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Autore: Hi Ban    22/03/2013    2 recensioni
«Oh, calzini calzini! Perché siete voi, calzini? Rinnegate la vostra puzza, rifiutate la vostra avversione per i buchi cuciti o, se non volete, giurate che vi farete lavare e io non vi butterò! Solo il vostro tanfo mi è nemico, voi siete vo-»
«Che diavolo vuol dire ‘io non vi butterò’?! Sbarazzati di quella merda se non vuoi finirci tu nella lavatrice con la bocca cucita.»
«... Che cosa vuol dire ‘buttare’? Non è una mano, né un pied-»
«Vuol dire che se non la pianti ti butto dalla finestra e raccolgo il tuo sangue con i tuoi calzini.»
«... ryokai.»
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hidan, Shisui Uchiha
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piove anche sotto l'ombrello se Shisui non lo apre'
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6. Shisui non veste Prada




Per Hidan, quella che aveva appena trascorso non era da considerarsi né una giornata orribile né una spettacolare: era nella media.
Non aveva avuto brutti incontri, non ne aveva avuti di piacevoli, non aveva pestato una cacca, non aveva vinto alla lotteria, non aveva rischiato di morire. Una giornata nella norma di tanto in tanto ci voleva anche a lui, no? Vivere con Shisui era un’esperienza apocalittica, perciò dava per scontato già dal mattino che non sarebbe potuta essere una giornata bellissima, perciò aveva imparato ad accontentarsi del parametro neutro.
Eppure, giusto per rovinare il tutto, era da quando aveva iniziato a salire le scale del condominio che aveva una brutta sensazione. Un anomalo brivido di freddo, visto che c’erano ben quindici gradi.
Era come se, nel momento in cui era entrato dal cancelletto esterno, si fosse infilato dentro un’enorme sfera negativa e più saliva – più si avvicinava al suo appartamento – più tutto diventava intenso. Lui non era una persona superstiziosa, ma quelle erano cose che non si potevano ignorare. Certo, magari era solo stanco e si immaginava le cose, ma c’erano altrettante possibilità, se non di più, che stesse per accadergli qualcosa di orribile.
Prese a guardarsi intorno furtivamente, come pronto a stanare il potenziale assassino che voleva farlo fuori, ma ebbe solo modo di constatare che lì c’era solo lui.
Senza nemmeno accorgersene, poi, giunse di fronte alla porta di casa sua. E, non se lo stava immaginando, ne era certo, la sensazione di negatività si era condensata in una aura nera che usciva da sotto la sua porta. No, non era frutto della sua immaginazione, in casa sua c’era il demonio.
Non lo avrebbe mai ammesso di fronte ad anima viva, ma stava quasi pensando di tornare indietro; magari avrebbe potuto accalappiare la nonnetta del piano di sopra per farla andare per prima. Se crepava perché il male l’aveva uccisa almeno lui si era salvato e poi aveva sacrificato il sacrificabile. La vecchietta era sicuramente più prossima di lui ad andare al creatore.
No, Jashin lo avrebbe protetto, era questo che gli dei facevano con i loro adepti, no? Li proteggevano.
O li sacrificavano per un bene superiore.
Doveva fare mente locale. Si sentiva un imbecille, ma non era una situazione normale, quella e lui studiava psicologia, non fenomenologia ultraterrena. Non sapeva nemmeno se esistesse una cosa con un nome del genere.
Andando con ordine: la presenza negativa che aveva sentito sicuramente era stata prodotta dalla sua mente, nulla di più. E l’aura nera che sbucava da sotto la porta come la lingua di una vongola era uno scherzo della sua mente, nulla di più. Doveva solo dormire un’oretta in più. Poi il demonio non si poteva manifestare in casa sua, non era una cosa umanamente possibile: si sarebbe spaventato della stupidità di Shisui e sarebbe scappato.
Oh. Shisui. Uchiha, giusto. Lui quel pomeriggio aveva detto che sarebbe rimasto a casa! Un sorriso vittorioso e molto rassicurato comparve sul suo volto: completamente dimentico di tutte le sue manovre per autoconvincersi che il Male non si era annidato in casa sua, decise che quest’ultimo sicuramente si era saziato mangiandosi l’anima di Shisui e, avendo fatto indigestione con un essere del genere, lui non aveva alcun problema. Quella roba nerognola era solo il segno del suo passaggio, come il marchio nero in Harry Potter. Forse doveva solo smettere di leggere tanti manga, ma in fondo non era nulla di cui preoccuparsi, suvvia… Dall’interno, all’improvviso, giunse un tonfo sordo. Hidan impallidì, anche se il suo incarnato era solitamente già bianco come quello di una sanissimo cadavere all’obitorio.
Il rumore poteva essere collegato a cose molto semplici, come qualcosa che cadeva o che veniva appoggiato con un po’ troppa forza, ma Hidan lo attribuì subito ad un cadavere che cadeva a terra.
No, no, no, così non andava bene. Si stava comportando come un deficiente, quell’imbecille di un Uchiha lo stava contagiando con la sua stupidità e di quel passo si sarebbe rammollito e sarebbe andato a raccogliere fiorellini in giardino. Lui ci passava su con la bici, a quelle fottute aiuole inutili che la vecchietta annaffiava, sprecando acqua inutilmente.
Inutile girarci attorno; si rimboccò le maniche e si aggiustò la tracolla, per un motivo ai più sconosciuto.
Pensandoci razionalmente, sicuramente dentro c’era Shisui che stava facendo qualcosa di idiota e quell’affare violaceo che usciva da sotto la porta era… era per una fuga di gas, a chi importava se il gas era trasparente e non ne sentiva l’odore nemmeno ad impegnarsi.
Era arrabbiato, adesso, l’Hie. Che diamine, stava facendo la figura dell’idiota. Prese le chiavi e aprì la porta, su cui abbatté la sua rabbia.
Pronto ad urlare contro qualsiasi cosa avesse trovato all’interno, entrò a passo di marcia, per nulla interessato al fatto che se continuava a stringere così la maniglia questa gli sarebbe rimasta tragicamente in mano.
Ciò che lo accolse in casa lo lasciò terribilmente spiazzato. O meglio, sconvolto. Destabilizzato. Schifato. Scandalizzato. Non c’erano aggettivi consoni per descrivere il suo stato attuale al momento, ma era dei peggiori, quello era certo. L’aura oscura e malvagia che si avvertiva da fuori, tra l’altro, all’interno era stata sostituita da un’aura scintillante e forse perfino più angosciante di quella di prima.
«Cosa cazzo-» erano tante le domande che voleva porre, ma non riusciva a comporre una frase di senso compiuto. Quello era solo indice di quanto la situazione fosse traumatizzante e spaventosa. Che poi forse il quesito era solo uno: cosa sei?
L’oggetto dell’orrore di Hidan parve accorgersi della presenza del proprietario dell’appartamento e gli sorrise in maniera raggiante.
«Yo, Hidapyon!» Shisui Uchiha non sembrava rendersi conto dello stato attuale del suo coinquilino, perché altrimenti sarebbe già andato a chiamare un medico per l’imminente infarto che stava per cogliere l’Hie, poi si sarebbe andato a nascondere. Lontano, molto lontano, forse sarebbe stato realmente al sicuro solo se ci fossero stati due o tre mari a dividerli.
«Cosa…» a Hidan continuavano a non venire le parole, le sue capacità intellettive erano completamente azzerate di fronte a quell’abominio umano.
Shisui, comunque, comprensivo come sempre, dopo un paio di minuti di silenzio parve cogliere lo stato d’animo dell’Hie e si fece l’enorme carico di chiedergliene la motivazione: «Qualcosa non va? Ti vedo silenzioso» commentò anche lui pensieroso, perché era strano non sentirlo almeno imprecare a bassa voce o sussurrare. Hidan, per natura, non era quella che si poteva definire una persona silenziosa.
La domanda fu posta con tanta innocenza che era chiaro che l’Uchiha non trovava nulla di strano in tutto quello e Hidan non poté trattenersi oltre. Non che ci avesse provato strenuamente, eh.
«E me lo chiedi anche?!» urlò con tutta la forza che aveva in corpo e una vena pulsante sulla tempia non era in grado di esplicare nemmeno minimamente quanta effettivamente fosse la rabbia di Hidan.
Shisui lo fissò con sguardo interrogativo e l’Hie esplose una volta per tutte.
«Come diavolo ti sei vestito, razza di imbecille?!»
Shisui afferrò gli orli del suo bellissimo – a parere suo, eh – vestito nero e lo osservò alla ricerca di quel qualcosa che tanto aveva sconvolto Hidan. Non trovando nulla fece spallucce e si azzardò a chiedere: «Beh, cos’ha che non va?»
Effettivamente, dal suo punto di vista non aveva nulla che non andava.
«È un cazzo di vestito!» provò ad aiutarlo, mentre l’isteria prendeva sempre più piede. Forse Shisui parve comprendere.
«Aaaah! Il vestito! Ah, capito capito. Nah, Hidepi, di che ti preoccupi! È solo un vestito!» e scoppiò a ridere, mentre gli fece un mezzo inchino. Hidan continuava a trovare sempre più difficile e aberrante osservare Shisui vestito in quel modo.
Era vestito da maid, Jashin! Da cameriera! Con i merletti, l’affare in testa e le ciabatte da casa! E, in tutto quello, Hidan aveva anche avuto tempo di notare che le ciabatte stonavano sotto quell’abominevole vestito!
Cos’aveva detto quando era fuori dalla porta? Che il demonio non andava in casa sua. No, infatti, non ci andava. Ci abitava già ed era vestito da cameriera con le ciabatte.
«Dimmi che tanta stupidità non è completamente tua e che stamattina ti sei svegliato e hai sbattuto la testa ripetutamente» sibilò Hidan, cercando di trovare ancora un po’ di dignità nel compagno e un po’ di sanità mentale per sé.
«Guarda che mi sta bene! No, comunque stamattina mi sono svegliato e ho deciso che mi sarei trovato un lavoro, non ho sbattuto da nessuna parte se non contro lo spigolo del tavolo prima di mettere le ciabatte» commentò sorridente ed allegro, come se quella non fosse la rivisitazione moderna di Apocalypse Now e presto non sarebbero morti tutti.
Hidan assunse la sua espressione più biasimante e fece del suo meglio per non scattare così, su due piedi, per afferrargli il collo e torcerglielo come se fosse stato il più inutile dei polli in un pollaio di polli inutili.
«Vai a cercarti un lavoro lontano da qui, allora! E perché diavolo ti saresti vestito così se vuoi un lavoro? Non ti paga nessuno per fare il deficiente!»
Shisui lo osservò allibito: «Non è forse ovvio?»
«Non che non lo è, razza di deficiente!» sbottò Hidan.
«Beh, allora te lo spiego, visto che da solo non ci arrivi» gli concesse con superiorità, perché Shisui Uchiha era davvero una persona magnanima.
E parlava lui di gente che non arrivava alle cose, eh.
«Visto che ho deciso di trovarmi un lavoro, ho anche deciso di diventare la casalinga, domestica cameriera, quel che è!, di questo appartamento che puzza di ginseng, perciò sei tu a dovermi pagare lo stipendio! Io tengo pulito e ben profumato questo buco e tu paghi! Non è un piano geniale? Il costume è per entrare nel vivo del mio lavoro, non è fatto super bene?»
Quell’essere era troppo imbecille per essere una persona normale, perciò Hidan si sentiva più che in dovere di ucciderlo.
Diceva cose così idiote che era difficile trovare un paragone senza pensarci piuttosto attentamente, benché lui non ci pensasse affatto, e poi non faceva nemmeno caso a quanto inconsistenti e illogici fossero i suoi ragionamenti. Non era normale.
Che diavolo voleva dire che aveva deciso di fare la maid? Se si svegliava e pensava cose così insensate c’era anche la possibilità che un mattino si alzasse con il buon proposito di suicidarsi?
«Tu decidi troppo, Uchiha. Che ne dici di deciderti ad ammazzarti e smettere di dire stronzate?»
«Si vede che tu non capisci nulla, Hie!» commentò con superiorità, incrociando le braccia e appoggiando tutto il peso su una gamba sola. Una posa molto femminile e raffinata. Certo, se andava a fare la cameriera spensierata in un porto, con tutta quell’altra gente tanto fine e gentile.
Poi sul viso dell’Uchiha comparve un sorriso furbo e per nulla rassicurante. Hidan credeva oggettivamente che il peggio fosse vederlo conciato così in casa sua, mentre diceva di essersi autoproclamato sua maid, ma era chiaro che si sbagliava.
«Beh, visto che tu sei il mio nuovo padrone, Hidapyon…» e così dicendo afferrò i lembi di quella cosa abominevole e si inchinò: «Okaeri, goshujin sama!
A Hidan non fregava assolutamente niente della dignità di quell’imbecille, però lui aveva un limite di sopportazione di cui quel giorno aveva già superato la soglia da un pezzo. Se fino a poco prima Jashin lo aveva trattenuto dal compiere la più grande delle stragi, ora anche il Sommo non aveva potuto sopportare una scena del genere. L’essere andava eliminato all’istante.
«Tu non sei degno di camminare su questa terra» e con quella dichiarazione che lo faceva sembrare molto un esorcista o un crociato che si preparava alla suprema battaglia contro il male, si buttò all’attacco.
Una frazione di secondo dopo lo spassionato commento di Shisui, infatti, quest’ultimo si ritrovò a correre strillando a più non posso rincorso da un Hidan che era tutto fuorché in sé. La vecchietta del piano di sopra, quando vide l’Uchiha vestito in quel modo – un giorno avrebbero dovuto imparare a chiudere le porte, già –, rincorso da un’Hie normale quanto lo poteva essere un feroce assassino, si rese conto che forse andarsene in un ospizio non poteva essere tanto male. Andarsene in qualsiasi posto che non fosse dove si trovavano esemplari del genere non poteva essere tanto male.


*okaeri, goshujin sama: bentornato, padrone


Ok, questa devo proprio averla scritta nel periodo in cui ho guardato Kaichou wa maid sama, un’avventura allucinante XD A me, personalmente, non piace neanche un po’, ma l’ho scritta, tanto valeva postarla XD Sì, un modo come un altro per postare le più immonde schifezza, ma tant’è ;o;
Mi sa che questa shot non fa altro che avvallare le teorie di Hoel su chi sia maschio e chi femmina tra ‘sti due dementi, ma si era già capito tutto, suvvia 7.7
Mh, bene. Non mi ricordo più cosa devo dire, eppure, quando ho pensato che avrei aggiornato, mi era anche detta qualcosa tipo ‘quando posto devo dire che…’ e beh… sono reduce da esperienze apocalittiche, i miei neuroni hanno fatto l’ultima sinapsi giorni fa, ma c’è da dire che sono stati un po’ come i violinisti sul Titanic: sono rimasto a bordo mentre il mio cervello affondava e ora le loro carcasse rotolano di qua e di là :D No, ok, piantiamola qui, sono indecente e mi faccio paura, ma forse ho solo bisogno di dormire XD
Sappiate che probabilmente ci sarà, se tutto va bene (e io non ci spererei poi tanto “^^), un’altra shot che si chiamerà summer paradise. Non perché io mi sia totalmente rincoglionita, anche se ci sta alla grande XD, ma perché è uscita la versione di summer paradise dei Simple Plan con l’adorabile partecipazione di Taka dei One Ok Rock!*O* Potevo lasciare che la cosa non venisse ricordata? No, ecco. Non so se la posterò tra sette milioni di anni o la settimana prossima (se state ridendo fatelo ancora e ancora, thanks), ma l’idea di scriverla c’è eccome :D
Boh, che l’incubo di Shisui vestito orribilmente tormenti i vostri sogni così come minaccia di fare con quelli di Hidan XD
Bye!
  
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