Innocence
Il reparto prima infanzia dell’ospedale magico San Mungo, brulicava di medimaghi. Quel giorno, moltissime donne
avevano dato alla luce dei graziosi frugoletti e tutta la corsia era in
fermento.
Una donna dai lunghi capelli biondi, vestita da un
abito turchese, così elegante nella sua semplicità, percorreva uno dei
corridoi, mano nella mano col figlio. Il bimbo, un tenero angioletto biondo
cenere, aveva gli occhioni di un bell’azzurro,
tendente al grigio, puntati sui disegni che abbellivano le pareti.
Un improvviso boato di strillini, riempì l’aria e
pochissimi istanti dopo, da una delle camere in cui erano ricoverate le
partorienti, un gruppetto di bambini uscì correndo all’impazzata.
Il piccolo sentì la mano non molto forte, fresca e
affusolata di sua madre, serrarsi intorno alla sua, piccola e calda. Gli venne
spontaneo guardare il volto della donna che gli stava accanto, alzando il
visetto e scorgendo appena un’espressione tesa. Lo sguardo curioso, però, cadde poi sui bimbi, quasi tutti più grandicelli di lui, in quel
momento intenti a creare scompiglio nel reparto.
Aprì la boccuccia sorpreso,
notando quanto si assomigliassero tra di loro. Sbatté gli occhietti un paio di
volte, credendo di non vedere bene e prendendo di nuovo a
osservare quelle figure all’apparenza così uguali, intente a divertirsi.
Avevano tutti i capelli di un colore acceso, come quello del fuoco che bruciava
nel camino di casa sua, gli occhi erano come quelli della sua mamma: azzurri e
la loro pelle era… sporca?! Sì, sembrava macchiata da tanti puntini, rifletté
ingenuamente, continuando a fissarli.
“Draco non sta bene.” Lo rimproverò dolcemente sua
madre, facendolo sedere su una poltroncina di plastica, di un bel verde
brillante.
Il biondino, la guardò confuso. “Cosa,
mamma?!”
“Non si fissa la gente.” Spiegò sorridendogli
gentile. “E’ cattiva educazione.”
Draco fece segno di aver capito, con la testa. “Ma…mamma, perché sono uguali?!”
La donna scoppiò in una risata cristallina. “Non sono tutti uguali, scemino. Sono simili, è
normale… sono fratelli!”
“Così tanti?!” Domandò stupito. Per lui, figlio
unico e abituato a star sempre solo, non doveva poi essere
così normale, l’idea di avere tante persone simili, con cui
parlare e giocare.
“Già, così tanti.” Gli rispose, continuando a
sorridere e spostandogli un morbido ciuffetto di capelli biondi, dietro
l’orecchio.
Il bambino mostrò la boccuccia a cui mancavano due
dentini, prendendo poi a studiare le cuciture della sua salopette di jeans.
Ogni tanto, di nascosto alla madre, scoccava occhiatine curiose al gruppetto
ancora intento a scherzare.
“Mammina…” La richiamò
con tono basso e un broncio ben in vista sulla boccuccia pallida.
“Dimmi tesoro.” Fece lei, allargando le iridi
azzurre per la curiosità.
Il figlio, ciondolò un po’ i piedini fuori dalla sedia, abbassando lo sguardo. “Perché io non ho fratelli e sorelle?!”
“Beh ecc-“
“Narcissa!”
Il piccolo Draco sobbalzò spaventato. Una donna paffuta,
dall’aria gentile era lì di fronte a lui e alla sua mamma, e sorrideva loro
dolcemente. Gli venne spontaneo osservarla per qualche istante, dimenticando il
rimprovero che gli era stato fatto poco prima, perché
quella signora, a parte l’altezza, assomigliava tantissimo al gruppetto di
bambini che aveva visto rincorrersi.
Non prestò attenzione più di tanto, al discorso che
le due donne avevano intavolato. Odiava i discorsi da grandi. Finiva sempre per
sbadigliare.
Sentì qualcosa che gli sfiorava la manica della maglietta
nera, che indossava sotto la salopette. Era una mano. Una mano piccola e rosa.
Alzò gli occhietti vispi, incrociando il visetto tondo e simpatico di una
bambina. Aveva un sorriso sdentato e buffi codini rossi, tenuti fermi da
nastrini rosa acceso.
“Vieni a giocare con noi?!” Domandò con una vocina
squillante, continuando a tirargli la manica della maglia.
Draco sorrise di rimando. Doveva
chiedere il permesso alla mamma, prima di allontanarsi, si ritrovò a
pensare. Ragion per cui, non si preoccupò troppo di beccarsi un'altra
sgridata, per aver interrotto due adulti che parlavano. Aveva voglia di giocare, si stava scocciando a stare seduto
là, in silenzio.
“Mamma?!”
La donna si voltò verso il figlio, accarezzandogli
la testolina. “Scusa un secondo, Molly. Dimmi, tesoro.”
“Posso andare a giocare con lei?!” Chiese
candidamente, indicando la bambina, ancora ferma e sorridente accanto a lui, nonché attaccata al cotone nero.
Narcissa indugiò un
pochino. “Va bene, ma poco… tra un po’ arriva tuo padre e sai bene come devi
comportarti.”
“Sì.” Confermò, annuendo con la testina bionda e
boccolosa.
Si voltò di nuovo verso quella che sarebbe stata,
anche se per poco tempo, una nuova compagna di giochi.
Gli stava tendendo la mano, con una smorfia giocosa. “Andiamo?!”
Corsero un po’ per il corridoio, scontrandosi di
tanto in tanto con quelli che aveva riconosciuto come
i fratelli della bambina. Ogni qual volta si urtavano, col risultato di finire
col sedere per terra, tutti scoppiavano a ridere, riprendendo poi ad inseguirsi
e nascondersi in giro per le camere.
“Aspetta!!” Esclamò Draco, allungando la manina
verso la piccola. “Sono stanco…”
La bimba dai capelli rossi gli
sorrise e tornò sui suoi passi, fermandosi a guardarlo riprendere fiato. “Come
ti chiami, tu?!”
“I-io mi chiamo Draco.”
Rispose ancora un po’ ansimante; aveva le guanciotte pallide,
appena arrossate per la corsa. “E tu?!”
“Io Ginevra, ma i miei fratelli mi chiamano Ginny.”
Draco ricambiò il sorriso, sentendo di respirare di
nuovo bene. “Posso chiamarti Ginny pure io?!” La rossina
annuì divertita.
Il gioco riprese. Toccava ad un ragazzo piuttosto altino (sempre coi capelli rossi
ma più lunghi e legati in un codino) contare, notò Draco. Afferrò di nuovo la
manina paffuta dell’amichetta e riprese a fuggire lungo la corsia dell’ospedale,
trovando rifugio dietro la porta di una stanza grande grande.
Il respiro accelerato di entrambi, riempiva l’atmosfera
quieta di quello stanzone. “…ma quanti anni hai?!”
Il bambino si strofinò gli occhietti grigi con il
dorso delle mani, tornando poi a prestarle attenzione. “Cinque. Tu?!”
“Io quattro!” Chiuse la manina rosa a pugno,
sollevando quattro ditini e mostrando di nuovo la dentatura sfalsata.
Si zittirono, non appena sentirono dei passi veloci
e non troppo pesanti avvicinarsi. Ginny allungò il collo verso la fessura della
porta e si ritrasse subito, avendo riconosciuto il fratello maggiore. “Bill è
troppo bravo a questo gioco. Ci scopre subito, lo so.”
“No che non ci scopre.” La tranquillizzò spavaldo
il biondino, gonfiando il torace. “Io sono bravissimo a nascondino. Quando mi
nascondo le cameriere non mi trovano mai!”
Gli occhietti azzurri della bambina brillarono di ammirazione. “Dici che non ci piglia, allora?!”
“Tranquilla!”
Di nuovo,
dovettero acquattarsi contro la parete e trattenere il respiro, per evitare di
essere scoperti dal bambino che continuava a fare avanti e indietro, lungo
proprio quel corridoio.
“Te lo dicevo io!! Bill è bravissimo a trovare le cose.”
Soffiò a bassa voce, nascondendosi il volto tra le manine, quasi potesse rendersi invisibile con quel trucco.
“…le cose, non le persone!” Puntualizzò Draco, come
se avesse snocciolato qualcosa di fondamentale importanza.
Sentirono urlare un “Trovato!” e subito dopo
qualche lamentela e borbottio, da un’altra voce. Qualcuno doveva essere stato
pescato, non troppo distante da dove erano nascosti loro.
“Lo sapevo che Ron si faceva scoprire subito.” Mormorò con aria schifata la bambina, tirandosi i codini
rossi. “Non sa giocare a questo gioco!”
Draco ridacchiò, coprendosi la bocca con una mano. “Che frana tuo fratello Ron!”
“Ehi!” Lo riprese con una smorfia infastidita
Ginny.
Dopo aver
controllato che nella corsia non ci fosse più nessuno. La rossa gli
allungò di nuovo la mano, invitandolo a seguirla. Corsero a perdifiato fino ad
una saletta d’aspetto, dalla parte opposta a quella dove si trovavano le loro
mamme.
Ginevra lo precedette dietro la statua di una
madonna, facendogli poi segno di nascondersi accanto a lei e impegnandosi a
tirar giù la gonnellina del vestitino lilla, che portava.
“…ma come mai sei qui?!”
Draco, colto alla sprovvista, la guardò perplesso. “Eh?!”
“Sì, dico… perché sei qui in questo posto?!” Chiese
di nuovo, con innocenza, controllando di tanto in tanto che non ci fosse il
fratello maggiore nei paraggi. “A me non piace. Mi ci hanno portata perché devo
fare una puntura e mi hanno promesso che poi mi prendono un graaande
gelato. Altrimenti mica me la facevo fare, io.”
Il biondino abbassò il capo, prendendo a fissare le
scarpine da ginnastica bianche. “Pure io devo fare la puntura.”
“…hai paura, anche tu?!”
“Ehi io sono un maschio e i maschi non hanno mai
paura!” Esclamò offeso, piegandosi sulle ginocchia fino ad assumere una
posizione accovacciata. “Quella è roba da femmine.”
“Io non ho paura.” Ribatté arrabbiata, Ginny, sfidandolo
con gli occhietti ridotti a fessura.
“…seee chissà come
frignerai là dentro, poi!”
“Io dico che frigni di più tu!”
Il tono di voce della piccola aumentò. “No, tu!”
“TROVATI!”
Entrambi sussultarono,
trovandosi a pochi centimetri dalla faccia, il viso trionfante di Bill. Si
guardarono per qualche istante, preoccupati e dispiaciuti che il gioco fosse finito. Poi, all’improvviso, sulle labbra di tutti e due comparve un sorrisetto
birbante, prima di riprendersi di nuovo per mano e fuggire dalle grinfie del
fratello.
Quando arrivarono alla
fine del corridoio, di fronte a loro comparvero le figure di Molly e Narcissa, ancora intente a chiacchierare.
“Oh! Papà mi sta chiamando.” Disse Ginevra dispiaciuta,
imbronciandosi e indicando un uomo dall’aria gioviale, fermo di fronte ad una
stanza.
Il sorriso, scomparve anche dalle labbra di Draco. “Devi
andare quindi?!”
“Sì, purtroppo.”
Stettero zitti qualche istante, durante il quale il
padre di Ginny continuò a chiederle di sbrigarsi. I due bambini si guardarono
ancora una volta negli occhi, prima di scambiarsi un sorriso.
“Mi sono divertito a giocare con te, anche se sei
una femmina.” Fece intimidito il biondino, ciondolando
sui piedini.
La piccola gli tese una mano. “Anche
io… promettiamo di rivederci ancora e giocare di nuovo?!”
Draco annuì e ancora sorridente, la guardò
allontanarsi verso il padre, dopo aver afferrato un orsacchiotto da terra che,
ad occhio e croce, per poco non la superava in altezza.
“Tesoro…”
La voce della sua mamma lo richiamò. Camminò
velocemente verso di lei e si arrampicò senza fatica sulla sedia accanto alla
sua. Si rilassò immediatamente, non appena avvertì le mani lunghe e affusolate
della madre, accarezzargli amorevolmente i ciuffi biondi.
“Mammina…”
Narcissa smise di
coccolarlo e lo ascoltò.
“Posso giocare di nuovo con Ginevra e i suoi
fratelli, vero?!”
La donna parve rifletterci un po’ su, prima di
rivolgergli un caldo sorriso affettuoso. “Forse, un giorno…”
“Sono simpatici sai?!” Commentò tutto contento,
molleggiando le gambe avanti e indietro. “Tranne Ron che è una
frana a nascondino…”
“Ah sì?!”
Il bimbo annuì soddisfatto. “Voglio giocare di
nuovo con loro.”
“Draco…”
La figura imponente di suo padre, avvolto in un
elegante mantello nero, gli spense il sorriso. Sapeva che il suo papà non amava
certi discorsi, ragion per cui si limitò a salutarlo… come sempre.
^^
Draco Malfoy, quindicenne, camminava nell’atrio di
Hogwarts, diretto verso la Sala Grande. Era in ritardo per la colazione e se
non si fosse sbrigato, probabilmente quei due scimmioni di Tiger
e Goyle non gli avrebbero lasciato nulla.
Qualcuno, sfortunatamente, gli finì addosso
facendolo arretrare. “Guarda dove metti i piedi.”
“Non l’ho fatto apposta.” Biascicò una voce bassa e
insicura.
Ginevra Weasley, quattordici anni, aveva un libro
di Trasfigurazione stretto tra le mani e lo guardava dispiaciuta.
“Devi sempre guardare dove vai, lurida pezzente.” Disse pungente, sfoderando il suo ghigno beffardo e
passandosi una mano nei lunghi ciuffi biondo platino. “Non mi va che mi sporchi il mantello.”
La rossa lo guardò con disprezzo. “Mi disgusti
Malfoy.”
Il Serpeverde la liquidò con un gesto della mano. “Ah
beata innocenza… beh, comunque la cosa è reciproca,
Weasley!”
“Innocenza?!” Ridacchiò ironica Ginny, curvando le
sopracciglia. “ Quella parola stona sulla tua bocca, Malfoy, tu non hai mai
avuto nulla di innocente. Ne sono più che sicura.”
Draco alzò le sopracciglia, superandola. “Forse Weasley… forse.”
FINE
Altra
OneShot. Per la serie “Luna Malfoy in crisi di aspirazione”,
no?!?!? XDD Era in progetto già da un po’ e spero che
vi piaccia. A me personalmente molto, perché mostra (secondo
la mia visione delle cose) come può un ambiente familiare o un singolo
genitore, influenzare il modo di pensare di un bambino. =) Chissà,
magari davvero Draco era così puccioso da piccolo *-*
Adorabile anche Ginny, non trovate?!
Alla
prossima =)
Luna
Malfoy
Fatemi sapere
che ne pensate ç___ç vi prego! E già che ci siete...
leggetevi la commedia: Two Hearts and a Snitch (H/G ^^)
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