderle lo stomaco. Crollò su sé stessa, Micaela la sorresse fulminea passandole una mano sulle spalle.
Ginevra socchiuse gli occhi, la consapevolezza di non poterlo più rivedere che prendeva il sopravvento sui suoi occhi colmandoli di dolore muto.
«E’…è morto?» chiese in un soffio.
«Può esserlo come non può esserlo. Non abbiamo idea di dove sia, ne se sia ancora in vita o no.» le rispose Edoardo serio. Micaela non osava parlare, sentiva anche lei il dolore dell’amica sul petto, e gliel’avrebbe volentieri alleviato se fosse stata in grado di farlo. Si limitò a tenere in piedi Ginevra, a essere il bastone su cui poteva sempre contare.
Una scintilla si accese sul viso di Ginevra. Dunque Stefano non era sicuramente morto, c’era ancora qualcosa in cui sperare. Uno spiraglio a cui attaccarsi per sopravvivere senza lasciarsi cadere nel baratro oscuro che era la disperazione.
Si staccò dalle braccia di Micaela e le si parò davanti. La trafisse con i suoi occhi d’oceano che brillavano di una luce innaturale. Non sapeva come esprimere il bene che le voleva in quel momento, non  sapeva come farle capire quanto tenesse al legame che nei secoli si era creato fra loro due. Perché adesso sapeva tutto, conosceva le sue vite passate e i personaggi sempre uguali che l’avevano guidata verso il suo destino. Conosceva quanti sforzi aveva fatto Micaela pur di tenerla in vita, conosceva la loro a
micizia spontanea che si verificava ogni volta che si conoscevano di nuovo. Sapeva tutto.
Abbracciò l’amica mossa da un moto di tenerezza e le schioccò un bacio sulla guancia. L’altra rimase impietrita, era la prima volta che si abbracciavano in quella vita. Poi avvicinò la sua bocca all’orecchio e le sussurrò:
«Grazie per esserci ora. Grazie per esserci sempre stata.» una lacrima di commozione rigò il viso di Micaela, che non cercò di eliminare quell’emozioni tipicamente umana di cui un tempo non sarebbe andata fiera. Ma in quel momento era diverso, tutto era diverso. Erano riusciti a salvarla, tutto il resto, le spiegazioni, i litigi, potevano anche aspettare.
«Per te ripeterei questa avventura all’infinito.» le rispose Micaela stritolando Ginevra nel suo abbraccio colmo di sentimenti veri che solo l’amicizia può suscitare. «Ferma! Così mi stritoli!» si oppose Ginevra. le due scoppiarono a ridere, e la loro risata cristallina arrivò alle orecchie di Edoardo come il premio per i suoi enormi sforzi. Perché era a quello che la missione ambiva, la felicità. Ma non quella terrena, quella momentanea e falsa. Ma quella vera, che arrivava dritta dal paradiso, dove le emozioni erano pure ed inviolate, non corrotte dall’avidità degli uomini.
Quando entrambe sciolsero l’abbraccio si guardarono un’ultima volta negli occhi scambiandosi più sensazione di quanto avessero potuto fare a parole.
«Va da lui.» le disse Micaela, seria. Ginevra la ringraziò con un cenno del capo e si girò verso Edoardo. L’uomo le scrutava a braccia conserte, un sorriso stranamente reale che gli animava il viso. Lui e Ginevra si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Lei gli si avvicinò piano, in attesa di cosa lui le avrebbe detto. L’uomo mosse impercettibilmente le labbra.
«Fa ciò che vuoi. Ama chi vuoi.» le sussurrò. E quelle parole, per Ginevra, valsero come monete cadute dal cielo. Lui le stava regalando la possibilità di amare incondizionatamente Stefano, di donarsi completamente a lui anche se questo avrebbe potuto mettere a repentaglio la missione.
«Grazie.» fu l’unica cosa che riuscì a dire. Poi prese a correre per l’immenso giardino, dove l’erba secca si sgretolava al suo passaggio, segno che c’era appena stato un incendio.
 Corse per la radura, gli occhi animati da un bagliore intenso quanto l’amore che provava per lui e che la guidava verso il suo corpo. Aumentò la velocità della sua corsa, i capelli le si staccarono dalle schiena e presero a muoversi come zampe di un ragno in cerca della sua preda. In cerca del suo amore.
Vide in lontananza un enorme un’enorme cratere, che era situato proprio al centro del giardino. Montagne di detriti gli giacevano ai lati, segni della violenza dell’impatto che l’aveva originato. Brividi di terrore assalirono Ginevra, cosa significava quella cosa? Dov’era Stefano? Precipitato al centro di qu
ell’enorme cratere  dove la luce, come i suoi occhi, non riuscivano ad arrivare?
Si precipitò ai confini della cavità, facendosi largo fra le montagne di detriti che ostruivano il passaggio. Erano davvero moltissime; tutta terra che prima colmava l’enorme voragine che si era originato. Saltò un paio di albero sradicati e arrivò ai margini della conca con il fiatone, e con la consapevolezza che si stava avvicinando al corpo di Stefano. O di ciò che ne restava. Il terrore l’assalì, sapeva che ciò che avrebbe trovato non le sarebbe piaciuto. Lui poteva essere ferito, o peggio. morto. In quel caso non sapeva cosa avrebbe fatto. Tutta la sua vita si basava su quell’apparente banale informazione, tutta la sua vita era basata su di lui. Lo era sempre stata, e solo ora aveva la maturità adatta per riconoscerlo. Lacrime di paura le rigarono le gote arrossate, testimoniando ulteriormente la sua insicurezza. Aveva bisogno di lui; delle sue labbra e della sua voce suadente che da sempre sapeva rassicurarla come nessun altro. Si fece forza pensando che lui non l’avrebbe voluta vedere così.
Si sporse per vedere il fondo del cratere, ma il buio lo avvolgeva nelle sue brame oscure e distorte, che non permettevano al suo sguardo di vedervi attraverso. Avrebbe dovuto arrivare laggiù per scoprire se c’era il suo corpo. Doveva dunque calarsi nell’oscurità, che fino a sei mesi prima considerava la sua unica compagna, ma di cui ora aveva una paura mortale. Chiuse gli occhi per interminabili attimi, cercando di trovare il coraggio per saltare nel vuoto. Ma la consapevolezza che lo avrebbe fatto per lui superava ogni timore. Si immaginò i loro corpi l’uno contro l’altro, i forti brividi di piacere che solo il contatto con la sua pelle gli procurava. Se non fosse saltata non avrebbe potuto rivedere tutto ciò, non avrebbe potuto più sentire l’odore della sua pelle e il sapore dolce e accattivante dei suoi baci.
Avanzò di un passo, la tensione che aumentava ad ogni suo movimento. Osservò dubbiosa la cortina di buio che avvolgeva il cratere, e lasciò che la sua mente rivivesse gli attimi della loro relazione. Questo gli diede la forza di saltare in avanti, e di farsi inghiottire dalle brame del buio.
L’aria le sfilava accanto velocissima, facendo agitare i suoi capelli e le sue vesti lacere. Sentiva l’odore metallico del sangue perforarle le narici mentre il suo corpo scendeva sempre più. Non sapeva come avrebbe fatto ad atterrare, ma n
on le importava. Ogni sua fibra era concentrata su un unico pensiero. Stefano.
Quando riaprì gli occhi vide quello che aveva potuto ammirare anche lasciandoli chiusi. Il solito buio, il solito nero pece che occupava tutta la sua visuale e nel quale i capelli corvini si mescolavano rendendosi invisibili. Sentiva su tutto il corpo la sensazione di galleggiare, di essere sospesa in un fluido nero come il petrolio. Si sentiva smarrita, come l’ultima pecorella del gregge che ormai ha smarrito la strada di casa. Ma si fece forza, doveva farlo per lui.
Osservò la massa oscura che l’avvolgeva fino a quando sentì la terra sotto ai piedi. La sensazione che provò quando essi toccarono qualcosa di solido fu indescrivibile, come fosse un marinaio che dopo giorni di tempesta avvista la terra ferma. Non si chiese come aveva fatto ad atterrare tanto l’immagine di Stefano sanguinante era vivida nella sua mente.
Restò immobile qualche istante, i nervi a fior di pelle. La verità si stava avvicinando, era giunto il momento di vedere se lui era ancora vivo. Udì dei gemiti strozzati provenire da est. Senza pensarci due volte seguì i rumori, le braccia protese ad afferrare il suo corpo.
Urtò una mucca nel terreno, il suo corpo cadde rovinosamente a terra. Ma ciò non le permise di andare avanti. Si rialzò come non fosse accaduto nulla, e riprese a correre più forte che poteva.
«Stefano!» le sue grida riempirono il cratere, nella sua voce si potevano intuire due emozioni ben distinte. La prima era il terrore, quello che aveva accompagnato la sua vita fino a sei mesi prima, quando l’aveva incontrato. Le seconda era l’amore, quello che animava le sue membra a correre no
nostante le gravi ferite.
Cadde di nuovo, sopraffatta dal dolore lancinante che le avvolgeva il corpo. Tentò di rialzarsi, ma esso la teneva ancorata al terreno come un forte macigno. Iniziò così a strisciare, senza smettere di urlare il suo nome a squarciagola. Sentiva la terra ruvida graffiarle le braccia e le gambe, ma non si diede per vinta. L’avrebbe ritrovato, a qualsiasi costo.
«G-Ginevra…» sentì un sussurro a pochi metri di distanza. Quasi non svenne quando capì che si trattava della sua voce. Lacrime di sollievo le rigarono le guance e si fusero con la terra.
«Ginevra? S-sei tu…?» chiese febbrilmente Stefano, il suo corpo a pochi metri dalla ragazza.
«Sì, sono io. Sono venuta a prenderti.» gli rispose ansimante. Sentì una mano sfiorare la sua e le dita di Stefano intrecciarsi nelle sue. Si avvicinò strisciando al corpo di lui, sentendo il suo respiro affannoso farsi più forte per l’emozione. Si distese accanto a lui, le loro gambe che si sfioravano.
«S-sei ferito?» chiese Ginevra.
«Solo qualche graffio per la caduta.» mentì lui. Aveva profondi tagli attorno al collo e su tutto il corpo. Le ali erano spezzate e sentiva qualche costola rotta dall’impatto che aveva subito dopo la sua caduta con Karl. Il demone stava a pochi metri da loro, il corpo senza vita che giaceva immerso nel buio, da dove era stato generato.
Restarono in silenzio, i loro respiri per
fettamente sincronizzati. Restarono così per un po’, il silenzio che avvolgeva entrambi. Nessuno osava parlare, interrompere il loro scambio di dialoghi muti che le loro menti innamorate si scambiavano. Perché l’amore non è un’emozione, ma è un legame che ti lega all’altro per sempre, come nel loro caso. E il silenzio, a volte, vale più di mille parole.
 Ginevra fissava il cielo che si poteva intuire a tratti, oscurato dal perenne nero che incombeva su di loro. e poi le loro bocche si cercarono. Stefano si voltò verso di lei e le prese il viso fra le mani per poi attirarlo a sé in un momento di desiderio estremo. Le loro labbra si incontrarono e un fremito fece sobbalzare entrambi. Lei gli avvolse il collo fra le mani per attirarlo più a sé, ma lo sentì gemere. Gli aveva toccato la ferita che Karl gli aveva impresso nel loro combattimento in cielo.
Così la ragazza ritirò le mani, me lui gliele riprese e se le mise attorno al collo. Non gli importava del dolore, perché quando era con lei esso scompariva, eclissato dalla forza del loro amore. Avvicinò il proprio corpo al suo, desiderava tutto di lei in quel momento.
Le avvinghiò le mani alla vita ripensando a quanti sforza aveva affrontato per poterla stringere fra le br
accia di nuovo. A quanti tormenti interiori aveva subito per capire i suoi veri sentimenti, e a quanto dolore aveva patito sulla pelle solo per sfiorare le sue labbra un’ultima volta. Ma l’avrebbe rifatto di nuovo, se era necessario.
Le loro lingue si cercarono, e quando si sfiorarono entrambi sentirono potenti scariche elettriche corrergli lungo la schiena. Poi Stefano interruppe quello scambio di effusioni, e le mise un dito sopra le labbra.
La guardò intensamente prima di sussurrare ciò che il suo cuore gli comandava.
«Ti amo.» la sua voce era colma di sentimento, e il ragazzo dovette trattenere le lacrime per l’emozione.
Lei rimase qualche istante sbigottita, quelle due semplici parole attivarono in lei qualcosa che da tempo non credeva di possedere. Avvicinò il suo viso a quello di lui, appoggiando la propria fronte contro la sua e sentendo le sue lacrime cald
e sulla pelle. Gli accarezzo i capelli e gli mise la mani sulle sue, come per consegnargli qualcosa. Il suo amore.
«Questo boccio d’amore, aprendosi sotto il soffio dell’estate, quando quest’altra volta ci rivedremo, forse sarà uno splendido fiore. Una dolce pace e una dolce felicità scendano nel cuor tuo, come quelle che sono nel mio petto.» citò da Romeo e Giulietta, lacrime di felicità che si fondevano a quelle di Stefano.
«Oh, parla ancora, angelo sfolgorante! Poiché tu sei così luminosa a quest’oscurità.» le rispose avvolgendo il dono che Ginevra gli porgeva. Quando aprì le mani una luce sfolgorante squarciò la cortina di buio che li avvolgeva, illuminando i loro volti e il corpo senza vita di Karl in un angolo buio. Si guardarono per istanti interminabili, perdendosi gli uni negli occhi degli altri. Poi lui si portò la luce alle labbra, come per trattenere il germoglio che era diventato il loro amore.
Si baciarono di nuovo, la luce che rischiarava i loro volti pieni d’amore e tenerezza.
Entrambi sapevano che le loro vite, quel giorno, avevano conosciuto qualcosa di più grande, che nemmeno Lucifero poteva controllare.
Stefano guardò il cadavere Karl, una strana compassione gli strinse il cuore. Era defunto senza aver conosciuto niente che non fossero l’odio e morte. ma lui aveva conosciuto l’amore, che l’aveva strappato via dalla morte che ogni giorno era costretto ad infierire senza avere altra scelta.
“Come l’amore, come la morte” pensò, prima di gettarsi completamente nell’amore eterno di Ginevra.


Note dell' autrice
Sob..sob...non riesco a smettere di piangere! e sapete pk? perchè scrivere Poison è stato un lungo viaggio,
ed è solo grazie al vostro aiuto che sono riuscito a portarlo a termine. voi, cari recensori, ci siete SEMPRE stati. e vi ringrazio con tutto il cuore, che ora è assalito da emozioni tristi e felici allo stesso tempo. è solo grazie a voi che il mio stile di scrittura è migliorato, è solo grazie a voi se sto versando mari di lacrime in qs momento. spero che attraverso qs storia vi abbia regalato vere emozioni, che io stesso ho provato mentre la scrivevo.
vi è piaciuto qs finale? ha saziato la vostra curiosità?
e, una domanda, volete un poison 2?
Alla fine Ginevra e Stefano sono riusciti a stare insieme, che teneri ù.ù. Ginevra rappresenta tutte le mie paure, i miei timori, e sn molto legato al suo personaggio. Stefano rappresenta la parte più forte di me, che non si piega davanti a nulla e desidera solo bene per sé e per tutti. in tutti i personaggi c'è qualcosa di me, pk qs "libro" parla di me, anche se nn direttamente. Rebecca è morta, ma il suo sacrificio è servito a Ginevra e Stefano per coronare il loro amore immortale e dannato. Qs testiomonia come anche dalle cose dolorose si possa trarre qualcosa di positivo. la tastiera è inondata di lacrime, i tasti sembrano imbarcazioni galleggianti su un mare di lacrime.
Vi voglio bn, con tutto il cuore.
e ora passiamo ai ringraziamenti.
Mirtilla Malcontenta: tu sei stata la prima recensitrice, quella che mi ha invogliato a riprendere la storia dopo che l'avevo abbandonata. se tu nn ci fossi non so cosa farei, e solo grazie a qs storia ti ho conopsciuto e ho avuto modo di capire che sei una persona fantastica, su cui posso sempre contare. spero di averti fatto volare con la mente leggendo qs epilogo, pk l'hjo scritto pensando a te e al tuo ragazzo. ti voglio tantissimo bn, ma penso tu lo sappia.
The Storm_: Sara, cosa posso dire di te? 1, ci sei Sempre per me, qualsiasi cosa accada, e te ne sono grato, pk sei sempre pronta ad ascoltarmi. 2, grazie per tutto ciò che mi hai dato, sia dentro sia fuori da efp, pk avevo bisogno di un'amica come te in qs momento. 3, spero tu possa avere il meglio dalla tua vita, pk tu sei una persona dolce e comprensiva, e meriti solo il meglio. ti voglio un mondo di bn.
Lucrezia2: cara, grazie di essere sempre stata la prima a recensire, e grazie per avermi deliziato con la tua storia. è come se avessi scritto ogni capitolo pk SAPEVO che tu l'avresti recensito.grazie di cuore.
laLori: dove sei finita?? cmq grazie anche a te, anche se sei l'ultima arrivata XD. condividiamo l'età,(13 anni), ma penso che attraverso la tua storia io possa aver condiviso una parte di te. anche se ti conosco da poco ti voglio bn.
e ora che ho finito, nn mi resta che cadere in depressione pk nn ci saranno più la timidezza di Ginevra , nn ci sarà più la saggezza di Rebecca, la simpatia di Micaela e l'amore incondizionato si Stefano ad accompagnarmi. può sembrarwe stupido, ma mancano, anche se nn sono reali.
un grande bacio a tutti,
F99
   
 
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