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Autore: Le Roux    22/03/2013    2 recensioni
C’era un forte sole all’orizzonte e una grossa nave rossa che avanzava verso di me a grossa velocità, ma poi ci fu all’improvviso un forte schianto, la mia piccola imbarcazione affondava nel mare, il turbinio dell’acqua e poi il nulla, il silenzio e l’oscurità.
Genere: Avventura, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shanks il rosso, Un po' tutti, Yonkou
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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L’insegna della locanda era in legno e la scritta in rosa; varcammo la soglia e ad accoglierci furono rumori di posate, risate e chiacchiere dei molti commensali che stavano consumando nella sala principale del locale. Ci guardammo intorno e trovammo un posto dove andarci a sedere. Appena ci sedemmo, Shanks alzò la mano per catturare l’attenzione della locandiera che era una donna dalla stanzza enorme con corti capelli rossi, indossava una maglietta verde e jeans scoloriti e addosso un grosso grembiule blu. “Cosa posso portarvi?” chiese con una voce molto maschile. “Takoyaki e…” mi guardò. “Una birra scura” risposi. “Allora facciamo due birre scure, takoyaki e due bistecche al sangue”. La donna annuì e si allontanò, lasciandoci nuovamente da soli, lasciandomi nuovamente alla mercè di quegli occhi dorati che non la smettevano di osservarmi con meticolosa cura. “Non ho mai incontrato una persona dalle capacità metereologiche come le tue” disse Shanks rompendo il silenzio che era calato fra noi due. “Mi farebbe comodo una persona come te”. Sorrisi mentre accavallavo le lunghe gambe e la campanella d’argento suonò dolcemente al mio movimento. “Cos’è questa? Un’indiretta richiesta di entrare a far parte del tuo equipaggio?” chiese ironica, mentre mi leccavo le labbra. “Se fossi in te mi accerterei della persona che ho davanti prima di farle una richiesta del genere”. “Dahahahaha!” l’uomo rise. “Non credere che sono così ingenuo, mia piccola testolina viola” disse, mentre la grossa donna portava il vassoio con sopra due pinte di birra scura. Shanks prese il suo boccale e bevve lunghi sorsi. “In questi mari girano sempre ciarlatani ed è normale che prima di farli entrare nella mia ciurma, mi accerto di che tipo di persone siano”. Afferrai il mio boccale e bevvi un lungo sorso, sentendo il sapore amaro e fresco della birra annaffiare la mia gola secca. L’appoggiai sul tavolo, ritornando a guardare l’uomo dritto negli occhi. “Non intendevo questo, capitano” dissi. “Non volevo mancarle di rispetto”. Lui alzò la mano in segno che non si era offeso. “Non preoccuparti, stiamo solo chiacchierando”. Improvvisamente dalla porta entrarono un gruppo di briganti che andò a sedersi ad un tavolo in ombra, abbastanza lontani da noi, ma comunque erano abbastanza fastidiosi e rumorosi. “Non li sopporto” dissi mentre li osservavo. “Fai finta di nulla e tutto andrà bene” disse Shanks mentre vedeva la locandiera portarci i takoyaki e le bistecche. “Assaggia, qui il cibo è davvero buonissimo” disse sorridendo felice mentre allungava la forchetta verso il vassoio di polpettine di polpo per poi portarsela alla bocca, mangiando il takoyaki in un solo boccone. Risi e lo imitai. Conoscevo bene quella locanda e del cibo quasi divino che preparava, la sua sfortuna era che dava alloggio a qualsiasi persona, come quei briganti che sedevano ben lontani da noi, eppure, si sentiva benissimo la voce forte e squillante del loro capo. Cercai di non pensarli e di concentrarmi su Shanks, continuando a chiacchierare con lui per ore, mentre ordinammo altre squisitezze riempiendo il nostro stomaco. “Vorresti anche un dolce?” chiese lui mentre posava il boccale di birra sul tavolo. “Mi piacerebbe mangiare un gelato ma abbastanza lontano da qui, quei briganti mi stanno sul serio dando ai nervi”. Shanks scoppiò a ridere divertito. “Va bene, va bene, pago il conto e andiamo”. La grossa donna si avvicinò a noi e prese i soldi che Shanks le porgeva, ci alzammo e per avvicinarci alla porta dovemmo passare vicino ai briganti. Il capo mi diede un forte schiaffo sul sedere. “Non ho mai visto una simile bellezza” disse mentre mi afferrava per la vita e mi trascinava verso di sé, facendomi sedere sulle sue ginocchia. “Sei per caso un angelo?” chiese mentre con la mano libera mi lisciava una guancia, per poi farla scivolare verso il seno. Gliela afferrai, cercando di toglierla, ma lui la strinse fortemente facendomi urlare. “Lasciami, orrido pervertito”. Vidi Shanks avvicinarsi e afferrare il brigante per la spalla, in modo che l’uomo potesse guardarlo dritto negli occhi. “Ti consiglio di lasciarla” disse e mentre pronunciava quelle parole, avvertii una strana e forte energia provenire dal suo corpo. Haki! “Vattene!” disse l’uomo per poi ridergli in faccia. “Dahahahahaha!” scoppiò a ridere Shanks per poi esercitare una forte pressione sulla sua spalla. “LASCIALA!” disse alzando la voce in un secco ordine. L’uomo investito in quell’energia potente, lasciò la presa dal mio corpo in modo che potessi alzarmi. Afferrai la mano di Shanks e a passi svelti uscimmo dalla locanda. L’aria fresca della sera mi sferzò il volto, mentre avanzavamo verso il porto. “Dove andiamo?” chiesi. Lui si fermò improvvisamente e mi abbracciò. “Tutto bene?” chiese lisciandomi i capelli con la sua unica mano. “Certo che va tutto bene” risposi e gli sorrsi dolcemente. “Sicura?” Annuii. “Non è la prima volta che capita” risposi. “Quindi certo che sto benissimo”. Gli presi la mano dolcemente. “Hai un haki da paura, wow” dissi riprendendo il cammino mentre ci avvicinavamo al porto. Il mare si era ingrossato annunciando l’arrivo della tempesta e il vento stava iniziando a soffiare sempre più forte. “La gelateria sta qui vicino” rispose Shanks svoltando per una strada laterale e sbucando al porto. “Eccola” disse mentre varccavamo la soglia e ci avvicinavamo al bancone. “Scegli quello che vuoi”. Scelsi un cono con doppio gusto: cioccolato e nocciola e lo stesso fece anche lui. Uscimmo dalla gelateria e andammo a sedersi su una panchina, mentre osservavamo le grosse onde del mare infrangersi contro gli scogli della banchina. In lontananza c’era il faro la cui luce riusciva a illuminare il mare, facendo scintillare in una grossa pozza di luce dorata. “Le vedi quelle grosse nuvole?” chiesi indicando un banco di nubi apparire all’orizzonte. “Quelle sono gonfie di pioggie e il vento ne sta portando delle altre. Si sente tanta elettricintà nell’aria”. Shanks annuì mentre finiva di mangiare il suo cono. “Allora dobbiamo trovare subito un altro posto dove dormire”. Annuii. “Già. Di certo non possiamo tornare in quella locanda”. Continuai a mangiare il mio gelato custandomi il sapore dolce della nocciola e del cioccolato, mentre continuai a chiacchierare con Shanks del più e del meno, quando per il forte vento iniziai a sentire freddo. Mille brividi mi percorsero la schiena, facendomi accapponare la pelle. Shanks se ne accorse e si sfilò il grosso mantello nero, appoggiandolo sulle mie spalle, avvolgendomi all’interno. “Grazie, sei molto gentile” dissi mentre avvertivo il profumo dell’uomo fissato nel tessuto del grosso mantello. “E’ veramente molto caldo”. Shanks sorrise dolcemente. “Per questo te l’ho prestato.” Mi avvicinai a lui e gli baciai una guancia. “Grazie mille, stai facendo davvero tanto per me.” “Questo ed altro per la mia ospite speciale” rispose lui sorridendo. “Che ne dici di iniziare a trovare un posto dove dormire? Pure perché presto inizierà a piovere”. Lui annuì e si alzò, poi mi porse la mano. Gliela afferrai e ben presto ci rimettemmo in cammino, lasciandoci alle spalle il porto, il mare e il faro mentre ci inncamminavamo per strade buie, illuminate da lampioni polverosi e sporchi, la cui luce attirava enormi falene. Dopo mezz’ora arrivammo dinanzi ad una locanda mentre grosse saette squarciavano il cielo. Varcammo la soglia e il silenzio ci accolse. Avanzammo verso un omini vestito di nero che sonnecchiava seduto alla sua scrivania, mentre aspettava l’arrivo deli ospiti. Shanks battè sul bancone il pugno facendolo sombalzare. “Buonasera buon’uomo” disse sorridendogli. “Ci dia due camere”. “Mi dispiace, me ne resta una sola”. “Ha un divano?” chiese Shanks. “Sì, uno bello grande”. “Va benissimo” dissi. L’uomo si voltava, prendeva la chiave e ci fece strada verso il terzo piano, mentre si sentiva il boato di un tuono e lo scroscio della pioggia, che prese a battere fortemente contro le finestre della locanda. Il locandiere aprì la porta, poi consegnò la chiave nella mano di Shanks. “Buonanotte” disse per poi ritornare al piano di sotto, lasciandoci da soli. Entrai nella stanza e come l’uomo aveva detto c’era un grosso divano di stoffa blu, come il resto della stanza e come la coperta del grosso letto amtrimoniale. C’era anche un armadio e una piccola porta che dava sul bagno, intanto io mi avvicinai alla finestra, osservando il mondo sbiadire sotto le sottile strisce della pioggia, che sembravano le sbarre di una vasta prigione. “Vuoi andare prima tu in bagno?” chiese Shanks avvicinandosi a me dopo aver chiuso la porta della stanza a chiave. Annuii. “Vorrei farmi una doccia” dissi e mi voltai verso di lui, iniziando a sbottonargli la camicia. “Mi servirà questa per dormire stanotte”. Mi tolsi il mantello piegandolo sul letto, poi mi chiusi in bagno. Poggiai la camicia sul lavabo, poi presi degli asciugamani, aprii la doccia e attesi che l’acqua raggiungesse la giusta temperatura, nel frattempo iniziai a spogliarmi. Mi infilai nella cabina doccia e lasciai che l’acqua calda mi scivolasse addosso, bagnando i miei lisci corti capelli viola e il mio corpo, mentre mi perdevo nei pensieri. Stare lì, in quell’isola sperduta al confine col Nuovo Mondo con Shanks era qualcosa di spettacolare, era come se un sogno di avverasse e potevo sentire il mio cuore battere forte contro il mio petto. Temevo che quello fosse un sogno e che io in realtà stavo giacendo addormentata sul letto…ma…non poteva essere così, quindi quella doveva essere per forza la realtà perché dovevo assolutamente incontrare mio padre e parlargli di quanto avessi scoperto dal mio ultimo incarico. Speravo che questa volta mi avesse sorriso, piuttosto che accolto freddamente… Uscii dalla cabina, mi asicugai e infilai la camicia di Shanks, avvertendo il calore del suo corpo contro il mio; un brivido di piacere mi attraversò la spina dorsale. Ritornai in camera e mi sedetti sul letto, pettinando i miei capelli mentre intonavo una vecchia canzone che mio padre mi insegnò quando ero bambina. Vidi Shanks avvicinarsi a me, sedersi accanto e prendermi un polso. “Chi ti ha insegnato questa canzone? Sei troppo giovane per conoscerla.” “Me l’ha insegnata mio padre, va bene” disse freddamente mentre mi liberavo dalla sua presa con un violento strattone. “Lasciami in pace, per favore.” Lui si impuntò testardo com’era e mi afferrò le spalle. “Questo tipo di canzoni sono state cantate da uomini durante la grande era della pirateria, persino sulla Oro Jackson. Questo tipo di canzoni neanche un pirata di quarant’anni potrebbe conoscerle, ma solo quelli più vecchi.” Sentii che nella sua voce c’era una punta di nervosismo, di irritazione ma non potevo dirgli tutta la verità. “Che importanza ha? Mio padre è motlo vecchio, va bene? E ha iniziato la sua carriera durante la grande era della pirateria.” Lui annuì ma non sembrava convinto, lasciò andare le mie spalle, mentre mi allungavo verso il comodino per posare il pettine. Quando ritornai a sedermi a fianco a lui, lui mi afferrò il volto e mi baciò le labbra, introfulando nella mia bocca la sua morbida lingua, accarezzandomi il palato, mentre sentivo la sua mano iniziare ad accarezzarmi la schiena dolcemente. Ma…perché? Mi chiesi mentre rispondevo a quel bacio con un altro, mentre sentivo la sua bocca sul mio collo, mentre affondavo le mani nei suoi capelli rossi, e lui mi spingeva sul letto. Iniziò a sbottonarmi la camicia, mi accarezzò il petto, lo sterno, l’addome, poi scostò la camicia dai miei seni e prese un capezzolo in bocca, mentre con la mano titillava l’altro. Iniziai ad ansimare timidamente, mentre sentivo i brividi di piacere percorrere il mio corpo. Shanks succhiava il mio capezzolo come un neonato affamato, mentre sentivo contro le mie gambe la sua dura erezione. E mi chiesi come faceva ad essere così eccitato, cosa lo avesse arrapato… Sentii la sua mano che dal mio seno scivolava verso il mio sesso, accarezzandone il pube e, allora, capì cosa era stato a fargli rizzare il trampolino. Quando mi ero allungata a posare il pettine, lui aveva notato che non portavo le mutandine e deve aver visto tutto il panorama e, poi, da quanto tempo non andava a donne? Perché tutti questi perché, tutti questi dubbi? Ho la possibilità di averlo tutto per me e non voglio indigiare ancora… Affondai le mani nei suoi capelli mentre sentivo le sue dita scivolare nella mia fichetta bagnata, accarezzandone il clitoride duro, poi lo schiacciarono facendomi sfuggire dalle labbra un sospiro misto ad un urlo di piacere. Shanks si alzò, mi fece divaricare le gambe e affondò la testa tra le mie cosce, iniziando a leccarme le pareti del mio sesso, mentre sentivo i miei umori scivolarmi lungo le cosce, mentre ansimavo senza contegno, sentendo la libidine pervadermi il corpo. Shanks si alzò, si sbottonò il pantalone e mi penetrò violentemente, facendomi urlare per la sorpresa. Lui mi baciò la bocca, mentre iniziava a muoversi dentro di me, facendo pressione sul suo unico braccio, mentre mille ansimi uscivano dalla sua bocca ed io gli afferravo la schiena con le mani e con le gambe, in modo che lui potesse andare più a fondo nella gola vorace del mio sesso. Reclinai leggermente la testa e lui prese a baciarmi il collo, mentre sentivo il piacere crescere in me a grosse ondate bollenti, mentre il sudore prese ad imperlarmi la fronte e il corpo. Shanks scivolò di lato permettendomi di stare sopra di lui in modo tale che lui potesse penetrarmi meglio e consentendomi di muovermi su di lui. Impressi delle spinte precise e abbastanza veloci, mentre lui afferrava il mio bacino con la sua unica mano e osservava i miei seni sobbalzare ad ogni movimento. Appoggiai le mani sul suo petto e sentii il suo cuore contro i palmi delle mie mani e batteva molto forte che sembrava un canarino chiuso in gabbia che voleva a tutti gli effetti scappare da quella prigione d’ossa. Chiusi gli occhi per meglio perdermi tra la dolce marea della libidine e della lussuria, mentre sentivo il suo cazzo enorme tra le mie cosce trafiggermi come una spada ad ogni movimento, ad ogni spinta sentendolo sempre più grosso ed eccitato. Avvertii la mano di Shanks lungo la mia shiena, carezzarla mentre lui si metteva seduto in modo tale da potermi succhiare un capezzolo con avidità, mentre sentivo la bava scivolargli dalla bocca, mentre leccava, succhiava e mordeva facendomi rabbrividire, facendomi dimenticare dove fossi e chi fossi. Avrei voluto gridargli quanto l’amassi ma mi morsicai le labbra a sangue per non farlo e piccole gocce scivolarono lungo il mento, lungo lo sterno. Shanks le vide e le leccò con rapidi movimenti di lingua, assaporando il mio sangue, mentre mi muovevo sulle sue gambe, facendolo gemere di piacere, mentre le unghie della sua mano si conficcavano nella carne dei miei glutei. Improvvisamente mi fece alzare e mi fece inginocchiare e mettere le mani sulla spalliera del letto, mentre lui afferrava i miei fianchi e mi penetrava nella mia fichetta bagnata e aumentava la velocità delle spinte. Mi morsicò le spalle, mi leccò la schiena ricoprendomi della sua saliva. Venne con un gemito gutturale e il suo sperma bollente investì le pareti della mia fichetta, mentre sentivo l’orgasmo invadere il mio corpo come un’esplosione bianca ed accecante che fece scomparire il mondo dinanzi ai miei occhi. Scivolai di lato, stendendomi sul letto, l’uomo mi afferrò la mano e mi fece avvicinare a lui, facendomi appoggiare la testa sul suo petto, poi prese ad accarezzare i miei capelli. “Sei spettacolare” disse in un sussurro. “Ed ora non sarà facile scappare da me, Violet. Non puoi fare sesso con un imperatore sperando di andartene facilmente” disse lui stringendomi fortemente mentre mi chiedevo cosa significassero quelle parole. “Domani parlerò con i membri del mio equipaggio, va bene? Adesso dormiamo” continuò lui. “Buonanotte, piccola mia”. Spense la luce dell’abat-jour sul comodino ritornando poi a riabbracciarmo, stringendomi al suo petto dolcemente. Intanto, mentre udivo il battito del suo cuore contro il mio orecchio, pensavo quelle parole e il significato che potessero avere. Passai un’ora senza risucire a dormire…non potevo stare lì con lui, con il suo equipaggio mettendoli in pericolo, dovevo andarmene. Quando l’uomo si girò, mi alzai, mi rivestii indossando i miei pantaloncini e il pezzo di sopra del costume. Andai alla finestra e vidi che continuava a piovere, a tuonare, ma intanto si vedeva lo sbiadirsi delle nuvole per l’avvicinarsi del giorno. Ritornai vicino Shanks, gli baciai una guancia, aprii la porta e uscii dalla sua vita, facendomi ingoiare dalla fredda pioggia, dal freddo vento mentre i tuoni sembravano il rumore del mio cuore che si frantumava in mille pezzi.
  
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