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Autore: itsniall    23/03/2013    0 recensioni
Nella vita facciamo molti errori. La vita stessa è un errore.
Molto dicono che ci sono errori a cui possiamo rimediare, altri ai quali invece non potremo mai farlo.
Io credo che, se uno lo vuole davvero, sarà capace di rimediare a qualsiasi problema abbia suscitato.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Life is a beautiful error.
(XI)




«Bene, adesso però c’è da sistemare. Chi sparecchia?» esordì mia zia alla fine delle nostre chiacchere.
Tutti si guardarono intorno speranzosi di avere un volontario.
«Va beh, lo farò io.»
Tutti mi sorrisero contenti e soddisfatti di non dover fare loro il lavoro duro.
Nel giro di un paio di minuti in cucina non ci fu nessuno. Ero sola a togliere i piatti e le posate dalla tavola.
Posai tutti gli oggetti nel lavandino, per poi lavarli.
Facevo tutto con la massima tranquillità, non mi stava di certo correndo dietro nessuno.
 
Sobbalzai quando sentii delle mani poggiarsi sui miei fianchi. Subito mi irrigidii e allargai le pupille.
I suoi capelli solleticavano la mia pelle e delle piccole labbra inumidivano il mio collo.
«Harry, basta.» balbettai con affanno.
«So che ti piace, lo sento.»
«Allora senti male..per favore Harry, smetti..»
Il mio respiro si faceva sempre più pesante e i battiti erano irregolari, così come l’alzarsi e l’abbassarsi del mio petto.
Lui continuava a bisbigliare al mio orecchio cosa stava pensando in quel momento, e non erano cose molto caste.
Una voce conosciuta interruppe le ‘avances’ di Harry.
Non ho mai adorato una persona come in quel momento.
Alle parole di Niall, il ricciolo si allontanò velocemente, imbarazzato. Nascose la sua mano dietro la nuca mentre io mi allontanai da lui.
«Quindi Harry, cosa stavi facendo?»
Lui borbottò qualcosa id incomprensibile che nemmeno io, che ero a nemmeno un metro da lui, riuscii a capire.
«Non ho sentito bene.»
Non si può dire che il biondo fosse arrabbiato, ma nella sua voce si poteva udire un certo tono di nervosismo.
«I-io..non..» si cercava di giustificare, ma non trovava una buona spiegazione a quello che quegli occhi blu avevano visto. Forse perché non c’era.

Niall scosse la testa e fece cenno a me di uscire. Io subito corsi fuori dalla stanza e mi diressi a testa bassa in camera, mentre gli altri continuavano a chiedermi cosa fosse successo.
Entrai e subito chiusi la porta a chiave e mi stesi sul letto, con lo sguardo verso il finestrone.
 
Qualcuno bussò alla porta. Non so quanto tempo fosse passato, ma a me sembrò un’eternità.
«Avanti..» sussurrai.
«E’ chiuso, Irene..»
Io abbassai le palpebre e sospirai. Poi mi alzai e aprii e, senza nemmeno guardare chi fosse, mi distesi sul letto, a guardare l’orizzonte.
Il ragazzo si avvicinò sempre più a me, fino a che il suo torace non fu a completo contatto con la mia schiena.
Il suo respiro era pesante sul mio collo e ogni tanto mi si veniva a creare la pelle d’oca.
«Scusalo Irene..» mi sussurrò piano quella voce.
«Capitano sempre tutti a me i coglioni.» mi lamentai
Lui tentò di avvicinarsi sempre più di più, ma ormai la distanza era quasi nulla.
Io cominciavo sempre più ad agitarmi. Era una sensazione strana…ma mi piaceva.
«Avrai una calamita.» continuò a sussurrare, come se avesse paura di rompere quel silenzio che si era venuto a creare.
Ridemmo entrambi a quell’affermazione e io sentii il suo petto vibrare.
Mi girai velocemente e la prima cosa che incontrai furono i suoi profondi, limpidi occhi azzurri. Il mio sguardo fu catturato immediatamente dal suo e per niente al mondo riusciva a distogliersi. Lui mi sorrise sicuro, mentre io riuscii a malapena a muovere le labbra.
Sentivo le mie gote come il fuoco e avrei giurato qualsiasi cosa che il mio viso era diventato paonazzo.
Niall mosse la sua mano piano sulla mia guancia, sembrava che avesse paura di rompermi. Quando la sua pelle venne a contatto con la mia, sobbalzai, ma non feci niente per evitare tutto ciò.
Il suo pollice strusciava piano sulla mia guancia e il suo sorriso si faceva sempre più rassicurante e i suoi occhi sempre più chiari.
Io tentai di avvicinarmi ancora di più e nascosi la mia testa nel suo torace.
Lui continuò ad accarezzarmi i capelli e ogni tanto mi lasciava qualche bacio sulla fronte.
 
 
«Irene..ehi, Irene..»
Sbattei veloci le mie palpebre fino ad aprirle del tutto. Davanti a me trovai l’alta e slanciata figura di Liam.
«Andiamo, si cena.» mi sorrise.
Mi ero addormentata. Che tutta quella storia di Niall fosse stato un sogno?
Da una parte speravo di sì, dall’altra avrei davvero voluto che fosse successo.
«Arrivo..» sussurrai con la poca voce che il sonno mi aveva lasciato.
Lui scese e io stetti sola per poco più di un minuto, poi decisi di alzarmi e scendere in cucina.
Quando varcai la soglia, tutti gli sguardi si rivolsero verso me e un solo sorriso mi accolse nella stanza: quello di Niall. Da lì capii che non avevo sognato nulla, era davvero accaduto tutto.
Io sorrisi di ricambio e mi andai a posizionare proprio accanto a lui.
Ogni tanto Harry mi lanciava qualche sguardo, ma nulla di che rispetto a quelli che mi aveva lanciato a pranzo.

Dopo un po’ che avemmo finito, decidemmo chi avesse dovuto sistemare, mentre gli sarebbero stati fuori sul prato.
Decidemmo per Harry che, dopo un po’ di sbuffi, rinunciò e si mise al lavoro.
Andammo sul retro e da lì riuscivo a vedere, anche se tra le frasche, il ricciolo sconsolato che lavava i piatti.
«Arrivo, ho dimenticato una cosa dentro.»
Corsi in casa e presi la coperta per distenderci.
Passai di corsa davanti alla cucina. Mi fermai arrivata alla porta. Tornai indietro e mi fermai sulla soglia della porta.
Guardavo il ragazzo che nemmeno si era accorto di me.
«Harry..» lui si girò di scatto e mi guardò «vieni, dai. Finiamo dopo insieme lì.»
Lui mi guardò perplesso. Lo avevo spiazzato.
«Perché?»
Quella domanda spiazzò me, invece. Sbattei velocemente le palpebre e mossi indietro la testa.
«Perché..a pranzo mi hai fatto compagnia te..» scherzai. Avevo l’abilità di scherzare sulle cose che mi erano successe, anche se non c’era molto su cui far ironia.
A quelle parole, però, divenni tutta rossa ripensando a quello che era successo poche ore prima.
Lui rise. Mi guardò in modo in cui non mi aveva mai guardato fino a quel momento. Era uno sguardo..compiaciuto, dolce, divertito. Ma non divertito come dopo pranzo, un divertito..lussurioso. Era un divertito..allegro.
Ricambiai il sorriso e gli feci cenno con la testa di andare. Lui si asciugò le mani e mi raggiunse sulla soglia, poi uscimmo.
Durante il (breve) tragitto ci scambiavamo qualche sguardo, seguito da un timido e imbarazzato sorriso.
 
Non capisco perché volesse far vedere quella rude e volgare parte di sé. Quando voleva, era un ragazzo dolcissimo.




Ehilà, ragazze! 
Come state? Spero tutto ok. :)
Vi volevo chiedere veramente scusa per l'enorme, colossale ritardo.
Non voglio giustificarmi, ovvio. Semplicemente mi sono sepre scordata di scriverlo e mi era passata la voglia.
Anche perché questo capitolo non mi entusiasma più di tanto.
Però scusate ancora tanto.

Va beh, comunque eccolo qua.
Spero che almeno a voi piaccia..
Comunque adesso vado a prepararmi, ciao gente.
Bacioni, Gio'.

  
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